Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola a cura di Roberto Cadonici
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09.04.2020 Views

19. Scalone di accesso al secondo piano il fatto che entrambi i livelli sono adibiti ad uffici, e quindi ingombri di strumentazioni e arredi di varia natura. La dimensione degli spazi, tuttavia, è tale che ha consentito di collocare numerosissime opere della collezione, sulle quali di necessità si trascorrerà assai più rapidamente rispetto a quanto fatto al piano nobile, pur dandone complessivamente conto. Il passaggio al secondo piano presenta il punto più bello della grande scalinata, con quella statua di Mercurio posta a guardia delle due rampe; magari la fattura della statua sarà di scarso pregio, ma il saperla proveniente dalla famiglia, avere notizia che sono stati i de’ Rossi ad acquistarla e posizionarla lì 36 , fa in modo che, anche grazie all’eleganza classica della figura, la si consideri con un certo riguardo (fig. 19). In ogni caso la scalinata è davvero imponente, ha molta più luce di quella che conduce al primo piano e soprattutto ha un soffitto interamente decorato a stucchi che lascia senza fiato. Per ritrovare la collezione bisogna quindi superare il pianerottolo, a destra, verso il lato est, tenendo conto che la zona nord di questo livello è interessata per tre quarti dal doppio volume della sala delle Assemblee. Il disimpegno iniziale è tutto dedicato all’astrattismo “fiorentino” di Gualtiero Nativi, mentre l’ufficio del Direttore, l’unico a nord, accoglie un piccolo nucleo di opere dei pittori della scuola di Pistoia e della generazione di mezzo: Pietro Bugiani, Alberto Caligiani, Giuseppe Gavazzi, Mirando Iacomelli. Proseguendo invece ancora sul lato est si incontrano opere di Mario Nigro e nuovamente Nativi, che risulta il vero protagonista di questi spazi, per numero e dimensione di opere. Superato il disimpegno dell’ascensore, troviamo lavori di Gordigiani, Iacomelli, Nigro, Umberto Brunelleschi (fig. 20) e Alfredo Fabbri. Anche l’ala ovest raccoglie esclusivamente Novecento pistoiese: in rapida carrellata, Alfiero Cappellini, Corrado Zanzotto, Vasco Melani, Alberto Giuntoli, Aldo Frosini, Roberto Barni, Romeo Costetti. Usciti di nuovo sul pianerottolo e riguadagnato il disimpegno dedicato a Nativi, imbocchiamo a sinistra la scala che sale al terzo piano. Su queste rampe decisamente più strette veniamo a contatto con opere di Frosini, Cappellini e Gordigiani. side, bearing in mind that the north area of this floor is three quarters occupied by the double volume of the Meeting Room. The first ante-room is completely dedicated to the “Florentine” abstractionism of Gualtiero Nativi, while the Director’s office, the only one north, is home to a small nucleus of works by painters from the Pistoia school and by the generation in between: Pietro Bugiani, Alberto Caligiani, Giuseppe Gavazzi and Mirando Iacomelli. Continuing to the east side, we come across works by Mario Nigro and Nativi, again, who is the real protagonist of these spaces, in terms of number and size of the works. Past the lift area, we find works by Gordigiani, Iacomelli, Nigro, Umberto Brunelleschi (fig. 20) and Alfredo Fabbri. Even the west wing is home to exclusively twentieth century Pistoia artists, listed quickly as Alfiero Cappellini, Corrado Zanzotto, Vasco Melani, Alberto Giuntoli, Aldo Frosini, Roberto Barni and Romeo Costetti. Back out again on the landing and through the ante-room dedicated to Nativi, we take a left up the stairs to the third floor. On these decidedly narrower flights of steps we come into contact with works by Frosini, Cappellini and Gordigiani. On the third floor the series of local twentieth century artists continues, with works by Marino Marini, Pietro Bugiani, Achille Lega (fig. 21), Giulio Innocenti, Luigi Bruno Bartolini, Renato Bolcioni and Alberto Caligiani. All of these works constitute, without particular intent or design, a showcase of a certain part of the collection and its nature. Two rooms remain where the display continues to have a mainly furnishing function, but more designed and constructed for reasons of space: the mezzanine of the third floor and the roof terrace (fig. 22). The mezzanine is a very large room but with a pitched roof, sloping down low to the back wall. Its size and complete lack of decorations meant that quite a significant group of works could be displayed there, to give yet another glimpse of the twentieth century: Nativi, Barni and Cappellini again, plus Zanzotto and Caligiani, but also Egle Marini, Sigfrido Bartolini, Plinio Nomellini 37 as well as two examples of Giuseppe Magni’s nineteenth century work. On the terrace, characterised by much light streaming in through the large windows, and un- 20. Umberto Brunelleschi, Maschere a Venezia 328 329

19. Scalone di accesso al secondo piano il fatto che entrambi i livelli sono adibiti ad uffici, e quindi ingombri di strumentazioni e arredi<br />

di varia natura. La dimensione degli spazi, tuttavia, è tale che ha consentito di collocare<br />

numerosissime opere della collezione, sulle quali di necessità si trascorrerà assai più rapidamente<br />

rispetto a quanto fatto al piano nobile, pur dandone complessivamente conto.<br />

