11.02.2020 Views

Toponimi dell'Alta Valle Gesso • a cura di Mauro Rabbia

Un territorio prende forma, costruisce la propria identità attorno ai nomi dei luoghi che lo compongono. Nel caso di un’area di montagna: nomi di cime, di passi, di valloni, di laghi, ma anche, a quote inferiori, dove le comunità umane si erano insediate stabilmente, toponimi che sono riferiti a sorgenti, canali, appezzamenti coltivati, boschi, oltre naturalmente a tèit e jaç. Un enorme patrimonio, accumulatosi nel corso dei secoli, passato di generazione in generazione grazie alla trasmissione verbale, che con l’abbandono della montagna è in parte andato perso. Fortunatamente numerose ricerche a livello locale a partire dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso hanno raccolto prima e fissato su carta poi una notevole quantità di nomi di luogo, indagando anche su origini e significati dei vari termini. A questa importantissima operazione di salvataggio ha contribuito attivamente il Parco Naturale Alpi Marittime che, partendo dalla capillare conoscenza del territorio dei suoi guardiaparco, ha creato un archivio di toponimi dell’area protetta. Una parte del materiale raccolto ed elaborato viene oggi divulgato con la pubblicazione di questo Quaderno, la cui consultazione siamo sicuri renderà ancora più viva e appassionante la scoperta e la frequentazione dell’alta Valle Gesso.

Un territorio prende forma, costruisce la propria identità attorno ai nomi dei luoghi che lo compongono. Nel caso di un’area di montagna: nomi di cime, di passi, di valloni, di laghi, ma anche, a quote inferiori, dove le comunità umane si erano insediate stabilmente, toponimi che sono riferiti a sorgenti, canali, appezzamenti coltivati, boschi, oltre naturalmente a tèit e jaç.

Un enorme patrimonio, accumulatosi nel corso dei secoli, passato di generazione in generazione grazie alla trasmissione verbale, che con l’abbandono della montagna è in parte andato perso. Fortunatamente numerose ricerche a livello locale a partire dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso hanno raccolto prima e fissato su carta poi una notevole quantità di nomi di luogo, indagando anche su origini e significati dei vari termini. A questa importantissima operazione di salvataggio ha contribuito attivamente il Parco Naturale Alpi Marittime che, partendo dalla capillare conoscenza del territorio dei suoi guardiaparco, ha creato un archivio di toponimi dell’area protetta. Una parte del materiale raccolto ed elaborato viene oggi divulgato con la pubblicazione di questo Quaderno, la cui consultazione siamo sicuri renderà ancora più viva e appassionante la scoperta e la frequentazione dell’alta Valle Gesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

82<br />

181 Màura (Lago della), 2370 m<br />

T24<br />

T27 Laus d’ la Maura / Lac d’ la Maura<br />

Piccolo lago che alimenta il torrente che scorre<br />

nella (180) Gorgia della Màura.<br />

182 Mercantour (Cima <strong>di</strong>), 2775 m<br />

T20<br />

Poenta dal Mercantor<br />

/ Ponta dal Mercantor<br />

Prende il nome dal sottostante (183) Colle <strong>di</strong><br />

Mercantour. Sulla Carta Sarda <strong>di</strong> metà ‘800<br />

veniva segnata come la cima più elevata delle<br />

Marittime, valutata oltre 3100 metri a causa <strong>di</strong><br />

un errore dei topografi, che, durante la campagna<br />

<strong>di</strong> rilevazione, pensando <strong>di</strong> stimare l’altezza<br />

del Mercantour, puntarono gli strumenti<br />

sulla cima de (016) L’Argentera 108 .<br />

L’errore si è in qualche modo mantenuto per<br />

<strong>di</strong>versi decenni, anche dopo la correzione, soprattutto<br />

tra botanici e geologi che continuarono<br />

a parlare delle tipicità <strong>di</strong> questa zona facendo<br />

riferimento alla montagna che ritenevano<br />

più importante, il Mercantour.<br />

183 Mercantour (Colle <strong>di</strong>), 2639 m<br />

T20<br />

Còl dal Mercantor<br />

Il nome deriva dall’espressione (<strong>di</strong> possibile origine<br />

provenzale) mau countour, ossia accesso<br />

<strong>di</strong>sagevole, rapportandolo al vicino (084) Colle<br />

<strong>di</strong> Ciriegia 109 .<br />

184 Merqua (Giàs <strong>di</strong>), 1800 m<br />

T02<br />

Jaç d’ Mèrcoa<br />

Fino alla fine degli anni 1960 era un ricco pascolo<br />

per le vacche che producevano un formaggio<br />

<strong>di</strong> particolare pregio. A questa mandria<br />

si aggiungeva un gregge. Prima della seconda<br />

guerra giungevano qui da (274) Sant’Anna<br />

più uomini per falciare parte <strong>di</strong> questa praterie.<br />

Oggi c’è un gregge guidato da un pastore che<br />

può contare su <strong>di</strong> un rifugio <strong>di</strong>gnitoso, mentre<br />

il pascolo va degradandosi e alle erbe appetitose<br />

vanno sostituendosi ginepri e rododendri.<br />

185 Merùr (Tetti), 1400 m<br />

T05<br />

Tèits Meror<br />

Il significato del toponimo è sconosciuto. In<strong>di</strong>ca<br />

in piccolo inse<strong>di</strong>amento e il vasto territorio<br />

circostante, oggi rioccupato dal bosco. Grazie<br />

all’ottima esposizione era l’inse<strong>di</strong>amento abitato<br />

tutto l’anno posto più in quota in <strong>Valle</strong> <strong>Gesso</strong>.<br />

