PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - maggio 2020
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Portavoce
N. 4 - MAGGIO-GIUGNO 2020
di san Leopoldo Mandić
Mensile - anno 60 - n. 4 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
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Portavoce
di san Leopoldo Mandić
Periodico di cultura religiosa
dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»
Direzione, Redazione, Amministrazione
Associazione «Amici di San Leopoldo»
Santuario san Leopoldo Mandić
Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova
Sito internet
www.leopoldomandic.it
Direttore e Redattore
Giovanni Lazzara
Dir. Responsabile
Luciano Pastorello
Hanno collaborato a questo numero
Flaviano G. Gusella, Alesandro Carollo,
don Mario Gazzillo, Michele Bernabei,
Adriano Zattarin, Fiorenza Noventa,
Giancarlo Frison, Maria Cristina Borromeo,
p. Dario e sr. Giuliana, Vincenzo Misuraca,
Antonia Di Lenna, S.Z. e Fabio Camillo
Impaginazione
Barbara Callegarin
Stampa
Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)
Editore
Associazione «Amici di san Leopoldo»
Spedizione in abbonamento postale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale
di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,
n. 13870. Con approvazione ecclesiastica
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Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san
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Fra Flaviano Giovanni Gusella
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Questa testata non fruisce di contributi statali
Chiuso in prestampa il 23 marzo 2020
Sommario
N. 4 MAGGIO-GIUGNO 2020 ANNO 60
6
10
12
16
Editoriali
PERCHÉ UN SANTO “PATRONO” NEL TEMPO DELLA TECNICA /
AI LETTORI / di Giovanni Lazzara
QUARESIMA E QUARANTENA / LA VOCE DEL SANTUARIO / di Flaviano G. Gusella
Attualità ecclesiale
IL SACRO TELO E IL CORPO. RICOSTRUITO L’UOMO DELLA SINDONE /
di Alessandro Carollo
ABBIAMO BISOGNO DI STORIE BUONE E VERE / LA PAROLA DEL PAPA /
di papa Francesco
2
19
31
38
4
8
35
37
Speciale novena
NOVENA E FESTA DI SAN LEOPOLDO 3-12 MAGGIO / IL PROGRAMMA
DAI COLLI EUGANEI PELLEGRINI A PADOVA / di don Mario Gazzillo, Michele Bernabei,
Adriano Zattarin, Fiorenza Noventa, Giancarlo Frison, Maria Cr. Borromeo, p. Dario e sr. Giuliana
San Leopoldo ieri e oggi
IL BUIO E LA LUCE. QUANDO SAN LEOPOLDO SI FA COMPAGNO DI VIAGGIO /
di Vincenzo Misuraca
I RAGAZZI DELLA CANALETTA / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 4 / di Antonia Di Lenna
Rubriche
LA FOTO RACCONTA
LETTERE A PORTAVOCE
VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione
CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.
COMUNICAZIONE AGLI ABBONATI
Carissimi lettori, l’emergenza sanitaria causata dal contagio virale rappresenta una prova per tutti.
Per il blocco di molte attività disposto dai decreti governativi, questo numero di Portavoce, che esce
associando i mesi di maggio e di giugno, subirà dei ritardi nella produzione e nella consegna tramite
Poste Italiane. Anche il programma della Novena e Festa di san Leopoldo (cf. pp. 2-3) potrebbe
subire delle modifiche: eventuali aggiornamenti saranno pubblicati sul sito internet del santuario
www.leopoldomandic.it. Vi ringraziamo per la comprensione e la collaborazione.
MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 5
ATTUALITÀ ECCLESIALE
Il sacro telo e il corpo
Ricostruito l’uomo della Sindone
Qualche mese fa sono stato
invitato a visitare lo studio
dello scultore Sergio Rodella
a Vigonovo (Venezia).
Egli, dopo gli studi all’Accademia
di Venezia, ha dedicato la
sua vita a plasmare un materiale
difficile come il marmo, alla ricerca
della bellezza muta, e per questo
eterna, del corpo umano.
Sergio ha impiegato due anni
di lavoro per ricostruire in maniera
scientifica la struttura corporea
dell’uomo che fu avvolto dalla Sindone.
È stata una ricerca interiore,
non solo tecnica o artistica, quasi
una “conversione”, perché il corpo
ricostruito racconta una storia in
parte diversa da quella che ci è stata
raccontata.
L’artista veneto Rodella e il docente universitario
Fanti, assieme ad altri colleghi, hanno realizzato
il modello fisico tridimensionale più scientificamente
attendibile dell’immagine impressa sulla Sindone.
La scultura conferma il racconto evangelico
della Passione
d i A l e s s a n d r o C a r o l l o
giardino, una casa e accanto uno
stabile industriale.
Nascosti dietro le riproduzioni a
grandezza naturale dell’immagine
in negativo della Sindone, intravvedo
frese, torni e un muletto, mentre
noto in alto un paranco su rotaia.
È come una bottega medievale, in
chiave moderna. Tutto attorno, appena
sotto ai finestroni, sono collocati
bassorilievi e calchi in gesso. Più
in basso, alcune delle opere dell’artista,
quasi in penombra. È un luogo
che parla di lavoro manuale, di
NELLA BOTTEGA DELLO SCULTORE
Arrivo nello studio dell’artista. Le
telecamere e i microfoni all’interno
mi avvisano che sono in corso delle
riprese: lo scultore presenta le conclusioni
delle sue ultime ricerche,
che lo hanno portato a scoprire una
serie di corrispondenze – troppo precise
per essere solo una coincidenza
– tra le piaghe dell’Uomo della Sindone
e quelle di alcuni stimmatizzati,
come padre Pio e santa Rita da
Cascia.
