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TRAKS MAGAZINE #33

Ecco il numero di maggio 2020 di TRAKS MAGAZINE: in copertina Pierpaolo Lauriola, che parla del suo nuovo album in arrivo a breve. E all'interno interviste a Ivan Francesco Ballerini, San Diego, Dettori & Moretti, Ubba Bond, Eleviole?, Zero Portrait, Il Tipo di Jesi, oZZo, kmfrommyills, Iron Mais, Silek.

Ecco il numero di maggio 2020 di TRAKS MAGAZINE: in copertina Pierpaolo Lauriola, che parla del suo nuovo album in arrivo a breve. E all'interno interviste a Ivan Francesco Ballerini, San Diego, Dettori & Moretti, Ubba Bond, Eleviole?, Zero Portrait, Il Tipo di Jesi, oZZo, kmfrommyills, Iron Mais, Silek.

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che farò in questo percorso d’artigianato

musicale. Non c’è dunque

connessione diretta tra i due, Zero

Portrait è cacofonico, è dissonante,

difficile da scrivere. Per cui mi

piace...

Nel tuo disco si viaggia senza distinzione

di genere, quasi da un

estremo all’altro. Come ti immagini

il tuo “ascoltatore medio”?

Se dovessi fare un’analisi che osserva

i canoni stilistici della struttura

di ogni brano potrebbero in

effetti risultare fatti da mani diverse.

Ma non è così, Pulp è come un

viaggio, con relativi vissuti, quello

che senza dubbio li accomuna, e

che ha un filo comune, per me che

li ho creati, è la ritmica e la percussione,

poco lineare. Li ho immaginati

come colonne sonore di

un’unica opera che si può consumare

in un club in cui ogni traccia

diventa colonna sonora di quanto

succede tra le persone che sono

il centro di tutto, gli attori principali

senza dei quali tutto “sto

casino” non avrebbe senso. Il mio

ascoltatore medio credo quindi

che possa essere senza dubbio una

persona curiosa che segue un filo

personale nella scoperta delle cose

che va aldilà del seminato, dove

ogni cosa non è al suo posto perché

ognuno può scegliere il posto

dove inserirla.

Vorrei sapere come nasce “Fauna”

e la collaborazione con

Agronomist

Con Agro ci siamo conosciuti

anni fa a un evento legato al mondo

del design e della grafica, mettevano

i dischi due nostri amici.

Lui indossava il giubbotto del suo

gruppo Smania Uagliuns, gruppo

rap che io seguivo. In quella

circostanza non l’ho riconosciuto

per cui gli ho fatto i props sia per

il giubbotto che per i gusti musicali.

Insomma ci siamo conosciuti

casualmente. Entrambi fuori luogo

dagli ambienti hype ci siamo

confrontati su molti aspetti, e ci

siamo trovati sulla stessa lunghezza

d’onda oltre che sui contenuti,

sui modi che avevamo e abbiamo

di scegliere la musica che ci piace,

le letture, le persone e le situazioni

in cui c’inseriamo. Alla fine

abbiamo sentito che quel modo

di leggere le cose doveva diventare

musica e abbiamo iniziato a

vederci praticamente quasi quotidianamente

da un capo all’altro

di Roma per provare a unire

le nostre competenze. L’idea di

Fauna è stata proposta da me, lui

è stato capace di coglierne l’essenza

intenzionale, senza che io

gliela spiegassi ed è venuto quello

che sapete. Fauna è un brano che

esprime, e in un certo qual modo

è, il manifesto di Pulp e di quello

che entrambi cerchiamo di portare

avanti umanamente nelle nostre

professioni e nella musica, si parla

di quelle faune fuori da quella visione

sovraesposta, ma dei margini

di chi non ha modo o voglia di

esporsi ma ha un mondo da esprimere

e il semplice fatto che i loro

mezzi non gli concedano voce

non rende la loro voce meno interessante.

E noi siamo e stiamo con

loro. Attualmente siamo e saremo

in collaborazioni per altri progetti.

Tre nomi che ti piacciono particolarmente

della musica contemporanea

italiana di qualunque

genere

Per contemporanei intendo che

ho ascoltato o che sono usciti con

qualcosa nelle ultime settimane.

Direi Agronomist/Smania Uagliuns

(e tutte le sue camaleontiche

forme) forse l’artista rap che è

capace ad oggi di declinare le sue

intenzioni artistiche senza cadere

nella trappola di genere musicali.

Nasty Boy, storico produttore

house, che ha creato questo progetto

parallelo Future Jazz Ensemble,

la prima forma, che io

conosca, di Jazz in Italia fatto con

strumenti elettronici che non sia

il classico crossover acerbo, bensì

un vero disco jazz in piena regola.

Infine il terzo nome è La Musica

del Sud Italia, da cui proviene secondo

me il 70% della migliore

musica italiana contemporanea.

Per citare qualcuno, dalla scuola

pugliese, il duo Jok Troonz & K9,

e da Napoli, città-stato che ha un

mondo culturale vero, cito Yodaman,

la Niňa e i Fuera.

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