1910-2010. Un secolo d'arte a Pistoia

Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Opere dalla collezione della fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

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09.04.2020 Views

Pietro Bugiani Madonna col manto rosso, 1931 ca tempera su compensato, cm 94 x 69,5; firmato in basso a destra Appartiene al periodo del lavoro di Bugiani nel quale si avvicinava con maggiore interesse alla rappresentazione della vita umana, in particolare di coloro che lavoravano in campagna, espressa nella sua condizione, cioè rivolta più all’uomo che al paesaggio, trovando peraltro un suo modo particolarissimo di rappresentarlo, che riesce a cogliere la vita senza affondare in quel “naturalismo”che invece Costetti gli rimprovera: “L’ora estrema del naturalismo è venuta e tu t’imbarchi con lui”. Ma quello che Bugiani raggiunge non è affatto “quel” naturalismo; ho parlato infatti di “realismo magico”. Il suo “non finito”, che egli estende a molte opere di questo periodo (Contadini al lavoro, 1930 ca; L’Appuntapali, 1930) trova, a mio avviso, il suo punto più alto proprio in questa Madonna col manto rosso, che sembra portare a sublimazione la lezione dell’Angelico, di Piero della Francesca (nel netto taglio nero dal quale esce la mano della Madonna che chiaramente allude al taglio bianco nel grembo della Madonna del parto), di Matisse e dei Nabis nell’à plat timbrico del manto rosso e della montagna bruna retrostante, che è quanto di più lontano ci sia dal naturalismo, i passaggi del colore, dal sabbia delle rocce sulle quali siede la Madonna, al fondo piatto nel suo marrone uniforme come lo è il rosso nel manto. Non posso non pensare che questa opera possa degnamente collocarsi tra le più grandi del primo Novecento italiano. Sul verso del quadro, Pietro Bugiani, Natività, s. d. tempera su compensato, cm 66 x 90 ca Questo lavoro, in molte parti sciupato, ovviamente rifiutato da Bugiani che ne usò il supporto per il quadro della Madonna col manto rosso, tagliato e ricoperto da una sorta di imbracatura lignea a supporto della tavoletta, appartiene molto probabilmente agli anni nei quali Bugiani realizzava le sue prime Natività (1928 ca). Qui infatti la Madonna, all’interno di una stalla ben disegnata, con una luce ben dosata dalla porta semiaperta, è inginocchiata davanti al Bambino che non c’è (cancellato da una grande abrasione nella campitura), ha la testa completamente disegnata, scoperta; veste una blusa rossa su una gonna scura; il manto è azzurro; sul fondo, sulla paglia, a sinistra un bue accovacciato; a destra un cavallo grigio la cui testa è coperta dai listelli di contorno. 100 101

Pietro Bugiani<br />

Madonna col manto rosso, 1931 ca<br />

tempera su compensato, cm 94 x 69,5; firmato in basso a destra<br />

Appartiene al periodo del lavoro di Bugiani nel quale si<br />

avvicinava con maggiore interesse alla rappresentazione della<br />

vita umana, in particolare di coloro che lavoravano in campagna,<br />

espressa nella sua condizione, cioè rivolta più all’uomo che al<br />

paesaggio, trovando peraltro un suo modo particolarissimo di<br />

rappresentarlo, che riesce a cogliere la vita senza affondare in quel<br />

“naturalismo”che invece Costetti gli rimprovera: “L’ora estrema<br />

del naturalismo è venuta e tu t’imbarchi con lui”. Ma quello che<br />

Bugiani raggiunge non è affatto “quel” naturalismo; ho parlato<br />

infatti di “realismo magico”. Il suo “non finito”, che egli estende<br />

a molte opere di questo periodo (Contadini al lavoro, 1930 ca;<br />

L’Appuntapali, 1930) trova, a mio avviso, il suo punto più alto<br />

proprio in questa Madonna col manto rosso, che sembra portare a<br />

sublimazione la lezione dell’Angelico, di Piero della Francesca<br />

(nel netto taglio nero dal quale esce la mano della Madonna che<br />

chiaramente allude al taglio bianco nel grembo della Madonna del<br />

parto), di Matisse e dei Nabis nell’à plat timbrico del manto rosso<br />

e della montagna bruna retrostante, che è quanto di più lontano<br />

ci sia dal naturalismo, i passaggi del colore, dal sabbia delle rocce<br />

sulle quali siede la Madonna, al fondo piatto nel suo marrone<br />

uniforme come lo è il rosso nel manto. Non posso non pensare<br />

che questa opera possa degnamente collocarsi tra le più grandi del<br />

primo Novecento italiano.<br />

Sul verso del quadro, Pietro Bugiani, Natività, s. d.<br />

tempera su compensato, cm 66 x 90 ca<br />

Questo lavoro, in molte parti sciupato, ovviamente rifiutato da<br />

Bugiani che ne usò il supporto per il quadro della Madonna col<br />

manto rosso, tagliato e ricoperto da una sorta di imbracatura lignea<br />

a supporto della tavoletta, appartiene molto probabilmente agli<br />

anni nei quali Bugiani realizzava le sue prime Natività (1928 ca).<br />

Qui infatti la Madonna, all’interno di una stalla ben disegnata, con<br />

una luce ben dosata dalla porta semiaperta, è inginocchiata davanti<br />

al Bambino che non c’è (cancellato da una grande abrasione nella<br />

campitura), ha la testa completamente disegnata, scoperta; veste<br />

una blusa rossa su una gonna scura; il manto è azzurro; sul fondo,<br />

sulla paglia, a sinistra un bue accovacciato; a destra un cavallo<br />

grigio la cui testa è coperta dai listelli di contorno.<br />

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