11.02.2020 Views

Toponimi dell'Alta Valle Gesso • a cura di Mauro Rabbia

Un territorio prende forma, costruisce la propria identità attorno ai nomi dei luoghi che lo compongono. Nel caso di un’area di montagna: nomi di cime, di passi, di valloni, di laghi, ma anche, a quote inferiori, dove le comunità umane si erano insediate stabilmente, toponimi che sono riferiti a sorgenti, canali, appezzamenti coltivati, boschi, oltre naturalmente a tèit e jaç. Un enorme patrimonio, accumulatosi nel corso dei secoli, passato di generazione in generazione grazie alla trasmissione verbale, che con l’abbandono della montagna è in parte andato perso. Fortunatamente numerose ricerche a livello locale a partire dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso hanno raccolto prima e fissato su carta poi una notevole quantità di nomi di luogo, indagando anche su origini e significati dei vari termini. A questa importantissima operazione di salvataggio ha contribuito attivamente il Parco Naturale Alpi Marittime che, partendo dalla capillare conoscenza del territorio dei suoi guardiaparco, ha creato un archivio di toponimi dell’area protetta. Una parte del materiale raccolto ed elaborato viene oggi divulgato con la pubblicazione di questo Quaderno, la cui consultazione siamo sicuri renderà ancora più viva e appassionante la scoperta e la frequentazione dell’alta Valle Gesso.

Un territorio prende forma, costruisce la propria identità attorno ai nomi dei luoghi che lo compongono. Nel caso di un’area di montagna: nomi di cime, di passi, di valloni, di laghi, ma anche, a quote inferiori, dove le comunità umane si erano insediate stabilmente, toponimi che sono riferiti a sorgenti, canali, appezzamenti coltivati, boschi, oltre naturalmente a tèit e jaç.

Un enorme patrimonio, accumulatosi nel corso dei secoli, passato di generazione in generazione grazie alla trasmissione verbale, che con l’abbandono della montagna è in parte andato perso. Fortunatamente numerose ricerche a livello locale a partire dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso hanno raccolto prima e fissato su carta poi una notevole quantità di nomi di luogo, indagando anche su origini e significati dei vari termini. A questa importantissima operazione di salvataggio ha contribuito attivamente il Parco Naturale Alpi Marittime che, partendo dalla capillare conoscenza del territorio dei suoi guardiaparco, ha creato un archivio di toponimi dell’area protetta. Una parte del materiale raccolto ed elaborato viene oggi divulgato con la pubblicazione di questo Quaderno, la cui consultazione siamo sicuri renderà ancora più viva e appassionante la scoperta e la frequentazione dell’alta Valle Gesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

140<br />

utilizzata per il trasporto a valle del carbone<br />

prodotto nelle aie carbonaie allestite nelle faggete<br />

della zona.<br />

324 <strong>Valle</strong>tta (Vallone della)<br />

T17<br />

Valon dal Garb d’ Nònne<br />

Ampio vallone che, a 1700 metri <strong>di</strong> quota, si<br />

apre in una conca, garb in occitano; nònne significa<br />

nonna e può essere legato a qualche<br />

anziana pastora che un tempo frequentava i<br />

pascoli della zona.<br />

325 Valmiàna<br />

T07<br />

Valmiana<br />

Vallone caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> una<br />

mulattiera per le cacce del Re e da una buona<br />

superficie pascoliva: fino alla Seconda Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale i pen<strong>di</strong>i erbosi iniziali venivano ac<strong>cura</strong>tamente<br />

falciati da persone provenienti da<br />

(274) Sant’Anna e da Andonno. Il fieno veniva<br />

dapprima portato al Valasco e poi in paese,<br />

in bicicletta o utilizzando dei carretti. L’area non<br />

è più frequentata dal pastore ormai da alcuni<br />

decenni. Il toponimo si rifà alla ra<strong>di</strong>ce MEAN,<br />

MIAN, dal latino me<strong>di</strong>anus, in mezzo. Infatti il<br />

vallone è racchiuso tra la (328) Valròssa e la<br />

(059) <strong>Valle</strong> Cabrèra.<br />

326 Valmiàna (Colle <strong>di</strong>), 2922 m<br />

T07<br />

Còl d’ Valmiana<br />

Punto <strong>di</strong> arrivo della mulattiera allestita per le<br />

cacce reali che, partendo dai (330) Laghi <strong>di</strong><br />

Valscùra, attraversa la (328) Valròssa e la<br />

(325) Valmiàna; oltre il colle un sentiero, a volte<br />

solo una traccia, permette <strong>di</strong> accedere alla<br />

parte alta della <strong>Valle</strong> della Merìs.<br />

327 Valmòrta<br />

T10<br />

Valmòrta / Val Mòrta<br />

Ampio vallone che collega il Piano del Valasco<br />

con il (070) Piano della Casa del Re. Un’estesa<br />

pietraia <strong>di</strong> rocce granitiche, percorsa da una<br />

magnifica mulattiera, conferisce al paesaggio<br />

un’impronta <strong>di</strong> desolazione da cui potrebbe<br />

derivare il toponimo.<br />

328 Valròssa<br />

T10<br />

Valrossa / Val Rossa<br />

Ampio vallone con ra<strong>di</strong> pascoli: sono ancora visibili<br />

le tracce dei tramuti frequentati un tempo<br />

dai pastori con le greggi. L’area è in gran parte<br />

colorata da pietraie <strong>di</strong> colore rossastro.<br />

329 Valscùra (Colletto <strong>di</strong>), 2520 m<br />

T10<br />

Colet d’ Vals<strong>cura</strong> / Colèta d’ Val Es<strong>cura</strong><br />

Colle raggiunto da una mulattiera, probabilmente<br />

allestita per le cacce dei Savoia, che risale<br />

dai (330) Laghi <strong>di</strong> Valscùra per <strong>di</strong>scendere nel<br />

