BEST MAGAZINE 77
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IN COPERTINA:
Analice Zanoni
ph Denis J Axl
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Antichi Carnevali di Sardegna
è lui ad indossare la maschera o viceversa. Così le divinità antiche ritornano prendendo
possesso del corpo dell’uomo, in un momento sacro dove la stessa vestizione è una
vera cerimonia religiosa-pagana, seguita in maniera scrupolosa, vissuta come una sorta
di “metamorfosi”.
Il dio della pioggia è invocato come mille anni fa da un popolo che soffriva periodi di
siccità tremendi, il bue – visto come divinità anch’esso - rivive accompagnato dal suo
sacerdote. Altre figure fanno la loro comparsa in tutto questo mentre il ballare lento delle
maschere con il loro ritmo cadenzato spera che la natura voglia seguire l’andamento
scelto dall’uomo. Sfilano per le strade di Tertenia le maschere di Su Maimoni, intonando:
“Maimone Maimone abbacheret su laòre abbacheret su siccau, Maimone laudau”!
(Maimone, Maimone chiede acqua il frumento, chiede acqua il seccato, Maimone
laudato!), qui dove c’è ancora chi ne pratica il culto pagano. A Mamoiada i Mamuthones
- in assoluto la più famosa delle maschere di Sardegna – hanno origine etimologica
incerta e il loro incedere lento e solenne sopravvive in tutto il suo mistero al logorio del
tempo: “sa visera” dalle cupe sembianze antropomorfe copre il viso umano, il corpo è
vestito con pellicce nere di pecora e pesanti campanacci, ed è sorprendente il contrasto
con l’aspetto degli Issohadores, così diversi nell’abbigliamento e nelle movenze. Due
protagonisti dello stesso rituale, che sfilano per le strade del paese in due file parallele,
lenti, muti, scuri e pesanti i primi, agili, colorati ed eleganti gli altri. Non esiste una
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