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Produrre biogas - Ermes Agricoltura

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I SUPPLEMENTI DI<br />

48<br />

<strong>Produrre</strong> <strong>biogas</strong><br />

un’opportunità<br />

che piace agli agricoltori<br />

A cura di MAGDA C. SCHIFF - CRPA Spa, Reggio Emilia<br />

e di ANTONIO APRUZZESE - Redazione “<strong>Agricoltura</strong>”<br />

ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA<br />

ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIE


I SUPPLEMENTI DI<br />

48<br />

<strong>Produrre</strong> <strong>biogas</strong><br />

un’opportunità<br />

che piace agli agricoltori<br />

© Copyright Regione Emilia-Romagna - Anno 2011<br />

Foto di copertina<br />

Banzi, Crpa Spa, Fotolia, Samaritani/Meridiana Immagini,<br />

Foto del fascicolo interno<br />

Banzi, Cervellati, Paddok/Marchetti, Arch. Crpa<br />

Coordinamento redazionale<br />

Magda C. Schiff, Crpa Spa, Reggio Emilia e Antonio Apruzzese, rivista “<strong>Agricoltura</strong>”.<br />

Distribuzione<br />

Redazione “<strong>Agricoltura</strong>” - Viale della Fiera, 8 - 40127 Bologna - Tel. 051.5274289 - 5274701 - Fax 051.5274577<br />

E-mail: agricoltura@regione.emilia-romagna.it<br />

Crpa Spa - Corso Garibaldi, 42 - 42121 Reggio Emilia - Tel. 0522.436999 - Fax 0522.435142<br />

E-mail: info@crpa.it<br />

Il Sole 24 ORE (BU Business Media) - Via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano - Tel. 051.6675822<br />

E-mail: marketing.edagricole@ilsole24ore.com


SOMMARIO<br />

05 PREFAZIONE<br />

Rinnovabili compatibili con ambiente e comunità<br />

di Tiberio Rabboni<br />

06 PRESENTAZIONE<br />

Progetto Sebe,<br />

opportunità per l’agricoltura di qualità<br />

di Nicola Labartino<br />

07 Impianti a effluenti bovini:<br />

una pratica interessante<br />

di Claudio Fabbri, Sergio Piccinini, Fabio Verzellesi<br />

12 Digestione anaerobica a colture dedicate<br />

di Claudio Fabbri, Sami Shams-Eddin,<br />

Filippo Bondi, Sergio Piccinini<br />

16 Le rese in <strong>biogas</strong> del sorgo e del mais<br />

di Mariangela Soldano, Nicola Labartino<br />

19 Utilizzo della separazione solido-liquido<br />

del digestato<br />

di Claudio Fabbri, Sergio Piccinini, Fabio Verzellesi<br />

22 Biogas e Parmigiano-Reggiano:<br />

una coesistenza possibile?<br />

di Paola Vecchia, Sergio Piccinini<br />

27 Progettazione e gestione:<br />

le prove di laboratorio<br />

di Mariangela Soldano, Giuseppe Moscatelli, Claudio Fabbri<br />

31 Siti e impatto ambientale:<br />

le norme in Emilia-Romagna<br />

di Giuseppe Bonazzi, Lorella Rossi,<br />

Andrea Giapponesi, Leonardo Palumbo


Rinnovabili compatibili<br />

con ambiente e comunità<br />

TIBERIO RABBONI, Assessore all’<strong>Agricoltura</strong>, Economia Ittica, Attività faunistico-venatorie, Regione Emilia-Romagna<br />

La produzione di energie rinnovabili da biomasse di origine agricola e zootecnica<br />

sta assumendo, grazie ai progressi in campo scientifico e tecnologico e alla politica<br />

di incentivazione, un ruolo sempre più significativo nella formazione del bilancio<br />

energetico del nostro Paese.<br />

Le aziende agricole sono protagoniste in questo campo. La Regione ne ha<br />

sostenuto l’iniziativa attraverso un piano d’azione articolato in cinque misure,<br />

tra le quali un budget di 9 milioni di euro per bandi Psr di cofinanziamento, ma<br />

soprattutto cercando una soluzione per conciliare la vocazione alimentare della<br />

nostra produzione agricola con quella energetica. La via è stata quella della<br />

complementarietà tra le due produzioni attraverso l’utilizzo energetico degli effluenti<br />

zootecnici, dei sottoprodotti e scarti, dei terreni marginali.<br />

Questo è il senso delle linee guida regionali per il fotovoltaico a terra che hanno<br />

fissato il limite del 10% di copertura massima delle superfici agricole aziendali<br />

disponibili. Ed è anche il senso delle successive linee guida per la localizzazione<br />

degli impianti a <strong>biogas</strong>, biomasse, eolici, idroelettrici, anche se, naturalmente,<br />

non potevano intervenire sulla causa prima del grande sviluppo delle coltivazioni<br />

agricole destinate alla trasformazione energetica, vale a dire l’elevata redditività<br />

assicurata dalle attuali tariffe elettriche incentivanti nazionali.<br />

Le linee guida regionali si sono date, inoltre, un secondo grande obiettivo<br />

propedeutico allo sviluppo delle rinnovabili in un territorio rurale con elevati livelli<br />

insediativi: la compatibilità della trasformazione energetica con la qualità dell’aria,<br />

dell’ambiente e della vita di comunità. Insomma un quadro di reali certezze per tutti<br />

all’interno del quale collocare scelte imprenditoriali particolarmente significative per<br />

il nostro futuro.<br />

PREFAZIONE<br />

5


PRESENTAZIONE<br />

Progetto Sebe, opportunità<br />

per l’agricoltura di qualità<br />

NICOLA LABARTINO, CRPA Spa, Reggio Emilia<br />

Il <strong>biogas</strong>, una delle filiere agro-energetiche con il più alto trend di crescita nelle regioni del nord Italia, è<br />

un’ottima opportunità per raggiungere gli obiettivi del Piano Energetico Regionale dell’Emilia-Romagna.<br />

Attualmente nella regione sono presenti 63 impianti di <strong>biogas</strong>, nel settore agro-zootecnico, di cui 17<br />

in costruzione (fonte Crpa: censimento maggio 2011).<br />

Il progetto Sebe (Sustainable and Innovative European Biogas Environment) ben si inserisce in questo contesto<br />

di crescita del comparto, dato che con la sua attività mira a ottimizzare e ampliare l’utilizzazione del <strong>biogas</strong><br />

a livello transnazionale. Gli obiettivi generali del progetto Sebe - che vede coinvolti il Crpa di Reggio Emilia<br />

e l’Environment Park di Torino, insieme ad altri 12 partner provenienti dal settore privato e pubblico di Austria,<br />

Slovenia, Polonia, Slovacchia, Germania, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria - sono la protezione e l’uso<br />

responsabile delle risorse naturali. In particolare Sebe (www.sebe2013.eu) fa parte del programma Central<br />

Europe Programme (www.central2013.eu), finanziato dall’Unione Europea<br />

e volto a migliorare l’innovazione, la fruibilità e la gestione ambientale per<br />

accrescere la competitività e l’attrattiva dei Paesi che ne sono protagonisti. Nello<br />

specifico, Sebe vuole favorire lo sviluppo del settore della produzione di energia<br />

rinnovabile da <strong>biogas</strong> con l’intento di rendere i Paesi coinvolti meno dipendenti<br />

dalle importazioni estere per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico,<br />

contribuendo nel contempo al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’UE di<br />

ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas a effetto serra e aumentare al 20%<br />

il consumo di fonti rinnovabili.<br />

All’interno del progetto il Crpa ha individuato in Emilia-Romagna quattro impianti di <strong>biogas</strong> (Az. agricola<br />

Antonio di Molinella - BO; Az. Agricola Cazzani di Medicina-Buda - BO; Cat di Correggio - RE; Persiceto<br />

Bioenergia di San Giovanni in Persiceto - BO) per monitorarne i principali parametri relativi all’efficienza<br />

energetica, all’affidabilità gestionale e alla convenienza economica. In questi impianti vengono<br />

organizzate giornate dimostrative per i portatori di interesse (stakeholder) del settore. In varie province<br />

dell’Emilia-Romagna, inoltre, il Crpa svolge corsi di formazione sul <strong>biogas</strong>. Per dare supporto tecnicoinformativo<br />

è stato anche attivato un servizio sul sito italiano del progetto (http//sebe.crpa.it) per rispondere<br />

ai quesiti inerenti la produzione di <strong>biogas</strong> da biomasse agro-zootecniche.<br />

Questo supplemento riporta una serie di esperienze del Crpa nell’ambito della produzione di <strong>biogas</strong>, che<br />

focalizzano l’attenzione sulle principali problematiche tecnico-gestionali. <strong>Produrre</strong> <strong>biogas</strong>, infatti, può essere<br />

una buona integrazione di reddito per gli agricoltori, a patto però che l’impianto, le biomasse e il digestato<br />

vengano gestiti nella maniera più appropriata e nel rispetto delle linee guide regionali, le quali tengono<br />

conto delle peculiarità territoriali e produttive di qualità dell’agricoltura emiliano-romagnola.<br />

6


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

Impianti a effl uenti bovini:<br />

una pratica interessante<br />

CLAUDIO FABBRI, SERGIO PICCININI, FABIO VERZELLESI - Crpa Spa, Reggio Emilia<br />

