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Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola

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scovi si rimanda agli esempi dell’agro lucchese: P. Perazzi, Su<br />

alcuni rinvenimenti archeologici a Pieve a Nievole. Nota preliminare<br />

sull’area di Via Cosimini, in “Bullettino Storico Pistoiese”, CVII,<br />

2005, pp. 111-124: 113-114, figg. 2-3; Glarea stratae. Vie etrusche e<br />

romane della piana di Lucca, a cura di G. Ciampoltrini, Firenze,<br />

Alinea, 2006; Ad limitem. Paesaggi d’età romana nello scavo degli<br />

Orti del San Francesco in Lucca, a cura di G. Ciampoltrini, Lucca,<br />

Menegazzo, 2007. Un esempio di strada glareata, in uso tra la<br />

fine del I sec. a.C. e almeno la fine del I sec. d.C., è noto anche<br />

dall’area del nuovo ospedale di Prato, a Galciana: G. Millemaci,<br />

Prato. Galciana, nuovo Presidio Ospedaliero: un’area produttiva<br />

di epoca romana, in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni<br />

Archeologici della Toscana”, 2009, pp. 188-189: 188, fig. 4.<br />

17. La canaletta, larga al suo interno circa 0,30 m, è conservata<br />

per un’altezza massima di 0,40 m. La copertura, spoliata<br />

probabilmente già almeno in epoca tardoantica, doveva essere<br />

costituita da una serie di mattoni disposti in sequenza<br />

per taglio obliquo: di essi sono state rinvenute le impronte<br />

impresse nell’argilla utilizzata come legante alla sommità delle<br />

spallette.<br />

18. Il lato dei pilastri è di circa 0,90 m.<br />

19. Fra i materiali contenuti nei due battuti si annoverano<br />

frammenti di ceramica sigillata italica e di ceramica a pareti<br />

sottili.<br />

20. Oltre che dalla tecnica costruttiva utilizzata, la datazione<br />

delle due strutture è confermata da un frammento di coppa in<br />

ceramica sigillata italica, decorata a rilievo, che proviene dalla<br />

fossa di fondazione di uno dei due muri, nonché dai frammenti<br />

ceramici provenienti dallo strato di terreno associato,<br />

pertinenti a vasellame in ceramica sigillata italica.<br />

21. Cfr. Carta archeologica, cit., sito Pt33, fig. 1 a p. 388.<br />

22. Cfr. G. De Tommaso, in Indagini archeologiche, cit., pp. 43-<br />

44. Anche le prime strutture murarie rinvenute nel sottosuolo<br />

della chiesa di S. Iacopo in Castellare sono attribuite al I sec.<br />

d.C.: Carta archeologica, cit., pp. 387-390 (P. Perazzi, G. Millemaci),<br />

in particolare fig. 1 a p. 388.<br />

23. G. Pellegrini, Pistoia. Scavi archeologici in piazza del Duomo,<br />

in “Notizie degli Scavi di antichità”, 1904, pp. 241-270: 246,<br />

253; G. De Tommaso, in Indagini archeologiche, cit., pp. 50-52;<br />

Carta archeologica, cit., pp. 348-355, sito Pt19 (C. Taddei).<br />

24. Dalla massicciata di questa fase provengono alcuni frammenti<br />

di ceramica sigillata tardo italica, tra i quali uno con<br />

bollo frammentario Sex. […].<br />

25. Lo strato di riempimento della canaletta conteneva frammenti<br />

di ceramica sigillata tardo italica e di ceramica sigillata<br />

africana.<br />

26. Nello strato di distruzione sono stati raccolti numerosi<br />

frammenti di olle in ceramica acroma grezza, che qualificano<br />

l’edificio come abitativo.<br />

27. Le massicciate riferibili a questa fase sono costituite in<br />

massima parte da una grande quantità di frammenti di parete<br />

di anfore, soprattutto di produzione ispanica e africana e<br />

contengono anche frammenti di ceramiche sigillate tardo italiche,<br />

nonché un frammento di lucerna del tipo firmalampen.<br />