Mi ero immaginato di entrare in
una specie di galleria d’arte, dove
la cura dell’ambiente, delle luci e
dei dettagli convergono sulle opere
per esaltarne forma e colore. Mi trovo,
invece, nella zona artigianale di
Vigonovo, alle porte di Padova: un
12 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020
sudore, di manualità, che trasmette
il concetto di arte con un linguaggio
accessibile a tutti. Su un tavolo mobile
al centro dello stanzone, sotto
un telo, c’è l’Uomo della Sindone.
L’intervista televisiva in corso mi
permette di farmi una prima idea
sul lavoro dell’artista. Poi tutti se ne
vanno e rimango solo con l’artista.
Un paio di anni fa – mi racconta
Sergio – non era riuscito a realizzare
il desiderio di avere, per motivi
personali più che professionali,
una riproduzione della Sindone, a
causa del costo troppo alto. Poche
settimane dopo, però, l’Università
di Padova gli propose di collaborare
al progetto di ricostruire il corpo
dell’uomo che era stato avvolto dal
celebre telo custodito a Torino. Il
desiderio si era realizzato, per vie
traverse e con altre finalità. Un caso?
La ricostruzione del corpo umano
a partire da una figura a due dimensioni
(come un quadro o una
fotografia, ndr) è una questione
complessa, tanto più che la Sindone
rimanda un’immagine a tratti misteriosa,
non completa, con alcune
parti a prima vista sproporzionate
dal punto di vista anatomico e irrimediabilmente
rovinate a causa del
tempo passato e degli incendi.
E così lo scultore ha dovuto trasformarsi
in un investigatore: quelle
che sembravano incongruenze – e
che ai più hanno fatto pensare a un
“falso” medievale – erano invece indizi
che raccontavano di un uomo
morto per crocifissione e di un telo
disposto con cura poco tempo dopo
la sua morte. Solamente con tanta
pazienza (si potrebbe anche dire
ostinazione!) e grazie al confronto
con medici e scienziati, alla costruzione
di modelli parziali in gesso e
in filo di ferro, di sezioni in cartone
e di modelli delle articolazioni del
corpo umano, Sergio è riuscito a
riprodurre un corpo perfettamente
combaciante con l’immagine impressa
sul telo.
LA SINDONE RACCONTA
UNA STORIA DRAMMATICA
Mi affascina la storia di quell’uomo
“raccontato” dalla Sindone. Il capo
è un po’ piegato in avanti, verso lo
sterno. Barba e capelli lunghi, le
braccia incrociate sopra il bacino
appena ruotato. I segni dei chiodi su
mani e piedi, una ferita più profonda
sul lato destro del petto e un’altra
simile, più superficiale, poco sopra.
Le gambe non sono distese, ma leggermente
flesse. Su tutto il corpo
sono evidenti i segni delle percosse,
fatte con una specie di frusta.
È il corpo di un uomo, alto circa
179 centimetri, senza dubbio
torturato e crocifisso, che presenta
i segni del rigor mortis (rigidità cadaverica),
fenomeno che comincia
a manifestarsi generalmente dopo
tre ore dalla morte ma che, in caso
di morte da traumi violenti, può
insorgere in tempi più brevi e prolungarsi
maggiormente. Sul capo
sono evidenti le ferite dovute ad
Sergio Rodella
IL SACRO TELO E IL CORPO
alcune punte conficcate a forza.
Non sembra trattarsi di una specie
di casco che avvolgeva tutto il cranio,
come a volte si dice, ma di una
corona. Una ferita facilmente riconoscibile
nel telo sindonico, quella
che ha prodotto un rivolo di sangue
a forma di 3, proprio al centro della
fronte, si trova nella stessa posizione
della spina sul capo di santa Rita
da Cascia.
Racconta l’evangelista Marco che
i soldati romani vestirono Gesù con
un telo «di porpora, intrecciarono
una corona di spine e gliela misero
attorno al capo. Poi presero a salutarlo:
“Salve, re dei Giudei!”» (Mc
15,17-18). Quei soldati mettono in
scena una perfetta parodia di un
corteo regale che omaggia il sovrano,
del tutto ignari di quanto fossero
vicini alla verità!
Sul corpo sono evidenti i segni
della tortura. Il computo dei colpi
è parziale, perché la Sindone non
restituisce l’immagine dei fianchi
dell’uomo. Sulla parte anteriore, si
possono contare più di sessanta
colpi di un flagello con tre corde e
sei piccoli corpi sferici contundenti;
sulla schiena, più di cento colpi con
uno strumento diverso, costituito
da due cordicelle e quattro sfere.
Secondo il giudizio degli storici, generalmente
i romani usavano fruste
costituite da cinghie di pelle provviste
di pezzi di osso, di piombo o di
aculei. Il reo era fustigato una volta
pronunciata la condanna capitale
(cf. Mc 15,15 e Mt 27,26, mentre Gv
19,1 accenna alla fustigazione durante
il corso del processo romano).
Occasionalmente, la flagellazione
avveniva anche quando il condannato
portava la croce o la sola traversa
verso il luogo dell’esecuzione.
Per quanto riguarda l’uso dei
chiodi, è necessario specificare che
– contrariamente a quanto si crede
– in genere i romani usavano corde
per appendere alla croce i condannati,
sia perché i chiodi non erano
necessari per sostenere il peso del
corpo sia per velocizzare le operazioni,
dal momento che le esecuzioni
capitali potevano essere multiple.
In alcune occasioni, tuttavia, erano
utilizzati i chiodi – come è testimoniato
per Gesù e come è confermato
da alcune evidenze archeologiche
– allo scopo di infierire maggiormente
nei confronti del reo, aggiungendo
dolore a dolore.
Esaminando da vicino la Sindone,
lo scultore Rodella avanza l’ipotesi,
suffragata anche da prove
sperimentali, che i chiodi usati per
le mani dell’Uomo della Sindone
non passassero attraverso il polso,
ma tra il terzo e il quarto osso metacarpale,
esattamente al centro del
palmo, mentre il foro di entrata e
di uscita attraverso l’astragalo (l’osso
della caviglia) presuppone che il
piede appoggiasse su un cuneo (in
latino, suppedaneum), che aveva lo
scopo di sostenere il corpo del condannato
che, posto in posizione verticale,
si sentiva schiacciato verso il
basso dal suo stesso peso.