Negli ultimi anni la costruzione di impianti di <strong>biogas</strong><br />

ha coinvolto in modo consistente il mondo<br />

agricolo tanto che, secondo un’indagine condotta dal<br />

Crpa nel maggio 2011 (Fabbri et al. - L’Informatore<br />

Agrario. Supplemento al n. 26/2011), si è arrivati alla<br />

realizzazione di circa 521 impianti per circa 350 MW<br />

di potenza elettrica installata.<br />

Di questi, il 57,9% sono impianti di co-digestione<br />

di effl uenti zootecnici, sottoprodotti agroindustriali<br />

e colture dedicate, il 29% utilizza solo effl uenti e il<br />

13,1% colture energetiche e/o sottoprodotti agroindustriali.<br />

L’utilizzo in digestione anaerobica solo degli effl uenti<br />

zootecnici comporta molti vantaggi:<br />

– produzione di energia rinnovabile senza modifi che<br />

all’assetto colturale dell’azienda;<br />

– diminuzione delle emissioni di odori e gas ad eff etto<br />

serra (principalmente metano) in atmosfera;<br />

– ottenimento, alla fi ne del processo, di una riduzione<br />

di circa il 50% del contenuto di sostanza secca e del<br />

2-5% del volume degli effl uenti, che diventano più<br />

facilmente pompabili;<br />

– stabilizzazione della sostanza organica residua che<br />

mantiene un elevato valore ammendante;<br />

CAPI IN LATTAZIONE<br />

per il 70% circa dei capi cuccette testa<br />

a testa con corsie di alimentazione e<br />

smistamento pulite quotidianamente<br />

con raschiatore; per il 30% restante<br />

cuccette testa a testa con 1 corsia di<br />

alimentazione e 1 corsia di smistamento<br />

su fessurato<br />

– miglioramento dell’effi cienza d’uso dell’azoto, quando<br />

utilizzato secondo le buone pratiche agricole.<br />

Al fi ne di consentire una corretta valutazione del grande<br />

potenziale energetico disponibile, soprattutto nelle<br />

aree a elevata vocazione zootecnica, vengono riportati<br />

in questo articolo i risultati di un’esperienza della<br />

durata di circa sei mesi condotta in un impianto di<br />

digestione anaerobica alimentato con soli effl uenti zootecnici.<br />

Si tratta di un impianto di <strong>biogas</strong> realizzato<br />

da Brevetti Cremonesi presso l’allevamento di bovini<br />

da latte dell’azienda F.lli Pedrotti di Reggio Emilia.<br />

Descrizione dell’azienda<br />

Tab. 1 - TIPOLOGIA DI STABULAZIONE.<br />

CAPI IN ASCIUTTA<br />

lettiera permanente<br />

e corsia di<br />

alimentazione pulita<br />

quotidianamente<br />

con raschiatore<br />

La F.lli Pedrotti produce latte per Parmigiano-Reggiano<br />

ed è composta da due distinti siti aziendali, distanti tra<br />

loro circa un paio di chilometri. I bovini in lattazione<br />

sono circa 700, 190 sono i capi in asciutta e 700 circa<br />

sono i vitelli, le manzette e le manze nel loro complesso,<br />

per un totale di quasi 1.600 capi presenti. Nei piani<br />

aziendali è previsto un ampliamento dell’allevamento<br />

per ulteriori 150 bovini in lattazione, fi no a portare la<br />

mandria ad un totale di circa 1.800 capi (tabella 1).<br />

MANZE<br />

cuccette con fessurato<br />

e fossa sottostante di<br />

stoccaggio o lettiera<br />

permanente con<br />

corsia di alimentazione<br />

pulita con raschiatore<br />

MANZETTE<br />

lettiera integrale<br />

7


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

Le sale di mungitura sono due: in un caso le acque<br />

di lavaggio vengono gestite separatamente dagli effluenti<br />

della stalla, mentre nell’altro viene fatta la<br />

miscelazione. In tabella 2 sono riportate le caratteristiche<br />

dei due effl uenti, la cui produzione è risultata<br />

pari complessivamente a 110-115 t/giorno in primavera<br />

e a 120-125 t/giorno nei mesi estivi, per eff etto della<br />

diluizione dei liquami provocata dai sistemi di raff rescamento<br />

evaporativo presenti nelle stalle delle vacche<br />

produttive. La disponibilità di solidi totali è risultata<br />

mediamente pari a quasi 11.000 kg/giorno, con una<br />

percentuale media di solidi volatili dell’81% circa, pari<br />

a 12,3 kg ST/giorno/capo produttivo o 9,7 kg SV/giorno/capo<br />

produttivo.<br />

8<br />

Descrizione dell’impianto<br />

L’impianto è composto da un sistema di pretrattamento<br />

degli effl uenti al carico, due digestori anaerobici<br />

completamente miscelati e riscaldati in regime mesofi<br />

lo coperti con teli gasometrici a doppia membrana<br />

(tabella 3), un sistema di separazione solido/liquido a<br />

compressione elicoidale del digestato e una vasca di<br />

stoccaggio della frazione chiarifi cata coperta con telo<br />

per il contenimento delle emissioni gassose residue.<br />

Il <strong>biogas</strong> prodotto viene avviato ad un cogeneratore di<br />

potenza elettrica installata pari a 330 kWe, già dimensionato,<br />

quindi, per la consistenza prevista dal nuovo<br />

ampliamento dell’allevamento.


Risultati<br />

Nel corso del periodo monitorato<br />

sono stati raccolti i dati<br />

di funzionamento e di resa<br />

dell’impianto relativi sia alla<br />

fase di avviamento che a regime.<br />

Durante la fase di avviamento,<br />

durata circa 2,5 mesi,<br />

è stato progressivamente aumentato<br />

il carico di effl uenti,<br />

con brevi intervalli per modifi<br />

che dovute all’esigenza di<br />

mettere a punto il sistema di<br />

pretrattamento, miscelazione<br />

e carico. Nel periodo di<br />

funzionamento a regime il<br />

carico organico volumetrico<br />

è risultato pari a circa 2,3-2,5<br />

kg SV/m3 1,2<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

/giorno.<br />

0,0<br />

febbraio marzo<br />

Nel grafi co 1 sono riporta-<br />

350<br />

te le curve di produzione<br />

specifi ca di <strong>biogas</strong> rappor-<br />

300<br />

tate sia alla volumetria<br />

250<br />

utile del digestore che alla<br />

200<br />

quantità di solidi volatili<br />

caricati. In entrambe le<br />

150<br />

curve è evidente una pri-<br />

100<br />

ma fase di avviamento in<br />

50<br />

cui all’aumentare del carico<br />

organico e della messa a<br />

regime del processo biologico<br />

le rese specifi che aumentanoprogressivamente;<br />

segue una fase stabile in<br />

0<br />

cui i valori oscillano in un intervallo piuttosto ristretto.<br />

Le variazioni di produzione sono riconducibili principalmente<br />

a due motivi:<br />

– interventi sulle componenti elettromeccaniche di regolazione<br />

(miscelazione, riscaldamento, carico, regolazione<br />

delle pressioni, regolazioni del motore, ecc.)<br />

necessari al fi ne di individuare i parametri ottimali di<br />

funzionamento;<br />

– variabilità delle matrici dovuta principalmente alla diluizione<br />

provocata dalle precipitazioni qualora gli scarichi<br />

Potenza elettrica media sulle 24h<br />

Produzione specifica di <strong>biogas</strong><br />

GRAF. 1 - RESA DI CONVERSIONE IN GAS DELL’IMPIANTO.<br />

aprile maggio giugno luglio agosto<br />

m 3 <strong>biogas</strong>/kg SV m 3 <strong>biogas</strong>/m 3 digestore/giorno<br />

GRAF. 2 - POTENZA ELETTRICA MEDIA SULLE 24 ORE [kW].<br />

marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre<br />

potenza elettrica media sulle 24 ore<br />

dei pluviali o la raccolta degli sgrondi dai paddock non<br />

siano regimentati a dovere (in questo caso le quantità<br />

di effl uente prodotte giornalmente possono anche raddoppiare<br />

o triplicare), oppure alla modifi ca della dieta<br />

o alla variazione della quantità di lettime.<br />

Nel periodo a regime la produzione media di <strong>biogas</strong> è<br />

risultata di 380-400 m 3 <strong>biogas</strong>/t SV. La percentuale di<br />

metano nel <strong>biogas</strong> prodotto è stata mediamente pari al<br />

54,5%, mentre la produzione specifi ca di metano è risultata<br />

pari a 0,22 m 3 metano/kg SV.<br />

9


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

La produzione elettrica generata dall’impianto è stata mediamente<br />

di circa 6.500 kWh/giorno, per una potenza<br />

elettrica rapportata alle 24 ore pari a 272 kWe (fi gura 2),<br />

equivalenti a 0,30 kWe/capo produttivo presente o 2.600<br />

kWhe/capo produttivo/anno. Gli autoconsumi elettrici, invece,<br />

sono risultati pari a 940 kWh/giorno, cioè il 14,4%<br />

della produzione totale. La produzione netta giornaliera<br />

è quindi risultata di circa 5.550 kWh, mentre il risultato<br />

produttivo totale arriva a quasi 2.000 MWh/anno.<br />

Con l’applicazione della tariff a omnicomprensiva di 280<br />

€/MWh il fatturato lordo ammonta a 560.000 euro, pari<br />

a 800 €/bovino in lattazione.<br />

In tabella 4 sono riportati i dati analitici del digestato tal<br />

quale e delle due frazioni dopo separazione solido-liquido.<br />

10<br />

Conclusioni<br />

La variabilità e la non sempre regolare disponibilità di<br />

effl uenti bovini messe in evidenza nel corso delle attività<br />

di monitoraggio impone, per gli impianti alimentati<br />

esclusivamente con questa biomassa, una progettazione<br />

accurata. Allo scopo servono una analisi preliminare<br />

particolarmente approfondita delle modalità di gestione<br />

degli effl uenti nella stalla - dalla tecnica di rimozione<br />

alla gestione delle acque di lavaggio della sala mungitura<br />

e delle acque meteoriche - fi no all’uso di altre tecniche<br />

che potrebbero infl uire sulla diluizione dei prodotti e<br />

delle relative caratteristiche chimico-fi siche.<br />

Rispetto ad altri impianti alimentati a biomasse vegetali


dedicate, inoltre, gli autoconsumi elettrici sono più alti<br />

perché le rese per unità di solidi volatili e le concentrazioni<br />

di sostanza secca sono più basse e ciò comporta un<br />

maggior dispendio per la movimentazione e la miscelazione.<br />

Nonostante il breve periodo di monitoraggio dell’impianto<br />

(6 mesi), si può comunque aff ermare che la produzione<br />

di <strong>biogas</strong> da soli effl uenti zootecnici permette di<br />

ottenere risultati molto interessanti sia in termini energetici<br />

che economici.<br />

Le rese produttive sono state dell’ordine dei 380-400<br />

Tab. 2 - CARATTERISTICHE CHIMICHE DEGLI EFFLUENTI AVVIATI A DIGESTIONE ANAEROBICA.<br />

TIPOLOGIA DI EFFLUENTE pH ST SV NTK N-NH4+<br />

[-] [g/kg] [g/kg] [%ST] [mg/kg] [%ST] [mg/kg] [%NTK]<br />

Liquame con acque lavaggio<br />

sala mungitura<br />

7,11 48,9 40,9 82,8 1.493 4,6 656 43,9<br />

Liquame senza acque lavaggio 7,25<br />

sala mungitura<br />

80,4 63,4 78,7 3.097 4,3 1.585 51,2<br />

Letame 8,03 163,9 137,3 83,8 4.610 2,9 1.492 32,4<br />

Tab. 3 - CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DELL’IMPIANTO.<br />

