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1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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Claudio Parmiggiani<br />

Luzzara, Reggio Emilia, 1943; vive a Bologna<br />

Maurizio Calvesi ha definito il lavoro di Parmiggiani “di segno alchemico”<br />

(Parmiggiani e la Post-avanguardia). Ha lavorato a lungo, infatti, attorno alla<br />

storia della pittura, percorsa dall’“oro filosofale” che è, in certo senso, la sua<br />

“materia prima”. Ha spesso lavorato su opere antiche, scomponendole, studiandole<br />

secondo sottili riflessioni filosofiche, concettuali, poetiche. Si pensi<br />

a La visione di Santa Godula di un maestro fiammingo, sulla quale, nel ’78, ha<br />

introdotto l’elemento tempo, facendo muovere, fotograficamente, una piccola<br />

nave, spostandola nel tempo del suo viaggio; su una tela di Mondrian<br />

ha sovrapposto una pianta de L’Aja, sulla quale segnava, con un quadratino<br />

azzurro, la pianta del museo nel quale si conserva l’opera di Mondrian.<br />

Tra i suoi lavori il Theatrum Orbis, dall’Ars Memoriae di Robert Fludd (1612),<br />

dove trasforma il teatro elisabettiano di Shakespeare (the Globe) in Teatro<br />

della pittura, in un continuo rimando ermetico, alchemico, ricco di enigmi.<br />

Nel ’70 nascono le Delocazioni. nelle quali evidenzia, servendosi anche di<br />

fuliggine, il segno lasciato sulla parete da quadri e oggetti come fossero tolti<br />

dopo una lunga dimora “in loco” – “riflessioni hegeliane e neoplatoniche” a<br />

simboleggiare il concetto delle “idee come ombra delle cose”, secondo Peter<br />

Weiermair e, allo stesso tempo giocando sul tema dell’assenza – Claudio<br />

Parmiggiani, cat. mostra, Bologna 2003. Nel ’77 riuniva in un prezioso libretto<br />

Tavole Teatri Riti molti suoi progetti, dal ’65 al ’77. Seguono Giordano Bruno<br />

(’77, un quadro bianco alla parete, alla sua base un blocco di marmo nero),<br />

Proiezione (’78, un quadro dorato davanti al quale pende l’uovo di Piero: a<br />

terra un blocco di marmo blu). Del ’76 è Annunciazione, un’opera di grande<br />

suggestione emotiva e poetica (due lastre in rame, una delle quali a specchio,<br />

l’una di fronte all’altra; sul retro una grande vetrata spartita in quadrati).<br />

Del ’75 è <strong>Un</strong>a scultura, un’opera in quattro parti, disposte secondo ipotetici<br />

punti cardinali (in Italia, in Egitto, in Francia, in Cecoslovacchia), quindi impossibile<br />

da vedersi nella sua totalità.<br />

Tra i suoi lavori permanenti nel paesaggio Il bosco guarda e ascolta nel parco<br />

di Pourtalés a Strasburgo (1990), Il Faro d’Islanda (una luce permanente in<br />

un luogo desertico in Islanda), Melancolia II, realizzato con Robert Morris nel<br />

parco di Santomato (2002).<br />

Tra i suoi scritti anche Sangue, Stelle, Spirito (2000).<br />

Presente con una personale alla Biennale di Venezia (’92), nel Musée d’Art<br />

Moderne et Contemporain a Ginevra (’95), alla Promotrice di Belle Arti di<br />

Torino (’99) e la grande antologica a Palazzo Fabroni a <strong>Pistoia</strong> nel 2008.<br />

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