Non si deve però pensare che il
sostegno sotto il piede fosse un gesto
di attenzione nei confronti del
crocifisso: piuttosto era un modo
per prolungare l’agonia del condannato
che, lentamente, moriva tra
atroci dolori per asfissia. Ed ecco
un’altra sorprendente coincidenza,
se così si può chiamare: la posizione
del foro del chiodo sulla mano
destra dell’Uomo della Sindone
coincide perfettamente con quello
di padre Pio.
Uno dei misteri più inquietanti
dell’immagine sindonica è il fatto
che il braccio destro sembra innaturalmente
più lungo di quello sinistro.
Dall’analisi fatta dallo scultore,
si riesce a intuire che il telo doveva
essere completamente aderente al
corpo deposto nel sepolcro, grazie
forse ad alcuni oli o balsami con
cui il corpo era stato cosparso (come
scrive Gv 19,39-40), mentre una
fascia mentoniera teneva chiusa la
mandibola, sollevando leggermente
due ciocche di capelli ai lati del viso,
e altre fasce tenevano le braccia e le
gambe in posizione.
Così, una volta che il telo viene
aperto completamente, l’immagine
del corpo sottostante viene leg-
14 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020
germente modificata. L’Uomo della
Sindone, poi, risulta avere la spalla
destra lussata, per cui l’osso della
spalla, uscendo dalla sua sede, fa in
modo che il braccio risulti più lungo
di qualche centimetro. Lo scultore
avanza l’ipotesi che la lussazione
sia avvenuta a motivo di una caduta
mentre il condannato portava la
croce e che, in seguito al trauma e
alle torture già subite in precedenza,
il lato destro del corpo si sia paralizzato.
È probabilmente per questo
motivo che la testa risulta piegata
in modo innaturale verso destra
di un paio di centimetri. Diventa
comprensibile la testimonianza
dell’evangelista Marco secondo cui
i soldati «costrinsero» (Mc 15,21) un
certo Simone di Cirene a portare la
croce di Gesù: questi, caduto, con
una spalla lussata e con un principio
di paralisi, doveva essere ormai
inabile a trasportare verso il Golgota
il suo tremendo patibolo.
QUANDO LA MORTE
SCONFINA NELLA VITA
Ma cosa avvenne dopo la morte
dell’Uomo della Sindone? Probabilmente,
il corpo – che aveva già perso
molto sangue a motivo delle ferite
– fu lavato in maniera sommaria,
tanto che rimasero alcune macchie
UN’IMMAGINE
SORPRENDENTEMENTE REALISTICA
Padova, 20 marzo 2018, Archivio antico di Palazzo del Bo (storica sede
dell’Università di Padova). Nel corso della conferenza L’Uomo della
Sindone. Ricostruzione tridimensionale del corpo avvolto dalla Reliquia
(tenuta dai professori Giulio Fanti e Gianmaria Concheri dell’Università
di Padova, Marco Conca di Milano, Luigi Mattei di Bologna; dall’artista
figurativo Sergio Rodella e dai dottori Matteo Bevilacqua e Stefano
Concheri) vengono resi noti gli importanti risultati ottenuti in due anni di
lavoro da un gruppo scientifico dell’Università e dell’Ospedale di Padova
in collaborazione con lo scultore Rodella, che ha realizzato un calco in
gesso poi traslato in marmo. Tale scultura è un modello tridimensionale a
grandezza naturale del corpo avvolto dalla Sindone, che corrisponde in
modo sorprendente alla doppia immagine, frontale e dorsale, presente
sul telo. «Questa statua», spiega il professor Giulio Fanti, docente di
Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova, che da anni studia
la Sacra Sindone con le tecnologie più attuali, «è la rappresentazione
tridimensionale a grandezza naturale dell’Uomo della Sindone, realizzata
sulle misure millimetriche ricavate dal lenzuolo in cui fu avvolto il corpo
di Cristo dopo la crocifissione. Riteniamo perciò di avere finalmente
l’immagine precisa di come era Gesù su questa terra. D’ora in poi non
si potrà più raffigurarlo senza tenere conto di quest’opera».
di sangue coagulato. Sergio ipotizza
uno scroscio violento di pioggia (ed
è quantomeno suggestivo che Mc
15,33 ricordi che, da mezzogiorno
alle tre del pomeriggio, l’ora della
morte di Gesù, «si fece buio su tutta
la terra»). Quindi, il corpo, che
già presentava i primi segni della
rigidità cadaverica, venne deposto.
Gli evangelisti ricordano come
un discepolo di nome Giuseppe di
Arimatea, un membro autorevole
del popolo giudaico (Mc 15,42-47),
discepolo in incognito di Gesù (Gv
19,38), richiese il corpo a Pilato e
si affrettò a deporlo in un sepolcro
prima dell’inizio del sabato ebraico.
Fatti avvenuti due, al massimo tre
ore dopo la morte di Gesù.
Ora, se l’impressione dell’immagine
nella Sindone avviene nel
momento della risurrezione di Gesù,
ciò significa che il suo ritorno in
vita si verifica durante il periodo del
rigor mortis, cioè non molto tempo
dopo la deposizione del corpo nella
tomba. Di fatto, la domenica non
è – strettamente parlando – il giorno
in cui “accadde” la risurrezione di
Cristo (gli evangelisti non lo specificano),
ma il giorno in cui le discepole
e i discepoli trovarono il sepolcro
vuoto e si incontrarono con il
Signore Risorto e vivo (Mc 16,1-8; Gv
20,1-18).
È come se Dio Padre avesse avuto
fretta di far risorgere il Figlio amato!
E così la Sindone ci parla di vita
attraverso la morte e di morte che
sconfina nella vita.
