Isidro González Velázquez - Quaderno 2 - maggio 2020
Tra i più importanti architetti del neoclassicismo spagnolo, Isidro Velázquez, come era solito firmare i suoi progetti, apparteneva a una famosa famiglia di artisti che si distinse nella corte spagnola e nell'ambiente accademico dall'inizio del XVIII secolo fino alla prima metà del XIX. Nel corso della sua vita conserverà un ricordo indelebile della visita a Paestum, parte del suo viaggio di formazione a Roma svolto durante gli studi alla Reale Accademia di San Fernando a Madrid, dove insegnerà dal 1799. All’età di settantadue anni, mentre lavorava ad una veduta all’acquerello su Paestum, nonostante i problemi alla vista e alle gambe che oramai non gli permettevano più di uscire di casa, in una lettera datata 4 maggio 1836 indirizzata all’architetto Aníbal Álvarez Bouquel, il suo allievo preferito, scriverà di essersi molto divertito nel dipingere quella scena che considerava come “la cosa migliore e più completa che avesse mai fatto nella sua vita”.
Tra i più importanti architetti del neoclassicismo spagnolo, Isidro Velázquez, come era solito firmare i suoi progetti, apparteneva a una famosa famiglia di artisti che si distinse nella corte spagnola e nell'ambiente accademico dall'inizio del XVIII secolo fino alla prima metà del XIX. Nel corso della sua vita conserverà un ricordo indelebile della visita a Paestum, parte del suo viaggio di formazione a Roma svolto durante gli studi alla Reale Accademia di San Fernando a Madrid, dove insegnerà dal 1799.
All’età di settantadue anni, mentre lavorava ad una veduta all’acquerello su Paestum, nonostante i problemi alla vista e alle gambe che oramai non gli permettevano più di uscire di casa, in una lettera datata 4 maggio 1836 indirizzata all’architetto Aníbal Álvarez Bouquel, il suo allievo preferito, scriverà di essersi molto divertito nel dipingere quella scena che considerava come “la cosa migliore e più completa che avesse mai fatto nella sua vita”.
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cui porre il foglio da disegno (fig. 8). Chiamata anche<br />
camera ottica (o fotocamera “ stenopeica”), non è<br />
nient'altro che una scatola chiusa con un foro stenopeico<br />
(dal greco stenos opaios, stretto foro) nella parte<br />
frontale, con all'interno lo specchio che proietta<br />
l'immagine capovolta su di piano di vetro. In realtà rappresenta<br />
il mezzo che ha anticipato le macchine fotografiche<br />
moderne, ed è proprio per questo motivo che<br />
tutt'ora vengono chiamate “ camere”.<br />
A febbraio 1785 il giovane architetto inglese Willey<br />
Reveley della Royal Academy di Londra, nel suo viaggio<br />
di studio in Italia, utilizzò proprio una camera oscura<br />
portatile per la realizzazione di una vista prospettica<br />
del tempio di Nettuno a Paestum.<br />
Per <strong>Velázquez</strong> era tipico documentare nei suoi dipinti<br />
l'utilizzo di strumenti ottici per operazioni di rilievo e<br />
rappresentazione, un altro esempio è “Vista di Pozzuoli,<br />
a due leghe da Napoli” (fig. 6), dove, sulla sinistra<br />
della scena, un uomo traguarda il cono vulcanico del<br />
monte Nuovo con un teodolite, uno strumento ottico a<br />
cannocchiale per la misurazione degli angoli. Chiaramente<br />
aveva il ricordo di quei luoghi vissuti quasi cinquanta<br />
prima, quando da giovane studente aveva studiato<br />
e rilevato i resti dell'antico mercato romano,<br />
all'epoca impropriamente denominato “Tempio di<br />
Serapide” per il rinvenimento durante i primi scavi di<br />
una statua del dio egizio (fig. 10).<br />
Fig. 7. Disegno di una “camera obscura”<br />
Illustrazione in Charles Antoine Jombert: Methode pour<br />
Apprendre le Dessein, Paris, 1755<br />
Bibliothèque nationale de France (BnF), Parigi<br />
Fig. 8. Camera oscura portatile<br />
Incisione che mostra il principio di funzionamento del<br />
dispositivo, XIX sec.<br />
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