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1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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Lando Landini<br />

Bonelle, <strong>Pistoia</strong>, 1925<br />

La formazione di Landini, trasferitosi giovanissimo nel sud della Francia e di<br />

ritorno a <strong>Pistoia</strong> nel 1939, si svolge tra il liceo ginnasio e lo studio del pittore<br />

pistoiese Umberto Mariotti. Ben presto, il suo interesse si volge a Matisse e<br />

Monet, a cui avvicina la lezione di Piero della Francesca sullo spazio e la luce.<br />

Solo nel dopoguerra si avvicina ai maestri della generazione di pittori attiva tra<br />

le due guerre, con i quali condivide alcune esperienze espositive.<br />

Come avviene per altri esponenti del gruppo di artisti definiti della ‘generazione<br />

di mezzo’, come anche il più anziano Cappellini, a metà degli anni Quaranta<br />

la sua ricerca prende la via del realismo, al quale aderisce con fervore ideologico.<br />

L’avvicinamento al Partito Comunista (1947) lo porta sulla strada di una<br />

personale elaborazione del realismo socialista, mediato dalla lezione di Matisse,<br />

impostando la propria ricerca su un senso più cromatico della forma intesa come<br />

superficie luminosa e segno. Nel 1950 si laurea con Roberto Longhi alla Facoltà<br />

di Lettere a Firenze, divenendo in seguito collaboratore della rivista “Paragone”<br />

da Parigi, dove si era trasferito subito dopo la laurea. A questo periodo francese,<br />

tra il 1951 e il 1956, risalgono articoli su Picasso, Villon, i Cubisti, Dufy.<br />

Grazie a Longhi entra anche in contatto a Roma con Trombadori e Guttuso che<br />

nel 1955 presenterà la sua personale alla Galleria d’arte “Il Pincio”.<br />

Malgrado anche alcuni interventi critici sulla rivista “Realismo” (Landini 1954)<br />

circa il valore della scelta operativa dei giovani della propria generazione che<br />

avevano abbracciato il realismo nel tentativo di interpretare la realtà con forme<br />

e linguaggio nuovi, ma che vivevano un profondo dissidio tra cultura della<br />

metropoli e quella della provincia, l’opera di Landini, rimane schiva alle programmatiche<br />

direttive del realismo socialista. La sua attività, infatti, fatti salvi<br />

alcuni tentativi in questo senso, ben presto si volge ai linguaggi dell’informale<br />

e a personaggi come Rothko, Pollock, De Stael, del quale – primo in Italia – recensisce<br />

l’opera su “Paragone” nel 1956. Nello stesso anno si distacca dall’ideologia<br />

marxista, lascia Parigi e decide di dedicarsi completamente alla pittura<br />

abbandonando l’attività di critico d’arte.<br />

Nel 1958, tornato a Milano, porta avanti una ricerca incentrata su una peculiare<br />

forma di astrattismo emozionale, in cui la tela si ‘impressiona’ di suggestioni<br />

provenienti da sollecitazioni psicologiche interiori ed esteriori, giustapposte<br />

come frammenti. Le opere di questo periodo, poi esposte nel 1961 alla Galleria<br />

“Il Milione” a Milano, mostrano grande vicinanza linguistica con l’attività di<br />

De Stael, riscontrando un certo interesse nell’ambiente culturale milanese.<br />

Già nel 1964, come ebbe a dichiarare egli stesso in una Autopresentazione (Personale,<br />

“Galleria Vannucci”, <strong>Pistoia</strong>), cerca di coniugare il linguaggio astratto<br />

con sollecitazioni provenienti dalla realtà, pur mantenendo una libera struttura<br />

compositiva. Sulla fine del decennio le sue opere s’impostano a una sorta di<br />

‘collage’ pittorico, organizzato in sequenze di vere e proprie ‘visioni-frammenti’<br />

di vita quotidiana, composti in una sorta di continuità spazio-temporale-cromatica,<br />

in cui si può leggere una personale interpretazione della lezione artistica<br />

di Robert Rauschenberg. Sovente il suo lavoro prende spunto da materiali fotografici<br />

o pubblicitari che costituiscono la base dei frammenti visivo-pittorici che<br />

poi riconnette in unità sulla superficie del dipinto: a questa ricerca si riferiscono<br />

i dipinti eseguiti a Monza — città in cui si trasferisce con la moglie Donatella<br />

Giuntoli nel 1964. Gli anni successivi sono caratterizzati da una sorta di curiosità<br />

intellettuale e di ansia conoscitiva; frequenti gli spostamenti: i soggiorni a<br />

Barcellona per il Ministero della Pubblica Istruzione dal 1969 al 1972, a Lione<br />

nel 1978, i viaggi tra l’Italia e la Francia che hanno costituito una parte fondante<br />

della sua esistenza, dimidiata tra <strong>Pistoia</strong> e Parigi.<br />

Nelle opere eseguite dagli anni ottanta il suo lavoro è nuovamente impostato<br />

su problematiche di luce in cui la forma si smaterializza nel colore e il segno<br />

incide, con sensibilità tutta epidermica, spessi impasti di materia pittorica.<br />

Il processo di progressiva disgregazione del dato reale a opera della luce, risulta<br />

evidente anche in opere impostate sul segno, come nella serie di disegni di<br />

‘argini’ di fiume, di forte connotazione tellurica, eseguiti a partire dagli anni Novanta.<br />

Qui il tratto marcato è segnato da profonde fenditure di luce che si pongono<br />

come squarci della superficie visiva. È questo, un valido punto di partenza<br />

per la riflessione pittorica dell’ultimo decennio (mostra chiesa di San Giovanni<br />

Battista, 2003). Il valore di questo linguaggio<br />

poetico precocemente impostato alla trasfigurazione<br />

lirica del dato reale è sottolineato da Dino<br />

Carlesi (cat. mostra antologica 1994): “Giudicando<br />

serenamente quel periodo — e anche<br />

tutto l’insieme della produzione successiva —<br />

si avverte che l’alternanza tra figurazione e non<br />

figurazione ha rappresentato per Landini non<br />

uno scotto pagato saltuariamente alle mode ma<br />

una necessità intrinseca alla sua vivacità intellettuale<br />

e alla sua innata esigenza di trasfigurazione<br />

lirica della realtà”.<br />

Cenni bibliografici<br />

L. Landini, Pittori pistoiesi oltre la provincia, in<br />

“Realismo”, a. III, n. 23, luglio-agosto 1954<br />

Autopresentazione, in L. Landini, pieghevole<br />

mostra Galleria Vannucci, <strong>Pistoia</strong> 1964<br />

L. Landini. Mostra antologica, opere dal 1941 al<br />

1994, cat. mostra, <strong>Pistoia</strong> 1994<br />

Museo di Arte Contemporanea e del Novecento.<br />

Collezione Civica “Il Renatico”, Monsummano<br />

Terme, Pisa 2001, pp. 115-117.<br />

A. Iacuzzi, Cultura artistica dal dopoguerra a<br />

<strong>Pistoia</strong>, in Arte del Novecento a <strong>Pistoia</strong>, a cura di<br />

C. Sisi, <strong>Pistoia</strong> 2007<br />

L. Landini, Lo spazio luminoso. La mia ricerca<br />

artistica, <strong>Pistoia</strong> 2008<br />

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