30.04.2020 Views

PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - maggio 2020

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Portavoce

N. 4 - MAGGIO-GIUGNO 2020

di san Leopoldo Mandić

Mensile - anno 60 - n. 4 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

NOVENA E FESTA

DI SAN LEOPOLDO

DAL 3 AL 12 MAGGIO

CON IL VICARIATO DEI COLLI


PER RICEVERE LA RIVISTA

UN ANNO = 9 NUMERI, CON CALENDARIO

Quota associativa

Italia € 20

Europa € 30

Altri Paesi USD 38

sostenitore da € 50

Portavoce

di san Leopoldo Mandić

Periodico di cultura religiosa

dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»

Direzione, Redazione, Amministrazione

Associazione «Amici di San Leopoldo»

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova

Sito internet

www.leopoldomandic.it

Direttore e Redattore

Giovanni Lazzara

Dir. Responsabile

Luciano Pastorello

Hanno collaborato a questo numero

Flaviano G. Gusella, Alesandro Carollo,

don Mario Gazzillo, Michele Bernabei,

Adriano Zattarin, Fiorenza Noventa,

Giancarlo Frison, Maria Cristina Borromeo,

p. Dario e sr. Giuliana, Vincenzo Misuraca,

Antonia Di Lenna, S.Z. e Fabio Camillo

Impaginazione

Barbara Callegarin

Stampa

Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)

Editore

Associazione «Amici di san Leopoldo»

Spedizione in abbonamento postale

Pubblicazione registrata presso il Tribunale

di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,

n. 13870. Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini

Garanzia di riservatezza

Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san

Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali

relativi agli associati sono custoditi nel proprio

archivio elettronico con le opportune misure di

sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente

alla normativa vigente, non possono essere

ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso

dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per

l’invio della Rivista e iniziative connesse

In copertina: facciata del santuario con la

grande croce del 1904

Le foto, ove non espressamente indicato, hanno

valore puramente illustrativo

versamento su conto corrente postale

n. 68943901, intestato a

«Associazione Amici di San Leopoldo»

versamento on-line sul c.c.p. n. 68943901

riservato ai titolari di un conto Bancoposta

o di una carta Postepay,

al sito https: //bancopostaonline.poste.it

bonifico intestato a

«Associazione Amici di San Leopoldo»

IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901

BIC(SWIFT): BPPIITRRXXX

Solo per i Paesi che non usano Euro:

IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901

BIC(SWIFT): POSOIT22XXX

assegno non trasferibile intestato a:

«Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuccini» e inviato a:

Santuario san Leopoldo Mandić,

piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova

L’associazione, che dà diritto di ricevere la rivista, può decorrere

da qualsiasi mese dell’anno. Il cambio di indirizzo è gratuito:

segnalatecelo al più presto per lettera o email

PER CONTATTARCI

Invia una email a:

Redazione: direttore@leopoldomandic.it

Santuario: info@leopoldomandic.it

Telefona a:

Redazione e santuario: 049 8802727

Scrivi per posta a:

Direttore Portavoce di san Leopoldo M.

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova

Rettore del santuario

Fra Flaviano Giovanni Gusella

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova

Questa testata non fruisce di contributi statali

Chiuso in prestampa il 23 marzo 2020


Sommario

N. 4 MAGGIO-GIUGNO 2020 ANNO 60

6

10

12

16

Editoriali

PERCHÉ UN SANTO “PATRONO” NEL TEMPO DELLA TECNICA /

AI LETTORI / di Giovanni Lazzara

QUARESIMA E QUARANTENA / LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella

Attualità ecclesiale

IL SACRO TELO E IL CORPO. RICOSTRUITO L’UOMO DELLA SINDONE /

di Alessandro Carollo

ABBIAMO BISOGNO DI STORIE BUONE E VERE / LA PAROLA DEL PAPA /

di papa Francesco

2

19

31

38

4

8

35

37

Speciale novena

NOVENA E FESTA DI SAN LEOPOLDO 3-12 MAGGIO / IL PROGRAMMA

DAI COLLI EUGANEI PELLEGRINI A PADOVA / di don Mario Gazzillo, Michele Bernabei,

Adriano Zattarin, Fiorenza Noventa, Giancarlo Frison, Maria Cr. Borromeo, p. Dario e sr. Giuliana

San Leopoldo ieri e oggi

IL BUIO E LA LUCE. QUANDO SAN LEOPOLDO SI FA COMPAGNO DI VIAGGIO /

di Vincenzo Misuraca

I RAGAZZI DELLA CANALETTA / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 4 / di Antonia Di Lenna

Rubriche

LA FOTO RACCONTA

LETTERE A PORTAVOCE

VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione

CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.

COMUNICAZIONE AGLI ABBONATI

Carissimi lettori, l’emergenza sanitaria causata dal contagio virale rappresenta una prova per tutti.

Per il blocco di molte attività disposto dai decreti governativi, questo numero di Portavoce, che esce

associando i mesi di maggio e di giugno, subirà dei ritardi nella produzione e nella consegna tramite

Poste Italiane. Anche il programma della Novena e Festa di san Leopoldo (cf. pp. 2-3) potrebbe

subire delle modifiche: eventuali aggiornamenti saranno pubblicati sul sito internet del santuario

www.leopoldomandic.it. Vi ringraziamo per la comprensione e la collaborazione.

MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 5


ATTUALITÀ ECCLESIALE

Il sacro telo e il corpo

Ricostruito l’uomo della Sindone

Qualche mese fa sono stato

invitato a visitare lo studio

dello scultore Sergio Rodella

a Vigonovo (Venezia).

Egli, dopo gli studi all’Accademia

di Venezia, ha dedicato la

sua vita a plasmare un materiale

difficile come il marmo, alla ricerca

della bellezza muta, e per questo

eterna, del corpo umano.

Sergio ha impiegato due anni

di lavoro per ricostruire in maniera

scientifica la struttura corporea

dell’uomo che fu avvolto dalla Sindone.

È stata una ricerca interiore,

non solo tecnica o artistica, quasi

una “conversione”, perché il corpo

ricostruito racconta una storia in

parte diversa da quella che ci è stata

raccontata.