Questa è la storia di un uomo,
condannato alla croce e avvolto in
un telo, prima di essere deposto nel
sepolcro. Il telo e il corpo è il titolo
del libro-intervista che documenta,
grazie a numerose foto, il percorso
artistico, scientifico e personale che
ha permesso a Sergio Rodella di ricostruire
il corpo dell’Uomo che fu
avvolto dalla Sindone. Per chi vuole,
è la stessa storia raccontata dai
vangeli. P
MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 15
SPECIALE NOVENA
I missionari Sma e le missionarie Nsa
d i p a d r e D a r i o e s u o r G i u l i a n a
Ci presentiamo: siamo i missionari
SMA (Società delle
Missioni Africane) e le suore
missionarie NSA (Nostra Signora
degli Apostoli). Siamo
due istituti missionari internazionali,
nati in Francia nella seconda metà
del 1800 per l’evangelizzazione
dell’Africa.
L’inizio è stato drammatico. Il
fondatore, mons. Melchior De Marion
Brésillac, già vescovo in India,
morì di febbre gialla con
gli altri suoi compagni di
missione appena arrivati
in Sierra Leone, nel 1859.
Il suo successore, p. Planque,
sviluppando la volontà
di Brésillac, fondò
le suore NSA. Centinaia di
giovani padri e suore, per
diversi decenni, daranno
la loro vita per annunciare
il vangelo tra le popolazioni
della costa dell’Africa
occidentale. Il loro sacrificio
è coronato dalla nascita
di tante Chiese locali, soprattutto
nel Golfo di Guinea.
Oggi siamo circa 1.500 e siamo
presenti in una ventina di paesi africani
e mediorientali. Noi italiani/e
attualmente lavoriamo in Costa d’Avorio,
Niger, Liberia, Burkina Faso,
Benin, Togo, Marocco, Algeria e Angola.
Dal 1972 siamo presenti nella
diocesi di Padova. Viviamo nella casa
di animazione missionaria a Feriole
di Teolo, sei padri e tre suore.
Quali sono le finalità che ci motivano?
Vogliamo rispondere concretamente
alla vocazione missionaria
di tutta la Chiesa. Dedichiamo la
nostra vita all’annuncio del vangelo
di Gesù, soprattutto in Africa. Nella
nostra Chiesa italiana teniamo vivo
l’ideale missionario e promuoviamo
l’accoglienza e la valorizzazione
degli africani venuti a vivere da noi.
Ci mettiamo al servizio della Chiesa
locale per l’animazione missionaria
delle parrocchie e dei gruppi, in
collaborazione con il Centro Missionario
Diocesano. Siamo aperti alle
problematiche e alle provocazioni
attuali, soprattutto del mondo africano
e dei migranti. Vogliamo far
conoscere l’Africa e la Chiesa in Africa,
proponendo percorsi di aiuto, di
scambio e di partenza. Camminiamo
con i giovani che vogliono discernere
la loro vocazione missionaria.
La nostra attività è prevalentemente
di “animazione missionaria”,
in collaborazione con il Centro Missionario
Diocesano, nel contesto
delle parrocchie, dei vicariati e delle
scuole.
Per questo, proponiamo alcune
attività presso la nostra casa,
altre all’esterno.
Presso la nostra casa proponiamo:
momenti di preghiera e spiritualità,
con possibilità di incontri
personali per confessioni e direzione
spirituale. L’Eucaristia tutte le
sere alle 18,30 (tranne sabato e domenica);
la Scuola della Parola: un
appuntamento mensile di condivisione
della Parola di Dio (quest’anno
riscopriamo la Lettera di San
Giacomo), con ascolto, scambio di
fede e di vita e preghiera (ogni terza
domenica del mese da ottobre ad
aprile, dalle 16 alle 19); Parola giovani:
un tempo di condivisione sulla
Parola di Dio, animato da giovani
per giovani (l’ultimo giovedì’ del
mese alle 21); Incontri per i ragazzi
e genitori nel loro percorso d’Iniziazione
Cristiana, per stimolarli a un
impegno come “pietre vive” della
Chiesa; ritiri per catechisti e animatori
parrocchiali.
In collaborazione con il Centro
Missionario Diocesano,
sempre presso la nostra casa:
Viaggiare per condividere
(preparazione di viaggi nelle
missioni durante l’estate) e
Scuola di animazione missionaria
(formazione di animatori
missionari nelle diocesi
di Padova e di Vicenza).
Nelle scuole proponiamo
dei percorsi didattici di
educazione alla mondialità
dove mettiamo la nostra
conoscenza ed esperienza
missionaria al servizio del
territorio a beneficio dei ragazzi
delle elementari, medie e superiori.
Temi di questi percorsi: “Uno sguardo
sull’Africa, tra pregiudizi e realtà”:
scopriamo il continente africano; “Il
mondo sottosopra”: gli squilibri Nord/
Sud del mondo.
Un’ultima informazione: facciamo
parte dell’Associazione DUMA
(Diamo Una Mano-onlus) nel sostegno
a distanza di bambini orfani e al
Centro di Cura dell’ulcera del Buruli
in Costa d’Avorio.
Volete conoscerci? Venite a trovarci
nella nostra casa di Feriole in
via Orio Vergani, 40 oppure scriveteci
(smansa.feriole@gmail.com; sr.
Giuliana: giulibonda@gmail.com; p.
Dario: dario.dozio@gmail.com). P
30 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020
SAN LEOPOLDO IERI E OGGI
Il buio non è bello ma, se c’è un
punto luminoso in mezzo al cielo,
è solo con il buio che si riesce
a notarlo davvero. Dio esiste
– ed è molto più che un puntino
luminoso! – ma talora c’è bisogno
del “buio” per riuscire a riconoscerne
la presenza.
