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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - aprile 2020

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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Portavoce

N. 3 - APRILE 2020

di san Leopoldo Mandić

Mensile - anno 60 - n. 3 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

SAN LEOPOLDO

È PATRONO

DEI MALATI DI TUMORE

IL DECRETO VATICANO

LE PREGHIERE D’INTERCESSIONE


PER RICEVERE LA RIVISTA

UN ANNO = 9 NUMERI, CON CALENDARIO

Quota associativa

Italia € 20

Europa € 30

Altri Paesi USD 38

sostenitore da € 50

Portavoce

di san Leopoldo Mandić

Periodico di cultura religiosa

dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»

Direzione, Redazione, Amministrazione

Associazione «Amici di San Leopoldo»

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale Santa Croce, 44 - 35123 Padova

Sito internet

www.leopoldomandic.it

Direttore e Redattore

Giovanni Lazzara

Dir. Responsabile

Luciano Pastorello

Hanno collaborato a questo numero

Massimo E. Putano, Flaviano G. Gusella,

Ubaldo Badan, Gianfranco Tinello, Fulvio

Rampazzo, Roberto Tadiello, Moreno

Nalesso, Alfredo Pescante, Anna B. Artmann,

Giovanni Spagnolo, Antonia Di Lenna, S.Z.

e Fabio Camillo

versamento su conto corrente postale

n. 68943901, intestato a

«Associazione Amici di San Leopoldo»

versamento on-line sul c.c.p. n. 68943901

riservato ai titolari di un conto Bancoposta

o di una carta Postepay,

al sito https: //bancopostaonline.poste.it

bonifico intestato a

«Associazione Amici di San Leopoldo»

IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901

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Solo per i Paesi che non usano Euro:

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assegno non trasferibile intestato a:

«Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuccini» e inviato a:

Santuario san Leopoldo Mandić,

piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova

L’associazione, che dà diritto di ricevere la rivista, può decorrere

da qualsiasi mese dell’anno. Il cambio di indirizzo è gratuito:

segnalatecelo al più presto per lettera o email

Impaginazione

Barbara Callegarin

Stampa

Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)

Editore

Associazione «Amici di san Leopoldo»

Spedizione in abbonamento postale

Pubblicazione registrata presso il Tribunale

di Padova il 18 ottobre 1961, n. 209 e al R.O.C.,

n. 13870. Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini

Garanzia di riservatezza

Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san

Leopoldo Mandić garantisce che i dati personali

relativi agli associati sono custoditi nel proprio

archivio elettronico con le opportune misure di

sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente

alla normativa vigente, non possono essere

ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso

dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per

l’invio della Rivista e iniziative connesse

In copertina: padre Leopoldo consola un

malato (Giuseppe Mincato)

Le foto, ove non espressamente indicato, hanno

valore puramente illustrativo

Questa testata non fruisce di contributi statali

Chiuso in prestampa il 18 febbraio 2020

e consegnato a Poste Italiane

tra il 16 e il 20 marzo 2020

PER CONTATTARCI

Invia una email a:

Redazione: direttore@leopoldomandic.it

Santuario: info@leopoldomandic.it

Telefona a:

Redazione e santuario: 049 8802727

Scrivi per posta a:

Direttore Portavoce di san Leopoldo M.

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova

Rettore del santuario

Fra Flaviano Giovanni Gusella

Santuario san Leopoldo Mandić

Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova


Sommario

N. 3 APRILE 2020 ANNO 60

4

8

10

11

12

16

18

20

22

24

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28

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34

6

30

36

37

Editoriale

MARIA E PAOLA, DUE GRANDI DONNE / AI LETTORI / di Giovanni Lazzara

Attualità ecclesiale

SAN LEOPOLDO È «PATRONO DEI MALATI DI TUMORE» / di Flaviano G. Gusella

IL DECRETO VATICANO

LE PREGHIERE D’INTERCESSIONE

IL GUARITORE FERITO. PADRE LEOPOLDO E IL TUMORE / di Ubaldo Badan

LA NOSTRA PASQUA. QUALI “PIETRE” DOBBIAMO RIMUOVERE? /

LA PAROLA DEL PAPA / di papa Francesco

QUI I RAGAZZI DIVENTANO ADULTI IN 24 ORE / di Gianfranco Tinello

Fede & vita

L’ASSEMBLEA LITURGICA / CAPIRE LA MESSA > 2 / di Fulvio Rampazzo

UN DIO COINVOLTO E COINVOLGENTE / DIO NELLA BIBBIA > 3 / di Roberto Tadiello

San Leopoldo ieri e oggi

FARE IL BENE DOVE DIO CI PORTA / di Moreno Nalesso

SAN LEOPOLDO A MONTEGALDA / DEVOZIONE / di Alfredo Pescante

LA GUARIGIONE DEL CIECO NATO / ARTE IN SANTUARIO / di Anna Boscolo Artmann

LA SCELTA / IL «PADRE» DEI PICCOLI > 3 / di Antonia Di Lenna

Spiritualità

LA BEATA EUROSIA. COME UN FIORE DI CAMPO / di Giovanni Spagnolo

Rubriche

LETTERE A PORTAVOCE / di Massimo Ezio Putano

VITA DEL SANTUARIO / a cura della Redazione

GRAZIE, SAN LEOPOLDO / a cura della Redazione

CALENDARIO LITURGICO / di S.Z.

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 3


ATTUALITÀ ECCLESIALE

San Leopoldo

è «patrono dei malati di tumore»

È

ufficiale! La Congregazione per il culto divino

e la disciplina dei sacramenti, con decreto

datato 6 gennaio 2020, solennità dell’Epifania

del Signore, e firmato dal cardinale prefetto

Robert Sarah, accogliendo la richiesta

della Conferenza episcopale italiana, ha confermato

«san Leopoldo Mandić, presbitero, patrono presso Dio

dei malati d’Italia colpiti da tumore».

La comunicazione solenne ai fedeli è stata

data dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla

– convinto iniziatore e sostenitore del percorso fin

dal mese di marzo 2016 – durante una conferenza

stampa tenuta nella sede vescovile lo scorso 8 febbraio.