In realtà vi abitava una sola famiglia, i Brao<br />

<strong>di</strong> Tetti Gaina, detti Raio. Naturalmente c’era<br />

anche il forno, ma non era possibile irrigare i<br />

terreni agricoli strappati alla montagna. Parte <strong>di</strong><br />

questa numerosa famiglia viveva a Tetti Gaina,<br />

a un’ora <strong>di</strong> cammino, ma a poche centinaia <strong>di</strong><br />

metri in linea d’aria. Così avevano escogitato<br />

un sistema per una comunicazione essenziale<br />

a <strong>di</strong>stanza. Con una grossa conchiglia <strong>di</strong> mare,<br />

localmente chiamata coconaia, ottenevano un<br />

suono simile a quello <strong>di</strong> un corno, soffiando in<br />

modo opportuno attraverso l’apposito foro;<br />

co<strong>di</strong>ficando i segnali si potevano così mandare<br />

messaggi che riecheggiavano per la valle!<br />

186 Mesa (Giàs della), 2070 m<br />

T16<br />

Jaç dal Metzdí<br />

Alpe pascoliva da ovini, sita nella (017) <strong>Valle</strong><br />

dell’Argentera, raggiunta dai raggi solari verso<br />

mezzogiorno, metzdí nella parlata locale.<br />

187 Molliéres, 1572 m<br />

T29<br />

Molieres<br />

Piccola borgata della Vallée de la Vésubie che<br />

nel 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia<br />

sotto la giuris<strong>di</strong>zione del Comune <strong>di</strong> Val<strong>di</strong>eri;<br />

data la con<strong>di</strong>zione d’isolamento, il paese <strong>di</strong>venne<br />

porto franco. Molieres negli anni Venti<br />

contava circa centocinquanta abitanti. I contatti<br />

con Val<strong>di</strong>eri erano spora<strong>di</strong>ci: gli abitanti scendevano<br />

al capoluogo, solitamente valicando il<br />

(240) Passo delle Portette o il (121) Colle <strong>di</strong><br />

Fremamòrta, per sbrigare le pratiche burocratiche,<br />

per svolgere piccole attività commerciali<br />

e, nel caso dei giovani, per la leva, ossia per<br />

sorteggiare il numero e servire l’esercito. L’italianità<br />

del territorio era inoltre assi<strong>cura</strong>ta dalla<br />

presenza del maestro, del sacerdote e dei carabinieri.<br />

Nel 1947, con il Trattato <strong>di</strong> Parigi, Molieres tornò<br />

alla Francia; contemporaneamente il paese<br />

subì un rapido spopolamento, che si arrestò so-<br />

lamente negli ultimi anni con il ritorno <strong>di</strong> alcuni<br />

pastori e la ristrutturazione <strong>di</strong> qualche abitazione.<br />

A ricordo dell’appartenenza italiana, sulla<br />

facciata della chiesa c’è ancora una lapide con<br />

i nomi dei caduti del primo conflitto mon<strong>di</strong>ale.<br />

188 Moncalieri (Bivacco), 2710 m<br />

T24<br />

T27 Bivac Moncalieri<br />

«[…] collocato in uno degli angoli più suggestivi<br />

e selvaggi del Parco, è posto circa 40 metri<br />

sotto il cosiddetto Passaggio dei Ghiacciai del<br />

Gelàs (2750 m) attraverso il quale è possibile<br />

raggiungere – con qualche <strong>di</strong>fficoltà da non<br />

sottovalutare – il Ghiacciaio nord-ovest del Gelas,<br />

la Pera d’ Fener e la mulattiera che scende<br />

al rifugio Soria-Ellena al Praiet. Dai <strong>di</strong>ntorni del<br />

Bivacco si gode <strong>di</strong> uno spettacolare panorama<br />

sui monti circostanti e verso nord sull’arco alpino<br />

sino al Monte Rosa.» 110<br />

Circa duecento metri più a valle, sulla sponda<br />

del Lago Bianco, è ancora visibile l’area sulla<br />

quale sorgeva il rifugio Moncalieri.<br />

Inaugurato il 10 settembre 1972 dalla sezione<br />

<strong>di</strong> Moncalieri della Giovane Montagna, il bellissimo<br />

rifugio in miniatura, a due piani, offriva<br />

trenta posti letto e costituiva una comoda base<br />

per le ascensioni del gruppo Maledìa-Gelàs<br />

(ve<strong>di</strong> (171) Cima della Maledìa, (130) Cima<br />

dei Gelàs). Già funestato durante i lavori <strong>di</strong> costruzione<br />

da una gravissima sciagura (due gio-<br />

83<br />

108<br />

Bobba G., Alpi Marittime, Torino, CAI Sezione <strong>di</strong> Torino, 1908;<br />

Paschetta V., Alpes Maritimes - Vésubie, Nice, CAF Section des Alpes Maritimes Occitanes des Alpes<br />

et de Haute-Provence et Parc National des Ecrins, 1988.<br />

109<br />

Paschetta V., Alpes Maritimes - Vésubie, Nice, CAF Section des Alpes Maritimes Occitanes des Alpes<br />

et de Haute-Provence et Parc National des Ecrins, 1988.<br />

110<br />

AA.VV., La guida del Parco Alpi Marittime, Cuneo, Blu e<strong>di</strong>zioni, 2000.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!