28. Per quanto è stato possibile verificare, l’edificio è lungo oltre<br />

10,30 m in senso est-ovest; in senso nord-sud, la dimensione<br />

massima documentata coincide con la larghezza dell’ambiente<br />

centrale (B), pari a 2,60 m.<br />

29. Sulla rasatura del pilastro nord-ovest si imposta uno dei<br />

corsi di frammenti di laterizi che costituiscono il muro perimetrale<br />

del nuovo edificio.<br />

30. Non è chiaro dove si trovasse l’accesso all’ambiente: la soglia,<br />

probabilmente, si trovava ad una quota più alta rispetto<br />

a quella documentata.<br />

31. Insieme a ceramica sigillata tardo italica e a ceramica africana<br />

da cucina, è stato rinvenuto in questi battuti pavimentali<br />

un frammento di coppa in ceramica sigillata africana riferibile<br />

alla tarda produzione A.<br />

32. I due frammenti (Tav. 12, 2) appartengono probabilmente<br />

ad una stessa anfora di forma Dressel 7/13, tipologia ampiamente<br />

presente anche nel complesso archeologico del palazzo<br />

dei Vescovi: L’antico palazzo dei Vescovi a Pistoia, II, 2, I documenti<br />

archeologici, a cura di G. Vannini, Firenze, Olschki, 1987, pp.<br />

236-243, 261, 743-745, 751 (G. De Tommaso).<br />

33. In questo settore sono stati profondi e pesanti gli interventi<br />

di spoglio riferibili ad epoca tardoantica e medievale;<br />

una profonda fossa scavata in epoca rinascimentale occupava,<br />

inoltre, quasi l’intera superficie indagata all’interno dell’ambiente.<br />

34. Ne restano in posto solo due, preservate dal successivo<br />

inserimento di questo tratto della canaletta all’interno di una<br />

struttura muraria tardoantica.<br />

35. È stata documentata una sequenza di tre battuti pavimentali<br />

sovrapposti. Da quello intermedio provengono un<br />

frammento di ceramica sigillata africana di produzione A2 e<br />

una moneta che, trattandosi di un antoniniano, assicura una<br />

datazione entro il III secolo d.C.<br />

36. Il sito, comunque, non dovette essere completamente abbandonato:<br />

nel Taccuino per la Fabbrica de’ Rossi (BCF, Rossi, 15,<br />

c. 3r, in L. Gai, Il palazzo dei Rossi, cit., p. 37), il canonico Tommaso<br />

ricorda che, in occasione dei lavori di sterro effettuati<br />

nel 1774 per costruire le fondamenta del palazzo «furono trovate<br />

diverse monete, e fra queste una di Roma dell’imperatore<br />

Gordiano 3° ed il nipote, e nel rovescio un Marte guerriero».<br />

37. G. De Tommaso, in Indagini archeologiche, cit., pp. 45-48.<br />

38. A partire da questo periodo tutti i livelli di vita di questo<br />

settore hanno restituito un grosso numero di scorie ferrose.<br />

39. È probabilmente in questo momento che la copertura<br />

in mattoni della canaletta viene completamente asportata;<br />

un consistente livello di riporto, derivato probabilmente dal<br />

recupero di contesti precedenti, sigilla definitivamente la<br />

conduttura. Oltre a numerosi frammenti ceramici residuali,<br />

lo strato conteneva frammenti di ceramica a vernice rossa<br />

tarda e diverse piccole scaglie di marmo, tutte più o meno<br />

della stessa dimensione: è probabile che derivino da più antichi<br />

elementi lapidei di rivestimento, ormai anch’essi spoliati e<br />

frantumati in previsione della loro cottura entro una fornace<br />

da calce (non rinvenuta).<br />

40. Da uno dei piani di calpestio proviene un frammento di<br />

labbro di grande piatto con orlo rientrante, in ceramica dipinta<br />

tarda riconducibile a tale periodo.<br />

41. I modesti residui pavimentali conservati, ottenuti probabilmente<br />

riportando terreno dall’esterno, contenevano solo<br />

