09.04.2020 Views

Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola

a cura di Roberto Cadonici
fotografie di Aurelio Amendola

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

stinata a coprire l’incasso, rimasto vuoto, dell’urna argentea<br />

di Sant’Atto (fatta trasportare da Scipione de’ Ricci nella<br />

ex-cappella di San Rocco) nell’altare-monumento seicentesco<br />

in duomo (L. Gai, Chiesa cattedrale di S. Zeno, cit., p. 70<br />

nota 267); dalla fine di gennaio all’ottobre 1794 dipingeva il<br />

salone d’onore in palazzo de’ Rossi; nello stesso anno veniva<br />

di nuovo chiamato in palazzo Forteguerri per “riquadrare”<br />

e ornare, insieme col pittore <strong>pistoiese</strong> Giuseppe Vannacci<br />

(1748-post 1821), allievo e collaboratore di Francesco Maria<br />

Beneforti, il nuovo appartamento realizzato per Caterina<br />

Ippoliti, moglie del padrone di casa: nel muro della cui anticamera<br />

era stato incassato un quadro dipinto fin dal 1780<br />

da Teodoro Matteini, che era una copia “fedelissima” “delle<br />

Nozze Aldobrandine così chiamate perché esse furono<br />

dalla detta famiglia Aldobrandini ricavate negli scavi della<br />

Domus Aurea di Nerone” (G.C. Romby, <strong>Palazzo</strong> Forteguerri.<br />

Architettura, cit., pp. 47, 60; Eadem, <strong>Palazzo</strong> Forteguerri, in<br />

Settecento illustre, cit., p. 454); fra il 1797 e il 1798 dipingeva,<br />

con Luigi Catani ed altri, in palazzo Vaj a Prato (G.A. Centauro,<br />

P. Puggelli, La casa comune degli studi e delle professioni<br />

a Prato. Restauro e riabilitazione funzionale di <strong>Palazzo</strong> Vaj, in<br />

“Prato <strong>storia</strong> e arte”, 110, dicembre 2011, pp. 69-91: 87-88; vi<br />

aveva decorato la nuova cappella – per la quale Luigi Catani<br />

aveva dipinto la cupoletta con un’Assunta, i pennacchi e le<br />

relative lunette – con “scagliole à trompe-l’oeil imitative di<br />

preziosi marmi e motivi architettonici (lesene, fregi della<br />

trabeazione, balza, ecc.)”, definite “bell’opera del <strong>pistoiese</strong><br />

Luigi Rafanelli”. Cfr. anche C. Morandi, Luigi Catani pittore<br />

neoclassico, in “Prato <strong>storia</strong> e arte”, 108, dicembre 2010, pp.<br />