m 3 <strong>biogas</strong>/t SV con il 54,5% di metano, equivalenti<br />

a circa il 40% in meno di quanto producibile mediamente<br />

con la stessa quantità di sostanza organica da<br />

un buon insilato di mais, ma a costi di approvvigionamento<br />

molto bassi o nulli.<br />

Non sono poi da sottovalutare i benefi ci ambientali derivanti<br />

dalla riduzione delle emissioni di gas ad eff etto<br />

serra, come pure il contenimento dell’impatto olfattivo<br />

al momento dell’utilizzo agronomico del digestato,<br />

rispetto all’effl uente zootecnico non sottoposto a digestione<br />

anaerobica.<br />

PARAMETRO UNITÀ MISURA VALORE<br />

Tipologia [-] CSTR<br />

Numero digestori [n°] 2<br />

Volume totale lordo [m3 ] 4.560<br />

Volume totale netto [m3 ] 3.800<br />

Carico organico volumetrico (COV) [kg SV/m3 /giorno] 2,3-2,5<br />

Tempo di ritenzione idraulica (HRT) [giorni] 30-35<br />

Tab. 4 - CARATTERISTICHE CHIMICHE DEGLI EFFLUENTI AVVIATI A DIGESTIONE ANAEROBICA<br />

E DEL DIGESTATO PRODOTTO.<br />

TIPOLOGIA DI EFFLUENTE pH ST SV NTK N-NH4+<br />

[-] [g/kg] [g/kg] [%ST] [mg/kg] [%ST] [mg/kg] [%NTK]<br />

Miscela media al carico 7,8 97 81,3 83,98 3.236 3,34 1.420 43,9<br />

Digestato tal quale 7,82 56,36 40,86 72,23 3.400 5,6 2.039 60,4<br />

Digestato chiarificato 7,94 45,9 29,18 63,52 3.419 7,47 2.067 60,6<br />

Digestato solido separato 8,63 259 231 89,2 5.111 1,97 1.802 35,2<br />

11


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

Digestione anaerobica<br />

a colture dedicate<br />

CLAUDIO FABBRI, SAMI SHAMS-EDDIN, FILIPPO BONDI, SERGIO PICCININI - Crpa Spa, Reggio Emilia - Azienda Cominello, Volta Mantovana (MN)<br />

Fin dalla sua nascita il mercato del <strong>biogas</strong> non ha<br />

avuto uno sviluppo omogeneo sul territorio nazionale,<br />

ma si è concentrato in particolare in Lombardia,<br />

Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Il più delle<br />

volte si è trattato di aziende agricole che hanno convertito<br />

la propria produzione di cereali da granella alla<br />

produzione di energia, ma ci sono stati anche casi di<br />

aziende zootecniche che hanno ampliato la propria superfi<br />

cie agricola coltivata per coniugare le due attività.<br />

L’impianto di Volta Mantovana<br />

Tra queste l’azienda agricola Cominello di Volta Mantovana<br />

(MN), che ha realizzato un impianto di digestione<br />

anaerobica alimentato a colture dedicate e sottoprodotti<br />

agroindustriali, nel quale confl uiscono matrici da circa<br />

180 ha dei diversi soci agricoltori, oltre che da ulteriori<br />

12<br />

Tab. 1 - CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DELL’IMPIANTO.<br />

150 ha di fornitori non soci. L’impianto è entrato in<br />

produzione nel settembre 2009.<br />

L’impianto di produzione di <strong>biogas</strong> è costituito da due<br />

digestori primari completamente miscelati e riscaldati<br />

per operare in mesofi lia del volume utile di circa 2.283 m 3<br />

cadauno, connessi con due tramogge automatiche su<br />

celle di carico che provvedono al caricamento degli insilati<br />

di mais a intervalli di tempo prefi ssati (tabella 1).<br />

Il digestato uscente dai reattori primari viene pompato<br />

nel reattore secondario di 3.385 m 3 e da qui alle vasche<br />

di stoccaggio fi nale coperte (due vasche da 3.385 m 3 ).<br />

Il volume lordo totale dedicato direttamente al processo<br />

di digestione anaerobica è pari a 7.940 m 3<br />

(7.280 m 3 utili), il volume di stoccaggio (6.760 m 3<br />

lordi), invece, viene utilizzato nella digestione limitatamente<br />

al periodo in cui il digestato è presente.<br />

Nei momenti di massima presenza di digestato in im-<br />

PARAMETRO UNITÀ MISURA VALORE<br />

Tipo di reattore (1) CSTR<br />

Numero digestori n° 3<br />

Volume totale lordo m3 7.940<br />

Volume totale netto m3 7.280<br />

Volume di stoccaggio del digestato m3 6760<br />

Temperatura di processo °C 38-40<br />

Tempo ritenzione idraulica (2) giorni 130-140<br />

Potenza elettrica installata CHP(3) kW 999<br />

(1) CSTR: reattore completamente miscelato e riscaldato<br />

(2) considerando il solo carico di biomasse solide (insilati) e escludendo il volume delle vasche di stoccaggio;<br />

(3) CHP: cogeneratore.


pianto, di conseguenza, il volume di processo è pari a<br />

14.700 m 3 lordi (13.480 m 3 netti), equivalenti a 13,5<br />

m 3 /kWe installato.<br />

Tutte le vasche realizzate, comprese quelle di stoccaggio,<br />

sono dotate di copertura gasometrica a doppio<br />

telo con sostentamento pneumatico a pressione diff erenziata.<br />

Per l’utilizzo del <strong>biogas</strong> prodotto e raffi nato<br />

viene utilizzato un cogeneratore da 999 kWe.<br />

Lo stoccaggio delle colture dedicate (prevalentemente<br />

insilato di mais) viene fatto in tre trincee di cemento<br />

armato costruite in opera.<br />

Verifi ca dell’effi cienza<br />

Presso l’impianto dell’azienda Cominello il Crpa ha<br />

realizzato un programma di monitoraggio per verifi care<br />

l’effi cienza di conversione delle biomasse utilizzate,<br />

ma anche per rilevare i principali parametri di funzionamento<br />

dell’impianto e individuare eventuali problemi<br />

gestionali. Il periodo considerato è stato di quello<br />

compreso fra l’avvio dell’impianto (settembre 2009) e<br />

la fi ne di novembre 2010, per un totale di 457 giorni<br />

di lavoro ovvero 10.968 ore.<br />

In questo lasso di tempo l’impianto ha prodotto 10.354<br />

MWhe. Gli autoconsumi (tabella 2) per il funzionamento<br />

dei cogeneratori e dei digestori sono stati pari a 947<br />

MWhe, equivalenti al 9,2% della produzione lorda. La<br />

potenza media prodotta, calcolata sulle 24 ore, è stata di<br />

944 kWe, pari al 94,4% della potenza installata del cogeneratore.<br />

In fi gura 1 viene riportato l’andamento del-<br />

FIG. 1 - POTENZA ELETTRICA PRODOTTA<br />

NEL PERIODO MONITORATO.<br />

FIG. 2 - RIPARTIZIONE DEI SOLIDI VOLATILI CARICATI<br />

NELL’IMPIANTO PER TIPOLOGIA DI MATRICI ORGANICHE.<br />

Tab. 2 - SINTESI DEI PARAMETRI DI PRODUZIONE ENERGETICA<br />

DELL’IMPIANTO NEL PERIODO DI MONITORAGGIO (15 MESI) E PER ANNO.<br />

PARAMETRO UNITÀ DI MISURA PERIODO MONITORATO (15 MESI) PER ANNO<br />

Produzione lorda energia elettrica MWh 10.354 8.270<br />

Potenza elettrica media prodotta kW 944 944<br />

- percentuale della potenza installata % 94,4 94,4<br />

Autoconsumo ausiliari cogeneratore MWh 393 314<br />

- percentuale della produzione lorda % 3,8 3,8<br />

Autoconsumo impianto digestione MWh 554 443<br />

- percentuale della produzione lorda % 5,4 5,4<br />

Produzione di energia elettrica vendibile MWh 9.406 7.513<br />

13


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

la produzione della potenza<br />

elettrica totale giornaliera<br />

dell’impianto. Rapportando<br />

i valori monitorati all’arco<br />

temporale annuale, la<br />

produzione elettrica lorda<br />

è risultata pari a 8.270<br />

MWhe (equivalente ad un<br />

funzionamento giornaliero<br />

del cogeneratore a pieno<br />

carico di 22,6 h), mentre la<br />

produzione netta vendibile<br />

è stata di 7.513 MWhe.<br />

Carico della biomassa nelle tramogge dosatrici.<br />

Mediamente sono state<br />

caricate 50,3 t di matrici<br />

organiche (18.311 t/anno, per il 95% da insilati<br />

di mais), equivalenti a 16,7 t/giorno di solidi volatili<br />

(6.095 t SV/anno). In tabella 3 sono riportate le caratteristiche<br />

chimiche medie del digestato: considerando<br />

la percentuale di solidi volatili (SV) sui solidi totali<br />

Vista aerea dell’impianto di digestione anaerobica.<br />

14<br />

(ST) è possibile calcolare una conversione dei solidi<br />

volatili in <strong>biogas</strong> pari al 78%. La resa di conversione<br />

biologica delle biomasse è stata pari a 638 Nm 3 /t SV,<br />

corrispondente a 331 Nm 3 /t SV di metano (212 Nm 3<br />

<strong>biogas</strong>/t di biomassa).