frammenti ceramici residuali.<br />

42. Il pilastro, in ciottoli e frammenti di mattoni legati con<br />

abbondante malta grigiastra, presuppone senz’altro l’esistenza<br />

del muro realizzato con grandi ciottoli, bozze in pietra<br />

grossolanamente squadrate e laterizi frammentari, legati con<br />

argilla, al cui lato settentrionale si appoggia: una delle pietre<br />

del muro è inglobata al suo interno.<br />

43. A. Patera, P. Perazzi, Pistoia. Censimento e documentazione, it.;<br />

Carta archeologica, cit., p. 387, sito Pt33 (P. Perazzi).<br />

44. È noto come la fase tardoantica si concluda, in molti casi,<br />

con massicce distruzioni delle strutture precedenti, spesso<br />

con tracce di incendi. Può essere interessante ricordare come<br />

Pistoia sembri aver subito una distruzione all’epoca dell’incursione<br />

dei Goti di Radagaiso, all’inizio del V secolo, prima<br />

del loro annientamento da parte di Stilicone presso Fiesole. Si<br />

veda in particolare Indagini archeologiche, cit., p. 53 e nota 32<br />

(G. Vannini).<br />

45. Oltre ai reperti ceramici, provengono da questo strato di<br />

abbandono ancora numerose scorie ferrose e vetrose.<br />

46. S. Leporatti, La vicenda archeologica dello «scavo della Domus»<br />

di Pistoia (1903) e la topografia dell’area della cattedrale di San Zeno<br />

fra tarda antichità ed altomedioevo, in “Bullettino Storico Pistoiese”,<br />

CXVI, 2014, pp. 77-108; G. Capecchi, G. De Tommaso,<br />

Per la più antica <strong>storia</strong> della cattedrale <strong>pistoiese</strong>, in “Bullettino Storico<br />

Pistoiese”, LXXXIV, 1982, pp. 7-36: 31.<br />

47. Nella fondazione è stato rinvenuto un frammento di piatto<br />

in ceramica dipinta tarda databile, sulla base di confronti<br />

fiesolani, alla seconda metà IV-inizi V sec. d.C.: il frammento<br />

è congruente con il piatto frammentario proveniente dallo<br />

strato di incendio precedentemente citato (fig. 21).<br />

48. Nell’aprile del 1800 il cav. Francesco de’ Rossi avviò i lavori<br />

nell’area retrostante il palazzo per costruire nuove stalle e una<br />

rimessa: lo scavo fece affiorare «ossa di morto», oltre a muri<br />

antichi (L Gai, Il palazzo dei Rossi, cit., pp. 29-30).<br />

49. A.R. Mandrioli Bizzarri, La collezione di gemme del Museo<br />

Civico Archeologico di Bologna, Bologna, Comune di Bologna,<br />

1987, pp. 85 ss.<br />

50. Le analisi sono state effettuate presso il laboratorio archeometrico<br />

dell’Università di Tübingen.<br />

51. Lo strato conteneva pochissimi frammenti ceramici, fra i<br />

quali una parete di olla in ceramica nuda, con grossolane solcature<br />

orizzontali, di epoca medievale (IX-XII sec.).<br />

52. G. Millemaci, Note di topografia urbana, cit., pp. 52-54.<br />

53. G. Vannini, in I documenti archeologici, cit., pp. 366 ss.<br />

54. La struttura, larga circa 0,90-1,10 m, è conservata per<br />

un’altezza massima di 1,50 m.<br />

55. Ibidem, p. 55.<br />

56. Ibidem, pp. 16-20.<br />

57. Ibidem, pp. 36-37.<br />

58. Ibidem, p. 83.<br />

59. Nel maggio 1803, nel giardino vennero sistemate due vasche,<br />

«una delle quali dirimpetto alla statua [di Grandonio<br />

Rossi], e portone di fuori», con «fonte», ossia zampillo d’acqua:<br />

L. Gai, Il palazzo dei Rossi, cit., p. 83.<br />

60. Ibidem, p. 50.<br />

61. I contenuti del presente contributo, cui in questa sede si<br />

aggiungono alcune integrazioni, sono stati pubblicati anche<br />

in C. Taddei, Le ceramiche, in P. Perazzi et alii, Pistoia, <strong>Palazzo</strong> de’<br />

Rossi: nuovi dati archeologici sulla città romana e medievale, in Notiziario<br />