L’artista veneto Rodella e il docente universitario

Fanti, assieme ad altri colleghi, hanno realizzato

il modello fisico tridimensionale più scientificamente

attendibile dell’immagine impressa sulla Sindone.

La scultura conferma il racconto evangelico

della Passione

d i A l e s s a n d r o C a r o l l o

giardino, una casa e accanto uno

stabile industriale.

Nascosti dietro le riproduzioni a

grandezza naturale dell’immagine

in negativo della Sindone, intravvedo

frese, torni e un muletto, mentre

noto in alto un paranco su rotaia.

È come una bottega medievale, in

chiave moderna. Tutto attorno, appena

sotto ai finestroni, sono collocati

bassorilievi e calchi in gesso. Più

in basso, alcune delle opere dell’artista,

quasi in penombra. È un luogo

che parla di lavoro manuale, di

NELLA BOTTEGA DELLO SCULTORE

Arrivo nello studio dell’artista. Le

telecamere e i microfoni all’interno

mi avvisano che sono in corso delle

riprese: lo scultore presenta le conclusioni

delle sue ultime ricerche,

che lo hanno portato a scoprire una

serie di corrispondenze – troppo precise

per essere solo una coincidenza

– tra le piaghe dell’Uomo della Sindone

e quelle di alcuni stimmatizzati,

come padre Pio e santa Rita da

Cascia.

Mi ero immaginato di entrare in

una specie di galleria d’arte, dove

la cura dell’ambiente, delle luci e

dei dettagli convergono sulle opere

per esaltarne forma e colore. Mi trovo,

invece, nella zona artigianale di

Vigonovo, alle porte di Padova: un

12 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020


sudore, di manualità, che trasmette

il concetto di arte con un linguaggio

accessibile a tutti. Su un tavolo mobile

al centro dello stanzone, sotto

un telo, c’è l’Uomo della Sindone.

L’intervista televisiva in corso mi

permette di farmi una prima idea

sul lavoro dell’artista. Poi tutti se ne

vanno e rimango solo con l’artista.

Un paio di anni fa – mi racconta

Sergio – non era riuscito a realizzare

il desiderio di avere, per motivi

personali più che professionali,

una riproduzione della Sindone, a

causa del costo troppo alto. Poche

settimane dopo, però, l’Università

di Padova gli propose di collaborare

al progetto di ricostruire il corpo

dell’uomo che era stato avvolto dal

celebre telo custodito a Torino. Il

desiderio si era realizzato, per vie

traverse e con altre finalità. Un caso?

La ricostruzione del corpo umano

a partire da una figura a due dimensioni

(come un quadro o una

fotografia, ndr) è una questione

complessa, tanto più che la Sindone

rimanda un’immagine a tratti misteriosa,

non completa, con alcune

parti a prima vista sproporzionate

dal punto di vista anatomico e irrimediabilmente

rovinate a causa del

tempo passato e degli incendi.

E così lo scultore ha dovuto trasformarsi

in un investigatore: quelle

che sembravano incongruenze – e

che ai più hanno fatto pensare a un

“falso” medievale – erano invece indizi

che raccontavano di un uomo

morto per crocifissione e di un telo

disposto con cura poco tempo dopo

la sua morte. Solamente con tanta

pazienza (si potrebbe anche dire

ostinazione!) e grazie al confronto

con medici e scienziati, alla costruzione

di modelli parziali in gesso e

in filo di ferro, di sezioni in cartone

e di modelli delle articolazioni del

corpo umano, Sergio è riuscito a

riprodurre un corpo perfettamente

combaciante con l’immagine impressa

sul telo.

LA SINDONE RACCONTA

UNA STORIA DRAMMATICA

Mi affascina la storia di quell’uomo

“raccontato” dalla Sindone. Il capo

è un po’ piegato in avanti, verso lo

sterno. Barba e capelli lunghi, le

braccia incrociate sopra il bacino

appena ruotato. I segni dei chiodi su

mani e piedi, una ferita più profonda

sul lato destro del petto e un’altra

simile, più superficiale, poco sopra.

Le gambe non sono distese, ma leggermente

flesse. Su tutto il corpo

sono evidenti i segni delle percosse,

fatte con una specie di frusta.

È il corpo di un uomo, alto circa

179 centimetri, senza dubbio

torturato e crocifisso, che presenta

i segni del rigor mortis (rigidità cadaverica),

fenomeno che comincia

a manifestarsi generalmente dopo

tre ore dalla morte ma che, in caso

di morte da traumi violenti, può

insorgere in tempi più brevi e prolungarsi

maggiormente. Sul capo

sono evidenti le ferite dovute ad

Sergio Rodella


IL SACRO TELO E IL CORPO

alcune punte conficcate a forza.

Non sembra trattarsi di una specie

di casco che avvolgeva tutto il cranio,

come a volte si dice, ma di una

corona. Una ferita facilmente riconoscibile

nel telo sindonico, quella

che ha prodotto un rivolo di sangue

a forma di 3, proprio al centro della

fronte, si trova nella stessa posizione

della spina sul capo di santa Rita

da Cascia.

Racconta l’evangelista Marco che

i soldati romani vestirono Gesù con

un telo «di porpora, intrecciarono

una corona di spine e gliela misero

attorno al capo. Poi presero a salutarlo:

“Salve, re dei Giudei!”» (Mc

15,17-18). Quei soldati mettono in

scena una perfetta parodia di un

corteo regale che omaggia il sovrano,

del tutto ignari di quanto fossero

vicini alla verità!

Sul corpo sono evidenti i segni

della tortura. Il computo dei colpi

è parziale, perché la Sindone non

restituisce l’immagine dei fianchi

dell’uomo. Sulla parte anteriore, si

possono contare più di sessanta

colpi di un flagello con tre corde e

sei piccoli corpi sferici contundenti;

sulla schiena, più di cento colpi con

uno strumento diverso, costituito

da due cordicelle e quattro sfere.