Conclusioni<br />

Nel caso degli impianti alimentati prevalentemente a colture<br />

energetiche, la costanza del prodotto permette di costruire<br />

impianti affi dabili anche se più complessi e con esigenze di<br />

competenze sia ingegneristiche che biologiche importanti.<br />

Nel caso preso in esame le rese di trasformazione della<br />

sostanza organica caricata è risultata molto vicina ai<br />

valori riscontrabili in letteratura: a fronte di un carico<br />

complessivo di 18.311 t/anno (6.095 t SV/anno) la produzione<br />

di <strong>biogas</strong> è risultata pari a 3.886.000 Nm 3 /anno<br />

(2.013.000 Nm 3 metano/anno). In termini specifi ci<br />

ciò ha comportato una resa di conversione biologica di<br />

638 Nm 3 <strong>biogas</strong>/t SV con una percentuale di metano del<br />

Tab. 3 - CARATTERISTICHE CHIMICHE DEL DIGESTATO NELLE DIVERSE SEZIONI DELL’IMPIANTO.<br />

PARAMETRO UNITÀ DI MISURA FM1 FM2 FM3 SF<br />

pH - 7,8 7,77 7,91 7,92<br />

ST g/kgtq 88,7 88,1 82,3 73,3<br />

SV g/kgtq 72,4 72,1 68,18 57,8<br />

%ST 81,7 81,8 82,8 78,8<br />

NTK mg/kgtq 4.408 4.903 4.953 4.783<br />

%ST 4,89 5,57 6,07 6,81<br />

N-NH4+ mg/kgtq 2.034 2.070 2.175 2.471<br />

%NTK 45,4 40,1 42,8 51,7<br />

FM1 e FM2: digestori primari, FM3: postfermentatore, SF: stoccaggio<br />

Tab. 4 - INDICI DI EFFICIENZA PRODUTTIVA DELL’IMPIANTO.<br />

51,8% che porta ad una resa in metano di 331 Nm 3 /t SV.<br />

Non sono mancati problemi di carattere impiantistico e<br />

gestionale: le problematiche maggiori sono state legate alle<br />

coperture, all’allestimento del gruppo di cogenerazione e<br />

alla gestione biologica. L’adozione del monitoraggio continuo<br />

attraverso la registrazione di tutti i parametri funzionali<br />

e di carico, nonché delle caratteristiche chimiche<br />

del digestato, hanno consentito di gestire in modo ottimale<br />

l’impianto. L’esperienza maturata nella conduzione ha fornito,<br />

inoltre, gli elementi per redigere una programma di<br />

controlli ispettivi e di manutenzione preventiva e predittiva<br />

dell’impianto, anche con l’adozione di un protocollo di<br />

valutazione della qualità dei trinciati che ha permesso di<br />

ridurre al minimo la variabilità della produzione.<br />

INDICE UNITÀ DI MISURA VALORE<br />

Carico organico volumetrico (COV) kgSV/m3digestore/giorno 2,29<br />

Tempo di ritenzione idraulica giorni 138<br />

Resa specifica di conversione in <strong>biogas</strong> Nm3 /t SV 638<br />

Nm3 /t tal quale 221<br />

Resa specifica di conversione in metano Nm3 /t SV 331<br />

Nm3 /t tal quale 114<br />

Percentuale metano % 51,8<br />

Produzione gas per unità di volume di digestione (GPR) Nm3 /m3 digestore/giorno 1,36<br />

Resa specifica di conversione in energia elettrica kWhe/kgSV 1,37<br />

15


Utilizzo della separazione<br />

solido-liquido del digestato<br />

CLAUDIO FABBRI, SERGIO PICCININI, FABIO VERZELLESI - Crpa Spa, Reggio Emilia<br />

Il digestato è il frutto di una serie molto complessa di reazioni che<br />

- seppur non variando in modo signifi cativo il quantitativo di<br />

azoto introdotto nel digestore - ne modifi cano la composizione.<br />

Durante il processo di digestione anaerobica, infatti, parte della<br />

sostanza organica delle diverse forme di azoto organico viene<br />

demolita per produrre <strong>biogas</strong>, mentre il gruppo amminico<br />

ad essa legato viene liberato in soluzione sotto forma di azoto<br />

minerale (ione ammoniacale, N-NH4+); l’entità di queste reazioni<br />

dipende dal tipo di composto azotato e dall’effi cienza<br />

del processo di digestione anaerobica. Parte dell’azoto ammoniacale<br />

presente nel materiale<br />

all’interno dei digestori viene<br />

allontanato con il <strong>biogas</strong>, ma<br />

tale quota rappresenta in genere<br />

non più dell’1-2% della<br />

quantità di azoto complessivamente<br />

caricato con le diverse<br />

matrici.<br />

Le quote di azoto organico e<br />

di quello ammoniacale che<br />

si ritrovano nel digestato dipendono<br />

quindi dalla “dieta”<br />

utilizzata per alimentare il digestore.<br />

Nel caso di impianti<br />

alimentati a soli effl uenti zootecnici<br />

l’azoto ammoniacale<br />

nel digestato può arrivare<br />

fi no all’80-85% dell’azoto<br />

totale, mentre negli impianti<br />

alimentati a sole colture<br />

dedicate tale quota arriva<br />

generalmente al 50-60%.<br />

In linea generale la gestione<br />

del digestato viene notevolmente<br />

agevolata se questo<br />

viene sottoposto a separazio-<br />

ne solido-liquido. Il trattamento, infatti, genera una frazione<br />

chiarifi cata, che contiene principalmente azoto in forma ammoniacale,<br />

e una frazione palabile caratterizzata da un’elevata<br />

percentuale di sostanza organica parzialmente stabilizzata. La<br />

frazione chiarifi cata potrebbe essere, quindi, usata per fertilizzare<br />

le colture, in luogo del concime di sintesi, a patto che venga<br />

utilizzata in periodi coincidenti con lo sviluppo colturale e<br />

facendo in modo di limitare le emissioni gassose ammoniacali<br />

che avvengono durante la distribuzione. La frazione solida potrebbe,<br />

invece, essere valorizzata ai fi ni ammendanti.<br />

19


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

Vantaggi nella gestione<br />

degli effl uenti<br />

Dal punto di vista della gestione<br />

pratica degli effl uenti,<br />

inoltre, la separazione solido-liquido<br />

previene i problemi<br />

di fl ottazione superfi<br />

ciale delle frazioni sospese<br />

(il caratteristico “cappello”)<br />

negli stoccaggi e/o la sedimentazione<br />

sul fondo delle<br />

vasche, che nel tempo ne riduce<br />

la capacità di contenimento,<br />

cioè il volume utile.<br />

L’interesse per l’implementazione<br />

di questa tecnologia<br />

negli impianti a <strong>biogas</strong> è<br />

elevato, ma lo sviluppo contrasta con la problematica della<br />

destinazione d’uso dell’azoto introdotto nel sistema. L’attuale<br />

tecnologia di produzione di <strong>biogas</strong>, infatti, comporta<br />

spesso la realizzazione di impianti che prevedono l’aggiunta<br />

di biomasse (insilati di cereali e/o sottoprodotti agroindustriali)<br />

con elevati tenori di azoto, che incrementano<br />

signifi cativamente il quantitativo di azoto al campo che i<br />

gestori degli impianti si trovano a dovere distribuire. Ciò<br />

potrebbe compromettere o ridurre in modo signifi cativo<br />

la fattibilità di impianti di questo tipo nelle aziende con<br />

limitata disponibilità di terreno per l’utilizzo agronomico<br />

della frazione chiarifi cata.<br />

In uno studio condotto dal Crpa sull’utilizzo della separazione<br />

solido-liquido con le macchine più comunemente utilizzate<br />

in questo settore (sistemi a compressione elicoidale),<br />

sono stati analizzati i principali fattori che infl uiscono sull’effi<br />

cienza di separazione. Questa viene convenzionalmente<br />

espressa come la quota parte del singolo elemento (peso,<br />

azoto totale, azoto ammoniacale, solidi totali, ecc.) che viene<br />

separata/segregata nella frazione solida/addensata rispetto alla<br />

quantità dello stesso elemento avviata al trattamento.<br />

Le prove hanno riguardato tre distinti impianti di <strong>biogas</strong><br />

caratterizzati da diversi mix di alimentazione (colture dedicate<br />

+ sottoprodotti vegetali e animali; solo colture dedicate;<br />

colture dedicate + sottoprodotti vegetali) e compressore<br />

elicoidale. La compressione elicoidale lavora sul principio<br />

fi sico della fi ltrazione per compressione attraverso un ce-<br />

20<br />

Separatore e platea di stoccaggio con solido separato.<br />

stello forato e di fatto consente di trattenere soprattutto la<br />

frazione più fi brosa e particellare di media/grossa dimensione<br />

a cui è legata la frazione di azoto organico, mentre la<br />

frazione di azoto ammoniacale, soluta come ione minerale<br />

nella frazione liquida, fi ltra attraverso i fori del cestello.<br />

Di conseguenza, quanto maggiore è la diluizione del prodotto,<br />

minore la dimensione delle particelle e maggiore la<br />

quantità di azoto ammoniacale in relazione alla quantità di<br />

azoto totale, tanto minore è l’effi cienza di separazione che<br />

la macchina è in grado di esercitare.<br />

Diversi gradi di effi cienza<br />

Sulla base delle risultanze analitiche è stato possibile desumere<br />

che le effi cienze di separazione diff eriscono in modo<br />

considerevole quando le stesse macchine sono applicate a<br />

digestati di caratteristiche chimico-fi siche diverse:<br />

– l’effi cienza di separazione in peso passa dal 16,3%, media<br />

per digestati molto densi al 9,2% di solidi totali e derivanti<br />

da sole colture dedicate, al 6,1% quando derivanti<br />

da digestati al 5,9% di solidi totali prodotti con colture<br />

dedicate e sottoprodotti animali e vegetali;<br />

– l’effi cienza di separazione dei solidi totali, allo stesso<br />

modo, si riduce dal 39,9 al 22%, così come l’effi -<br />

cienza di separazione dei solidi volatili che passa dal<br />

46,9 al 26,7%: la riduzione dell’effi cienza è dell’ordine<br />

del 45% per i solidi totali e del 43% per i solidi volatili;