Erano presenti vari frati minori cappuccini, tra i quali

l’ex ministro generale fr. Mauro Jörhi, il ministro

provinciale del Triveneto fr. Roberto Tadiello,

il rettore del santuario fr. Flaviano Giovanni Gusella,

e il direttore del Portavoce fr. Giovanni Lazzara.

Don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale

per la pastorale della salute ha portato il saluto

del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della

Conferenza episcopale italiana.

Il vescovo di Padova ha poi voluto rinnovare il lieto

annuncio, tre giorni dopo, ai numerosissimi fedeli

presenti nella basilica di Sant’Antonio, in occasione

della Giornata mondiale del malato, annunciando una

celebrazione di ringraziamento diocesana durante la

festa annuale del santo, il 12 maggio prossimo.

Invito tutti voi, lettori del Portavoce, devoti e amici

di san Leopoldo, a unirvi al nostro inno di lode e di

benedizione al Signore che attraverso l’umile figura

del nuovo santo patrono manifesta il suo amore

paterno verso quanti sono nella sofferenza e sollecita

tutta la Chiesa a farsi madre attenta, compassionevole

e premurosa verso coloro che sono afflitti da sofferenze

fisiche o angosciati nello spirito.

Un grazie fraterno dal profondo del cuore anche

a quanti hanno pregato e collaborato per il buon fine

di questa iniziativa: i ministri cappuccini della Curia

generale e della Provincia veneta; il vescovo di Padova

e i suoi collaboratori; la Conferenza episcopale italiana

e il suo presidente S.Em. card. Gualtiero Bassetti che

ha accolto e fatta propria la petizione dei cappuccini e

del popolo di Dio, che ha espresso il proprio appoggio

con quasi 70.000 firme: egli ha «vivamente richiesto»

alla Congregazione che l’elezione e approvazione di san

Leopoldo come patrono dei malati di tumore, fatte dai

vescovi italiani il 15 novembre 2018, fossero confermate

dalla Congregazione per il Culto; don Franco Magnani,

direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei per

il competente e fraterno accompagnamento dell’iter

previsto; i medici del Comitato promotore, i volontari

che hanno dato la loro disponibilità per la raccolta

delle sottoscrizioni, le molteplici espressioni del popolo

di Dio che hanno appoggiato e sostenuto l’iniziativa

(Conferenza episcopale del Triveneto, cardinali e

vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, ammalati,

medici, operatori sanitari, firmatari della petizione,

operatori delle comunicazioni sociali, fedeli e devoti

padovani e italiani).

Infine, ma non per ultimo, tutta la nostra filiale

riconoscenza a papa Francesco, che si è detto «grande

devoto di san Leopoldo», per aver sigillato, attraverso

la facoltà concessa alla Congregazione per il Culto, il

voto dei fedeli e devoti, offrendo san Leopoldo come

patrono dei malati di tumore, dopo averlo presentato

al mondo intero come modello per i ministri del

8 | PORTAVOCE | APRILE 2020


sacramento della Riconciliazione, durante il Giubileo

della Misericordia.

Ed ecco i passaggi più importanti

dell’impegnativo percorso che ha portato, dopo

tre anni e mezzo, all’atteso e desiderato traguardo.

In seguito all’ostensione del corpo di san Leopoldo

nella basilica di San Pietro a Roma (5-10 febbraio

2016) e la designazione del Santuario come “chiesa

giubilare”, accogliendo la richiesta di alcuni medici

padovani e di noi frati, mons. Claudio Cipolla, il 23

luglio 2016 inoltrava domanda alla Congregazione per

il culto divino e la disciplina dei sacramenti affinché

san Leopoldo venisse nominato patrono dei malati di

tumore per la Chiesa universale, allegando il parere

favorevole della Conferenza episcopale del Triveneto

e di quella croata, dell’Ordine dei Frati Minori

Cappuccini, rappresentato dal ministro generale

e dal ministro provinciale del Triveneto e altri

rappresentanti religiosi d’Europa.

Quattro mesi dopo (21.11.2016) la Congregazione

rispondeva fornendo alcune indicazioni pratiche

sull’iter da seguire e suggerendo di procedere con

la richiesta del patrocinio per l’Italia, presentando

domanda alla Conferenza episcopale italiana.

Un anno dopo (28 novembre 2017), dall’Ufficio

liturgico diocesano, in seguito a contatti avuti con

Roma, ci sono venute le seguenti indicazioni: che

fosse il ministro generale dei Cappuccini, sentito il suo

Consiglio, a presentare domanda al presidente della

Cei e di procedere, contemporaneamente, con una

raccolta di sottoscrizioni da parte del popolo di Dio.

Nel corso della pratica sarebbe stato richiesto il parere

del vescovo di Padova, dopo aver sentito il Collegio dei

consultori e il Consiglio presbiterale diocesano. Quattro

giorni dopo (2 dicembre 2017) il ministro generale dei

Padova, 8.2.2020: conferenza stampa nella

quale il vescovo Claudio Cipolla dà lettura del

Decreto della Congregazione per il culto divino

Cappuccini, ottenuto il consenso del suo Consiglio,

inviava la domanda al card. Bassetti, il quale avviava

la procedura prevista: esame della domanda da parte

dell’Ufficio liturgico, del Consiglio permanente e,

infine dell’Assemblea generale.

Nei giorni e settimane seguenti vennero informati

i frati Cappuccini della Provincia e quelli italiani

e il vescovo di Padova. Con il consenso di questi,

poi, venne pubblicizzata l’iniziativa tramite gli organi

di stampa e il 20.1.2018, con la collaborazione di

numerosi volontari, iniziò la raccolta delle firme,

in santuario, in città, nel Triveneto e in tutta Italia.

Ci fu una risposta inaspettata. All’inizio del mese di

marzo le firme erano 21.000. Alla fine di aprile si arrivò

a 45.710; sei mesi dopo (fine ottobre 2018) 66.294

e 69.758 il 31 gennaio scorso.

Il 24.4.2018 don Franco Magnani (direttore

dell’Ufficio liturgico della Cei), chiedeva una breve

relazione sulla vita del santo; copia della risposta della

Congregazione per il culto al vescovo Cipolla (21.11.2016)

e il numero di firme raccolte fino a quella data.