Rio Freddo, in <strong>Valle</strong> Stura.<br />

Sul versante della <strong>Valle</strong> Stura era conosciuto<br />

come Colle del Malinvern 175 .<br />

330 Valscùra (Laghi <strong>di</strong>), 2300 m<br />

T10<br />

Laus d’ Vals<strong>cura</strong> / Lacs d’ Vals<strong>cura</strong><br />

/ Lacs d’ Val Es<strong>cura</strong><br />

Serie <strong>di</strong> laghi che, in situazioni atmosferiche<br />

particolari, assumono tonalità cupe capaci <strong>di</strong><br />

accentuare la sensazione <strong>di</strong> desolazione già trasmessa<br />

dalla visione del vallone.<br />

Negli anni ‘20 del Novecento, in vista del conflitto<br />

con la Francia, venne costruita una magnifica<br />

strada per uso bellico. Pare che Benito Mussolini<br />

giunse in auto fino al Lago inferiore 176 .<br />

331 Van d’ l’Adrèit, 2000 m<br />

T23<br />

Van d’ l’Adrèit<br />

Magri pascoli assolati le cui forme ricordano lo<br />

van, attrezzo agricolo, simile ad una mezza cesta,<br />

utilizzato per separare la granella <strong>di</strong> segale<br />

dalle impurità residue della battitura.<br />

332 Varrone (Bivacco Silvio), 2235 m<br />

T11<br />

Bivac Varrone<br />

«È situato a m 2100 c. nel Vallone <strong>di</strong> Lourousa,<br />

alla base del Gelàs <strong>di</strong> Lourousa, in vista del<br />

versante settentrionale della Catena delle Guide,<br />

del Corno Stella e dell’Asta Soprana. – Il bivacco<br />

è costruito da Zanone Ravelli, è de<strong>di</strong>cato<br />

alla memoria <strong>di</strong> Silvio Varrone, caduto all’Uia <strong>di</strong><br />

Santa Lucia; inaugurato il 14 settembre 1947, si<br />

presenta con una costruzione in legno, ricoperta<br />

<strong>di</strong> lamiera zincata; misura 2 x 2 ed è alto m 2<br />

al culmine; […] – è <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> rosso e spicca già<br />

dal Lagarot, dove si abbandona la mulattiera<br />

che porta al Rifugio G. C. Morelli.» 177<br />

L’attuale bivacco Varrone sostituisce dal 1975<br />

la storica struttura descritta da Saglio, <strong>di</strong>strutta<br />

da una valanga e oggi esposta nei pressi del<br />

Centro visita del Parco <strong>di</strong> (304) Terme.<br />

333 Vei del Bouc (Colle del), 2620 m<br />

T25<br />

T26 Col dal Velh dal Boc<br />

Valico tra la (335) <strong>Valle</strong> del Vei del Bouc e la<br />

(268) <strong>Valle</strong> del Sabbione. È percorso da una<br />

bella mulattiera che permette anche <strong>di</strong> valicare<br />

il confine francese e <strong>di</strong> scendere in Valmasque.<br />

334 Vei del Bouc (Lago del), 2054 m<br />

T25<br />

Laus dal Velh dal Boc<br />

/ Lac dal Velh dal Boc<br />

Diverse le interpretazioni del toponimo: potrebbe<br />

derivare da Vello del Bocco, Mantello del Caprone,<br />

come riportato dalla Carta Sarda <strong>di</strong> inizio<br />

‘800; oppure fare riferimento alla frequentazione<br />

dell’area da parte <strong>di</strong> greggi numerosi, vaii<br />

nell’occitano <strong>di</strong> Briga. Al luogo è legata anche<br />

una storia in cui si narra <strong>di</strong> un vecchio saggio che<br />

decise <strong>di</strong> costruire sulla riva <strong>di</strong> un remoto fiume,<br />

lontano dal paese e dagli uomini, una casa per<br />

lui e per la sua capra. Purtroppo un giorno l’animale<br />

perì in un incidente. Il lutto fece smarrire al<br />

vecchio il desiderio <strong>di</strong> vivere. I due corpi esanimi<br />

furono trovati dai pastori della zona, che li sep-<br />

141<br />

175<br />

Bobba G., Alpi Marittime, Torino, CAI Sezione <strong>di</strong> Torino, 1908.<br />

176<br />

Fonte: Franco Antonio.<br />

177<br />

Saglio S., Da rifugio a rifugio. Alpi Liguri e Marittime, Milano, Touring Club Italiano, 1958.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!