1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia
Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
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Jorio Vivarelli<br />
Fognano, Montale, 1922; vive a <strong>Pistoia</strong><br />
Avviato al lavoro del marmo dal padre, studiava prima presso la Scuola Artigiana<br />
di <strong>Pistoia</strong>, poi presso l’Istituto d’Arte di Firenze. Durante la seconda guerra<br />
mondiale, ferito, fu fatto prigioniero sul fronte balcanico dai tedeschi e inviato<br />
in un campo di concentramento in Bulgaria; di seguito, ancora prigioniero,<br />
in <strong>Un</strong>gheria, Austria, Germania. Di qui riusciva a fuggire in Belgio, di là in<br />
Lussemburgo, finché, nel ’46, riusciva a tornare a <strong>Pistoia</strong> dove riprendeva gli<br />
studi e il suo lavoro.<br />
Iniziava con un approfondimento continuo di ricerca sulla figura umana, sui<br />
volti e sulle espressioni, studiati dal vero, ma anche alla luce dell’approfondimento<br />
sulla scultura antica fino a quella della scuola pisana. Lavorava il legno,<br />
la pietra (si pensi alla sua famosa Etruria, ricavata da una grande pietra trovata<br />
nel ’50 in un torrente ai piedi del Cimone e lavorata in loco), il marmo e realizzava<br />
lavori in terracotta, per arrivare alla fusione in bronzo quando entrava a<br />
lavorare nella Fonderia Michelucci. Nel ’51 aveva inizio la sua collaborazione<br />
con Giovanni Michelucci, per il quale realizzava i Crocifissi per la chiesa di<br />
Larderello, per la chiesa della Vergine (‘56) a <strong>Pistoia</strong>, per la chiesa dell’Autostrada<br />
del sole (’63).<br />
È forse questo il suo periodo più intenso, più drammatico, con accenti quasi<br />
espressionisti.<br />
Intanto il suo nome acquistava notorietà anche a livello critico. La conoscenza,<br />
la collaborazione e l’amicizia con Oskar<br />
Stonorov, un noto architetto americano, faceva<br />
uscire il suo nome e la sua fama a livello<br />
internazionale. Anche il suo linguaggio cambiava,<br />
assumendo una formatività più fluida,<br />
elastica, vicina, per certi aspetti, alla scultura<br />
lievemente manierista di Emilio Greco (Acrobati,<br />
’61; Figura nello spazio, ’64), con molte<br />
uscite verso un’astrazione surrealisteggiante<br />
(Le cariatidi, ’64).<br />
Realizzava opere monumentali come le fontane<br />
negli Stati <strong>Un</strong>iti (Riti di primavera, ’64; Ragazze<br />
toscane, ’67, Philadelphia).<br />
Ha realizzato grandi opere architettonicoscultoree<br />
anche in Italia e, soprattutto, in Toscana.<br />
Cenni bibliografici<br />
Storia ideale di una scultura, Galleria d’arte<br />
Cairola, Milano 1964.<br />
G.B. Bassi, J. Vivarelli, Sulla casa-studio<br />
Vivarelli, in “L’Architettura, cronache e storia”,<br />
n. 200, 1972.<br />
Jorio Vivarelli, 1933-1983, cat. mostra, Firenze<br />
1984.<br />
Jorio Vivarelli, <strong>Pistoia</strong> 1991.<br />
<strong>Un</strong> seme per le grandi sculture. Jorio Vivarelli, cat.<br />
mostra, Verona 1999.<br />
Jorio Vivarelli, 1933-2003, Verona 2002.<br />
Jorio Vivarelli. <strong>Un</strong> ponte tra Firenze e le Americhe,<br />
Cataloghi dell’Accademia delle Arti del<br />
Disegno, 23, Firenze 2004.<br />
Jorio Vivarelli. Disegni, a cura di V. Ferretti,<br />
Verona 2006.<br />
Jorio Vivarelli scultore. La materia della vita, a<br />
cura di V. Ferretti, Verona 2007.<br />
C. Sisi, Arte del Novecento a <strong>Pistoia</strong>, <strong>Pistoia</strong> 2007.<br />
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