della Soprintendenza Archeologica della Toscana, vol. VIII/<br />

2015 (2016), pp.<br />

62. P. Perazzi, Carta archeologica della provincia di Pistoia, Firenze,<br />

2010.<br />

63. G. Vannini (a cura di), L’Antico <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi a Pistoia,<br />

II.2 I documenti archeologici, Firenze, 1987.<br />

64. J. P. Morell, L’étude des céramiques à vernis noire, entre archéologie<br />

et archéometrie, in P. Frontini, M. T. Grassi, Indagini<br />

archeometriche relative alla ceramica a vernice nera: nuovi dati sulla<br />

provenienza e la diffusione, Como, 1998, pp. 9-22; F. Cibecchini,<br />

J. Principal, Per chi suona la campana B?, in E. C. de Sena, H.<br />

Dessales (a cura di), Metodi e approcci archeologici: l’industria e<br />

il commercio nell’Italia antica/ Archaeologicol Methods and Approaches:<br />

Industry and Commerce in Ancient Italy, BAR (British Archaeological<br />

Report), Oxford, 2004, pp. 159-172.<br />

65. J. P. Morell, Céramique campanienne: les formes, Roma 1981,<br />

tav. 40, p. 154.<br />

66. G. Vannini (a cura di), L’Antico <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi a Pistoia,<br />

II.2 cit., pp. 3-5, 119-120, 681-683 (G. De Tommaso).<br />

67. J. P. Morell, Céramique campanienne cit., tav. 42, pp. 157-158.<br />

68. G. Vannini (a cura di), L’Antico <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi a Pistoia,<br />

II.2 cit., pp. 5-6, 121-123, 683-685: Gruppo II (G. De Tommaso).<br />

69. P. Perazzi, Carta archeologica cit., p. 372, p. 124 (G. Millemaci).<br />

etrusche e romane della piana di Lucca, by G. Ciampoltrini, Florence,<br />

Alinea, 2006; Ad limitem. Paesaggi d’età romana nello<br />

scavo degli Orti del San Francesco in Lucca, by G. Ciampoltrini,<br />

Lucca, Menegazzo, 2007. An example of cobbled road, in<br />

use between the end of the 1st c. B.C. and the at least the<br />

end of the 1st c. A.D., is also known from the area of the new<br />

Prato hospital, in Galciana: G. Millemaci, Prato. Galciana,<br />

nuovo Presidio Ospedaliero: un’area produttiva di epoca romana,<br />

in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici<br />

della Toscana”, 2009, pp. 188-189: 188, fig. 4.<br />

17. The channel, with an internal width of about 0.3m, is<br />

conserved up to a maximum height of 0.4m. Its covering,<br />

probably already removed in Late Antiquity, must have been<br />

made of a series of bricks laid diagonally: of these, the prints<br />

made into the clay that was used as a binding have been<br />

found, at the top of the sides.<br />

18. The side of the pillar is approx. 0.9m.<br />

19. The materials contained in the two beaten earth floors<br />

included fragments of terra sigillata ware and thin-walled<br />

pottery.<br />

20. Apart from the construction technique used, the dating<br />

of two structures is confirmed by a fragment of cup in reliefdecorated<br />

sigillata, which comes from the foundation pit of<br />

one of the two walls, as well as by fragments of ceramics<br />

from the relative stratum, belonging to sigillata ware.<br />

21. Cf. Carta archeologica, cit., site Pt33, fig. 1a p. 388.<br />

22. Cf. G. De Tommaso, in Indagini archeologiche, cit., pp. 43-<br />

44. Also the first masonry constructions found beneath the<br />

church of S. Iacopo in Castellare are attributed to the 1st<br />

century A.D.: Carta archeologica, cit., pp. 387-390 (P. Perazzi,<br />

G. Millemaci), in particular fig. 1a p. 388.<br />

23. G. Pellegrini, Pistoia. Scavi archeologici in piazza del<br />

Duomo, in “Notizie degli Scavi di antichità”, 1904, pp. 241-<br />

258<br />

270: 246, 253; G. De Tommaso, in Indagini archeologiche, cit.,<br />

pp. 50-52; Carta archeologica, cit., pp. 348-355, site Pt19 (C.<br />

Taddei).<br />

24. Found in the embankment of this phase are some fragments<br />

of late Italian terra sigillata, including one with a partial<br />

stamp Sex. […].<br />

25. The fill layer of the channel contained fragments of late<br />

Italian terra sigillata and of African red slip ware.<br />

26. In the destruction layer numerous fragments of jars in<br />

raw colourless ceramic, which confirm the building as residential.<br />

27. The ballasts attributable to this phase are mainly made<br />

of a large quantity of fragments of amphora walls, mainly of<br />

Spanish and African production and contain also fragments<br />

of late Italian terra sigillata ware, as well as a fragment of a<br />

firmalampen type oil lamp.<br />

28. Insofar as it was possible to verify, the building was more<br />

than 10.3m long east-west; north-south, the maximum dimension<br />

documented coincides with the width of the central<br />

room (B), equal to 2.6 m.<br />

29. Set on the cut-off northwest pillar is one of the lines of<br />

brick fragments which make up the perimeter wall of the<br />

new building.<br />

30. It is not clear where the entrance to the room was: the<br />

threshold, probably, was higher than that documented.<br />

31. Together with late Italian terra sigillata and African ceramic<br />

cookware, the beaten earth floor revealed a fragment<br />

of a cup in African red slip ceramic attributable to late production<br />

A.<br />

32. The two fragments (Table 12, 2) probably belong to the<br />

same Dressel 7/13 shape amphora, a type largely present also<br />

in the archaeological complex of <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi: L’antico<br />

