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TRAKS MAGAZINE #33

Ecco il numero di maggio 2020 di TRAKS MAGAZINE: in copertina Pierpaolo Lauriola, che parla del suo nuovo album in arrivo a breve. E all'interno interviste a Ivan Francesco Ballerini, San Diego, Dettori & Moretti, Ubba Bond, Eleviole?, Zero Portrait, Il Tipo di Jesi, oZZo, kmfrommyills, Iron Mais, Silek.

Ecco il numero di maggio 2020 di TRAKS MAGAZINE: in copertina Pierpaolo Lauriola, che parla del suo nuovo album in arrivo a breve. E all'interno interviste a Ivan Francesco Ballerini, San Diego, Dettori & Moretti, Ubba Bond, Eleviole?, Zero Portrait, Il Tipo di Jesi, oZZo, kmfrommyills, Iron Mais, Silek.

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Una delle tracce che mi ha emozionata

di più è Ti reggo al ballo

le mani. Emozionante la storia,

vibrante la musica. Ci racconti la

storia di questo brano?

Sono contento che ti sia arrivata.

Per me è stata una prova di coraggio,

un piacevole schiaffo. Ti

reggo al ballo le mani è il pezzo

più vicino alle sonorità di Fabrizio

De André, con una melodia che

ri-corda Disamistade. Il protagonista

è un uomo solo in una stanza

d’attesa che immagina il suo

perso-nale ballo con la mamma.

Con questo ballo le chiede perdono

per tutto il tempo in cui è stato

assente.

Parliamo di influenze: si riconosce

l’influenza dei grandi cantautori,

ma con aspetti molto lontani

dalle sonorità a cui ci hanno

abituati. Quali sono i tuoi riferimenti

musicali?

In Canzoni scritte sui muri interagiscono

tra loro lo stile italiano

di autori quali Ivano Fossati, Fabrizio

De André, Paolo Conte, e

dei grandi maestri come Leonard

Cohen, Bob Dylan, Johnny

Cash a cui si aggiungono le

suggestioni degli ascolti più

recenti come Bon Iver, Radiohead

e Sufjan Stevens.

La musica che ora sembra

andare per la maggiore funziona

un po’ come un mordi

e fuggi. Canzoni che impari

in fretta e che, altrettanto

in fretta, finiscono nel dimenticatoio.

La tua scelta di

comporre un album come

Canzoni scritte sui muri si

contrappone, chiedendo

espressamente pazienza e

attenzione, è stato un gesto

coraggioso o semplice necessità

espressiva?

Avendo ascoltato per anni

molti dischi pensati come un

concept e come un progetto

unico, indipendente da ogni

singola traccia che le componeva,

mi viene naturale

pensare a questo tipo di progettualità.

È stata una mia necessità

narrativa.

Chiara Orsetti

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