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LeStrade n. 1554 - gennaio/febbraio 2020

- Sicurezza: appello per tutelare le infrastrutture critiche - Gallerie: passato, presente e futuro della Napoli sotterranea - Materiali: l'economia circolare nelle pavimentazioni

- Sicurezza: appello per tutelare le infrastrutture critiche
- Gallerie: passato, presente e futuro della Napoli sotterranea
- Materiali: l'economia circolare nelle pavimentazioni

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15 LS<br />

TAB. 2 TERREMOTI DI GRANDE INTENSITÀ (M > 5,5) IN IRPINIA E BASILICATA NEL MILLENNIO SCORSO<br />

Data Zona M Descrizione Deceduti<br />

05.05.1990 Basilicata 5.8<br />

Avvertito da Benevento a Matera, tra i paesi più colpiti: Paupisi, Vaglio, Pietragalla, S. Angelo le Fratte, Ruoti,<br />

Avigliano, Tito. Molti edifici, non ancora risistemati dopo il 1980, ulteriormente danneggiati ed abbattuti.<br />

2<br />

23.11.1980 Irpinia-Basilicata 6.9<br />

Scossa principale alle 19.34. Coinvolti l’intera Campania, la Basilicata e la Puglia occidentale. Distrutti Conza,<br />

Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi (80% degli edifici crollato e 482 decessi), Teora, Santomenna, Castelnuovo 2.914<br />

di Conza, Balvano. Il 75% dei comuni dell’area interessata risulta “danneggiato”. Coinvolti 5 milioni di persone.<br />

21.08.1962 Irpinia 6.2 Apice, Ariano e Melito i paesi più colpiti. Crollo di un ponte sulla ferrovia Avellino-Foggia. 10mila senzatetto. 15<br />

23.07.1930 Vulture Irpinia 6.7<br />

Epicentro nei pressi di Lacedonia, il paese più devastato (crolla il 70% delle abitazioni). Danni ingenti nel Vulture.<br />

Paesi più colpiti: Aquilonia, Villanova, Barile, Ariano, Atella, Rapolla, Rionero, Accadia, Villanova, Trevico,<br />

1.400<br />

Vallesaccarda e Melfi. La ricostruzione fu efficiente e veloce.<br />

07.06.1910 Irpinia 5.8<br />

Epicentro nei pressi di Calitri dove crolla il 30% degli edifici, con diverse vittime. Una sessantina i comuni interessati.<br />

Altri centri colpiti Sala, Bagnoli, S. Angelo dei Lombardi e la occidentale della Basilicata.<br />

50<br />

16.12.1857 Basilicata 6.9<br />

14.08.1851 Basilicata 6.3<br />

20.11.1836 Basilicata 5.9<br />

01.02.1826 Basilicata 5.7<br />

29.11.1732 Irpinia 6.6<br />

08.09.1694<br />

Irpinia<br />

Lucania<br />

6.8<br />

19.08.1561 Vallo di Diano 6.4<br />

15.01.1466 Irpinia 6.0<br />

05.12.1456<br />

Abruzzo -<br />

Molise<br />

Campania<br />

7.1<br />

Evento distruttivo su ampia area geografica, interessati almeno 150 siti. Colpita soprattutto la Val d’Agri. Epicentro<br />

tra Viggiano e Villa d’Agri. Tra i paesi più devastati Montemurro (3000 morti), Sarconi, Saponara, Viggiano, Marsico,<br />

Tito. Gravi danni anche a Potenza, in Irpinia e nel Salernitano. Forti ripercussioni sociali, con ricostruzione lenta<br />

e scarsa.<br />

Epicentro nei pressi di Barile. Colpita l’area circostante il massiccio del Vulture e la Val d’Agri. Distrutta Melfi dove<br />

si contano almeno 400 morti. Altri paesi semidistrutti: Rapolla, Barile, Atella, Lavello, Venosa, Rionero. Avvertito in<br />

Irpinia, Puglia e Campania.<br />

Epicentro nei pressi di Lagonegro che subisce diversi crolli. Tra i paesi più colpiti: Rivello, Latronico, Corleto,<br />

Trecchina, Nemoli, Montesano e Casalbuono. Danni anche a Potenza e nel Vallo di Diano.<br />

Epicentro tra Calvello e Tito, semidistrutta. Danni ingenti a Potenza e Melfi. Colpite anche Satriano, Sala Consilina ed<br />

Atena. Avvertito a Napoli ed Avellino.<br />

Epicentro a Grottaminarda. Interessati almeno 60 paesi. Colpita l’Irpinia settentrionale. Tra i paesi semidistrutti<br />

Mirabella, Ariano, Castel Baronia e Flumeri. Ad Avellino crolla il 50% degli edifici.<br />

Colpite Irpinia e Lucania. Calitri il paese più danneggiato. Gravi danni anche a S. Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza,<br />

Muro, Sicignano, Atena, Padula, Sala C., S. Rufo, S. Arsenio, Policastro. Crolli e morti a Potenza. Colpita anche<br />