LA CAUSA DELLA SOFFERENZA
Primavera del 2017, Barbara, mia
moglie, inizia a non sentirsi bene. I
medici consultati attribuiscono la
causa del malessere al troppo caldo
del periodo oppure a problemi di
gastrite, facendo riferimento a eventuali
esagerazioni col cibo, come
può succedere in vacanza.
Il 24 settembre 2017, è la terza visita
nello stesso mese al Pronto Soccorso
di Mirano (VE): Barbara viene
ricoverata nello stesso ospedale.
Normalmente il fatto che una
persona venga ricoverata non costituisce
motivo di rallegramento, ma
mia moglie accoglie tale decisione
con gioia. Viene subito ricoverata
nel reparto di Medicina generale.
Dopo essere stata letteralmente rivoltata
come un calzino, viene sottoposta
a una risonanza magnetica
su decisione di un giovanissimo dottore,
il quale, constatato che fra le
cause del malessere era sempre presente
una forte pesantezza alla nuca,
Il buio e la luce
Quando san Leopoldo
si fa compagno di viaggio
Mentre ancora neppure sapevano della sua esistenza,
Vincenzo e Barbara hanno “incontrato” san Leopoldo
d i V i n c e n z o M i s u r a c a
ritiene opportuno coinvolgere i colleghi
del reparto di Neurologia.
L’esito della risonanza è fondamentale
per poter capire finalmente
la causa di tanto malessere. Il giovane
dottore di medicina generale
torna con un infermiere in stanza
da mia moglie e, quasi con le lacrime
agli occhi, spiega che hanno
trovato un edema celebrale esteso e
che, sotto, c’è qualcosa che lo aveva
provocato. Come primo soccorso,
vengono subito somministrati 400
ml di cortisone a mia moglie Barbara,
la cui preoccupazione più grande
è quella di trovare il modo migliore
per riferire l’esito a me e ai suoi genitori.
Mi informa chiamandomi al
cellulare mentre sono al lavoro, e mi
chiede di raggiungerla in ospedale
aggiungendo che a momenti sarebbe
passato il neurologo per visitarla
e per trasferirla in Neurologia.
LE PRIME REAZIONI
La mia prima reazione è quella di
tranquillizzarla, informandola che
partivo immediatamente dall’ufficio
per raggiungerla e capire meglio
con i dottori cosa stava succedendo.
Al telefono a stento cerco di ostentare
tranquillità, ma in realtà, chiuso
il telefono, ho un calo di pressione
e svengo fra le braccia del mio collega
Luca. Seguono fasi concitate,
dove assieme dobbiamo avvisare
MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 31
IL BUIO E LA LUCE
i suoceri, i cognati ma anche gli
amici. Le amiche Cristina, Cristiana,
Cinzia, Sara e i rispettivi mariti,
le loro famiglie tutte, il mio collega
Luca e tutte le persone che ci vogliono
bene, si mettono a disposizione,
ognuno come può. I miei suoceri
e i miei cognati cominciano subito
a impegnarsi in vere e proprie
staffette a rotazione
dalla Sicilia.
Tutti costoro saranno
fondamentali
per affrontare
assieme la strada in
salita che ci si stava
prospettando e per
aiutarci nel migliore
dei modi nella gestione
di nostro figlio di 8
anni. Nicolò, nostro figlio,
dapprima preoccupato
per la mamma
che frequentemente
rimaneva ricoverata in
ospedale, si trovava circondato
dall’affetto e
dalla presenza dei nonni
e degli zii. Quasi non
credeva ai suoi occhi
nel vedere i nonni e gli zii venire
con tale frequenza a casa nostra.
San Leopoldo in un disegno di Nicolò,
figlio di Barbara e Vincenzo
L’“INCONTRO” CON SAN LEOPOLDO
Mia moglie, nonostante tutto, percepiva
dentro di sé un senso di gioia.
Seppure inizialmente sconvolta per
le ripercussioni che questa battaglia
avrebbe potuto avere sulla nostra
famiglia, si sentiva serena e protetta
dalla fede, come avvolta in un velo
di mistero, abbracciata e sorretta da
qualcosa di molto grande e che le
trasmetteva tranquillità e serenità.
Un po’ tutti percepivamo un’aria
di tranquillità spirituale. La notizia
del ricovero di Barbara si era propagata
quasi con la velocità della luce
e con altrettanta velocità partivano
da più parti d’Italia (anche da persone
che non conoscevamo, amici di
amici, parenti…) le recite del Rosario
a favore della guarigione di mia
moglie. Poi, un parente della Sicilia,
ignaro delle nostre disavventure e
devoto di padre Pio, appreso che
a Padova, oltre che al più famoso
sant’Antonio c’è anche il santuario
di san Leopoldo, mi manda un messaggio
via WhatsApp che dice: «Buona
domenica… ti posso chiedere un
favore? Se qualche volta vai a Padova,
puoi passare dal santuario di san Leopoldo
e dire una preghiera per me e la
mia famiglia? Grazie». Beh, sinceramente,
fino a quel momento ignoravo
l’esistenza di questo santo e non
do neanche tanto peso alla richiesta
ricevuta. Ma dopo qualche giorno,
mentre ci troviamo in ospedale e
parliamo con una carissima amica,
Cinzia Balletta, le chiedo per curiosità
dove abita sua mamma a Mirano.
La risposta è: «Sai dov’è la chiesa di
san Leopoldo? Lì vicino…». In pochi
giorni il nome di san Leopoldo mi si
ripresenta per la seconda volta!
Dopo alcune settimane, mi trovo
a Padova a casa di altri amici. Facciamo
una passeggiata lungo l’argine
del fiume Bacchiglione. Arrivati
nei pressi di una panchina ci sediamo
e noto fra gli alberi la presenza
di una grande cappella di vetro. Ci
avviciniamo pensando di trovare
all’interno una statua della
Madonna, ma con immenso
stupore troviamo un’altra
statua. Il nome del santo
riportato nella targhetta
posta ai piedi della statua
spiega: «San Leopoldo». A
quel punto il messaggio ci
apparve chiaro: san Leopoldo
ci stava venendo incontro.
