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1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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Fabrizio Corneli<br />

Firenze 1958; vive a Firenze e in Umbria<br />

Formatosi su studi matematici e teorici iniziava realizzando sculture basate,<br />

pur nella loro diversità, sulla formatività geometrica (Trifidi, ’81-’82; Melenas,<br />

’82; Nautilus, ’83; Mazzocchio, ’88) i cui riferimenti si riportano a Calder, Tinguély,<br />

Melotti. Passava poi a lavori basati sulla leggerezza (Separazione di gocce;<br />

Erasmo; Calvino; Regina, ’83-’84) passando poi a Alambicchi, Testa, Martiri ’85,<br />

arrivando a Grande Estruso, lavoro ottenuto per estrazioni successive di grandi<br />

lastre di ferro, quasi a evocare la crescita concentrica del tronco degli alberi<br />

che disponeva sul terreno a scalare, a telescopio creando immagini zoomorfiche.<br />

Interessato da sempre alla percezione ottica e alle sue infinite variazioni<br />

e possibilità, secondo peraltro, una linea legata al concettualismo, raggiungeva,<br />

prima evidenziando il rapporto luce-ombra a mezzo della fotografia, poi<br />

con l’uso dell’anamorfosi, una sorta di metafisica dell’immagine scelta dalla<br />

tradizione popolare, dal mito, dall’astrologia, dall’ermetismo.<br />

Continua a ripercorrere i suoi temi usando cristallo, acqua, più recentemente<br />

lamelle metalliche applicate a parete, su inclinazioni diverse dalle quali ottiene,<br />

attraverso la luce del sole o la luce artificiale, ombre luminose in forma<br />

di immagini, basate su memorie di antichi rituali e strumenti alchemici, riuscendo<br />

a creare un clima di mistero e di raffinato afflato poetico.<br />

Si possono evocare le ombre della caverna di Platone. O dobbiamo ricordare<br />

le molte allusioni shakespeariane sulla immaterialità (irrealtà) della vita<br />

umana? Oppure, come fa Paolo Cesarini nel suo intervento sul catalogo della<br />

mostra di Corneli a Villa La Màgia, occorrerà ricordare l’“ultimo grande<br />

astronomo dell’epoca pretelescopica”, Tycho Brahe che, quando si allontana<br />

dall’Insula Venusia che Federico II gli aveva donato per studiare sul più<br />

grande telescopio dell’epoca, “l’orologeria che fa muovere gli astri e le cose<br />

della vita”, esclama: “Sono felice per il tempo che ho passato su questa isola<br />

e sono felice per tutti gli anni che ho passato a progettare e realizzare ogni<br />

singola parte di questi strumenti. Ti mostrerò stanotte le figure che pazientemente,<br />

anno dopo anno, ho disegnato sul Grande Globo Oricalchico. Più di<br />

mille stelle e decine di costellazioni che aiuteranno naviganti e scopritori di<br />

nuove terre a comunicare fra loro, a non smarrire la rotta […] Ma non sta qui<br />

l’essenziale, l’immagine reale del mondo non si può disegnare, ha la sostanza<br />

di cui son fatti i sogni. I miei strumenti aiutano a sognarla”, Fabrizio Corneli.<br />

Micat in vertice, Quarrata 2005.<br />

Preferisco citare la fredda dichiarazione di Céline (Viaggio al termine della notte):<br />

“Tutto quel che è interessante avviene nell’ombra, davvero. Non si sa<br />

nulla della vera storia dell’uomo”.<br />

Forse è meglio citare quanto scrive Lea Vergine nel catalogo della mostra<br />

D’Ombra (Siena, Nuoro, 2006-2007), con accenti più legati al nostro tempo:<br />

“Nelle ombre, che hanno a che fare con la magia, si possono proiettare i miraggi,<br />

le paure, i desideri, il non detto, persone che non abbiamo mai incontrato,<br />

luoghi dove non siamo mai stati, riverberi di situazioni, di accadimenti<br />

magari mai vissuti. In breve, sogni. E un sogno è un sogno, non è un’illusione”.<br />

Corneli non è stato invece invitato alla mostra Inganni ad Arte, tenutasi<br />

a Firenze nell’ottobre del 2009, dove il solo artista contemporaneo presente<br />

è Pistoletto, se si escludono gli pseudocontemporanei che rifanno, pari, pari,<br />

i quadri del Seicento...<br />

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