Secondo il giudizio degli storici, generalmente

i romani usavano fruste

costituite da cinghie di pelle provviste

di pezzi di osso, di piombo o di

aculei. Il reo era fustigato una volta

pronunciata la condanna capitale

(cf. Mc 15,15 e Mt 27,26, mentre Gv

19,1 accenna alla fustigazione durante

il corso del processo romano).

Occasionalmente, la flagellazione

avveniva anche quando il condannato

portava la croce o la sola traversa

verso il luogo dell’esecuzione.

Per quanto riguarda l’uso dei

chiodi, è necessario specificare che

– contrariamente a quanto si crede

– in genere i romani usavano corde

per appendere alla croce i condannati,

sia perché i chiodi non erano

necessari per sostenere il peso del

corpo sia per velocizzare le operazioni,

dal momento che le esecuzioni

capitali potevano essere multiple.

In alcune occasioni, tuttavia, erano

utilizzati i chiodi – come è testimoniato

per Gesù e come è confermato

da alcune evidenze archeologiche

– allo scopo di infierire maggiormente

nei confronti del reo, aggiungendo

dolore a dolore.

Esaminando da vicino la Sindone,

lo scultore Rodella avanza l’ipotesi,

suffragata anche da prove

sperimentali, che i chiodi usati per

le mani dell’Uomo della Sindone

non passassero attraverso il polso,

ma tra il terzo e il quarto osso metacarpale,

esattamente al centro del

palmo, mentre il foro di entrata e

di uscita attraverso l’astragalo (l’osso

della caviglia) presuppone che il

piede appoggiasse su un cuneo (in

latino, suppedaneum), che aveva lo

scopo di sostenere il corpo del condannato

che, posto in posizione verticale,

si sentiva schiacciato verso il

basso dal suo stesso peso.

Non si deve però pensare che il

sostegno sotto il piede fosse un gesto

di attenzione nei confronti del

crocifisso: piuttosto era un modo

per prolungare l’agonia del condannato

che, lentamente, moriva tra

atroci dolori per asfissia. Ed ecco

un’altra sorprendente coincidenza,

se così si può chiamare: la posizione

del foro del chiodo sulla mano

destra dell’Uomo della Sindone

coincide perfettamente con quello

di padre Pio.

Uno dei misteri più inquietanti

dell’immagine sindonica è il fatto

che il braccio destro sembra innaturalmente

più lungo di quello sinistro.

Dall’analisi fatta dallo scultore,

si riesce a intuire che il telo doveva

essere completamente aderente al

corpo deposto nel sepolcro, grazie

forse ad alcuni oli o balsami con

cui il corpo era stato cosparso (come

scrive Gv 19,39-40), mentre una

fascia mentoniera teneva chiusa la

mandibola, sollevando leggermente

due ciocche di capelli ai lati del viso,

e altre fasce tenevano le braccia e le

gambe in posizione.

Così, una volta che il telo viene

aperto completamente, l’immagine

del corpo sottostante viene leg-

14 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020


germente modificata. L’Uomo della

Sindone, poi, risulta avere la spalla

destra lussata, per cui l’osso della

spalla, uscendo dalla sua sede, fa in

modo che il braccio risulti più lungo

di qualche centimetro. Lo scultore

avanza l’ipotesi che la lussazione

sia avvenuta a motivo di una caduta

mentre il condannato portava la

croce e che, in seguito al trauma e

alle torture già subite in precedenza,

il lato destro del corpo si sia paralizzato.

È probabilmente per questo

motivo che la testa risulta piegata

in modo innaturale verso destra

di un paio di centimetri. Diventa

comprensibile la testimonianza

dell’evangelista Marco secondo cui

i soldati «costrinsero» (Mc 15,21) un

certo Simone di Cirene a portare la

croce di Gesù: questi, caduto, con

una spalla lussata e con un principio

di paralisi, doveva essere ormai

inabile a trasportare verso il Golgota

il suo tremendo patibolo.

QUANDO LA MORTE

SCONFINA NELLA VITA

Ma cosa avvenne dopo la morte

dell’Uomo della Sindone? Probabilmente,

il corpo – che aveva già perso

molto sangue a motivo delle ferite

– fu lavato in maniera sommaria,

tanto che rimasero alcune macchie

UN’IMMAGINE

SORPRENDENTEMENTE REALISTICA

Padova, 20 marzo 2018, Archivio antico di Palazzo del Bo (storica sede

dell’Università di Padova). Nel corso della conferenza L’Uomo della

Sindone. Ricostruzione tridimensionale del corpo avvolto dalla Reliquia

(tenuta dai professori Giulio Fanti e Gianmaria Concheri dell’Università

di Padova, Marco Conca di Milano, Luigi Mattei di Bologna; dall’artista

figurativo Sergio Rodella e dai dottori Matteo Bevilacqua e Stefano

Concheri) vengono resi noti gli importanti risultati ottenuti in due anni di

lavoro da un gruppo scientifico dell’Università e dell’Ospedale di Padova

in collaborazione con lo scultore Rodella, che ha realizzato un calco in

gesso poi traslato in marmo. Tale scultura è un modello tridimensionale a

grandezza naturale del corpo avvolto dalla Sindone, che corrisponde in

modo sorprendente alla doppia immagine, frontale e dorsale, presente

sul telo. «Questa statua», spiega il professor Giulio Fanti, docente di

Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova, che da anni studia

la Sacra Sindone con le tecnologie più attuali, «è la rappresentazione

tridimensionale a grandezza naturale dell’Uomo della Sindone, realizzata

sulle misure millimetriche ricavate dal lenzuolo in cui fu avvolto il corpo

di Cristo dopo la crocifissione. Riteniamo perciò di avere finalmente

l’immagine precisa di come era Gesù su questa terra. D’ora in poi non

si potrà più raffigurarlo senza tenere conto di quest’opera».

di sangue coagulato. Sergio ipotizza

uno scroscio violento di pioggia (ed

è quantomeno suggestivo che Mc

15,33 ricordi che, da mezzogiorno

alle tre del pomeriggio, l’ora della

morte di Gesù, «si fece buio su tutta

la terra»). Quindi, il corpo, che

già presentava i primi segni della

rigidità cadaverica, venne deposto.

