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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - aprile 2020

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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ATTUALITÀ ECCLESIALE

Il guaritore ferito

Padre Leopoldo e il tumore

In passato l’umanità era colpita

da malattie di facile trasmissione

e si chiamavano “epidemie”

che decimavano pesantemente

la popolazione, come ad esempio

la peste e il colera. In periodi recenti

infuriavano malattie come la

tubercolosi (detta il mal sottile) che

riempiva i sanatori, come il «Busonera»

di Padova o l’isola di Sacca

Sessola a Venezia, e mietevano vittime

anche giovani. Ci furono perfino

dei mali contratti dagli animali:

il morbo dei legionari, il morbo di

Ebola e quello della mucca pazza.

Oggi ci sono i tumori che insidiano

la salute umana ad ogni età

ed entrano si può dire in ogni casa.

Alcune forme sono curabili e

consentono di allungare l’esistenza.

Ma altre sono a rapida evoluzione e

aggravamento fino ad esito infausto,

come le leucemie o tumori del sangue.

Ancora le ricerche scientifiche

non sono giunte a scoprirne le cause,

né a trovarne i rimedi.

Secondo i ricercatori, il tumore è

uno sviluppo anomalo delle cellule

che (se maligno) tendono a moltiplicarsi

in modo incontrollato e si

diffondono per tutto l’organismo,

interferendo nelle sue funzioni, fino

al decesso (metastasi). Oggi può essere

curato con la chemioterapia, rimosso

chirurgicamente, o distrutto

con la radioterapia.

Padre Leopoldo, oltre ad essere

afflitto da dolorosa artrite deformante,

fu aggredito da tumore maligno

all’esofago, che lo condusse

alla tomba. L’esofago, sotto forma

Nonostante il declino fisico e il progresso

della malattia, padre Leopoldo non voleva mettersi

a riposo. Le persone da accogliere, da confessare

e da guidare spiritualmente, le considerava

più preziose del suo riposo e della sua stessa salute.

Negli ultimi mesi della vita, subì un lungo ricovero,

ma anche i medici poterono far poco

contro il tumore che l’aveva aggredito

P. Ubaldo Badan, frate cappuccino,

oggi novantenne, guarito da tumore

per intercessione di san Leopoldo

nel 2006 (cf. Per grazia ricevuta,

a cura di Giovanni Lazzara,

Edizioni San Leopoldo, Padova 2018,

pp. 17-20).

A destra, p. Leopoldo in una foto

scattata nel luglio del 1942, pochi

giorni prima della morte (30 luglio)

d i U b a l d o B a d a n

di tubo, è il tratto dell’apparato digerente

che collega la bocca con

lo stomaco, passando attraverso

il diaframma, che separa il torace

dall’addome. Coinvolge il problema

della digestione. Quello che comunemente

si dice “bruciore di stomaco”

chiama direttamente in causa

l’esofago.

Padre Leopoldo chiedeva con

tenacia un “caffè caldo” (bollente)

ogni pomeriggio, al punto che qualche

confratello la considerava una

piccola “mania”. Possiamo invece

ipotizzare che fosse quella specie di

“bruciore di stomaco” che il venerato

Padre già avvertiva (avvisaglia del

tumore) e che cercava di sedare assumendo

una bevanda bollente? Era

un’antica prassi assumere un rimedio

della stessa specie del male fisico

avvertito: più calore per calore.

Durante l’inverno 1940-1941, i

dolori allo stomaco che affliggevano

Padre Leopoldo da una vita si acutizzarono

ulteriormente e si pensò

ad una ulcera gastrica. Lui invece

12 | PORTAVOCE | APRILE 2020

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