Il 2 maggio (42° anniversario della beatificazione di

padre Leopoldo) il card. Bassetti informava il ministro

generale che la Commissione liturgica aveva espresso

parere favorevole.

Nel pomeriggio del 15.11.2018, venne diffuso il

comunicato finale della 72a Assemblea generale della

Cei con l’annuncio dell’approvazione, praticamente

all’unanimità, di san Leopoldo Mandić, quale patrono

dei malati oncologici. Otto giorni dopo (23.11.2018)

il Presidente della Cei ne dava notizia ufficiale al nuovo

ministro generale dei Cappuccini, fr. Roberto Genuin,

chiedendogli di presentare istanza al prefetto

della Congregazione per il culto divino e la disciplina

dei sacramenti per perfezionare l’iter della richiesta,

secondo quanto previsto dalle norme De patronis

constituendis. Così venne fatto un mese dopo

(22.12.2018).

Il 29 aprile 2019 il ministro generale riferiva al

cardinale Bassetti di aver ricevuto dalla Congregazione

per il culto divino l’indicazione che la domanda

per la concessione del Decreto doveva essere

presentata dal presidente della Conferenza episcopale

italiana. La domanda fu inviata il giorno seguente, 30

aprile 2019. Sempre su richiesta della Congregazione,

una ulteriore domanda, firmata dal presidente della

Cei, venne presentata il 14 dicembre 2019.

E, finalmente, in data 6 gennaio 2020,

il card. Robert Sarah firmava il decreto che confermava

«San Leopoldo patrono presso Dio dei malati d’Italia

colpiti da tumore». P

Flaviano Giovanni Gusella, rettore

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 9


ATTUALITÀ ECCLESIALE

San Leopoldo Mandić

è ufficialmente

riconosciuto dalla

Congregazione per il culto

divino e la disciplina

dei sacramenti, “patrono

dei malati d’Italia colpiti da

tumore”. Il decreto della

Congregazione vaticana, firmato

dal Prefetto card. Robert Sarah

e dall’arcivescovo Segretario

mons. Arthur Roche, porta

la data del 6 gennaio 2020,

solennità dell’Epifania

del Signore. L’annuncio

ufficiale in diocesi di Padova,

dove ha sede il santuario

che conserva le spoglie di san

Leopoldo, è stato dato sabato

8 febbraio, a ridosso della

Giornata mondiale del malato

(11 febbraio).

LA TRADUZIONE DEL DOCUMENTO

CONGREGAZIONE

PER IL CULTO DIVINO

E LA DISCIPLINA

DEI SACRAMENTI

PER L’ITALIA

Il decreto vaticano

San Leopoldo Mandić da Castelnuovo,

presbitero dell’Ordine dei

Frati Minori Cappuccini, che spese

tutta la sua vita nell’esercizio del ministero

della Riconciliazione e, che,

colpito da una malattia tumorale,

ne portò il grave e prolungato peso

con fede serena, è venerato con

particolare devozione dai malati e

dai loro famigliari.

Per questo motivo, accogliendo

gli unanimi voti dei fedeli, la Conferenza

dei Vescovi Italiani ha approvato

l’elezione di San Leopoldo

quale Patrono presso Dio dei malati

di tumore d’Italia e l’Eminentissimo

Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente

della medesima Conferenza

episcopale, con lettera del 14 dicembre

2019, ha vivamente richiesto che

una tale elezione ed approvazione

fosse confermata, a tenore delle

Norme canoniche concernenti la

Costituzione dei Santi Patroni.

Pertanto, la Congregazione del

Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,

avvalendosi delle Facoltà

concessele dal Sommo Pontefice

FRANCESCO e avuta premurosa

considerazione a quanto richiesto,

ha accolto una tale supplica e, nonostante

qualsiasi cosa contraria,

conferma

SAN LEOPOLDO MANDIĆ,

PRESBITERO,

PATRONO PRESSO DIO

DEI MALATI D’ITALIA

COLPITI DA TUMORE

Dalla sede della Congregazione

per il Culto Divino e la Disciplina

dei sacramenti,

6 gennaio 2020, nella Solennità

dell’Epifania del Signore.

✠ Robert Card. Sarah, Prefetto

✠ Arthur Roche,

Arcivescovo Segretario

10 | PORTAVOCE | APRILE 2020


Le preghiere d’intercessione

PREGHIERA DEL MALATO

O caro san Leopoldo, tu hai sempre aiutato

e consolato quanti ricorrevano a te nelle loro

necessità spirituali e materiali.

Animato da grande confidenza, anch’io ricorro

a te, così ricco di benevolenza e generosità.

Nella tua vita hai provato il turbamento

e la fatica di vivere con il tumore: stammi vicino.

Tu conosci la mia angustia e trepidazione:

vieni in mio aiuto. Sorreggi la mia fede, rafforza

la mia speranza, ottienimi la grazia di affrontare

la sofferenza e le cure del mio male, superando

positivamente questa prova. Intercedi presso

il Padre affinché il mio cuore trovi la pace

e la serenità vera.

Fa’ che io possa, con animo riconoscente,

ringraziare quel Dio misericordioso che tu stesso

proclamavi “medico e medicina”.

Gloria al Padre

PREGHIERA DEI FAMILIARI

O Signore, nostro creatore e salvatore, nella tua

vita terrena e in san Leopoldo ti sei fatto vicino

ai malati e agli sfiduciati.

Guarda con bontà gli uomini, le donne e i bambini

di ogni lingua, popolo e nazione che soffrono a

causa del tumore. Ascolta la nostra preghiera e

la supplica dei loro cari: san Leopoldo e la Beata

Vergine Maria li visitino spiritualmente e seggano

accanto a loro nelle lunghe ore di ospedale

e nelle notti insonni.

O san Leopoldo, rivolgiamo anche a te la nostra

supplica con il cuore colmo di tristezza

e trepidazione per il/la nostro/a caro/a (…).

Tu che hai consolato i molti che si accostavano

al tuo confessionale e li affidavi alla Vergine

Maria, “Parona Benedeta”, fa’ che nella grande

preoccupazione per questa malattia fiorisca la

gratitudine per la vita e la speranza che la salute

ritorni.

