TRAKS MAGAZINE #33
Ecco il numero di maggio 2020 di TRAKS MAGAZINE: in copertina Pierpaolo Lauriola, che parla del suo nuovo album in arrivo a breve. E all'interno interviste a Ivan Francesco Ballerini, San Diego, Dettori & Moretti, Ubba Bond, Eleviole?, Zero Portrait, Il Tipo di Jesi, oZZo, kmfrommyills, Iron Mais, Silek.
Ecco il numero di maggio 2020 di TRAKS MAGAZINE: in copertina Pierpaolo Lauriola, che parla del suo nuovo album in arrivo a breve. E all'interno interviste a Ivan Francesco Ballerini, San Diego, Dettori & Moretti, Ubba Bond, Eleviole?, Zero Portrait, Il Tipo di Jesi, oZZo, kmfrommyills, Iron Mais, Silek.
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ortodossa. Per dieci anni ho fatto
parte di Dozhens, la prima realtà
nata a Padova, poi diventato quasi
un laboratorio di sperimentazione
e crossover fra generi inventandosi
fra i primi il rap sulla musica
elettronica già all’inizio dei 2000.
Chiusa l’esperienza di gruppo
dopo 10 anni di live e tre album,
ho continuato la stessa ricerca da
solo. Tanti altri live, vari album
solisti, pause, esperienze e collaborazioni
negli States fino a qui
oggi. Negli anni mi sono appropriato
di una scrittura sempre più
personale, ho imparato a produrmi
la musica da solo. La mia è una
ricerca che porta a una modalità
comunicativa fatta a strati, non
facile, ma è una scelta, così come
un flow personale, complesso che
continuo a rivedere ed evolvere.
Magari domani Silek sarà solo
musica... o solo scrittura... o un
progetto multimediale interattivo...
vedremo.
Si parla di maschere con “Carnival”:
mi racconti con quali sentimenti
hai approcciato il lavoro
sul disco?
Volevo fosse il primo disco di Simone.
Lasciare il personaggio per
far parlare la persona, toccando le
parti più intime, lasciando fluire
le emozioni senza imbarazzi. Non
ci sono temi sociali, come di solito
era per la mia composizione, non
ci sono teoremi e visioni o messaggi,
c’è la mia parte emotiva più
profonda, nuda, difficile da scrivere
perché smuove cose che sono in
fondo. L’ho scritto composto e registrato
in tre mesi esatti e ci sono
tutte le esperienze, le emotività i
passaggi di questo periodo, è stato
davvero intenso e mi ha portato
a scrivere ogni giorno in maniera
continua e fluida. In Carnival
ci sono bui profondi ma c’è anche
la luce, c’è il far pace con pezzi
della mia vita, ci sono le mie paure
e le mie speranze. La sera mi
sedevo e scrivevo e dopo un’ora
avevo la bozza del brano con tanto
di ritornello. Mandavo.in giro
su whatsapp i provini annoiando
tutti quelli che si sentivano di sopportarmi
e tiravo le somme. Poi
smussavo.
Benché tu sia abituato a spaziare
tra i generi mi sembra che in
questo caso tu abbia scelto un
vestito sonoro molto omogeneo
e compatto. Da cosa nasce questa
scelta?
Volevo avesse delle tinte precise,
ho scelto una palette e vi sono rimasto
coerente, l’idea è che fosse
un ascolto esattamente dentro
quella stanza, con quegli odori e
quei suoni. E’ un disco hip hop
attuale, non vintage o nostalgico,
ha bpm molto bassi, utili a darmi
elasticità nella stesura del rap.
Credo sia stato davvero il progetto
più fluido e veloce del mio percorso,
togli mix e periodo covid dopo
tre mesi scarsi dall’idea di fare un
nuovo progetto (dopo il precedente
uscito a settembre) era tutto registrato
con sette brani e pronto a
uscire. Ho aggiunto solo la bonus
track Quarantema composta e registrata
a casa da me per ovvi motivi
di cronaca. Nel totale quattro
produzioni sono mie, tre di Nevo,
una di Skinny.
Chi sono i tuoi punti di riferimento
nell’hip hop italiano?
Vengo dall’ascolto di tutto il rap
anni ‘90, per Sangue Misto e LouX
sono stati i mentori che ancora mi
godo, oggi però non riesco più ad
ascoltare artisti della mia generazione
ancora in giro, sono stati
ottimi maestri ma che sento non
appartenermi più. Fra i più attuali,
anche se a loro volta di lungo percorso,
ascolto e apprezzo molto
Noyz Narcos, Salmo, Marracash,
Primo Brown (RIP), Mezzo Sangue,
ma anche qualcuno di più
giovane ancora che si muove in
altri territori.
Che cosa pensi della situazione
attuale l’hai spiegato bene in
“Quarantema”... Che cosa farai
“all’uscita”?
Qualsiasi cosa io dica verrà confutata
e resa merda dalle due grosse
fazioni che vedo andare a crearsi,
future contro no future, negazionismo
contro fine del mondo.
Credo che ne usciremo, ma una
parte di noi è in preda al panico,
credo che subire la paura sia il rischio
più dannoso del virus stesso
che va amministrato con responsabilità,
ma presto o tardi passerà.
Il problema è se rimane la paura.
All’uscita farò quello che ho sempre
fatto: cercare di costruire cose
positive, solo che per un periodo
lo farò con la mascherina.
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