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Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola

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L’ambiente con i medaglioni a paesaggi potrebbe aver mantenuto la funzione d’ingresso,<br />

mentre quello attiguo, sulla destra entrando, decorato con figure del mito classico – maliziosamente<br />

ma copertamente alludenti al potere dell’eros e della bellezza femminile sull’animo<br />

anche di personaggi potenti come Zeus – potrebbe suggerirne un uso più privato e personale<br />

da parte del padrone di casa.<br />

I “paesaggini”, di fine fattura, contenuti nei quattro medaglioni “a ricami” della prima stanza,<br />

si riferiscono a certe inconfondibili vedute del parco di Scornio (di cui vengono puntualmente<br />

citati il Tempio di Pitagora e il Castello Gotico) 305 e mostrano lo stesso modo di concepire il<br />

rapporto fra selvagge macchie d’alberi e presenze umane che era proprio di Niccolò Puccini.<br />

Il quale aveva ideato, per l’originario impianto del suo giardino all’inglese, vedute in cui al<br />

disordine – apparentemente naturale – della vegetazione si univano misteriose, evocatrici<br />

costruzioni, come metafora della recuperabilità arbitraria di qualsiasi tempo e cultura, in un<br />

preciso disegno didascalico sui riposti rapporti fra Uomo e Natura.<br />

Veniva oltrepassata, così, la “veduta” tipica del Settecento, ancora in fondo analitica e descrittiva,<br />

anche se ormai animata da sottili emozioni suscitate dalla qualità ambientale, dall’ora e<br />

dal tempo della percezione stessa: in questo caso, il paesaggio creava suggestioni più inquietanti,<br />

indefinibili e irrazionali, in modo che la Natura (quasi leopardianamente) si facesse<br />

anch’essa ospite del Sublime.<br />

Le figurine miniaturizzate del mondo classico, che ornano le crociere modificate della seconda<br />

stanza, suggeriscono, per il loro aspetto “statuino” – come qualcuno ha felicemente<br />

definito tale tipo di figurazioni, comparse già da tempo come particolare ornamento di “grottesche”<br />

306 – il riferimento a repertori illustri di modelli.<br />

Per tali immagini (della cui autografia ad opera di Ferdinando Marini non vi sono dubbi,<br />

grazie ai confronti che si possono stabilire con le figure con scene classiche nei medaglioni “a<br />

ricami” – del tutto analoghi – eseguiti di sua mano in palazzo Rossi-Cassigoli) 307 i modelli possono<br />

forse essere stati procurati dal committente, Francesco dei Rossi, attraverso qualche sua<br />

127. Isola con il Tempio di Pitagora, Angiolo Gamberai, 1845,<br />

incisione.<br />

128. Veduta del Castello Gotico, Ferdinando Marini, prima<br />

del 1841, litografia.<br />

129. Veduta del Castello Gotico, Angiolo Gamberai, 1845,<br />

incisione.<br />

122<br />

environment and the time of the perception itself: in this case, the landscape produces more<br />

disquieting, indefinable and irrational impressions, so that Nature (in an almost Leopardian<br />

fashion) is also made part of the Sublime.<br />

The miniaturized figures of the classical world that adorn the modified cross vaults of the<br />

second room suggest by their “statue-like” appearance—as someone has aptly described<br />

this kind of figuration, which had emerged some time earlier as a distinctive ornament of<br />

“grotesques” 306 —a reference to well-known collections of models.<br />

The models for these images (which we can be sure to be the work of Ferdinando Marini,<br />

thanks to the comparisons that can be made with the figures with classical scenes in the—<br />

entirely similar—medallions decorated with “tracery” that he painted in <strong>Palazzo</strong> Rossi-<br />

Cassigoli) 307 may have been procured by the client, Francesco dei Rossi, through some<br />

acquaintance in artistic circles: it is not unlikely that this was Nicola Monti, whom he knew<br />

well, who was in Pistoia in 1838, painting in <strong>Palazzo</strong> Vivarelli-Colonna. 308<br />

The principal artist to whom people made reference at the time may have been the Danish<br />

sculptor Bertel Thorvaldsen (1770-1844), who had been living in Rome until 1837 and was one<br />

of the main exponents of the culture of a markedly “antiquarian” and aestheticizing taste. 309<br />

Ferdinando Marini, a protean artist ready to take on different identities as a painter to meet<br />

the desires of his client, but at the same time highly skilled technically, could not have received<br />

such a cultural grounding, of cosmopolitan breadth, from his training. Not long afterward<br />

Marini would again draw inspiration from Thorvaldsen for the paintings of mythological<br />

themes from Greco-Roman antiquity that were requested from him, as a late example of<br />

that cult of “Ideal Beauty”—in an age that was turning toward an art with a greater grip on<br />

contemporary life—by his new client, Filippo Rossi Cassigoli.<br />

In the case of the <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, the completion of the Temple of Pythagoras for the park<br />

of the Villa di Scornio by the end of the first half of 1825 and of the Gothic Castle in 1830 310<br />

(figs. 127, 128, 129)—of which Ferdinando Marini made the drawing, turned into an engraving in<br />

130. Quartiere al secondo piano est, seconda stanza, particolare della decorazione della volta, primo medaglione con la figura classica di Zeus, prima del restauro. Attribuito a<br />

Ferdinando Marini, fine del quarto decennio del secolo XIX.<br />

131. Ivi, secondo medaglione con la figura classica di Eros che tende l’arco, dopo il restauro. Attri buito a Ferdinando Marini, fine del quarto decennio del secolo XIX.<br />

132. Ivi, terzo medaglione con la figura classica di Paride, prima del restauro. Attribuito a Ferdi nando Marini, fine del quarto decennio del secolo XIX.<br />

133. Ivi, quarto medaglione con la figura classica di Afrodite anadiomene, prima del restauro. Attri buito a Ferdinando Marini, fine del quarto decennio del secolo XIX.<br />

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