LeStrade n. 1554 - gennaio/febbraio 2020
- Sicurezza: appello per tutelare le infrastrutture critiche - Gallerie: passato, presente e futuro della Napoli sotterranea - Materiali: l'economia circolare nelle pavimentazioni
- Sicurezza: appello per tutelare le infrastrutture critiche
- Gallerie: passato, presente e futuro della Napoli sotterranea
- Materiali: l'economia circolare nelle pavimentazioni
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71 LS<br />
1. Latte, forse la più popolare<br />
tra le emulsioni<br />
2. Questo schizzo, tratto<br />
dal manuale SFERB, mostra<br />
in modo simpatico e chiaro<br />
come si prepara un’emulsione<br />
di bitume<br />
3. Un becker di laboratorio<br />
contenente una emulsione<br />
di bitume<br />
Gli Specialisti<br />
4. Schema di un tipico<br />
impianto di emulsioni<br />
(Massenza)<br />
5. Ripartizione degli impianti<br />
di emulsione in Italia<br />
6. Schema semplificato delle<br />
fasi principali di rottura di<br />
una emulsione (decantazione,<br />
flocculazione e coagulazione,<br />
formazione del film di bitume)<br />
3<br />
4<br />
normalmente dal 50 al 70% e la viscosità varia in funzione<br />
di tale percentuale (fig. 3).<br />
Un po’ di storia<br />
Le emulsioni di bitume compiranno ufficialmente 100 anni fra<br />
poco, nel 2022; l’inizio della loro diffusione si fa infatti partire<br />
dal brevetto inglese di Alan Mackay, del maggio 1922. Q uesta<br />
data segna l’inizio della diffusione di una nuova classe di<br />
leganti, che rapidamente modificheranno le tecniche di protezione<br />
delle pavimentazioni stradali. All’inizio sostituiscono il<br />
catrame di carbon fossile per la depolverizzazione e stabilizzazione<br />
delle strade; dopo soli quattro anni, la produzione di<br />
sei Paesi (Inghilterra, Germania Danimarca, India, Australia<br />
e Francia) era stimata essere superiore a 160.000 tonnellate.<br />
Nel 1929 viene fondata in Francia la Colas (da Cold Asphalt,<br />
asfalto freddo, e cioè, allora, emulsione) che, da produttrice<br />
e applicatrice di emulsioni, diventerà una delle più grande<br />
impresa costruttrici di strade, pavimentazioni e infrastrutture<br />
del mondo. Considerando la tipologia di traffico e di strade<br />
anteguerra (1940-45), il ruolo delle emulsioni era allora<br />
sufficiente per la depolverizzazione e per molti tipi di “asfaltatura”.<br />
Nel dopoguerra l’evoluzione delle tecniche stradali,<br />
sotto la spinta del traffico crescente, fa perdere alle emulsioni<br />
il ruolo primario che avevano, mantenendole soprattutto<br />
come mano di attacco per i conglomerati bituminosi. Nel<br />
1951 compaiono le emulsioni cationiche che in pochi decenni<br />
rimpiazzano pressoché completamente quelle anioniche.<br />
La guerra del Kippur e la ritorsione di Paesi Arabi dell’OPEC<br />
provoca un forte aumento del prezzo del petrolio nel 1973.<br />
Per la prima volta l’industria occidentale, ora messa in crisi,<br />
è costretta ad affrontare il problema del risparmio energetico.<br />
Anche l’industria stradale si adegua e intensifica le applicazioni<br />
e le ricerche sulle tecniche a freddo, basate sulle<br />
emulsioni di bitume. V engono messi a punto vari trattamenti<br />
di manutenzione delle superfici stradali e creato (soprattutto<br />
in Francia) anche il conglomerato bituminoso freddo;<br />
il risparmio di energia è sensibile. Oggi siamo di fronte a un<br />
nuovo rilancio delle emulsioni di bitume sotto la spinta, questa<br />
volta, soprattutto di esigenze ambientali (riduzione delle<br />
emissioni). Le emulsioni modificate di nuova generazione<br />
permettono di realizzare nuove pavimentazioni e il riciclaggio<br />
in situ degli strati intermedi e profondi delle vecchie. Per<br />
5<br />
6<br />
produrre emulsioni di buona qualità si deve partire da bitumi<br />
adatti, di buona qualità, il più possibile costante.<br />
Produzione e funzionamento<br />
delle emulsioni di bitume<br />
Gli impianti di produzione delle emulsioni sono concettualmente<br />
semplici, costituiti da una turbina (mulino colloidale)<br />
cui si alimentano il bitume, riscaldato per renderlo fluido, e la<br />
fase acquosa acida (pure lei riscaldata) contenente l’agente<br />
emulsionante; gli impianti sono poi completati da vari serbatoi<br />
e sistemi di controllo (fig. 4). In Italia esistono una quarantina<br />
di impianti, ripartiti come mostrato in fig. 5, dove il diametro<br />
dei pallini è proporzionale al n° di impianti nella zona.<br />
La stabilità dell’emulsione è una proprietà fondamentale ed è<br />
stata oggetto di molti studi. Durante lo stoccaggio non ci deve<br />
essere sedimentazione o flocculazione, fenomeni che invece<br />
devono avvenire al contatto con gli inerti e con le superfici di<br />
1-2/<strong>2020</strong>