Benevento, danni pure a Cava de’ Tirreni.<br />

Particolarmente colpiti i paesi del Vallo di Diano, a cavallo delle province di Salerno e Potenza. Devastati Caggiano e Polla,<br />

prossima all’epicentro. Semidistrutti S. Pietro, Atena, Buccino. Gravi danni a Balvano, Tito, Pignola, Sala, S. Angelo.<br />

Evento a lungo rimasto poco noto. Epicentro a sud-est di Laviano. Gravi danni e numerose vittime a Balvano, Calitri,<br />

Caposele, S. Gregorio Magno, Laviano, Buccino.<br />

Tra i più forti di tutti i tempi in Italia; epicentri nel Sannio, e nel Matese. Avvertito dall’Abruzzo alla Calabria. A Napoli ingenti<br />

danni. Tra i centri più colpiti: Ariano Irpino, S. Giorgio del Sannio, Bojano, Grottaminarda, Vinchiaturo, Isernia, Teramo,<br />

Rivisondoli. Roccaraso, Castel di Sangro. Segue uno tsunami che colpisce le coste ioniche tra Taranto e Gallipoli.<br />

11.000<br />

(19.000<br />

Secondo<br />

altre fonti)<br />

700<br />

10<br />

2.000<br />

6.000<br />

200<br />

Numero<br />

imprecisato<br />

Si hanno inoltre notizie di almeno altri due terremoti di intensità M > 5,5: del primo si sa solo che è avvenuto 1273 in provincia di Potenza con ingenti danni e diversi morti; del secondo, avvenuto prima dell’anno mille, s<br />

i conosce la data (25 ottobre 989) e che avuto per epicentro Carife (AV) ed ha distrutto Ronza (paese mai più ricostruito), con danni anche a Benevento, Capua, Conza e Frigento e con alcune centinaia di morti.<br />

20.000/<br />

30.000<br />

Sicurezza delle Infrastrutture<br />

concorrere a creare “una società più resiliente”, ovvero di<br />

aumentare nelle strutture e nelle persone la capacità di<br />

far fronte in modo “sempre meno negativo” o addirittura<br />

“sempre più positivo” agli eventi calamitosi.<br />

L’esperienza deve insegnare<br />

In questo settore in Italia c’è ancora molto da fare ed è opportuno<br />

fare tesoro delle esperienze pregresse. In materia<br />

di terremoti, molto significative sono le esperienze che<br />

possono ricavarsi dai precedenti eventi catastrofici (terremoti<br />

ma anche alluvioni) che nel passato hanno colpito<br />

quasi tutte le regioni italiane. Rimanendo in tema di terremoti,<br />

le zone più a rischio di eventi tellurici di grande<br />

intensità sono l’Irpinia-Basilicata (tab. 2) e la costa calabrese<br />

e siciliana dello Stretto di Messina. In tali zone dovrebbe<br />

essere maggiormente concentrata l’attenzione degli<br />

operatori, i quali dovrebbero verificare, con gli scenari<br />

del passato, il comportamento attuale delle infrastrutture<br />

stradali, ferroviarie e, nel caso dello Stretto di Messina<br />

(fig. 4), anche di quelle portuali e marittime.<br />

Si è già riferito in merito all' inadeguatezza (o scarsissima<br />

resilienza) delle infrastrutture dell’Irpinia e della Basilicata<br />

in occasione del terremoto del 1980; può essere anche utile<br />

ricordare il terremoto che colpì nel 1908 le città di Messina<br />

e di Reggio Calabria in quanto costituisce la più grave<br />

sciagura naturale avvenuta in Italia per numero di vittime<br />

e per intensità sismica (tab. 1 e figg. 5, 6, 7).<br />

Alle ore 5,20 del 28 dicembre 1908 le città di Messina e<br />

Reggio furono colpite da un violentissimo terremoto del<br />

7,2 grado della scala Richter (9 grado della scala Mercalli)<br />

cui fecero seguito, nei minuti successivi, forti mareggiate<br />

(tsunami) con onde che in alcuni tratti raggiunsero<br />

anche i dieci metri di altezza, provocando così la morte<br />

anche di tutti coloro che si erano rifugiati lungo le coste.<br />

2. Negli ambienti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il Programma<br />

della Regione Lombardia era noto e apprezzato fin dalla sua definizione<br />

nel 2009, ma l’Autore lo ha “riscoperto” dopo dieci anni, mentre cercava con<br />

l’aiuto del web notizie sull’applicazione della direttiva. Tra i vari documenti ivi<br />

pubblicati ha avuto modo di leggere una tesi di laurea che illustrava proprio<br />

il Programma della Regione. In segno di gratitudine l’Autore desidera citare<br />

il laureando (che ora sarà certamente uno stimato professionista) edil titolo<br />

della sua tesi: Giovanni Gemmani “Mappatura e analisi dei processi di ‘information<br />

sharing’ tra operatori di infrastrutture critiche lombarde in scenari di<br />

crisi”. Relatore Prof. Ing. Paolo Trucco, AA 2010-2011.<br />

3. Vedi L’Opinione a cura dell’Autore in leStrade 4/2015.<br />

1-2/<strong>2020</strong>

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