Gloria al Padre

Trovi queste preghiere anche su Internet:

https://tinyurl.com/preghiere-malati-tumore

PREGHIERA

PER GLI OPERATORI SANITARI

Caro san Leopoldo, nel tuo servizio di sacerdote,

confessore e consigliere spirituale, hai coltivato

sincera stima e autentica amicizia con gli

operatori sanitari: medici, chirurghi, specialisti

clinici, docenti universitari, infermieri. Come buoni

samaritani, assistevano e confortavano i malati

nelle corsie ospedaliere. Noi ti preghiamo perché

quanti sono a servizio della salute e della vita

umana sappiano coniugare sempre competenza

professionale con premurosa disponibilità.

Fa’ che il paziente sia sempre una persona da

rispettare nelle sue sensibilità, nelle sue paure

e attese. Ti chiediamo di illuminare lo studioso

nella ricerca di nuove cure, di guidare la mano del

chirurgo, di assistere il medico nella lettura dei

referti, nella giusta diagnosi e adeguata terapia.

O san Leopoldo, la presenza degli operatori

sanitari e dei volontari ospedalieri sia simile alla

tua: discreta, sempre serena e sorridente, come

quando accoglievi chi era afflitto da sofferenze

fisiche o angosciato nello spirito. Sappiano

infondere le medicine spirituali del coraggio e

della speranza.

Gloria al Padre, Salve Regina

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 11


ATTUALITÀ ECCLESIALE

Il guaritore ferito

Padre Leopoldo e il tumore

In passato l’umanità era colpita

da malattie di facile trasmissione

e si chiamavano “epidemie”

che decimavano pesantemente

la popolazione, come ad esempio

la peste e il colera. In periodi recenti

infuriavano malattie come la

tubercolosi (detta il mal sottile) che

riempiva i sanatori, come il «Busonera»

di Padova o l’isola di Sacca

Sessola a Venezia, e mietevano vittime

anche giovani. Ci furono perfino

dei mali contratti dagli animali:

il morbo dei legionari, il morbo di

Ebola e quello della mucca pazza.

Oggi ci sono i tumori che insidiano

la salute umana ad ogni età

ed entrano si può dire in ogni casa.

Alcune forme sono curabili e

consentono di allungare l’esistenza.

Ma altre sono a rapida evoluzione e

aggravamento fino ad esito infausto,

come le leucemie o tumori del sangue.

Ancora le ricerche scientifiche

non sono giunte a scoprirne le cause,

né a trovarne i rimedi.

Secondo i ricercatori, il tumore è

uno sviluppo anomalo delle cellule

che (se maligno) tendono a moltiplicarsi

in modo incontrollato e si

diffondono per tutto l’organismo,

interferendo nelle sue funzioni, fino

al decesso (metastasi). Oggi può essere

curato con la chemioterapia, rimosso

chirurgicamente, o distrutto

con la radioterapia.

Padre Leopoldo, oltre ad essere

afflitto da dolorosa artrite deformante,

fu aggredito da tumore maligno

all’esofago, che lo condusse

alla tomba. L’esofago, sotto forma

Nonostante il declino fisico e il progresso

della malattia, padre Leopoldo non voleva mettersi

a riposo. Le persone da accogliere, da confessare

e da guidare spiritualmente, le considerava

più preziose del suo riposo e della sua stessa salute.

Negli ultimi mesi della vita, subì un lungo ricovero,

ma anche i medici poterono far poco

contro il tumore che l’aveva aggredito

P. Ubaldo Badan, frate cappuccino,

oggi novantenne, guarito da tumore

per intercessione di san Leopoldo

nel 2006 (cf. Per grazia ricevuta,

a cura di Giovanni Lazzara,

Edizioni San Leopoldo, Padova 2018,

pp. 17-20).

A destra, p. Leopoldo in una foto

scattata nel luglio del 1942, pochi

giorni prima della morte (30 luglio)

d i U b a l d o B a d a n

di tubo, è il tratto dell’apparato digerente

che collega la bocca con

lo stomaco, passando attraverso

il diaframma, che separa il torace

dall’addome. Coinvolge il problema

della digestione. Quello che comunemente

si dice “bruciore di stomaco”

chiama direttamente in causa

l’esofago.

Padre Leopoldo chiedeva con

tenacia un “caffè caldo” (bollente)

ogni pomeriggio, al punto che qualche

confratello la considerava una

piccola “mania”. Possiamo invece

ipotizzare che fosse quella specie di

“bruciore di stomaco” che il venerato

Padre già avvertiva (avvisaglia del

tumore) e che cercava di sedare assumendo

una bevanda bollente? Era

un’antica prassi assumere un rimedio

della stessa specie del male fisico

avvertito: più calore per calore.

Durante l’inverno 1940-1941, i

dolori allo stomaco che affliggevano

Padre Leopoldo da una vita si acutizzarono

ulteriormente e si pensò

ad una ulcera gastrica. Lui invece

12 | PORTAVOCE | APRILE 2020


scriveva ad una persona devota:

«Quanto alla mia salute va abbastanza

bene, ho un po’ d’incomodo alla

gola, si tratta di un po’ di nervoso.

Sento ancora debolezza alle gambe,

quindi stento a camminare».

Ricoverato all’infermeria del convento,

dovette sospendere il servizio

del confessionale in chiesa, con

suo sommo rammarico. Appena le

forze glielo permisero, ritornò giù a

ricevere i penitenti e a confortare le

persone afflitte da qualche angustia.

Lo visitava il prof. Enrico Rubaltelli,

specialista otorinolaringoiatra, che

consigliò un ricovero all’ospedale

civile di Padova, per una cura più

ampia e accurata. Entrò nel reparto

dozzinanti, seguito dal prof. Felice

Rodighiero, anch’egli specialista in

quel settore della medicina.

1° aprile 1942, il prof. Aldo Zaniboni,

primario di chirurgia, invia

un suo assistente (dr. Paolo Angi)

al convento dei cappuccini per fare

una ipodermoclisi al frate ammalato.

Resosi conto che era gravissimo,

chiese un consulto medico. Al convento

convennero il prof. Pio Bastai

e il prof. Aldo Zaniboni. Si temeva

che la trasfusione di sangue gli fosse

fatale. Perciò si decise il ricovero

ospedaliero. Qui l’operazione ebbe

un esito insperato e fu ripetuta più

volte. Il paziente ringraziava caldamente,

ripetendo: «Mi hanno restituito

la vita».