5-118: 39-40.<br />

161. Cfr. la nota precedente.<br />

162. Cfr. C. Morandi, Luigi Catani, cit., pp. 34-37. Oltre a<br />

questo studio complessivo su Luigi Catani, varie altre notizie<br />

sull’attività del pittore e di suo padre Stefano, discendente<br />

da una famiglia svizzera di decoratori, sono comprese<br />

in vari contributi editi in Il Settecento a Prato, a cura di R.<br />

Fantappiè, Milano, Skira Editore/Cariprato, 1999 ed in particolare<br />

alle pp. 27 (ill. della volta dipinta da Luigi Catani<br />

nella sala di lettura della Biblioteca Roncioniana di Prato);<br />

149-153 (G. Lenzi Iacomelli, I Vannetti, Stefano Gaetano Neri,<br />

i Catani, pp. 147-154, in cui rivestono particolare interesse i<br />

riferimenti dell’ambiente progressista pratese, durante l’episcopato<br />

di Scipione de’ Ricci e il riformismo leopoldino,<br />

ai nuovi poli della cultura classicizzante quali la Villa di Poggio<br />

Imperiale e la Sala della Niobe agli Uffizi, e anche la segnalazione<br />

della copia eseguita a monocromo – e attribuita<br />

a Luigi Catani – di una Prospettiva con atrio di edificio classico<br />

desunta dal volume di incisioni Prima parte di architetture e<br />

prospettive di Giovan Battista Piranesi (1720-1778), edito nel<br />

1743, eseguita nella cappellina dell’Educandato istituito con<br />

le riforme leopoldine nell’ex-convento di San Niccolò a Prato,<br />

ivi, p. 152); 182-185 (G. Morandi, Quadraturisti e quadrature,<br />

pp. 181-186); p. 207 (C. Cerretelli, Interventi territoriali,<br />

edifici pubblici e palazzi, pp. 189-210); 250-252 (C. Cerretelli,<br />

Gli edifici sacri, pp. 233-270, schede sugli ex-monasteri di San<br />

Niccolò e di San Clemente).<br />

163. Cfr. C. Morandi, Luigi Catani, cit., pp. 39-49, 85, 89-92,<br />

97-108.<br />

164. Cfr. F. Ceccanti, Tommaso Puccini e Pistoia, in Tommaso<br />

Puccini, 1811-2011. Nel bicentenario della morte, Pistoia, Settegiorni<br />

Editore, 2014, pp. 9-30: 15-17. Tommaso Puccini<br />

nell’estate del 1796 aveva proposto Luigi Catani per attuare<br />

il progetto di riarredo pittorico e decorativo dell’appartamento,<br />

al primo piano del palazzo Puccini in città, per il<br />

fratello Giuseppe e sua moglie Maddalena Brunozzi, elaborato<br />

in base alle idee dello stesso Tommaso e con il contributo<br />

dell’architetto e amico di famiglia Cosimo Rossi<br />

Melocchi. Luigi Catani era il principale esponente, allora,<br />

di uno stile decorativo raffinato, di tipo neoclassico, in voga<br />

nella capitale del Granducato: che gli sarebbe valso ad ottenere<br />

la commissione – fra 1805 e 1810 – del rinnovamento<br />

pittorico e ornamentale della villa pucciniana di Scornio:<br />

cfr. C. Morandi, Luigi Catani, cit., pp. 44-49, 56-62. La bibliografia<br />

su quest’ultimo tema è assai ampia. Per le pitture<br />

in palazzo Puccini cfr. anche L. Gai, Il <strong>Palazzo</strong> Puccini, cit.,<br />