palazzo dei Vescovi a Pistoia, II, 2, I documenti archeologici, by G.<br />

Vannini, Florence, Olschki, 1987, pp. 236-243, 261, 743-745,<br />

751 (G. De Tommaso).<br />

33. In this sector, the stripping out activities pertaining to<br />

Late Antiquity and the medieval age were deep and thorough;<br />

moreover, a deep pit dug in the Renaissance period<br />

occupied almost the entire surface investigated inside the<br />

room.<br />

34. Only two remain in situ, preserved by the subsequent<br />

insertion of this stretch of channel inside a late antiquity<br />

masonry construction.<br />

35. A sequence of three beaten floors one on top of the other<br />

was documented. From the middle one comes a fragment<br />

of African A2 production red slip ware and a coin which,<br />

being an Antoninianus, confirms dating within the 3rd century<br />

A.D..<br />

36. The site, however, cannot have been completely abandoned:<br />

in Taccuino per la Fabbrica de’ Rossi (BCF, Rossi, 15, c. 3r,<br />

in L. Gai, Il palazzo dei Rossi, cit., p. 37), the cleric Tommaso<br />

recalls that, during the excavation work carried out in 1774<br />

to build the foundation of the palazzo “several coins were<br />

found, including from Rome of emperor Gordian III and<br />

his nephew, and the warrior Mars on the other side”.<br />

37. G. De Tommaso, in Indagini archeologiche, cit., pp. 45-48.<br />

38. From this period, all the living levels in this sector revealed<br />

a large quantity of waste iron.<br />

39. This is when the brick covering of the channel was probably<br />

completely destroyed; a substantial fill level, probably<br />

deriving from the recovery of previous contexts, sealed the<br />

channel for good. Besides numerous residual ceramic fragments,<br />

the level contained fragments of late red gloss ceramic<br />

and several small shards of marble, all more or less<br />

the same size: they probably derived from older coverings,<br />

then stripped and crushed before being fired in a lime kiln<br />

(not found).<br />

40. From one of the floor surfaces comes a fragment of the<br />

incurved rim of a large dish, in late painted ceramic attributable<br />

to that period.<br />

41. The modest floor residues conserved, probably obtained<br />

by bringing in earth from outside, contained only residual<br />

ceramic fragments.<br />

42. The pillar, in cobbles and brick fragments bound together<br />

with abundant greyish mortar, undoubtedly points to the<br />

existence of the wall built with large cobbles, roughly hewn<br />

stone blocks and brick fragments, bound together with clay,<br />

whose northern side it rests against: one of the stones of the<br />

wall is incorporated into it.<br />

43. A. Patera, P. Perazzi, Pistoia. Censimento e documentazione,<br />

it.; Carta archeologica, cit., p. 387, site Pt33 (P. Perazzi).<br />

44. It is known that late antiquity ended, in many cases,<br />

with mass destruction of previous structures, often with<br />

traces of fire. It may be interesting to remember how Pistoia<br />

seems to have suffered destruction at the time of the<br />

raid by the Goths of Radagaisus, at the beginning of the 5th<br />

century, before their annihilation by Stilicho in Fiesole. See<br />

in particular Indagini archeologiche, cit., p. 53 and note 32 (G.<br />

Vannini).<br />

45. Besides the ceramic findings, numerous waste iron and<br />

glass pieces come from this abandonment layer.<br />

46. S. Leporatti, La vicenda archeologica dello «scavo della<br />

Domus» di Pistoia (1903) e la topografia dell’area della cattedrale<br />

di San Zeno fra tarda antichità ed altomedioevo, in “Bullettino<br />

Storico Pistoiese”, CXVI, 2014, pp. 77-108; G. Capecchi, G.<br />

De Tommaso, Per la più antica <strong>storia</strong> della cattedrale <strong>pistoiese</strong>, in<br />