– in merito all’azoto totale, le<br />

diff erenze nella miscela al<br />

carico e le relative caratteristiche<br />

chimiche hanno un<br />

duplice eff etto in quanto<br />

viene ridotta contemporaneamente<br />

sia l’effi cienza<br />

di separazione dei solidi<br />

totali, e quindi dell’azoto<br />

organico, sia dell’azoto ammoniacale:<br />

l’effi cienza di<br />

separazione passa dal 18,4<br />

al 7,3% con una riduzione<br />

del 60% circa;<br />

– l’effi cienza di separazione<br />

dell’azoto ammoniacale<br />

passa dal 14,1 al 4,9% con<br />

una riduzione del 65%;<br />

– l’effi cienza di separazione<br />

del fosforo passa dal 38,5<br />

al 19,6% con una dinamica<br />

del tutto simile a quella<br />

dei solidi totali, mentre<br />

l’effi cienza di separazione<br />

del potassio passa dal 14,6<br />

al 4,3% con una dinamica<br />

simile a quella dell’azoto<br />

ammoniacale. Ciò, ovviamente,<br />

a causa del fatto<br />

che il fosforo è legato<br />

principalmente alla presenza<br />

di solidi totali, mentre<br />

il potassio è soluto in<br />

soluzione acquosa al pari<br />

dell’azoto ammoniacale.<br />

In defi nitiva, il monitoraggio<br />

di diff erenti macchine funzionanti in diverse condizioni operative<br />

ha permesso di ricavare una serie di curve di effi cienza.<br />

Dall’elaborazione dei dati sono emersi alcune importanti considerazioni<br />

ed elementi utili per la progettazione e la gestione degli<br />

impianti di digestione anaerobica:<br />

– l’alimentazione dell’impianto infl uenza in modo determinante<br />

le caratteristiche chimiche e fi siche del digestato<br />

e questo, a sua volta, l’effi cienza di separazione dei diversi<br />

elementi chimici;<br />

FIG. 1 - EFFICIENZA DI SEPARAZIONE IN PESO IN FUNZIONE DELLA CONCENTRAZIONE<br />

DI SOLIDI TOTALI PRESENTI NEL DIGESTATO AVVIATO AL TRATTAMENTO.<br />

Efficienza separazione peso<br />

Efficienza separazione azoto totale<br />

Solidi totali (g/kg)<br />

FIG. 2 -EFFICIENZA DI SEPARAZIONE DELL’AZOTO TOTALE<br />

IN FUNZIONE DELL’EFFICIENZA DI SEPARAZIONE DEI SOLIDI TOTALI.<br />

Efficienza separazione solidi totali<br />

– l’effi cienza è direttamente proporzionale al contenuto di<br />

solidi totali e di azoto totale (fi gure 1 e 2);<br />

– all’aumentare del contenuto di azoto ammoniacale l’effi -<br />

cienza di separazione dell’azoto sia totale che ammoniacale<br />

si riduce a causa dell’elevata solubilità di questo composto;<br />

– la separazione del fosforo segue le dinamiche della separazione<br />

dei solidi totali, mentre la separazione del potassio<br />

segue la dinamica della separazione dell’azoto ammoniacale.<br />

21


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

Biogas e Parmigiano-Reggiano:<br />

una coesistenza possibile?<br />

PAOLA VECCHIA, SERGIO PICCININI - Crpa Spa, Reggio Emilia<br />

Negli ultimi mesi il dibattito sulle opportunità e<br />

sulle problematiche che derivano dall’installazione<br />

di digestori anaerobici per la produzione di<br />

<strong>biogas</strong> nel comprensorio del Parmigiano-Reggiano è<br />

stato particolarmente acceso. Le questioni che legano<br />

<strong>biogas</strong> e formaggio Dop sono, a questo proposito,<br />

essenzialmente dovute al timore di un aumento della<br />

contaminazione con spore di clostridi degli ambienti<br />

22<br />

di produzione del latte, a seguito della produzione<br />

e utilizzazione di insilati negli impianti di <strong>biogas</strong> in<br />

associazione a effl uenti zootecnici e al relativo spandimento<br />

dei digestati sui terreni a foraggere destinate<br />

all’alimentazione delle bovine da latte.<br />

Altri aspetti di preoccupazione riguardano la produzione<br />

di essenze vegetali da orientare alla produzione<br />

di <strong>biogas</strong> e le possibili turbative in termini di disponibilità<br />

e di prezzo degli<br />

alimenti zootecnici.<br />

Con delibera dell’Assemblea<br />

legislativa n. 51 del<br />

26 luglio 2011 la Regione<br />

Emilia-Romagna ha<br />

definito le disposizioni<br />

per la localizzazione degli<br />

impianti che producono<br />

energia elettrica a<br />

partire da fonti energetiche<br />

rinnovabili (eolica,<br />

da <strong>biogas</strong> e idroelettrica).<br />

Per quanto riguarda<br />

gli impianti di <strong>biogas</strong>,<br />

vengono stabiliti livelli di<br />

attenzione particolari per<br />

il territorio di produzione<br />

del Parmigiano-Reggiano<br />

e per le zone di coltivazione<br />

dei prati stabili. Il<br />

territorio di produzione<br />

del Parmigiano-Reggiano<br />

è considerato non idoneo<br />

all’installazione di<br />

impianti di produzione<br />

di energia da <strong>biogas</strong> e<br />

produzione di biometa-


no «qualora gli impianti utilizzino silomais o altre<br />

essenze vegetali insilate, fatto salvo il caso in cui<br />

l’utilizzazione agronomica del residuo del processo<br />

di fermentazione (digestato), tal quale o trattato,<br />

avvenga in terreni ubicati all’esterno del medesimo<br />

comprensorio».<br />

Il problema dei clostridi<br />

La microfl ora legata agli ambienti di produzione del<br />

latte rappresenta un elemento fondamentale di caratterizzazione<br />

e di qualifi cazione dei formaggi a denominazione<br />

d’origine, ma altrettanto signifi cativamente<br />

può infl uenzarne negativamente gli andamenti<br />

maturativi e quindi la qualità, in modo particolare<br />

quella del Parmigiano-Reggiano in quanto prodotto<br />

senza l’ausilio di additivi per il controllo dello sviluppo<br />

microbico.<br />

Il controllo della contaminazione ambientale da spore<br />

di Clostridium (componente batterica particolarmente<br />

dannosa per le produzioni casearie con grave<br />

deprezzamento del prodotto) in aziende che producono<br />

latte per Parmigiano-Reggiano è da molto tempo<br />

oggetto di prescrizioni da parte del disciplinare di<br />

produzione.<br />

I clostridi sono batteri anaerobi e sporigeni (formano<br />

all’interno della cellula vegetativa un’endospora).<br />

Le spore, resistenti al calore, a radiazioni e a diversi<br />

agenti chimici, mantengono a lungo la possibilità<br />

di germinare e dar luogo a nuove cellule vegetative<br />

quando si presentano condizioni ambientali idonee.<br />

Questi batteri sono ubiquitari e possono essere isolati<br />

23


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

dal suolo, dall’acqua, dalla polvere, da sedimenti, da<br />

feci, da materiale in decomposizione, ecc.<br />

La diff usione dei clostridi nella fi liera latte segue uno<br />

schema preciso: le spore presenti nelle produzioni vegetali<br />

imbrattate di terra infl uenzano la quantità di<br />

quelle degli alimenti conservati; il numero di spore<br />

negli alimenti condiziona quello nelle feci, che inevitabilmente<br />

contaminano l’ambiente di allevamento,<br />

gli animali, gli impianti di mungitura e di conseguenza<br />

il latte; le feci, a loro volta, tornando come concimi<br />

organici al terreno, restituiscono spore al suolo e<br />

possono indurre anche un aumento del loro numero.<br />

La presenza di spore negli alimenti zootecnici è,<br />

quindi, la base della contaminazione del processo di<br />

produzione del latte. La presenza di spore nel latte è<br />

strettamente legata al numero di spore presenti nelle<br />

feci, che generalmente sono più di quante ne siano<br />

state ingerite dalle bovine con l’alimento.<br />

Clostridium tyrobutyricum è la specie più comune nei<br />

24<br />

formaggi difettosi; meno frequenti C. butyricum, e<br />

C. sporogenes. I primi due fermentano i carboidrati e<br />

l’acido lattico, producendo acido butirrico, anidride<br />

carbonica e idrogeno. Il terzo è responsabile di degradazioni<br />

putrefattive dei composti azotati, liberando<br />

acidi organici, anidride carbonica e composti maleodoranti.<br />

La produzione di gas determina gonfi ore,<br />

occhiature e spaccature della pasta del formaggio. La<br />

produzione di acidi organici e l’attività proteolica<br />

portano, invece, ad alterazioni di sapore e aroma. La<br />

ricerca di ottimali condizioni nella pasta del formaggio<br />

e alcune pratiche da adottare sia in azienda che in<br />

stalla possono limitare fortemente i danni, ma non<br />

eliminare il problema.<br />

Pertanto i clostridi svolgono un ruolo fondamentale<br />

negli impianti di digestione anaerobica contribuendo<br />

all’idrolisi dei composti organici e alla produzione<br />

delle molecole base utilizzate dai metanobatteri per la<br />

produzione di metano.