Noi dovevamo assolutamente
andare al suo
santuario.
AL SUO SANTUARIO
Mia moglie Barbara deve
operarsi il 3 novembre
2017. Oramai, l’unica data
possibile per andare al
santuario prima dell’intervento
è domenica 29
ottobre. Appena arrivati al santuario,
notiamo subito la presenza
di una gran folla. La statua posta
davanti al santuario e la scritta scolpita
«Dio è medico e medicina» sono
solo il preludio di un susseguirsi di
emozioni.
Nel piccolo confessionale dove
san Leopoldo era solito ascoltare
chi si rivolgeva a lui, Barbara legge
la testimonianza di una signora che
raccontava come, per grazia ricevuta
dal santo, sua sorella era riuscita
a guarire da un edema celebrale.
Poi, mentre stiamo per entrare
in chiesa, apprendiamo la notizia
dell’arrivo imminente della statua
della Madonna Pellegrina di Fatima
che, proprio in quel giorno, era in
visita al santuario di san Leopoldo
per poter essere lì venerata fino
al 30 ottobre. Non possiamo non
assistere all’arrivo della Madonna.
32 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020
VIDEO
TESTIMONIANZA
La testimonianza di Barbara,
raccolta da Mauro Gottardo, è
andata in onda nel programma
“Bel tempo si spera” su Tv2000.
Per rivedere tutta la puntata,
dedicata a san Leopoldo patrono
dei malati di tumore, clicca su:
https://tinyurl.com/Misuraca
Forse san Leopoldo ci ha attirato al
suo santuario anche per farci incontrare
la Madonna e poter affrontare
con serenità il percorso che stavamo
per iniziare.
Nel vicino cortile delle suore Salesie
(dove è accolta la statua al suo
arrivo, ndr) risuonano queste parole:
«Noi non adoriamo statuette ma
celebriamo i segni, ed oggi, in occasione
del centenario delle sue apparizioni,
la Madonna Pellegrina di Fatima è
a Padova, a far visita al santuario di
san Leopoldo». Ci sentiamo avvolti in
un turbinio di emozioni. La Madonna
è con noi, così come san Leopoldo!
L’emozione è tanta che a stento
tratteniamo le lacrime.
L’INTERVENTO E LE CURE
Il 3 novembre Barbara viene operata
all’ospedale di Vicenza. Le
preghiere, da allora, sono sempre
rivolte a san Leopoldo affinché Dio
possa assistere i medici che si prendono
cura di lei. Per lei i medici sono
gli strumenti di cui Dio si serve
per donare una nuova vita. Seguono
diverse altre visite al santuario
di san Leopoldo. Mio figlio Nicolò
inizialmente non capisce il motivo
di queste visite o forse capisce ma
ha bisogno di certezze, per questo
ci fa diverse domande. Poi, come ci
racconterà più avanti nel tempo, in
silenzio fa una preghiera a san Leopoldo,
chiedendogli di aiutare la
mamma a guarire.
MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 33
IL BUIO E LA LUCE
Purtroppo l’esame istologico non
ci riserva belle notizie. Il chirurgo
non aveva potuto asportare tutta l’area
interessata dal tumore, un glioblastoma
di IV grado, per cui erano
rimasti dei residui perimetrali.
All’ospedale di Abano Terme,
Barbara si sottopone a trenta sedute
di radioterapia con concomitanti
quarantadue giorni di chemioterapia,
con il supporto di un team medico
allo IOV (Istituto Oncologico
Veneto, ndr) di Padova. Segue poi
un percorso di cura che da protocollo
prevede sei cicli di chemioterapia,
ogni quattro settimane, per cinque
giorni consecutivi.
Al termine dei sei cicli, solitamente
il protocollo prevede al più
il proseguimento col trattamento
di chemioterapia per ulteriori sei
cicli per poi sospendere la terapia
(in base ai risultati che solitamente
dopo dodici cicli rimangono invariati).
Nel caso di Barbara, però, la
situazione si mostra diversa. Infatti,
prima di sentenziare la fine dei
cicli di chemioterapia, il medico ha
ritenuto opportuno arrivare fino al
diciassettesimo ciclo. Il risultato della
risonanza magnetica del 29 luglio
2019 recita quanto segue: «Si confronta
l’attuale esame con il precedente
eseguito in data 4.3.2019 e si consultano
immagini di precedente esame
Pet-Rm eseguito presso altra sede in
data 15.5.2019. All’attuale controllo
non sono più chiaramente identificabili
aree di significativo enhancement
contrastografico lungo i margini del
cavo chirurgico, residuo, in esiti di intervento
in regione temporo-parietale
a destra».
GRAZIE!
Ricordo un episodio importante.
Dopo l’intervento chirurgico, Barbara
aveva manifestato il desiderio
di venire a seguire la messa per la
prima volta al santuario. Non sapendo
gli orari delle messe, ci colleghiamo
tramite internet alla pagina
web del santuario: subito ci si apre
un pop-up con la figura di san Leopoldo
accanto a un malato e la petizione
per proclamarlo protettore
dei malati oncologici. A quel punto
pensiamo: il santo, che noi non conoscevamo,
ci è venuto a cercare…
Immersi dentro a una nuova emozione,
ci rechiamo al santuario e, al
termine della messa, ci affrettammo
ad apporre le nostre firme per
contribuire a raggiungere l’obiettivo
della petizione.
Le cure proseguono per via degli
effetti collaterali derivanti dalla
patologia e per i quali mia moglie
è seguita dal team della Neurologia
dell’ospedale di Dolo e controllata
da altri medici. Ma, con il confronto
del 9 agosto 2019, di fatto abbiamo la
certezza di aver raggiunto un risultato
strepitoso!