“Bullettino Storico Pistoiese”, LXXXIV, 1982, pp. 7-36: 31.<br />

47. In the foundation, a fragment of late painted ceramic<br />

dish was found and datable, on the basis of comparative Fie-<br />

sole production, to the second half of the 4th-early 5th century<br />

A.D.: the fragment is congruent with the fragmented<br />

dish from aforementioned fire layer (fig. 21).<br />

48. In April 1800 Francesco de’ Rossi commenced works in<br />

the area behind the palazzo to build new stables and a shed:<br />

the excavation revealed “bones of the dead”, as well as ancient<br />

walls (L Gai, Il palazzo dei Rossi, cit., pp. 29-30).<br />

49. A.R. Mandrioli Bizzarri, La collezione di gemme del Museo<br />

Civico Archeologico di Bologna, Bologna, Municipality of Bologna,<br />

1987, pp. 85 ss.<br />

50. The analyses were carried out at the archeometric laboratory<br />

of Tübingen University.<br />

51. The stratum contained very few fragments of ceramic,<br />

including the wall of a bare ceramic jar, with large horizontal<br />

grooves, from the middle ages (9th-12th century).<br />

52. G. Millemaci, Note di topografia urbana, cit., pp. 52-54.<br />

53. G. Vannini, in I documenti archeologici, cit., pp. 366 ss.<br />

54. The structure, about 0.9-1.1m wide, is conserved for a<br />

maximum height of 1.5m.<br />

55. Ibidem, cit., p. 55.<br />

56. Ibidem, pp. 16-20.<br />

57. Ibidem, pp. 36-37.<br />

58. Ibidem, p. 83.<br />

59. In May 1803, two basins were installed in the garden,<br />

“one of which is opposite the statue [of Grandonio Rossi],<br />

and the outside gate”, with “font”, namely a water fountain:<br />

L. Gai, Il palazzo dei Rossi, cit., p. 83.<br />

60. Ibidem, p. 50.<br />

61. The contents of this contribution, to which some integrations<br />

are added here, were also published in C. Taddei,<br />

Le ceramiche, in P. Perazzi et alii, Pistoia, <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi: nuovi<br />

dati archeologici sulla città romana e medievale, in Notiziario<br />

della Soprintendenza Archeologica della Toscana, vol. VIII/ 2015<br />

(2016), pp.<br />

62. P. Perazzi, Carta archeologica della provincia di Pistoia, Florence,<br />

2010.<br />

63. G. Vannini (edited by), L’Antico <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi a Pistoia,<br />

II.2 Archaeological documents, Florence, 1987.<br />

64. J. P. Morell, L’étude des céramiques à vernis noire, entre<br />

archéologie et archéometrie, in P. Frontini, M. T. Grassi, Indagini<br />

archeometriche relative alla ceramica a vernice nera: nuovi<br />

dati sulla provenienza e la diffusione, Como, 1998, pp. 9-22; F.<br />

Cibecchini, J. Principal, Per chi suona la campana B?, in E. C.<br />

de Sena, H. Dessales (edited by), Metodi e approcci archeologici:<br />

l’industria e il commercio nell’Italia antica/ Archaeologicol<br />

Methods and Approaches: Industry and Commerce in Ancient<br />

Italy, BAR (British Archaeological Report), Oxford, 2004,<br />

pp. 159-172.<br />

65. J. P. Morell, Céramique campanienne: les formes, Rome 1981,<br />

table 40, p. 154.<br />

66. G. Vannini (edited by), L’Antico <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi a Pistoia,<br />

II.2 cit., pp. 3-5, 119-120, 681-683 (G. De Tommaso).<br />

67. J. P. Morell, Céramique campanienne cit., table 42, pp. 157-<br />

158.<br />

68. G. Vannini (edited by), L’Antico <strong>Palazzo</strong> dei Vescovi a Pistoia,<br />

II.2 cit., pp. 5-6, 121-123, 683-685: Gruppo II (G. De Tommaso).<br />

69. P. Perazzi, Carta archeologica cit., p. 372, p. 124 (G. Millemaci).<br />

70. G. Capecchi (edited by) Artimino (Firenze). Scavi 1974.<br />

L’Area della Paggeria medicea: relazione preliminar, Florence,<br />

1987, pp. 118, 120 (G. De Tommaso).<br />

71. A. Ricci, I vasi potori a pareti, in Atlante delle forme ceram-<br />

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