pp. 67-78 per questa fase di riallestimento. In quel periodo,<br />

pertanto, anche altri artisti pistoiesi si fecero imitatori dello<br />

stile decorativo di Luigi Catani, assicurandosi così vantaggiose<br />

commissioni artistiche. Luigi Rafanelli fu uno di<br />

questi, nella sua tarda attività professionale: cfr. la nota 160.<br />

Un altro, più tardi, fu Ferdinando Marini, attivo dal secondo<br />

decennio ai primi anni Sessanta dell’Ottocento, operoso<br />

anche in palazzo de’ Rossi.<br />

165. F. Ceccanti, Tommaso Puccini, cit., p. 17: fra il novembre<br />

1796 e i primi di gennaio 1797 lo stesso Tommaso Puccini<br />

dovette ammettere l’indisponibilità del Catani, allora “occupatissimo”<br />

(specialmente per i lavori commissionatigli<br />

dal granduca Ferdinando III). Si ripiegò allora sul pittoreornatista<br />

Luigi Mecherini, che forse fu presentato dallo<br />

stesso Tommaso, come colui che era in grado di assicurare<br />

uno stile ‘simil-Catani’. Il Mecherini poco più tardi, nel<br />

1805, questa volta in veste di mercante di oggetti di scavo,<br />

vendette con l’assenso del Puccini diciotto vasi etruschi “di<br />

terra invetriata nera” alla Galleria degli Uffizi: cfr. E. Spalletti,<br />

Direttore degli Uffizi. Il Regno d’Etruria: agosto 1801-dicembre<br />

1807, in E. Spalletti, R. Viale, Tommaso Puccini (1749-<br />

1811). Conoscitore delle Arti e Direttore degli Uffizi (“Gli Uffizi.<br />

Studi e ricerche”, 27), Firenze, Centro Di, 2014, pp. 139-173:<br />

157.<br />

166. Cfr. la nota 160.<br />

167. Luigi Catani era indubbiamente un punto di riferimento<br />

per tutti i suoi emuli nei vari generi di “ornato”: per la<br />

decorazione “alla raffaella” (praticata fin dalla gioventù); per<br />

il genere del monocromo ‘metallico’ o a finto bronzo dorato;<br />

per le grisailles a similitudine di bassorilievi antichi; per i<br />

decori in stile “etrusco”. Egli ebbe modo di sfoggiare la sua<br />

competenza come pittore di grisailles nel 1796, nella decorazione<br />

della nuova Sala della Musica realizzata nel quartiere<br />

d’inverno di <strong>Palazzo</strong> Pitti, abitazione del granduca<br />

Ferdinando III: il cui “complesso e ricercato” programma<br />

iconografico era stato ideato dallo stesso Tommaso Puccini,<br />

in qualità di direttore degli Uffizi ed esperto cultore d’arte,<br />

con la collaborazione dell’erudito antiquario romano Ennio<br />

Quirino Visconti: cfr. C. Morandi, Luigi Catani, cit., p. 43 e<br />

ivi nota 59. Un anno dopo, Catani sarebbe stato nominato<br />

professore d’ornato di Prima Classe all’Accademia fiorentina<br />

di Belle Arti (ibidem, p. 44).<br />

168. Cfr., più oltre, la nota 189.<br />

169. Del pittore-decoratore Giuseppe Brizzi resta qualche<br />

notizia. Ne fece cenno per primo Francesco Tolomei,<br />

nell’elenco degli artisti pistoiesi in appendice alla sua Guida<br />

di Pistoia: cfr. F. Tolomei, Guida di Pistoia, cit., pp. 157-158.<br />

Era figlio dell’attrezzista teatrale Francesco, collaboratore<br />

nel 1755, nel Teatro dei Risvegliati, dell’architetto-scenografo<br />

Antonio Galli Bibbiena, di formazione bolognese: cfr. L.<br />

Gai, Teatro dell’Accademia dei Risvegliati, cit., p. 362 nota 115.<br />

Giuseppe avrebbe partecipato più tardi alla preparazione<br />

del rinnovamento del medesimo Teatro presentando, nel<br />

1796, il preventivo di spesa per il rifacimento degli scenari<br />

(ivi, p. 357 e nota 116 p. 362) alla Commissione di Accademici<br />

di cui faceva parte anche Francesco dei Rossi (ivi, p.<br />

358). Descrivono gli allestimenti teatrali di Giuseppe Brizzi<br />

in piazza San Francesco, nel 1789 e nel 1791, F. Tolomei,<br />

Guida di Pistoia, cit., pp. 157-158; G. Tigri, Pistoia e il suo territorio,<br />