Il contenuto di spore nel digestato<br />

Nel 2009 il Crpa ha condotto una sperimentazione, fi nanziata<br />

dalla Regione Emilia-Romagna con il contributo del<br />

Consorzio del Parmigiano-Reggiano, tesa a verifi care gli<br />

eff etti del processo di digestione anaerobica sulla presenza<br />

di spore di Clostridium introdotte negli impianti di <strong>biogas</strong><br />

tramite liquami bovini tal quali o addizionati di altre frazioni<br />

fermentescibili.<br />

La sperimentazione nasceva dall’esigenza di non perdere<br />

un’opportunità economica importante anche per le aziende<br />

zootecniche da latte rappresentata dalla produzione di energia<br />

da fonti rinnovabili, alla luce però della necessità di verifi -<br />

carne la compatibilità con la qualità microbiologica dell’ambiente<br />

di produzione del latte per Parmigiano-Reggiano.<br />

All’avvio della sperimentazione<br />

non erano disponibili<br />

risultati di ricerche orientate<br />

a defi nire l’entità della<br />

presenza delle spore di clostridi<br />

nei refl ui di impianti<br />

di produzione di <strong>biogas</strong> da<br />

co-digestione; per contro,<br />

era viva la preoccupazione<br />

che tali batteri anaerobi,<br />

naturalmente presenti, potessero<br />

trovare negli impianti<br />

condizioni favorevoli<br />

al loro sviluppo e che l’utilizzazione<br />

agronomica dei<br />

digestati potesse contribuire<br />

ad aumentare la contaminazione<br />

ambientale da<br />

parte di questi batteri.<br />

Allo scopo sono stati condotti<br />

tre cicli di digestione<br />

anaerobica in reattori da<br />

laboratorio che simulano il<br />

processo di produzione del<br />

<strong>biogas</strong> come avviene in scala<br />

reale. Ogni ciclo ha visto<br />

l’utilizzazione contemporanea<br />

di tre reattori; le matrici<br />

in ingresso dei reattori,<br />

per ognuno dei cicli, sono<br />

state: liquame bovino proveniente da un allevamento per<br />

la produzione di latte per Parmigiano-Reggiano tal quale;<br />

liquame bovino proveniente da un allevamento per la produzione<br />

di latte per Parmigiano-Reggiano addizionato con<br />

insilato di mais; liquame bovino proveniente da un allevamento<br />

per la produzione di latte per Parmigiano-Reggiano<br />

addizionato con insilato di sorgo. Ogni ciclo, condotto<br />

in mesofi lia (38-39°C), ha avuto una durata di 90 giorni<br />

(start-up di 30 giorni, più un periodo di prova vero e proprio<br />

di 60 giorni).<br />

La composizione chimica e il profi lo fermentativo dei<br />

materiali impiegati per alimentare i digestori, insilati<br />

ed effl uenti zootecnici hanno mostrato valori normali.<br />

La resa in <strong>biogas</strong> è stata quella attesa e maggiore per le<br />

miscele liquame-insilato rispetto al solo liquame. An-<br />

25


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

che i digestati ottenuti hanno mostrato caratteristiche<br />

normali in base alla tipologia dei materiali utilizzati in<br />

ingresso, a testimonianza di un regolare svolgimento dei<br />

processi fermentativi e di metanogenesi.<br />

Confrontando il contenuto di spore rilevato nelle tre<br />

tipologie di digestato non si sono rilevate diff erenze statisticamente<br />

signifi cative fra il contenuto di spore dei<br />

digestati del reattore liquame+silomais e quello dei digestati<br />

del reattore liquame+silosorgo: l’insilato di mais<br />

e di sorgo, addizionati al liquame, hanno condizionato<br />

allo stesso modo il contenuto di spore nei digestati.<br />

La diff erenza è stata signifi cativa, invece, fra contenuto<br />

di spore dei digestati dei reattori liquame+silomais e<br />

liquame+silosorgo e quello dei digestati del reattore con<br />

solo liquame: i digestati provenienti da solo liquame<br />

hanno presentato un numero di spore più basso.<br />

Facendo un bilancio delle spore in ingresso e in uscita<br />

dai digestori si è rilevato che l’aumento delle spore nel<br />

digestore solo liquame non è signifi cativo, mentre lo è<br />

quello che si realizza nei digestori liquame-solomais e<br />

liquame-silosorgo.<br />

26<br />

Conclusioni<br />

Alla domanda se le spore di clostridi aumentano oppure<br />

no nei digestati in uscita dagli impianti di <strong>biogas</strong><br />

rispetto a quelle presenti nei materiali in ingresso,<br />

la sperimentazione condotta consente di rispondere<br />

che le spore aumentano nei digestati provenienti da<br />

digestori alimentati con insilati e liquame, mentre<br />

non aumentano nei digestori alimentati con solo liquame.<br />

I risultati ottenuti danno conto dell’attenzione che<br />

deve essere posta nello sviluppo di una pratica innovativa<br />

che può portare ad un arricchimento in spore<br />

del materiale organico destinato ad essere utilizzato<br />

come concime. Ciò avvalora le ragioni alla base<br />

dell’adozione da parte della Regione Emilia-Romagna<br />

del principio di precauzione, volto a evitare un<br />

accumulo di spore nel ciclo produttivo del Parmigiano-Reggiano.<br />

D’altra parte, sono indiscutibili le potenzialità tecniche<br />

ed economiche del recupero di <strong>biogas</strong> nel settore<br />

zootecnico da latte. Per<br />

questo motivo si auspica<br />

da più parti un “supplemento<br />

d’indagine”, volto<br />

ad ampliare e verifi care in<br />

campo i risultati ottenuti<br />

nella sperimentazione di<br />

laboratorio, per meglio<br />

delineare i limiti della<br />

coesistenza fra produzione<br />

di Parmigiano-Reggiano<br />

e produzione di<br />

<strong>biogas</strong> e defi nire l’eff ettiva<br />

possibilità di una integrazione<br />

sinergica delle<br />

due fi liere: valutando, ad<br />

esempio, l’uso di matrici<br />

alternative agli insilati o<br />

la possibilità di attenuare<br />

la carica clostridica dei<br />

digestati mediante opportune<br />

modalità di gestione<br />

degli impianti e degli<br />

effl uenti.


Progettazione e gestione:<br />

le prove di laboratorio<br />

MARIANGELA SOLDANO, GIUSEPPE MOSCATELLI, CLAUDIO FABBRI - Crpa Spa, Reggio Emilia<br />

Per dimensionare e gestire correttamente un impianto<br />

per la produzione di <strong>biogas</strong> è necessario<br />

tener conto del potenziale metanigeno delle biomasse<br />

utilizzate. Occorre considerare, infatti, che solo una<br />

parte di esse, i solidi volatili degradabili, viene convertita<br />

in <strong>biogas</strong>. La quota di prodotto che non viene<br />

convertita costituisce il cosiddetto digestato, che deve<br />

poi essere stoccato e possibilmente utilizzato agronomicamente.<br />

La fi liera <strong>biogas</strong>, di fatto, è praticamente l’unica fi liera<br />

bioenergetica in cui un residuo del processo produttivo è<br />

così fortemente vincolante in termini gestionali, normativi<br />

ed economici. La quantità di digestato, la volumetria<br />

dei bacini di stoccaggio, il quantitativo di azoto da gestire<br />

e, in defi nitiva, i suoi costi di gestione dipendono dalle<br />

caratteristiche di reattività delle biomasse scelte. A parità<br />

di metano prodotto, le quantità di digestato e/o di azoto<br />

da gestire possono andare da 1 a 10-20 volte, passando<br />

da impianti alimentati a colture energetiche ad impianti<br />

alimentati ad effl uenti zootecnici.<br />

Conoscendo, inoltre, le quantità di biomasse disponibili<br />

in azienda o reperibili<br />

sul mercato e il relativo<br />

potenziale metanigeno è<br />

possibile defi nire sia il corretto<br />

dimensionamento<br />

delle volumetrie dell’impianto<br />

di <strong>biogas</strong> che i costi<br />

di approvvigionamento,<br />

prima voce di spesa<br />

nella conduzione di un<br />

impianto di digestione<br />

anaerobica quando si usano<br />

biomasse dedicate. La<br />

valutazione del potenziale<br />

è, inoltre, particolarmen-<br />

te importante quando si considera di introdurre nella<br />

dieta dell’impianto sottoprodotti di origine agroindustriale,<br />

che, per defi nizione, hanno una composizione<br />

chimica molto variabile - oltre che da fornitore a fornitore<br />

- anche nel tempo.<br />

Esistono diversi sistemi di determinazione del potenziale<br />

metanigeno: con analisi chimica, con metodo statico<br />

(o in batch) e con metodo dinamico. La scelta di<br />

applicare un metodo piuttosto che un altro dipende<br />

essenzialmente dalle fi nalità e dall’importanza che ha<br />

la misura.<br />

Nel corso del 2011 il Crpa, con la propria struttura<br />

Crpa Lab, ha realizzato un apparato per la valutazione<br />

del potenziale metanigeno con “metodo statico”,<br />

che si affi anca a quello già esistente per la valutazione<br />

del potenziale metanigeno con “metodo dinamico”.<br />

Il laboratorio nasce con l’obiettivo di fornire supporto<br />

alle imprese di costruzione e ai gestori di impianti<br />

per sviluppare proprie tecnologie di produzione di<br />

<strong>biogas</strong> e verifi care le performance produttive delle diverse<br />

matrici utilizzabili per produrre <strong>biogas</strong>.<br />

CRPA Lab è un laboratorio dedicato alla ricerca industriale rivolto<br />

ai settori dell’agroalimentare, dell’ambiente e dell’energia. CRPA<br />

Lab ha avuto il sostegno finanziario della Regione Emilia-Romagna<br />

(POR FESR 2007-2013) ed è insediato nel Tecnopolo di Reggio Emilia.<br />

CRPA Lab è una divisione di CRPA Spa.<br />

27


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

Il potenziale metanigeno (BMP)<br />

L’elemento di base che maggiormente infl uenza qualunque<br />

tipo di analisi, e dal quale gli studi di fattibilità per la realizzazione<br />

di un impianto di digestione anaerobica devono<br />

partire, è rappresentato dalla conoscenza del “Potenziale<br />

Metanigeno Biochimico” o BMP (dall’inglese Biochemical<br />

Methane Potential). Questo parametro esprime la quantità<br />

di <strong>biogas</strong>/metano massimo potenzialmente ottenibile dalla<br />

degradazione di una biomassa ed è espresso come Nm 3 /<br />

kg SV, ovvero normal metri cubi di <strong>biogas</strong> per kg di solidi<br />

volatili ovvero di sostanza organica. Accanto al volume di<br />

<strong>biogas</strong> producibile, l’analisi deve sempre riportare anche<br />

la percentuale di metano presente nel <strong>biogas</strong>, in quanto è<br />

questo il combustibile utile per la conversione energetica.<br />

Dispositivo per la determinazione del BMP con test statico progettato dal Crpa.<br />