Il passaggio al secondo piano presenta il punto più bello della grande scalinata, con quella<br />

statua di Mercurio posta a guardia delle due rampe; magari la fattura della statua sarà di scarso<br />

pregio, ma il saperla proveniente dalla famiglia, avere notizia che sono stati i de’ Rossi ad acquistarla<br />

e posizionarla lì 36 , fa in modo che, anche grazie all’eleganza classica della figura, la si<br />

consideri con un certo riguardo (fig. 19). In ogni caso la scalinata è davvero imponente, ha molta<br />

più luce di quella che conduce al primo piano e soprattutto ha un soffitto interamente decorato<br />

a stucchi che lascia senza fiato. Per ritrovare la collezione bisogna quindi superare il pianerottolo,<br />

a destra, verso il lato est, tenendo conto che la zona nord di questo livello è interessata per<br />

tre quarti dal doppio volume della sala delle Assemblee. Il disimpegno iniziale è tutto dedicato<br />

all’astrattismo “fiorentino” di Gualtiero Nativi, mentre l’ufficio del Direttore, l’unico a nord,<br />

accoglie un piccolo nucleo di opere dei pittori della scuola di Pistoia e della generazione di<br />

mezzo: Pietro Bugiani, Alberto Caligiani, Giuseppe Gavazzi, Mirando Iacomelli. Proseguendo<br />

invece ancora sul lato est si incontrano opere di Mario Nigro e nuovamente Nativi, che risulta<br />

il vero protagonista di questi spazi, per numero e dimensione di opere. Superato il disimpegno<br />

dell’ascensore, troviamo lavori di Gordigiani, Iacomelli, Nigro, Umberto Brunelleschi (fig. 20)<br />

e Alfredo Fabbri.<br />

Anche l’ala ovest raccoglie esclusivamente Novecento <strong>pistoiese</strong>: in rapida carrellata, Alfiero<br />

Cappellini, Corrado Zanzotto, Vasco Melani, Alberto Giuntoli, Aldo Frosini, Roberto Barni,<br />

Romeo Costetti.<br />

Usciti di nuovo sul pianerottolo e riguadagnato il disimpegno dedicato a Nativi, imbocchiamo<br />

a sinistra la scala che sale al terzo piano. Su queste rampe decisamente più strette veniamo<br />

a contatto con opere di Frosini, Cappellini e Gordigiani.<br />

side, bearing in mind that the north area of this floor is three quarters occupied by the double<br />

volume of the Meeting Room. The first ante-room is completely dedicated to the “Florentine”<br />

abstractionism of Gualtiero Nativi, while the Director’s office, the only one north, is home to<br />

a small nucleus of works by painters from the Pistoia school and by the generation in between:<br />

Pietro Bugiani, Alberto Caligiani, Giuseppe Gavazzi and Mirando Iacomelli. Continuing to<br />

the east side, we come across works by Mario Nigro and Nativi, again, who is the real protagonist<br />

of these spaces, in terms of number and size of the works. Past the lift area, we find works<br />

by Gordigiani, Iacomelli, Nigro, Umberto Brunelleschi (fig. 20) and Alfredo Fabbri.<br />

Even the west wing is home to exclusively twentieth century Pistoia artists, listed quickly as<br />

Alfiero Cappellini, Corrado Zanzotto, Vasco Melani, Alberto Giuntoli, Aldo Frosini, Roberto<br />

Barni and Romeo Costetti.<br />

Back out again on the landing and through the ante-room dedicated to Nativi, we take a left<br />

up the stairs to the third floor. On these decidedly narrower flights of steps we come into<br />

contact with works by Frosini, Cappellini and Gordigiani.<br />

On the third floor the series of local twentieth century artists continues, with works by Marino<br />

Marini, Pietro Bugiani, Achille Lega (fig. 21), Giulio Innocenti, Luigi Bruno Bartolini,<br />

Renato Bolcioni and Alberto Caligiani. All of these works constitute, without particular intent<br />

or design, a showcase of a certain part of the collection and its nature. Two rooms remain<br />

where the display continues to have a mainly furnishing function, but more designed and<br />

constructed for reasons of space: the mezzanine of the third floor and the roof terrace (fig. 22).<br />

The mezzanine is a very large room but with a pitched roof, sloping down low to the back<br />

wall. Its size and complete lack of decorations meant that quite a significant group of works<br />

could be displayed there, to give yet another glimpse of the twentieth century: Nativi, Barni<br />

and Cappellini again, plus Zanzotto and Caligiani, but also Egle Marini, Sigfrido Bartolini,<br />

Plinio Nomellini 37 as well as two examples of Giuseppe Magni’s nineteenth century work.<br />

On the terrace, characterised by much light streaming in through the large windows, and un-<br />

20. Umberto Brunelleschi, Maschere a Venezia<br />

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