Dopo un mese di degenza, poté

ritornare in convento: sembrava rimesso,

ma la malattia continuava a

logorare quel fragile corpo, che aveva

superato la settantina.

Nei tre mesi che gli restarono,

egli continuò il ministero delle confessioni,

trasformando in confessionale

la cameretta dell’infermeria. Il

12 maggio compiva 76 anni, un’età

alquanto avanzata per quei tempi,

ma la vita lentamente si spegneva,

come una candela. Il 23 giugno riusciva

a scrivere a don Giovanni Calabria

(1873-1954; santo dal 1999) un

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 13


IL GUARITORE FERITO. PADRE LEOPOLDO E IL TUMORE

foglietto in cui si raccomandava alle

sue preghiere e precisava: «A Lei è

noto che sono stato ammalato a morte

e che ho avuto i Supremi conforti

della Fede: gli Olii Santi e il Viatico.

Ma piacque al Signore di ridonarmi

la vita. Ma ora di nuovo un altro male

mi preoccupa. La artrite da vari mesi

mi piglia il petto, ed anche le parti interne:

l’esofago, per cui stenta passare

il cibo, e alle volte affatto ottura il

canale. Quindi mi è impedito il mezzo

di alimentarmi. Certo questo mio incomodo

è molto grave». 1

Il tumore all’esofago compromette

l’alimentazione per via ordinaria.

Negli anni Quaranta del secolo scorso

non esistevano ancora le forme

alternative a quelle per bocca. Ad

esempio non c’erano ancora la cannule

di plastica o altri ritrovati della

tecnologia odierna. Se i medici si

occupavano delle cure al paziente,

come le trasfusioni di sangue, altri

si attivavano per la difficile, quasi

impossibile alimentazione dell’infermo.

Entrarono in campo Angelo Marzotto

e Ada Bonetto, una coppia di

sposi senza figli. Soprattutto Angelo

(1899-1985) era un grandissimo amico

e confidente di Padre Leopoldo,

e ciò per 19 anni fino alla morte

del cappuccino. I coniugi Marzotto,

residenti a Salboro, alle porte di

Padova, si assunsero il compito di

preparare e far giungere al venerato

amico cibi leggeri e di facile digestione.

Provvidero un po’ di pane

bianco e tenero, che in quel tempo

di guerra era quasi scomparso; poi

latte fresco di stalla, brodo di colombino,

zabaione, macedonia di frutta.

Ada confezionava e Angelo in bicicletta

recava gli alimenti al convento

di Santa Croce.

Osserva il prof. Rubaltelli, suo

medico curante: «Un’avanzata neoplasia

dell’esofago lo stava devastando:

per l’età, la sede, il volume,

il grave deperimento dell’ammalato

non lasciava alcuna speranza di gua-

Alcune tra le persone più vicine a p. Leopoldo nel tempo della sua malattia.

Sopra, i coniugi Angelo Marzotto (originario di Salboro, alle porte di Padova)

e Ada Bonetto.

Sotto, il prof. Enrico Rubaltelli, qui con il vescovo di Padova mons. Girolamo

Bortignon, medico emiliano e docente a Padova in Clinica otorinolaringoiatrica

14 | PORTAVOCE | APRILE 2020


LITANIE DEL ROSARIO CON I MALATI

rigione né con trattamento medico,

né con quello chirurgico. Si limitarono

a trasfusioni di sangue a

scopo antianemico e ricostituente.

Ed ebbe inizio così – ma chissà da

quanto tempo soffriva e taceva per

non essere tolto dalla sua missione

– quel tremendo calvario che è la

morte per fame». 2

Eppure padre Leopoldo poté

ogni giorno celebrare la messa

e, con somma incredulità dei sanitari,

assumere la comunione

(pane e vino consacrati), fino al

penultimo giorno della sua vita.

Un piccolo miracolo.

Il 30 luglio 1942, nell’infermeria

del convento di Santa Croce,

ricevuta l’Unzione degli infermi

e la raccomandazione dell’anima,

padre Leopoldo si spegneva. Moriva

per tumore: ora è invocato

come “protettore dei malati di

tumore”. Perché? L’autore della

Lettera agli Ebrei osserva che Cristo

«proprio per essere stato messo

alla prova e avere sofferto personalmente,

egli è in grado di venire

in aiuto a quelli che subiscono la

prova» (Eb 2,18).

Come Gesù, anche san Leopoldo

è, per così dire, un “guaritore

ferito”. Ha sperimentato in vita

una dolorosa vicenda oncologica

e ora, se invocato con fede salda,

può aiutare i malati ad affrontare

quel male che non perdona.

Persone devote assicurano d’aver

ottenuto delle grazie, fino all’inspiegabile

guarigione della loro

malattia. «Dio è medico e medicina»

ripeteva padre Leopoldo.

Lo ripete dal cielo spronando alla

fiducia e speranza quanti sono

assaliti dal male. P

1

Remigio Battel e Giovanni Lazzara (a

cura), Dall’intimo del mio povero cuore.

Lettere e altri scritti di san Leopoldo

Mandić, Edizioni San Leopoldo, Padova

2015 (II ed.), p. 69.

2

Enrico Rubaltelli, Dio è medico e medicina,

Edizioni San Leopoldo, Padova

2017 (VI ed.), p. 102.

