Pistoia Novecento 1900 - 1945

a cura di / curated by Annamaria Iacuzzi Philip Rylands a cura di / curated by
Annamaria Iacuzzi
Philip Rylands

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09.04.2020 Views

ALFIERO CAPPELLINI (Pistoia 1905 - 1969) Autoritratto con la modella | Self-portrait with Model, 1938 Olio su tela | oil on canvas, cm 110 x 80 In alto a sinistra | top left: “Alfiero Cappellini 1938” Collezione Paolo Priami L’opera esposta a una personale alla Galleria Genova nel 1940, propone uno dei più intensi autoritratti dell’artista che qui si ritrae con la modella nel proprio studio. La composizione che lascia intravedere un interno dimesso quasi domestico, ritrae Cappellini al cavalletto dinanzi alla tela, mentre alle sue spalle siede una modella in atteggiamento scomposto. Lo sguardo diretto del pittore coinvolge lo spettatore in un racconto fatto di quotidiana fatica e di resistenza alle incertezze del proprio mestiere di uomo e di artista. La rimeditazione della lezione di Ardengo Soffici, di Giovanni Fattori e dei Primitivi come Giotto o Masaccio sulle quali aveva innestato una personale lettura della pittura di Paul Cézanne e dei Fauves, lo portava adesso a una tavolozza stridente e alla rappresentazione di esseri umani deformati e sproporzionati che niente avevano di attinente alla realtà. Ad Alberto Ciattini che, in una visita durante gli anni della guerra, chiedeva ragione di tali deformazioni, Cappellini raccontava “che la deformazione non era intenzionale, perché quegli uomini nascevano così storti e umiliati in un mondo storto e umiliato, sotto un cielo corrotto, sullo sfondo di montagne tristi per la corruzione, e che anche Cézanne […] aveva fatto così per ispirazione del cuore […]” (ciattini 1985, pp. 27-28). Exhibited in a solo exhibition in 1940 at the Galleria Genova, Genoa, this work is one of the artist’s more powerful self-portraits, depicted in his studio with a model. We see a modest, almost domestic interior with Cappellini standing at his easel before a canvas, while a model sprawls in a chair behind him. The painter’s direct look engages the viewer and speaks of the daily struggle, trying to overcome doubt, of his talent as man and artist. The re-meditation of the lessons of Ardengo Soffici, of Giovanni Fattori, and of the Italian Primitives such as Giotto or Masaccio, grafting on to them his personal interpretation of the painting of Paul Cézanne and the Fauves, led him to a shrill palette and the depiction of ill-formed and disproportionate human beings that had nothing to do with reality. On a visit to Cappellini during the war years, Alberto Ciattini asked him the reason for these deformations. Cappellini replied “that the deformation was not intentional, because those men were born so crooked and humiliated into a crooked and humiliated world, under a corrupt sky, against the background of sad mountains due to depravity, and that even Cézanne [...] had done so because of his heart’s inspiration [...] “(ciattini 1985, pp. 27-28). 220 221

ALFIERO CAPPELLINI<br />

(<strong>Pistoia</strong> 1905 - 1969)<br />

Autoritratto con la modella | Self-portrait with Model, 1938<br />

Olio su tela | oil on canvas, cm 110 x 80<br />

In alto a sinistra | top left: “Alfiero Cappellini 1938”<br />

Collezione Paolo Priami<br />

L’opera esposta a una personale alla Galleria Genova nel 1940, propone uno dei più<br />

intensi autoritratti dell’artista che qui si ritrae con la modella nel proprio studio. La composizione<br />

che lascia intravedere un interno dimesso quasi domestico, ritrae Cappellini<br />

al cavalletto dinanzi alla tela, mentre alle sue spalle siede una modella in atteggiamento<br />

scomposto. Lo sguardo diretto del pittore coinvolge lo spettatore in un racconto fatto di<br />

quotidiana fatica e di resistenza alle incertezze del proprio mestiere di uomo e di artista.<br />

La rimeditazione della lezione di Ardengo Soffici, di Giovanni Fattori e dei Primitivi come<br />

Giotto o Masaccio sulle quali aveva innestato una personale lettura della pittura di Paul<br />

Cézanne e dei Fauves, lo portava adesso a una tavolozza stridente e alla rappresentazione<br />

di esseri umani deformati e sproporzionati che niente avevano di attinente alla realtà.<br />

Ad Alberto Ciattini che, in una visita durante gli anni della guerra, chiedeva ragione di<br />

tali deformazioni, Cappellini raccontava “che la deformazione non era intenzionale, perché<br />

quegli uomini nascevano così storti e umiliati in un mondo storto e umiliato, sotto<br />

un cielo corrotto, sullo sfondo di montagne tristi per la corruzione, e che anche Cézanne<br />

[…] aveva fatto così per ispirazione del cuore […]” (ciattini 1985, pp. 27-28).<br />

Exhibited in a solo exhibition in 1940 at the Galleria Genova, Genoa, this work is one of the artist’s<br />

more powerful self-portraits, depicted in his studio with a model. We see a modest, almost domestic<br />

interior with Cappellini standing at his easel before a canvas, while a model sprawls in a chair<br />

behind him. The painter’s direct look engages the viewer and speaks of the daily struggle, trying<br />

to overcome doubt, of his talent as man and artist. The re-meditation of the lessons of Ardengo<br />

Soffici, of Giovanni Fattori, and of the Italian Primitives such as Giotto or Masaccio, grafting on to<br />

them his personal interpretation of the painting of Paul Cézanne and the Fauves, led him to a shrill<br />

palette and the depiction of ill-formed and disproportionate human beings that had nothing to do<br />

with reality. On a visit to Cappellini during the war years, Alberto Ciattini asked him the reason for<br />

these deformations. Cappellini replied “that the deformation was not intentional, because those<br />

men were born so crooked and humiliated into a crooked and humiliated world, under a corrupt sky,<br />

against the background of sad mountains due to depravity, and that even Cézanne [...] had done so<br />

because of his heart’s inspiration [...] “(ciattini 1985, pp. 27-28).<br />

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