Gli evangelisti ricordano come

un discepolo di nome Giuseppe di

Arimatea, un membro autorevole

del popolo giudaico (Mc 15,42-47),

discepolo in incognito di Gesù (Gv

19,38), richiese il corpo a Pilato e

si affrettò a deporlo in un sepolcro

prima dell’inizio del sabato ebraico.

Fatti avvenuti due, al massimo tre

ore dopo la morte di Gesù.

Ora, se l’impressione dell’immagine

nella Sindone avviene nel

momento della risurrezione di Gesù,

ciò significa che il suo ritorno in

vita si verifica durante il periodo del

rigor mortis, cioè non molto tempo

dopo la deposizione del corpo nella

tomba. Di fatto, la domenica non

è – strettamente parlando – il giorno

in cui “accadde” la risurrezione di

Cristo (gli evangelisti non lo specificano),

ma il giorno in cui le discepole

e i discepoli trovarono il sepolcro

vuoto e si incontrarono con il

Signore Risorto e vivo (Mc 16,1-8; Gv

20,1-18).

È come se Dio Padre avesse avuto

fretta di far risorgere il Figlio amato!

E così la Sindone ci parla di vita

attraverso la morte e di morte che

sconfina nella vita.

Questa è la storia di un uomo,

condannato alla croce e avvolto in

un telo, prima di essere deposto nel

sepolcro. Il telo e il corpo è il titolo

del libro-intervista che documenta,

grazie a numerose foto, il percorso

artistico, scientifico e personale che

ha permesso a Sergio Rodella di ricostruire

il corpo dell’Uomo che fu

avvolto dalla Sindone. Per chi vuole,

è la stessa storia raccontata dai

vangeli. P

MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 15


SPECIALE NOVENA

I missionari Sma e le missionarie Nsa

d i p a d r e D a r i o e s u o r G i u l i a n a

Ci presentiamo: siamo i missionari

SMA (Società delle

Missioni Africane) e le suore

missionarie NSA (Nostra Signora

degli Apostoli). Siamo

due istituti missionari internazionali,

nati in Francia nella seconda metà

del 1800 per l’evangelizzazione

dell’Africa.

L’inizio è stato drammatico. Il

fondatore, mons. Melchior De Marion

Brésillac, già vescovo in India,

morì di febbre gialla con

gli altri suoi compagni di

missione appena arrivati

in Sierra Leone, nel 1859.

Il suo successore, p. Planque,

sviluppando la volontà

di Brésillac, fondò

le suore NSA. Centinaia di

giovani padri e suore, per

diversi decenni, daranno

la loro vita per annunciare

il vangelo tra le popolazioni

della costa dell’Africa

occidentale. Il loro sacrificio

è coronato dalla nascita

di tante Chiese locali, soprattutto

nel Golfo di Guinea.

Oggi siamo circa 1.500 e siamo

presenti in una ventina di paesi africani

e mediorientali. Noi italiani/e

attualmente lavoriamo in Costa d’Avorio,

Niger, Liberia, Burkina Faso,

Benin, Togo, Marocco, Algeria e Angola.

Dal 1972 siamo presenti nella

diocesi di Padova. Viviamo nella casa

di animazione missionaria a Feriole

di Teolo, sei padri e tre suore.

Quali sono le finalità che ci motivano?

Vogliamo rispondere concretamente

alla vocazione missionaria

di tutta la Chiesa. Dedichiamo la

nostra vita all’annuncio del vangelo

di Gesù, soprattutto in Africa. Nella

nostra Chiesa italiana teniamo vivo

l’ideale missionario e promuoviamo

l’accoglienza e la valorizzazione

degli africani venuti a vivere da noi.

Ci mettiamo al servizio della Chiesa

locale per l’animazione missionaria

delle parrocchie e dei gruppi, in

collaborazione con il Centro Missionario

Diocesano. Siamo aperti alle

problematiche e alle provocazioni

attuali, soprattutto del mondo africano

e dei migranti. Vogliamo far

conoscere l’Africa e la Chiesa in Africa,

proponendo percorsi di aiuto, di

scambio e di partenza. Camminiamo

con i giovani che vogliono discernere

la loro vocazione missionaria.

La nostra attività è prevalentemente

di “animazione missionaria”,

in collaborazione con il Centro Missionario

Diocesano, nel contesto

delle parrocchie, dei vicariati e delle

scuole.

Per questo, proponiamo alcune

attività presso la nostra casa,

altre all’esterno.

Presso la nostra casa proponiamo:

momenti di preghiera e spiritualità,

con possibilità di incontri

personali per confessioni e direzione

spirituale. L’Eucaristia tutte le

sere alle 18,30 (tranne sabato e domenica);

la Scuola della Parola: un

appuntamento mensile di condivisione

della Parola di Dio (quest’anno

riscopriamo la Lettera di San

Giacomo), con ascolto, scambio di

fede e di vita e preghiera (ogni terza

domenica del mese da ottobre ad

aprile, dalle 16 alle 19); Parola giovani:

un tempo di condivisione sulla

Parola di Dio, animato da giovani

per giovani (l’ultimo giovedì’ del

mese alle 21); Incontri per i ragazzi

e genitori nel loro percorso d’Iniziazione

Cristiana, per stimolarli a un

impegno come “pietre vive” della

Chiesa; ritiri per catechisti e animatori

parrocchiali.

In collaborazione con il Centro

Missionario Diocesano,

sempre presso la nostra casa:

Viaggiare per condividere

(preparazione di viaggi nelle

missioni durante l’estate) e

Scuola di animazione missionaria

(formazione di animatori

missionari nelle diocesi

di Padova e di Vicenza).

Nelle scuole proponiamo

dei percorsi didattici di

educazione alla mondialità

dove mettiamo la nostra

conoscenza ed esperienza

missionaria al servizio del

territorio a beneficio dei ragazzi

delle elementari, medie e superiori.

Temi di questi percorsi: “Uno sguardo

sull’Africa, tra pregiudizi e realtà”:

scopriamo il continente africano; “Il

mondo sottosopra”: gli squilibri Nord/

Sud del mondo.

