1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Andrea Lippi
Scioperanti, 1913
gesso, cm 150 x 65
Ho già scritto che l’andamento di questa scultura, nella sua
complessa unità, sembra, prima che ci avviciniamo a coglierne
i molti, drammatici e intricati particolari, quello di una morbida
figura femminile piegata verso destra, secondo i modi di un
tardo Liberty italiano alla Bistolfi. È quando ci avviciniamo che
possiamo coglierne il diverso contenuto corale, l’arrampicamento
faticoso e dinamico, il groviglio dei personaggi che salgono
in un avvolgimento vertiginoso verso l’alto, che appare quasi
irraggiungibile. Prima del vertice, al di sopra della mano
nervosamente aggrappata di una donna, una testa, più grande
delle altre, sembra ispirarsi, pur nella sua abbreviata definizione,
alla testa incappucciata della Pietà Rondanini di Michelangelo.
Cosa che non meraviglia. Lippi adorava Michelangelo, che
giudicava “il più grande artista di tutti i tempi”. Ma tutta
l’opera è un addensarsi di personaggi inquietanti, tormentati,
uniti in una sorta di cerchio della morte, immersi nel buio dal
quale emergono, nell’ alternarsi di luce e di ombra, per alcuni
particolari dei corpi convulsi. Suggestioni di un espressionismo
esasperato si uniscono ad allusioni secessioniste che fanno di
questo lavoro (in realtà un grande bozzetto lasciato non finito
nella parte posteriore), una sorta di modello di un sentire
violentemente drammatico.
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