28<br />

Il metodo statico del Crpa Lab<br />

L’analisi del BMP con “metodo statico” viene condotta<br />

in laboratorio cercando di simulare in un ambiente<br />

controllato quanto avviene in un digestore anaerobico.<br />

La biomassa da valutare viene dapprima analizzata e poi<br />

miscelata ad un inoculo “aff amato”, cioè un substrato<br />

organico predigerito e proveniente da un impianto che<br />

possibilmente stia già utilizzando la biomassa da valutare,<br />

e ad una soluzione di sali (per tamponare la produzione<br />

di acidi e fornire i micronutrienti essenziali al<br />

corretto sviluppo del consorzio batterico). La miscela<br />

viene riposta in un piccolo digestore, tipicamente una<br />

bottiglia da 1.000-1.500 ml, la cui forma dipende dalla<br />

tipologia di prodotto da analizzare, e posizionata<br />

in un ambiente termostatato<br />

in cui viene mantenuta<br />

costante la temperatura<br />

di processo. Accanto<br />

al digestore utilizzato per<br />

la conduzione della prova,<br />

occorre prevedere la conduzione<br />

di un test con il<br />

solo inoculo, in modo da<br />

poter sottrarre alla produzione<br />

di <strong>biogas</strong> della<br />

miscela l’eff etto di produzione<br />

residua dell’inoculo<br />

stesso.<br />

Il processo si innesca rapidamente,<br />

grazie alla presenza<br />

della fl ora microbica<br />

che si trova nell’inoculo,<br />

e la produzione di <strong>biogas</strong><br />

inizia sin dai primi giorni<br />

del test. La curva di<br />

produzione cumulativa di<br />

<strong>biogas</strong> presenta, normalmente,<br />

una prima parte di<br />

crescita intensa per poi ridurre<br />

la velocità di produzione,<br />

in una seconda fase,<br />

fi no a tendere nell’ultima<br />

parte ad un asintoto orizzontale,<br />

che rappresenta il


Dettaglio dei reattori della digestione anaerobica.<br />

FIG. 1 - SCHEMA DI PRINCIPIO DEL DISPOSITIVO<br />

REALIZZATO DA CRPA LAB.<br />

valore massimo di produzione.<br />

Il dispositivo realizzato<br />

dal Crpa Lab dispone di<br />

32 reattori indipendenti<br />

e dotati ciascuno di una<br />

propria linea di raccolta<br />

del gas (fi gura 1). Vista<br />

l’importanza che ha<br />

la determinazione della<br />

quantità di gas sviluppato,<br />

il dispositivo è stato<br />

realizzato con un doppio<br />

di sistema di misura<br />

in serie: manometrico e<br />

massico. Il gas prodotto<br />

nel reattore viene misurato<br />

continuamente e<br />

direttamente all’interno<br />

del digestore analizzando<br />

l’incremento di pressione<br />

nello spazio di testa<br />

con metodo manometrico<br />

(la produzione di gas<br />

è direttamente proporzionale<br />

all’incremento di pressione nello spazio di<br />

testa del digestore).<br />

Ogni volta che la pressione del gas raggiunge una soglia<br />

preimpostata, una valvola si apre e il contenuto<br />

dello spazio di testa viene svuotato in un piccolo gasometro<br />

esterno. Una volta raggiunta la massa critica<br />

suffi ciente a fl ussare l’analizzatore di qualità, il <strong>biogas</strong><br />

viene pompato attraverso un sensore massico a dispersione<br />

termica (il sensore massico a dispersione termica<br />

misura la massa di <strong>biogas</strong> fl uente attraverso una correlazione<br />

con la dissipazione di calore da una superfi cie<br />

riscaldata, corretta per la composizione specifi ca del<br />

<strong>biogas</strong> analizzato).<br />

Un test per la qualità<br />

Accanto alla misura della produzione di <strong>biogas</strong> il<br />

test prevede, ovviamente, anche la determinazione<br />

della qualità del <strong>biogas</strong> prodotto. La composizione<br />

del <strong>biogas</strong> dipende dalla composizione chimica del-<br />

29


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

le sostanze contenute nel<br />

substrato e dai parametri<br />

fisico-chimici della<br />

prova: il contenuto di<br />

metano (CH ) varia so-<br />

4<br />

litamentenell’intervallo compreso fra il 50 e<br />

l’80% in volume, mentre<br />

il contenuto di biossido<br />

di carbonio (CO ) va- 2<br />

ria nell’intervallo 20-50%.<br />

Sono presenti anche basse<br />

concentrazioni di idrogeno<br />

(10-1.000 ppm), ammoniaca<br />

(50-2.000 ppm),<br />

idrogeno solforato (50-<br />

2.000 ppm) e vari altri gas<br />

in tracce.<br />

Il test BMP statico generalmente<br />

viene prolungato<br />

fino a quando la produzione del giorno marginale<br />

è pari a più dell’1% di tutta la produzione<br />

accumulata. La misura viene fatta in continuo e<br />

la curva cumulata della produzione fornisce anche<br />

importanti informazioni in merito alla velocità di<br />

degradazione. A titolo di esempio, in figura 2 sono<br />

riportati due test BMP per due tipi di insilato<br />

di cereale: sull’asse delle ascisse viene rappresentato<br />

il tempo in giorni, sull’asse delle ordinate la<br />

produzione di metano. Sono evidenti le differenze<br />

dovute principalmente al tipo di frazioni fibrose<br />

della biomassa: nel primo caso il potenziale massimo<br />

viene raggiunto in circa 50 giorni, nel secondo<br />

caso dopo circa 20 giorni la produzione cessa e la<br />

curva non cresce più.<br />

In generale nel rapporto di conduzione del test devono<br />

essere riportati almeno i seguenti aspetti:<br />

– descrizione del substrato;<br />

– descrizione dell’inoculo;<br />

– descrizione della matrice di fermentazione;<br />

– andamento della formazione di <strong>biogas</strong>, descrizione<br />

qualitativa del processo fermentativo con indicazione<br />

del valore percentuale di metano;<br />

– potenziale metanigeno espresso come Nm3 /kg SV,<br />

ovvero normal metri cubi per kg di solidi volatili.<br />

30<br />

Produzione metano (Nm 3 /t SV)<br />

FIG. 2 - TEST BMP PER DUE TIPI DI INSILATO DI CEREALE.<br />

Durata del test (giorni)<br />

Dettaglio dei gasometri di raccolta del <strong>biogas</strong><br />

prima della misura della qualità del <strong>biogas</strong> stesso.


Siti e impatto ambientale:<br />

le norme in Emilia-Romagna<br />

GIUSEPPE BONAZZI, LORELLA ROSSI - Crpa Spa, Reggio Emilia<br />

ANDREA GIAPPONESI - Servizio Sviluppo Sistema Agro-Alimentare Regione Emilia-Romagna<br />

LEONARDO PALUMBO - Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua Regione Emilia-Romagna<br />

Con la delibera dell’Assemblea legislativa n. 51 del<br />

26 luglio 2011 “Individuazione delle aree e dei siti<br />

per l’installazione di impianti di produzione di energia<br />

elettrica mediante l’utilizzo delle fonti energetiche<br />

rinnovabili eolica, da <strong>biogas</strong>, da biomasse ed idroelettrica”,<br />