cit., p. 264. Il grande anfiteatro che racchiudeva le<br />

gradinate per i due spettacoli all’aperto, in stile pastiche, sia<br />

classico che neo-medioevale, progettato dal Brizzi, nel 1791<br />

fu riprodotto in un’incisione, allora posta in vendita: cfr.<br />

M. Lucarelli, Iconografia di Pistoia nelle stampe dal XV al XIX<br />

secolo, nuova edizione ampliata, Firenze, Edizioni Polistampa,<br />

2008, pp. 54-55. Si fa cenno ai due spettacoli, allestiti in<br />

occasione delle feste patronali di San Iacopo del 25 luglio,<br />

in G. Cipriani, Dai Medici ai Lorena. Politica, cultura, vita cittadina,<br />

in Storia di Pistoia, III, cit., pp. 81-154: 153; la stampa<br />

è riprodotta, a proposito delle trasformazioni di primo Ottocento<br />

della piazza San Francesco, in G.L. Chelucci, Cultura<br />

e realizzazioni architettoniche a Pistoia dagli anni francesi al<br />

periodo unitario, in Storia di Pistoia, IV, cit., pp. 319-345: 322.<br />

170. Di Luigi Cheli detto “Marzocco” si conosce soprattutto<br />

l’attività di pittore-decoratore su commissione dei<br />

Puccini, sia per quanto atteneva il palazzo di città che per<br />

la villa di Scornio. Nel 1805 figurava come assistente del<br />

pittore Luigi Catani a Scornio, dove Cheli aveva dipinto<br />

il salotto da pranzo a nord con finti quadri a monocromo<br />

sulle pareti, con Storie della vita di Bacco e con una veranda<br />

a cielo aperto sul soffitto: cfr. L. Dominici, La villa Puccini<br />

di Scornio a Pistoia. Contributi per una <strong>storia</strong>, in BSP, XCVI,<br />

1994, pp. 97-118: 116-118, tavv. VII-VIII. Luigi Cheli aveva<br />

anche dipinto, per l’apparato di una festa tenutasi in piazza<br />

della Sala, un pannello collocato sul “pozzo del Leoncino”,<br />

dov’era raffigurata “la bellissima città di Parigi, quando le<br />

tre potenze alleate fanno il felice ingresso con tutta la soldatesca<br />

con acclamazione del popolo parigino”, secondo<br />

un inedito memorialista del tempo, T. Civinini (ivi, p. 117<br />

nota 65). Questa notizia, se non altro, offre un indizio sulle<br />

capacità del pittore di raffigurare panorami urbani. Nel<br />

1805 Cheli aveva dipinto una Vergine col Figlio (attualmente<br />

illeggibile) entro un’edicoletta realizzata sulla facciata di un<br />

edificio, di fronte al palazzo di città, comprato nel 1803 da<br />

Giuseppe Puccini: cfr. L. Gai, Il <strong>Palazzo</strong> Puccini, cit., pp. 85-<br />