Un’ultima informazione: facciamo

parte dell’Associazione DUMA

(Diamo Una Mano-onlus) nel sostegno

a distanza di bambini orfani e al

Centro di Cura dell’ulcera del Buruli

in Costa d’Avorio.

Volete conoscerci? Venite a trovarci

nella nostra casa di Feriole in

via Orio Vergani, 40 oppure scriveteci

(smansa.feriole@gmail.com; sr.

Giuliana: giulibonda@gmail.com; p.

Dario: dario.dozio@gmail.com). P

30 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020


SAN LEOPOLDO IERI E OGGI

Il buio non è bello ma, se c’è un

punto luminoso in mezzo al cielo,

è solo con il buio che si riesce

a notarlo davvero. Dio esiste

– ed è molto più che un puntino

luminoso! – ma talora c’è bisogno

del “buio” per riuscire a riconoscerne

la presenza.

LA CAUSA DELLA SOFFERENZA

Primavera del 2017, Barbara, mia

moglie, inizia a non sentirsi bene. I

medici consultati attribuiscono la

causa del malessere al troppo caldo

del periodo oppure a problemi di

gastrite, facendo riferimento a eventuali

esagerazioni col cibo, come

può succedere in vacanza.

Il 24 settembre 2017, è la terza visita

nello stesso mese al Pronto Soccorso

di Mirano (VE): Barbara viene

ricoverata nello stesso ospedale.

Normalmente il fatto che una

persona venga ricoverata non costituisce

motivo di rallegramento, ma

mia moglie accoglie tale decisione

con gioia. Viene subito ricoverata

nel reparto di Medicina generale.

Dopo essere stata letteralmente rivoltata

come un calzino, viene sottoposta

a una risonanza magnetica

su decisione di un giovanissimo dottore,

il quale, constatato che fra le

cause del malessere era sempre presente

una forte pesantezza alla nuca,

Il buio e la luce

Quando san Leopoldo

si fa compagno di viaggio

Mentre ancora neppure sapevano della sua esistenza,

Vincenzo e Barbara hanno “incontrato” san Leopoldo

d i V i n c e n z o M i s u r a c a

ritiene opportuno coinvolgere i colleghi

del reparto di Neurologia.

L’esito della risonanza è fondamentale

per poter capire finalmente

la causa di tanto malessere. Il giovane

dottore di medicina generale

torna con un infermiere in stanza

da mia moglie e, quasi con le lacrime

agli occhi, spiega che hanno

trovato un edema celebrale esteso e

che, sotto, c’è qualcosa che lo aveva

provocato. Come primo soccorso,

vengono subito somministrati 400

ml di cortisone a mia moglie Barbara,

la cui preoccupazione più grande

è quella di trovare il modo migliore

per riferire l’esito a me e ai suoi genitori.

Mi informa chiamandomi al

cellulare mentre sono al lavoro, e mi

chiede di raggiungerla in ospedale

aggiungendo che a momenti sarebbe

passato il neurologo per visitarla

e per trasferirla in Neurologia.

LE PRIME REAZIONI

La mia prima reazione è quella di

tranquillizzarla, informandola che

partivo immediatamente dall’ufficio

per raggiungerla e capire meglio

con i dottori cosa stava succedendo.

Al telefono a stento cerco di ostentare

tranquillità, ma in realtà, chiuso

il telefono, ho un calo di pressione

e svengo fra le braccia del mio collega

Luca. Seguono fasi concitate,

dove assieme dobbiamo avvisare

MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 31


IL BUIO E LA LUCE

i suoceri, i cognati ma anche gli

amici. Le amiche Cristina, Cristiana,

Cinzia, Sara e i rispettivi mariti,

le loro famiglie tutte, il mio collega

Luca e tutte le persone che ci vogliono

bene, si mettono a disposizione,

ognuno come può. I miei suoceri

e i miei cognati cominciano subito

a impegnarsi in vere e proprie

staffette a rotazione

dalla Sicilia.

Tutti costoro saranno

fondamentali

per affrontare

assieme la strada in

salita che ci si stava

prospettando e per

aiutarci nel migliore

dei modi nella gestione

di nostro figlio di 8

anni. Nicolò, nostro figlio,

dapprima preoccupato

per la mamma

che frequentemente

rimaneva ricoverata in

ospedale, si trovava circondato

dall’affetto e

dalla presenza dei nonni

e degli zii. Quasi non

credeva ai suoi occhi

nel vedere i nonni e gli zii venire

con tale frequenza a casa nostra.

San Leopoldo in un disegno di Nicolò,

figlio di Barbara e Vincenzo

L’“INCONTRO” CON SAN LEOPOLDO

Mia moglie, nonostante tutto, percepiva

dentro di sé un senso di gioia.

Seppure inizialmente sconvolta per

le ripercussioni che questa battaglia

avrebbe potuto avere sulla nostra

famiglia, si sentiva serena e protetta

dalla fede, come avvolta in un velo

di mistero, abbracciata e sorretta da

qualcosa di molto grande e che le

trasmetteva tranquillità e serenità.

Un po’ tutti percepivamo un’aria

di tranquillità spirituale. La notizia

del ricovero di Barbara si era propagata

quasi con la velocità della luce

e con altrettanta velocità partivano

da più parti d’Italia (anche da persone

che non conoscevamo, amici di

amici, parenti…) le recite del Rosario

a favore della guarigione di mia

moglie. Poi, un parente della Sicilia,

ignaro delle nostre disavventure e

devoto di padre Pio, appreso che

a Padova, oltre che al più famoso

sant’Antonio c’è anche il santuario

di san Leopoldo, mi manda un messaggio

via WhatsApp che dice: «Buona

domenica… ti posso chiedere un

favore? Se qualche volta vai a Padova,

puoi passare dal santuario di san Leopoldo

e dire una preghiera per me e la

mia famiglia? Grazie». Beh, sinceramente,

fino a quel momento ignoravo

l’esistenza di questo santo e non

do neanche tanto peso alla richiesta

ricevuta. Ma dopo qualche giorno,

mentre ci troviamo in ospedale e

parliamo con una carissima amica,

Cinzia Balletta, le chiedo per curiosità

dove abita sua mamma a Mirano.

