1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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Alberto Caligiani Grosseto, 1894 – Firenze, 1973 Legato a Pistoia dalla sua famiglia, che in città aveva beni immobili e interessi e che perciò egli ha sempre frequentato fin dalla prima infanzia, si trasferiva definitivamente con la famiglia a Bussotto, un paese immerso nella campagna pistoiese, che forniva al giovanissimo Caligiani il mezzo principale del suo esprimersi. Dopo una dolorosa malattia agli occhi che a undici anni lo costringeva a letto per lungo tempo, studiava per un anno all’Accademia di Belle Arti di Firenze (1910). Ha mantenuto sempre rapporti di lavoro e di amicizia con gli artisti pistoiesi emergenti, ma anche con la vita artistica nazionale. Amico di Lippi, Nannini, Michelucci, Innocenti, coi quali condivideva l’amore per la campagna e l’aspirazione a un’arte intimista e praticamente lontana dai problemi legati alla situazione reale dell’Italia del tempo, partecipava con loro alle riunioni della Famiglia Artistica pistoiese, frequentando anche Lega e Rosai. Giovanissimo, fu presente alla nota Mostra del Bianco e Nero, dove presentava lavori ispirati a quelli di Lorenzo Viani, che lo interessava particolarmente, da quando si era dedicato anche alla grafica, soprattutto alla xilografia. Dal ’15 circa collaborava con la rivista spezina “L’Eroica” ed esponeva con Viani, De Witt, Casorati e Sensani alla III Mostra della Secessione a Roma (1915). Durante la prima guerra mondiale contrasse, nella lunga campagna del Carso, una pesante invalidità polmonare. Al ritorno dalla guerra, essendosi dedicato, con gli amici Nannini e Innocenti, a una sua ricerca sul Futurismo, tenne una personale presso la Casa d’Arte di Enrico Prampolini e Mario Recchi. Nel ’21 era in America, ma dovette tornare in Italia per l’aggravarsi della malattia polmonare. Dalla quale lo salvò il soggiorno nelle montagne pistoiesi, dove si ritirava con la moglie. Continuerà, comunque, i suoi rapporti con la vita artistica nazionale, in contatto con Marino Marini, Libero Andreotti e, a Pistoia, con Giovanni Costetti, Giovanni Michelucci, e con gli artisti più giovani del “Cenacolo”: Agostini, Bugiani, Cappellini, Mariotti. Dal ’24 si avvicinava al movimento del Novecento Italiano e dal ’26 collaborava alla rivista “Solaria”. Presente alla Prima mostra del Novecento italiano a Milano e alla quindicesima Biennale di Venezia. Di seguito parteciperà alla diciottesima, alla diciannovesima, alla ventesima, alla ventiduesima Biennale fino al 1942; alle prime tre edizioni della Quadriennale romana, ottenendo premi nel ’35 e nel ’39. Dagli anni Trenta a Firenze, tiene una cattedra di Figura all’Istituto d’Arte. Si dedicava anche alla poesia e alla narrativa. Alla Prima Sindacale del ’33, scrive Annamaria Iacuzzi (2006): “si propon- gono temi consueti al ‘novecentista’ Caligiani, permeati da una malinconia poetica intimistica e paesana, propria della scuola pistoiese all’interno del più generale indirizzo del novecento toscano, prediligendo in gran parte le visioni delle colline tra Prato e Pistoia, di San Pellegrino o della Val di Bure”. Iacuzzi riporta anche le parole di Vittorini, impostate a quel “sano realismo inconfondibile e senza tristezza”. E parla di “colori sornioni che rendono pesa, gonfia, e pur non ingombra, la tela. È oscuro come di una gioia nascosta; di una gioia non propriamente visiva, che cova profonda sotto la cenere della materia”. I suoi ritratti raggiungono spesso una straordinaria intensità e, talvolta, una dolcezza che tradisce un senso di umanità e una sensibilità di tratto che esprimono una maturità artistica insuperabile. Cenni bibliografici G. Settala, Alberto Caligiani, Galleria d’Arte Firenze, Firenze 1935. G. Ferroni, Alberto Caligiani, Galleria Gianferrari, Milano 1939. U. Sabatini, Quattro Pittori alla Galleria Michelangelo, cat. mostra, Firenze 1949. Alberto Caligiani, cat. mostra, Galleria Giorni, Firenze 1975. La città e gli artisti. Pistoia tra avanguardia e Novecento, cat mostra a cura di M. C. Mazzi e C. Sisi, Firenze 1980. Alberto Caligiani, in Il Novecento italiano 1923/33, Milano 1983. G. Damiani, La scuola Pistoiese tra le due guerre, Firenze 2000, pp. 83-95. E. Crispolti, A. Mazzanti, L. Quattrocchi, Arte in Maremma nella prima metà del Novecento, cat. mostra, Cinisello Balsamo 2006. A. Iacuzzi, Alberto Caligiani, in Arte in Maremma... cit. E. Vittorini in A. Iacuzzi, Alberto Caligiani, in Arte in Maremma... cit. C. Sisi, Arte del Novecento a Pistoia, Pistoia 2007. 66 67