87. Più tardi, fra 1833 e 1834, il pittore veniva retribuito da<br />

Francesco dei Rossi per un’immagine della Madonna dipinta<br />

“alle Scuole” (non meglio specificate): BCF, Rossi, 32, c.<br />

134v. Pertanto, le notizie relative alla sua attività in palazzo<br />

de’ Rossi, fra 1794 e 1799 (cfr. le note 176-177) sarebbero le<br />

prime testimonianze di una ancora pochissimo conosciuta<br />

carriera artistica.<br />

171. Questa valutazione sulle imprese urbanistiche e territoriali<br />

allora più importanti è anche in G.L. Chelucci,<br />

Cultura e realizzazioni architettoniche, cit., pp. 319-345: 320.<br />

Sulla personalità e l’attività dell’architetto Cosimo Rossi<br />

Melocchi – di cui si trovano menzioni in tutti gli studi<br />

che riguardano Tommaso Puccini e la <strong>storia</strong> degli Uffizi,<br />

nonché in quelli sulle committenze artistiche dei Puccini,<br />

soprattutto nella villa e nel parco di Scornio – si vedano<br />

comunque: F. Tolomei, Delle fabbriche incominciate alla memoria<br />

degli Uomini Illustri pistoiesi nella piazza di S. Francesco<br />

a Pistoia. Lettera del cav. Francesco Tolomei, Pisa, Amoretti,<br />

1816; Idem, Guida di Pistoia, cit., pp. 129-130, 195-197; G.<br />

Tigri, Pistoia e il suo territorio, cit., pp. 263-265: 265; V. Capponi,<br />

Biografia <strong>pistoiese</strong>, cit., pp. 345-346; più recentemente:<br />

G.L. Chelucci, L’identità perduta. Il complesso di S. Francesco<br />

nel XIX e XX secolo tra ipotesi di destinazione civica e recupero<br />

“mistico-devozionale”, in S. Francesco. La chiesa e il convento in<br />

Pistoia, a cura di L. Gai, Ospedaletto (Pisa), Pacini Editore/<br />

Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, 1993, pp. 227-246:<br />

227-231; F. Ceccanti, La progettazione e la costruzione del Pantheon<br />

di piazza S. Francesco (1810-1828), in “Fare<strong>storia</strong>”, XVI,<br />

1997, 30, pp. 24-40; Idem, Cosimo Rossi Melocchi di Pistoja.<br />

Architetto e incisore tra ‘700 e ‘800, Pistoia, Brigata del Leoncino,<br />

1998; G.L. Chelucci, Cultura e realizzazioni architettoniche,<br />

cit., pp. 319-321, 323-325; F. Ceccanti, Tommaso Puccini,<br />

cit., pp. 11-14, 18-19, 21-28.<br />

172. <strong>Palazzo</strong> dei Rossi, pp. 75-76; Taccuino, c. 20v; nel 1790 il<br />

canonico Tommaso aveva commissionato a Giuseppe Brizzi<br />

<strong>Palazzo</strong> de’ Rossi; in the same year he was called back to<br />

<strong>Palazzo</strong> Forteguerri to paint, together with the Pistoian<br />

Giuseppe Vannacci (1748-post 1821), pupil and assistant of<br />

Francesco Maria Beneforti, the friezes and baseboards of<br />

the new apartment for Caterina Ippoliti, wife of the master<br />

of the house: in the wall of its antechamber had been set a<br />

picture painted in 1780 by Teodoro Matteini, which was a<br />

“very faithful” copy “of the Aldobrandini Wedding, so-called<br />

because it was found by the Aldobrandini family during the<br />

excavations of Nero’s Domus Aurea” (G.C. Romby, <strong>Palazzo</strong><br />

Forteguerri. Architettura, 47, 60; idem, “<strong>Palazzo</strong> Forteguerri,”<br />

in Settecento illustre, 454); between 1797 and 1798 he painted,<br />

with Luigi Catani and others, in <strong>Palazzo</strong> Vaj in Prato (G.A.<br />

Centauro and P. Puggelli, “La casa comune degli studi e<br />

delle professioni a Prato. Restauro e riabilitazione funzionale<br />

di <strong>Palazzo</strong> Vaj,” Prato <strong>storia</strong> e arte, 110 [December 2011],<br />