Maria, madre di misericordia - prega per noi

Maria, addolorata ma forte nella fede

Maria, madre della provvidenza

Maria, salute degli infermi

Maria, nostra signora di Lourdes

San Raffaele, Angelo che porti la guarigione

Santi Apostoli di Cristo, che guariste i malati

Sant’Anna, patrona delle partorienti

San Luca, medico ed evangelista

San Paolo, forte nella debolezza

Santi Cosma e Damiano, medici colmi d’amore

Santa Lucia, che proteggi la vista

San Biagio, che proteggi la gola

Santa Dinfna, patrona dei malati di mente

San Rocco, che ci proteggi dai contagi

San Giovanni di Dio, che ci inviti a fare il bene

San Giovanni Leonardi, patrono dei farmacisti

San Camillo de Lellis, con il cuore nelle mani

Sante Vincenza e Bartolomea, suore della carità

San Vincenzo de’ Paoli, apostolo tra i malati e i poveri

Santa Giovanna Antida (Thouret), serva della carità

San Giuseppe Cottolengo, sospinto dall’amore

Santa Clelia Barbieri, madre dei sofferenti

Santa Bernadette, illuminata dal sorriso della Vergine

San Giacomo Cusmano, padre dei poveri

Sant’Agostina (Pietrantoni), infermiera fino al martirio

Santa Maria Giuseppina (Vannini), figlia di San Camillo

San Benedetto Menni, padre di misericordia

San Luigi Guanella, che distribuivi pane e paradiso

Santa Maria Bertilla (Boscardin), apostola tra i bambini malati

San Filippo Smaldone, padre per i sordomuti

San Giuseppe Moscati, medico dei poveri

San Riccardo Pampuri, che portavi i malati a Dio

San Luigi Orione, provvidenza per i sofferenti

San Leopoldo (Mandić), patrono dei malati di tumore

San Carlo Gnocchi, padre dei bambini mutilati

Santa Gianna (Beretta Molla), medico e madre fino al dono della vita

San Pio da Pietrelcina, sollievo nella sofferenza

Santa Teresa di Calcutta, missionaria della carità

San Giovanni Paolo Il, testimone nella malattia

Beato Angelo Paoli, che portavi gioia tra i malati

Beata Chiara Bosatta, vicina ai più fragili

Beata Domenica (Bruna Barbantini), ministra degli infermi

Beato Luigi Tezza, misericordioso verso i sofferenti

Beato Piergiorgio Frassati, colmo di gioia trascinante

Beato Enrico Rebuschini, che chiamavi signori i sofferenti

Beata Raffaella Cimatti, angelo dei malati

Beata Benedetta (Bianchi Porro), certa che la fede fa fare prodigi

Beato Luigi Novarese, silenzioso operaio della croce

Beata Chiara Luce (Badano), giovane promessa a Cristo

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci, Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi

Prega per noi, santa Madre di Dio, rendici degni delle promesse di Cristo

Preghiamo Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre

la salute del corpo e dello spirito e per la gloriosa intercessione di Maria

santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla

gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive

e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

(testo di mons. Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma)


SAN LEOPOLDO IERI E OGGI

San Leopoldo a Montegalda

Devozione Quasi a

metà strada tra Padova

e Vicenza, una grande,

bella chiesa ospita una

preziosa testimonianza

di devozione familiare

al santo confessore

d i A l f r e d o P e s c a n t e

Entrando nella maestosa

chiesa parrocchiale di Montegalda

– cittadina che conta

3.500 anime, in provincia di

Vicenza, ma diocesi di Padova

–, ci colpisce la sua ampiezza e la

vastità del presbiterio: quasi una basilica

tra il verde dei sette colli su cui

insiste l’intero abitato, che ha pur la

gioia di vantare la presenza di sette

chiese. Par di essere dinanzi a un sito

baciato dalla natura, accarezzato

dal fiume Bacchiglione e trapunto di

nobili emergenze architettoniche. I

fedeli, fieri di questi doni del cielo,

sono assai legati ai loro sacerdoti e

alle pratiche cristiane.

Poco lontano si trova ancora l’antica

Pieve dedicata alla martire patavina

Santa Giustina, titolo migrato a

quest’imponente costruzione, progettata

nel 1950 da Stanislau Peschi

che ha scelto la pietra chiara dei vicini

colli, traforandone la facciata e

i lati con gentili logge ad addolcirne

l’impatto.

Abbacinanti, con le luci accese o

percossi dal sole, risultano i grandiosi

affreschi di stile bizantino che

coprono il catino absidale, realizzati

tra il 1999 e il 2000 dall’artista rumeno

Mihail Ivanov e dalla consorte,

al pari di squillanti mosaici che

26 | PORTAVOCE | APRILE 2020


squadernano le immagini divine,

della Vergine e di santi alla meditazione

dei fedeli. Marmorei altari

addossati alle pareti inneggiano al

Sacro Cuore, alla Vergine e ai santi

Giuseppe, Antonio e Leopoldo

Mandić.

LA DEVOZIONE A PADRE LEOPOLDO

In genere è un gruppo di fedeli a far

innalzare un capitello, un altare o

una statua dedicati a un particolare

santo, perché affascinati da un suo

carisma o dal quale hanno ottenuto

una grazia. Talvolta capita, come

nel nostro caso, sia una famiglia a

decretarne l’erezione, con l’intento

di far conoscere ad altri fedeli un

A destra e a sinistra, il grande affresco

dell’artista rumeno Mihail Ivanov

con due raffigurazioni di san Leopoldo.

Sotto, la facciata della chiesa

parrocchiale di Montegalda (VI)

e la statua di san Leopoldo, opera

di artigiani della Val Gardena

santo nel quale ripongono grande

fiducia e che spesso invocano.

Non sappiamo se padre Leopoldo

sia transitato da queste parti,

al pari di sant’Antonio di Padova:

Montegalda si trova su una importante

via che da Padova porta a Vicenza

ed è località vigilata da un castello,

anticamente torre di guardia,

come farebbe capire il toponimo. In

questo centro, a circa venti chilometri

da Padova, c’è chi frequentava e

continua a frequentare il convento

dei frati Cappuccini di Santa Croce,

dove visse padre Leopoldo. L’averne

parlato ai propri cari e ai concittadini,

ha fatto sì che crescesse un

drappello di devoti.

L’arciprete don Silvano Silvestrin

è lieto di questa devozione sorta

decenni prima del suo arrivo e ha

parole di elogio per quanto è stato

realizzato: «Meravigliosi dipinti

e una bella statua. Noto che più di

qualcuno ricorda il santo accendendo

ceri o portando fiori dinanzi al

suo altare».

L’ALTARE

Dove troviamo l’altare di san Leopoldo?

Non poteva essere collocato

in miglior sito: entrando dalla destra,

il primo, vicino a un confessionale,

ribadendo che è stato egli

il “confessore per eccellenza” del

secolo scorso. Quale bellezza: non

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 27


SAN LEOPOLDO A MONTEGALDA

SAN LEOPOLDO IERI E OGGI

solo la statua lignea opera di artigiani della Val

Gardena, ma pure il grande affresco realizzato

da Mihail Ivanov! La statua è molto semplice nella

composizione: l’iconografia classica del frate

confessore, stola violacea sulle spalle, che con

fare paterno benedice.