la Regione Emilia-Romagna ha defi nito - in linea<br />

con quanto previsto dal decreto del ministro dello<br />

Sviluppo economico del 10 settembre 2010 “Linee<br />

guida per l’autorizzazione<br />

degli impianti alimentati<br />

da fonti rinnovabili” - alcune<br />

importanti disposizioni<br />

sulla futura localizzazione<br />

degli impianti di<br />

<strong>biogas</strong>.<br />

Si tratta di prescrizioni fi -<br />

nalizzate ad evitare il cumolo<br />

degli impianti e la<br />

loro dispersione insediativa.<br />

A tale scopo la Regione<br />

obbliga a fare riferimento<br />

alle leggi, ai piani<br />

territoriali e urbanistici<br />

(regionali, provinciali e<br />

comunali) e ai piani settoriali,<br />

adottati o approvati.<br />

Nella stessa delibera<br />

sono elencate le aree non<br />

idonee, come le zone di<br />

particolare tutela paesaggistica,<br />

quelle perimetrate<br />

nel Piano territoriale paesistico<br />

regionale (PTPR)<br />

o nei Piani provinciali e<br />

Sistema di distribuzione del digestato a basso impatto ambientale.<br />

comunali che abbiano provveduto a darne attuazione.<br />

Di particolare interesse per il comparto agricolo regionale<br />

sono le disposizioni stabilite per i nuovi impianti<br />

di <strong>biogas</strong> progettati nei territori del comprensorio di<br />

produzione del formaggio Parmigiano-Reggiano e nelle<br />

zone di coltivazione dei prati stabili.<br />

I primi non sono considerati idonei qualora gli impianti<br />

utilizzino silomais o altre sostanze vegetali insilate, fat-<br />

31


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

to salvo il caso in cui l’utilizzazione<br />

agronomica del<br />

residuo del processo di<br />

fermentazione (digestato),<br />

tal quale o trattato,<br />

avvenga in terreni ubicati<br />

all’esterno del medesimo<br />

comprensorio.<br />

Sono considerate idonee,<br />

invece, all’installazione<br />

di impianti di <strong>biogas</strong> le<br />

zone di coltivazione dei<br />

prati stabili, ricadenti<br />

nell’ambito delle zone<br />

di tutela naturalistica, di<br />

cui all’art. 25 del PTPR,<br />

a condizione che gli impianti<br />

siano realizzati da<br />

aziende agricole zootecniche<br />

ivi insediate e che,<br />

quando localizzati nel<br />

comprensorio di produzione<br />

del formaggio Parmigiano-Reggiano,<br />

non<br />

utilizzino silomais o altre<br />

essenze vegetali insilate.<br />

Le disposizioni relative alla localizzazione degli impianti<br />

non si applicano, tuttavia, oltre che ai procedimenti<br />

già conclusi alla data di pubblicazione del provvedimento<br />

sul Burert, anche a quelli che risultino formalmente<br />

avviati in data antecedente alla medesima pubblicazione,<br />

per eff etto della presentazione dell’istanza<br />

di autorizzazione unica ovvero del sostitutivo titolo<br />

abilitativo. Sono inoltre esclusi - ai soli fi ni localizzativi<br />

fermo restando, però, l’obbligo del rispetto delle<br />

prescrizioni tecniche previste dal provvedimento - gli<br />

impianti per i quali, alla data di pubblicazione sul Burert,<br />

sia stata presentata domanda di accesso a fi nanziamento<br />

pubblico e quelli previsti nei progetti di sviluppo<br />

o riconversione del settore bieticolo-saccarifero.<br />

Per assicurare sul territorio regionale misure uniformi<br />

per l’abbattimento delle emissioni odorigene e contemperare<br />

le esigenze di promozione della produzione<br />

di energia da fonti rinnovabili con quelle di tutela<br />

dell’ambiente e riduzione degli impatti sullo stesso, la<br />

32<br />

Distribuzione del digestato a “bande”.<br />

delibera 51/11 stabilisce inoltre che la Giunta regionale<br />

provveda ad elaborare criteri tecnici nella progettazione<br />

e gestione degli impianti a <strong>biogas</strong>.<br />

L’esercizio di un impianto di <strong>biogas</strong>, infatti, può determinare<br />

una serie di ricadute negative sull’ambiente che<br />

vanno attentamente considerate già in fase progettuale<br />

e realizzativa. Ciò è particolarmente importante in una<br />

regione come l’Emilia-Romagna dove le aree agricole<br />

in cui tali impianti sorgono possono essere disseminate<br />

di residenze sparse o anche di veri e propri aggregati di<br />

abitazioni civili. Le misure di mitigazione di questi potenziali<br />

impatti dovranno essere attentamente valutate<br />

dalla Regione e riguardare i rumori e tutte le emissioni<br />

in atmosfera di tipo diff uso e convogliato (ammoniaca,<br />

gas serra, materiale particolato, ecc.).<br />

Nello specifi co, in linea con quanto previsto dalla delibera<br />

n. 51/11, particolare attenzione dovrà essere<br />

posta alle emissioni odorigene, individuando idonee<br />

misure strutturali e gestionali.


Lo stoccaggio delle biomasse…<br />

Tra gli interventi strutturali di grande importanza vi sono<br />

quelli relativi allo stoccaggio delle biomasse in arrivo da<br />

inviare all’impianto. Per la loro diversa natura fi sica potranno<br />

essere richieste modalità diverse di stoccaggio. Ad<br />

esempio, per prodotti vegetali come mais, sorgo, triticale,<br />

residui vegetali da agroindustria, ecc., da destinare<br />

all’insilamento nell’area dell’impianto, potranno valere<br />

le strutture e le tecniche di insilamento normalmente<br />

utilizzate nelle aziende zootecniche per l’alimentazione<br />

animale. Per le biomasse palabili da caricare all’impianto<br />

nel giro di pochi giorni dall’arrivo, potranno essere,<br />

invece, prescritte modalità<br />

di stoccaggio diff erenziate<br />

a seconda del tenore di<br />

sostanza secca che le caratterizza,<br />

tenendo presente<br />

che a carico dei materiali a<br />

tenore di secco inferiore al<br />

60% si innescano rapidamente<br />

processi putrefattivi<br />

con liberazione di sostanza<br />

odorigene. Per tali matrici<br />

umide si valuterà il ricorso<br />

allo stoccaggio in contenitori<br />

chiusi a tenuta, con<br />

eventuali sistemi di trattamento<br />

degli sfi ati, anche<br />

in relazione alla specifi ca<br />

tipologia di biomassa.<br />

..e del digestato<br />

Le misure strutturali dovranno<br />

riguardare anche<br />

lo stoccaggio del digestato,<br />

e/o delle frazioni solide e<br />

chiarifi cate risultanti da<br />

un eventuale trattamento<br />

di separazione solido/<br />

liquido. Le autonomie di<br />

stoccaggio dei materiali<br />

palabili e non palabili<br />

saranno le stesse stabilite<br />

dal nuovo regolamento regionale in materia di utilizzazione<br />

agronomica. Si valuteranno, inoltre, le modalità<br />

di copertura degli stoccaggi del digestato e, in caso<br />

di obbligo, saranno defi nite le relative esenzioni per gli<br />

impianti nuovi e per quelli esistenti.<br />

Le misure gestionali<br />

Tra le misure gestionali i criteri tecnici riserveranno particolare<br />

attenzione alla movimentazione dei materiali<br />

all’interno dell’area perimetrata dell’impianto. Lo stoccaggio<br />

dei materiali in arrivo, ad esclusione degli insilati,<br />

dovrà essere di breve durata per prevenire fenomeni di<br />

33


IL BIOGAS COME OPPORTUNITÀ<br />

anaerobiosi. Per il trasporto e il carico dell’insilato si farà<br />

riferimento a mezzi chiusi e a tenuta per evitare perdite di<br />

percolato. Nello scarico di matrici non palabili negli apposti<br />

contenitori si dovranno porre in essere tutte quelle<br />

cautele per evitare turbolenze nella massa liquida, fonti di<br />

potenziale emissione di odori.<br />

Più in generale, per limitare la genesi e la diff usione di<br />

odori, si provvederà a mantenere una buona funzionalità<br />

dell’impianto (ad esempio, verifi che tenuta valvole, torce,<br />

pulizie pozzetti e reti di scolo, quantità e caratteristiche delle<br />

biomasse caricate all’impianto).<br />

I criteri tecnici rimanderanno alle disposizioni relative allo<br />

spandimento agronomico del digestato, previste nel già<br />

citato regolamento regionale, in quanto ulteriore sorgente<br />

di emissione potenziale di odori. La distribuzione si dovrà,<br />

quindi, svolgere secondo le seguenti modalità:<br />

a. per i digestati non palabili distribuiti in superfi cie, la<br />

pressione di esercizio degli erogatori dovrà essere inferiore<br />

a sei atmosfere;<br />

b. per i digestati tal quali e le frazioni risultanti da trattamenti<br />

di separazione distribuiti in superfi cie dovrà essere<br />

prevista l’incorporazione nel terreno entro 24 ore dalla<br />

distribuzione, fatte salve alcune eccezioni (foraggere, prati<br />

permanenti-pascoli; frutteti e vigneti).<br />

Vasca di stoccaggio del digestato coperta.<br />

34<br />

La distribuzione del digestato<br />

Nel caso si renda necessario ridurre ulteriormente il rischio di<br />

odori, le Province e gli Enti locali potranno disporre l’adozione<br />

delle altre tecniche di distribuzione dei digestati tal quali e<br />

loro frazioni chiarifi cate, come l’iniezione diretta al suolo o lo<br />

spandimento superfi ciale a bassa pressione e similari.<br />

Le modalità di distribuzione, in assenza di specifi che indicazioni<br />

nelle norme comunali, dovranno comunque garantire<br />

il rispetto di:<br />

– una distanza non inferiore a 100 m dalla delimitazione<br />

dell’ambito urbano consolidato, come individuato dallo<br />

strumento urbanistico vigente;<br />

– una distanza di almeno 50 m dagli edifi ci di terzi ad uso<br />

abitativo e/o produttivi, se utilizzati, in zona agricola.<br />

I criteri tecnici prevederanno poi misure specifi che relative alla<br />

sicurezza, al trasporto delle biomasse, alle emissioni dalla sezione<br />

di conversione energetica, ai sistemi di raccolta e trattamento<br />

delle acque generate nell’area dell’impianto.<br />

A completamento, saranno riportate disposizioni su procedure<br />

di “comunicazione” e criteri di utilizzazione agronomica<br />

del digestato, a partire da formule per il calcolo dei volumi<br />

da stoccare, dell’azoto contenuto, dell’effi cienza agronomica,<br />

in conformità con quanto riportato nel regolamento citato.


ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA<br />

ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIE<br />

<strong>Produrre</strong> <strong>biogas</strong><br />

un’opportunità<br />

che piace agli agricoltori<br />

SUPPLEMENTO AD “AGRICOLTURA” N. 11 - NOVEMBRE 2011<br />

DIRETTORE RESPONSABILE: Franco Stefani<br />

REG. TRIB. DI BOLOGNA N. 4269 DEL 30 - 3 - 1973<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: SATIZ, Moncalieri (TO)<br />

STAMPA: ILTE spa, Moncalieri (TO)

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