69-91: 87-88); in it he had decorated the new chapel—for<br />

which Luigi Catani had painted the cupola with an Assumption,<br />

the pendentives and their lunettes—with “trompe-l’oeil<br />

scagliola imitating precious marble and architectural motifs<br />

(pilasters, friezes of the entablature, ledge, etc.),” described<br />

as “fine work of the Pistoian Luigi Rafanelli.” See too Morandi,<br />

“Luigi Catani pittore neoclassico,” Prato <strong>storia</strong> e arte,<br />

108 (December 2010), 5-118: 39-40.<br />

161. See the previous note.<br />

162. See Morandi, “Luigi Catani,” 34-37. In addition to this<br />

comprehensive study of Luigi Catani, other information on<br />

the activity of the painter and his father Stefano, descendant<br />

of a Swiss family of decorators, can be found in various<br />

essays published in Il Settecento a Prato, ed. R. Fantappiè,<br />

(Milan, Skira Editore/Cariprato, 1999) and in particular on<br />

p. 27 (ill. of the vault painted by Luigi Catani in the reading<br />

room of the Biblioteca Roncioniana in Prato); 149-53 (G.<br />

Lenzi Iacomelli, “I Vannetti, Stefano Gaetano Neri, i Catani,”<br />

147-154, in which there are particularly interesting references<br />

to the progressive milieu of Prato during the episcopate<br />

of Scipione de’ Ricci and the period of Leopoldine<br />

reforms and to the new centers of classicizing culture like<br />

the Villa di Poggio Imperiale and the Sala della Niobe in the<br />

Uffizi, as well as a mention of the monochrome copy—attributed<br />

to Luigi Catani—of a Perspective with Atrium of a<br />

Classical Building from Giovan Battista Piranesi’s volume of<br />

engravings Prima parte di architetture e prospettive (1720-78),<br />

published in 1743, executed in the small chapel of the girls’<br />

boarding school set up under the Leopoldine reforms in<br />

the former convent of San Niccolò at Prato, ibidem, 152);<br />

182-85 (G. Morandi, “Quadraturisti e quadrature,” 181-86);<br />

207 (C. Cerretelli, “Interventi territoriali, edifici pubblici e<br />

palazzi,” 189-210); 250-52 (C. Cerretelli, “Gli edifici sacri,”<br />

233-70, entries on the former monasteries of San Niccolò<br />

and San Clemente).<br />

163. See Morandi, “Luigi Catani,” 39-49, 85, 89-92, 97-108.<br />

164. See F. Ceccanti, “Tommaso Puccini e Pistoia,” in Tommaso<br />

Puccini, 1811-2011. Nel bicentenario della morte (Pistoia:<br />

Settegiorni Editore, 2014), 9-30: 15-17. In the summer of<br />

1796 Tommaso Puccini had proposed Luigi Catani to carry<br />

out the project of pictorial and decorative refurbishment<br />

of the apartment on the second floor of <strong>Palazzo</strong> Puccini in<br />

the city for his brother Giuseppe and his wife Maddalena<br />

Brunozzi, drawn up on the basis of the ideas of Tommaso<br />

himself and with the contribution of the architect and<br />

friend of the family Cosimo Rossi Melocchi. Luigi Catani<br />

was the principal exponent, at the time, of a refined decorative<br />

style of a neoclassical character that was in vogue in<br />

the capital of the Grand Duchy: this was sufficient to earn<br />

him the commission—between 1805 and 1810—for the renewal<br />

of the paintings and ornamentation in the Puccini<br />

family’s Villa di Scornio: see Morandi, “Luigi Catani,” 44-<br />

49, 56-62. The literature on this last subject is extensive.<br />

For the paintings in <strong>Palazzo</strong> Puccini see too Gai, Il <strong>Palazzo</strong><br />