Molto più elaborato il disegno di Ivanov che

si destreggia da grande artista tra colori vivaci

e oro raggiante, presentando padre Leopoldo in

modo geniale. Il santo è al centro della composizione,

inginocchiato in mezzo all’azzurro mare

e, spalle alla chiesa di Montegalda, orante col rosario

in mano, guarda la sua terra, le Bocche di

Cattaro, invocando l’unità tra la Chiesa cattolica

e quella d’Oriente. Il programma è chiaramente

espresso dalla didascalia posta al di sotto della

sua figura: «Ut unum sint!» (lat. «Perché siano

una cosa sola», parole tratte dalla preghiera sacerdotale

di Gesù, al cap. 17 del vangelo di Giovanni,

ndr)

In alto, racchiuso in un cerchio, l’effigie di Cristo,

alla sinistra papa Giovanni XXIII, che sollecitò

l’unione dei cristiani, e a destra san Carlo

Borromeo. Molto belle le due scene nella parte

inferiore dell’affresco: a sinistra, padre Leopoldo

benedicente accoglie al confessionale una

famiglia e, a destra, l’abbraccio fra Paolo VI e il

patriarca ortodosso Atenagora. Chiaro lo scopo

di questa composizione, espressa peraltro dalla

famiglia Cattaneo, in una targa dedicatoria: «In

memoria di Carlo Cattaneo devoto a san Leopoldo.

“O san Leopoldo apri i nostri cuori allo spirito

ecumenico!”».

IL DONO DI UNA FAMIGLIA DEVOTA

«La mia famiglia da decenni è devota al santo

cappuccino», dice la quasi novantenne Maria

Bortolan, vedova Cattaneo. «Spesso ci recavamo

al suo convento per le celebrazioni liturgiche e

le confessioni, specie mio marito Egidio che ora

non c’è più e il figlio Carlo, malato di distrofia

muscolare, scomparso nel 2000, a 37 anni».

«Com’è rimasto contento Carlo», ricorda la

signora Bortolan, «quando abbiamo inaugurato

la statua durante l’Anno Santo del 1984. Non

ha avuto l’opportunità di veder completato

quest’angolo di devozione perché l’affresco è

stato svelato il 14 ottobre 2001. Di certo, dopo

la protezione ricevuta in questa terra, è andato

a godere, faccia a faccia, il suo amato padre Leopoldo

in Paradiso. Era tanto buono il mio Carlo e

non si lamentava mai». P

La guarigione

del cieco nato

Arte in santuario Opera del

veronese Pellizzari, la tela mette

in scena un miracolo evangelico.

Che è pure momento di incontro

tra la compassione del Signore

e la gratitudine dell’uomo

d i A n n a B o s c o l o A r t m a n n

Una pregevole perla, che arricchisce la serie di

quadri che abbelliscono il santuario leopoldiano,

è La guarigione del cieco nato. A tema, nuovamente,

un episodio evangelico, un miracolo

di Gesù, qui oggetto di degna attenzione, di

stupore. La narrazione pittorica si pone come riflessione

della guarigione miracolosa raccontata nel Vangelo

di Giovanni.

«Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i

suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui

o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Rispose Gesù: “Né

lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano

manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le

opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene

la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel

mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo, sputò per

terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi

del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”

– che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci

vedeva…» (cf. Gv 9,1-41).

Posta al centro della parete sinistra della navata della

chiesa, la grande tela, di valido esito narrativo, è attribuita

a Giovanni Battista Pellizzari (1598-1660), portando

la data del 1635, risulta dallo stesso dipinta all’età di 37

anni. L’artista veronese ci introduce abilmente nella dinamica

di un evento straordinario, ma improntato a realismo

e immediatezza, con notazioni dal timbro cromatico

vario, che va da toni accesi ad altri, più pacati, scuri,

quasi spenti. L’atmosfera della scena appare sospesa, di

attesa non concitata, con tratti di nitore per dare rilievo

28 | PORTAVOCE | APRILE 2020


a taluni personaggi. Di impatto visivo ed emotivo è l’umano,

commovente gesto di Gesù che pone le dita della

sua mano sugli occhi del cieco ridandogli la sospirata

vista, dopo avere prodotto del fango con la saliva, così

come descrive l’evangelista Giovanni.

Il giovane guarito, gratificato per la nobile, generosa

azione del Cristo e profondamente toccato dal gesto e

gratificato, proclama con forza la sua fede chinandosi

devotamente a terra innanzi al suo benefattore.

La scena è ben strutturata nella cornice di figure più

o meno decise. Accanto al miracolato, si distingue una

gentildonna, dall’abito sfarzoso, dall’atteggiamento partecipato

e lievemente pensoso. Interessanti pure le figure

degli animati discepoli e dei curiosi accorsi sul luogo,

sempre sul punto di rivolgere domande, dubbi, insinuazioni

al Cristo, che mai si sottrae ai loro toni indagatori.

La persona di Gesù Cristo occupa il centro della

scena; appare imponente, carica di sofferta dolcezza e

umanità. Su di essa si concentra l’attenzione del pittore,

il quale pone in evidenza con una luminosa aureola il

capo e fa scivolare, con forza cromatica, la pennellata

morbida, carezzevole sul mantello gonfiato, tanto ampio

da avvolgere la figura snella.

Il volto rivela segni commoventi di comprensione, di

toccante umanità, anche se un po’ malinconico. Alle sue

spalle, inginocchiata, forse per assistere meglio alla scena,

la figura di un discepolo, il cui abbigliamento è ampio,

vaporoso, tale da imprimere volumetria alla figura.

È questa, ormai lo conosciamo, la cifra pittorica del

Pellizzari, artista dalla tavolozza un po’ severa con tratti

più accesi, dai fremiti di colore più caldo.

La scena del miracolo di guarigione ha come sfondo

un ambiente classicheggiante che si apre, come il sipario

di un teatro, su colonne, pronai, architravi, cupole

di templi. In alto, porzioni di cielo incupito, percorso da

migranti nubi poco promettenti.

