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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - aprile 2020

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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a taluni personaggi. Di impatto visivo ed emotivo è l’umano,

commovente gesto di Gesù che pone le dita della

sua mano sugli occhi del cieco ridandogli la sospirata

vista, dopo avere prodotto del fango con la saliva, così

come descrive l’evangelista Giovanni.

Il giovane guarito, gratificato per la nobile, generosa

azione del Cristo e profondamente toccato dal gesto e

gratificato, proclama con forza la sua fede chinandosi

devotamente a terra innanzi al suo benefattore.

La scena è ben strutturata nella cornice di figure più

o meno decise. Accanto al miracolato, si distingue una

gentildonna, dall’abito sfarzoso, dall’atteggiamento partecipato

e lievemente pensoso. Interessanti pure le figure

degli animati discepoli e dei curiosi accorsi sul luogo,

sempre sul punto di rivolgere domande, dubbi, insinuazioni

al Cristo, che mai si sottrae ai loro toni indagatori.

La persona di Gesù Cristo occupa il centro della

scena; appare imponente, carica di sofferta dolcezza e

umanità. Su di essa si concentra l’attenzione del pittore,

il quale pone in evidenza con una luminosa aureola il

capo e fa scivolare, con forza cromatica, la pennellata

morbida, carezzevole sul mantello gonfiato, tanto ampio

da avvolgere la figura snella.

Il volto rivela segni commoventi di comprensione, di

toccante umanità, anche se un po’ malinconico. Alle sue

spalle, inginocchiata, forse per assistere meglio alla scena,

la figura di un discepolo, il cui abbigliamento è ampio,

vaporoso, tale da imprimere volumetria alla figura.

È questa, ormai lo conosciamo, la cifra pittorica del

Pellizzari, artista dalla tavolozza un po’ severa con tratti

più accesi, dai fremiti di colore più caldo.

La scena del miracolo di guarigione ha come sfondo

un ambiente classicheggiante che si apre, come il sipario

di un teatro, su colonne, pronai, architravi, cupole

di templi. In alto, porzioni di cielo incupito, percorso da

migranti nubi poco promettenti.

Poiché è stato detto che l’arte è un’avventura della

mente, ma alimenta il cuore e tutta una galassia di

sentimenti, è con un senso di piacere e di immersione

emotiva che ci accostiamo alle opere di artisti che hanno

segnato e disegnato, con il loro genio, la nostra storia

di uomini, anche sognatori. P

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 29

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