Puccini, 67-78, for this phase of redecoration. In that period,<br />

therefore, other Pistoian artists began to imitate the decorative<br />

style of Luigi Catani, thereby earning themselves advantageous<br />

commissions. Luigi Rafanelli was one of these,<br />

toward the end of his career: see note 160. Another, later<br />

on, was Ferdinando Marini, active from the second decade<br />

to the early sixties of the 19th century, who also worked in<br />

<strong>Palazzo</strong> de’ Rossi.<br />

165. F. Ceccanti, “Tommaso Puccini,”, 17: between November<br />

1796 and the beginning of January 1797 Tommaso Puccini<br />

had to accept the unavailability of Catani, “extremely<br />

busy” at the time (especially on the works commissioned<br />

from him by Grand Duke Ferdinand III). So he fell back on<br />

the painter-ornamentalist Luigi Mecherini, who may have<br />

been presented to him by Tommaso himself, as a man capable<br />

of working in a style resembling Catani’s. Not much<br />

later, in 1805, Mecherini, this time in the guise of a dealer<br />

in excavated objects, sold with Puccini’s consent eighteen<br />

Etruscan pots “of black-glazed clay” to the Galleria degli<br />

Uffizi: see E. Spalletti, “Direttore degli Uffizi. Il Regno<br />

d’Etruria: agosto 1801-dicembre 1807,” in E. Spalletti and<br />

R. Viale, Tommaso Puccini (1749-1811). Conoscitore delle Arti e<br />

Direttore degli Uffizi (“Gli Uffizi. Studi e ricerche,” 27) (Florence:<br />

Centro Di, 2014), 139-73: 157.<br />

166. See note 160.<br />

167. Luigi Catani was undoubtedly a point of reference for<br />

all his rivals in the various types of “ornamentation”: for<br />

decoration “in the manner of Raphael” (practiced since<br />

his youth); for the genre of the “metallic” monochrome or<br />

mock gilded bronze: for grisailles imitating classical basreliefs;<br />

and for decorations in “Etruscan” style. He was able<br />

to show off his skill as a painter of grisailles in 1796, in the<br />

decoration of the new Music Room set up in the winter<br />

quarters of <strong>Palazzo</strong> Pitti, the residence of Grand Duke Ferdinand<br />

