Pistoia Novecento 1900 - 1945
a cura di / curated by Annamaria Iacuzzi Philip Rylands
a cura di / curated by
Annamaria Iacuzzi
Philip Rylands
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ALBERTO CALIGIANI<br />
(Grosseto 1894 – Firenze 1973)<br />
Poggiolo a Montemurlo | Hillock in Montemurlo, 1930<br />
Olio su cartone | oil on cardboard, cm 65 x 74<br />
In basso a destra | bottom right: “A. Caligiani”<br />
Collezione Intesa Sanpaolo, n. inv. 03111<br />
Acquisizione | acquired 1986<br />
Inserito nel Gruppo Novecentesco Toscano fin dal suo primo costituirsi (1925/1926)<br />
e presente anche nel contesto del movimento del <strong>Novecento</strong> italiano, Caligiani negli<br />
anni Trenta è molto attivo alle mostre del gruppo toscano e quindi alle esposizioni organizzate<br />
dal Sindacato di Belle Arti di ambito provinciale (<strong>Pistoia</strong>, Firenze, Grosseto),<br />
regionale e nazionale con significative presenze alle Biennali e a eventi internazionali<br />
come la Mostra d’Arte Italiana a Vienna (1933). Le sue opere in questo momento<br />
s’indirizzano principalmente verso il paesaggio con un naturalismo che innesta sulla<br />
lezione di Ardengo Soffici una personale rilettura della tradizione pittorica ottocentesca<br />
toscana, giungendo a una tavolozza spesso intonata ai toni cupi come d’autunno.<br />
I luoghi sono quelli della biografia di Caligiani: la montagna pistoiese tra le valli della<br />
Bure, Montemurlo, San Pellegrino, ritratti adesso in visioni definite dalla critica di ‘sano<br />
realismo’, che sembrano come riemerse dalla memoria. Questo dipinto Poggiolo a Montemurlo<br />
può essere a tutti gli effetti esemplificativo della pittura di Caligiani in questo<br />
periodo; l’artista infatti “esprime cupamente le sue cose in colori sornioni che rendono<br />
pesa, gonfia,e pur non ingombra, la tela. È oscuro come di una gioia nascosta; di una<br />
gioia non propriamente visiva, che cova profonda sotto la cenere della materia” (vittorini<br />
1933, cfr. iacuzzi 2005a). Nei dipinti di figura, che Caligiani torna ad affrontare a<br />
partire dal 1934, e nelle molte nature morte caratterizzate da ‘tragiche’ note di colore, è<br />
ben presente anche la tradizione della pittura del Cinquecento e del Seicento a cui non<br />
è estraneo il fascino di Goya.<br />
A member of the Gruppo Novecentesco Toscano from its founding (1925-1926), Caligiani was active<br />
in the group’s exhibitions during the 1930s and thus in those organized by the Sindacato di Belle<br />
Arti at the provincial (<strong>Pistoia</strong>, Florence, and Grosseto), regional, and national levels with major<br />
appearances at the Biennales and at international events like the Italian art exhibition in Vienna<br />
(1933). His works at this time were mainly landscapes, with a naturalism derived from Ardengo<br />
Soffici, and with a personal overlay of the nineteenth-century Tuscan pictorial tradition, using a<br />
palette with low keyed ‘autumnal’ tonalities. Caligiani’s motifs were places in his own life: <strong>Pistoia</strong>’s<br />
mountains between the Bure, Montemurlo, and San Pellegrino valleys, portrayed in views described<br />
by critics as a “healthy realism” that seemingly surfaces from memory. This painting, Hillock in<br />
Montemurlo, is in many ways exemplary of Caligiani’s work in this period. he “sombrely expresses<br />
his things in sly colours that make the canvas heavy, bloated, and yet uncluttered. It is dark like<br />
a hidden joy, with a joy not exactly visual that lies deep under the ashes of the material” (vittorini<br />
1933, see iacuzzi 2005a). His figure painting, to which he returned in 1934, and his many<br />
still lifes, characterized by their ‘tragic’ notes of colour, also reflect the traditions of sixteenth- and<br />
seventeenth-century painting, and even betray a fascination for Goya.<br />
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