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1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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Mario Nigro<br />

<strong>Pistoia</strong>, 1917 – Livorno, 1992<br />

Da <strong>Pistoia</strong> si trasferiva prima a Livorno, dove viveva fino al ’57 e dove, ai suoi<br />

inizi, era vicino agli artisti fiorentini del movimento dell’ “astrattismo classico”.<br />

Si trasferiva poi a Milano, dove fu parte integrante del MAC (Movimento Arte<br />

Concreta), fondato nel ’48 a Milano da alcuni artisti tra i quali Munari, Dorfles,<br />

Soldati. Portava avanti, allora, le sue ricerche progettuali e pittoriche su quello<br />

che definiva “tempo totale”. Ha quasi sempre composto i suoi quadri a mezzo<br />

di un “colore-segno”, organizzato secondo una raffinata e sottile strutturazione<br />

ritmica e dinamica, dapprima elaborata in rapporto alla storia dell’astrattismo<br />

dagli anni Trenta ai Cinquanta, così da formare un incastro di elementi geometrici,<br />

svolto secondo variazioni di direzione, con continui imbrigliamenti, a<br />

suggerire condizioni di ansia, di angoscia, cui corrispondono aperture di campo<br />

ritmiche, come respiri di speranza. Dalle Stagioni esposte alla Biennale veneziana<br />

del ’68, un lavoro composto di quattro elementi componibili per 12 metri<br />

lineari, a Lettere di un nuovo amore (’72), una variante del lavoro precedente,<br />

arrivava, nel ’73, ad un’opera composta di sette rombi incastrati tra loro, che titolava<br />

Sogno di un vero amore, come scriveva allora Marisa Volpi: “Il tragico può<br />

essere alluso non più dalla curva (Mondrian), ma dalla retta diagonale, e […]<br />

i percorsi dinamici della diagonale non conducono all’assoluto (Malevič), ma<br />

all’angosciosamente limitato” (1965). Nigro arriverà ad un linguaggio più lirico,<br />

più disteso, occupando, con le sue forme, spesso a rombo, pareti e pavimento,<br />

che disponeva secondo un equilibrio libero e dinamico, variando l’aggregazione<br />

dei segni colorati sulla tela bianca, teso ad una serenità contemplativa,<br />

di grande sensibilità ed eleganza, verso quella sua interpretazione di “Spazio<br />

Totale”che “visualizza il compenetrarsi di diversi gradi di realtà e di dimensioni,<br />

riferendosi al contempo alla scienza relativistica<br />

e alla tragicità del divenire dell’ esistenza,<br />

rese presenti in immagine nelle fughe prospettiche<br />

irriducibili di reticoli ottico-percettivi che<br />

l’ artista movimenta sia in termini strutturali<br />

cromatici”. (G. Celant 2006). La scelta di una<br />

pittura di tessitura geometrica e colori piatti, vicina<br />

alla concezione neoplastica del De Stijl di<br />

van Doesburg, si carica sempre più, nel lavoro<br />

di Mario Nigro, di energia vitale che si manifesta<br />

nelle sue strette griglie di verdi acidi, gialli<br />

accesi, con interventi svolti spesso in rapporti<br />

rovesciati, di rossi.<br />

Cenni bibliografici<br />

M. Volpi, Mario Nigro, cat. mostra, Roma 1965.<br />

Mario Nigro, cat. mostra a cura del Comune di<br />

<strong>Pistoia</strong>, Milano 1984.<br />

L.-V. Masini, Arte contemporanea, Firenze 1996.<br />

Correnti astratte in Toscana 1947-1955, cat.<br />

mostra a cura di O. Casazza, M. Moretti, 1997<br />

Pisa.<br />

Mario Nigro. Opere 1987-1992, cat. a cura di G.<br />

M. Accame, Archivio Artistico Mario Nigro,<br />

Milano 1998.<br />

Mario Nigro. Meditazioni, cat. mostra a cura di<br />

G. Verzotti, Milano 2006.<br />

G. Celant in Omaggio a Mario Nigro, Collezione<br />

Peggy Guggenheim, Venezia 2006<br />

G. Celant, Mario Nigro: catalogo ragionato, 1947-<br />

1992, Milano 2009.<br />

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