La risposta è: «Sai dov’è la chiesa di

san Leopoldo? Lì vicino…». In pochi

giorni il nome di san Leopoldo mi si

ripresenta per la seconda volta!

Dopo alcune settimane, mi trovo

a Padova a casa di altri amici. Facciamo

una passeggiata lungo l’argine

del fiume Bacchiglione. Arrivati

nei pressi di una panchina ci sediamo

e noto fra gli alberi la presenza

di una grande cappella di vetro. Ci

avviciniamo pensando di trovare

all’interno una statua della

Madonna, ma con immenso

stupore troviamo un’altra

statua. Il nome del santo

riportato nella targhetta

posta ai piedi della statua

spiega: «San Leopoldo». A

quel punto il messaggio ci

apparve chiaro: san Leopoldo

ci stava venendo incontro.

Noi dovevamo assolutamente

andare al suo

santuario.

AL SUO SANTUARIO

Mia moglie Barbara deve

operarsi il 3 novembre

2017. Oramai, l’unica data

possibile per andare al

santuario prima dell’intervento

è domenica 29

ottobre. Appena arrivati al santuario,

notiamo subito la presenza

di una gran folla. La statua posta

davanti al santuario e la scritta scolpita

«Dio è medico e medicina» sono

solo il preludio di un susseguirsi di

emozioni.

Nel piccolo confessionale dove

san Leopoldo era solito ascoltare

chi si rivolgeva a lui, Barbara legge

la testimonianza di una signora che

raccontava come, per grazia ricevuta

dal santo, sua sorella era riuscita

a guarire da un edema celebrale.

Poi, mentre stiamo per entrare

in chiesa, apprendiamo la notizia

dell’arrivo imminente della statua

della Madonna Pellegrina di Fatima

che, proprio in quel giorno, era in

visita al santuario di san Leopoldo

per poter essere lì venerata fino

al 30 ottobre. Non possiamo non

assistere all’arrivo della Madonna.

32 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020


VIDEO

TESTIMONIANZA

La testimonianza di Barbara,

raccolta da Mauro Gottardo, è

andata in onda nel programma

“Bel tempo si spera” su Tv2000.

Per rivedere tutta la puntata,

dedicata a san Leopoldo patrono

dei malati di tumore, clicca su:

https://tinyurl.com/Misuraca

Forse san Leopoldo ci ha attirato al

suo santuario anche per farci incontrare

la Madonna e poter affrontare

con serenità il percorso che stavamo

per iniziare.

Nel vicino cortile delle suore Salesie

(dove è accolta la statua al suo

arrivo, ndr) risuonano queste parole:

«Noi non adoriamo statuette ma

celebriamo i segni, ed oggi, in occasione

del centenario delle sue apparizioni,

la Madonna Pellegrina di Fatima è

a Padova, a far visita al santuario di

san Leopoldo». Ci sentiamo avvolti in

un turbinio di emozioni. La Madonna

è con noi, così come san Leopoldo!

L’emozione è tanta che a stento

tratteniamo le lacrime.

L’INTERVENTO E LE CURE

Il 3 novembre Barbara viene operata

all’ospedale di Vicenza. Le

preghiere, da allora, sono sempre

rivolte a san Leopoldo affinché Dio

possa assistere i medici che si prendono

cura di lei. Per lei i medici sono

gli strumenti di cui Dio si serve

per donare una nuova vita. Seguono

diverse altre visite al santuario

di san Leopoldo. Mio figlio Nicolò

inizialmente non capisce il motivo

di queste visite o forse capisce ma

ha bisogno di certezze, per questo

ci fa diverse domande. Poi, come ci

racconterà più avanti nel tempo, in

silenzio fa una preghiera a san Leopoldo,

chiedendogli di aiutare la

mamma a guarire.

MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 33


IL BUIO E LA LUCE

Purtroppo l’esame istologico non

ci riserva belle notizie. Il chirurgo

non aveva potuto asportare tutta l’area

interessata dal tumore, un glioblastoma

di IV grado, per cui erano

rimasti dei residui perimetrali.

All’ospedale di Abano Terme,

Barbara si sottopone a trenta sedute

di radioterapia con concomitanti

quarantadue giorni di chemioterapia,

con il supporto di un team medico

allo IOV (Istituto Oncologico

Veneto, ndr) di Padova. Segue poi

un percorso di cura che da protocollo

prevede sei cicli di chemioterapia,

ogni quattro settimane, per cinque

giorni consecutivi.

Al termine dei sei cicli, solitamente

il protocollo prevede al più

il proseguimento col trattamento

di chemioterapia per ulteriori sei

cicli per poi sospendere la terapia

(in base ai risultati che solitamente

dopo dodici cicli rimangono invariati).

Nel caso di Barbara, però, la

situazione si mostra diversa. Infatti,

prima di sentenziare la fine dei

cicli di chemioterapia, il medico ha

ritenuto opportuno arrivare fino al

diciassettesimo ciclo. Il risultato della

risonanza magnetica del 29 luglio

2019 recita quanto segue: «Si confronta

l’attuale esame con il precedente

eseguito in data 4.3.2019 e si consultano

immagini di precedente esame

Pet-Rm eseguito presso altra sede in

data 15.5.2019. All’attuale controllo

non sono più chiaramente identificabili

aree di significativo enhancement

contrastografico lungo i margini del

cavo chirurgico, residuo, in esiti di intervento

in regione temporo-parietale

a destra».

GRAZIE!

Ricordo un episodio importante.

Dopo l’intervento chirurgico, Barbara

aveva manifestato il desiderio

di venire a seguire la messa per la

prima volta al santuario. Non sapendo

gli orari delle messe, ci colleghiamo

tramite internet alla pagina

web del santuario: subito ci si apre

un pop-up con la figura di san Leopoldo

accanto a un malato e la petizione

per proclamarlo protettore

dei malati oncologici. A quel punto

pensiamo: il santo, che noi non conoscevamo,

ci è venuto a cercare…

Immersi dentro a una nuova emozione,

ci rechiamo al santuario e, al

termine della messa, ci affrettammo

ad apporre le nostre firme per

contribuire a raggiungere l’obiettivo

della petizione.