III: its “complex and sophisticated” iconographic<br />

program had been devised by Tommaso Puccini himself, in<br />

his capacity as director of the Uffizi and connoisseur of art,<br />

with the collaboration of the erudite Roman antiquarian<br />

Ennio Quirino Visconti: see Morandi, “Luigi Catani,” 43<br />

and ibidem note 59. A year later, Catani would be appointed<br />

First Class Professor of Ornamentation at the Accademia<br />

di Belle Arti in Florence (ibidem, 44).<br />

168. See note 189 below.<br />

169. Some records of the activity of the painter-decorator<br />

Giuseppe Brizzi have survived. He is first mentioned by<br />

Francesco Tolomei in the list of Pistoian artists in the appendix<br />

of his Guide to Pistoia: see Tolomei, Guida di Pistoia,<br />

157-58. He was the son of the theatrical property master<br />

Francesco Brizzi, who collaborated in 1755 with the architect<br />

and set designer Antonio Galli Bibbiena, trained in<br />

Bologna, on the Teatro dei Risvegliati: see Gai, “Teatro<br />

dell’Accademia dei Risvegliati,” 362 note 115. Giuseppe<br />

later took part in the preparations for the renovation of the<br />

same theater, submitting, in 1796, a cost estimate for the repainting<br />

of the scenery (ibidem, 357 and 362 note 116) to the<br />

Board of Academy Members on which Francesco dei Rossi<br />

also sat (ibidem, 358). Giuseppe Brizzi’s theatrical scenery<br />

in Piazza San Francesco, in 1789 and 1791, are described in<br />

Tolomei, Guida di Pistoia, 157-58, and Tigri, Pistoia e il suo territorio,<br />

264. The large amphitheater that enclosed the tiers<br />

of seating for the two open-air performances, designed by<br />

Brizzi in a pastiche of the classical and the medieval, was reproduced<br />

in an engraving in 1791 that was then put on sale:<br />

see M. Lucarelli, Iconografia di Pistoia nelle stampe dal XV al<br />

XIX secolo, new expanded edition (Florence, Edizioni Polistampa,<br />

2008), 54-55. The two performances, both staged<br />

on the feast day of the city’s patron saint, James the Great,<br />

on 25 July, are mentioned in G. Cipriani, “Dai Medici ai<br />

Lorena. Politica, cultura, vita cittadina,” in Storia di Pistoia,<br />

III, 81-154: 153; the print is reproduced, in connection with<br />

the changes made to Piazza San Francesco in the early 19th<br />

century, in G.L. Chelucci, “Cultura e realizzazioni architettoniche<br />

a Pistoia dagli anni francesi al periodo unitario,” in<br />

Storia di Pistoia, IV, 319-45: 322.<br />

170. With regard to Luigi Cheli called “Marzocco,” we know<br />

chiefly of his work as a painter-decorator for the Puccini<br />

family, in both <strong>Palazzo</strong> Puccini in the city and the Villa<br />

di Scornio. In 1805 he is mentioned as an assistant to the<br />

painter Luigi Catani at Scornio, where Cheli had painted<br />

the dining room in the northern section of the house with<br />

mock monochrome pictures on the walls representing<br />

Scenes from the Life of Bacchus and an open-air veranda on the<br />

ceiling: see L. Dominici, “La villa Puccini di Scornio a Pistoia.<br />

Contributi per una <strong>storia</strong>,” BSP, XCVI (1994), 97-118:<br />

116-18, pls. VII-VIII. Luigi Cheli had also painted, for the<br />

scenery of a festival held in Piazza della Sala, a panel set<br />

on the well called the “pozzo del Leoncino” depicting “the<br />

beautiful city of Paris, at the time the three allied powers<br />

make their joyful entrance with all their troops and the acclamation<br />

of the Parisian people,” according to an unpublished<br />

memorialist of the time, T. Civinini (ibidem, 117 note<br />

65). If nothing else, this offers a clue to the painter’s ability<br />

to represent urban panoramas. In 1805 Cheli had painted a<br />

Virgin Mary with Child (now illegible) in a small niche on the<br />

façade of a building opposite <strong>Palazzo</strong> Puccini that had been<br />

bought by Giuseppe Puccini in 1803: see Gai, Il <strong>Palazzo</strong> Puccini,<br />

85-87. Later, between 1833 and 1834, the artist was paid<br />

by Francesco dei Rossi for an image of the Madonna painted<br />

“at the Schools” (with no clearer identification): BCF, Rossi,<br />

32, f. 134 v . Consequently, the information regarding his activity<br />

in <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi between 1794 and 1799 (see notes<br />

176-77) provides the first testimony to a still little known<br />

artistic career.<br />

171. This assessment of the most important undertakings<br />

in the city and its surroundings is shared by G.L. Chelucci<br />

in “Cultura e realizzazioni architettoniche,” 319-45: 320. On<br />

the personality and activity of the architect Cosimo Rossi<br />

Melocchi—who is mentioned in all the studies of Tommaso<br />

Puccini and the history of the Uffizi, as well as in those of<br />

the artistic commissions of the Puccini family, especially<br />

in the Villa di Scornio and its park—see however: F. Tolomei,<br />

Delle fabbriche incominciate alla memoria degli Uomini Illustri<br />

pistoiesi nella piazza di S. Francesco a Pistoia. Lettera del<br />

cav. Francesco Tolomei (Pisa: Amoretti, 1816); idem, Guida di<br />

Pistoia, 129-30, 195-97; Tigri, Pistoia e il suo territorio, 263-65:<br />

265; Capponi, Biografia <strong>pistoiese</strong>, 345-46; more recently: G.L.<br />

Chelucci, “L’identità perduta. Il complesso di S. Francesco<br />

nel XIX e XX secolo tra ipotesi di destinazione civica e<br />

recupero ‘mistico-devozionale,’” in S. Francesco. La chiesa e<br />

il convento in Pistoia, ed. L. Gai (Ospedaletto, Pisa: Pacini<br />

Editore/Cassa di Risparmio Pistoia e Pescia, 1993), 227-46:<br />

227-31; F. Ceccanti, “La progettazione e la costruzione del<br />

Pantheon di piazza S. Francesco (1810-1828),” Fare<strong>storia</strong>,<br />

XVI, 30 (1997), 24-40; idem, Cosimo Rossi Melocchi di Pistoja.<br />

Architetto e incisore tra ‘700 e ‘800 (Pistoia: Brigata del Leoncino,<br />

1998); Chelucci, “Cultura e realizzazioni architettoniche,”<br />

319-21, 323-25; F. Ceccanti, “Tommaso Puccini,”<br />

11-14, 18-19, 21-28.<br />

172. “<strong>Palazzo</strong> dei Rossi,” 75-76; Taccuino, f. 20 v ; in 1790<br />

Canon Tommaso had commissioned from Giuseppe Brizzi<br />

the ornamentation of two rooms on the eastern side of the<br />

fourth floor with figures and decorative elements. However,<br />

the artist had left them unfinished and they would be completed<br />

by Luigi Cheli in 1794: see too note 176 below. No<br />

trace of these paintings now survives.<br />

144 145

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!