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1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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Fernando Melani<br />

S. Piero Agliana, <strong>Pistoia</strong>, 1907 – <strong>Pistoia</strong>, 1985<br />

È forse la personalità più interessante tra gli artisti del Novecento a <strong>Pistoia</strong>.<br />

Personaggio schivo, allo stesso tempo sempre presente nella vita cittadina dagli<br />

anni Cinquanta, da quando cioè iniziava ad applicare al “fare artistico” le sue ricerche<br />

teoriche e scientifiche. Inimitabile presenza mentale e fisica, lo si trovava<br />

vestito della sua tuta azzurra, sempre nitidissima, cui accompagnava, estate<br />

e inverno, una piccola sciarpa metà rossa, metà gialla: raffinato operaio, clown<br />

tragico e gentile, ha sempre portato avanti il suo lavoro artistico parallelamente<br />

alla sua teorizzazione, geniale nel suo approccio all’arte e alla scienza (“Arte<br />

= Riproduzione di se stessi – simile dal simile. Ma attenzione! <strong>Un</strong> riprodursi<br />

non per immagini, nascite spontanee o magia, ma attraverso gli inosservabili<br />

scambi di energia più o meno codificati, codificati o imprevisti che siano”,<br />

pubblicato in Brancolini 1986). È su questa sua teoria, della forza insita nella<br />

materia, dell’energia intesa inizialmente come caos, che poi, nel suo espandersi,<br />

si fa forma, teoria secondo la quale egli sembra, in certo senso, anticipare anche<br />

l’Arte Povera.<br />

Questa sua impostazione spiega anche il suo apparente eclettismo, il suo affrontare<br />

le “maniere” più diverse, sempre sul filo di un’apertura concettuale<br />

avant-lettre. Passava dall’elaborazione di stesure di colore puro, di cui analizzava<br />

le qualità fisiche, apparentemente legato al più limpido concretismo astratto<br />

(come quando inscenava un suo grottesco “bucato” appeso lungo lo studio),<br />

spaziando, con vitalità e freschezza, usando i materiali più diversi, le tecniche e<br />

le modalità operative più disparate, dalla pittura alla fotografia, oppure saldando<br />

tra loro fili di ferro sottile, a creare delicatissime ragnatele e osservandone<br />

il movimento, dalla piccola composizione all’oggetto boutade, ironico, sorridente,<br />

facendosi guidare da una concettualità che, come scrive Annamaria Iacuzzi<br />

(2007) “eliminava il rapporto emozionale che scaturisce dall’osservazione del<br />

reale, riducendo al minimo la presenza dell’io soggettivo dell’artista”.<br />

Ho altrove paragonato, paradossalmente, Melani a Beuys; paradossalmente<br />

poiché “tanto (Beuys) si distingue per il protagonismo, per la concezione<br />

dell’artista-eroe, per la durezza delle sue proposizioni, per l’assoluta mancanza...<br />

di qualsiasi accenno di ironia, quanto Melani è silenzioso, anti-eroe, antiartista,<br />

gentilmente e silenziosamente ironico. Né certo lo si può paragonare<br />

per l’importanza raggiunta sia nel sistema dell’arte, sia nell’incidenza e nel peso<br />

che la loro attività ha riscosso; così noto, così seguito Beuys, sia a livello critico<br />

che di mercato, così amato da pochi amici, quasi tutti artisti” (Fabro, Ranaldi,<br />

i colleghi pistoiesi...), e volutamente fuori dai circuiti commerciali, Melani.<br />

Ma c’è una qualità, una caratteristica che li avvicina e li fa, entrambi, apostoli<br />

di una rinnovata concezione dell’arte. È appunto<br />

il tema dell’energia insita nella materia.<br />

La sua ricerca, come scriveva Carla Lonzi nel<br />

’67 “attorno alla QUANTITÀ, considerando<br />

la qualità come una categoria concettuale che<br />

riflette ancora una volta l’abuso della presunzione<br />

dell’uomo. Egli ritiene che spingendo a<br />

fondo l’esame quantitativo si può giungere al<br />

rilievo delle strutture più nascoste, le più ricche<br />

e imprevedibili (altamente informative); da ciò<br />

il tentativo di rendersi sempre disponibile, nel<br />

suo operare, al rilievo di queste non calcolate<br />

armonie, aderendovi strettamente…”<br />

Cenni bibliografici<br />

C. Lonzi, Presentazione, in cat. mostra, Galleria<br />

Numero, Milano 1967.<br />

L.-V. Masini, Arte Cronaca, Attività artistiche in<br />

Toscana 1973-75, cat. mostra, Vinci 1976.<br />

F. Melani in A. Brancolini, Fernando Melani, gli<br />

scritti, Panzano in Chianti 1986.<br />

Bruno Corà, Fernando Melani. La casa-studio, le<br />

esperienze, gli scritti, dal 1945-1985, Milano 1990.<br />

L.-V. Masini, Arte contemporanea, Firenze 1996.<br />

B. Corà, D. Giuntoli, Fernando Melani. La Casa<br />

studio, <strong>Pistoia</strong> 2004.<br />

N. Miceli, S. Simoncini, Percorsi della<br />

Figurazione a <strong>Pistoia</strong>. Dalle antologie della<br />

Circoscrizione 2 alle opere recenti, cat. mostra,<br />

<strong>Pistoia</strong> 2006.<br />

C. Sisi, Arte del Novecento a <strong>Pistoia</strong>, <strong>Pistoia</strong> 2007.<br />

A. Iacuzzi, Cultura artistica del dopoguerra a<br />

<strong>Pistoia</strong> in Arte del Novecento, cit.<br />

198<br />

199

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