Le cure proseguono per via degli

effetti collaterali derivanti dalla

patologia e per i quali mia moglie

è seguita dal team della Neurologia

dell’ospedale di Dolo e controllata

da altri medici. Ma, con il confronto

del 9 agosto 2019, di fatto abbiamo la

certezza di aver raggiunto un risultato

strepitoso!

Sono seguite altre due risonanze

di controllo, a distanza di tre mesi

l’una dall’altra: e entrambe con lo

stesso esito. Siamo sempre più convinti

che la cura, sebbene corredata

da tanta sofferenza, sia stata fondamentale,

così come lo è stato il conforto

ricevuto dalla consapevolezza

della vicinanza spirituale di san Leopoldo.

Il ringraziamento non può che

andare indistintamente a tutti coloro

che ci hanno supportato fino ad

ora e che ancora lo faranno. Grazie

a Dio, all’intercessione di san Leopoldo

(che per ben tre volte si è presentato

sul nostro cammino) e alla

presenza della Madonna Pellegrina

di Fatima. P

OGNI MALATTIA GRAVE È UNA PROVA

Come ha affrontato, san Leopoldo,

i limiti personali e le sue malattie? Perché

mostrava tanta compassione per le persone

povere e malate? Il libretto risponde

a queste domande e, attraverso il racconto

di oltre trenta testimonianze, spiega

la sua potente intercessione in favore

di quanti si rivolgono a lui.

Giovanni Lazzara (a cura), Per grazia ricevuta.

San Leopoldo e i malati di tumore. Testimonianze,

Edizioni San Leopoldo, 2018,

pp. 48, euro 2,00


VITA DEL SANTUARIO

Dal 10 febbraio al 16 marzo 2020 hanno visitato

il nostro santuario circa 15 gruppi, per un totale

di 850 persone circa provenienti da San Stino di

Livenza (VE), San Pietro Viminario (PD), Borgoricco

(PD), Castiglione dei Pepoli (BO), Arsiero (VI),

Monselice (PD), Albignasego (PD), Belluno, Arre

(PD), Candiana (PD), Zagabria (Croazia), Požega

(Croazia), Galta di Vigonovo (VE), Ulm (Germania).

(In questo periodo le visite al santuario sono risultate

particolarmente ridotte per effetto del blocco delle

attività pastorali disposto dalle autorità governative

nel quadro delle misure urgenti di contenimento

del contagio da Coronavirus)

15.2.2020: pellegrinaggio della Parrocchia Duomo Monselice

con i fanciulli del catechesmo e genitori

2.2.2020: gruppo di Preghiera Rosario Perpetuo

di San Pietro Viminario (PD)

15.2.2020: ragazzi del catechismo dalla parrocchia di

Arsiero (VI) con don Paolo

15.2.2020: bambini della prima confessione

dalla parrocchia di Albignasego (PD) con i genitori

16.2.2020: gruppo dall’Unità Pastorale di Arre, Arzercavalli, Candiana, Fossaragna e Pontecasale (PD)

MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 35


16.2.2020: pellegrini dalla diocesi di Belluno

17.2.2020: il Generale di Corpo d’Armata Amedeo Sperotto,

comandante delle Forze Operative Nord, al termine del suo

servizio a Padova ha reso riconoscente omaggio a s. Leopoldo

22.2.2020: bambini di prima confessione dalla parrocchia

di Galta di Vigonovo (PD)

Da sinistra, i frati Luca Trivellato, Massimo Lorandini, Roberto Tadiello,

Alessandro Carollo, Francesco Zoccatelli

NUOVI SUPERIORI CAPPUCCINI

Guiderà per altri tre anni tutti i frati Cappuccini

del Triveneto fra Roberto Tadiello, 55 anni, di

Montorso Vicentino (VI), sacerdote dal 1992.

La sua conferma a Ministro provinciale è arrivata

nel corso del Capitolo ordinario elettivo della

Provincia Veneta di Santa Croce, che conta 250

frati presenti in Veneto, Trentino, Friuli-Venezia

Giulia e altri in altre regioni italiane e in alcuni

Paesi esteri: Angola, Mozambico, Grecia, Ungheria,

Capo Verde, Svizzera. Nella sua opera, il Ministro

provinciale sarà coadiuvato dal suo Consiglio, per

il quale sono risultati eletti: “vicario” provinciale e

primo “consigliere” Alessandro Carollo (46 anni)

di Thiene (VI); altri consiglieri sono i frati Massimo

Lorandini (47 anni) di Spormaggiore (TN),

Francesco Zoccatelli (46 anni) di Villafranca

di Verona (VR) e Luca Trivellato (55 anni)

di Lendinara (RO).

Assicuriamo ai nuovi superiori cappuccini

la preghiera della grande famiglia degli

Amici di san Leopoldo Mandić.

36 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020


CALENDARIO LITURGICO

Maggio

3 4a Dom. di Pasqua

(salt. 4 a sett.)

At 2,14.36-41 • Sal 22

1Pt 2,20b-25 • Gv 10,1-10

La figura del Buon Pastore pervade

l’intera pagina del vangelo odierno.

D’altra parte nell’Antico Oriente

il pastore non era soltanto il custode

delle pecore, ma colui che condivideva

in tutto la vita del gregge. Gesù descrive

se stesso come il pastore che conosce

ad una ad una le sue pecore, il quale,

se necessario, arriva a dare la vita

per esse e che sogna di vederle tutte

riunite in un solo ovile. Si stenta

a credere che, dopo duemila anni,

ci sia ancora chi preferisce recitare

la parte della pecorella smarrita!

10 5a Dom. di Pasqua

(salt. 1 a sett.)

At 6,1-7 • Sal 32

1Pt 2,4-9 • Gv 14,1-12

L’apostolo Tommaso appare desideroso

di seguire il Maestro ovunque. Gesù

dice: «Io sono la Via, la Verità e la Vita».