Alberto Caligiani<br />

Grosseto, 1894 – Firenze, 1973<br />

Legato a <strong>Pistoia</strong> dalla sua famiglia, che in città aveva beni immobili e interessi<br />

e che perciò egli ha sempre frequentato fin dalla prima infanzia, si trasferiva<br />

definitivamente con la famiglia a Bussotto, un paese immerso nella campagna<br />

pistoiese, che forniva al giovanissimo Caligiani il mezzo principale del suo<br />

esprimersi. Dopo una dolorosa malattia agli occhi che a undici anni lo costringeva<br />

a letto per lungo tempo, studiava per un anno all’Accademia di Belle Arti<br />

di Firenze (<strong>1910</strong>). Ha mantenuto sempre rapporti di lavoro e di amicizia con<br />

gli artisti pistoiesi emergenti, ma anche con la vita artistica nazionale. Amico<br />

di Lippi, Nannini, Michelucci, Innocenti, coi quali condivideva l’amore per<br />

la campagna e l’aspirazione a un’arte intimista e praticamente lontana dai problemi<br />

legati alla situazione reale dell’Italia del tempo, partecipava con loro alle<br />

riunioni della Famiglia Artistica pistoiese, frequentando anche Lega e Rosai.<br />

Giovanissimo, fu presente alla nota Mostra del Bianco e Nero, dove presentava<br />

lavori ispirati a quelli di Lorenzo Viani, che lo interessava particolarmente,<br />

da quando si era dedicato anche alla grafica, soprattutto alla xilografia.<br />

Dal ’15 circa collaborava con la rivista spezina “L’Eroica” ed esponeva con<br />

Viani, De Witt, Casorati e Sensani alla III Mostra della Secessione a Roma<br />

(1915). Durante la prima guerra mondiale contrasse, nella lunga campagna<br />

del Carso, una pesante invalidità polmonare. Al ritorno dalla guerra, essendosi<br />

dedicato, con gli amici Nannini e Innocenti, a una sua ricerca sul Futurismo,<br />

tenne una personale presso la Casa d’Arte di Enrico Prampolini e Mario Recchi.<br />

Nel ’21 era in America, ma dovette tornare in Italia per l’aggravarsi della<br />

malattia polmonare. Dalla quale lo salvò il soggiorno nelle montagne pistoiesi,<br />

dove si ritirava con la moglie.<br />

Continuerà, comunque, i suoi rapporti con la vita artistica nazionale, in contatto<br />

con Marino Marini, Libero Andreotti e, a <strong>Pistoia</strong>, con Giovanni Costetti,<br />

Giovanni Michelucci, e con gli artisti più giovani del “Cenacolo”: Agostini,<br />

Bugiani, Cappellini, Mariotti.<br />

Dal ’24 si avvicinava al movimento del Novecento Italiano e dal ’26 collaborava<br />

alla rivista “Solaria”. Presente alla Prima mostra del Novecento italiano a<br />

Milano e alla quindicesima Biennale di Venezia.<br />

Di seguito parteciperà alla diciottesima, alla diciannovesima, alla ventesima,<br />

alla ventiduesima Biennale fino al 1942; alle prime tre edizioni della Quadriennale<br />

romana, ottenendo premi nel ’35 e nel ’39.<br />

Dagli anni Trenta a Firenze, tiene una cattedra di Figura all’Istituto d’Arte. Si<br />

dedicava anche alla poesia e alla narrativa.<br />

Alla Prima Sindacale del ’33, scrive Annamaria Iacuzzi (2006): “si propon-<br />

gono temi consueti al ‘novecentista’ Caligiani,<br />

permeati da una malinconia poetica intimistica<br />

e paesana, propria della scuola pistoiese all’interno<br />

del più generale indirizzo del novecento<br />

toscano, prediligendo in gran parte le visioni<br />

delle colline tra Prato e <strong>Pistoia</strong>, di San Pellegrino<br />

o della Val di Bure”. Iacuzzi riporta anche le<br />

parole di Vittorini, impostate a quel “sano realismo<br />

inconfondibile e senza tristezza”. E parla<br />

di “colori sornioni che rendono pesa, gonfia,<br />

e pur non ingombra, la tela. È oscuro come di<br />

una gioia nascosta; di una gioia non propriamente<br />

visiva, che cova profonda sotto la cenere<br />

della materia”. I suoi ritratti raggiungono<br />

spesso una straordinaria intensità e, talvolta,<br />

una dolcezza che tradisce un senso di umanità<br />

e una sensibilità di tratto che esprimono una<br />

maturità artistica insuperabile.<br />

Cenni bibliografici<br />

G. Settala, Alberto Caligiani, Galleria d’Arte<br />

Firenze, Firenze 1935.<br />

G. Ferroni, Alberto Caligiani, Galleria<br />

Gianferrari, Milano 1939.<br />

U. Sabatini, Quattro Pittori alla Galleria<br />

Michelangelo, cat. mostra, Firenze 1949.<br />

Alberto Caligiani, cat. mostra, Galleria Giorni,<br />

Firenze 1975.<br />

La città e gli artisti. <strong>Pistoia</strong> tra avanguardia e<br />

Novecento, cat mostra a cura di M. C. Mazzi e C.<br />

Sisi, Firenze 1980.<br />

Alberto Caligiani, in Il Novecento italiano<br />

1923/33, Milano 1983.<br />

G. Damiani, La scuola Pistoiese tra le due guerre,<br />

Firenze 2000, pp. 83-95.<br />

E. Crispolti, A. Mazzanti, L. Quattrocchi, Arte<br />

in Maremma nella prima metà del Novecento, cat.<br />

mostra, Cinisello Balsamo 2006.<br />

A. Iacuzzi, Alberto Caligiani, in Arte in<br />

Maremma... cit.<br />

E. Vittorini in A. Iacuzzi, Alberto Caligiani, in<br />

Arte in Maremma... cit.<br />

C. Sisi, Arte del Novecento a <strong>Pistoia</strong>, <strong>Pistoia</strong> 2007.<br />

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