Sono seguite altre due risonanze
di controllo, a distanza di tre mesi
l’una dall’altra: e entrambe con lo
stesso esito. Siamo sempre più convinti
che la cura, sebbene corredata
da tanta sofferenza, sia stata fondamentale,
così come lo è stato il conforto
ricevuto dalla consapevolezza
della vicinanza spirituale di san Leopoldo.
Il ringraziamento non può che
andare indistintamente a tutti coloro
che ci hanno supportato fino ad
ora e che ancora lo faranno. Grazie
a Dio, all’intercessione di san Leopoldo
(che per ben tre volte si è presentato
sul nostro cammino) e alla
presenza della Madonna Pellegrina
di Fatima. P
OGNI MALATTIA GRAVE È UNA PROVA
Come ha affrontato, san Leopoldo,
i limiti personali e le sue malattie? Perché
mostrava tanta compassione per le persone
povere e malate? Il libretto risponde
a queste domande e, attraverso il racconto
di oltre trenta testimonianze, spiega
la sua potente intercessione in favore
di quanti si rivolgono a lui.
Giovanni Lazzara (a cura), Per grazia ricevuta.
San Leopoldo e i malati di tumore. Testimonianze,
Edizioni San Leopoldo, 2018,
pp. 48, euro 2,00
VITA DEL SANTUARIO
Dal 10 febbraio al 16 marzo 2020 hanno visitato
il nostro santuario circa 15 gruppi, per un totale
di 850 persone circa provenienti da San Stino di
Livenza (VE), San Pietro Viminario (PD), Borgoricco
(PD), Castiglione dei Pepoli (BO), Arsiero (VI),
Monselice (PD), Albignasego (PD), Belluno, Arre
(PD), Candiana (PD), Zagabria (Croazia), Požega
(Croazia), Galta di Vigonovo (VE), Ulm (Germania).
(In questo periodo le visite al santuario sono risultate
particolarmente ridotte per effetto del blocco delle
attività pastorali disposto dalle autorità governative
nel quadro delle misure urgenti di contenimento
del contagio da Coronavirus)
15.2.2020: pellegrinaggio della Parrocchia Duomo Monselice
con i fanciulli del catechesmo e genitori
2.2.2020: gruppo di Preghiera Rosario Perpetuo
di San Pietro Viminario (PD)
15.2.2020: ragazzi del catechismo dalla parrocchia di
Arsiero (VI) con don Paolo
15.2.2020: bambini della prima confessione
dalla parrocchia di Albignasego (PD) con i genitori
16.2.2020: gruppo dall’Unità Pastorale di Arre, Arzercavalli, Candiana, Fossaragna e Pontecasale (PD)
MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 35
16.2.2020: pellegrini dalla diocesi di Belluno
17.2.2020: il Generale di Corpo d’Armata Amedeo Sperotto,
comandante delle Forze Operative Nord, al termine del suo
servizio a Padova ha reso riconoscente omaggio a s. Leopoldo
22.2.2020: bambini di prima confessione dalla parrocchia
di Galta di Vigonovo (PD)
Da sinistra, i frati Luca Trivellato, Massimo Lorandini, Roberto Tadiello,
Alessandro Carollo, Francesco Zoccatelli
NUOVI SUPERIORI CAPPUCCINI
Guiderà per altri tre anni tutti i frati Cappuccini
del Triveneto fra Roberto Tadiello, 55 anni, di
Montorso Vicentino (VI), sacerdote dal 1992.
La sua conferma a Ministro provinciale è arrivata
nel corso del Capitolo ordinario elettivo della
Provincia Veneta di Santa Croce, che conta 250
frati presenti in Veneto, Trentino, Friuli-Venezia
Giulia e altri in altre regioni italiane e in alcuni
Paesi esteri: Angola, Mozambico, Grecia, Ungheria,
Capo Verde, Svizzera. Nella sua opera, il Ministro
provinciale sarà coadiuvato dal suo Consiglio, per
il quale sono risultati eletti: “vicario” provinciale e
primo “consigliere” Alessandro Carollo (46 anni)
di Thiene (VI); altri consiglieri sono i frati Massimo
Lorandini (47 anni) di Spormaggiore (TN),
Francesco Zoccatelli (46 anni) di Villafranca
di Verona (VR) e Luca Trivellato (55 anni)
di Lendinara (RO).
Assicuriamo ai nuovi superiori cappuccini
la preghiera della grande famiglia degli
Amici di san Leopoldo Mandić.
36 | PORTAVOCE | MAGGIO-GIUGNO 2020
CALENDARIO LITURGICO
Maggio
3 4a Dom. di Pasqua
(salt. 4 a sett.)
At 2,14.36-41 • Sal 22
1Pt 2,20b-25 • Gv 10,1-10
La figura del Buon Pastore pervade
l’intera pagina del vangelo odierno.
D’altra parte nell’Antico Oriente
il pastore non era soltanto il custode
delle pecore, ma colui che condivideva
in tutto la vita del gregge. Gesù descrive
se stesso come il pastore che conosce
ad una ad una le sue pecore, il quale,
se necessario, arriva a dare la vita
per esse e che sogna di vederle tutte
riunite in un solo ovile. Si stenta
a credere che, dopo duemila anni,
ci sia ancora chi preferisce recitare
la parte della pecorella smarrita!
10 5a Dom. di Pasqua
(salt. 1 a sett.)
At 6,1-7 • Sal 32
1Pt 2,4-9 • Gv 14,1-12
L’apostolo Tommaso appare desideroso
di seguire il Maestro ovunque. Gesù
dice: «Io sono la Via, la Verità e la Vita».
Egli, cioè, è la via che conduce alla
verità; verità che consente di godere
INTENZIONI
DI PREGHIERA*
Per l’evangelizzazione - Per i
diaconi: Preghiamo affinché i
diaconi, fedeli al servizio della
Parola e dei poveri, siano un
segno vivificante per tutta la
Chiesa. Dei vescovi - Perché nel
tempo pasquale, sull’esempio di
Maria riunita con i discepoli nel
Cenacolo, siamo docili all’azione
dello Spirito Santo.