Egli, cioè, è la via che conduce alla

verità; verità che consente di godere

INTENZIONI

DI PREGHIERA*

Per l’evangelizzazione - Per i

diaconi: Preghiamo affinché i

diaconi, fedeli al servizio della

Parola e dei poveri, siano un

segno vivificante per tutta la

Chiesa. Dei vescovi - Perché nel

tempo pasquale, sull’esempio di

Maria riunita con i discepoli nel

Cenacolo, siamo docili all’azione

dello Spirito Santo.

* Affidate dal Papa e dai vescovi

italiani alla Rete Mondiale di Preghiera

del Papa. Con un video Francesco

suggerisce un’altra intenzione di

preghiera, in relazione con l’attualità

(www.thepopevideo.org > lingua

italiana)

Lendinara (RO), chiesa dei cappuccini

in pienezza la vita. Gesù, quindi, è il

punto di partenza e il punto di arrivo

di tutto il percorso che abbraccia

l’intera esistenza di ognuno di noi.

Egli è, e resterà, la base terrena e il

vertice celeste di tutte le più lusinghiere

speranze di un aldilà fondato

sull’essenza di un’eterna felicità.

«Cristo pensoso palpito, astro incarnato

nell’umane tenebre, fratello che

t’immoli perennemente per riedificare

umanamente l’uomo… Santo, Santo

che soffri per liberare dalla morte

i morti» (G. Ungaretti).

17 6a Dom. di Pasqua

(salt. 2 a sett.)

At 8,5-8.14-17 • Sal 65

1Pt 3,15-18 • Gv 14,15-21

Gesù promette ai suoi un «altro

Consolatore». Tale è lo Spirito Santo

perché fedele: rimarrà sempre; perché

maestro: condurrà alla piena verità;

perché vivificante: donerà la vita eterna

del Risorto che vive; perché guida:

porterà all’amicizia con il Figlio di Dio.

Per questo è l’«altro Consolatore». Il

primo è lui, Gesù. Ma noi a quali

consolazioni tendiamo? Chi è il

consolatore che cerchiamo? L’uomo

è un ricercatore che si qualifica prima

per quello che è, poi per le scelte che

compie. Sulla sua strada potrà trovare

o le consolazioni di Dio o il Dio delle

consolazioni. A lui spetta l’ultima scelta.

24 Ascensione

del Signore

(salt. 3 a sett.)

At 1,1-11 • Sal 46

Ef 1,17-23 • Mt 28,16-20

L’Ascensione è come una festa di

addio, anche se mescola nel cuore

sentimenti di stupore oltre ogni

mestizia. È una festa di saluto, perché

preludio nella fatica di ogni giorno

del raggiungimento di un traguardo

di gioia, che valica ogni limite, che è

liberato da ogni prigione. L’Ascensione

non è il ricordo di un Dio che

abbandona dei poveri «illusi».

Si configura, piuttosto, come un’aperta

sfida ad aspettarlo, il Signore, perché

egli incoroni chi ha saputo combattere

le dure battaglie della vita.

«Esulti di santa gioia la tua Chiesa,

o Padre, per il mistero che celebra in

questa liturgia di lode, poiché nel tuo

Figlio asceso al cielo la nostra umanità

è innalzata accanto a te, e noi, membra

del suo corpo, viviamo nella speranza

di raggiungere Cristo, nostro capo,

nella gloria» (Colletta).

31 Pentecoste

(salt. 1 a sett.)

At 2,1-11 • Sal 103

1Cor 12,3-7.12-13 • Gv 20,19-23

La Pentecoste è il simposio dei saggi,

la celebrazione dell’Amore, l’ebbrezza

raggiunta senza l’aiuto di stupefacenti.

La storia è sua, la costruisce Lui in

tre capitoli essenziali. Il capitolo della

luce: principio vitale, fondamentale

è Dio, Amore trinitario. Il capitolo

delle tenebre: è l’anti-Dio che ha per

artefice lo spirito maligno, principe

delle tenebre, il tenebroso menzognero

presente fin dal principio. Il terzo

capitolo della sua storia sono io.

Il protagonista è il mio spirito, terreno

conteso in un’aspra lotta senza

quartiere dalla luce e dalle tenebre,

da Dio e da Satana. A chi andrà la

vittoria? Devi deciderlo tu, lambito dal

soffio dell’Onnipotente e dall’insidioso

veleno del serpente. P

S.Z.

MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 37


ORARI DEL SANTUARIO

APERTURA

Chiesa: ore 6-12 / 15-19

Cappella del santo:

ore 8-12 / 15-19

PENITENZIERIA

Festivo: ore 6.15-12 / 15-19

Feriale: ore 7-12 / 15-19

Il lunedì pomeriggio i frati sono

impegnati in comunità, pertanto non

sono disponibili per le confessioni

IL TUO «5 X MILLE» PER LE OPERE DI CARITÀ

DEI FRATI CAPPUCCINI

Sostieni l’Associazione di volontariato «Amici di san Francesco»,

per le opere di carità dei cappuccini del Triveneto.

Non ti costa nulla. Basta la tua firma e scri vere il numero di

codice fiscale 90082970279

nella dichiarazione dei redditi (modello CUD, 730, UNICO)

SANTO ROSARIO

CON PROCESSIONE «AUX FLAMBEAUX»

SANTE MESSE

Festivo: ore 6.30, 7.45, 9, 10.15,

11.30, 16, 18

Feriale: ore 7, 8.30, 10, 18

Sabato pomeriggio e vigilia

delle feste: ore 16, 18

PREGARE CON I FRATI

ore 6.20: celebrazione delle lodi,

meditazione e s. messa.

ore 19: recita del santo rosario

e vespri (giovedì: adorazione

eucaristica e vespri)

PELLEGRINAGGI

Per informazioni o prenotazioni,

telefonare alllo 049 8802727

(orario di ufficio),

email: info@leopoldomandic.it.

Chiediamo di indicare il numero

dei pellegrini, la data e l’ora prevista

dell’arrivo, la necessità di una

presentazione del santuario,

l’intenzione di celebrare la santa

messa con un sacerdote del gruppo.

Il santuario rimane chiuso

dalle ore 12 alle 15

SABATO 2, 9, 16, 23, 30 MAGGIO, ORE 21

I

IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE

DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!