Poiché è stato detto che l’arte è un’avventura della

mente, ma alimenta il cuore e tutta una galassia di

sentimenti, è con un senso di piacere e di immersione

emotiva che ci accostiamo alle opere di artisti che hanno

segnato e disegnato, con il loro genio, la nostra storia

di uomini, anche sognatori. P

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 29


VITA DEL SANTUARIO

Per la pubblicazione,

inviate la foto del vostro

pellegrinaggio di gruppo a:

web@leopoldomandic.it

Dal 12 gennaio al 9 febbraio

2020 hanno visitato il nostro

santuario 20 gruppi, per un

totale di circa 1.020 persone

provenienti da Mira (VE), Legnaro

(PD), Zagabria (Croazia), Forlì,

Križevac (Bosnia ed Erzegovina),

Padova, Venezia, Bovolone (VR),

Prato, Mirano (VE), San Pietro

Viminario (PD), Pozzoleone (VI),

Padova-Torre, San Stino di

Livenza (VE), Borgoricco (PD)

e inoltre da altre località

di Polonia, Slovenia e Croazia

12.1.2020: bambini della prima confessione dalla parrocchia di Legnaro (PD)

con alcuni loro genitori e don Daniele

25.1.2020: gruppo dalla parrocchia di Bovolone (VR) con don Cristiano

26.1.2020: bambini di prima confessione

dalla parrocchia di Voltabarozzo-Padova

con don Gianluca

25.1.2020: bambini della prima confessione

dalla parrocchia dei Gesuati e San Trovaso

di Venezia con il parroco don Andrea

30 | PORTAVOCE | APRILE 2020


1.2.2020: bambini del catechismo dalla parrocchia di Mirano (VE)

con don Mario e genitori

1.2.2020: gruppo del catechismo dalla parrocchia

di Padova-Mandria

2.2.2020: bambini e genitori dalla parrocchia di Pozzoleone (VI)

8.2.2020: bambini del catechismo da Padova-Torre

9.2.2020: bambini di prima confessione dalla parrocchia

di Borgoricco (PD)

9.2.2020: gruppo da San Stino di Livenza (VE)

17.1.2020: il card. Berhaneyesus

Demerew Souraphiel, arcivescovo

di Addis Abeba, presidente

del Consiglio della Chiesa Etiopica,

della Conferenza episcopale

di Etiopia ed Eritrea e

dell’Associazione delle Conferenze

Episcopali dell’Africa Orientale,

in visita al santuario

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 31


18-25 GENNAIO: SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

1

2

3

4

I preti che si sono

succeduti nella presidenza

dell’eucaristia durante

la Settimana di preghiera:

Tommaso Opocher (foto 1),

Stefano Manzardo (2),

Federico Lauretta (3),

fra Fabio Maria Spiller (4),

Cesare Contarini (5),

Giampaolo Dianin (6),

Carlo Broccardo (7),

Leopoldo Voltan (8)

5

6

7

8

32 | PORTAVOCE | APRILE 2020


1

2

3

5

Nell’ambito delle celebrazioni della Settimana di preghiera

per l’unità dei cristiani, il santuario ha ospitato il consueto

concerto musicale animato da fedeli di diverse denominazioni

cristiane: Chiesa ortodossa moldavo-russa con p. Vasilij

Scestovskij (foto 1), padri mechitaristi dell’Isola di San Lazzaro

degli Armeni, Venezia (2), Chiesa ortodossa rumena

con p. Gheorghe Liviu Verzea (3), monaci benedettini della

Basilica di Santa Giustina in Padova (4), don Igor Boyarsky

della Chiesa cattolica ucraina (5), coro cattolico “Giovaninote”,

diretto da Marta Badon, da Villatora di Saonara, PD (6)

4

18 GENNAIO: CONCERTO ECUMENICO «CANTARE INSIEME LA FEDE»

6

APRILE 2020 | PORTAVOCE | 33


ORARI DEL SANTUARIO

APERTURA

Chiesa: ore 6-12 / 15-19

Cappella del santo:

ore 8-12 / 15-19

PENITENZIERIA

Festivo: ore 6.15-12 / 15-19

Feriale: ore 7-12 / 15-19

Il lunedì pomeriggio i frati sono

impegnati in comunità, pertanto non

sono disponibili per le confessioni

OGNI MALATTIA GRAVE È UNA PROVA

Come ha affrontato, san Leopoldo, i limiti personali e le sue malattie?

Perché mostrava tanta compassione per le persone povere e malate?

Il libretto risponde a queste domande e, attraverso il racconto

di oltre trenta testimonianze, spiega la sua potente intercessione

in favore di quanti si rivolgono a lui.

Giovanni Lazzara (a cura), Per grazia ricevuta. San Leopoldo e i malati di tumore.

Testimonianze, Edizioni San Leopoldo, 2018, pp. 48, euro 2,00

SANTE MESSE

Festivo: ore 6.30, 7.45, 9, 10.15,

11.30, 16, 18

Feriale: ore 7, 8.30, 10, 18

Sabato pomeriggio e vigilia

delle feste: ore 16, 18

PREGARE CON I FRATI

ore 6.20: celebrazione delle lodi,

meditazione e s. messa.

ore 19: recita del santo rosario

e vespri (giovedì: adorazione

eucaristica e vespri)

PELLEGRINAGGI

Per informazioni o prenotazioni,

telefonare alllo 049 8802727

(orario di ufficio),

email: info@leopoldomandic.it.

Chiediamo di indicare il numero

dei pellegrini, la data e l’ora prevista

dell’arrivo, la necessità di una

presentazione del santuario,

l’intenzione di celebrare la santa

messa con un sacerdote del gruppo.

Il santuario rimane chiuso

dalle ore 12 alle 15

IL TUO «5 X MILLE» PER LE OPERE DI CARITÀ

DEI FRATI CAPPUCCINI

Sostieni l’Associazione di volontariato «Amici di san Francesco»,

per le opere di carità dei cappuccini del Triveneto. Non ti costa nulla.

Basta la tua firma e scri vere il numero di codice fiscale 90082970279

nella dichiarazione dei redditi (modello CUD, 730, UNICO)

I

IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE

DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

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