* Affidate dal Papa e dai vescovi
italiani alla Rete Mondiale di Preghiera
del Papa. Con un video Francesco
suggerisce un’altra intenzione di
preghiera, in relazione con l’attualità
(www.thepopevideo.org > lingua
italiana)
Lendinara (RO), chiesa dei cappuccini
in pienezza la vita. Gesù, quindi, è il
punto di partenza e il punto di arrivo
di tutto il percorso che abbraccia
l’intera esistenza di ognuno di noi.
Egli è, e resterà, la base terrena e il
vertice celeste di tutte le più lusinghiere
speranze di un aldilà fondato
sull’essenza di un’eterna felicità.
«Cristo pensoso palpito, astro incarnato
nell’umane tenebre, fratello che
t’immoli perennemente per riedificare
umanamente l’uomo… Santo, Santo
che soffri per liberare dalla morte
i morti» (G. Ungaretti).
17 6a Dom. di Pasqua
(salt. 2 a sett.)
At 8,5-8.14-17 • Sal 65
1Pt 3,15-18 • Gv 14,15-21
Gesù promette ai suoi un «altro
Consolatore». Tale è lo Spirito Santo
perché fedele: rimarrà sempre; perché
maestro: condurrà alla piena verità;
perché vivificante: donerà la vita eterna
del Risorto che vive; perché guida:
porterà all’amicizia con il Figlio di Dio.
Per questo è l’«altro Consolatore». Il
primo è lui, Gesù. Ma noi a quali
consolazioni tendiamo? Chi è il
consolatore che cerchiamo? L’uomo
è un ricercatore che si qualifica prima
per quello che è, poi per le scelte che
compie. Sulla sua strada potrà trovare
o le consolazioni di Dio o il Dio delle
consolazioni. A lui spetta l’ultima scelta.
24 Ascensione
del Signore
(salt. 3 a sett.)
At 1,1-11 • Sal 46
Ef 1,17-23 • Mt 28,16-20
L’Ascensione è come una festa di
addio, anche se mescola nel cuore
sentimenti di stupore oltre ogni
mestizia. È una festa di saluto, perché
preludio nella fatica di ogni giorno
del raggiungimento di un traguardo
di gioia, che valica ogni limite, che è
liberato da ogni prigione. L’Ascensione
non è il ricordo di un Dio che
abbandona dei poveri «illusi».
Si configura, piuttosto, come un’aperta
sfida ad aspettarlo, il Signore, perché
egli incoroni chi ha saputo combattere
le dure battaglie della vita.
«Esulti di santa gioia la tua Chiesa,
o Padre, per il mistero che celebra in
questa liturgia di lode, poiché nel tuo
Figlio asceso al cielo la nostra umanità
è innalzata accanto a te, e noi, membra
del suo corpo, viviamo nella speranza
di raggiungere Cristo, nostro capo,
nella gloria» (Colletta).
31 Pentecoste
(salt. 1 a sett.)
At 2,1-11 • Sal 103
1Cor 12,3-7.12-13 • Gv 20,19-23
La Pentecoste è il simposio dei saggi,
la celebrazione dell’Amore, l’ebbrezza
raggiunta senza l’aiuto di stupefacenti.
La storia è sua, la costruisce Lui in
tre capitoli essenziali. Il capitolo della
luce: principio vitale, fondamentale
è Dio, Amore trinitario. Il capitolo
delle tenebre: è l’anti-Dio che ha per
artefice lo spirito maligno, principe
delle tenebre, il tenebroso menzognero
presente fin dal principio. Il terzo
capitolo della sua storia sono io.
Il protagonista è il mio spirito, terreno
conteso in un’aspra lotta senza
quartiere dalla luce e dalle tenebre,
da Dio e da Satana. A chi andrà la
vittoria? Devi deciderlo tu, lambito dal
soffio dell’Onnipotente e dall’insidioso
veleno del serpente. P
S.Z.
MAGGIO-GIUGNO 2020 | PORTAVOCE | 37
ORARI DEL SANTUARIO
APERTURA
Chiesa: ore 6-12 / 15-19
Cappella del santo:
ore 8-12 / 15-19
PENITENZIERIA
Festivo: ore 6.15-12 / 15-19
Feriale: ore 7-12 / 15-19
Il lunedì pomeriggio i frati sono
impegnati in comunità, pertanto non
sono disponibili per le confessioni
IL TUO «5 X MILLE» PER LE OPERE DI CARITÀ
DEI FRATI CAPPUCCINI
Sostieni l’Associazione di volontariato «Amici di san Francesco»,
per le opere di carità dei cappuccini del Triveneto.
Non ti costa nulla. Basta la tua firma e scri vere il numero di
codice fiscale 90082970279
nella dichiarazione dei redditi (modello CUD, 730, UNICO)
SANTO ROSARIO
CON PROCESSIONE «AUX FLAMBEAUX»
SANTE MESSE
Festivo: ore 6.30, 7.45, 9, 10.15,
11.30, 16, 18
Feriale: ore 7, 8.30, 10, 18
Sabato pomeriggio e vigilia
delle feste: ore 16, 18
PREGARE CON I FRATI
ore 6.20: celebrazione delle lodi,
meditazione e s. messa.
ore 19: recita del santo rosario
e vespri (giovedì: adorazione
eucaristica e vespri)
PELLEGRINAGGI
Per informazioni o prenotazioni,
telefonare alllo 049 8802727
(orario di ufficio),
email: info@leopoldomandic.it.
Chiediamo di indicare il numero
dei pellegrini, la data e l’ora prevista
dell’arrivo, la necessità di una
presentazione del santuario,
l’intenzione di celebrare la santa
messa con un sacerdote del gruppo.
Il santuario rimane chiuso
dalle ore 12 alle 15
SABATO 2, 9, 16, 23, 30 MAGGIO, ORE 21
I
IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE
DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA