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PER CHI AMA VIAGGIARE<br />
BICI E BACI<br />
VIAGGI PER DUE RUOTE E DUE CUORI<br />
CARNEVALE AD ARTE<br />
DA VENEZIA A PUTIGNANO,<br />
DA ARLECCHINO A MIRÒ<br />
TRA TEATRO E TV<br />
TIMI, DELLA GHERARDESCA,<br />
MONTRUCCHIO, ZEFFIRELLI,<br />
BARBERIO CORSETTI, BRUNO,<br />
MICHIELETTO, ESCOBAR<br />
ANNO XII | NUMERO 2 | FEBBRAIO <strong>2020</strong> | www.fsitaliane.it<br />
DI VERDONE<br />
CE N’È UNO
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EDITORIALE<br />
AGIRE SOSTENIBILE<br />
Èil 1938. Sandro Penna, uno dei più grandi poeti<br />
italiani del ‘900, ci regala questi versi: «Di febbraio<br />
a Milano/non c’erano le nebbie./Ma numerosi<br />
sciami di ciclisti/andavano nel sole silenziosi./E li fermava<br />
come in una gara/sospesa il suonatore siciliano».<br />
Apriamo così questo numero della <strong>Freccia</strong>. Con il sole, i ciclisti,<br />
tanti, in un’epoca ignara di quella motorizzazione di<br />
massa che avrebbe soffocato decenni dopo le nostre città,<br />
e poi con i musicisti di strada, e l’incanto delle loro note che<br />
invitano a fermarsi. Sono alcuni degli ingredienti che troverete<br />
tra le pagine della rivista.<br />
Anche noi proviamo a scacciare la nebbia, parlando di impegno<br />
civile e di sostenibilità. Leggerete che quest’ultima<br />
non è una semplice parola di moda o un orpello, ma può<br />
fare rima persino con produttività e miglioramento delle<br />
performance di un’impresa. E poi racconteremo di treni e<br />
bici, e turismo dolce nell’anno del treno turistico, di canzoni<br />
che evocano viaggi ferroviari, della magia del Carnevale e<br />
del teatro, di un’arte che innamora e degli spettacoli che<br />
ci invitano a sorridere e ridere, e comunque a sospendere<br />
la gara quotidiana, fermarsi, come i ciclisti di Penna, e in-<br />
terrogarsi. Per chiedersi, soprattutto, dove ci porta questo<br />
nostro andare.<br />
Lo scorso gennaio il Gruppo FS ha aderito al Manifesto<br />
di Assisi per «un'economia a misura d'uomo contro<br />
la crisi climatica». FS Italiane, pur avendo la sostenibilità<br />
nel suo stesso Dna, ha deciso di sostenere sfide ancora<br />
più impegnative, come quella di abbattere tutte le<br />
sue emissioni di CO 2<br />
per diventare carbon neutral entro<br />
il 2050 e mettere la persona al centro di ogni suo agire.<br />
L’amore e il rispetto per la persona, e per l’ambiente in cui<br />
vive insieme a tutti gli altri esseri, è il messaggio ancora<br />
vivo di San Francesco a credenti e non.<br />
Per FS Italiane è una mission che permea ogni attività, è<br />
l’etica che si fa economia, perché l’agire sostenibile è, e lo<br />
sarà ogni giorno di più, un vero volano di sviluppo e di creazione<br />
di valore per il sistema Paese. E anche perché, come<br />
ha detto l’amministratore delegato, Gianfranco Battisti, «FS<br />
Italiane, quale grande Gruppo industriale nel settore dei<br />
trasporti, ha la responsabilità e la consapevolezza di quanto<br />
le proprie scelte possano incidere sulla qualità della vita<br />
delle persone e sugli equilibri naturali».<br />
© scabrn/Adobestock<br />
2
MEDIALOGANDO<br />
L’INFORMAZIONE COME<br />
PRESIDIO DI DEMOCRAZIA<br />
NUOVI LINGUAGGI PER RAGGIUNGERE I PIÙ GIOVANI.<br />
LA FRECCIA INCONTRA GIUSEPPINA PATERNITI, DIRETTRICE DEL TG3<br />
di Marco Mancini<br />
marmanug<br />
Giuseppina Paterniti, direttrice del Tg3, nel nuovo studio<br />
<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong> è tornata nella cittadella<br />
Rai di Saxa Rubra per incontrare<br />
la direttrice del Tg3,<br />
Giuseppina Paterniti. Ho conosciuto<br />
Giuseppina quasi 20 anni fa, quando,<br />
abbandonata la quieta dimensione<br />
della provincia, ho iniziato a lavorare<br />
nella Capitale. Professionista tosta e<br />
rigorosa, è stata una delle prime giornaliste<br />
con cui, dall’Ufficio stampa di<br />
Ferrovie dello Stato, ho intrattenuto<br />
frequenti contatti di lavoro incardinati<br />
sempre sulla massima correttezza e<br />
trasparenza e presto facilitati da una<br />
reciproca stima. Anche allora era al<br />
Tg3, nella redazione economica. Poi<br />
ci siamo persi di vista. <strong>La</strong> ritrovo oggi,<br />
affabile nei toni e nei modi quanto coriacea<br />
e rigorosa nella difesa dei principi<br />
e dei fini della professione e, nel<br />
contempo, appassionata e dinamica<br />
nel voler valorizzare le potenzialità<br />
dei nuovi strumenti di comunicazione.<br />
Il giornalismo cambia, ma i fondamentali<br />
restano, sei d’accordo?<br />
Certo, io reputo tra le cose più importanti<br />
che mi siano capitate nella vita<br />
quella di aver trascorso circa 13 anni<br />
nella redazione economica del Tg3.<br />
Perché mi ha dato la possibilità di<br />
3
MEDIALOGANDO<br />
strutturarmi mentalmente sapendo<br />
che non si può rimanere sulla superficie<br />
delle notizie. Che occorre essere<br />
rigorosi, perché spostare una virgola<br />
o un punto cambia il significato del<br />
tuo racconto. E meticolosi. Ho seguito<br />
ben 12 Leggi Finanziarie concentrata<br />
a leggere riga per riga tutti i fogli e gli<br />
emendamenti perché niente mi sfuggisse.<br />
E poi ho imparato a guardare<br />
con occhio attento i vari fenomeni sociali,<br />
il rapporto tra le istituzioni dello<br />
Stato e tra le varie componenti della<br />
società. Anche tra quelle che oggi<br />
qualcuno reputa marginali, come il<br />
mondo sindacale, ma che di fatto<br />
coinvolgono milioni di persone.<br />
Poi sei stata a Bruxelles, e hai avuto<br />
modo di acquisire un diverso punto<br />
di vista.<br />
È stata una fase di grande impegno e<br />
studio, rispetto a istituzioni e a valori<br />
in cui ho sempre creduto. Sono arrivata<br />
quando l’attività di Bruxelles stava<br />
languendo, era l’epoca della prima<br />
commissione Barroso. A risvegliarla<br />
è stata la drammatica crisi finanziaria<br />
del 2008, scoppiata oltre Atlantico e<br />
poi arrivata anche da noi, in tutta la<br />
sua virulenza. Costringendoci a prendere<br />
atto della profonda trasformazione<br />
in corso, che non riguardava<br />
solo la finanza e includeva la crisi del<br />
debito sovrano, quello della Grecia in<br />
particolare. Ecco, lì l’Europa è tornata<br />
a essere centrale, per molti punti di vista,<br />
ma è anche emersa con chiarezza<br />
la necessità di una maggiore integrazione<br />
politica senza la quale sarà impossibile<br />
che l’Unione muova concreti<br />
passi in avanti.<br />
Cos’altro ti ha insegnato l’esperienza<br />
in Europa?<br />
Ha confermato l’assoluta convinzione<br />
della centralità del nostro ruolo<br />
di giornalisti come presidio di democrazia,<br />
soprattutto in questa fase di<br />
evoluzione della comunicazione e del<br />
linguaggio. Quando ero a Bruxelles, il<br />
problema di riuscire a porre domande<br />
ai nostri interlocutori era serissimo.<br />
Perché c’era chi, ad esempio gli<br />
esponenti della Cina, le rifiutavano,<br />
limitandosi a rilasciare dichiarazioni.<br />
Altri no, come la cancelliera Merkel,<br />
che quando finiva un incontro, fosse<br />
stata anche notte fonda, era lì, pronta<br />
ad ascoltarci e a risponderci.<br />
Insomma, l’informazione non può<br />
limitarsi a fare da megafono alle dichiarazioni<br />
dei politici, che tra l’altro<br />
ormai con i social si rivolgono direttamente<br />
al loro pubblico.<br />
No, la stampa dovrebbe lavorare e<br />
lavora per garantire ai cittadini informazioni<br />
corrette, in modo che possano<br />
avere un controllo quanto più<br />
diretto sull’operato della politica. Abbiamo<br />
una grande tradizione su cui<br />
fare perno. Non possiamo rinunciare,<br />
con l’avvento dei social e delle varie<br />
piattaforme digitali, al nostro compito,<br />
alla mediazione giornalistica, a essere<br />
uno dei pilastri della nostra democrazia.<br />
Questo implica un’evoluzione della<br />
professione, capace di adottare linguaggi<br />
e usare strumenti nuovi.<br />
Quando sono tornata da Bruxelles,<br />
dopo otto anni, accettando il ruolo<br />
di vice direttore del Tgr, l’ho fatto, se<br />
vuoi, anche per completare la mia<br />
formazione professionale, affrontando<br />
l’informazione locale. Ma la vera<br />
sfida è stata un’altra: impegnarmi su<br />
un fronte che oggi considero fondamentale,<br />
quello del web e delle informazioni<br />
che si confrontano con i social.<br />
In quel periodo abbiamo siglato<br />
12 accordi con il sindacato per aprire<br />
altrettante pagine social del Tgr, al<br />
momento ne sono aperte 11, abbiamo<br />
formato e qualificato giornalisti al linguaggio<br />
digitale, inaugurato profili Facebook,<br />
Twitter e Instagram, offrendo<br />
un’informazione pubblica in modalità<br />
multimediale e crossmediale. Abbiamo<br />
chiesto ai nostri giornalisti di usare<br />
lo smartphone come strumento per<br />
scattare la prima foto o filmare il primo<br />
video, di mandarlo direttamente al<br />
sito web per poi diffonderlo sulle varie<br />
piattaforme digitali.<br />
<strong>La</strong> sfida oggi è questa…<br />
È una sfida anche più ampia, più generale,<br />
quella di riqualificarci come<br />
giornalisti non solo nel linguaggio<br />
ma nella capacità di comprendere e<br />
raccontare una società complessa,<br />
plurale, multietnica, fatta di città e<br />
paesi, che vive la grande difficoltà di<br />
comunicare, soprattutto tra vecchie<br />
e giovani generazioni. Allora il compito,<br />
della Rai in particolare, come<br />
servizio pubblico, credo sia quello di<br />
allargare il proprio orizzonte iniziando<br />
a occuparsi sempre di più dei giovani,<br />
dei loro interessi, della loro sensibilità.<br />
Noi, tanto per fare un esempio, qualche<br />
tempo fa abbiamo seguito il dialogo<br />
tra Nicola <strong>La</strong>gioia, direttore del<br />
Salone del libro di Torino, e una rapper,<br />
nella sede della cultura italiana<br />
che è la Treccani.<br />
Contaminazioni al limite del sacrilego…<br />
Ma positive. Come giornalisti dobbiamo<br />
rifletterci e ridisegnare il nostro<br />
ambito di movimento. Quello di cui<br />
sono più soddisfatta in quest’anno<br />
passato al Tg3 (è direttrice dal novembre<br />
2018, ndr) è che siamo riusciti<br />
a crescere in termini di audience sulle<br />
fasce più giovanili. Perché abbiamo<br />
puntato molto sulle scuole, sulle associazioni,<br />
sui movimenti, abbiamo<br />
seguito Greta e tutti i Fridays for Future<br />
fin dall’inizio. Abbiamo condiviso<br />
i nostri contenuti sui social, ottenendo<br />
ottimi riscontri come quando abbiamo<br />
pubblicato video su Instagram<br />
sottotitolati e scelti accuratamente<br />
per quel tipo di pubblico. Anche pezzi<br />
non propriamente leggeri. Con un<br />
occhio attento alle diverse caratteristiche<br />
di ogni piattaforma, sapendo<br />
della disaffezione dei più giovani verso<br />
Facebook e Twitter.<br />
E i risultati arrivano?<br />
Certo, lo constatiamo dalle visite, dalle<br />
interazioni con la nostra redazione<br />
di media management. <strong>La</strong> stessa Greta<br />
ha interagito con i nostri profili, con<br />
due like su Twitter. Ecco, il nostro interesse,<br />
almeno come Tg3, è riuscire a<br />
raggiungere un pubblico sempre più<br />
ampio, in particolare quello che non<br />
guarda più, o quasi più, la televisione.<br />
Sui social vi muovete su un terreno<br />
minato, tra fake news, haters, superficialità<br />
imperante, strategie di persuasione<br />
di massa.<br />
È vero, il mondo dell’informazione sta<br />
attraversando un momento delicatissimo.<br />
Sappiamo come da una fake<br />
news possano nascere conseguenze<br />
durissime persino per le democrazie,<br />
è quindi estremamente importante<br />
offrire, proprio su queste piattaforme,<br />
un marchio e un’informazione qualificata<br />
e certificata che i Tg della Rai,<br />
come tanti grandi giornali, possono<br />
garantire. Serve restare centrali.<br />
C’è però chi questa autorevolezza e<br />
terzietà l’ha messa in discussione,<br />
immaginando di trovare nel “libero”<br />
web un’informazione indipendente,<br />
4
senza un editore con i propri interessi<br />
da difendere.<br />
Che le diverse testate abbiano un<br />
proprio orientamento è del tutto legittimo,<br />
quello che occorre sempre<br />
è raccontare e scavare bene nei fatti,<br />
cercando di andare un po’ al di là della<br />
cronaca spicciola e del commento<br />
immediato. Invece sui social i pareri<br />
vengono facilmente assimilati alle<br />
verità storiche. E rispetto a un fatto,<br />
che oggettivamente ha una sua consistenza,<br />
la contrapposizione di due o<br />
tre pareri rende relativo perfino il fatto.<br />
<strong>La</strong> nostra presenza su quelle piattaforme<br />
può fare la differenza. Perché<br />
se ci sei, come Tg Rai, qualcuno può<br />
cercarti e chiedersi: «Vediamo cosa<br />
dice la Rai».<br />
C’è chi mette in discussione anche<br />
l’obiettività e terzietà dell’informazione<br />
Rai…<br />
Guarda, a volte le scelte possono essere<br />
difficili e più complesse, ma in<br />
quest’anno trascorso alla direzione<br />
del Tg3 non mi sento di dire di essere<br />
stata condizionata mai nelle mie decisioni.<br />
Forse si sa che sono una con cui<br />
non è facile discutere, per carattere<br />
(ride, ndr). E comunque basta esigere<br />
il rispetto dell’articolo 6 del nostro<br />
contratto nazionale, che conferisce al<br />
direttore il potere di lavorare in piena<br />
libertà e autonomia e ti difende da ingerenze<br />
esterne.<br />
Qual è il tratto caratteristico del Tg3?<br />
Nel nostro mondo c’è chi per conquistare<br />
audience o lettori costruisce<br />
titoli a effetto, chi dà grande spazio<br />
alla cronaca nera o rosa, a notizie curiose,<br />
a immagini pruriginose o spiritose…<br />
Noi la cronaca nera, se possibile, la<br />
evitiamo con grande accuratezza, non<br />
è la nostra vena. Piuttosto raccontiamo<br />
molto il sociale, cercando di cogliere<br />
le spinte verso il cambiamento,<br />
l’innovazione, le startup. Ce ne sono, e<br />
ne abbiamo parlato, nate in Italia che<br />
hanno conquistato notorietà mondiale.<br />
Ecco, raccontiamo quel che emerge<br />
di buono nella società, le storie di<br />
resistenza rispetto al crimine organizzato<br />
e alle mafie. A metà gennaio,<br />
mentre la cronaca riferiva della maxi<br />
retata contro la mafia dei Nebrodi,<br />
abbiamo mostrato l’esempio virtuoso<br />
di Troina, un paese che in quel territorio<br />
ha costruito un suo modello cooperativo<br />
per opporsi alle infiltrazioni<br />
mafiose.<br />
Insomma, informazione e impegno<br />
civile.<br />
Com’è nella tradizione del Tg3. <strong>La</strong><br />
squadra con cui lavoro è eccezionale,<br />
fatta di colleghi capaci e impegnati.<br />
Un grande lavoro corale in cui nessuno<br />
si risparmia. Del resto, noi facciamo<br />
un giornale di servizio pubblico<br />
e compiamo scelte diverse rispetto<br />
a testate che hanno altre identità e<br />
logiche. Sono convinta che con la notizia<br />
morbosa di cronaca nera o rosa<br />
puoi ottenere un picco di visite su un<br />
sito, ma la credibilità è qualcosa che<br />
conquisti poco a poco, la formi nel<br />
telespettatore e nel lettore fornendo<br />
con continuità un certo tipo di notizie<br />
di qualità fino a diventare per loro un<br />
punto di riferimento.<br />
Spesso mi chiedo se non ci sia anche<br />
un problema di qualità dei lettori, un<br />
immiserimento culturale, indotto in<br />
parte da una scuola che non forma<br />
più come una volta.<br />
Non sono d’accordo, nel raffronto<br />
con le scuole e le università del resto<br />
d’Europa credo che l’Italia vanti<br />
un ottimo livello di preparazione dei<br />
docenti e dia una buona formazione<br />
che poi consente ai nostri giovani di<br />
emergere all’estero. È che i docenti<br />
sono chiamati spesso a sopperire ad<br />
altri vuoti sociali. Fino a qualche anno<br />
fa c’era una rete di corpi intermedi<br />
che potevano dare risposte a problemi<br />
che la famiglia, oggi più di un<br />
tempo, con genitori molto occupati o<br />
assenti, non riesce più a risolvere, demandando<br />
questo ruolo alla scuola.<br />
Chi informa può anche educare?<br />
Se c’è un problema di crisi educativa,<br />
più che nella scuola, è nell’assenza di<br />
una connessione credibile tra i corpi<br />
intermedi rimasti attivi in questo Paese,<br />
ossia di quei luoghi dove si affermano<br />
temi e valori intorno ai quali<br />
un ragazzo può spendersi e dare un<br />
senso alla propria vita. L’informazione<br />
può e deve lavorare per meglio connettere<br />
le generazioni e indurre una<br />
reale comunicazione tra loro. Ma io,<br />
che guardo al mondo giovanile con<br />
grandissima attenzione, sono ottimista,<br />
sono sicura che i giovani faranno<br />
meglio di noi. Del resto i Fridays<br />
for future ne sono una testimonianza<br />
formidabile. In Germania il loro movimento<br />
ha già spinto i <strong>La</strong>nder ad accelerare<br />
l’abbandono delle produzioni a<br />
carbone.<br />
C’è soltanto da augurarsi che crescendo<br />
non diventino cinici e poco<br />
lungimiranti come tanti, troppi<br />
adulti.<br />
5
SOMMARIO<br />
FEBBRAIO <strong>2020</strong><br />
IN COPERTINA<br />
CARLO VERDONE<br />
62 100<br />
10<br />
RAILWAY HEART<br />
15<br />
L’ITALIA CHE FA IMPRESA<br />
34<br />
18<br />
SAVE THE DATE<br />
24<br />
WHAT’S UP<br />
pag. 30<br />
34<br />
BIKE TOUR<br />
Da un romantico giro su due ruote<br />
per Verona agli itinerari bici+treno<br />
lungo le ferrovie in disuso<br />
77<br />
UN TRENO DI LIBRI<br />
Invito alla lettura di Alberto Brandani,<br />
che questo mese propone ai lettori<br />
della <strong>Freccia</strong> il nuovo romanzo di<br />
Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori<br />
92<br />
ANIMA MUNDI<br />
Non solo Raffaello e Michelangelo,<br />
ai Musei Vaticani nasce il nuovo<br />
allestimento d’arte di papa Francesco<br />
92<br />
111<br />
47<br />
MADE IN NAPLES<br />
50<br />
LEZIONI DI STORIA FESTIVAL<br />
52<br />
ITALIA IN MASCHERA<br />
61<br />
DIPINGERE IL CARNEVALE<br />
64<br />
NEL NOME DI ZEFFIRELLI<br />
74<br />
ESCOBAR E IL PICCOLO TEATRO<br />
84<br />
TRENI&CANZONI<br />
100<br />
GIOCO A DUE<br />
104<br />
PHOTO<br />
128<br />
FUORI LUOGO<br />
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO<br />
115<br />
CON FRECCIAROSSA LE GIORNATE SI ALLUNGANO<br />
Le giornate si allungano grazie a nuove possibilità di rientro serale con <strong>Freccia</strong>rossa<br />
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6
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Tra le firme del mese<br />
MASSIMO BILIORSI<br />
Giornalista e sceneggiatore. <strong>La</strong>vora all’Accademia<br />
Siena Jazz. Ha collaborato con il musicista Mauro<br />
Pagani per il festival <strong>La</strong> città aromatica di Siena,<br />
due volte premiato come migliore rassegna<br />
dell’anno in Italia<br />
TITTI GIULIANI FOTI<br />
Giornalista professionista, entra nel quotidiano <strong>La</strong><br />
Nazione nel 1984, da anni referente per Cultura e<br />
Spettacoli. Critica teatrale, allieva di Eduardo De<br />
Filippo, ha frequentato anche la prima Bottega<br />
Teatrale di Gassman e Albertazzi. Tra i suoi<br />
maestri Franco Zeffirelli e Maurizio Scaparro<br />
GIUSEPPE LATERZA<br />
Si laurea in Economia e commercio nel 1980<br />
con Federico Caffè e nel 1981 entra nella casa<br />
editrice fondata nel 1901 da Giovanni <strong>La</strong>terza e<br />
ispirata dal filosofo Benedetto Croce, affiancando<br />
il padre Vito e diventandone poi presidente nel<br />
1997. Dal 2006 ha ideato e promosso il Festival di<br />
Economia di Trento e le Lezioni di Storia a Roma<br />
e nel 2019 ha avviato il Festival della Salute<br />
Globale a Padova e Lezioni di storia Festival a<br />
Napoli<br />
I numeri<br />
di questo numero<br />
500<br />
le bottiglie in assaggio<br />
al VinNatur di Genova<br />
[pag. 22]<br />
1.200<br />
i chilometri di linee<br />
ferroviarie da trasformare<br />
in greenways<br />
[pag. 40]<br />
10<br />
le collaboratrici<br />
del sarto Alfredo Rifugio<br />
[pag. 48]<br />
80MILA<br />
e oltre gli oggetti della<br />
collezione del nuovo<br />
Museo Anima Mundi<br />
[pag. 92]<br />
Read also<br />
<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong> Junior, il mensile di giochi,<br />
fumetti e curiosità per i più piccoli,<br />
in distribuzione al FRECCIABistrò di<br />
<strong>Freccia</strong>rossa e <strong>Freccia</strong>rgento, nei<br />
FRECCIAClub e FRECCIALounge<br />
e nelle SalaFRECCIA<br />
Gira pagina<br />
e comincia a<br />
LEGGERE e GIOCARE!<br />
Il viaggio passerà<br />
in un lampo!<br />
GIOCHI, FUMETTI E CURIOSITÀ PER I PICCOLI VIAGGIATORI<br />
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI<br />
DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE<br />
ANNO XII - NUMERO 2 - FEBBRAIO <strong>2020</strong><br />
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA<br />
N° 284/97 DEL 16/5/1997<br />
CHIUSO IN REDAZIONE IL 23/01/<strong>2020</strong><br />
Foto e illustrazioni<br />
Archivio Fotografico FS Italiane<br />
FS Italiane | PHOTO<br />
AdobeStock<br />
Copertina © Claudio Porcarelli<br />
Tutti i diritti riservati<br />
Se non diversamente indicato, nessuna parte della<br />
rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa<br />
senza il consenso espresso dell’editore<br />
Direttore Responsabile<br />
Caporedattrice<br />
Coordinamento Editoriale<br />
Caposervizio<br />
In redazione<br />
Segreteria di redazione<br />
Ricerca immagini<br />
e photo editing<br />
Traduzioni<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero<br />
PER CHI AMA VIAGGIARE<br />
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA<br />
SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE<br />
LICENZA CREATIVE COMMONS<br />
BY-NC-ND 3.0 IT<br />
Info su<br />
creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it<br />
EDITORE<br />
Direzione Centrale Comunicazione Esterna<br />
Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma<br />
fsitaliane.it<br />
Contatti di redazione<br />
Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it<br />
Marco Mancini<br />
Claudia Frattini<br />
Cecilia Morrico,<br />
Francesca Ventre<br />
Silvia Del Vecchio<br />
Gaspare Baglio, Serena Berardi,<br />
Michela Gentili, Sandra Gesualdi,<br />
Luca Mattei, Cristiana Meo Bizzari<br />
Francesca Ventre<br />
Michele Pittalis,<br />
Claudio Romussi<br />
Verto Group<br />
Cesare Biasini Selvaggi, Massimo Biliorsi,<br />
Alberto Brandani, Carlo Cracco, Marzia Dal<br />
Piai, Alessandra Delle Fave, Alessio Giobbi, Titti<br />
Giuliani Foti, Peppe Iannicelli, Itinere, Giuseppe<br />
<strong>La</strong>terza, Valentina Lo Surdo, Alberto Olivetti,<br />
Giuliano Papalini, Ernesto Petrucci, Bruno<br />
Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic,<br />
Elisabetta Reale, Flavio Scheggi, Mario Tozzi<br />
REALIZZAZIONE E STAMPA<br />
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE)<br />
Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com<br />
Coordinamento Tecnico Antonio Nappa<br />
PROGETTO CREATIVO<br />
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello,<br />
Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli<br />
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | GENNAIO <strong>2020</strong> | www.fsitaliane.it<br />
PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA<br />
advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 2600 - 5640 - 2661<br />
ALBERTO OLIVETTI<br />
Professore ordinario di Estetica all’Università<br />
degli Studi di Siena, ha diretto la Scuola di<br />
dottorato Logos e rappresentazione, dedicata<br />
a temi di arte e filosofia. Cura per Il manifesto la<br />
rubrica settimanale Divano<br />
LEGGI il fumetto di<br />
IL MANIFESTO<br />
DEL BUON<br />
VIAGGIATORE<br />
OGNI VIAGGIO È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!<br />
<strong>La</strong> carta di questa rivista proviene<br />
da foreste ben gestite certificate FSC ® ️<br />
e da materiali riciclati<br />
On Web<br />
<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong> si può<br />
sfogliare su ISSUU<br />
e su fsnews.it<br />
7
NOLEGGIO FACILE DA 19€ AL GIORNO<br />
Un’auto Maggiore conviene!<br />
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comunicare il proprio PNR in fase di prenotazione. I punti saranno riconosciuti utilizzando la convenzione Noleggio Facile e CartaFRECCIA presentando la carta<br />
fedeltà all’atto del noleggio e comunicando il codice Noleggio Facile. Per informazioni e prenotazioni: trenitalia.maggiore.it - Numero Verde Maggiore 800.867.196
FRECCIA COVER<br />
di Flavio Scheggi<br />
mescoupsdecoeur<br />
Sconti Trenitalia<br />
Gabriele Basilico<br />
Milano Porta Nuova (2012)<br />
© Archivio Gabriele Basilico<br />
METROPOLI<br />
Il giro del mondo attraverso le più grandi città del Pianeta<br />
immortalate dall’obiettivo di Gabriele Basilico. Fino al 13<br />
aprile a Palazzo delle Esposizioni di Roma, in mostra oltre<br />
250 immagini del noto fotografo milanese, scattate dagli<br />
anni ’60 al primo decennio del Duemila.<br />
Il percorso espositivo si articola in cinque grandi capitoli:<br />
Milano, Ritratti di fabbriche 1978-1980, Sezioni del paesaggio<br />
italiano e Beirut, che comprende due campagne fotografiche,<br />
una realizzata nel 1991 in bianco e nero e l’altra nel<br />
2011 a colori, la prima alla fine di una lunga guerra durata<br />
oltre 15 anni, la seconda per raccontarne la ricostruzione.<br />
Completano l’affresco urbano Le città del mondo, un<br />
viaggio nel tempo e nei luoghi, da Palermo, Bari, Napoli,<br />
Genova e Milano a Istanbul, Gerusalemme, Shanghai, Mosca,<br />
New York e Rio de Janeiro. Infine, la sezione dedicata<br />
a Roma, città nella quale Basilico ha lavorato a più riprese<br />
fino al 2010.<br />
palazzoesposizioni.it<br />
PalazzoEsposizioni<br />
palazzoesposizioni<br />
9
RAILWAY heART<br />
PHOTOSTORIES<br />
PEOPLE<br />
#<strong>Freccia</strong>view<br />
© Letizia Marchionni<br />
letimarchio<br />
IN VIAGGIO<br />
Verso Ancona<br />
© Stefania Romani<br />
10
LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE<br />
DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN<br />
CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME<br />
A cura di Enrico Procentese<br />
enryhills<br />
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.<br />
L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie<br />
rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà<br />
del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti<br />
tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri<br />
della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione<br />
Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.<br />
LUOGHI<br />
Treno storico della<br />
Fondazione FS Italiane<br />
Pinzano al Tagliamento (PN)<br />
© Matteo Casola<br />
manovraedintorni<br />
AT WORK<br />
Lorenzo, capotreno<br />
<strong>Freccia</strong>rossa<br />
© Antonio Li Piani<br />
ermetico.op<br />
11
RAILWAY heART<br />
A TU PER TU<br />
a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it<br />
Claudio, 59 anni, dipendente della Divisione Passeggeri<br />
Regionale di Trenitalia in Valle d’Aosta: l’impegno<br />
nel sociale e nel volontariato, la capacità di ascoltare<br />
e stare vicino alle persone.<br />
Di cosa ti occupi in Trenitalia?<br />
Mi occupo di post vendita in Valle d’Aosta, mi trovo quindi<br />
spesso a soddisfare richieste di rimborso, vertenze, reclami.<br />
Un lavoro dinamico e a stretto contatto con la clientela, che<br />
mi porta a un confronto continuo con viaggiatori di ogni tipo,<br />
professione e situazione sociale.<br />
Da quanto tempo sei nel Gruppo FS?<br />
Dai primi anni ’80, ne ho vissuto le trasformazioni da ente a<br />
società per azioni, fino alla divisione tra Trenitalia e Rete Ferroviaria<br />
Italiana. Da circa 20 anni sono alla Divisione Passeggeri<br />
Regionale e trovo il mio lavoro al servizio della clientela appagante,<br />
qualificante e molto vario.<br />
L’elemento più importante per chi si occupa di post vendita?<br />
Senz’altro l’empatia nei confronti di chi, per esempio, raggiunge<br />
il mio ufficio dopo aver riscontrato una criticità in viaggio.<br />
Negli ultimi tempi il sistema di gestione dei reclami si è evoluto<br />
in termini di approfondimento delle richieste; al di là delle<br />
procedure ben definite, infatti, l’obiettivo è andare più a fondo,<br />
entrare nello specifico del singolo episodio, puntare a soddisfare<br />
le esigenze di ogni persona.<br />
Una professione che ben si concilia anche con il recente<br />
riconoscimento che il presidente Mattarella ti ha conferito<br />
quale Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.<br />
Quando, poco prima di Natale, la presidenza della Repubblica<br />
mi ha contatto per rendere omaggio al mio impegno e alla mia<br />
dedizione ai valori del volontariato, quasi non volevo crederci.<br />
Confesso che la cosa, oltre a commuovermi, mi ha anche imbarazzato:<br />
non sono abituato a tanta visibilità, come non lo è,<br />
in genere, alcun volontario, né chi si spende nel sociale.<br />
Come nasce questo tuo impegno e quanto ha influito nel tuo<br />
lavoro?<br />
L’impegno civile e il lavoro sono due mondi che s’incontrano<br />
spesso, anche grazie alla sensibilità dei miei responsabili che<br />
hanno saputo cogliere il valore aggiunto di questa mia passione.<br />
Attualmente sono presidente del Centro di Servizio per<br />
il Volontariato, che raggruppa le associazioni valdostane del<br />
settore, e tra le attività che seguo c’è anche il Dopolavoro ferroviario,<br />
dove ho ricoperto anche il ruolo di presidente nella<br />
mia regione per ben 12 anni, un’altra realtà in cui è possibile introdurre<br />
elementi di socialità, senso di appartenenza e cultura.<br />
Un consiglio che vorresti dare ai tuoi colleghi?<br />
Mai abbassare il livello di attenzione verso le persone. Se un<br />
cliente inizialmente insoddisfatto comprende che dietro un disagio<br />
c’è un’attenta macchina organizzativa che si muove per<br />
risolverlo, vuol dire che abbiamo fatto bene il nostro lavoro.<br />
12
LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE,<br />
VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE<br />
Vito, 31 anni, assistente alla cattedra di Organizzazione<br />
del lavoro e Risorse umane alla Bicocca<br />
e docente di Economia e Diritto in alcuni licei di<br />
Milano, racconta la sua esperienza di viaggio in <strong>Freccia</strong>rossa.<br />
Che tipo di viaggiatore sei e di cosa ti occupi?<br />
Il <strong>Freccia</strong>rossa mi consente di conciliare al meglio i miei<br />
impegni familiari, affettivi e universitari tra nord, centro e<br />
sud del Paese, muovendomi praticamente su tutto l’asse<br />
verticale da Milano a Napoli e viceversa. Oltre all’attività<br />
di assistente universitario e docente nel capoluogo lombardo,<br />
ho avuto modo di realizzare diverse pubblicazioni<br />
scientifiche sul tema delle relazioni industriali e del mercato<br />
del lavoro. A tal proposito è in uscita il mio libro sulla<br />
condizione degli operai della Fiat dopo l’era Marchionne.<br />
Mi sono inoltre dilettato a scrivere un format televisivo sul<br />
genere society show, che punta a creare un ponte tra ricerca<br />
accademica e comunicazione televisiva.<br />
Dunque, un’attività lavorativa molto intensa a Milano. E<br />
per quanto riguarda gli affetti?<br />
Dal 2014 torno periodicamente a Napoli in treno, per poi<br />
raggiungere la famiglia in provincia di Caserta, e avendo<br />
da un anno a questa parte un fidanzato a Roma, gli spostamenti<br />
si sono intensificati. Mi fermo spesso nella Capitale,<br />
sempre percorrendo la Milano-Napoli, tendenzialmente<br />
nei fine settimana, su e giù dal <strong>Freccia</strong>rossa.<br />
Come vi siete conosciuti?<br />
Mi capita spesso di dover viaggiare per partecipare a<br />
eventi di lavoro e conferenze, ed è in una di queste che<br />
ho incontrato Peppino. Dopo esserci scritti su Instagram,<br />
siamo usciti per una pizza e da lì è nato tutto. Quel giorno<br />
avevo prenotato un viaggio di ritorno a Napoli, che mi<br />
sono immediatamente affrettato a spostare per rimanere<br />
con lui, poiché si è trattato di un vero e proprio colpo di<br />
fulmine. Dodici o 15 anni fa, senza il treno ad Alta Velocità,<br />
non sarebbe stato possibile vivere così un amore a<br />
distanza, o lo sarebbe stato a prezzi molto alti, utilizzando<br />
l’aereo.<br />
Che cos’altro ti piace del treno?<br />
Sicuramente i periodi degli esodi, specialmente quelli di<br />
Natale e Pasqua. Nella vita di tutti i giorni il treno è per natura<br />
un luogo dove vivere un’osmosi tra culture che porta<br />
alla conoscenza e al confronto fra persone di diversa natura<br />
sociale. Ma a ridosso delle Feste tutto si accentua ancora<br />
di più: capita di vedere masse di persone che, come<br />
nel mio caso, tornano al Sud per riabbracciare i propri cari.<br />
Oppure mamme e papà che portano i bambini dai nonni,<br />
perché si sono trasferiti a Nord per lavoro. Sono momenti<br />
di ricongiunzione unici, che in treno e nelle stazioni vivo<br />
con passione, divertimento e, ogni volta, con stupore.<br />
13
L’ITALIA che fa IMPRESA<br />
ANIMA GREEN<br />
PROFESSIONALITÀ ITALIANA, RESPIRO E RIGORE INTERNAZIONALI.<br />
LA BEE INCORPORATIONS LAVORA ALLA CERTIFICAZIONE LEED<br />
DI IMMOBILI E NEGOZI CHE CONIUGANO SOSTENIBILITÀ CON<br />
PRODUTTIVITÀ E BENESSERE<br />
di Marco Mancini<br />
marmanug<br />
© Elena Foresto<br />
Si chiama LEED, acronimo di Leadership in Energy<br />
and Environmental Design. È un sistema di certificazione<br />
in ambito edilizio tra i più utilizzati al<br />
mondo, sviluppato negli anni ’90 negli Stati Uniti dal Green<br />
Building Council. Una patente di sostenibilità che attesta<br />
la qualità e l’efficienza di immobili, negozi, uffici. E descrive<br />
con criteri oggettivi e parametri in continua evoluzione quel<br />
tasso di virtuosità capace di conciliare etica ed economia,<br />
quando efficienza e qualità si traducono in maggiore produttività<br />
di chi in quegli spazi ci lavora. A parlarcene, con lucida<br />
passione, è Francesca Galati, architetto e ingegnere ligure,<br />
LEED Accredited Professional. Energica, rigorosa, ironica,<br />
formazione all’estero, una breve esperienza politica, come<br />
consigliere e presidente di commissione nella sua Loano,<br />
Francesca è figlia di un costruttore, prematuramente scomparso,<br />
e di un’insegnante. Il suo è stato un percorso di studi<br />
obbligato quanto congeniale alle sue attitudini, refrattaria<br />
quale si proclama alle materie umanistiche.<br />
«Finito il liceo la domanda non è stata “a quale facoltà vuoi<br />
iscriverti”, ma “a quale ramo di ingegneria”. Avrei preferito aerospaziale,<br />
ma alla fine sono dovuta restare con i piedi per<br />
terra, ingegneria edile. Però mi sto rifacendo, a breve conseguirò<br />
il brevetto di pilota».<br />
Francesca Galati, managing director Bee Incorporations<br />
Francesca ha affiancato da qualche mese sulla tolda di comando<br />
della Bee Incorporations, come managing director<br />
e socia, il suo fondatore, nel 2009, e presidente: Alessandro<br />
Bisagni, anch’egli ligure, di base tra Hong Kong e Shanghai.<br />
Undici le loro sedi, sparse tra Asia ed Europa, un’altra di<br />
prossima apertura negli States, 50 i dipendenti.<br />
Cosa fa la Bee Incorporations?<br />
Il nostro unico obiettivo è il supporto alla sostenibilità. Forniamo<br />
la consulenza e tutto quello che serve per ottenere le<br />
principali certificazioni internazionali, in particolare la LEED<br />
e la WELL.<br />
<strong>La</strong> certificazione è l’atto finale di un percorso che inizierà,<br />
immagino, quando si progetta la costruzione o ristrutturazione<br />
di un immobile?<br />
È così, infatti affianchiamo da subito il team di progettazione<br />
e poi controlliamo l’esecuzione dei lavori, perché vengano<br />
rispettati i parametri richiesti per la certificazione. Tra l’altro<br />
la definizione della strategia, delle soluzioni da adottare e<br />
dei materiali da usare rappresenta la fase più appassionante<br />
e divertente del processo.<br />
In Italia, nota a tutti, è soltanto la certificazione energetica…<br />
Che si ferma però alla sola parte consumi. Per la LEED sono<br />
110 i punti presi in considerazione dal protocollo. Ne occorrono<br />
40 per ottenere la certificazione base, che poi a salire<br />
diventa argento, oro e, dagli 80 in su, platino.<br />
15
L’ITALIA che fa IMPRESA<br />
E quei punti a cosa si riferiscono?<br />
Al raggiungimento di parametri ben definiti rispetto alla<br />
localizzazione dell’immobile, con la presenza e la densità<br />
di aree verdi, di uffici e di negozi, alla connessione con i<br />
mezzi pubblici, alla gestione dei rifiuti, all’utilizzo di materiali<br />
privi di componenti tossiche, meglio se riciclati e<br />
riciclabili, alla qualità dell’aria con adeguati impianti di<br />
areazione, all’efficienza idrica che si può ottenere con l’adozione<br />
di sanitari e rubinetterie a basso consumo, come<br />
con il riutilizzo delle acque piovane, per esempio per l’irrigazione<br />
e il convogliamento dei liquami. Cosa, quest’ultima,<br />
che avrei voluto fare anche per il nuovo stadio della<br />
Roma, e il Comune non ha accettato…<br />
Quindi avete seguito anche le fasi di progettazione del<br />
nuovo stadio della Capitale?<br />
Certo (lo dice sottovoce, ndr), l’Italia non è stata per anni<br />
il nostro primo mercato, ma ci lavoriamo molto. Ci siamo<br />
occupati della certificazione della Roastery di Starbucks<br />
a Milano, dopo Tokyo e Shanghai, del Museo del ‘900 di<br />
Mestre, del Comune di Savona, il primo in Italia a conseguire<br />
la LEED for Cities. Ma tra i nostri maggiori clienti ci<br />
sono i marchi della moda e del lusso, come Prada e Ferragamo,<br />
certifichiamo i loro negozi, uffici, i centri produttivi<br />
e logistici.<br />
Perché se un ambiente è certificato LEED ci si lavora meglio<br />
e si è anche più produttivi. Dico bene?<br />
Sì, perché ha caratteristiche positive tali da incidere su<br />
salute, serenità, rendimento di chi vi opera. In più ha consumi<br />
ridotti, quindi più ricavi e meno costi. Se oggi è utilizzato<br />
in oltre 167 Paesi nel mondo è perché produce un<br />
ritorno economico. E se, ammortizzate le spese, il ritorno<br />
arriva entro 10 anni, il gioco vale la candela.<br />
Il mondo della moda quindi è tra i più sensibili…<br />
Si è già mosso anche sul fronte WELL, certificazione che<br />
ha appena quattro o cinque anni e punta il faro proprio sul<br />
benessere delle persone. Stiamo certificando già svariati<br />
progetti. Se oggi siamo al top a livello internazionale, con<br />
all’attivo 380 progetti LEED solo in questo settore, di cui 280<br />
già certificati, lo dobbiamo proprio al settore retail, per il<br />
quale abbiamo firmato contratti globali con brand che hanno<br />
fino a 600-700 negozi in tutto il mondo. Certo, Starbucks<br />
resta il numero uno, intende arrivare a diecimila punti vendita<br />
green, sono partiti per primi, hanno un ufficio dedicato<br />
e noi siamo i loro consulenti.<br />
Professionalità italiana, criteri e rigore internazionali.<br />
Sì, tutto finisce a un ente terzo, a Washington, che revisiona<br />
i progetti provenienti da tutto mondo. Un team definito<br />
da un numero, di cui non conosciamo la composizione,<br />
materiali inviati in formato digitale, più terzietà di così. Vera<br />
mentalità anglosassone, che a me piace, è quella della mia<br />
formazione. Però serve anche la nostra inventiva, se c'è un<br />
problema noi italiani lo sappiamo risolvere, nessuno ci batte,<br />
e infatti nel mondo del retail, qualunque sia la posizione<br />
di un negozio, dall’America all’Asia, alla fine le imprese edili<br />
che ci lavorano sono italiane: sono brave, veloci, efficienti.<br />
E ora so che lavorate anche con le nostre Ferrovie.<br />
Sì, ho appena incontrato gli ingegneri di RFI per un progetto<br />
LEED che riguarda la stazione di Frosinone. Il focus è sempre<br />
sugli ambienti di lavoro, ma alla fine, i benefici sono per<br />
tutti. Anche perché, nella strategia complessiva, un ruolo<br />
importante lo rivestono le percentuali di aree verdi, di posti<br />
per le auto elettriche, di rastrelliere per le biciclette, e la<br />
raccolta differenziata dei rifiuti.<br />
Edificio M Centro produttivo e archivio storico Salvatore Ferragamo - Firenze (in fase di certificazione LEED Platinum)<br />
© Progetto Archea<br />
16
Promotori<br />
Progettazione<br />
Partner
AGENDA<br />
A cura di Luca Mattei ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it<br />
save FEBBRAIO<br />
the date <strong>2020</strong><br />
L’EUROPA DELLA LUCE<br />
MILANO//7 FEBBRAIO>7 GIUGNO<br />
Non tutti gli artisti riescono a raggiungere<br />
la giusta fama in vita. È il caso di<br />
Georges de <strong>La</strong> Tour, uno dei più celebri<br />
pittori del ’600, rimasto quasi del tutto<br />
dimenticato per due secoli e poi risco-<br />
perto e rivalutato dallo storico dell’arte<br />
tedesco Herman Voss, che a partire<br />
dal 1915 dà il via a una serie di ricerche<br />
preliminari alla mostra consacratoria di<br />
Parigi del 1934.<br />
A distanza di decenni Palazzo Reale<br />
Georges de <strong>La</strong> Tour, <strong>La</strong> lotta dei musici (1625-1630 circa)<br />
The J. Paul Getty Museum<br />
palazzorealemilano<br />
di Milano dedica al maestro francese<br />
la prima antologica in Italia, per riflettere,<br />
attraverso un confronto tra i suoi<br />
lavori e quelli di colleghi europei coevi,<br />
come Gerrit van Honthorst e Paulus<br />
Bor, sulla pittura di genere e sulle<br />
sperimentazioni luministiche. Lo stile<br />
di De <strong>La</strong> Tour è caratterizzato, infatti,<br />
da un profondo contrasto fra i ritratti<br />
diurni, che non lasciano trasparire<br />
compassione e mostrano un’esistenza<br />
senza filtri, con volti segnati dalla povertà<br />
e dallo scorrere del tempo, e le<br />
tele con figure notturne, illuminate da<br />
una candela, commiserevoli, assorte,<br />
silenziose e commoventi. Tra i capolavori<br />
esposti spicca <strong>La</strong> lotta dei musici,<br />
proveniente dal J. Paul Getty Museum<br />
di Los Angeles, che esprime con crudo<br />
realismo uno dei temi più cari al genio<br />
transalpino, le scene di gruppo raffiguranti<br />
frammenti di vita popolare.<br />
palazzorealemilano.it<br />
© andrix/AdobeStock<br />
unamontagnadilibri<br />
montagnadilibri<br />
UNA MONTAGNA DI LIBRI<br />
CORTINA D’AMPEZZO//FINO AL 12 APRILE<br />
Entra nel pieno l’edizione invernale di Una<br />
montagna di libri, il festival che porta scrittori e<br />
lettori sulle Dolomiti fino ad aprile. L’8 febbraio<br />
Paolo Mieli presenta Le verità nascoste, 30 casi in<br />
cui la storia è stata manipolata. Il 14 Aldo Cazzullo<br />
e Fabrizio Roncone narrano Peccati immortali,<br />
giallo in una Roma tra politica e malaffare. Sabato<br />
15 si passa alle massime filosofiche condensate da<br />
Marcello Veneziani in Dispera bene. Il 20 la regista<br />
Flavia Gentili e l’attore Tommaso Ragno riflettono<br />
su Audiolibri, che passione. Gli incontri del 22 e<br />
25 commemorano due figure legate al territorio<br />
ampezzano scomparse nel 2019: nel primo lo<br />
scrittore Marco Berti ricorda l’alpinista Tom Ballard<br />
con Il figlio della montagna; nel secondo i giornalisti<br />
Giovanni Porzio e Gabriella Simoni celebrano il<br />
fotoreporter cortinese Stefano Zardini. Il 28 spazio<br />
al ricordo familiare di Enrico Vanzina con Mio fratello<br />
Carlo. <strong>Febbraio</strong> si conclude con Vittorio Feltri e la<br />
sua biografia, L’irriverente.<br />
unamontagnadilibri.it<br />
18
Pierre-Auguste Renoir, Bougival (1888)<br />
Collezione Pérez Simón, Messico<br />
NexoDigital Nexo_Digital palazzo.mazzetti palazzomazzetti<br />
CAPOLAVORI IMPRESSIONISTI<br />
ROMA//FINO ALL’8 MARZO<br />
ASTI//FINO AL 16 FEBBRAIO<br />
L’Impressionismo è protagonista di progetti che spaziano dai musei<br />
al cinema. Palazzo Bonaparte di Roma ospita Impressionisti segreti,<br />
un’occasione unica per ammirare tele che ritraggono affascinanti<br />
fermoimmagine di una Parigi di fine ’800 e seducenti ritratti di donne<br />
d’élite. Capolavori di maestri come Renoir, Degas, Cézanne, noti al<br />
grande pubblico ma nascosti in collezioni private sparse nel globo.<br />
Il percorso espositivo si può ammirare anche in un documentario<br />
omonimo prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital e diretto da Daniele<br />
Pini, in sala dal 10 al 12 febbraio. Le curatrici della mostra, Claire<br />
Durand-Ruel e Marianne Mathieu, portano gli spettatori a scoprire la<br />
visione del mondo degli impressionisti e l’accoglienza delle loro opere,<br />
dall’iniziale rifiuto di critica e pubblico al successo planetario. Se si<br />
preferisce un contatto con l’arte non filtrato da uno schermo, a Palazzo<br />
Mazzetti di Asti c’è Monet e gli impressionisti in Normandia, corpus di<br />
75 opere che si sofferma sullo stretto legame tra pittori come Monet,<br />
Delacroix e Courbet e la regione francese, il cui paesaggio vitale è<br />
stato fondamentale nel loro stile.<br />
mostrepalazzobonaparte.it | nexodigital.it | astimonet.it<br />
STARDUST: BOWIE BY SUKITA<br />
SALERNO//FINO AL 27 FEBBRAIO<br />
Una delle più importanti icone della cultura popolare contemporanea,<br />
David Bowie, arriva a Palazzo Fruscione di Salerno attraverso oltre 100 scatti,<br />
alcuni dei quali esposti in anteprima nazionale, di Masayoshi Sukita, maestro<br />
nipponico dell’obiettivo. È nel 1972 che nasce il loro sodalizio artistico: in quel<br />
periodo Sukita è a Londra per immortalare i T.Rex e il frontman Marc Bolan,<br />
finché un giorno decide di andare a un concerto di Bowie, a lui sconosciuto,<br />
perché attratto dal manifesto dello show. I due riescono a incontrarsi grazie<br />
a conoscenze comuni e danno il via a una relazione professionale proficua,<br />
nonostante la lontananza: lavorano insieme quasi ogni volta in cui il cantautore<br />
si trova in Giappone e il fotografo negli Stati Uniti. Tra loro si crea anche<br />
uno stretto rapporto privato, e i posati in studio lasciano il passo a sessioni<br />
più intime. Da queste occasioni nascono alcune delle immagini più note del<br />
britannico e altre che ne mostrano la natura più vera.<br />
bowiebysukitasalerno.it<br />
Masayoshi Sukita, Watch that man II (1972) © Sukita <strong>2020</strong><br />
tempimoderniassociazione tempi_moderni_idee<br />
Giovanni Bortolotti, Bonifica pontina. Abbattimento delle strutture di Cancello<br />
di Quadrato per costruirvi Littoria (1932). Archivio del XX secolo, <strong>La</strong>tina<br />
PALPpontedera palp_pontedera<br />
ARCADIA E APOCALISSE<br />
PONTEDERA (PI)//FINO AL 26 APRILE<br />
Quadri, sculture, foto, video e installazioni sono forme di espressione<br />
tanto diverse tra loro quanto accumunate dall’aver scelto spesso come<br />
soggetto il paesaggio, un genere ereditato dal ’700 che pone al centro<br />
la natura, in antitesi al mito e alla storia. Indagare il modo in cui tale<br />
tema è stato percepito e riprodotto dal 1850 a oggi è l’obiettivo della<br />
mostra a Palazzo Pretorio, che mette in luce i cambiamenti dell’estetica<br />
nel tempo. Le opere proposte si presentano come visioni coinvolgenti,<br />
ma anche come documenti che evidenziano la cultura di un’epoca.<br />
Ogni raffigurazione è infatti frutto di un’interpretazione dell’ambiente<br />
influenzata sia dal momento storico sia dalla formazione artistica e dal<br />
vissuto individuale dell’autore. Nel percorso espositivo si passa dalla<br />
scoperta di un paesaggio inserito in una cornice d’inalterata bellezza,<br />
l’Arcadia, alla testimonianza delle azioni anche violente inflitte al<br />
territorio, l’Apocalisse, con le devastazioni belliche e gli sconvolgimenti<br />
della ricostruzione.<br />
palp-pontedera.it<br />
19
AGENDA<br />
A cura di Luca Mattei<br />
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it<br />
<strong>Freccia</strong> Weekend<br />
febbraio <strong>2020</strong><br />
Milano Tattoo Convention<br />
© Alessandro Fornasetti<br />
milanotattooconvention<br />
7>9<br />
Weekend a Fiera Milano City<br />
per la XXV edizione di Milano<br />
Tattoo Convention, festa della<br />
creatività dove incontrare oltre<br />
450 artisti di tutto il mondo in<br />
rappresentanza di ogni stile di<br />
tatuaggio. [1]<br />
milanotattooconvention.it<br />
L’arte nipponica è a Palazzo<br />
Reale di Napoli fino al 10<br />
marzo con Sotto il cielo e<br />
sopra la terra, retrospettiva<br />
di Hidetoshi Nagasawa,<br />
scultore giapponese che<br />
ha fatto dialogare la cultura<br />
occidentale e orientale.<br />
polomusealecampania.<br />
beniculturali.it<br />
Costruzioni ironiche e<br />
paradossali riempiono fino al<br />
16 il bookstore di Palazzo delle<br />
Esposizioni a Roma con Case<br />
nei libri, Case fra i libri, mostra di<br />
Antonella Abbatiello, tra le più<br />
note autrici per l’infanzia.<br />
palazzoesposizioni.it<br />
Da sabato al 30 aprile al Museo<br />
Marca di Catanzaro Looking<br />
Forward to the Past, personale<br />
dello scultore Massimiliano<br />
Pelletti, nella cui poetica c’è<br />
sempre l’idea di classicità a fare<br />
da fil rouge.<br />
museomarca.info<br />
1 2<br />
Mirko Ranù e Giulia Sol, protagonisti di<br />
Ghost. Il Musical<br />
© Attilio Marasco<br />
ghostilmusicalitaly<br />
14>16<br />
Al Sistina di Roma fino al 9<br />
febbraio e agli Arcimboldi di<br />
Milano dall’11 al 1° marzo, Ghost.<br />
Il Musical, trasposizione del<br />
cult movie anni ’90 adattato per<br />
il palco dallo sceneggiatore<br />
originale, Bruce Joel Rubin. [2]<br />
ghostilmusical.it<br />
Amanti, amici di lunga data,<br />
artisti. Pittrice l’una, fotografo<br />
l’altro. Sono i protagonisti<br />
dell’esposizione Frida Kahlo<br />
through the lens of Nickolas<br />
Muray, alla Palazzina di caccia<br />
di Stupinigi (TO) fino al 3<br />
maggio.<br />
ordinemauriziano.it<br />
Grazie all’amore per la musica<br />
gli Ex-Otago hanno vissuto un<br />
anno straordinario che li ha<br />
consacrati al grande pubblico.<br />
Un traguardo da festeggiare<br />
con un concerto-evento sabato<br />
all’RDS Stadium di Genova.<br />
ex-otago.it<br />
<strong>La</strong> mostra Sogno e magia<br />
racconta attraverso 150<br />
opere, tra dipinti, disegni e<br />
acquerelli, il sentimento del<br />
pittore Marc Chagall per la sua<br />
amatissima moglie Bella. A<br />
Palazzo Albergati di Bologna<br />
fino al 1° marzo.<br />
palazzoalbergati.com<br />
20
3 4 5<br />
Steven Meisel, Ritratto di Audrey (1991)<br />
© Steven Meisel<br />
fondazionecarispezia fondcarispezia<br />
fondazione_carispezia<br />
Una scena dello spettacolo Dio arriverà<br />
all’alba (2019)<br />
dioarriveraallalba<br />
Joan Miró, Quelques Fleurs pour des Amis.<br />
Dedica a Nina Kandinsky (1964)<br />
© Pierluigi Siena<br />
comunedinapoli comunenapoli<br />
ecomuseodipeucetia<br />
21>23 28>1<br />
Intimate Audrey, alla Fondazione<br />
Carispezia di <strong>La</strong> Spezia fino al<br />
1° marzo, è la mostra creata<br />
da Sean Hepburn Ferrer, figlio<br />
dell’attrice icona di stile ed<br />
eleganza, figura leggendaria<br />
nella storia del cinema. [3]<br />
fondazionecarispezia.it<br />
Make it possibile è lo<br />
slogan della XV edizione<br />
di Danzainfiera, kermesse<br />
internazionale che fa incontrare<br />
operatori commerciali, ballerini<br />
e appassionati di danza. Dal<br />
20 al 23 a Fortezza da Basso di<br />
Firenze.<br />
danzainfiera.it<br />
Dal 20 al 22 Lecce ospita<br />
Business Tourism Management,<br />
incontri e workshop con<br />
tour operator e startup per<br />
rafforzare il confronto tra<br />
domanda e offerta turistica e il<br />
legame tra territorio pugliese e<br />
destinazioni internazionali.<br />
btmpuglia.it<br />
<strong>La</strong> piccola città di Anterselva<br />
(BZ) ospita per la sesta volta i<br />
campionati mondiali di biathlon.<br />
Tutte le gare, dal 13 al 23, sono<br />
valide anche per la Coppa del<br />
Mondo che si concluderà a<br />
marzo in Norvegia.<br />
biathlonworld.com<br />
In giro per l’Italia fino a<br />
maggio, venerdì e sabato fa<br />
tappa al Teatro Vertigo di<br />
Livorno Dio arriverà all’alba,<br />
lo spettacolo diretto da<br />
Antonio Nobili che omaggia la<br />
poetessa, aforista e scrittrice<br />
Alda Merini. [4]<br />
dioarriveraallalba.com<br />
Al Museo Davia Bargellini<br />
di Bologna fino al 1° marzo<br />
Via libera per volare, le<br />
installazioni del duo composto<br />
da Nadia Antonello e Paolo<br />
Ghezzi, ispirate alla favola Il<br />
semaforo blu di Gianni Rodari.<br />
museibologna.it<br />
<strong>La</strong>st days all’Ambra Jovinelli<br />
di Roma per Mine vaganti,<br />
spettacolo che, dopo il<br />
successo nella versione<br />
filmica, arriva per la prima<br />
volta sul palco. A dirigerlo lo<br />
stesso Ferzan Ozpetek, al suo<br />
debutto teatrale.<br />
ambrajovinelli.org<br />
Il T Fondaco dei Tedeschi di<br />
Venezia ospita fino a domenica<br />
Myth and Mastery, le creazioni<br />
Serpenti della maison Bulgari,<br />
dai modelli realizzati con<br />
la tecnica Tubogas a quelli<br />
rivestiti di smalti policromi.<br />
dfs.com<br />
FOCUS<br />
L’ARTE DI MIRÓ NEL SUD ITALIA<br />
<strong>La</strong> creatività di Joan Miró è<br />
protagonista di due interessanti<br />
progetti in Campania e in Puglia.<br />
Il Pan di Napoli propone fino al<br />
23 febbraio Il linguaggio dei segni,<br />
un percorso cronologico che<br />
ripercorre lo sviluppo del suo<br />
stile. Si parte dalle prime opere<br />
degli anni ’20, in cui linee e forme<br />
geometriche avviano un processo<br />
di riduzione e semplificazione<br />
della figura, e si conclude con i<br />
lavori degli anni ’80, dove sfondo,<br />
segno, superficie e supporto sono<br />
in perfetto equilibrio. Per l’iniziativa<br />
è prevista la promo 2x1 per i soci<br />
CartaFRECCIA con biglietto delle<br />
Frecce per Napoli.<br />
Nei pressi di Bari, condividono<br />
alcune ispirazioni del genio<br />
spagnolo Palazzo Monacelle<br />
di Casamassima, Palazzo San<br />
Domenico di Gioia del Colle<br />
e la Chiesa di Sant’Oronzo di<br />
Turi. Fino al 26 aprile ospitano<br />
Quelques Fleurs pour des Amis,<br />
mostra che prende il titolo dal libro<br />
illustrato dell’artista, una sequenza<br />
di litografie in cui si avvicendano<br />
un fiore e una dedica e dove tratti<br />
marcati dei tipici colori mironiani<br />
– giallo, rosso, blu e verde – si<br />
alternano a segni neri più leggeri.<br />
L’esposizione diffusa è un viaggio<br />
nella poeticità surrealista di Miró,<br />
rivelando una visione dell’arte<br />
vissuta con curiosità.<br />
comune.napoli.it<br />
ecomuseopeucetia.it<br />
21
AGENDA<br />
a cura di Marzia Dal Piai<br />
febbraio <strong>2020</strong><br />
<strong>Freccia</strong>Gourmet<br />
Se siete amanti del cioccolato, non prendete impegni dal 7 al 9 febbraio. Ad Asiago, in<br />
piazza Carli, appuntamento goloso con Il tour dei cioccolatieri Art & Ciocc. All’interno di una<br />
grande struttura coperta, prelibatezze di tutte le forme e per tutti i gusti: maestri artigiani<br />
provenienti da ogni regione tentano il pubblico con le specialità del territorio, ma anche<br />
con nuove delizie e gusti inediti, oltre che con stupefacenti sculture di cioccolato, vere e<br />
proprie opere d’arte da ammirare e assaporare.<br />
asiago.it/it/eventi<br />
Per chi vuole sperimentare nuovi comportamenti<br />
di consumo, dal free from al<br />
vegetariano fino all’etnico, la fiera giusta è<br />
FoodNova, a Rimini dal 15 al 18 febbraio.<br />
Qui, infatti, si trovano le risposte alle molteplici<br />
esigenze salutistiche ed etiche che<br />
seguono e orientano il cambiamento delle<br />
abitudini alimentari degli ultimi anni. Il ricco<br />
programma della manifestazione va da Attrezzature, al Centro Fiera del Garda di<br />
Riflettori puntati su Golositalia e Aliment &<br />
temi come gluten free, lactose free, veg Montichiari (BS) dal 22 al 26 febbraio. Con<br />
ed ethnic food a lanci di prodotti innovativi,<br />
show cooking e conferenze dedicate tutti gli attori del settore agroalimentare, da-<br />
550 espositori e l’ambizione di raggiungere<br />
alle novità del settore.<br />
gli operatori ai buyer della filiera distributiva<br />
foodnova.eu<br />
fino al consumatore, in uno spazio espositivo<br />
di cinque padiglioni. Nella parte retail i<br />
visitatori possono conoscere, degustare e<br />
acquistare prodotti enogastronomici.<br />
golositalia.it<br />
Doppio appuntamento per wine lover domenica<br />
23 e lunedì 24. A Firenze c’è ViNoi<br />
<strong>2020</strong>, quinta edizione del Salone di vini artigianali,<br />
biologici, biodinamici e naturali.<br />
<strong>La</strong> manifestazione è dedicata a viticultori e<br />
Sempre a Rimini, da sabato 15 a martedì<br />
18, Beer&Food Attraction riunisce in un scenza e approfondimento per il pubblico e<br />
operatori, ma è anche occasione di cono-<br />
solo appuntamento la più completa offerta gli appassionati.<br />
italiana e internazionale di birre, bevande, I Magazzini del cotone, al Porto Antico di<br />
food e tendenze per l’out of home. Le birre Genova, ospitano invece VinNatur: 500 bottiglie<br />
in assaggio e 100 vignaioli europei,<br />
sono al centro dell’attenzione, per attrarre<br />
nuovi stili di consumo, integrandosi con il ognuno con una sua storia e un sogno in comune,<br />
quello di produrre vino naturalmente<br />
beverage e il food più creativo. Un’esperienza<br />
sensoriale ma anche un momento buono per le persone e per l’ambiente.<br />
d’incontro.<br />
vinoi.it | vinnatur.org<br />
beerandfoodattraction.it<br />
Nel veronese, a Cerea, terza edizione per<br />
Pianura Golosa. Oltre 100 aziende presentano<br />
centinaia di prodotti di eccellenza,<br />
presidi e ricercatezze, tutti selezionati dalla<br />
Condotta Slow Food Valli Grandi Veronesi.<br />
Sabato 22 dalle 10 alle 22 e domenica 23<br />
dalle 9 alle 18 nell’Area Expo.<br />
pianuragolosa.it<br />
Pronti a competere tra i vigneti di Borgo San Felice, il 29 febbraio a Castelnuovo Berardenga<br />
(SI)? Il Festival del Potatore della vite prevede, infatti, il Pruning contest, una combattuta e<br />
appassionante gara di potatura aperta a tutti coloro che vorranno mostrare le proprie abilità<br />
per tagli accurati e veloci. Per poi degustare le prelibatezze della tradizione gastronomica<br />
toscana e le etichette più pregiate del Chianti Classico.<br />
festivaldelpotatore.it<br />
22
Specialised translation, transcreation, transmodality.<br />
Global translation nell’era digitale.<br />
IULM, IMPARARE IL FUTURO.<br />
OPEN WEEK<br />
<strong>La</strong>uree Magistrali<br />
17-20 febbraio<br />
iulm.it/openday<br />
Il futuro si apre<br />
a chi impara a gestire<br />
il cambiamento.<br />
IULM è l’Università<br />
del sapere dinamico,<br />
dell’evoluzione<br />
delle conoscenze.<br />
Vieni a scoprire il mondo<br />
dove sarai domani.
WHAT’S UP<br />
UNA TV DA<br />
SKIANTO<br />
FILIPPO TIMI DEBUTTA<br />
SU RAI3 CON UN<br />
OMAGGIO D’AMORE E<br />
D’IRONIA AL PICCOLO<br />
SCHERMO<br />
di Francesca Ventre<br />
f.ventre@fsitaliane.it<br />
Per la prima volta Filippo<br />
Timi si esibisce in tv. Per<br />
due serate, giovedì 13 e 20<br />
febbraio, su Rai3, l’attore si cimenta<br />
in un revival affettuoso, ma nello<br />
stesso tempo ironico e imprevedibile.<br />
Skianto è il programma in omaggio<br />
alla televisione di cui, confessa,<br />
fin da piccolo non ha mai potuto<br />
fare a meno.<br />
<strong>La</strong> tv è per te una novità. Come mai<br />
questa trasmissione che la celebra?<br />
L’idea è nata dal mio omonimo spettacolo<br />
teatrale, Skianto, e dal mio<br />
desiderio di raccontare due grandi<br />
appuntamenti tv, il Festival di Sanremo<br />
e lo show del sabato sera, in<br />
modo ironico e divertente, senza un<br />
ordine cronologico, ma regalando<br />
24
contemporaneità ed emozioni. In<br />
quella magica scatola che è la televisione<br />
trasferisco il mio personaggio<br />
teatrale. È nato con la scatola<br />
cranica sigillata, però sul piccolo<br />
schermo, come per miracolo, riesce<br />
a esprimersi. Perché la tv arriva<br />
davvero dappertutto e si accende in<br />
ogni casa italiana, è una di famiglia.<br />
E per me, cresciuto negli anni ’80,<br />
è un’enciclopedia. I miei pomeriggi,<br />
una volta finiti i compiti, li passavo<br />
in compagnia di questa finestra sul<br />
mondo. Chi appare in tv è spesso vicino<br />
alle nostre foto del matrimonio<br />
o di altri bei momenti. I suoi personaggi<br />
stanno in salotto con noi.<br />
Quali altre trasmissioni preferivi o<br />
preferisci?<br />
Sono un onnivoro della tv. Vedo volentieri<br />
Blob su Rai3, perché racconta<br />
in modo speciale i fatti del giorno,<br />
con montaggi d’eccezione. Ho<br />
passato tante sere d’estate a seguire<br />
spassose televendite. Tra i miei<br />
programmi storici preferiti ci sono<br />
Indietro tutta e Maurizio Costanzo<br />
Show, ai tempi di Carmelo Bene, pagine<br />
di televisione pura. Poi guardavo<br />
anche Mork & Mindy e Casa<br />
Vianello. Ho rivisto Franco Franchi<br />
e Ciccio Ingrassia su RaiPlay: due<br />
geni straordinari.<br />
Quali sono le differenze rispetto<br />
allo spettacolo teatrale?<br />
I mezzi espressivi, che si amplificano:<br />
si aggiungono scenografie, tanti<br />
ospiti, un corpo di ballo e molti musicisti.<br />
Alla base di tutto l’emozione.<br />
Sarai affiancato anche da altri artisti.<br />
Quali?<br />
Senza anticipare troppo, posso dire<br />
che Raphael Gualazzi è direttore<br />
musicale della puntata su Sanremo,<br />
ha arrangiato i brani con i suoi musicisti.<br />
Nell’altra puntata c’è Fabio<br />
Frizzi, che ha fatto lo stesso.<br />
Dalla tv a Internet fino ai social.<br />
Che ne pensi?<br />
Il web e, soprattutto, Youtube sono<br />
banche dati incredibili per le mie ricerche.<br />
<strong>La</strong> tv è invece tutt’altro: uno<br />
sguardo editoriale sul mondo che<br />
a volte attira un grande pubblico.<br />
Penso di nuovo a Sanremo, che riunisce<br />
tutti per commentare e discutere,<br />
oppure agli ascolti incredibili<br />
di Alberto Angela con le sue presentazioni<br />
dei tesori artistici italiani.<br />
A febbraio esce anche il tuo primo<br />
disco, in cui interpreti i successi di<br />
Fred Buscaglione. Hai quindi una<br />
passione per il canto? E perché<br />
proprio Buscaglione?<br />
Avrei voluto fare il cantante, altro<br />
che l’attore. Uno dei miei primi<br />
costumi di Carnevale fu quello di<br />
Fred Buscaglione. Era un cantante<br />
dall’incredibile ironia, prendeva in<br />
giro con distacco il mondo dei gangster<br />
degli anni ’40, con testi irresistibili.<br />
Ho accettato l’dea perché<br />
me l’ha proposta Massimo Martellotta,<br />
altrimenti non mi sarebbe mai<br />
saltato in mente di interpretarlo. Ho<br />
trovato il coraggio anche perché<br />
Fred aveva un alto grado di attorialità<br />
nell’esibirsi e perché le sue<br />
canzoni raccontano sempre una<br />
storia.<br />
Una scena del film <strong>La</strong> mia banda suona il pop<br />
SUL PICCOLO<br />
E GRANDE SCHERMO<br />
<strong>Febbraio</strong> ricco di uscite in tv e al<br />
cinema. L’amica geniale torna su<br />
Rai1, da lunedì 10 in prima serata,<br />
con il secondo capitolo, Storia del<br />
nuovo cognome. Gli eventi vissuti da<br />
Lila ed Elena riprendono dal punto<br />
in cui è finita la seguitissima prima<br />
stagione. Dal 6, invece, è al cinema<br />
Il ladro di giorni, un film di Guido<br />
Lombardi, con Riccardo Scamarcio<br />
e Massimo Popolizio: il viaggio di<br />
un padre che, appena uscito di<br />
prigione, parte insieme al figlio<br />
undicenne conosciuto da poco. Da<br />
giovedì 20 tocca a <strong>La</strong> mia banda<br />
suona il pop, la nuova commedia<br />
di Fausto Brizzi con Christian De<br />
Sica, Diego Abatantuono e Angela<br />
Finocchiaro. Elio Germano, infine,<br />
nelle sale dal 27, è Antonio Ligabue<br />
in Volevo nascondermi, la biografia<br />
del pittore di belve dai colori accesi,<br />
ritenuto pazzo.<br />
25
www.sicilybycar.it - sbc@sbc.it - +39 091.6390111<br />
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WHAT’S UP<br />
UNA GARA FEROCE<br />
RIPARTE IL REALITY GAME DI RAI2, PECHINO EXPRESS. AL TIMONE<br />
CONFERMATISSIMO COSTANTINO DELLA GHERARDESCA<br />
di Gaspare Baglio<br />
gasparebaglio<br />
© Roger Lo Guarro<br />
Chi ha paura di Pechino<br />
Express? Il reality game firmato<br />
Rai2 torna da martedì<br />
11 febbraio con un’edizione zeppa<br />
di difficoltà e un cast ruggente: Max<br />
Giusti e Marco Mazzocchi (i gladiatori),<br />
Marco e Ludovica Berry (padre e<br />
figlia), Asia Argento e Vera Gemma (le<br />
figlie d’arte), Enzo Miccio e Carolina<br />
Gianuzzi (i wedding planner), Nicole<br />
Rossi e Jennifer Poni (le collegiali),<br />
Valerio e Fabrizio Salvatori (gli inseparabili),<br />
Ema Kovac e Dayane Mello<br />
(le top), Soleil Sorge e Wendy Kay<br />
(mamma e figlia), Annandrea Vitrano<br />
e Claudio Casisa (i palermitani), Gennaro<br />
Lillio e Luciano Punzo (i guaglioni).<br />
A condurre il sempre amatissimo<br />
Costantino della Gherardesca,<br />
che svela qualche anticipazione alla<br />
<strong>Freccia</strong>.<br />
Anche quest’anno il programma è un<br />
bel tour de force.<br />
Che meraviglia chiamarlo tour! Mi<br />
ricorda Goethe e il suo Viaggio in<br />
Italia, nel XVIII secolo. <strong>La</strong> parola turismo<br />
deriva proprio dai lunghi tour di<br />
aristocratici e letterati in Italia e Francia,<br />
durante gli anni dell’Illuminismo.<br />
Il nostro programma, però, sarà una<br />
gara feroce: si vedranno luoghi meravigliosi,<br />
ma i concorrenti non avranno<br />
tempo per fermarsi a scrivere poesie.<br />
Cosa li aspetta?<br />
Partiranno dal sud della Thailandia,<br />
per arrivare a Bangkok. Attraversando<br />
il sud della Cina, l’intrigante e affascinante<br />
Yunnan, la spettacolare<br />
provincia di Guangxi, fino alla capitale<br />
tecnologica Shenzen. Poi la gara si<br />
trasferirà in Corea del Sud, da Busan<br />
alla modernissima Seoul.<br />
Il cast è tosto. Chi spiccherà?<br />
Ci sono personalità fortissime: Enzo<br />
Miccio è particolarmente prepotente,<br />
ma anche Asia Argento non<br />
scherza. Sono curioso di vedere<br />
come uscirà Soleil Sorge, che si è<br />
recentemente lasciata con Jeremias<br />
Rodriguez e viaggerà con sua madre,<br />
la californiana Wendy Kay: una<br />
bellissima donna abituata al lusso<br />
più sfrenato.<br />
Anche tu, Costa, torni a essere concorrente…<br />
Ho fatto Celebrity Hunted, reality<br />
game a cui partecipano anche Totti,<br />
Fedez e Claudio Santamaria, peraltro<br />
molto simpatico. Uscirà tra qualche<br />
mese su Amazon Prime Video.<br />
raiplay.it<br />
PechinoExpress<br />
27
WHAT’S UP<br />
LOVE SHOW<br />
FLAVIO MONTRUCCHIO CONDUCE<br />
SU REAL TIME IL PROGRAMMA<br />
PRIMO APPUNTAMENTO,<br />
UN SUCCESSO CHE NON<br />
ACCENNA A FERMARSI<br />
È<br />
senza dubbio uno dei volti di punta di Real Time. Flavio<br />
Montrucchio, occhi azzurri, battuta pronta e un<br />
passato attoriale diviso tra la soap opera CentoVetrine,<br />
le fiction Donna Detective e <strong>La</strong> nuova squadra e musical del<br />
calibro di Grease. Poi è arrivata la conduzione di eventi come<br />
Una notte per Caruso e Lo Zecchino d’oro. Due occasioni e una<br />
certezza: era nata una stella. Il gruppo Discovery ha fiutato il<br />
talento di Montrucchio e lo ha voluto già nella scorsa stagione<br />
al timone di Primo appuntamento, in onda ogni martedì alle<br />
21:10. Il format ha subito segnato un +8% rispetto all’anno scorso.<br />
Un debutto coi fiocchi e una scommessa vinta.<br />
Primo appuntamento continua a macinare ascolti. Ormai sei il<br />
volto di punta di Real Time.<br />
Sono contento che la rete abbia creduto in me, riconfermandomi<br />
alla conduzione di questo dating show. E affidandomi<br />
anche Bake Off Italia - All-Stars Battle, una pietra miliare. È un<br />
attestato di stima.<br />
Come mai Primo appuntamento funziona così bene?<br />
È un’equazione difficile da analizzare. In effetti è andato sempre<br />
in crescendo, sicuramente il fascino dell’appuntamento al<br />
buio permane. Un ingrediente vincente, per me, è il coraggio<br />
di mostrare l’amore e le sue diverse sfaccettature. Senza alcun<br />
tipo di censura.<br />
Hai un passato nella recitazione, vorresti tornare a fare l’attore?<br />
Non ragiono a compartimenti stagni. In tanti anni di lavoro<br />
sono cresciuto grazie alle cose che ho fatto e alle persone che<br />
ho incontrato. Non mi sentivo più adatto ai ruoli che mi proponevano,<br />
ma ci ha messo lo zampino anche il destino: come<br />
nel film Sliding doors, mi sono trovato nell’intrattenimento. <strong>La</strong><br />
veste che, a oggi, sento calzarmi meglio.<br />
C’è qualche programma che ti piacerebbe fare?<br />
Sono un creativo. Quando facevo il musical non riuscivo a<br />
rimanere ancorato a certi paletti. In tv cercano una visione e<br />
una verve diversa. Non mi dispiacerebbe fare il game, potrei<br />
scherzare con la gente comune, interagire col pubblico. Avendo,<br />
ogni giorno, persone diverse davanti.<br />
Sanremo è nei tuoi pensieri?<br />
Farei sicuramente felice la mia mamma. Se arrivassi all’Ariston,<br />
come Rocky urlerei, anziché «Adriana!», «Mamma, ce l’ho fatta!».<br />
Qual è stato il momento di svolta da interprete a presentatore?<br />
Tale e quale show mi ha fatto innamorare nuovamente dell’entertainment.<br />
Da lì è partito un po’ tutto. E sono arrivato fino a<br />
Discovery, dove un conduttore come me può sperimentare<br />
cose nuove al passo coi tempi.<br />
Un’ultima cosa: viaggi spesso in treno?<br />
Lo amo! Le mie tratte abituali sono la Roma-Torino e la Roma-Milano.<br />
<strong>La</strong> mia famiglia d’origine è a Torino, il lavoro a Milano,<br />
mentre vivo a Roma. In treno mi piace rilassarmi, spegnere<br />
lo smartphone e godermi un buon libro.<br />
G.B.<br />
28
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />
29
INCONTRO<br />
© Giuseppe Di Viesto<br />
Carlo Verdone sul set del film Si vive una volta sola<br />
30
DI VERDONE<br />
CE N’È UNO<br />
IL CELEBRE ATTORE E REGISTA ROMANO RACCONTA<br />
LA SUA NUOVA COMMEDIA, SI VIVE UNA VOLTA SOLA,<br />
TRA ANEDDOTI, ANTEPRIME E CURIOSITÀ<br />
di Gaspare Baglio<br />
gasparebaglio<br />
«<br />
Sono felice di fare questa<br />
intervista. Vado spesso a<br />
Milano, Firenze, Torino e<br />
Napoli. E non conviene prendere l’aereo,<br />
il treno non si batte. A bordo riesco<br />
pure a lavorare. È una passione<br />
che ho sempre avuto, collezionavo<br />
addirittura i trenini Marklin».<br />
Carlo Verdone si lascia andare a un<br />
ricordo personale prima di raccontare<br />
alla <strong>Freccia</strong> il nuovo film da lui diretto<br />
e interpretato, Si vive una volta<br />
sola, nelle sale dal 26 febbraio.<br />
Attore e regista amatissimo dal pubblico,<br />
con le sue commedie agrodolci<br />
fa sorridere a denti stretti, mostrando<br />
tic e manie degli italiani. Chi non ricorda<br />
l’ossessivo Furio di Bianco, rosso<br />
e Verdone, il coatto Ivano di Viaggi<br />
di nozze, il timido Sergio di Borotalco<br />
e lo spavaldo Gepy Fuxas di Perdiamoci<br />
di vista?<br />
Ogni personaggio è legato a un sorriso<br />
velato di malinconia. Caratteristica<br />
che ha reso Verdone un regista<br />
unico e inimitabile. Di Verdone ce n’è<br />
uno. Così come inimitabili sono le sue<br />
pellicole, che non hanno mai avuto<br />
sequel, ai quali si dichiara contrarissimo.<br />
Come mai questa avversione?<br />
C’è il rischio enorme di deludere il<br />
pubblico. Il film vero è uno e basta,<br />
poi si deve cambiare pagina. I numeri<br />
due mi sembrano una furbizia.<br />
Cosa ci dice di Si vive una volta sola?<br />
È arrivato dopo un anno di riunioni<br />
che non riuscivano a centrare molto<br />
bene l’obiettivo. Il produttore De <strong>La</strong>urentiis<br />
dimostrava delle perplessità,<br />
capivo che c’era qualcosa che riteneva<br />
troppo azzardato. Poi ho incontrato<br />
Giovanni Veronesi, gli ho parlato<br />
dell’idea che avevo e dei dubbi a livello<br />
produttivo.<br />
Veronesi che le ha detto?<br />
Mi ha dato uno spunto, molto interessante,<br />
che ha portato allo sviluppo<br />
del soggetto e della sceneggiatura<br />
in tempi rapidi.<br />
Quale storia è uscita fuori?<br />
È un film corale su un’équipe medica<br />
formata da Rocco Papaleo, Anna<br />
Foglietta, Max Tortora e me. I personaggi<br />
sono professionisti di alto livello<br />
nel lavoro, ma di bassissimo livello<br />
nella vita privata, con solitudini e problemi<br />
sentimentali. Si frequentano<br />
anche fuori dalla sala operatoria, ma<br />
il tempo ha usurato l’amicizia: quasi<br />
non si sopportano più, però non possono<br />
fare a meno l’uno dell’altro. Poi<br />
un fatto traumatico, tra i tanti colpi di<br />
scena, permette di ridisegnare l’amicizia<br />
e l’affetto con maturità.<br />
Come ha scelto il cast?<br />
Non avevo mai lavorato con nessuno<br />
di questi attori. Anna Foglietta mi<br />
aveva colpito molto a teatro e nel film<br />
drammatico Un giorno all’improvviso.<br />
Trovo sia un’attrice meravigliosa, sa<br />
destreggiarsi nella commedia come<br />
nelle parti drammatiche. È stata perfetta.<br />
E Rocco Papaleo?<br />
È l’anestesista. Il personaggio doveva<br />
avere una sua fisionomia e quel ruolo<br />
gli calza a pennello.<br />
Manca solo Max Tortora…<br />
Lui mi è sempre piaciuto. Tra le altre<br />
cose, prima di iniziare a girare,<br />
ho pensato che questo film potesse<br />
dare agli interpreti qualcosa di importante<br />
dal punto di vista recitativo.<br />
<strong>La</strong> scrittura è stata modificata sulla<br />
base delle caratteristiche degli attori.<br />
Sono rimasto molto contento, è uno<br />
dei migliori cast che ho mai avuto e,<br />
dopo le riprese, siamo diventati molto<br />
amici.<br />
31
INCONTRO<br />
© Claudio Porcarelli<br />
Da sinistra: in prima fila Max Tortora e Carlo Verdone, in seconda Anna Foglietta e Rocco Papaleo<br />
Protagonista è anche il viaggio.<br />
Che valore assume?<br />
Viene utilizzato come distrazione<br />
da un problema importante, che<br />
riguarda Papaleo. È necessario,<br />
perché si crea una situazione particolare<br />
che deve essere risolta in un<br />
ambiente diverso da quello di vita e<br />
di lavoro, e dalle rispettive famiglie.<br />
Dove porta questo viaggio, geograficamente<br />
parlando?<br />
Ho optato per la costa della Puglia,<br />
la percorriamo da Monopoli in giù,<br />
fino a Otranto e Castro. Ci sono location<br />
molto belle.<br />
Ha fatto molti film che sono entrati<br />
nell’immaginario collettivo italiano,<br />
ma bisogna menzionare anche<br />
Sono pazzo di Iris Blond, che ha un<br />
respiro internazionale.<br />
Infatti è uscito in America, dove ha<br />
ricevuto buone critiche. Fu proiettato<br />
all’Angelica Theatre di New York.<br />
È difficile piazzare i prodotti nostrani,<br />
in genere vengono relegati nelle<br />
sale d’essai. Noi, al contrario, abbiamo<br />
un altro atteggiamento verso le<br />
pellicole estere: il coreano Parasite,<br />
per esempio, esce in circuiti di prima<br />
visione. Forse dipende dal fatto<br />
che, sotto sotto, non riusciamo a<br />
fare lungometraggi totalmente cosmopoliti<br />
come le opere di Fellini o<br />
<strong>La</strong> grande bellezza di Sorrentino. È<br />
colpa delle idee e dei soggetti, che<br />
forse sono troppo provinciali.<br />
A proposito del film di Sorrentino.<br />
Dopo l’Oscar come miglior film<br />
straniero, le sono arrivate richieste<br />
per interpretare pellicole all’estero?<br />
Sì, negli Usa, ma francamente non<br />
erano progetti che mi interessavano.<br />
Che film erano?<br />
Mi hanno pregato di non dirlo, andremmo<br />
a toccare sul vivo l’attore<br />
che mi ha sostituito.<br />
Mai pensato di fare solo il regista?<br />
Dovrei trovare una storia giusta per<br />
attori giovani, dove non ci sia bisogno<br />
della mia presenza, ma fino a<br />
quando ho l’amore del pubblico<br />
continuerò così. È comunque nei<br />
miei pensieri. Dopo questo film ne<br />
ho in serbo un altro, poi ci sarà il<br />
serial Vita da Carlo. Lo dovrebbe distribuire<br />
Amazon, ma ancora nulla è<br />
definito. Abbiamo presentato il progetto<br />
e le prime due puntate, sono<br />
molto piaciute.<br />
Con quale attrice vorrebbe lavorare?<br />
Meryl Streep. Per me è un sogno, la<br />
stimo tantissimo. Magari un giorno<br />
avrò una grande idea in grado di<br />
sedurre questa immensa interprete.<br />
Se non ricordo male, l’ha pure baciata…<br />
Veramente mi ha baciato lei! Quando<br />
alla Festa del Cinema di Roma<br />
sono andato a complimentarmi per<br />
la sua carriera, le ho detto che la<br />
considero come Jimi Hendrix. Lei si<br />
è fatta una risata, mi ha fatto capire<br />
che voleva darmi un bacio e io me<br />
lo sono preso.<br />
Streep a parte?<br />
Scarlett Johansson. È bravissima,<br />
fantastica.<br />
Il comico Ricky Gervais, durante la<br />
premiazione dei Golden Globe, ha<br />
fatto un monologo politicamente<br />
scorretto con l’obiettivo di denun-<br />
32
ciare la difficoltà di far ridere oggi.<br />
Che ne pensa?<br />
Bisogna stare attenti a come si dicono<br />
certe cose, anche se mi sembra<br />
un pensiero a metà strada tra<br />
il radical chic e il falso moralismo.<br />
L’artista deve avere libertà e la gente<br />
dovrebbe mettere meno paletti.<br />
Le faccio un esempio: se c’è solo<br />
una donna protagonista allora siamo<br />
maschilisti. Sarà una moda, ma<br />
è anche un po’ stupida. Sicuramente<br />
si sta esagerando.<br />
Un film che ha nel cassetto, che le<br />
piacerebbe dirigere?<br />
Tempo fa sono andato a salutare<br />
la sorella di una persona che conosco,<br />
del mio quartiere, che stava<br />
morendo. È stato molto toccante. Ci<br />
sono anche ritornato, sono stati due<br />
giorni meravigliosi. Ho capito che il<br />
mio ruolo, come artista, ha una funzione<br />
importante, se a ringraziarti è<br />
qualcuno che sta lasciando questo<br />
mondo. Ci si sente utili, come un antidepressivo<br />
senza effetti collaterali.<br />
Quindi potrei fare un film sulla<br />
malattia, perché no.<br />
Interessante, anche se un po’ rischioso…<br />
Vede, dopo quell’episodio, nel<br />
quartiere tutti mi invitavano a casa<br />
per farmi salutare la moglie paralizzata<br />
o il figlio colpito da ictus.<br />
Una volta arrivai a un contradditorio<br />
molto acceso con un signore che<br />
era arrabbiato per la scena di un<br />
mio film. È stato molto bello, perché,<br />
dopo la sfuriata, siamo scoppiati<br />
a ridere. E lui mi fa: «Tu te sei<br />
dimenticato che sto pe’ mori’ e io<br />
t’ho dato del tu invece che del lei».<br />
Potrebbe uscirne una cosa un po’<br />
comica e un po’ drammatica.<br />
Lei è anche una star di Facebook e<br />
Instagram.<br />
Ci sono dovuto entrare per forza e<br />
malvolentieri: c’era un usurpatore<br />
che scriveva come se fosse me e<br />
mi hanno consigliato di ufficializzare<br />
i miei social. Però funziona, le<br />
mie pagine sono pacate e serene,<br />
e tutti possono partecipare. Scrivo<br />
i miei post di getto, mentre aspetto<br />
un piatto al ristorante, quando faccio<br />
colazione o quando mi viene in<br />
mente qualcosa. Non ci penso più<br />
di tanto e i follower sentono che<br />
quello che dico è vero e sincero.<br />
carloverdone.com<br />
carloverdoneofficial<br />
carloverdone<br />
Una scena del film Si vive una volta sola<br />
© Giuseppe Di Viesto<br />
33
TRAVEL<br />
© mrighetti82/AdobeStock<br />
ROMEO AND JULIET<br />
BIKE TOUR<br />
34
Ponte Castelvecchio, Verona<br />
UN ROMANTICO ITINERARIO<br />
STORICO-GASTRONOMICO PER<br />
COPPIE (SU DUE RUOTE) NELLA<br />
CITTÀ DEGLI INNAMORATI<br />
di Marzia Dal Piai - a cura di vdgmagazine.it<br />
A ROMANTIC HISTORIC AND<br />
GASTRONOMIC ITINERARY FOR<br />
COUPLES (ON TWO WHEELS)<br />
IN THE CITY FOR LOVERS<br />
35
TRAVEL<br />
«<br />
Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?». Una<br />
"<br />
Romeo, Romeo, wherefore art thou?". One of the<br />
delle frasi più celebri della tragedia shakespeariana<br />
celebra l’amore assoluto di Romeo e Giu-<br />
tragedy celebrates the all-encompassing love<br />
most celebrated phrases from Shakespeare's<br />
lietta che si è consumato nella città di Verona. E nel mese between Romeo and Juliet, which unfolded in the city of<br />
dell’amore, febbraio, in cui si festeggia San Valentino, proprio<br />
nella città scaligera un importante evento coinvolge un tine's Day is celebrated, it is precisely in the city of the<br />
Verona. And in the month of love, February, when Valen-<br />
particolare tipo di amanti, quelli delle due ruote: è Cosmobike<br />
Show. E, allora, ci piace immaginare dei moderni Ro-<br />
kind of lover, those on two wheels: it's the Cosmobike<br />
Scala family that an important event involves a particular<br />
meo e Giulietta in un tour che li veda percorrere i luoghi più Show. And then we like to imagine present-day Romeo<br />
belli, romantici e gustosi di Verona, perché no, in sella a una and Juliets in a tour which sees them in the most beautiful,<br />
romantic and tasty parts of Verona on a bike, and why<br />
bici. Un itinerario che fa bene all’ambiente e all’amore, fatto<br />
di degustazioni e conoscenza del territorio, per immergersi not? It is an itinerary that is good for the environment and<br />
nelle vie e nei locali della città della celebre e sventurata for love, which encompasses tastings and discovering<br />
coppia.<br />
the local area, so you can immerse yourself in the streets<br />
and places of the city of the celebrated and ill-fated<br />
Come tutti sanno, la storia d’amore tra Romeo e Giulietta è<br />
leggenda, frutto della penna di William Shakespeare, che a couple.<br />
sua volta si ispirò a una novella. Ma Verona conserva alcuni As everybody knows, the love story between Romeo and<br />
luoghi storici reali che fanno da ambientazione alla tragedia Juliet is fiction, created by William Shakespeare who was<br />
del drammaturgo inglese, poiché un fondo di verità esiste. in turn inspired by a short tale. But Verona boasts historic<br />
<strong>La</strong> famiglia Montecchi, quella di Romeo, fu infatti una delle<br />
più importanti dinastie ghibelline veronesi, e la lotta con English dramatist, as the play has some basis in truth.<br />
sites that serve as settings for the work by the great<br />
i guelfi insanguinò veramente la città nel 1200. Allo stesso The Montecchi family - Romeo's - was indeed one of the<br />
modo, il cognome Capuleti, quello di Giulietta, sarebbe una most important Ghibelline dynasties in Verona, and the<br />
storpiatura di Cappelletti, mercenari al soldo di Venezia. struggle with the Guelphs did indeed cause bloodshed in<br />
Si parte, dunque, dall’edificio del XIII secolo al civico 23 di the city in the 1200s. And equally Juliet's surname Capulet<br />
via Cappello, a pochi passi dalla centralissima piazza delle<br />
Erbe, dove sul grande arco del cortile campeggia anco-<br />
mercenaries in the pay of Venice. So, the itinerary starts<br />
is a distortion of the name of the Cappelletti, who were<br />
ra lo stemma della casata e sulla cui facciata in mattoni a from the thirteenth-century building at number 23 Via<br />
vista spunta il famoso balcone dove la giovane attendeva Cappello, very close to the centrally-located Piazza delle<br />
Romeo. A casa di Giulietta sicuramente si mangiava pasta Erbe, where the great arch of the courtyard still sports<br />
e fasoi (fagioli), piatto medievale tipico della cucina popolare,<br />
spesso insaporito aggiungendo le cotiche di maiale. A the young girl awaited Romeo projects from the<br />
the emblem of the house and the famous balcony where<br />
bare-<br />
Balcone di Romeo e Giulietta/Romeo & Juliet’s balcony<br />
© zefart/AdobeStock<br />
36
© PATMALUPHOTO/AdobeStock<br />
Malcesine (Verona), <strong>La</strong>go di Garda<br />
breve distanza, in via delle Arche Scaligere, la dimora dei<br />
Montecchi è un imponente edificio con portici decorati di<br />
tufo e cotto. <strong>La</strong> casa non è visitabile, ma si può entrare nella<br />
parte in cui sorge l’Osteria del Duca, un locale di cucina tradizionale<br />
veneta. Da provare i bigoli con le sarde (da bigat,<br />
bruco), una pasta simile agli spaghetti ma più spessa. Altra<br />
tappa obbligata la tomba di Giulietta, dove un tempo sorgeva<br />
un ex convento di frati appena fuori le mura cittadine, in<br />
via Pontiere 35. Una ventina di chilometri facili da percorrere<br />
in sella, magari accompagnati da una guida come Fabio<br />
Boeti, di Bike Experience, che sa raccontarne i tanti aspetti<br />
nascosti. E dopo una tappa così amara bisogna concedersi<br />
le cose buone della vita, come il risotto all’Amarone, preparato<br />
mantecando il riso con l’Amarone della Valpolicella e il<br />
formaggio Monte Veronese.<br />
<strong>La</strong> Città degli innamorati regala scorci suggestivi anche non<br />
legati al mito di Romeo e Giulietta, come quelli architettonici<br />
che ne fanno un gioiello da visitare in ogni stagione. In<br />
bicicletta, del resto, si raggiungono angoli per lo più sconosciuti,<br />
dove di solito si scoprono locali di prodotti tipici e prelibatezze.<br />
Prima di ripartire pedalando, per guadagnare un<br />
po’ di energia in più, c’è il bollito con la pearà, preparato con<br />
carne e verdure e servito con un purè di pane grattugiato e<br />
pepe abbondante (la pearà, appunto). E poi via lungo il fiume<br />
Adige, con deviazione in via Barbaranni verso la famosa<br />
chiesa di San Zeno, protettore di Verona, che conserva uno<br />
splendido dipinto del Mantegna. Ritornando verso il fiume<br />
e attraversando il Ponte Risorgimento, sulla riva opposta si<br />
prosegue su Lungadige Cangrande in direzione dell’Arsenale,<br />
dove si staglia il ponte medievale di Castelvecchio. Il Lungadige<br />
è una via particolarmente adatta ai ciclisti fino alla<br />
brick façade. At Juliet's house they certainly ate pasta<br />
and fasoi (beans), a typical medieval peasant food, which<br />
was often flavoured by adding pork rind. Not far away, in<br />
Via delle Arche Scaligere, the home of the Montecchi is<br />
an imposing building with porticoes decorated with tuff<br />
stone and terracotta. The house cannot be visited, but<br />
you can see the part occupied by Osteria del Duca, a<br />
restaurant with traditional Veneto cuisine. You should try<br />
the bigoli con le sarde (from bigat, caterpillar), which is a<br />
pasta similar to spaghetti, but thicker. Another obligatory<br />
stop is at Juliet's tomb outside the walls in Via Pontiere<br />
35, where a monastery once stood. Twenty kilometres<br />
that are easy to cover by bike, perhaps accompanied by<br />
a guide like Fabio Boeti from Bike Experience, who can<br />
point out many details you might not notice. And after<br />
such a sad interlude, you will have to indulge in some of<br />
the good things, like risotto all’Amarone, which is made<br />
by coating rice with Amarone della Valpolicella and<br />
Monte Veronese cheese.<br />
The city of lovers also offers fascinating sights that are<br />
not associated with the legend of Romeo and Juliet.<br />
Such as the architecture that makes it a jewel to visit<br />
in every season. And by bike you can access areas that<br />
are generally unknown, and often discover venues<br />
offering local products and delights. Before cycling<br />
on, to boost one’s energy, there is bollito con la pearà,<br />
which is prepared with meat and vegetables and served<br />
with a pure purée of breadcrumbs and lots of pepper<br />
(the pearà). You then ride along the River Adige, with<br />
a detour in Via Barbaranni towards the famous church<br />
of San Zeno, the patron saint of Verona, which has a<br />
37
TRAVEL<br />
splendida veduta di Castel San Pietro<br />
(detto anche di Re Teodorico). Per arrivare<br />
alla Reggia bisogna affrontare<br />
la salita delle Torricelle, ma in sella a<br />
una e-bike nulla è impossibile e, per<br />
chi non se la sente, c’è la funicolare.<br />
Scendendo, non resta che attraversare<br />
il Ponte Pietra, il più antico della città, e<br />
pedalare fino a via Sottoriva, una delle<br />
strade più ricche di ristoranti e osterie.<br />
Un buon bicchiere di vino della Valpolicella,<br />
di Soave o Custoza, è l’ideale<br />
per rinfrancarsi dopo le fatiche su due<br />
ruote.<br />
Al ritorno, verso piazza dei Signori, si<br />
arriva facilmente in piazza delle Erbe,<br />
dove è d’obbligo sedersi in un caffè ad<br />
ammirare gli affreschi che decorano<br />
gli edifici, e magari assaggiare anche i<br />
dolcetti fatti con l’impasto del pandoro,<br />
le sfogliatelle di Villafranca o le frolline.<br />
Per un buon caffè c’è anche Liston, in<br />
piazza Brà, cuore della città assieme a<br />
via Mazzini (la via dello shopping, dove<br />
la bici va tenuta a mano). Tornati in sella,<br />
si pedala in direzione dell’Arena per<br />
via dei Pellicciai, assaporando i profumi<br />
della cucina veronese che si incontrano<br />
tra le viuzze del centro. Un’altra<br />
specialità è il riso al tastasal, con carne<br />
macinata, salata e pepata, ricetta nata<br />
per controllare la salatura della carne<br />
prima di utilizzarla nella preparazione<br />
dei salumi. Da qui il nome, che significa<br />
proprio tastare il sale. A due passi<br />
dall’Arena, poi, si può fare un salto alla<br />
Botteghetta per assaggiare gli affettati<br />
lessini e i prodotti dell’entroterra, o alla<br />
storica osteria Il carro armato, nelle cui<br />
vicinanze si trova la chiesa dove sono<br />
seppelliti i Signori di Verona, gli Scala.<br />
Insomma, sono tante e gustose le tappe<br />
nella Città dell’amore, che tra l’altro,<br />
nella settimana di San Valentino, ospita<br />
la XVI edizione di Verona in Love -<br />
Dolcemente in Love, iniziativa che propone<br />
ingressi museali a tariffa ridotta,<br />
caccia al tesoro, visite guidate, mercatini<br />
di prodotti tipici e musica. Torna<br />
anche la proposta Due cuori a tavola,<br />
per degustare menù speciali pensati<br />
proprio per celebrare gli innamorati.<br />
Difficile immaginare un San Valentino<br />
più dolce di quello veronese.<br />
citta.di.verona.it<br />
visitverona.net<br />
casadigiulietta.comune.verona.it<br />
bikeexperience.net<br />
dolcementeinlove.com<br />
© Francesco83/AdobeStock<br />
Risotto all'Amarone<br />
splendid painting by Mantegna.<br />
Going back to the river and over<br />
the Ponte Risorgimento, on the<br />
opposite bank you continue on the<br />
Lungadige Cangrande towards the<br />
Arsenale, with the medieval bridge<br />
of Castelvecchio. The Lungadige is<br />
a road that is especially suitable for<br />
cyclists, leading up to the splendid<br />
view of Castel San Pietro (also known<br />
as the Castle of King Teodorico). To<br />
get to the royal residence you have<br />
to brave the Torricelle climb, but<br />
with e-bikes nothing is impossible,<br />
and for people who do not feel up<br />
to it there is a funicular railway. On<br />
the way back down, just cross Ponte<br />
Pietra, the oldest bridge in the city,<br />
and pedal up to Via Sottoriva, one<br />
of the streets with most restaurants<br />
and eateries. A nice glass of<br />
Valpolicella, Soave or Custoza is the<br />
perfect way to refresh yourself after<br />
exertions on two wheels. Returning,<br />
going towards Piazza dei Signori, you<br />
easily reach Piazza delle Erbe, where<br />
you must sit down in a café and<br />
admire the frescoes that decorate<br />
the buildings, and perhaps also try<br />
some sweets made with almond<br />
dough, Villafranca sfogliatella or<br />
frolline biscuits. Another place for<br />
a good cup of coffee is Liston, in<br />
Piazza Brà, which together with<br />
Via Mazzini (the shopping street,<br />
where you have to wheel your bike)<br />
forms the heart of the city. Getting<br />
back on the saddle, you pedal<br />
towards the Arena through Via dei<br />
Pellicciai, savouring the smells of<br />
Veronese cooking that drift through<br />
the alleyways in the city centre.<br />
Another speciality is tastasal rice,<br />
with ground, salted and peppered<br />
meat. This recipe was created to<br />
check if meat was sufficiently salted<br />
before being used in cold cuts, and<br />
indeed its name means “tasting for<br />
salt”. Very close to the Arena you<br />
can go to the Botteghetta to sample<br />
local cold cuts and other products,<br />
or to the historic inn Al Carro Armato,<br />
close to the church where the lords<br />
of Verona, the Scala family, are<br />
buried. So, there are many tasty<br />
stops to make in the city of love,<br />
which during the week of Valentine’s<br />
Day also hosts the 16th edition of<br />
Verona in Love - Dolcemente in<br />
Love. This initiative offers reducedprice<br />
museum tickets, treasure<br />
hunts, guided tours, markets with<br />
traditional products and music. Due<br />
cuori a tavola is also back, offering<br />
special menus created especially to<br />
celebrate people in love. It is difficult<br />
to imagine a Valentine’s Day that is<br />
sweeter than the one in Verona.<br />
VERONA<br />
66 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />
38
COSMOBIKESHOW<br />
TURISMO SOSTENIBILE E GREEN ATTITUDE PROTAGONISTI<br />
DEL FESTIVAL DELLA BICI, ALLA FIERA DI VERONA IL 15 E 16 FEBBRAIO<br />
Se di amore ne avete uno<br />
su tutti, quello per la bicicletta,<br />
allora non perdete<br />
CosmoBikeShow il 15 e 16 febbraio<br />
alla Fiera di Verona. Performance<br />
acrobatiche, incontri con i campioni<br />
e test ride su circuiti mozzafiato<br />
attendono gli appassionati insieme<br />
ai big player, ai loro ultimi modelli e<br />
alle tecnologie più all’avanguardia.<br />
Proprio nel weekend di San Valentino<br />
la storia d’amore tra la città, la sua<br />
fiera e il mondo del ciclismo viene<br />
confermata. L'obiettivo di CosmoBike<br />
è promuovere la bici come protagonista<br />
della mobilità di tutti i giorni, in<br />
un’ottica di sostenibilità e di rispetto<br />
per l’ambiente. Obiettivi che ben si<br />
coniugano con una delle mission di<br />
Ferrovie dello Stato Italiane, quella di<br />
dare impulso a un turismo sostenibile<br />
e dolce, che faccia dell’integrazione<br />
fra treno e bici un volano per la riscoperta<br />
dei territori e delle ricchezze<br />
paesaggistiche, storico-culturali ed<br />
enogastronomiche del nostro Paese.<br />
Non solo mondo racing on e off-road<br />
ma anche iniziative mirate al turismo in<br />
sella come l’area CosmoBike Tourism,<br />
con le migliori proposte e attrezzature<br />
per gli appassionati di questa<br />
forma di vacanza slow.<br />
A Verona torna anche la quinta edizione<br />
dell'Italian Green Road Award,<br />
il premio ideato dalla rivista online<br />
di cicloturismo Viagginbici.com, con<br />
l'intento di mettere in luce percorsi e<br />
territori che sono riusciti a valorizzare<br />
al meglio le vie verdi attraverso servizi<br />
in grado di consentire lo sviluppo<br />
del cicloturismo.<br />
L’edizione <strong>2020</strong> vede anche confermata<br />
la partnership con <strong>La</strong> Gazzetta<br />
dello Sport, con oltre 40 eventi e talk<br />
show assieme ai grandi campioni del<br />
passato e del presente. Il 15 febbraio,<br />
inoltre, dalle 15 alle 16 appuntamento<br />
con Bicicucina, tante ricette, improvvisate<br />
o quasi, assieme a Tessa Gelisio,<br />
conduttrice di Cotto e mangiato e Cotto<br />
e mangiato in bici, e al giornalista-ciclista<br />
Maurizio Guagnetti. M.D.P.<br />
cosmobikeshow.com<br />
viagginbici.com<br />
39
TRAVEL<br />
© Daniele Fabbro<br />
Ferrovia Pedemontana del Friuli<br />
DAL BINARIO ALLE DUE RUOTE<br />
IL GRUPPO FS<br />
ITALIANE PRESENTA<br />
A COSMOBIKE<br />
L’OFFERTA LEGATA<br />
ALLA MOBILITÀ<br />
DOLCE, CON<br />
L’INTEGRAZIONE<br />
BICI+TRENO<br />
di Luca Mattei<br />
l.mattei@fsitaliane.it<br />
ellemme1<br />
Tutti in sella alla propria bicicletta,<br />
lo scorrere delle<br />
lancette dell’orologio non<br />
interessa, ciò che conta è solo immergersi<br />
nella bellezza panoramica<br />
e culturale del Belpaese. <strong>La</strong> mobilità<br />
dolce, basata sull’attività fisica, ma<br />
senza puntare al raggiungimento della<br />
meta nel più breve tempo possibile, è<br />
sempre più diffusa in Europa. Da compiere<br />
programmando anche lunghi<br />
spostamenti, grazie alla possibilità di<br />
trasportare comodamente in treno la<br />
propria due ruote. Non sorprende così<br />
la partecipazione di FS Italiane a Cosmobike,<br />
il festival dedicato al mondo<br />
della bicicletta che nel 2019 ha attratto<br />
oltre 30mila visitatori. Mission del<br />
Gruppo, infatti, è da sempre la promozione<br />
di un viaggio sostenibile e integrato,<br />
con un occhio di riguardo nei<br />
confronti dell’ambiente e di quei mezzi<br />
che consentono di ridurre le emissioni<br />
di anidride carbonica.<br />
Un impegno sempre più cospicuo, illustrato<br />
durante i talk della kermesse<br />
veronese. Sabato 15 febbraio alle 15<br />
si parte con Treni antichi, sapori e bici,<br />
a cura della Fondazione FS Italiane,<br />
grande protagonista di un <strong>2020</strong> scelto<br />
dal ministro Dario Franceschini come<br />
Anno del treno turistico. Con la Fondazione,<br />
il Gruppo FS ha avviato nel<br />
2014 il progetto Binari senza tempo,<br />
per raggiungere mete meno note ma<br />
dalla straordinaria ricchezza artistica,<br />
paesaggistica ed enogastronomica.<br />
Tra il 2014 e il 2018 sono stati riaperti<br />
all’esercizio 600 chilometri di linee<br />
ferroviarie, nel 2019 i treni d’antan hanno<br />
trasportato circa 100mila persone,<br />
mentre nei prossimi mesi tornerà sui<br />
binari anche l’elettrotreno di lusso<br />
Arlecchino e si inizierà il restauro del<br />
Settebello. Interessante l’offerta per<br />
gli appassionati biker: si può viaggiare<br />
sulle affascinanti carrozze d’epoca degli<br />
anni ’30 anche caricando la propria<br />
due ruote a bordo di antichi bagagliai,<br />
un tempo riservati al trasporto merci.<br />
Terminato il primo incontro, alle 16:30<br />
tocca a Rete Ferroviaria Italiana presentare<br />
Ferrovie dismesse: un riuso<br />
ciclabile. Il gestore dell’infrastruttura<br />
ferroviaria nazionale ha un patrimonio<br />
di circa 1.200 km di linee non più<br />
in esercizio da preservare per scopi<br />
40
turistici e sociali e cedere alle amministrazioni<br />
locali per la trasformazione in<br />
greenways, sentieri riservati a spostamenti<br />
non motorizzati. Fra i tracciati più<br />
idonei ce ne sono alcuni in prossimità<br />
di siti di pregio naturalistico-culturale:<br />
in Friuli-Venezia Giulia, per esempio, si<br />
potrebbe partire da San Giorgio di Nogaro<br />
e arrivare a Palmanova (UD), città<br />
fortificata con pianta a stella e sito<br />
Unesco; in Veneto, nel tratto da Susegana<br />
a Giavera (TV), ci si avvicinerebbe<br />
alle celebri colline del Prosecco e<br />
del Valdobbiadene. I progetti portati a<br />
termine sono molteplici, con circa 400<br />
chilometri di linee già trasformate. Fra<br />
Torino e Cuneo si può percorrere l’Airasca-Moretta,<br />
detta via delle Risorgive<br />
per la presenza di sorgenti naturali. C’è<br />
invece il mare a fare da sfondo in alcuni<br />
tratti dell’Arenzano-Albisola Capo,<br />
in Liguria, dove si può anche raggiungere<br />
la casa di Cristoforo Colombo a<br />
Cogoleto (GE), e dell’Ortona-Vasto, in<br />
Abruzzo, verso la riserva Punta Acquabella<br />
e Palazzo d’Avalos, in provincia di<br />
Chieti. Il tragitto più lungo (73,7 km) è la<br />
Godrano-Burgio, nel palermitano, per<br />
arrivare agli scavi archeologici Adranone<br />
e alla cascata delle Due Rocche.<br />
Rfi ha mappato i percorsi in una trilogia<br />
di Atlanti, l’ultimo dei quali, stampato a<br />
dicembre 2019, viene presentato proprio<br />
a Cosmobike.<br />
Nell’ultimo giorno del festival, alle 11,<br />
si parla di Turismi possibili: treno e bici.<br />
Per Trenitalia, infatti, una maggiore<br />
integrazione tra questi due mezzi è<br />
un obiettivo perseguito e raggiunto<br />
da diversi anni. A bordo dei Regionali,<br />
per le due ruote elettriche o montate<br />
il ticket è gratuito (sempre per le pieghevoli)<br />
oppure si paga un semplice<br />
supplemento. A costo zero anche<br />
l’assicurazione per danni accidentali<br />
e il bracciale catarifrangente, offerti<br />
agli abbonati Regionali e InterCity e<br />
ai soci CartaFRECCIA che acquistano<br />
una pieghevole da Decathlon, grazie<br />
alla partnership firmata a ottobre 2019.<br />
Inoltre, nei nuovi Regionali c’è più spazio<br />
per le bici, fino a 18 nei Rock, fino<br />
a otto nei Pop, ed è possibile caricare<br />
quelle elettriche. Entro fine anno,<br />
su ogni convoglio InterCity saranno<br />
presenti sei postazioni. CosmoBike è<br />
per la Divisione Passeggeri Regionale<br />
di Trenitalia anche l’occasione per<br />
presentare il travel book dedicato alle<br />
ciclovie in prossimità delle stazioni<br />
ferroviarie in esercizio. Un’opportunità<br />
per i viaggiatori di stabilire un contatto<br />
diretto con la natura, la storia e la cultura<br />
di un Paese meraviglioso.<br />
VIAGGIARE SOSTENIBILE<br />
FS ITALIANE ADERISCE AL MANIFESTO DI ASSISI<br />
«Un approccio realmente sostenibile è quello in cui vengono prese decisioni avendo<br />
ben chiaro il senso della prospettiva, non preoccupandosi solo degli effetti di breve<br />
periodo ma proiettandosi in un orizzonte di più ampio respiro», ha sottolineato<br />
Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo,<br />
nell’aderire al Manifesto di Assisi lo scorso 15 gennaio.<br />
Promosso da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Vincenzo<br />
Boccia, presidente di Confindustria, Mauro Gambetti, padre custode del Sacro<br />
Convento di Assisi, ed Enzo Fortunato, direttore della rivista San Francesco, il<br />
Manifesto nasce per sostenere lo sviluppo di un’economia a misura d’uomo contro<br />
la crisi climatica. Per dare concretezza al proprio impegno a tutela dell’ambiente,<br />
FS Italiane ha definito anche gli obiettivi di lungo periodo (2030-2050): incremento<br />
dello shift modale per passeggeri e merci verso la mobilità sostenibile, aumento ai<br />
massimi livelli della sicurezza sulle reti ferroviarie e stradali, riduzione delle emissioni<br />
di CO 2<br />
per diventare carbon neutral entro il 2050.<br />
Azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra in 30 anni si può e si deve.<br />
Chiunque può aderire al Manifesto di Assisi, firmando il documento sul sito<br />
symbola.it, e sono già in programma alcuni incontri tra i firmatari promotori per<br />
mantenere aperto il dialogo.<br />
41
TRAVEL<br />
LO SPRINT DEL<br />
BIKE SHARING<br />
IN ITALIA LE BICI CONDIVISE AUMENTANO E OFFRONO NUOVE<br />
PROSPETTIVE ALLA MOBILITÀ URBANA<br />
di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it<br />
© rh2010/AdobeStock<br />
42
Sarà l’effetto Greta che ripudia<br />
i motori, sarà la capacità<br />
di sgusciare nel tetris<br />
urbano, ma in città girano sempre<br />
più biciclette. Lontanissimi i tempi<br />
in cui la macchina era l’attestazione<br />
reboante del proprio benessere<br />
sociale, oggi il suo possesso è<br />
vissuto da molti come un peso, e<br />
la mobilità è sempre più percepita<br />
come un servizio, che deve essere<br />
flessibile e adattarsi ai bisogni<br />
quotidiani. I veicoli in sharing — che<br />
siano macchine, scooter o bici — rispondono<br />
alle esigenze mutevoli<br />
ed estemporanee dei viaggiatori:<br />
si paga solo l’utilizzo effettivo, eliminando<br />
tutti i costi manutentivi e<br />
quelli legati alla proprietà. E la bici<br />
è leggera, silenziosa, adatta a piccoli<br />
spostamenti urbani, perfetta<br />
per raggiungere fermate e stazioni.<br />
I numeri della mobilità condivisa<br />
crescono, ma inquadrare le dimensioni<br />
del bike sharing italiano<br />
è piuttosto complesso: «Stimarle è<br />
difficile perchè esistono tanti piccoli<br />
servizi, alcuni con un numero<br />
esiguo di bici. Pensiamo, per esempio,<br />
a tutte le località turistiche»,<br />
spiega Luca Refrigeri dell’Osservatorio<br />
nazionale sulla Sharing Mobility.<br />
Tuttavia un dato significativo<br />
per capire la portata del settore è<br />
il numero di biciclette disponibili: si<br />
è passati da poco più di 14mila nel<br />
2015 alle quasi 36mila del 2018, con<br />
cui sono stati effettuati 15 milioni di<br />
spostamenti. L’impennata si è registrata<br />
nel 2017 con l’avvento del<br />
free floating: mentre con il sistema<br />
station based le dueruote sono collocate<br />
nelle rastrellerie, con questa<br />
modalità sono individuabili tramite<br />
app grazie alla geolocalizzazione<br />
e possono essere lasciate all’interno<br />
di aree predefinite. Le città con<br />
un servizio a flusso libero sono Milano,<br />
Torino, Bergamo, Mantova,<br />
Padova, Ferrara, Bologna, Reggio<br />
Emilia, Firenze, Pesaro e Roma, per<br />
un totale di circa 22mila bici con<br />
cui circolare. Le file dei rider urbani<br />
si sono ingrandite anche grazie<br />
alla diffusione dell’e-bike a pedalata<br />
assistita che vanno incontro ai<br />
meno allenati, permettendo loro di<br />
affrontare facilmente le pendenze<br />
e i tragitti più lunghi. «Negli ultimi<br />
due-tre anni è cresciuta molto la<br />
cultura della bici e della mobilità<br />
condivisa. Gli episodi di vandalismo<br />
sono piuttosto isolati. Le biciclette<br />
in sharing sono diventate familiari<br />
e incontrano sempre di più i bisogni<br />
degli utenti: comode, sicure,<br />
ben illuminate, dotate di cestino o<br />
portapacchi», prosegue Refrigeri.<br />
Aumenta anche la sensibilità delle<br />
amministrazioni locali, impegnate a<br />
redigere e approvare i Piani urbani<br />
di mobilità sostenibile (Pums), promossi<br />
dalla Commissione Europea<br />
che ha diffuso le relative linee guida<br />
puntando su accessibilità, sostenibilità,<br />
sicurezza e condivisione.<br />
Piste ciclabili, ciclostazioni e bike<br />
sharing sono centrali in questa pianificazione,<br />
considerando i benefici<br />
di muoversi pedalando, soprattutto<br />
in termini di riduzione dell’inquinamento<br />
ambientale, acustico e di<br />
decongestionamento. Tra le grandi<br />
realtà, è Milano quella più avanti sul<br />
fronte della sharing mobility ed è<br />
stata tra le prime a mettere in pie-<br />
Nel Meridione per le bici condivise<br />
la strada è ancora in salita: secondo<br />
l’ultimo Rapporto nazionale sulla sharing<br />
mobility manca il sistema di free floating,<br />
mentre quello station based ha servizi<br />
con meno di 100 mezzi<br />
Fonte: Osservatorio nazionale sulla Sharing Mobility<br />
43
TRAVEL<br />
di il servizio con BikeMi nel 2008,<br />
arrivando nel 2018 a offrire 12mila<br />
bici tra free floating e station based.<br />
Bolzano, lo scorso ottobre,<br />
ha inaugurato la sua ciclopolitana,<br />
costituita da una rete interconnessa<br />
di piste ciclabili servita dal bike<br />
sharing con un parco di 100 bici a<br />
pedalata assistita e tre tricicli per<br />
persone con difficoltà motorie (con<br />
l’intenzione di aggiungere anche<br />
cargo bike attrezzate con un carrello<br />
anteriore per trasportare valigie).<br />
Bene l’Emilia-Romagna, contraddistinta<br />
da una storica vocazione per<br />
i velocipedi soprattutto nei Comuni<br />
di Ferrara, Reggio Emilia, Modena<br />
e Bologna. Quest'ultima, lo scorso<br />
settembre, è stata scelta da Mobike<br />
per sperimentare, per la prima volta<br />
in Italia e in Europa, le sue e-bike<br />
a pedalata assistita a flusso libero<br />
con spazi di parcheggio dedicati. A<br />
Verona, prima della prossima estate,<br />
è previsto il raddoppio delle postazioni<br />
per il bike sharing gestito<br />
da Clear Channel, dove si potranno<br />
noleggiare 170 nuove bici e 150<br />
e-bike, 50 delle quali dotate di seggiolino.<br />
Firenze è uno dei centri con<br />
la più alta densità di bici free floating:<br />
nel 2018 ce n’erano 10,5 ogni<br />
1.000 abitanti. A Roma, dopo l’uscita<br />
di scena di oBike, in ottobre Uber<br />
ha lanciato Jump, che in poco più di<br />
un mese ha raggiunto il traguardo<br />
delle 100mila corse, affiancato da<br />
Helbiz cha ha debuttato a novembre<br />
con alcune decine di e-bikes.<br />
Nel Meridione, invece, per le bici<br />
condivise la strada è ancora in salita:<br />
secondo l’ultimo Rapporto nazionale<br />
sulla sharing mobility manca<br />
il sistema di free floating, mentre<br />
quello station based ha servizi con<br />
meno di 100 mezzi. Fa eccezione<br />
Palermo, caso singolare nel panorama<br />
italiano: BiciPa ha una flotta di<br />
400 unità ed è controllato da Amat,<br />
azienda del trasporto pubblico che<br />
vede il Comune di Palermo come<br />
socio unico. Mentre i servizi di sharing<br />
mobility vengono solitamente<br />
affidati a società private tramite<br />
bando pubblico, nel capoluogo siciliano<br />
vengono gestiti direttamente<br />
dall’amministrazione comunale.<br />
Ma il divario tra Nord e Sud non è<br />
l’unica questione sollevata dal bike<br />
sharing: i pagamenti digitali escludono<br />
una consistente fascia di popolazione<br />
che ha poca confidenza<br />
con la tecnologia e le zone periferiche<br />
rimangono tagliate fuori. «È<br />
molto importante che il soggetto<br />
pubblico fornisca indirizzi chiari.<br />
Per esempio, all’interno dei contratti<br />
con gli operatori, può inserire<br />
determinati requisiti di copertura e<br />
accessibilità del servizio». Gli amministratori<br />
locali non solo possono<br />
orientare il bike sharing verso una<br />
maggiore equità, ma possono sfruttarlo<br />
per migliorare la mobilità urbana:<br />
«<strong>La</strong> digitalizzazione permette<br />
di ottenere dati rilevanti dagli utenti,<br />
come le aree più frequentate o<br />
gli orari di maggior concentrazione.<br />
Tali informazioni, che costituiscono<br />
parte di un sistema complesso,<br />
possono essere studiate e integrate<br />
per conoscere gli spostamenti dei<br />
cittadini e calibrare con criterio, per<br />
esempio, il trasporto pubblico locale<br />
o la viabilità». <strong>La</strong> direzione da<br />
seguire, insomma, è quella che va<br />
verso smart city a zero emissioni,<br />
capaci di migliorare la qualità della<br />
vita degli abitanti. E nel progressivo<br />
avanzamento di una mobilità a misura<br />
d’uomo, il bike sharing è pronto<br />
alla volata.<br />
osservatoriosharingmobility.it<br />
SharingMob<br />
TRENITALIA<br />
E BICINCITTÀ<br />
Per i soci CartaFRECCIA, gli abbonati<br />
regionali/sovraregionali e i titolari<br />
di Carta Unica sconti e agevolazioni<br />
sui servizi Bicincittà, il bike sharing<br />
più diffuso in Italia: accesso alle<br />
velostazioni a condizioni vantaggiose,<br />
noleggio bici tradizionali, e-bike e<br />
folding bike, servizi di ricarica elettrica.<br />
bicincitta.com<br />
© zigres/AdobeStock<br />
44
Una storia centenaria, e piena di colori che continuano<br />
vivi nella nostra maestosa architettura, cultura vibrante<br />
e spirito unico e inestinguibile. Così e l’autentica Cuba.<br />
Scoprila. www.autenticacuba.com
TRAVEL<br />
MADE IN NAPLES<br />
IS BETTER<br />
di Peppe Iannicelli<br />
e Cecilia Morrico morricocecili<br />
Atelier Magnifique<br />
NON SOLO MILANO E FIRENZE, PER ASSAPORARE<br />
L’ARTE SARTORIALE DEL FATTO A MANO BISOGNA<br />
ANDARE A NAPOLI. UN GIRO TRA LE VIE DEL CAPOLUOGO<br />
PARTENOPEO TRA CRAVATTE, PANTALONI, GIACCHE E ACCESSORI<br />
DALL’ALTA QUALITÀ E SAPIENZA ARTIGIANALE<br />
Maison Cilento & F.llo<br />
Se si pensa che il Quadrilatero<br />
della moda si trovi solo a Milano<br />
si sbaglia di grosso. Napoli<br />
e la Campania sono il regno del fatto<br />
a mano e dell’alta sartorialità per lui. Di<br />
Borbonica memoria, i re dell’artigianalità<br />
in grande stile si trovano tra i vicoli<br />
del capoluogo partenopeo. Chi sceglie<br />
di trascorrere un weekend di shopping<br />
non può esimersi da un giro in via Chiaia,<br />
proprio dietro piazza del Plebiscito,<br />
scendendo poi verso piazza dei Martiri,<br />
quindi per via Filangieri e via dei Mille e<br />
proseguendo lungo la Riviera di Chiaia.<br />
Qui le boutique e botteghe artigianali<br />
deliziano ogni palato fine, e infatti al civico<br />
203/204, nello splendido Palazzo<br />
Ludolf, ha sede una delle case storiche<br />
della città: Maison Cilento & F.llo. Fondata<br />
nel 1780, è oggi guidata da Ugo<br />
Cilento, ottava generazione della storica<br />
famiglia che, con passione, impegno,<br />
creatività e grande serietà, è riuscita a far<br />
conoscere e apprezzare lo stile napoletano<br />
nel mondo. Un’eleganza legata al<br />
territorio, che si ritrova anche nella collezione<br />
di cravatte e foulard realizzata<br />
per la Fondazione FS Italiane e ispirata<br />
alla carrozza reale custodita nel Museo<br />
ferroviario di Pietrarsa. <strong>La</strong> cravatta è un<br />
modello sette pieghe fatto interamente<br />
a mano con tre ore di lavoro e il doppio<br />
della stoffa abitualmente utilizzata per<br />
accessori analoghi. Le quattro pieghe<br />
da un lato e le tre dall’altro, dall’esterno<br />
verso l’interno della seta jacquard, garantiscono<br />
un risultato perfetto senza triplure,<br />
molto apprezzato dagli intenditori.<br />
Il modello richiama le decorazioni in oro<br />
47
TRAVEL<br />
zecchino della carrozza reale e riporta<br />
nel codino il logo FS, il modello della<br />
carrozza e la data di produzione.<br />
Molto richiesti sia l'appuntamento in atelier<br />
con Maurizio Marinella che gli open<br />
day organizzati periodicamente nella<br />
sua maison alla Riviera di Chiaia. Oltre<br />
alle celebri cravatte, con l’occasione i<br />
gentiluomini possono apprezzare e scegliere<br />
stoffe pregiate per abiti e camicie,<br />
pelli per scarpe su misura, prodotti per<br />
la barba e la cura del viso, delizie gastronomiche<br />
e sigari raffinati. Sempre a Chiaia<br />
si può fare un salto da Officine, negozio<br />
specializzato in abbigliamento e accessori<br />
per uomo, dove poter trovare il pantalone<br />
napoletano con quell’estro in più.<br />
Tra i brand in esposizione Biagio Santaniello,<br />
marchio nato nel 1968 a Salerno<br />
e oggi guidato dal figlio Antonio: tessuti,<br />
forme, accostamenti sono sempre originali<br />
e coinvolgenti, ogni collezione è un<br />
vero e proprio mondo di ispirazioni con<br />
particolare attenzione all’ecosostenibilità<br />
dei prodotti e all’evoluzione tecnologica<br />
delle lavorazioni artigianali. Se invece<br />
si vuole proprio il classico partenopeo la<br />
scelta giusta è la collezione O’Sart della<br />
maison Entre Amis. Il modello ha infatti<br />
in vita il tradizionale nasello blocca bottone<br />
e la cintura precostruita sartoriale<br />
e si può trovare, sempre in zona centro,<br />
da Milord oppure da De Matteo, antiche<br />
boutique locali.<br />
In via Filangieri, l’appuntamento è da<br />
Magnifique, maison fondata nel 1964<br />
da Mario Esposito. Un atelier con stoffe,<br />
drapperie e camicie raffinatissime e una<br />
produzione di nicchia molto ambita, in<br />
particolare le scarpe realizzate con vitelli<br />
francesi e camosci inglesi, coccodrillo<br />
e cordovan per i clienti più esigenti.<br />
Biagio Santaniello<br />
<strong>La</strong> lavorazione è Goodyear, le tomaie e<br />
le suole interamente dipinte a mano.<br />
Per scegliere un accessorio prezioso<br />
come i gemelli da polso, vale una sosta<br />
Barbarulo 1894 a piazza Amedeo. Il<br />
design, le decorazioni, la chiusura a bottoncino<br />
(marchio originale, registrato) o a<br />
coda di balena impreziosita da una lamina<br />
d’oro trasformano questo accessorio<br />
in un gioiello contemporaneo completamente<br />
realizzato artigianalmente in<br />
house.<br />
Calabrese 1924<br />
Su appuntamento e vicino alla stazione<br />
Centrale il laboratorio di Eugenio Calabrese,<br />
fondatore nel 1924 dell’omonimo<br />
marchio di cravatte e tessuti. Sartoria alla<br />
quarta generazione familiare con Annalisa,<br />
nei suoi locali, oltre alla produzione, è<br />
possibile trovare anche un archivio quasi<br />
centenario, maglioni in cashmere, pochette<br />
e cinture.<br />
Per finire il tour bisogna spostarsi a Pompei<br />
dove, all’interno di una prestigiosa<br />
villa di proprietà di un fioraio, c’è l’officina<br />
di Alfredo Rifugio. Una storia d’eccellenza<br />
da oltre 50 anni, conosciuto come il sarto<br />
che fa le giacche di pelle a mano. In villa si<br />
riceve per appuntamento e ad accogliere<br />
gli ospiti Rifugio in persona e il suo team<br />
di dieci collaboratrici con ago e ditale.<br />
cilento1780.it<br />
emarinella.com<br />
biagiosantaniello.com<br />
entreamis.it<br />
magnifiquenapoli.com<br />
gemellidapolso.it<br />
calabrese1924.com<br />
alfredorifugio.it<br />
NAPOLI<br />
109 FRECCE AL GIORNO<br />
48
TRAVEL<br />
LEZIONI DI STORIA<br />
FESTIVAL<br />
DAL 27 FEBBRAIO AL 1º MARZO, A NAPOLI, UNA SERIE DI INCONTRI<br />
PER RIFLETTERE SULL’IDENTITÀ COLLETTIVA<br />
di Giuseppe <strong>La</strong>terza<br />
Giuseppe <strong>La</strong>terza<br />
Nella nostra epoca di grande<br />
incertezza sul futuro c’è<br />
un gran bisogno di conoscenza<br />
storica. Come possiamo, infatti,<br />
scegliere e perseguire le soluzioni<br />
giuste per garantirci una vita migliore<br />
se non impariamo dagli errori e dalle<br />
conquiste del passato? Molti italiani<br />
lo sanno. È per questo che da molti<br />
anni affollano le nostre Lezioni di Storia<br />
nei teatri di tutta Italia, da Roma a<br />
Milano, da Bari a Padova, da Trieste a<br />
Genova. E per questo ha avuto grande<br />
successo la prima edizione del Festival<br />
delle Lezioni di Storia che si è tenuta<br />
lo scorso anno a Napoli. Migliaia<br />
di persone sono venute ad ascoltare<br />
le parole degli storici, che ci hanno<br />
trasportato in una dimensione apparentemente<br />
lontana ma che, per differenza,<br />
ci aiuta a riflettere su noi stessi.<br />
Val bene un lungo e intenso fine settimana<br />
a Napoli, dunque, dal 27 febbraio<br />
al 1° marzo per non perdere Lezioni<br />
di Storia Festival <strong>2020</strong>. Questa seconda<br />
edizione, resa possibile grazie al<br />
contributo essenziale della Regione<br />
Campania, affronta il tema Noi e loro,<br />
cioè come uomini e donne nel corso<br />
della storia si siano messi insieme,<br />
cercando un’identità comune, nel<br />
modo di pensare e di agire.<br />
Nel corso della storia, infatti, ci siamo<br />
definiti per appartenenza a un gruppo:<br />
una famiglia, una città, una nazione,<br />
ma anche una chiesa, un partito politico,<br />
una squadra di calcio. Questa<br />
identità collettiva si è costruita quasi<br />
sempre per differenza o contrapposizione<br />
con un altro gruppo: come dire,<br />
siamo “noi” perché non siamo “loro”.<br />
Ma quanto degli “altri” è invece entrato,<br />
senza che ce ne accorgessimo, a<br />
definire la nostra identità? Comprendere<br />
le ragioni e i modi in cui l’umanità<br />
fin dalle sue origini si è costituita<br />
e divisa in noi e loro ci consente forse<br />
di immaginare un noi universale e un<br />
mondo meno frammentato e conflittuale,<br />
in cui a cadere sono quei muri<br />
fisici e culturali che dividono i tanti noi.<br />
Un tema affascinante e complesso<br />
che, durante il Festival, sarà sviluppato<br />
da alcuni tra i migliori storici italiani<br />
e stranieri nelle forme più diverse, attraversando<br />
letteratura, arte, cinema<br />
e fumetti. Relatori che uniscono alla<br />
qualità del pensiero storico la capacità<br />
di rendere la storia attraente per<br />
chi li ascolta.<br />
Ma il successo del Festival sta anche<br />
nella bellezza della città che lo ospita.<br />
Una bellezza carica di storia che<br />
si esprime con tutta la sua forza nei<br />
palazzi del centro storico, sedi delle<br />
prestigiose istituzioni culturali in cui<br />
si svolgono gli incontri. Quattro giorni<br />
per raccontare la nostra storia, per<br />
divertirci e stupirci, per riflettere sul<br />
nostro presente. Un invito a mettervi<br />
tutti in viaggio verso Napoli.<br />
lezionidistoriafestival<br />
storiafestival<br />
editorilaterza<br />
editorilaterza<br />
editorilaterza<br />
50
© Francesco Pierantoni<br />
Spettatori al Teatro Bellini di Napoli, Lezioni di Storia Festival 2019<br />
TEMI<br />
Per aiutare il pubblico a scegliere tra lezioni, dialoghi, performance teatrali<br />
e incontri in libreria, Lezioni di Storia Festival <strong>2020</strong> è stato suddiviso in una<br />
serie di percorsi tematici.<br />
• Grandi racconti: la narrazione di eventi particolari che fanno luce su<br />
temi più generali, dal Risorgimento ai Mondiali di calcio, dall’Africa<br />
all’America.<br />
• I maestri: il ritratto di chi ha fatto la storia di questa disciplina, da Croce<br />
a Mann, da De Felice a Mack Smith.<br />
• I volti del potere: gli uomini che con il loro potere hanno cambiato la<br />
storia, da Serse all’imperatore Claudio, da Mussolini a Hitler.<br />
• In questione: le grandi questioni del nostro tempo viste attraverso la<br />
lente della storia, come élite e popolo, migrazioni, sessualità, conflitto<br />
tra generazioni.<br />
• Il mondo a Napoli: per raccontare Napoli e la sua fortissima identità<br />
multiculturale, da Goethe a Stendhal, da Billy Wilder a Fassbinder.<br />
• Il tempo della musica: la storia attraverso la musica, da Beethoven al<br />
blues.<br />
• <strong>La</strong> storia nell’arte: vivere la storia attraverso l’arte, da Picasso a Banksy.<br />
• Noi e gli antichi: la nostra relazione con il mondo antico, dagli dei greci<br />
a Pompei e gli antichi romani.<br />
• Orizzonti: le proposte dei partner sul territorio.<br />
LUOGHI<br />
Teatro Bellini<br />
Mann - Museo Archeologico Nazionale di Napoli<br />
Madre - Museo d’arte contemporanea Donnaregina<br />
Accademia di Belle Arti<br />
Conservatorio San Pietro a Majella<br />
Liceo Vittorio Emanuele II<br />
Librerie (UBIK, IoCiSto, Megastore Feltrinelli, The Spark Creative Hub)<br />
PARTNER<br />
Il Festival è progettato e ideato da Editori <strong>La</strong>terza con la Regione<br />
Campania ed è organizzato dall’Associazione A voce alta e dalla<br />
Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, con la partnership di<br />
Mann, Madre - Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee,<br />
Accademia di Belle Arti, Conservatorio San Pietro a Majella e Liceo<br />
Vittorio Emanuele II. Promozione e Comunicazione sono a cura<br />
della Scabec, società in-house della Regione Campania.<br />
RELATORI<br />
David Abulafia, Alessandro Barbero, Alberto Mario<br />
Banti, Luciano Canfora, Eva Cantarella, Simona<br />
Colarizi, Ivano Dionigi, Amedeo Feniello, John Foot,<br />
Emilio Gentile, Andrea Giardina, Christian Goeschel,<br />
Luigi Mascilli Migliorini, Massimo Montanari, Gianni<br />
Mura, Alessandro Portelli, Francesco Remotti, Silvia<br />
Ronchey, Vanessa Roghi, Beppe Smorto, Vincenzo<br />
Trione, Alessandro Vanoli, Elisabetta Vezzosi, Maurizio<br />
Viroli e molti altri.<br />
PROGRAMMA<br />
Il programma completo di Lezioni di Storia Festival è<br />
consultabile sul sito lezionidistoriafestival.it.<br />
L’ingresso a tutti gli eventi è libero, fino a esaurimento<br />
posti: è consigliata la prenotazione online, a partire<br />
dal 13 febbraio fino al 23 febbraio alle 13.<br />
Per informazioni: info@lezionidistoriafestival.it<br />
51
CARNEVALE<br />
LA MASCHERA È GREEN<br />
TUTELIAMO IL MONDO È L’APPELLO CHE SI RIPETE NELLE FESTE<br />
TRADIZIONALI ITALIANE. NELLE CITTÀ PICCOLE E MEDIE, DA CANTÙ<br />
A SCIACCA, SFILATE DI CARRI, SPETTACOLI E DOLCI PORTANO<br />
ALLEGRIA E GUARDANO AL FUTURO<br />
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />
Cantù<br />
Il Carnevale <strong>2020</strong> vuole respirare<br />
aria nuova e abbracciare la Terra.<br />
Carri, colori, strade in festa, dolci<br />
e risate aiutano a sdrammatizzare il<br />
tema dell’ambiente e della difesa della<br />
Terra, su cui ci sarebbe altrimenti<br />
poco da scherzare. Cantù è la prima<br />
proposta di un tour tricolore fra i paesi<br />
del Carnevale. Il trambusto e l’allegria<br />
sono di casa alla 94esima edizione<br />
nella cittadina in provincia di Como,<br />
dove, grazie al calendario ambrosiano,<br />
il diritto allo scherzo si prolunga<br />
fino a quattro giorni dopo il martedì<br />
grasso. L’ultima sfilata è infatti sabato<br />
29 febbraio, dopo quelle domenicali<br />
del 2, 16 e 23. Orgoglio dei cittadini,<br />
che lavorano tutto l’anno alla sua realizzazione,<br />
è lo show con otto carri,<br />
uno per ogni gruppo storico. Davanti<br />
a tutti c’è il Truciolo, riempito da tan-<br />
52
© Wilson Santinelli<br />
Fano<br />
Cento<br />
© Ianunzio Alessandro/AdobeStock<br />
ti bambini, che prende il nome dalla<br />
maschera ufficiale di Cantù. Apre la<br />
gara, come da tradizione, il gruppo<br />
vincitore dell’anno prima: Buscait, che<br />
propone Giro giro tondo… Non fate cadere<br />
il mondo! con un invito a Donald<br />
Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping a<br />
tornare bambini e rispettare la meraviglia<br />
del Creato. E ancora, Se il mare<br />
vuoi salvare, aiutaci a riciclare è il titolo<br />
del gruppo <strong>La</strong> Maschera, che utilizza<br />
con coerenza cartapesta e bottiglie<br />
di plastica riciclate. Il Coriandolo, attentissimo<br />
all’attualità, sfila con Australia,<br />
un carro dalle fattezze di un<br />
volto umano che rende persona il Paese<br />
devastato dalle fiamme all’inizio<br />
dell’anno. Dà sfogo alla satira politica,<br />
invece, Il can-can lo facciamo noi, carro<br />
realizzato dal gruppo Lisandrin.<br />
Trent’anni li compie il Carnevale di<br />
Cento (FE), in Emilia-Romagna. Ma dei<br />
numeri non bisogna fidarsi, perché<br />
di questa manifestazione già si hanno<br />
notizie nel 1600, grazie addirittura<br />
a Gian Francesco Barbieri, detto il<br />
Guercino, che raffigurò nei suoi affreschi<br />
la tradizionale festa. Negli anni<br />
’90 del secolo scorso, il patron Ivano<br />
Manservisi gli ha ridato entusiasmo,<br />
ottenendo il prestigioso gemellaggio<br />
con Rio de Janeiro. Gli appuntamenti<br />
sono tanti, dal 9 febbraio con il concerto<br />
di J-Ax, passando per domenica<br />
16 e 23, fino al 1° e 8 marzo, giorno del<br />
gran finale con la proclamazione del<br />
carro vincitore. Tutto finisce nel fuoco<br />
con il tradizionale rogo della maschera<br />
centese, Tasi.<br />
A ogni città o paese la sua caratteristica.<br />
Nelle Marche, a Fano (PU), l’appuntamento<br />
è con il Carnevale più dolce e<br />
antico d’Italia. Qui i giorni di festa sono il<br />
9, 16 e 23 febbraio, quando avviene il caratteristico<br />
Getto, un lancio di dolciumi<br />
da carri alti fino a 18 metri: 200 quintali<br />
tra caramelle, cioccolatini e altre leccornie<br />
distribuiti alla folla. Se dolce vuol<br />
dire anche tenerezza e infanzia, non è<br />
casuale la partecipazione di Nicola Ielapi,<br />
giovanissimo attore che ha interpretato<br />
Pinocchio nell’ultimo film di Matteo<br />
Garrone. Torna, infine, il tema green<br />
a partire dal titolo dell’evento: Le vie<br />
dell’eco, casca il mondo, casca la terra,<br />
tutti giù per terra. Non si va via da Fano<br />
53
CARNEVALE<br />
senza ricordare che il Carnevale nasce<br />
nel 1347, in occasione della pace tra le<br />
due famiglie rivali della città. E che tutto<br />
finisce in fumo il martedì grasso con il<br />
rogo del Pupo, detto El Vulon, quando<br />
le fiamme portano via anche i peccati<br />
commessi nell’unico periodo in cui è lecito<br />
“insanire”.<br />
Inoltrandosi per il Belpaese è certo<br />
difficile scegliere tra tante iniziative<br />
carnascialesche in città piccole<br />
e medie e non far torto a nessuno.<br />
Non si dovrebbe trascurare Ivrea, con<br />
la tipica battaglia delle arance, o il<br />
Carnevale in Basilicata, una regione<br />
che ha avuto molta visibilità lo scorso<br />
anno grazie a Matera 2019. Inoltre<br />
c'è la Campania con Montemarano<br />
(AV) mentre in Puglia la scelta cade<br />
su Putignano (BA), privilegiata meta<br />
turistica anche in questo periodo. Il<br />
Carnevale <strong>2020</strong>, arrivato alla 626esi-<br />
© Stefano Siracusa<br />
ma edizione, vanta qualche secolo di<br />
storia. Tra satira, goliardia, creatività e<br />
tradizione, il tema è riassunto nel titolo<br />
della manifestazione, <strong>La</strong> Terra vista<br />
dal Carnevale, e in quello dei carri: dal<br />
primo, che si chiama Codice rosso,<br />
all’ultimo, L’Apocalisse.<br />
Chiude il tour del periodo più allegro<br />
dell’anno, Sciacca (AG), in Sicilia. Risate<br />
e momenti di allegria non possono<br />
mancare dal 20 al 25 febbraio nella<br />
terra millenaria dove già i commediografi<br />
greci si burlavano dei potenti e<br />
dei politici di turno, e luogo natale di<br />
Luigi Pirandello, teorizzatore dell’assoluta<br />
doppiezza e inaffidabilità della<br />
maschera. Il Carnevale del paese<br />
agrigentino è il più antico della regio-<br />
Sciacca<br />
Putignano<br />
ne. I documenti storici già ne ricordano<br />
le prime tracce nel lontano 1626,<br />
quando era definito appuntamento “di<br />
panza”. Dal 1882, invece, viene accettata<br />
la composizione di testi dialettali<br />
che accompagnano gruppi e carri.<br />
Allegorie, balli in maschera e recite<br />
di un copione satirico caratterizzano<br />
la festa che inizia, come da canone,<br />
il giovedì grasso. Il sabato il carro di<br />
Peppe ‘Nnappa, maschera simbolo<br />
che in quel periodo detiene le chiavi<br />
della città, inaugura la sfilata con la<br />
distribuzione di salsicce, vino e caramelle.<br />
Nelle sere d’allegria tutti ballano<br />
in piazza, ma la notte del martedì<br />
il rogo del ‘Nnappa riporta alla triste<br />
realtà dell’imminente Quaresima. Ormai,<br />
né carne, né scherzo vale.<br />
carnevalecanturino.it<br />
CarnevaleaCantu<br />
carnevalecantu<br />
carnevalecento.com<br />
CentoCarnevaledEuropa<br />
centocarnevaledeuropa<br />
carnevaledifano.it<br />
ilcarnevaledifano<br />
carnevaledifano<br />
carnevalediputignano.it<br />
carnevalediputignano<br />
carnevalediputignano<br />
sciaccarnevale.it<br />
sciaccarnevale<br />
sciaccarnevale<br />
54
© Archivio Fondazione Carnevale<br />
In questa pagina, immagini del Carnevale di Viareggio 2019<br />
VIAREGGIO<br />
E VENEZIA<br />
FABBRICHE DEL<br />
DIVERTIMENTO<br />
di Cristiana Meo Bizzari - c.meobizzari@fsitaliane.it<br />
Generazioni che si confrontano, si scambiano<br />
idee, tra tradizioni e cambiamenti, ma che<br />
continuano a crescere insieme. Generazioni<br />
che si rigenerano, assimilando i saperi dei padri,<br />
dei nonni, che condividono il destino del proprio tempo<br />
recuperando il passato e proiettandosi nel futuro.<br />
"Generazioni" è dunque la parola chiave del Carnevale<br />
di Viareggio, alla 147esima edizione, tema<br />
ispirato anche dall’arte dei carri dei maestri locali:<br />
artigiani marittimi che si esprimono creativamente attraverso<br />
ingredienti poveri e semplici come la cartapesta<br />
ma che hanno dato vita a una lunga tradizione<br />
di artisti, oggi in grado di competere ai massimi livelli<br />
di abilità con l'incedere del tempo e della tecnologia.<br />
VIAREGGIO<br />
10 FRECCE AL GIORNO<br />
© Archivio Fondazione Carnevale<br />
55
CARNEVALE<br />
VENEZIA<br />
92 FRECCE AL GIORNO<br />
Carnevale di Venezia 2019<br />
56
A Viareggio, quest’anno la società contemporanea è<br />
interpretata guardando alla social mania, all’avanzata<br />
economica della Cina e ai disastri ambientali contro<br />
cui si è schierata Greta Thunberg. Tra i temi delle<br />
opere di prima categoria: il no alle corride, l’ispirazione<br />
a una frase di Luciano De Crescenzo per lanciare<br />
un abbraccio collettivo, l’impegno per un amore senza<br />
discriminazione, la cultura minacciata dal centauro<br />
dell’ignoranza e i nuovi idoli del momento, come Cristiano<br />
Ronaldo. Sei gli appuntamenti di febbraio con<br />
i Grandi corsi mascherati, le sfilate di carri allegorici:<br />
sabato 1°, domenica 9, sabato 15, giovedì 20, domenica<br />
23 e martedì 25.<br />
A Venezia, invece, i protagonisti dell’edizione <strong>2020</strong><br />
sono l’amore, il gioco e la follia. Dall’8 al 25 febbraio è<br />
fitto il calendario di appuntamenti, rassegne culturali<br />
e performance che, con oltre 300 artisti, animano il<br />
centro storico della Serenissima. Si parte con la Festa<br />
Veneziana sull’acqua e lo show a Rio di Cannaregio, per<br />
la regia di Alessandro Martello, sabato 8 alle 19 e alle<br />
21. Domenica 9 si rinnova invece il corteo acqueo delle<br />
Associazioni Remiere di Voga, da Punta della Dogana a<br />
Rio di Cannaregio, con stand enogastronomici e prelibatezze<br />
tipiche veneziane. Gran finale con l’arrivo della<br />
Pantegana. Piazza San Marco è come sempre il teatro<br />
principale di eventi e spettacoli: sabato 15 accoglie il<br />
corteo delle Marie del Carnevale, poi il Volo dell’Angelo<br />
il 16 e quello dell’Aquila il 23 febbraio. Il clou martedì<br />
25 con il tradizionale Svolo del grande gonfalone del<br />
Leone di San Marco, per celebrare la chiusura del Carnevale<br />
<strong>2020</strong> e lanciare l’arrivederci al 2021.<br />
viareggio.ilcarnevale.com<br />
carnevale.venezia.it<br />
carnevaleveneziaofficialpage ilCarnevalediViareggio<br />
Venice_Carnival carnevalevg<br />
venice_carnival_official carnevaleviareggio<br />
© Vela Spa<br />
57
CARNEVALE<br />
IL LUNGO VIAGGIO DI<br />
ARLECCHINO<br />
di Alberto Olivetti<br />
© Dea Picture Library/Gettyimages<br />
58
Arlecchino viene da lontano.<br />
Viene davvero da<br />
molto lontano. Si racconta,<br />
infatti, che giungesse a noi provenendo<br />
addirittura dall’aldilà. È<br />
quanto accadeva tanti secoli orsono,<br />
quando Arlecchino non aveva<br />
ancora deciso di stabilirsi definitivamente<br />
tra noi, di farsi a suo modo<br />
cittadino e ritagliarsi un’occupazione<br />
di servitore.<br />
Al contrario. In quei tempi lontani,<br />
tra i comuni mortali, le sue erano<br />
incursioni rapide e tumultuose nelle<br />
quali si gettava con un grande<br />
clamore di tuoni, e di improvvisi<br />
lampi che squarciavano il cielo nel<br />
cuore della notte. Erano le tempeste<br />
notturne che lo richiamavano<br />
irresistibilmente sulla terra, e lo attraevano<br />
specialmente le campagne<br />
sconvolte sotto la furia degli<br />
elementi.<br />
Allora Arlecchino guidava sarabande<br />
infernali tra le nubi nere, lungo i<br />
crinali e nelle lande desolate, scatenando<br />
i suoi accoliti in cavalcate<br />
frenetiche che solo con le prime<br />
luci dell’alba si esaurivano, vaporando<br />
tra le nebbie mattutine oltre<br />
le gole dei monti.<br />
Questo almeno raccontavano<br />
quanti, serrati nelle case, rannicchiati<br />
sotto le coltri, sentivano la<br />
sua masnada attraversare, avanti e<br />
indietro, su e giù, i campi e le colline.<br />
E non erano forse, trascinate<br />
dietro a lui, dicevano, le anime inquiete<br />
dei defunti che facevano<br />
ressa, agitate e impalpabili come il<br />
soffiar dei venti?<br />
Il primo non confutabile indizio di<br />
questa provenienza di Arlecchino<br />
sta nel nome. Come scrive Fausto<br />
Nicolini, sappiamo che origina, fin<br />
dall’anno Mille, con varie e diverse<br />
inflessioni prima di fissarsi definitivamente,<br />
da quell’Herlequin che<br />
designava il capo della tumultuante<br />
processione diavolesca.<br />
Del resto, se osserviamo bene la<br />
nera maschera di Arlecchino, non<br />
sarà difficile riconoscervi i connotati<br />
della sua ascendenza demoniaca.<br />
I suoi tratti conservano<br />
alcunché di cagnesco: poco pronunciato,<br />
camuso il naso; profonde<br />
le pieghe delle guance, come<br />
contratte da un ringhio che rimpicciolisce<br />
l’orbita degli occhi. E poi,<br />
soprattutto, la protuberanza d’un<br />
corno diabolico che spunta appena,<br />
ma che è tuttavia visibile sulla<br />
fronte corrugata.<br />
Arlecchino è immediatamente e<br />
universalmente riconoscibile per il<br />
suo vestito a losanghe multicolori.<br />
Ebbene, anche quel suo costume<br />
vistoso, sgargiante, è il risultato<br />
finale di una lunga, ma lineare,<br />
trasformazione. Alcune tra le prime,<br />
e rare, illustrazioni cinquecentesche<br />
ci rappresentano non per<br />
caso Arlecchino rivestito d’un abito<br />
sul quale, come altrettante toppe,<br />
sono cucite foglie di varia forma e<br />
colore. Le foglie verdi del rigoglio<br />
estivo, e le foglie gialle dell’autunno.<br />
Perché Arlecchino giunge in<br />
città, a Bergamo, dal fitto dei boschi,<br />
coperto come può e male in<br />
arnese. Del diavolo scatenato d’un<br />
tempo conserva la prestanza fisica,<br />
l’atletica vitalità che mostra in<br />
quel suo spiccar salti acrobatici e,<br />
all’occorrenza, nel dar di bastone<br />
con vistosa energia. Ma ha perduto<br />
la più parte delle antiche doti di<br />
astuzia e di imperiosa sicurezza,<br />
certo per esser stato relegato nel<br />
fondo delle campagne, quasi che<br />
quell’esser stato trascurato per<br />
gran tempo e senza contatti con<br />
l’uman genere, l’abbia ristretto in<br />
una sorta di innocenza sprovveduta<br />
che, tuttavia, può, in certe<br />
circostanze, con grande sorpresa<br />
accendersi delle malizie antiche.<br />
Quel suo primo abbiglio, che rimandava<br />
a un mondo rurale e alludeva<br />
al ciclo delle stagioni, si fece<br />
a sua volta urbano, e le foglie divennero<br />
pezze e cascami di stoffe<br />
diverse e poi toppe, prima irregolari<br />
e poi ritagliate nell’ordine geometrico<br />
di rombi multicolori.<br />
Un “costume folle” dirà Paul Verlaine<br />
nelle sestine di Colombina, uno<br />
dei 22 componimenti di Feste galanti,<br />
la raccolta di poesie che pubblica<br />
nel 1869, dove Arlecchino, in<br />
Pantomima, «combina/il rapimento<br />
di Colombina/e fa quattro piroette».<br />
Quarant’anni dopo i riquadri<br />
di quel folle costume attrarranno<br />
Pablo Picasso che avrà buon gioco<br />
a inserirli nel codice cubista della<br />
sua pittura.<br />
Si diceva che Arlecchino appare<br />
nella commedia dell’arte come figura<br />
del servo, e non c’è servo se<br />
non in stretta relazione con il suo<br />
padrone, la figura del vecchio Pantalone,<br />
veneziano. Ha scritto in proposito<br />
Mario Apollonio: «Chi serve<br />
è in una condizione di inferiorità,<br />
mentre (e la contraddizione è profonda<br />
e sapiente) il padrone non<br />
può fare a meno di lui, per lo meno<br />
quanto egli non può fare a meno<br />
del padrone. L’uno e l’altro si dibattono<br />
in questa contraddizione e<br />
non ne sanno uscire, perché manca<br />
loro quell’agilità di adattamento<br />
che è necessaria alla vita sociale.<br />
Il vecchio è irrigidito in poche<br />
sentenze e in una costante regola<br />
di vita: avaro, brontolone, indurito<br />
nelle idee come nelle membra; il<br />
servo avrebbe dalla sua una naturalità<br />
più pronta perché irriflessiva,<br />
l’astuzia elementare ma efficace<br />
della gente primitiva, la mancanza<br />
di scrupoli; ma è menomato dal-<br />
59
CARNEVALE<br />
la grossezza e dalla poca pratica<br />
dell’ambiente cittadinesco».<br />
Composto dunque, fra il ’600 e<br />
l’800, in un suo carattere che si fa<br />
costante, non mancano testimonianze<br />
di sue avventure fantastiche,<br />
specie se andiamo agli esordi<br />
di Arlecchino quale lo troviamo, ad<br />
esempio, nei canovacci di Flaminio<br />
Scala, ossia ne Il teatro delle favole<br />
rappresentative, overo la Ricreatione<br />
comica, boschereccia e tragica divisa<br />
in cinquanta giornate, stampata a<br />
Venezia nel 1611.<br />
Mi limito a richiamare lo scenario<br />
della pastorale L’arbore incantato.<br />
Arlecchino, in Arcadia, è il servo<br />
del pastore Corinto. Non v’è personaggio<br />
che entri in scena che non<br />
prenda parte al gioco degli intrecci<br />
amorosi che si ingarbugliano uno<br />
sull’altro, uno dentro l’altro. Una ridda<br />
di equivoci, di travestimenti, di<br />
uscite di senno per eccesso di passione<br />
e di agnizioni a sorpresa e che<br />
si scioglie in fine dopo alcuni colpi<br />
di teatro di grande effetto.<br />
C’è un Sabino Mago che opera incantesimi.<br />
Arlecchino è innamorato<br />
della ninfa Clori, ma non è corrisposto<br />
perché lei ama Corinto, il suo<br />
padrone. Dopo innumerevoli garbugli,<br />
dal Mago la bella ninfa viene<br />
trasformata in albero. Appoggiato<br />
al tronco, Arlecchino piange amare<br />
lacrime e ingiuria Amore. Ed ecco<br />
che, per punirlo, il Mago trasforma<br />
Arlecchino «in gru selvatica». È così<br />
che Arlecchino, con mille smorfie<br />
«slonga il collo più volte», fa mille<br />
capriole e contorsioni e danze<br />
slogate finché torna «nella sua forma».<br />
Il Mago muta l’albero di nuovo<br />
in Clori che sposa Corinto e lascia il<br />
suo servo afflitto e sconsolato.<br />
Conosciamo oggi un altro Arlecchino<br />
che, dimentico del suo passato,<br />
servo di nessun padrone, si muove<br />
con passo leggero, figurina allegra e<br />
spensierata, per le strade tra le maschere<br />
del carnevale. Un Arlecchino<br />
che primeggia nei veglioni con<br />
indosso il costume dai colori vivaci<br />
acquistato nei grandi magazzini.<br />
© Bildagentur-online/Gettyimages<br />
60
DIPINGERE IL<br />
CARNEVALE<br />
COME LA FESTA DEI FOLLI HA<br />
ISPIRATO ARTISTI DI TUTTE LE<br />
EPOCHE<br />
di Giuliano Papalini - paepa2010@libero.it<br />
Più che una festa è una tradizione e le sue origini<br />
si perdono nella notte dei tempi. Se molto<br />
spesso infatti, soprattutto in epoca recente, il<br />
Carnevale è stato associato a costumi colorati, sfilate<br />
di carri allegorici, coriandoli e feste in maschera, le sue<br />
radici sono in realtà molto più complesse e antiche, e<br />
spaziano tra il sacro e il profano. Prima di entrare nella<br />
Quaresima, che nella narrazione cattolica rappresenta<br />
il momento della penitenza e delle privazioni precedente<br />
alla Pasqua, era concesso e tollerato un periodo<br />
di gioia sfrenata, con riti e cerimoniali incentrati sulla<br />
parodia e sullo sberleffo che, generalmente, avevano<br />
come bersaglio la cultura ufficiale e il potere costituito.<br />
Il Carnevale diventa così la festa dei folli, in cui l’ordine<br />
viene sovvertito e chiunque, per qualche giorno,<br />
può diventare quello che non è (e probabilmente non<br />
diventerà mai). Questa sorta di rovesciamento dell’ordine<br />
è da sempre, fino ai nostri giorni, fonte di ispirazione<br />
di artisti: sono molte, infatti, le opere che illustrano<br />
scene, giochi e simboli legati al Carnevale, a volte anche<br />
nell’ottica cristiana della sua contrapposizione alla<br />
Quaresima, come nella celebre Lotta tra Carnevale e<br />
Quaresima, di Peter Bruegel il Vecchio (1559). È tuttavia<br />
nell’arte del ’900, dall’Impressionismo al Surrealismo,<br />
dal Dadaismo al Futurismo fino alla contemporaneità,<br />
che è possibile rintracciare profonde analogie tra il<br />
senso della festa carnevalesca e l’essenza della ricerca<br />
artistica. E sono le maschere della commedia dell’arte<br />
italiana, tradizionalmente associate a questa festività, i<br />
soggetti preferiti dai grandi maestri internazionali per la<br />
realizzazione dei loro dipinti.<br />
Emilio Vedova<br />
…Cosiddetti Carnevali… (1977-83)<br />
Tecnica mista su legno<br />
Courtesy Fondazione Vedova<br />
61
CARNEVALE<br />
Pieter Bruegel il Vecchio<br />
<strong>La</strong> lotta tra Carnevale e Quaresima, particolare (1559 circa)<br />
Olio su tavola<br />
Kunsthistorisches Museum di Vienna<br />
GLI IMPRESSIONISTI<br />
Martedì grasso di Paul Cézanne (1888), conservato<br />
al Museo Puškin di Mosca, ritrae il figlio Paul<br />
con un amico, vestiti da Pierrot e Arlecchino, due<br />
maschere carnevalesche per eccellenza. Pierrot<br />
blanc, realizzato nel 1902 dall’impressionista Pierre-Auguste<br />
Renoir ed esposto nel Detroit Institute<br />
of Art, è un bambino con la celebre maschera di<br />
fine ’500; il piccolo ritratto è Jean, figlio del pittore e<br />
futuro regista. È invece del cubista José Victoriano<br />
González, in arte Juan Gris, Arlecchino con chitarra,<br />
dai colori caldi e armoniosi, che oggi si ammira al<br />
Centre Georges Pompidou di Parigi. Anche Pablo<br />
Picasso ritrae nel 1924 il figlio Paulo con un grazioso<br />
costume carnevalesco, Paulo vestito da Arlecchino,<br />
al Musée National Picasso di Parigi. L’artista<br />
spagnolo aveva già rappresentato maschere nelle<br />
tele Pierrot (1918) e Arlecchino allo specchio (1923).<br />
<strong>La</strong> tecnica surrealista dell’automatismo psichico,<br />
che spinge l’immaginazione a perdersi in visioni<br />
fantastiche utilizzando sogni e incubi in continui<br />
passaggi dalla realtà alla fantasia, è usata da Joan<br />
Miró in Carnevale di Arlecchino, opera realizzata<br />
nel 1925 ed esposta all’Albright-Knox Art Gallery di<br />
Buffalo (NY), mentre il Museo di arte contemporanea<br />
di Caracas ospita il Carnevale notturno di Marc<br />
Chagall, che nel 1963 rende, con la straordinaria<br />
forza del colore, atmosfere oniriche e scenari fiabeschi<br />
in bilico tra sogno e realtà.<br />
Pablo Picasso<br />
Paulo vestito da Arlecchino (1924)<br />
Olio su tela<br />
Musée National Picasso di Parigi<br />
62
DE CHIRICO E VEDOVA<br />
Anche in epoca recente molti artisti contemporanei<br />
si sono ispirati ai riti e alla simbologia del<br />
Carnevale. Basti pensare a Andy Warhol e alla<br />
Pop Art. Per rimanere in Italia, due casi esemplari<br />
sintetizzano senz’altro l’essenza di questa<br />
tendenza: le maschere e i manichini metafisici di<br />
Giorgio de Chirico, espressione muta dell’uomo<br />
moderno. Opere surrealiste che giocano sulla<br />
forma ribaltando reale e irreale, proprio come<br />
avviene nel Carnevale. I …Cosiddetti Carnevali…,<br />
serie di dipinti realizzati da Emilio Vedova tra il<br />
1977 e il ’91, testimoniano l’intensa relazione del<br />
maestro veneziano con lo spirito più autentico<br />
di questa festa. Attraverso la tecnica dell’assemblage,<br />
l'artista provoca uno spostamento su<br />
altri piani poetici fino al ritorno a una pittura di<br />
grande impatto gestuale e cromatico, dove appare<br />
evidente l’interessante connessione tra un<br />
fare nuovamente e direttamente espressionista<br />
e la sospensione quasi metafisica provocata<br />
dalla maschera. Un primo rapporto tra Vedova<br />
e il Carnevale risale al 1954, quando, premiato<br />
alla Biennale di San Paolo, rimase per tre mesi in<br />
Brasile e, in occasione della grande festa carioca<br />
a Rio de Janeiro, realizzò una serie di disegni<br />
e di pastelli.<br />
Joan Miró<br />
Il Carnevale di Arlecchino (1924-25)<br />
Olio su tela<br />
Albright-Knox Art Gallery Buffalo<br />
Giorgio de Chirico<br />
Le due maschere (1959-71)<br />
Olio su tela<br />
Collezione privata<br />
63
TEATRO<br />
NEL NOME DI<br />
FRANCO<br />
A TU PER TU CON PIPPO ZEFFIRELLI, FIGLIO ADOTTIVO DEL MAESTRO<br />
E PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE A LUI INTITOLATA. PER CHI<br />
VIAGGIA IN TRENO INGRESSO SCONTATO ALLA MOSTRA PERMANENTE<br />
di Titti Giuliani Foti<br />
© Gianluca Moggi/Newpressphoto<br />
64
«<br />
Io non ho fatto niente di particolare,<br />
solo ampliare un’idea e dare<br />
un senso di solidità forte pur nella<br />
diversità, che è sempre esistita tra<br />
me e il mio padre adottivo, che anche<br />
chiamavo Maestro: un genio assoluto<br />
davanti a cui chinare la testa. Oggi la<br />
Fondazione Franco Zeffirelli Onlus è<br />
carburante dialettico per intellettuali,<br />
studiosi e gente dello spettacolo».<br />
Pippo Zeffirelli, presidente della Fon-<br />
Pippo Zeffifirelli<br />
<strong>La</strong> sala dedicata all’Inferno dantesco<br />
dazione fiorentina intitolata al grande<br />
Franco, ha ereditato la responsabilità<br />
e l’organizzazione dell’ultimo sogno<br />
del Maestro: poter trasmettere la sua<br />
arte ai giovani. È un uomo bello, con<br />
gli occhi limpidi, leggermente tristi,<br />
un signore d’altri tempi con una galanteria<br />
umile, innata e non scontata.<br />
<strong>La</strong> sua avventura nel cinema lo ha<br />
unito alle visioni artistiche del genio<br />
paterno. Regista a sua volta, scelto<br />
da Francis Ford Coppola come aiuto<br />
per un film mitico come Cotton Club<br />
e poi da James Ivory per Camera con<br />
vista, Pippo Zeffirelli è un riferimento<br />
per la capacità tecnica, il gusto, il<br />
saper vedere di chi oggi fa cinema.<br />
Che non abbia «fatto niente» è una<br />
sua opinione: in realtà, basta varcare<br />
la Fondazione fiorentina, per rendersi<br />
conto del lavoro enorme e di qualità<br />
che qualunque anima, anche pigra e<br />
sprecona, non potrebbe che ammirare.<br />
Un luogo amato soprattutto dagli<br />
studenti, e non è il solo record che<br />
possa vantare.<br />
Qual è la prima cosa che le viene in<br />
mente pensando al Maestro?<br />
Che la vita non è che un continuo<br />
passaggio di esperienze, da una generazione<br />
all’altra: prima imparare,<br />
poi insegnare a chi viene dopo di noi.<br />
Così mi diceva, così viveva. Oltre alla<br />
sua fama e alla sua genialità indiscussa,<br />
con il suo essere anche sempre<br />
un po’ bambino riusciva a creare<br />
infinite manifestazioni della bellezza:<br />
per questo era osannato nel mondo<br />
e amato.<br />
Pippo, lei che gli è stato vicino per 50<br />
anni, cosa può dire di aver imparato<br />
da lui?<br />
Tantissime cose: la mia vita è stata<br />
un continuo insegnamento. E sono<br />
stato fortunato e privilegiato, perché<br />
Franco Zeffirelli mi ha insegnato anche<br />
il gusto che oggi non si sa quasi<br />
più dove sia. E anche la tolleranza,<br />
perché la diversità di vedute non è,<br />
né deve essere mai, qualcosa di separatista,<br />
anzi.<br />
Firenze si è arricchita di un percorso<br />
museale unico al mondo, che racconta<br />
70 anni di vita di un’artista.<br />
È dedicato alle arti dello spettacolo<br />
per capire come un professionista<br />
serio possa anche oggi affrontare il<br />
proprio lavoro. Non in maniera superficiale,<br />
ma in un modo completo<br />
e totale, attraverso la cura dei dettagli<br />
che fanno capo a chi ha creato un<br />
soggetto. Io sono contro quelli che<br />
traggono vantaggio dall’ignoranza,<br />
dalla solitudine dei social, dall’isolamento.<br />
Il nostro museo è contro il<br />
formarsi di un nucleo di resistenza<br />
alla disperazione culturale e alla precarietà,<br />
e i giovani lo hanno capito.<br />
Chi visita la Fondazione dedicata al<br />
Maestro?<br />
Gente che si incontra per parlare,<br />
ascoltare, pensare insieme, condividere<br />
un’idea non solo estetica ma etica.<br />
E quando ci vengono a trovare studen-<br />
65
TEATRO<br />
© Gianluca Moggi/Newpressphoto<br />
Sala musica Oratorio San Filippo Neri<br />
ti di ogni età, spiego loro che la visita<br />
deve diventare un punto di riferimento<br />
preciso per tutte le professioni, a prescindere<br />
dall’arte. È possibile studiare<br />
per diventare scenografi, ma anche<br />
avvocati o medici, senza approfondire<br />
il sapere? È impossibile: e l’esempio di<br />
Zeffirelli è lampante e sotto gli occhi di<br />
tutti. I bambini sono i primi a capirlo.<br />
I ragazzi che entrano alla Fondazione<br />
Zeffirelli da cosa sono attratti?<br />
Con mia grande meraviglia, sono curiosi<br />
di tutto, di come si costruisce una<br />
scenografia, dei disegni preparatori e<br />
soprattutto dell’archivio segreto. Vedo<br />
in chi varca la nostra soglia, in piazza<br />
San Firenze, la voglia di costruire un<br />
proprio privilegio anche minimo, cercando<br />
di includere pure chi è lontano<br />
da questo pensiero. I bambini e i ragazzi,<br />
grazie anche ai loro insegnanti,<br />
parlano tra loro, si raccontano, si<br />
scambiano idee. Si arricchiscono, e<br />
arricchiscono anche me. Hanno quasi<br />
un desiderio inconfessabile di consegnarsi<br />
a un uomo che non c’è più, ma<br />
ancora forte e vitale nelle tracce che ha<br />
lasciato.<br />
Entrare nel mondo Zeffirelli è egemonia<br />
culturale per pochi?<br />
Tutti i grandi del passato, da Botticelli a<br />
Leonardo a Caravaggio, o autori come<br />
Verdi, Puccini, Bach, hanno scritto per<br />
il piacere popolare. È un concetto da<br />
tenere ben presente. Numericamente,<br />
siamo sotto l’egemonia culturale di<br />
un qualcosa che ci vuole appiattiti e<br />
con un pensiero comune. Con Zeffirelli<br />
questo è letteralmente impossibile. E i<br />
più piccoli, che non hanno sovrastrutture<br />
mentali e ideali, lo sentono subito,<br />
considerandolo istintivamente uno di<br />
loro.<br />
Il percorso narrativo del museo?<br />
È stupefacente sempre, anche per me:<br />
si va dai primi elaborati fino al progetto<br />
definitivo attraverso le stanze della<br />
Fondazione e si ammira quel che è<br />
nato attraverso lo studio. È un percorso<br />
lontano dalla miseria umana, dalle<br />
seduzioni populiste: noi siamo qui. A far<br />
vedere, nel nome di Franco Zeffirelli,<br />
che esiste un’Italia virtuosa e che il ricordo<br />
del Maestro non si intorpidisce<br />
come un’estate verso la fine.<br />
SCONTI<br />
TRENITALIA<br />
Ingresso 2x1 (o a metà prezzo<br />
per viaggiatori singoli) alla<br />
mostra permanente della<br />
Fondazione Franco Zeffirelli<br />
per i titolari CartaFRECCIA in<br />
possesso di biglietto delle<br />
Frecce con destinazione<br />
Firenze. Inoltre, ingresso ridotto<br />
per i clienti InterCity/InterCity<br />
Notte muniti della fidelity card<br />
e di ticket per Firenze e per i<br />
viaggiatori della Toscana con<br />
abbonamento regionale o<br />
biglietto di corsa semplice per<br />
la Città del Giglio.<br />
FIRENZE<br />
108 FRECCE AL GIORNO<br />
66
10 febbraio <strong>2020</strong><br />
la solidarieta<br />
si propaga<br />
#liberalaricerca<br />
Informati su:<br />
www.fondazionelice.it<br />
www.facebook.com/FondazioneEpilessiaLICE
TEATRO<br />
UN TEATRO SULLA CITTÀ<br />
IL SOGNO DEL DIRETTORE DEL TEATRO DI ROMA,<br />
GIORGIO BARBERIO CORSETTI,<br />
PER UN’ARTE VIVA E ATTENTA AL PRESENTE<br />
di Elisabetta Reale<br />
«<br />
Un teatro aperto, desideroso di contemporaneità,<br />
che dialoghi con la città». Questo il sogno di<br />
Giorgio Barberio Corsetti, dallo scorso febbraio<br />
alla direzione del Teatro di Roma per il triennio 2019-2021,<br />
affiancato da Francesca Corona, consulente artistica per la<br />
sala India. «<strong>La</strong> stagione che ho immaginato interamente è<br />
quella del <strong>2020</strong>-2021 – precisa Corsetti – ma anche quella<br />
attualmente in corso accoglie segni che mi affascinano,<br />
mi riempiono di desiderio e voglia di fare. Mi riferisco alle<br />
molte potenzialità del Teatro che dirigo e all’opportunità di<br />
esplorare, intraprendendo un viaggio attraverso la città».<br />
Tra le più importanti personalità della regia teatrale degli<br />
ultimi decenni, da sempre attento all’evoluzione dei<br />
linguaggi e all’interazione tra teatro e video, alfiere della<br />
sperimentazione dagli anni ’70 e ’80, Corsetti, nato a Roma,<br />
dopo il diploma in Regia alla Silvio D’Amico nel 1975, fonda<br />
il celebre gruppo <strong>La</strong> Gaia Scienza insieme ad Alessandra<br />
Vanzi e Marco Solari. Lo spettacolo d’esordio del sodalizio,<br />
<strong>La</strong> rivolta degli oggetti, torna in scena al Teatro India a<br />
ottobre 2019 in una rivisitazione che ha preso in carico le<br />
vicende trascorse dal 1976 a oggi. Un percorso che riparte<br />
quindi, per «cominciare a capire che rapporto ci può essere<br />
tra una città così vasta e il teatro. <strong>La</strong> programmazione che<br />
ci resta offre una serie di segni molto forti che saranno una<br />
sorta di annuncio di quello che potremo fare in futuro negli<br />
spazi di Argentina, India e Torlonia».<br />
Cosa immagina per il Teatro di Roma?<br />
© Claudia Pajewski<br />
Giorgio Barberio Corsetti<br />
Un teatro aperto, inclusivo, un bene comune. Perché aprirsi<br />
è l’unico modo per poter avere una funzione attuale all’interno<br />
di una città, uno spazio dove ci troviamo a vivere uno<br />
accanto all’altro in una dimensione di collettività. Proprio il<br />
teatro permette di riflettere su questo rapporto, in silenzio,<br />
producendo poesia. Elemento fondamentale del percorso<br />
da fare è un’idea di partecipazione del pubblico alla vita<br />
Un momento dello spettacolo <strong>La</strong> Gaia Scienza, andato in scena lo scorso ottobre al Teatro India<br />
68
Una scena dello spettacolo Imitation of Life di Kornél Mundruczó<br />
del teatro, non solo luogo dove si<br />
vengono a vedere degli spettacoli,<br />
ma in cui si vive un’esperienza. Seduti<br />
in poltrona si guarda, si ascolta, vi è<br />
un denso sistema di comunicazione<br />
fra spettatori e attori che si arricchisce<br />
di altre possibilità.<br />
Abbiamo in cantiere una serie di<br />
esplorazioni con gli artisti nelle periferie,<br />
nell’ottica di diventare un ecosistema<br />
diffuso e capillare sul territorio,<br />
poi una scuola serale di arti e<br />
mestieri.<br />
<strong>La</strong> voglia di sperimentare nuove forme<br />
di conversazione col pubblico si<br />
concretizza anche attraverso gli atelier<br />
condotti da alcuni dei protagonisti<br />
della stagione…<br />
Ho chiesto a tutti i registi che producono<br />
con noi o vengono con il loro<br />
spettacolo di fare degli atelier per<br />
condividere il pensiero portante con<br />
chi tra il pubblico desidera partecipare<br />
a questa attività, utilizzando tutti<br />
gli spazi, dal palcoscenico alle quinte,<br />
per sperimentare, provare, attraversare<br />
la scena. Recentemente l’ho fatto<br />
anche con gli artisti residenti all’India,<br />
il gruppo Oceano indiano.<br />
Una proposta artistica eterogenea,<br />
puntellata da risonanze dall’estero e<br />
dalla necessità del Teatro di inserirsi<br />
nel tempo presente. Cosa vedremo<br />
nei prossimi mesi?<br />
Vorrei soffermarmi sul lavoro di Kornél<br />
Mundruczó, nome di punta della<br />
cinematografia internazionale, che<br />
sul palcoscenico dell’Argentina porterà<br />
a marzo il suo pluripremiato<br />
Un fotogramma del documentario Family affair del collettivo ZimmerFrei<br />
© ZimmerFrei i<br />
© Marcell Rév<br />
69
TEATRO<br />
Imitation of Life. Un’opera di eccezionale<br />
intensità che indaga, con sguardo<br />
lucido, le motivazioni e i paradossi<br />
di una società in cui dilagano violenza<br />
e discriminazione, proposta da un<br />
regista colpito in Ungheria dalla censura.<br />
Sono molto felice di averlo in<br />
scena all’Argentina mentre, sino al 2<br />
febbraio, all’India c'è Vortex con Phia<br />
Ménard che racconta la sua metamorfosi<br />
personale traslata attraverso<br />
una performance di grande impatto.<br />
Spazio anche a un viaggio attorno alla<br />
nuova idea di famiglia grazie al progetto<br />
di teatro-documentario partecipativo<br />
Family affair di ZimmerFrei, che<br />
approda a Roma l’8 e 9 febbraio, e di<br />
nuovo il 29, per catturare il ritratto della<br />
Capitale in relazione alle mappature<br />
affettive dei suoi abitanti. Vi sono<br />
poi lavori che attendo con grande<br />
entusiasmo: a febbraio <strong>La</strong> commedia<br />
delle vanità, testo di Elias Canetti con<br />
cui si è confrontato Claudio Longhi,<br />
Arlecchino servitore di due padroni di<br />
Carlo Goldoni, per la regia di Valerio<br />
Binasco; a marzo Dolore sotto chiave/<br />
SIK-SIK l’artefice magico con Carlo<br />
Cecchi, uno degli ultimi grandi Maestri.<br />
Messe in scena di grande forza e<br />
attualità che manifestano quell’eterno<br />
presente del teatro, per guardarci e<br />
riguardarci.<br />
Questo il senso del fare teatro?<br />
Creare comunità negli spettatori che<br />
si fanno catturare dall’arte, dalla bellezza,<br />
dalla possibilità di lavorare sulle<br />
parti segrete, nascoste, sugli enigmi<br />
del nostro vivere in questo mondo.<br />
C’è bisogno di scandagliare, andare<br />
in profondità, confrontarsi, sentendo il<br />
corpo e sollecitando tutti i sensi, non<br />
solo attaccandosi alle immagini.<br />
Cultura, bellezza e partecipazione<br />
sono i cardini del Manifesto presentato<br />
per Matera, come nasce?<br />
<strong>La</strong> scorsa estate Matera ha accolto<br />
un’esperienza molto bella di creazione<br />
per il prologo I sette peccati capitalisti<br />
e Cavalleria Rusticana. Vi è stata<br />
una forte partecipazione dei cittadini<br />
che, insieme a un gruppo di performer<br />
e guidati dal maestro Massimo Sigillò<br />
Massara, hanno cantato musiche dalla<br />
forte impronta popolare. È nato il<br />
desiderio di far diventare la città un<br />
centro culturale per tutto il Sud. Da<br />
qui il Manifesto, presentato nei giorni<br />
di chiusura di Matera Capitale della<br />
Cultura 2019 e la voglia di creare<br />
ogni anno una festa contemporanea<br />
e laica con gli artisti che abbia come<br />
centro la partecipazione di tutti. Un<br />
percorso condiviso col danzatore<br />
e coreografo Virgilio Sieni e con Ermanna<br />
Montanari e Marco Martinelli<br />
della Compagnia delle Albe.<br />
<strong>La</strong> sua esperienza artistica è una<br />
storia fatta di incontri, progetti e di<br />
viaggi. Qual è il suo rapporto con il<br />
viaggio in treno?<br />
È il viaggiare che preferisco. Un tempo<br />
sospeso in cui si osserva il paesaggio<br />
dal finestrino, al sicuro, in un<br />
luogo in cui si può riflettere, pensare,<br />
scrivere, arrivando direttamente<br />
nel cuore della città. Unisce l’azione<br />
esterna dell’attraversamento dei<br />
luoghi a uno spazio interiore di calma<br />
e tranquillità.<br />
teatroargentinaroma<br />
teatroindiaroma<br />
teatrodiroma<br />
ROMA<br />
207 FRECCE AL GIORNO<br />
Prologo I sette peccati capitalisti, opera sui Sassi di Matera<br />
70
TALENTO MASSIMO<br />
L’ATTORE, SCENEGGIATORE E REGISTA MASSIMILIANO BRUNO<br />
È IL MATTATORE DELLO SPETTACOLO ZERO.<br />
MA NEL SUO FUTURO TORNA ANCHE IL CINEMA<br />
È<br />
uno dei più talentuosi attori<br />
e autori italiani di teatro<br />
e cinema. Molti lo ricordano<br />
come il Nando Martellone della<br />
serie tv Boris o l’ispettore Borromini<br />
della fiction L’ispettore Coliandro, ma<br />
Massimiliano Bruno è molto di più: ha<br />
scritto e diretto film sbanca box office<br />
come Nessuno mi può giudicare, Viva<br />
l’Italia! e Non ci resta che il crimine, il<br />
cui sequel, Ritorno al crimine, uscirà<br />
nelle sale il 12 marzo. Nel frattempo,<br />
prosegue il successo dello spettacolo<br />
Zero, diretto da Furio Andreotti: dopo i<br />
trionfi all’Eliseo di Roma, sarà al Teatro<br />
Gioiello di Torino dal 20 al 22 marzo.<br />
Com’è nato Zero?<br />
Volevo fare un thriller teatrale, interpretando<br />
tutti i personaggi. Ho raccontato<br />
l’idea al regista, Furio Andreotti,<br />
ed è uscito questo spettacolo<br />
di solitudini, tristezze, sopraffazioni<br />
e vendette, ma dal tono sarcastico e<br />
divertente. È sanguigno, con un retro-<br />
di Gaspare Baglio gasparebaglio<br />
Photo Maria Marin<br />
gusto amaro e drammatico.<br />
A distanza di anni continua a essere<br />
attuale.<br />
Perché parla dell’animo umano, di<br />
come la solitudine può farci marcire.<br />
E di come, ogni tanto, si reagisca in<br />
maniera sbagliata. Il racconto parte<br />
da un brutto fatto di sangue avvenuto<br />
in Calabria 20 anni prima.<br />
Nello spettacolo interpreti tutti i personaggi,<br />
una grande prova d’attore.<br />
Ho avuto la fortuna di avere un regista<br />
che ha lavorato su di me in maniera<br />
quasi marziale, come un soldato. Abbiamo<br />
fatto tante prove ed esercizi sui<br />
dialetti, ogni personaggio parla con<br />
una sua inflessione. Un bell’esercizio<br />
di concentrazione.<br />
C’è un personaggio che ha note autobiografiche?<br />
Sì, quello che viene chiamato Cacasotto.<br />
Rappresenta me da bambino,<br />
da ragazzo, prima di riuscire a tirare<br />
fuori me stesso. In qualche modo ho<br />
raccontato, metaforicamente, il rapporto<br />
con mio padre, a cui è stato difficile<br />
e doloroso ribellarsi. Però il fatto<br />
di sangue del monologo non appartiene<br />
alla mia storia (ride, ndr). Noi attori<br />
trasliamo sempre le nostre vite nei<br />
personaggi che interpretiamo.<br />
Arriviamo al cinema con Ritorno al<br />
crimine.<br />
Riconfermati i protagonisti: Alessandro<br />
Gassmann, Marco Giallini, Edoardo<br />
Leo e Gianmarco Tognazzi. A loro<br />
si aggiungono i bravissimi Carlo Buccirosso,<br />
Giulia Bevilacqua e Loretta<br />
Goggi che è Sabrina, ora di 75 anni,<br />
nel primo film interpretata da Ilenia<br />
Pastorelli. Questa volta ce la vedremo<br />
con i camorristi di Gomorra, dai<br />
giorni nostri alla Napoli del 1982. Divertimento<br />
puro con attori in stato di<br />
grazia.<br />
massimilianobruno.it<br />
massimilianobruno2019<br />
71
TEATRO<br />
OPERA VIVA<br />
IL REGISTA DAMIANO MICHIELETTO CI PARLA DELL’INCANTESIMO<br />
TEATRALE, PERCHÉ TUTTI HANNO BISOGNO DI STUPIRSI.<br />
CON MADAMA BUTTERFLY AL COMUNALE DI BOLOGNA<br />
di Bruno Ployer<br />
© Ramella&Giannese<br />
Madama Butterfly Teatro Regio, Torino<br />
Ha con sé due quotidiani<br />
e un settimanale. È appassionato<br />
di politica e si<br />
tiene informato leggendo: è questo<br />
il suo passatempo preferito in treno,<br />
ma oggi Damiano Michieletto<br />
deve rimandare per un po’ le sue<br />
letture. Intervistiamo questo regista<br />
teatrale di grande successo<br />
internazionale mentre è in viaggio.<br />
Le spettacolari e sorprendenti regie<br />
liriche di Michieletto sono state<br />
anche contestate, ma il pubblico<br />
le segue con attenzione per la loro<br />
originalità: spesso costituiscono un<br />
accordo dissonante, ma attraente,<br />
con la tradizione dell’opera.<br />
«Tutti sono curiosi di sapere cosa<br />
c’è dietro il sipario. È come un regalo<br />
da scartare, fa parte dell’incantesimo<br />
teatrale, perché tutti<br />
hanno bisogno di stupirsi», afferma.<br />
«E laddove questo manca vuol<br />
dire che qualcosa di noioso ti sta<br />
72
allontanando. Sorpresa, stupore ed<br />
emozione sono gli ingredienti vitali<br />
per fare in modo che chi è seduto<br />
in platea sia proiettato verso la scena».<br />
Dal 20 al 27 febbraio il Teatro<br />
Comunale di Bologna mette in scena<br />
Madama Butterfly di Giacomo<br />
Puccini, con la direzione d’orchestra<br />
di Pinchas Steinberg e la regia<br />
di Michieletto. «Ogni volta che si riprende<br />
una regia è l’occasione per<br />
rimettersi in discussione e ricalibrare<br />
la produzione rispetto al cast»,<br />
spiega il regista, che ci parla di<br />
come vede la tragedia della ragazzina<br />
giapponese disperata e suicida<br />
dopo essere stata sposata con<br />
scandalo e poi abbandonata da un<br />
marinaio americano. «È una donna<br />
che viene comprata da un militare,<br />
che poi l’abbandona per tornare alla<br />
sua vita e ai suoi progetti. Pinkerton,<br />
infatti, lo dice subito: “Io adesso<br />
sposo questa donna, poi lo rifarò<br />
con una vera sposa americana”, ed<br />
è quello che fa alla fine, tornando a<br />
prendersi il figlio. Cercavo qualcosa<br />
che parlasse contemporaneo e<br />
questa storia somiglia molto a una<br />
vicenda di colonialismo: chi ha il potere<br />
di dominare un territorio detta<br />
legge, lo vediamo anche oggi»,<br />
continua Michieletto. Il compito del<br />
regista è fare in modo che l’opera<br />
resti un evento teatrale vivo e appassionante<br />
per il pubblico e non<br />
qualcosa di semplicemente legato<br />
al passato. Bisogna comprendere<br />
queste opere e portarle sul palcoscenico<br />
in maniera onesta rispetto<br />
a quella che è oggi la nostra vita. <strong>La</strong><br />
filologia porterebbe questo repertorio<br />
a diventare uno scheletro».<br />
Pensa di aver dato un contributo<br />
significativo in questo rinnovamento<br />
dello stile, il cosiddetto teatro<br />
di regia?<br />
Sicuramente, anche se non ci penso.<br />
Del resto, ogni volta che un sovrintendente<br />
chiede una nuova produzione,<br />
mette il regista nelle condizioni di<br />
realizzare qualcosa che abbia la presunzione<br />
di essere nuovo. Si possono<br />
fare spettacoli belli o brutti, ma ormai<br />
in tutta Europa questo è il modo di intendere<br />
il teatro musicale.<br />
Innovare è stato probabilmente<br />
anche l’obiettivo di grandi maestri<br />
del passato, come Zeffirelli e Visconti.<br />
Che giudizio dà di quell’epoca?<br />
Penso che l’obiettivo sia stato esattamente<br />
lo stesso. Con <strong>La</strong> bohème<br />
Zeffirelli ha fatto qualcosa di rivoluzionario<br />
rispetto a quel tempo,<br />
per esempio, ha reso la scenografia<br />
tridimensionale creando grande<br />
profondità degli spazi, rendendo<br />
cinematografici la recitazione e i<br />
movimenti di scena. <strong>La</strong> sorpresa e<br />
l’emozione muovono l’azione di un<br />
regista. Come Visconti, che prendeva<br />
Maria Callas e le diceva di cantare<br />
distesa per terra. Era una cosa<br />
mai vista prima, mentre adesso è<br />
normalissima. Si prosegue un percorso<br />
che loro hanno fatto prima di<br />
noi.<br />
Lei è anche un regista di prosa, ma<br />
con il cinema e la tv che rapporto<br />
ha?<br />
Da fruitore, nel senso che ho fatto<br />
delle piccole cose per la televisione,<br />
ma sono molto incuriosito. Se avessi<br />
l’opportunità di mettere la mia creatività<br />
al servizio di questi media, penso<br />
che mi divertirei molto.<br />
A proposito di cinema, quest’anno<br />
è il centenario di Federico Fellini.<br />
Come le piace ricordare questo<br />
grande regista?<br />
Con un aneddoto, perché avevo letto<br />
che Fellini arrivò a Roma da ragazzino.<br />
Io ho fatto una cosa simile<br />
a 14 anni: ho preso il treno e sono<br />
arrivato a Cinecittà, avevo il mito di<br />
questo luogo dentro il quale si lavorava<br />
con l’immaginazione e la fantasia.<br />
Penso ai film di Fellini, come<br />
Lo sceicco bianco, E la nave va, creazioni<br />
di mondi che sono dichiaratamente<br />
finti, frutto di immaginazione,<br />
quindi teatralissimi. Mi spiace<br />
che non abbia mai diretto un’opera<br />
lirica, perché i suoi film erano già<br />
opere di per sé.<br />
C’è una nuova produzione per il<br />
<strong>2020</strong> che la stimola particolarmente?<br />
Questo per me è un anno ricchissimo<br />
di lavoro: sto per cominciare le<br />
prove di Salomè alla Scala, poi andrò<br />
a Londra, in Belgio e in Francia.<br />
Tengo molto a questo ritorno scaligero<br />
e sono contento di lavorare<br />
con il maestro Chailly.<br />
tcbo.it<br />
Il regista Damiano Michieletto<br />
TeatroComunaleBologna<br />
comunalebologna<br />
BOLOGNA<br />
169 FRECCE AL GIORNO<br />
© Yasuko Kageyama<br />
73
IN VIAGGIO CON<br />
MUOVERSI SENZA PAURA<br />
«IL VIAGGIO È TUTTO, CI PONE IN RELAZIONE CON IL TEMPO,<br />
I LUOGHI E LE PERSONE». PARLA SERGIO ESCOBAR, DIRETTORE<br />
DEL PICCOLO TEATRO DI MILANO<br />
di Andrea Radic<br />
Andrea_Radic<br />
© Luigi <strong>La</strong>selva<br />
Il treno gli evoca Hitchcock, e in<br />
modo particolare Delitto per delitto,<br />
nel quale lo scambio di piani<br />
criminosi avviene in treno, ma anche<br />
il meraviglioso e meno conosciuto<br />
<strong>La</strong> signora scompare, che racconta di<br />
un’anziana scomparsa proprio su un<br />
treno. Ma è il viaggio in quanto tale,<br />
con ogni mezzo, ad affascinare un<br />
uomo che con il suo lavoro e il suo<br />
talento affascina a sua volta migliaia<br />
di persone che frequentano i teatri.<br />
«Al Festival di Avignone mi domandarono<br />
come fossi arrivato. In moto,<br />
risposi. E lo stupore generale mi fece<br />
sorridere». Il viaggio sul <strong>Freccia</strong>rossa<br />
con Sergio Escobar, direttore del<br />
Piccolo Teatro di Milano, inizia nel<br />
FRECCIALounge della stazione Centrale<br />
di Milano.<br />
Cosa rappresenta per te il viaggio?<br />
È tutto, è la vita, che è essa stessa un<br />
viaggio. È il percorso che dà senso all’identità<br />
e alla consistenza del nostro<br />
essere in relazione con il tempo, lo spazio,<br />
i luoghi, le persone. Cerco di essere<br />
io il viaggio, insieme agli altri. <strong>La</strong> poesia<br />
di Konstantinos Kavafis riferita a Ulisse<br />
è perfetta, dove il poeta invoca un viaggio<br />
lungo, fatto di incroci – più che di<br />
incontri – con le vite e le tentazioni del<br />
mondo, sapendo che l’imprevedibilità<br />
di questi incontri, che apparentemente<br />
allontana dalla meta, in realtà consente<br />
di capire perché si sta viaggiando. E<br />
tutto diventa esperienza personale.<br />
74
Tu quanto viaggi?<br />
Moltissimo, direi più volte dalla Terra<br />
alla Luna (scherza, ndr). Viaggio in tutto<br />
il mondo per lavoro, viaggio nel teatro,<br />
fra le differenze, per accorgermi<br />
che esiste una strada comune verso<br />
un’identità provvisoria, non opportunistica,<br />
viva. E poi una confessione...<br />
Prego…<br />
Viaggio molto in moto, anche per lunghe<br />
distanze, mi affascina. Ma il mio<br />
percorso segreto è di 20 chilometri,<br />
lo compio quando sono triste o felice,<br />
scelgo una delle mie moto e parto. Lo<br />
avrò fatto centinaia di volte, fra le stradine<br />
dei Navigli, mi gusto centimetro<br />
per centimetro e mi sembra di essere<br />
stato in giro per il mondo. Il gusto privato<br />
del viaggio.<br />
E in treno, invece?<br />
<strong>La</strong> macchina veloce! <strong>La</strong> sua rapidità<br />
mi conquista, a bordo attendo il momento<br />
in cui raggiunge i 300 km/h.<br />
Prima di tutto il finestrino, perché,<br />
sotto sotto, vorrei essere al posto del<br />
conducente. Provo una certa impazienza,<br />
che è parente stretta dell’enorme<br />
pazienza di gustare ciò che<br />
sto vivendo. E non c’è contraddizione,<br />
detto da uno, come me, che ricorda i<br />
sedili in legno della terza classe e la<br />
carrozza panoramica del Settebello.<br />
A bordo ascolto, rubo storie, ho imparato<br />
da ragazzino dal grande Pietro<br />
Bianchi, ero suo discepolo e amico.<br />
Una volta, mentre parlavamo, si accorse<br />
della mia perplessità vedendo<br />
il suo sguardo altrove, e mi spiegò:<br />
«Sto scrivendo una novella e ascolto<br />
ciò che stanno dicendo le due persone<br />
accanto a noi». Anche io ascolto<br />
frammenti, catturo sguardi. Osservi<br />
fuori e vedi il mondo che si sposta, nel<br />
frattempo ti accorgi che anche tu stai<br />
cambiando, ogni cosa ti avvicina o ti<br />
allontana da dove sei partito, ti cambia.<br />
Il treno è un luogo che si muove,<br />
ti contiene e ti accompagna verso<br />
qualcosa dove, magari, la testa è già<br />
arrivata.<br />
Come si presenta il <strong>2020</strong> per il Piccolo<br />
Teatro di Milano?<br />
Il teatro anticipa i tempi. Nella stagione<br />
20/21 sono in arrivo spettacoli<br />
molto importanti, 900 rappresentazioni<br />
all’anno. Al Grassi, una delle<br />
nostre tre sale, insieme allo Strehler<br />
e allo Studio, fino al 16 febbraio è in<br />
© Margherita Busacca<br />
scena il meraviglioso Misericordia, un<br />
testo pensato, realizzato e diretto da<br />
Emma Dante, una storia drammatica<br />
con al centro tre donne umiliate dalla<br />
vita che decidono di diventare madri<br />
e crescere, ripartorendolo, un bimbo<br />
nato dalla violenza. Penso al filo d’erba<br />
che buca l’asfalto per trovare luce<br />
e vita, cocciuto di vitalismo. Come un<br />
gioco che facevo da bambino e faccio<br />
ancora adesso, guardo la lancetta dei<br />
minuti dell’orologio: appare ferma, in<br />
realtà sta bucando il tempo e tu, con<br />
lei, prosegui nella vita. Poi, con Antonio<br />
<strong>La</strong>tella stiamo preparando un super<br />
classico, Hamlet, interamente ritradotto<br />
nel testo integrale, suddiviso<br />
in due serate. Un viaggio profondo tra<br />
le parole e nella parola. Una sfida che<br />
Shakespeare affrontò e vinse, ma proporla<br />
oggi è più complesso, perché le<br />
parole sono state sostituite dalla narrazione.<br />
Il racconto è una cosa diversa,<br />
è muoversi e non aver paura di ciò<br />
che non conosci.<br />
Qual è il segreto del Piccolo Teatro<br />
rispetto ad altri luoghi dove il teatro<br />
sta morendo?<br />
Il teatro non sta morendo, ma alcune<br />
realtà si chiedono troppo spesso se<br />
75
IN VIAGGIO CON<br />
abbia senso fare teatro. Mi ricordano<br />
le assemblee del ’68, con la retorica<br />
del chi siamo e dove andiamo... Il Piccolo<br />
ha la peculiarità di essere un’istituzione<br />
con la responsabilità del<br />
servizio pubblico, 300mila spettatori<br />
di cui molti sotto i 26 anni, ma anche<br />
quella di affrontare il rischio, come<br />
quando abbiamo aperto al Mediterraneo<br />
e qualcuno mi disse: «Ma a Milano<br />
non c’è il mare». Abbiamo aperto<br />
alla Cina perché il teatro è irrequietezza,<br />
da affrontare con professionalità e,<br />
soprattutto, con grande rispetto per<br />
il pubblico, formandolo ad avere un<br />
rapporto di fiducia con l’indeterminatezza<br />
del risultato. Usciti da teatro è<br />
bene darsi il tempo di dimenticare lo<br />
spettacolo per consentire di far riemergere,<br />
più tardi, quei tasselli dell’identità<br />
che ci ha colpito. Da bambino<br />
non mi piacevano gli spinaci, adesso<br />
li adoro.<br />
Qual è il modello economico di un<br />
teatro?<br />
Ho assistito a centinaia di dibattiti e<br />
convegni sull’economia dello spettacolo,<br />
direi che è giunto il momento di<br />
farne un paio sulla cultura dell’economia,<br />
forse ci troveremmo meglio.<br />
Gli attori di teatro sono migliori al cinema?<br />
Prendo in prestito le parole di Toni<br />
Servillo, grande amico, il quale dice<br />
che se non facesse tanto teatro non<br />
potrebbe fare il cinema. Truffaut unisce<br />
il suo cinema di Effetto notte alla<br />
rappresentante più eccelsa del teatro,<br />
Valentina Cortese, ed è il punto che li<br />
unisce. Uso un termine che va usato<br />
con il contagocce: questa è poesia.<br />
Che animali sono gli attori?<br />
Rispondo con il titolo di un lavoro fatto<br />
con Emma Dante: Bestie di scena. Non<br />
è offensivo, sono debolissimi e fortissimi,<br />
sul loro mascherarsi assumono<br />
la realtà e sono più reali del reale. Se<br />
sul palcoscenico facciamo entrare un<br />
cavallo vero, crediamo che sia finto.<br />
Se sale un cavallo finto, abbiamo la<br />
sensazione che sia vero.<br />
Il pubblico ha bisogno degli attori e<br />
gli attori del pubblico?<br />
Sono complici, in modo laico. Lo<br />
spettacolo, in effetti, non avviene né<br />
in palcoscenico né in platea, bensì<br />
sul proscenio. Luogo indefinito in cui<br />
occhi, corpi e parole si incrociano, e lì<br />
accade lo spettacolo. Un momento di<br />
sospensione in cui entrambi, attore e<br />
spettatore, dicono: «Ho capito».<br />
L’attore in qualche modo chiama gli<br />
spettatori per nome, uno per uno,<br />
senza conoscerli. Come quando giocavo<br />
con mio figlio mettendomi per<br />
terra, e non mi chiamava più con il<br />
nome della mia funzione, papà, ma<br />
con il mio, Sergio.<br />
piccoloteatro.org<br />
PiccoloTeatro<br />
Piccolo_Teatro<br />
piccoloteatromilano<br />
MILANO<br />
192 FRECCE AL GIORNO<br />
Sergio Escobar in <strong>Freccia</strong>rossa con il giornalista Andrea Radic<br />
76
UN TRENO DI LIBRI<br />
Invito alla lettura di Alberto Brandani<br />
[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]<br />
In viaggio con il Prof<br />
CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI<br />
L’AMORE IN TUTTE LE SUE FORME IN UN MAGNIFICO LABIRINTO<br />
DI EMOZIONI. E LA VITA, QUELLA VERA, CHE NASCE<br />
DOVE MENO CI SI ASPETTEREBBE<br />
ALivorno, in via dell’Ardenza,<br />
c’è il Cimitero della Purificazione.<br />
L’ingresso è un viale<br />
odoroso, sulla destra cappelle di famiglie<br />
livornesi della buona borghesia, a<br />
sinistra i marmisti che lavorano tranquilli.<br />
Il cielo è sempre terso e il salmastro<br />
arriva prepotente. Ovunque un senso<br />
di pace. Attraversando la strada, al numero<br />
2 c’è il negozio di fiori gestito dalla<br />
signora Graziella e dalla figlia <strong>La</strong>ura e,<br />
prima di loro, dalla ottuagenaria Silvia.<br />
Ricordano i nomi di tutti, le dimensioni<br />
dei vasi, i fiori preferiti. Consigliano sempre<br />
orchidee e margherite e hanno sulle<br />
labbra parole di composta allegria.<br />
È proprio tutto vero, allora, mi son detto<br />
leggendo l’incipit del bel libro di Valérie<br />
Perrin. Nel romanzo Violette Toussaint<br />
è la guardiana di un piccolo cimitero.<br />
Gentile, solare e dal cuore grande. Durante<br />
le visite ai loro cari, tante persone<br />
la vanno a salutare. Un giorno si presenta<br />
un poliziotto con una strana richiesta:<br />
sua madre, recentemente scomparsa,<br />
ha espresso la volontà di essere sepolta<br />
in quel lontano paesino, nella tomba<br />
di uno sconosciuto signore del posto.<br />
Da qui si dipana una ragnatela di intrecci<br />
e sussulti che tengono avvinghiato<br />
il lettore fino all’ultima riga, lasciando<br />
però a ogni capitolo una sua peculiarità<br />
di sentimenti; ogni pagina fa commuovere<br />
e piangere, ma anche lievitare di<br />
passione e di speranza. Una speranza<br />
alimentata dallo stesso amore che pervade<br />
l’intero libro.<br />
Cambiare l’acqua ai fiori è una storia d’amore,<br />
anzi una storia dell’Amore in tutte<br />
le sue forme, da ogni prospettiva. Amore<br />
per un uomo, per una figlia, a volte<br />
amore proibito o non ricambiato, amore<br />
che resiste anche alla morte. Un sentimento<br />
che ci fa gioire, certo, ma anche<br />
soffrire, di un dolore che s’insinua più in<br />
profondità di qualsiasi altra cosa.<br />
Violette è la protagonista assoluta attorno<br />
alla quale ruotano tutti gli altri<br />
personaggi, una ragazza sbattuta dal<br />
destino, ma che non ha paura d’amare.<br />
Si butta a capofitto e resiste, anche<br />
quando fa male.<br />
Philippe Toussaint è suo marito. Bello<br />
e dannato, rovinato dall’amore morboso<br />
dei suoi genitori, donnaiolo incallito,<br />
innamorato da sempre della giovane<br />
moglie dello zio, che però non insidia<br />
proprio per amore (dello zio), inconsapevolmente<br />
innamorato di Violette,<br />
nonostante le sofferenze che le infligge.<br />
E poi il sesso. Tanto sesso. Raccontato<br />
in modo così naturale, da farlo apparire<br />
e scomparire, eppur tuttavia un balsamo<br />
della vita.<br />
<strong>La</strong> struttura della storia è basata su<br />
piani temporali differenti e sull’intreccio<br />
di vite diverse, una legata all’altra,<br />
magnificamente raccontate. Sarà bene,<br />
però, non svelare altro per non rovinare<br />
il perfetto incastro costruito dall’autrice<br />
e non indicare la via d’uscita di questo<br />
labirinto di emozioni.<br />
Leggere il romanzo è come bere amore<br />
a lunghi sorsi, assaporando i sentimenti<br />
attraverso l’impronta fotografica di<br />
Valérie Perrin. Merito, forse, anche del<br />
rapporto strettissimo, di vita e di lavoro,<br />
con Claude Lelouch, uno dei menestrelli<br />
d’amore della cinematografia<br />
mondiale. Immergiamoci, allora,<br />
completamente nell’atmosfera di una<br />
piccola comunità, paradossalmente<br />
allegra, che quasi riesce a formare una<br />
famiglia in un luogo di morte: un piccolo<br />
cimitero di provincia che ospita la Vita,<br />
quella vera, autentica, che sopravvive<br />
a ogni dolore. Pronta, come Violette, a<br />
meravigliarsi per una goccia di rugiada<br />
sulla corolla di un fiore.<br />
VALÉRIE PERRIN<br />
CAMBIARE<br />
L’ACQUA AI FIORI<br />
Valérie Perrin, Edizioni e/o, pp. 480 € 11,99<br />
77
UN TRENO DI LIBRI<br />
Un assaggio di lettura<br />
BRANI TRATTI DA CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI<br />
I<br />
miei vicini non temono niente. I primi mesi della nostra convivenza a<br />
Non hanno preoccupazioni, non Charleville-Mezières ho scritto all’interno<br />
di ogni giorno “AMORE FOLLE” a<br />
si innamorano, non si mangiano le<br />
unghie, non credono al caso, non fanno<br />
promesse né rumore, non hanno cembre 1985. <strong>La</strong> mia ombra era sem-<br />
pennarello rosso. Questo fino al 31 di-<br />
l’assistenza sanitaria, non piangono, pre in quella di Philippe Toussaint,<br />
non cercano le chiavi né gli occhiali tranne quando andavo al lavoro. Mi risucchiava,<br />
mi beveva, mi avviluppava.<br />
né il telecomando né i figli né la felicità.<br />
Era di una sensualità pazzesca. Mi si<br />
Non leggono, non pagano tasse, non squagliava in bocca come caramello,<br />
fanno diete, non hanno preferenze, come zucchero filato. Ero perennemente<br />
in festa. Se ripenso a quel pe-<br />
non cambiano idea, non si rifanno il<br />
letto, non fumano, non stilano liste, riodo mi vedo come al luna park.<br />
non contano fino a dieci prima di parlare,<br />
non si fanno sostituire.<br />
la bocca, i baci. Non si smarriva mai.<br />
Sapeva sempre dove mettere le mani,<br />
Non sono leccaculo né ambiziosi, Aveva una carta stradale del mio corpo,<br />
itinerari che conosceva a memoria<br />
rancorosi, carini, meschini, generosi,<br />
gelosi, trascurati, puliti, sublimi, divertenti,<br />
drogati, spilorci, sorridenti, furbi, stenza. [...]<br />
e di cui io ignoravo addirittura l’esi-<br />
violenti, innamorati, brontoloni, ipocriti,<br />
dolci, duri, molli, cattivi, bugiardi, tro. Diceva sempre: «[...] non avevo mai<br />
Vivevamo l’una nelle vampate dell’al-<br />
ladri, giocatori d’azzardo, coraggiosi, provato niente di simile! Sei una strega,<br />
sono sicuro che sei una strega!».<br />
fannulloni, credenti, viziosi, ottimisti. I<br />
miei vicini sono morti.<br />
Credo che mi facesse le corna già<br />
L’unica differenza che c’è fra loro è il dal primo anno. Credo che mi abbia<br />
legno della bara: quercia, pino o mogano.<br />
voltavo le spalle si fiondasse su qual-<br />
sempre tradito e mentito, che appena<br />
[...]<br />
cun’altra.<br />
Philippe Toussaint era come quei<br />
cigni che sono maestosi in acqua e<br />
traballano quando camminano sulla<br />
terra. Trasformava il nostro letto nel<br />
paradiso, era aggraziato e sensuale in<br />
amore, ma appena si alzava, appena<br />
si metteva in verticale abbandonando<br />
l’orizzontalità del nostro amore, perdeva<br />
parecchi punti. Era incapace di<br />
qualsiasi conversazione, gli interessavano<br />
solo la motocicletta e i videogiochi.<br />
Non voleva più che facessi la<br />
barista al Tibourin, era troppo geloso<br />
degli uomini che mi avvicinavano.<br />
Sono stata costretta a dare le dimissioni<br />
subito dopo essermi messa con<br />
lui. Avevo trovato lavoro come cameriera<br />
in una trattoria, attaccavo alle<br />
dieci, quando si cominciava a preparare<br />
per il pranzo, e staccavo alle sei<br />
del pomeriggio.<br />
<strong>La</strong> mattina, quando uscivo di casa,<br />
Philippe Toussaint dormiva ancora. Mi<br />
costava tantissimo lasciare il nostro<br />
confortevole nido e affrontare il freddo<br />
della strada. Diceva che durante il<br />
giorno andava in giro con la moto. <strong>La</strong><br />
sera, tornando, lo trovavo sbracato<br />
Anouk Aimé e Jean-Louis Trintignant durante le riprese del film Un uomo, una donna oggi di Claude Lelouch (titolo originale<br />
Un homme et une femme, 20 ans déjà, 1986, Francia)<br />
© Bertrand LAFORET/Gamma-Rapho via Getty Images<br />
78
Un assaggio di lettura<br />
© <strong>La</strong>urent MAOUS/Gamma-Rapho via Getty Images<br />
Robert Hossein e Nicole Garcia durante le riprese del film Bolero di Claude Lelouch (titolo originale Les uns et les autres, 1981, Francia)<br />
davanti alla televisione. Aprivo la porta<br />
e mi stendevo su di lui, come se dopo<br />
il lavoro mi tuffassi in un’immensa piscina<br />
calda imbevuta di sole. Desideravo<br />
del blu nella mia vita? Eccomi<br />
servita.<br />
Avrei fatto qualunque cosa perché<br />
mi toccasse. Solo questo, toccarmi.<br />
Avevo la sensazione di appartenergli<br />
corpo e anima, e mi piaceva un sacco<br />
appartenergli corpo e anima. All’epoca<br />
avevo diciassette anni e, nella mia<br />
testa, molta felicità da recuperare. Se<br />
mi avesse lasciato non credo che il<br />
mio corpo avrebbe retto allo shock di<br />
un’altra separazione, dopo quella da<br />
mia madre.<br />
[...]<br />
Niente “Cara Violette” o “Signora”, la<br />
lettera di Julien Seul cominciava senza<br />
formule di cortesia. [...] Sono arrivato a<br />
Brancion-en-Chalon alle due del mattino.<br />
Ho parcheggiato davanti al cancello<br />
chiuso del cimitero e mi sono addormentato.<br />
Ho fatto brutti sogni, ho avuto<br />
freddo, ho acceso il motore per riscaldarmi<br />
e mi sono riaddormentato. Verso<br />
le sette ho riaperto gli occhi e ho visto<br />
la luce dentro casa sua. Sono venuto<br />
a bussarle. Non mi aspettavo affatto<br />
di trovare una come lei. Bussando alla<br />
porta del guardiano del cimitero uno si<br />
aspetta di trovarsi davanti un vecchio<br />
panciuto e rubicondo. Lo so, sono cliché<br />
stupidi, ma certo non mi attendevo<br />
lei né i suoi occhi acuti, spaventati, dolci<br />
e diffidenti. Lei mi ha fatto entrare e mi<br />
ha offerto un caffè. C’era una bella atmosfera<br />
a casa sua, un buon odore, e<br />
anche lei aveva un buon odore. Aveva<br />
addosso una vestaglia grigia da vecchia,<br />
eppure emanava qualcosa che<br />
sapeva di giovinezza, non so come dire,<br />
una certa energia, qualcosa che il tempo<br />
non aveva sciupato. Sembrava che<br />
quella vestaglia fosse una maschera,<br />
ecco, come una bambina che avesse<br />
preso in prestito il vestito di un’adulta.<br />
Aveva i capelli raccolti in uno chignon.<br />
Non so se fosse colpa dello shock che<br />
avevo avuto dal notaio, della guidata<br />
notturna o della stanchezza che mi<br />
confondeva la vista, ma l’ho trovata<br />
incredibilmente irreale, un po’ come un<br />
fantasma, un’apparizione. Vedendo lei<br />
ho sentito per la prima volta che mia<br />
madre stava condividendo con me la<br />
sua strana vita parallela, che mi aveva<br />
portato là dove veramente era. Poi ha<br />
tirato fuori i registri delle sepolture, e in<br />
quel momento ho capito che era una<br />
persona singolare, che esistono donne<br />
che non somigliano a nessun’altra. Lei<br />
era qualcuno, non la copia di qualcuno.<br />
Mentre si preparava sono tornato in<br />
macchina, ho acceso il motore e chiuso<br />
gli occhi, ma non sono riuscito a dormire,<br />
continuavo a vederla dietro quella<br />
porta, ha continuato ad aprirmela per<br />
un’ora, come uno spezzone di film che<br />
riguardavo a ciclo continuo per riascoltare<br />
la musica della scena che avevo<br />
appena vissuto. Quando l’ho vista<br />
aspettarmi dietro il cancello col lungo<br />
cappotto blu scuro sono sceso dalla<br />
macchina pensando: “Devo scoprire<br />
da dove viene e che ci fa qui”. Poi mi ha<br />
condotto alla tomba di Gabriel Prudent.<br />
Camminava eretta, aveva un bel profilo,<br />
e a ogni suo passo intuivo del rosso sotto<br />
il cappotto, come se nascondesse un<br />
segreto, e di nuovo ho pensato: “Devo<br />
scoprire da dove viene e che ci fa qui”.<br />
Avrei dovuto essere triste in quella gelida<br />
mattina d’ottobre nel suo lugubre cimitero,<br />
invece mi sentivo esattamente il<br />
contrario. Davanti alla tomba di Gabriel<br />
Prudent mi sono sentito come uno che<br />
nel giorno del matrimonio si innamora<br />
di un’invitata [...].<br />
79
UN TRENO DI LIBRI<br />
Un assaggio di lettura<br />
È la prima lettera d’amore che ricevo<br />
in vita mia. Strana, ma pur sempre una<br />
lettera d’amore. Per ricordare la madre<br />
ha scritto poche parole, quattro<br />
frasi per tirare fuori le quali sembra<br />
aver sudato sette camicie, mentre a<br />
me ha mandato intere pagine. È decisamente<br />
più facile vuotare il sacco<br />
con un perfetto sconosciuto che non<br />
in una riunione di famiglia. Guardo la<br />
busta chiusa con l’indirizzo di Philippe<br />
Toussaint dentro. <strong>La</strong> infilo tra le pagine<br />
di un numero di Roses Magazine.<br />
Non so ancora che ne farò, se la lascerò<br />
chiusa nella rivista, la butterò<br />
o la aprirò. Philippe Toussaint vive a<br />
cento chilometri dal cimitero, non ci<br />
posso credere, lo credevo all’estero,<br />
all’altro capo del mondo. Un mondo<br />
che da un pezzo non è più il mio.<br />
[...]<br />
Diario di Irène Fayolle<br />
22 ottobre 1992<br />
Ieri sera ho sentito la voce di Gabriel<br />
in televisione. Parlava di “difendere<br />
una donna che mi ha lasciato”. Naturalmente<br />
non ha detto così, è la mia<br />
mente a distorcere le parole. Paul mi<br />
stava aiutando a preparare la cena in<br />
cucina, nella stanza accanto c’era la<br />
televisione accesa. Risentendo quel<br />
tono di voce legato ai miei ricordi più<br />
belli sono stata talmente sorpresa da<br />
far cadere la pentola d’acqua bollente<br />
che avevo in mano. Si è schiantata<br />
sul pavimento ustionandomi le caviglie.<br />
Ha fatto un fracasso del diavolo,<br />
Paul è andato nel panico, ha creduto<br />
che tremassi per le bruciature. Mi ha<br />
trascinato in salotto e mi ha fatto sedere<br />
sul divano davanti alla televisione,<br />
davanti a Gabriel. Lui era lì, dentro<br />
quel rettangolo che non guardo<br />
mai. Mentre Paul si dava da fare per<br />
applicarmi garze imbevute d’acqua<br />
sulla pelle martoriata ho visto alcune<br />
immagini di Gabriel in tribunale.<br />
Un giornalista ha riferito che durante<br />
la settimana aveva patrocinato a<br />
Marsiglia facendo assolvere tre dei<br />
cinque uomini accusati di complicità<br />
in un’evasione. Il processo si era concluso<br />
il giorno prima. Gabriel era a<br />
Marsiglia, vicinissimo a me, e io non lo<br />
sapevo. Se anche l’avessi saputo che<br />
avrei fatto, sarei andata a trovarlo?<br />
Per dirgli cosa? “Cinque anni fa sono<br />
scappata perché non ho voluto abbandonare<br />
la famiglia. Cinque anni fa<br />
ho avuto paura di lei e paura di me,<br />
ma sappia che non ho mai smesso di<br />
pensarla”? Julien è uscito da camera<br />
sua e ha detto al padre che dovevano<br />
portarmi al pronto soccorso. Mi sono<br />
rifiutata. Mentre marito e figlio si affannavano<br />
fino a trovare un tubetto di<br />
Biafine nell’armadietto della farmacia<br />
ho guardato Gabriel in toga nera<br />
muovere le sue belle mani parlando<br />
con i giornalisti, ho visto la passione<br />
che metteva nel difendere gli altri.<br />
Avrei voluto che uscisse dallo schermo,<br />
avrei voluto essere Mia Farrow nel<br />
film di Woody Allen <strong>La</strong> rosa purpurea<br />
del Cairo. E a me? Mi avrebbe difeso?<br />
Mi avrebbe trovato circostanze attenuanti<br />
per il giorno in cui l’avevo mollato?<br />
Quanto tempo mi aveva aspettato<br />
al volante della sua macchina?<br />
Quand’è che aveva deciso di ripartire?<br />
In che momento aveva capito che non<br />
sarei tornata? Le lacrime hanno cominciato<br />
a rigarmi le guance. Colavano<br />
mio malgrado. Paul ha spento<br />
la televisione. Sono crollata davanti<br />
allo schermo nero. Mio marito e mio<br />
figlio hanno pensato che fosse colpa<br />
del dolore. Il medico di famiglia, chiamato<br />
da loro, ha ispezionato le ustioni<br />
e detto che erano superficiali. <strong>La</strong> notte<br />
non ho dormito. Rivedendo Gabriel, risentendo<br />
il suono della sua voce, ho<br />
capito quanto mi sia mancato.<br />
Poster del film Un uomo, una donna di Claude Lelouch, con Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant (titolo originale Un homme et une femme,<br />
1966, Francia)<br />
© Movie Poster Image Art/Getty Images<br />
80
Lo scaffale della <strong>Freccia</strong><br />
ASSEDIO ALL’OCCIDENTE<br />
Maurizio Molinari<br />
<strong>La</strong> nave di Teseo, pp. 238 € 18<br />
Sulle rovine della globalizzazione,<br />
la seconda Guerra Fredda ha colto<br />
di sorpresa l’Occidente. Gli attori<br />
principali non sono più due ma<br />
molteplici, le armi non più nucleari ma<br />
digitali e in palio c’è la sopravvivenza<br />
delle democrazie. <strong>La</strong> seconda Guerra<br />
Fredda non ha ancora una data di<br />
inizio ufficiale, ma in pochi dubitano<br />
oramai che sia in pieno svolgimento e<br />
stia già cambiando il mondo.<br />
CADRÒ, SOGNANDO DI VOLARE<br />
Fabio Genovesi<br />
Mondadori, pp. 312 € 19<br />
Questa è la storia di un uomo, anzi<br />
di due, o anche di cinque, in realtà<br />
è la storia di tutti noi. Uomini che<br />
inseguono un sogno, che cercano non<br />
di diventare ricchi bensì liberi. Fabio<br />
Genovesi torna a farci sognare con<br />
la sua scrittura unica, ci travolge, ci<br />
emoziona come un’onda impetuosa,<br />
ci fa commuovere, sorridere e ridere<br />
fino alle lacrime. E ci racconta cosa<br />
vuol dire credere in qualcosa.<br />
L’ANGELO DI MONACO<br />
Fabiano Massimi<br />
Longanesi, pp. 496 € 18<br />
Un romanzo in perfetto equilibrio<br />
tra documentata realtà e avvincente<br />
finzione, un’indagine che si snoda<br />
attorno all’unico, vero amore di Hitler:<br />
Angela Raubal, sua nipote. Sullo<br />
sfondo di una Repubblica di Weimar<br />
moribonda, un thriller all’inseguimento<br />
di uno scampolo di verità in grado,<br />
forse, di restituire dignità alla prima,<br />
vera vittima della propaganda nazista<br />
l’innocente Geli Raubal.<br />
IL GIRO DEL MONDO IN 80<br />
ESPERIMENTI<br />
Lorenzo Monaco, Matteo Pompili<br />
Editoriale Scienza, pp. 90 € 19,90<br />
Il classico della letteratura di Jules<br />
Verne è l’espediente per conoscere<br />
curiosità scientifiche e tecnologiche<br />
sulle diverse aree del mondo. Dal<br />
Big Ben di Londra per scoprire il<br />
funzionamento del pendolo fino al<br />
Vesuvio di Napoli per comprendere<br />
la differenza tra vulcani esplosivi<br />
ed effusivi. Venti tappe e quattro<br />
esperimenti che avvicinano i<br />
giovanissimi alla scienza. G.B.<br />
BOWIE<br />
Steve Horton, Michael Allred,<br />
<strong>La</strong>ura Allread<br />
Panini Comics, pp. 160 € 24<br />
Graphic novel magnificamente<br />
illustrata sulla scalata al successo<br />
di David Bowie: dall’anonimato alla<br />
fama mondiale, compresa la caduta<br />
del suo alter ego Ziggy Stardust.<br />
<strong>La</strong> biografia a fumetti del Duca<br />
Bianco è un modo per ripercorrere<br />
la vita dell’artista che ha lasciato<br />
un’impronta indelebile nell’universo<br />
musicale. L’unico e solo supereroe del<br />
rock ‘n’roll. G.B.<br />
SECONDO JOSH<br />
Lorenzo Fusoni<br />
Golem Edizioni, pp. 140 € 14<br />
Due bambini dall’inquietante<br />
ingegno e senza limiti morali si<br />
scontrano in una lotta ricca di<br />
accadimenti, incuranti di poter<br />
rovinare la vita a quelli che li<br />
circondano, dagli amichetti ai<br />
genitori. Thriller paradossale che<br />
vede da una parte Josh, genio della<br />
speculazione e della manipolazione,<br />
e dall’altra Marius, che combatte<br />
senza sosta soprusi e ingiustizie del<br />
mondo. G.B.<br />
81
UN TRENO DI LIBRI<br />
LA FRECCIA E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO<br />
UN CONVEGNO, A SIENA, ISPIRATO DAL ROMANZO<br />
FRANCESCO E IL SULTANO DI ERNESTO FERRERO<br />
Da sinistra, Andrea Monda, monsignor Lojudice, Alberto Brandani e l’autore, Ernesto Ferrero<br />
Sotto, il sindaco di Siena, Luigi De Mossi<br />
Un convegno sul dialogo<br />
interreligioso. Lo ha promosso<br />
<strong>La</strong> <strong>Freccia</strong>, lo scorso<br />
15 gennaio, a Siena, nella suggestiva<br />
cornice del Santa Maria della Scala,<br />
un tempo ospedale, attivo già all’alba<br />
dell’anno Mille, oggi prestigioso polo<br />
museale. E lo ha concepito Alberto<br />
Brandani, il nostro prof che cura ogni<br />
mese questa rubrica con sensibilità e<br />
competenza e che, nel numero di ottobre<br />
scorso, ha presentato il bel romanzo<br />
di Ernesto Ferrero Francesco e<br />
il sultano, ispiratore dell’iniziativa, organizzata<br />
dalla Fondazione Formiche,<br />
con il sostegno di Civita e il patrocinio<br />
del Comune di Siena. Ed è stato proprio<br />
il sindaco Luigi De Mossi a fare gli<br />
onori di casa, davanti a una platea numerosa,<br />
attenta e partecipe al dibattito.<br />
Il convegno, moderato dallo stesso<br />
Brandani, ha fatto emergere in effetti<br />
vari spunti di riflessione, disseminati<br />
negli interventi di Ernesto Ferrero, Andrea<br />
Monda, direttore dell’Osservatore<br />
Romano, e monsignor Augusto Paolo<br />
Lojudice, arcivescovo di Siena, Colle di<br />
Val d’Elsa e Montalcino. L’avventuroso<br />
viaggio di Francesco nel 1219 in Terra<br />
Santa, fino a Damietta, sotto assedio<br />
da parte dei Crociati, e il suo coraggioso<br />
incontro con il sultano, costituiscono<br />
le radici ideali di un confronto<br />
tra Cristianesimo e Islam che, sette<br />
secoli dopo, ha condotto papa Francesco<br />
ad Abu Dhabi a firmare con Ahmad<br />
Al-Tayyib, il grande imam di Al-Azhar,<br />
il Documento sulla fratellanza umana<br />
per la pace mondiale e la convivenza<br />
comune. Non a caso proprio fratellanza<br />
è stata una delle parole chiave del<br />
dibattito, insieme a dialogo, che sottende<br />
però il rifiuto delle discussioni<br />
inutili, a ponti, per unire e non dividere,<br />
e a viaggio, nel senso di movimento<br />
fisico e ideale verso l’altro. Movimento<br />
che non deve arrestarsi, perché, sono<br />
le parole di papa Francesco, «o costruiremo<br />
insieme l’avvenire, o non ci sarà<br />
futuro».<br />
M.M.<br />
Ernesto Ferrero, Einaudi, pp. 208 € 18,50<br />
82
MUSICA<br />
SANREMO È SANREMO<br />
di Gaspare Baglio gasparebaglio<br />
<strong>Febbraio</strong> non è solo il mese dell’amore, è anche quello<br />
della musica. Come ogni anno, in questo periodo,<br />
l’attenzione è puntata su Sanremo, centro nevralgico<br />
della gara canora più appassionante e discussa del Belpaese:<br />
il Festival della Canzone Italiana. Parafrasando una hit di Bennato,<br />
quelle della manifestazione non sono solo canzonette,<br />
ma per conoscere come ha cambiato pelle la kermesse della<br />
Città dei Fiori non si può prescindere da Eddy Anselmi, critico<br />
musicale, autore tv e memoria storica dell’evento ligure. Il suo<br />
ultimo libro, Il Festival di Sanremo, è un viaggio nel tempo e<br />
nella musica. Come lui stesso ammette, l’evento dell’Ariston<br />
è cambiato moltissimo: «Rischiava di diventare uno spettaco-<br />
lo totalmente televisivo, dove la gara era sullo sfondo. Negli<br />
anni ’10 le canzoni sono tornate centrali alla narrazione del Festival.<br />
Poi, grazie al ritorno dell’Italia all’Eurovision Song Contest<br />
si è rinnovato un certo interesse da parte del pubblico<br />
internazionale. L’ultima svolta è stata di Claudio Baglioni: 20<br />
e poi 24 campioni, nessun eliminato, nomi contemporanei, le<br />
ultime tendenze della scena italiana. Amadeus è stato bravissimo:<br />
ha scelto un suo cast, senza disperdere quanto di positivo<br />
aveva lasciato il direttore artistico uscente». <strong>La</strong> certezza<br />
è solo una, da sempre: «<strong>La</strong> canzone vincitrice acquisterà i superpoteri,<br />
come Peter Parker che dopo la puntura del ragnetto<br />
radioattivo diventa Spider-Man».<br />
<strong>La</strong> copertina del libro Il Festival di Sanremo<br />
DeAgostini, pp. 720 € 19,90<br />
83
MUSICA<br />
IL<br />
TRENO<br />
NEL MESE DEL FESTIVAL DI SANREMO, UN VIAGGIO NELLA<br />
CANZONE D’AUTORE NOSTRANA SUI BINARI DI UN’ITALIA UNITA<br />
DALLA MUSICA E DAL TRENO<br />
Massimo Biliorsi<br />
<strong>La</strong> canzone è da sempre affascinata<br />
dal treno: qui si ritrovano<br />
i temi non solo del<br />
viaggio, ma quelli degli addii e anche<br />
degli incontri, delle riflessioni durante<br />
i tragitti, con i suoi personaggi che<br />
cambiano a ogni stazione. E così la<br />
canzone d’autore italiana ha un suo<br />
percorso, possiamo dire dalla sta-<br />
zione degli anni ‘60 a oggi, itinerario<br />
quanto mai evocativo che possiamo<br />
far iniziare dai versi del 1961 di Giorgio<br />
Gaber: «Una stazione in riva al mar,<br />
con pochi treni ma molti fior», immagine<br />
idilliaca che contrasta con «il treno<br />
che viene dal sud, sudore e mille<br />
valigie, occhi neri di gelosia» (1967) di<br />
Sergio Endrigo.<br />
Il senso dell’incontro, di un mezzo<br />
di trasporto che unisce un’Italia<br />
che poco si conosce, viene fuori<br />
con il grande Piero Ciampi, che in<br />
una canzone del 1963 offre nuove<br />
parole al sentimento: «Lungo treno<br />
del Sud, dove hai portato quella<br />
dolce fanciulla che tanto amai?».<br />
Da qui possiamo dilagare in storie<br />
84
DEI DESIDERI<br />
veva come «i sassi della stazione<br />
sono di ruggine nera, sto sotto la<br />
pensilina dove sventola adagio una<br />
bandiera». Un modo anche per ricordare<br />
i giorni trascorsi, in fondo<br />
la vita è un treno che attraversa il<br />
tempo. Lo fa benissimo il paroliere<br />
Marco Luberti per Riccardo Cocciante:<br />
«Ma il treno corre forte e il<br />
treno adesso vola, sulle distese immense<br />
di ciclamini viola, sulle colline<br />
dolci coperte da lenzuola… ma<br />
il treno corre forte su tutta la mia<br />
vita, che passa via veloce e sfugge<br />
dalle dita» (1979). Magari urlato,<br />
come fa Gianni Morandi in Io sono<br />
ambientate nei vagoni, a volte senza<br />
tempo. Claudio Baglioni ci offre<br />
l’idea del treno come speranza, «un<br />
treno per dove il giorno non finisce<br />
e il sole è un grido in mezzo al<br />
viso» (1985), mentre Lucio Dalla nel<br />
1993 dedica una canzone al nostro<br />
soggetto visto come inarrestabile<br />
destino: «Ma il treno non si ferma,<br />
anzi, a vedere come corre va sempre<br />
più lontano, passa le foreste<br />
dell’Europa, i ponti, le case fino alle<br />
linee della mano». Un Lucio Dalla<br />
che già nel 1975 aveva musicato la<br />
poesia di Roberto Roversi Tu parlavi<br />
una lingua meravigliosa, che descriun<br />
treno» (1997), che ci dice: «Anna,<br />
io sono un treno, ho passato una<br />
vita a viaggiare anche senza freno,<br />
non ho più veleno, ho sospinto vagoni<br />
d’amore senza ritegno, quante<br />
stazioni, quante città». Treno inteso<br />
anche come mezzo per rompere la<br />
monotonia di una estate afosa: «Io<br />
quasi quasi prendo il treno e vengo,<br />
vengo da te, il treno dei desideri<br />
nei miei pensieri all’incontrario va”,<br />
canta Celentano in Azzurro di Paolo<br />
Conte nel 1968. Si evoca il passato<br />
in Mamma maremma (1979) di Umberto<br />
Tozzi, con il paroliere Bigazzi<br />
che ricorda i tempi estivi di «e va il<br />
85
MUSICA<br />
treno sulla spiaggia va, ma dove sei<br />
estate del ‘56?», mentre la speranza<br />
si riaccende in Generale di Francesco<br />
De Gregori (1978): «Generale<br />
dietro la stazione lo vedi il treno che<br />
portava al sole». Speranza che riaffiora<br />
anche in Simone Cristicchi, per<br />
il quale «corre questo treno, corre<br />
fra la terra e il cielo e non si ferma<br />
mai, verso una stazione e mi batte<br />
forte il cuore, so che ci sarai». C’è<br />
sempre un treno del giorno dopo,<br />
come canta Vinicio Capossela nel<br />
2016: «Il treno è arrivato una mattina<br />
col fumo nero della notte prima…».<br />
Magari, invece, al «binario tre un rapido<br />
con destinazione andar via per<br />
quelli che ci credono che spostarsi<br />
li salvi comunque sia» (1993), come<br />
ci ricorda Ligabue in Dove fermano i<br />
treni. C’è modo di accompagnare la<br />
storia, che proprio come i treni non<br />
si ferma, ed ecco Francesco Guccini<br />
che nel 1972 ci lascia un affresco<br />
epico in <strong>La</strong> locomotiva, cantando:<br />
«E la locomotiva sembrava fosse un<br />
mostro strano che l’uomo dominava<br />
con il pensiero e con la mano».<br />
Un senso di riscatto che ritroviamo<br />
in I treni per Reggio Calabria (1975)<br />
di Giovanna Marini: «Andavano col<br />
treno giù nel meridione per fare una<br />
grande manifestazione il 22 d’ottobre<br />
del ‘72, in curva il treno che<br />
pareva un balcone». Mentre meno<br />
immediato ma sempre con rara<br />
efficacia ecco che Antonello Venditti<br />
(1973) ci rammenta come «tra<br />
le fabbriche bruciate passa il treno<br />
delle sette». E poi una lunga schiera<br />
di figure, di persone che animano<br />
questo scenario. Si comincia da<br />
Gianmaria Testa, cantautore e capostazione,<br />
che un po’ alla francese<br />
ci racconta: «Le donne nelle stazioni<br />
c’è sempre uno che l’aspetta<br />
e quando arriva il treno è già lì che<br />
sventola le mani». È l’occasione<br />
per «conoscere gente sul treno,<br />
può essere meglio che stringer la<br />
mano a chi non si perde con facilità<br />
nei vicoli stretti di un quartiere che<br />
sta dentro me» (2005), canta Amari,<br />
magari si trova Isabella sul treno<br />
(1980) di Ivan Graziani, dove «il<br />
treno cigolava sui binari dello Stato<br />
urlando nella notte come un disperato».<br />
Personaggi davvero strani:<br />
ecco che Enzo Jannacci nel 1964 ci<br />
descrive la già grande periferia milanese<br />
con un tizio che «prendeva<br />
il treno per non essere da meno,<br />
per sembrare in gran signor!». E poi<br />
c’è Michele e il treno (1981): «Fammi<br />
salire un po’ e Michele parlava al<br />
treno e così gli parlò e gli sembrò<br />
quasi vero», nel racconto del Banco<br />
del Mutuo Soccorso. Con personaggi<br />
coloriti come quelli dei Modena<br />
City Ramblers che ne Il treno<br />
dei folli (2006) ci dicono che «tra i<br />
vagoni passa Vilmo il controllore a<br />
regalar frammenti di poesia». Oppure<br />
c’è tutto un mondo stralunato,<br />
come ci insegnava Rino Gaetano<br />
nel 1974 con Agapito Molteni il ferroviere,<br />
che «faceva quel mestiere<br />
forse per l’amore di viaggiare sul<br />
locomotore». Personaggi che si<br />
rincorrono nelle canzoni sui treni:<br />
«Cenerentola stringi il biglietto Palermo-Milano,<br />
i tuoi occhi che cosa<br />
hanno fatto per esser veleno», canta<br />
nel 1976 Umberto Tozzi, mentre<br />
Ornella Vanoni è la protagonista di<br />
un viaggio Milano Roma (1974): «Si<br />
sale a Milano stanchezza e giornali<br />
alla mano, qualcosa si sogna prima<br />
che sia campagna». Il treno come<br />
itinerario mai visto, secondo Alice e<br />
Battiato nel 1985 in I treni di Tozeur:<br />
«Nei villaggi di frontiera guardano<br />
passare i treni, le strade deserte di<br />
Tozeur». Per Eugenio Finardi «il treno<br />
corre ancora, passa nelle gallerie,<br />
e dietro ai vetri cambia il cielo,<br />
cambiano le vie» (1989). Poi ci sono<br />
cantautori “innamorati” del treno e<br />
delle sue più struggenti metafore.<br />
Uno è senz’altro Ivano Fossati, che<br />
si permette di scrivere: «Questa è<br />
l’ora in cui i treni fantasma corrono<br />
86
al mare e i cani nella notte li stanno<br />
ad aspettare» (I treni fantasma,<br />
1975). Ma anche «come i treni a<br />
vapore, di stazione in stazione e di<br />
porta in porta…» (1991), aggiungendo<br />
«una valanga d’amore contro<br />
un bicchiere d’aceto, dopo l’ultimo<br />
bacio prima del fischio del treno»,<br />
in Il treno di ferro del 2000. L’altro<br />
è Roberto Vecchioni, forte di raccontare<br />
in Ninni (1978): «Incontrarvi<br />
seduti sopra a quel treno tutti e<br />
quattro avevate vent’anni in meno»,<br />
descrivendoci <strong>La</strong> stazione di Zima<br />
(1997), in cui «c’è un solo vaso di<br />
gerani dove si ferma il treno». O<br />
trovandosi a dire, in Irene del 1975:<br />
«Oh certo che può sembrare inutile<br />
una stazione a chi non parte mai».<br />
Così come in Vorrei (1979): «Io vorrei<br />
fare a pezzi il ricordo di un treno».<br />
Edoardo Bennato racconta la voglia<br />
di andare in Ma quando arrivi treno<br />
del 1974 e Massimo Bubola paragona<br />
il modo di viaggiare al sentimento<br />
urlando «se questo amore è<br />
un treno vorrei portasse al caldo»<br />
(2005). Ma il gruppo che si è meglio<br />
concentrato sul tema del treno nella<br />
canzone è quello dei New Trolls,<br />
che nel 1981 offre un intero album<br />
dedicato alle storie che s’intrecciano<br />
su di un vagone ferroviario. Si<br />
apre con il brano Tigre-E633, che<br />
preannuncia «ferro su ferro che si<br />
logora piano, è un rumore che mi<br />
porta lontano, rumore di gente e di<br />
gente che parte e c’è già qualcuno<br />
che sta chiudendo le porte». E via<br />
così, raccontando le diverse storie<br />
di quei personaggi dei vagoni, tanto<br />
diversi l’uno dall’altro, e la significativa<br />
copertina con la foto di Ilvio<br />
Gallo. Ma se parliamo di copertine<br />
che meglio offrono questo ricercato<br />
binomio non possiamo non citare<br />
Oscar Prudente con il suo Infinite<br />
fortune (1974), un’istantanea di alta<br />
classe di Cesare Monti, il fotografo<br />
preferito da Lucio Battisti, dove per<br />
parlare di viaggi, di andate e ritorni,<br />
offre il senso di una valigia solitaria<br />
alla stazione di Milano. Semplicità e<br />
immediatezza, con i colori sfumati<br />
del presente: «Nella notte le stazioni<br />
sono grandi più che mai, il mio<br />
treno l’ho perduto già da un pezzo<br />
oramai».<br />
87
MUSICA<br />
COME NASCE UNA STELLA<br />
DALLE PERIFERIE DI MILANO AL TEATRO ALLA SCALA,<br />
IL PREMIO ANTONIO MORMONE PROMUOVE GLI ASTRI NASCENTI<br />
DELLA SCENA PIANISTICA INTERNAZIONALE<br />
di Valentina Lo Surdo<br />
valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha<br />
ilmondodiabha.it<br />
© Greta Pasqualat<br />
George Harliono, semifinalista del Premio Antonio Mormone 2019, Auditorium Gaber, Milano<br />
Quando superavi la porta<br />
del suo ufficio, ciò che ti<br />
trovavi di fronte era una<br />
grande scrivania e un grande pianoforte.<br />
Antonio Mormone era così:<br />
un imprenditore votato alla musica<br />
e noto nell’ambiente della classica<br />
come uno dei più grandi talent<br />
scout del nostro tempo. «Un uomo<br />
straordinario di cui, per quasi 30<br />
anni, ho avuto il privilegio di essere<br />
amico. Questo Premio è il modo<br />
migliore per ricordarlo», sottolinea<br />
la star del pianoforte Evgeny Kissin,<br />
che debuttò in Italia nel 1988 grazie<br />
88
all’intuito dell’imprenditore napoletano.<br />
Kissin fa riferimento al Premio<br />
internazionale Antonio Mormone,<br />
creato in sua memoria dalla moglie<br />
Enrica Ciccarelli. Pianista anche lei,<br />
lanciata proprio da Tony – come lo<br />
chiamavano affettuosamente gli<br />
amici – ha raccolto il testimone del<br />
marito nel 2017, quando Mormone<br />
ha concluso la sua vita coraggiosa<br />
e visionaria, costellata da incontri<br />
straordinari. Nato a Napoli nel 1930<br />
e trasferitosi trentenne a Milano,<br />
era laureato in chimica e giurisprudenza,<br />
diplomato in pianoforte,<br />
appassionato di gemmologia e poesia.<br />
Ma gli 88 tasti bianchi e neri<br />
sono sempre stati il suo amore più<br />
grande. Per questo nel 1983 fondò<br />
la Società dei Concerti, grazie<br />
alla quale ha organizzato migliaia<br />
di esibizioni e lanciato centinaia di<br />
talenti. Giganti come Stanislav Bunin,<br />
Maxim Vengerov, Vadim Repin<br />
e, soprattutto, Grigory Sokolov e lo<br />
stesso Kissin, che hanno suonato<br />
per la prima volta in Occidente grazie<br />
all’infallibile fiuto di Mormone.<br />
E ancora, il direttore Daniele Gatti,<br />
i pianisti Fazil Say e Beatrice Rana,<br />
i violinisti Sergej Krylov e Lorenza<br />
Borrani.<br />
Oggi Enrica Ciccarelli non soltanto<br />
porta avanti l’attività della Società<br />
dei Concerti, ma ha creato una manifestazione<br />
all’altezza della sua<br />
memoria. Già, perché il Premio internazionale<br />
Antonio Mormone si<br />
rivolge al grande pubblico in visita<br />
a Milano da febbraio a luglio, proprio<br />
come sarebbe piaciuto al marito<br />
che si prodigava per portare la<br />
musica classica a tutti, creando un<br />
inedito trait d’union fra le periferie<br />
della Città del Duomo e il palco più<br />
prestigioso al mondo. Infatti, il 5 luglio<br />
prossimo i tre finalisti scelti tra<br />
94 candidati coroneranno il sogno<br />
di suonare al Teatro alla Scala. Ed è<br />
proprio Enrica a spiegarci nel dettaglio<br />
il progetto, insieme al pianista e<br />
direttore d’orchestra Matthieu Mantanus,<br />
co-direttore artistico del Premio<br />
e talento scoperto da Mormone<br />
oltre 20 anni fa, da allora impegnato<br />
nella divulgazione televisiva e dal<br />
vivo della musica.<br />
Enrica, ci può raccontare il suo primo<br />
incontro con Mormone?<br />
Era il 1989, avevo 24 anni, e come<br />
tanti altri giovani lo chiamai in ufficio<br />
per chiedergli un’audizione.<br />
Non potevo immaginare che in quei<br />
giorni Tony fosse alle prese con un<br />
concerto di Katia Ricciarelli, così,<br />
quando telefonai, la sua segretaria<br />
intese Ricciarelli anziché Ciccarelli.<br />
Fu grazie a questo malinteso che mi<br />
passò immediatamente Tony. Capì<br />
subito che si trattava di un equivoco,<br />
ma rimase colpito dalla sicurezza<br />
con cui mi presentai. Il giorno<br />
dopo ero da lui per farmi ascoltare,<br />
e da allora non ci siamo più lasciati.<br />
Com’è nata l’idea di un premio alla<br />
sua memoria?<br />
A mio marito i concorsi non sono<br />
mai piaciuti, non gli interessava l’aspetto<br />
punitivo, la perfezione di chi<br />
suona senza sbagliare una nota. Per<br />
questo ho pensato a un premio che<br />
fosse vicino al suo modo di sostenere<br />
i giovani, con alcuni elementi<br />
di novità. Per esempio, in questi<br />
mesi in cui stiamo scegliendo tre finalisti<br />
tra i dieci candidati che hanno<br />
superato le preselezioni, abbiamo<br />
mandato una giuria in incognito<br />
in giro per il mondo per seguire i<br />
semifinalisti in tre loro esecuzio-<br />
Enrica Ciccarelli e Antonio Mormone<br />
© Dort Pilh<br />
89
MUSICA<br />
© Marco Ayala<br />
Il pianista Evgeny Kissin, presidente onorario del Premio Antonio Mormone, con gli studenti del Conservatorio di Milano<br />
ni pubbliche. Ci interessa monitorare<br />
come rendono in concerto, più<br />
che in gara.<br />
Maestro Mantanus, lei è impegnato<br />
da anni in progetti musicali in<br />
cui l’aspetto sociale e divulgativo<br />
sono a stretto contatto. Ci può<br />
spiegare il perché di queste semifinali<br />
in periferia?<br />
Oltre alla giuria itinerante che monitora<br />
i candidati in incognito, ne<br />
abbiamo un’altra che ascolta i ragazzi<br />
in due spazi emblematici:<br />
Mare culturale urbano in zona San<br />
Siro, luogo d’incontro e scambio tra<br />
le arti, e il Teatro Edi Barrio’s, nel<br />
quartiere Barona, da anni impegnato<br />
in progetti di rivalutazione<br />
sociale, frequentato soprattutto da<br />
famiglie di extracomunitari. I semifinalisti<br />
si esibiscono in questi luoghi<br />
per un pubblico non avvezzo<br />
alla musica classica, raccontandosi<br />
agli spettatori prima del concerto.<br />
Sapranno interessare un pubblico<br />
meno formale e più istintivo? È<br />
questa la domanda importante che<br />
la musica classica deve porsi.<br />
E per portare al successo questi<br />
talenti, occorre una grande squadra…<br />
Per questo nel progetto si sono<br />
unite le istituzioni più rappresentative:<br />
il Conservatorio, il Teatro<br />
alla Scala, il Comune di Milano e<br />
la Regione, che mette a disposizione<br />
l’Auditorium Gaber nel Pirellone<br />
per il secondo programma<br />
da concerto dei semifinalisti. Poi,<br />
oltre agli sponsor tecnici, è fondamentale<br />
il supporto della gente<br />
e la campagna di crowdfunding,<br />
che prosegue tuttora e permette<br />
di sostenere direttamente i dieci<br />
prescelti. Ragazzi tra i 18 e i 28 anni,<br />
provenienti da Corea, Cina, Stati<br />
Uniti, Polonia, Italia e Inghilterra. Il<br />
primo classificato riceverà 30mila<br />
euro, ingaggi per numerosi concerti<br />
in tutto il mondo e un contratto discografico<br />
con la Universal, mentre<br />
gli altri due finalisti cinquemila euro<br />
ciascuno. Tutta Milano tifa per loro.<br />
MILANO LIVE//PREMIO ANTONIO MORMONE<br />
23-24 febbraio e 22-23 marzo: semifinali in periferia e all’Auditorium Gaber<br />
8 maggio: concerto e annuncio dei tre finalisti in Sala Verdi al Conservatorio<br />
30 giugno-2 luglio: incontri aperti al pubblico alla Centrale dell’Acqua con i tre<br />
candidati e i giurati della finale<br />
2-3 luglio: finale solistica e di musica da camera in Sala Verdi al Conservatorio<br />
5 luglio: finale con orchestra al Teatro alla Scala<br />
antoniomormone.org | teatroallascala.org<br />
antoniomormoneprize<br />
AMormone_Prize<br />
antonio_mormone_prize<br />
teatro.alla.scala<br />
teatroallascala<br />
90
MUSICA, MAESTRO!<br />
I GRANDI SPETTACOLI PER<br />
PICCOLI ALLA SCALA, LA<br />
FABBRICA DELL’OPERA<br />
DI ROMA, LE VISITE PER I<br />
BAMBINI A SANTA CECILIA, LE<br />
BANDE MUSICALI DI NAPOLI E<br />
UN’ORCHESTRA CHE SUONA<br />
MATERIALI RICICLATI. COSÌ<br />
NASCE IL TALENTO CREATIVO<br />
DI GIOVANI E GIOVANISSIMI<br />
di Peppe Iannicelli<br />
Èdal divertimento e da una buona educazione che<br />
nascono le stelle del palcoscenico e gli spettatori<br />
di domani. Una relazione dinamica che punta a diffondere<br />
i valori universali dell’arte e della cultura come empatica<br />
forma di relazione umana, di educazione ecologica, di<br />
prevenzione del disagio sociale. E la musica punta a migliorare<br />
la vita delle persone e delle città. Il programma di Grandi<br />
spettacoli per i Piccoli alla Scala di Milano mette in scena i<br />
capolavori della lirica adattati per i bambini. Fino ad aprile il<br />
baby titolo in cartellone è <strong>La</strong> Cenerentola di Gioachino Rossini.<br />
L’Accademia scaligera è anche protagonista di Una classe di<br />
suoni, progetto di alfabetizzazione musicale dedicato ai lin-<br />
guaggi, alle arti e ai mestieri degli spettacoli, dal canto corale<br />
alla scenografica, dal trucco alla fotografica di scena.<br />
Il Teatro dell’Opera di Roma propone il ciclo di rappresentazioni<br />
pomeridiane Vietato ai maggiori di 26 anni, a un costo<br />
ridottissimo. <strong>La</strong> Turandot di Puccini, la Carmen di Bizet e il balletto<br />
Notre-Dame de Paris di Jarre diventano così alla portata<br />
di tutti. <strong>La</strong> Fabbrica Young Artist Program offre invece la<br />
ribalta a giovani virtuosi italiani e stranieri che, completata la<br />
formazione in conservatorio e accademia, hanno l’opportunità<br />
di esibirsi nel teatro più importante della Capitale. Mentre il<br />
progetto Tutti a Santa Cecilia consente ai bambini di entrare<br />
nel mondo magico dell’Accademia che custodisce il patrimonio<br />
musicale italiano nella bibliomediateca e nel museo.<br />
All’ombra del Vesuvio, la musica sgorga dai palazzi e invade<br />
le strade coinvolgendo anche il visitatore più distratto. Canta,<br />
suona e cammina. Musica nei luoghi sacri è il progetto realizzato<br />
da Scabec in collaborazione con la Curia di Napoli.<br />
Migliaia di under 14, selezionati dalle parrocchie dei quartieri<br />
periferici, danno vita a vivacissime bande musicali capaci<br />
di animare le feste popolari, di esibirsi allo stadio San Paolo<br />
prima delle gare del Napoli Calcio, di commuovere gli spettatori<br />
con un concerto nella Basilica di Santa Chiara. Ottanta<br />
studenti dell’Istituto Francesco Di Capua di Castellamare di<br />
Stabia sono invece i protagonisti del progetto Suoniamo la<br />
città: formano un’orchestra che suona i rifiuti: lattine, bidoni e<br />
scarti ferrosi prelevati dalle discariche si trasformano in ritmo<br />
e armonia, contribuendo anche a salvare il futuro del Pianeta.<br />
teatroallascala.org | santacecilia.it | operaroma.it | scabec.it<br />
facebook.com/suoniamola<br />
<strong>La</strong> JuniOrchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma<br />
© Musacchio & Ianniello<br />
91
ARTE<br />
NON SOLO RAFFAELLO E MICHELANGELO<br />
ECCO IL “NUOVO” MUSEO D’ARTE DI<br />
PAPA FRANCESCO<br />
SI CHIAMA ANIMA MUNDI IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL MUSEO<br />
ETNOLOGICO VATICANO, CON UNA COLLEZIONE DI OLTRE 80MILA<br />
OGGETTI CHE RACCONTANO LE TRADIZIONI CULTURALI, ARTISTICHE E<br />
SPIRITUALI DI TUTTI I POPOLI DELLA TERRA. DAI REPERTI PREISTORICI AI<br />
DONI RICEVUTI DALL’ATTUALE PONTEFICE<br />
di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com<br />
Photo Governatorato SCV – Direzione dei Musei<br />
Cappella Sistina, rievocazione degli arazzi (2010)/The Sistine Chapel, reenactment of the tapestries (2010)<br />
© Alessandro Bracchetti<br />
92
Sta definendo gli ultimi dettagli del fitto calendario<br />
<strong>2020</strong> di iniziative per celebrare Raffaello, quando<br />
incontro Barbara Jatta, la prima direttrice donna dei<br />
Musei Vaticani. Romana, classe 1962, piglio fermo e deciso, al<br />
terzo anno del suo mandato alla guida di un polo di musei unico<br />
al mondo per qualità e quantità di capolavori custoditi, con<br />
numeri da record: solo per citarne alcuni, quasi sette milioni di<br />
visitatori nel 2019, quattro chilometri di percorso espositivo, oltre<br />
20mila opere esposte, circa un migliaio di dipendenti. «Sono<br />
veramente tanti i progetti delle celebrazioni raffaellesche che<br />
i Musei Vaticani si apprestano a svolgere nei prossimi mesi, a<br />
500 anni dalla morte del geniale maestro del Rinascimento.<br />
Dal 17 al 23 febbraio, per esempio, il pubblico vedrà la Cappella<br />
Sistina proprio come la immaginava Raffaello: cioè con tutti i<br />
suoi dieci grandi arazzi di cinque metri per quattro ciascuno,<br />
secondo il progetto da lui ideato per papa Leone X. Questa rievocazione<br />
– è il termine più corretto perché non si tratta di una<br />
ricostruzione, in quanto ci sono notizie contrastanti riguardo la<br />
loro esatta collocazione in Sistina – aveva già avuto luogo nel<br />
1983, in occasione dei 500 anni dalla nascita di Raffaello, e nel<br />
2010, ma non tutti gli arazzi erano presenti e l’esposizione si è<br />
protratta solo per poche ore, prima di inviarli a Londra, per una<br />
mostra al Victoria and Albert Museum», mi spiega Barbara Jatta<br />
con lo sguardo lucido e penetrante, che ti squadra e ti studia<br />
senza metterti in imbarazzo. «Si tratta di opere molto delicate<br />
che necessitano di ambienti con un microclima particolare. Per<br />
questo motivo non si sa se, e quando, in futuro, sarà possibile<br />
rivedere ancora questi arazzi affissi in Sistina tutti insieme sotto<br />
gli affreschi di Michelangelo».<br />
Raffaello, Michelangelo, la Sistina, abbiamo cominciato la nostra<br />
intervista con i pezzi da novanta, quelli che abitano il cosiddetto<br />
Miglio delle Meraviglie, il chilometro che va dall’ingresso<br />
dei Musei Vaticani fino alla Cappella. <strong>La</strong> direttrice lo definisce<br />
in questo modo perché, percorrendolo, è possibile ammirare<br />
nell’ordine: il Museo Pio-Clementino (con il <strong>La</strong>ocoonte, l’Apollo<br />
del Belvedere, il Perseo trionfante di Canova, il Torso del Belve-<br />
Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani<br />
NOT JUST<br />
RAPHAEL AND<br />
MICHELANGELO<br />
HERE IS THE<br />
“NEW” ART<br />
MUSEUM OF<br />
POPE FRANCIS<br />
THE NEW LAYOUT OF THE<br />
ETHNOLOGICAL MUSEUM OF<br />
THE VATICAN MUSEUMS IS<br />
CALLED ANIMA MUNDI, WITH A<br />
COLLECTION OF OVER 80,000<br />
OBJECTS THAT ILLUSTRATE<br />
THE CULTURAL, ARTISTIC AND<br />
SPIRITUAL TRADITIONS OF<br />
ALL CIVILISATIONS ON EARTH.<br />
FROM PREHISTORIC ARTEFACTS<br />
TO GIFTS GIVEN TO THE<br />
CURRENT PONTIFF<br />
When I meet Barbara Jatta, the first female<br />
director of the Vatican Museums, she is busy<br />
working on the final details of the packed <strong>2020</strong><br />
calendar of events to celebrate Raphael. Born in Rome in 1962,<br />
with a firm and decisive manner, at the third year of her mandate<br />
leading a cluster of museums that is unique worldwide in the<br />
quality and quantity of the masterpieces it holds, with recordbreaking<br />
numbers: to list just a handful, nearly seven million<br />
visitors in 2019, four kilometres of exhibition, over 20,000<br />
artefacts on display, nearly a thousand employees. “The<br />
Vatican Museums are preparing to hold a very large number<br />
of projects to celebrate Raphael over the coming months, 500<br />
years after the death of the brilliant Renaissance master. From<br />
17 to 23 February, for example, the public will admire the Sistine<br />
Chapel as Raphael envisaged it: with its 10 large tapestries,<br />
each four by five metres, in the project he designed for Pope<br />
Leo X. This reenactment - this is the most accurate term as it<br />
is not a reconstruction as there is conflicting evidence on their<br />
precise placement within the Chapel - had already taken place<br />
in 1983 to mark the 500 th anniversary of the birth of Raphael,<br />
as well as in 2010, but not all the tapestries were present and<br />
the exhibition only lasted a few hours before being sent to<br />
London for an exhibition at the Victoria and Albert Museum,”<br />
Barbara Jatta explains with her clear and penetrating gaze that<br />
93
ARTE<br />
dere, solo per citare i più conosciuti), poi<br />
le gallerie dei Candelabri, degli Arazzi,<br />
delle Carte Geografiche, le Stanze di<br />
Raffaello e la Cappella Sistina. «Si tratta<br />
del percorso più battuto dai visitatori, in<br />
particolar modo da quelli che arrivano<br />
attraverso le agenzie turistiche esterne.<br />
Per questo motivo, sto cercando di valorizzare<br />
quelle sezioni dei Musei ingiustamente<br />
un po’ dimenticate, forse anche<br />
perché, come ripeteva spesso il mio<br />
predecessore Antonio Paolucci, Raffaello<br />
e Michelangelo sono come due calamite<br />
che attirano verso di loro i cuori e le<br />
anime di chi varca la soglia dei Vaticani.<br />
Quando parlo di settori meno affollati mi<br />
riferisco alla Pinacoteca di Giotto, Perugino,<br />
Raffaello con la Trasfigurazione,<br />
Guido Reni, Poussin e al Caravaggio<br />
della Deposizione; al padiglione delle<br />
Carrozze, dove portantine, carrozze e<br />
automobili ricostruiscono la storia della<br />
mobilità papale nel corso dei secoli;<br />
alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea,<br />
con opere di Van Gogh, Dalí,<br />
Bacon, Morandi, Fontana, che in buona<br />
parte si dispiega attraverso le stanze di<br />
quello che era l’appartamento Borgia<br />
affrescato dal Pinturicchio. E, ancora,<br />
al Museo Egizio e al Museo Etrusco, al<br />
Museo Gregoriano Profano e al Museo<br />
Pio Cristiano, fino al Museo Anima Mundi»,<br />
prosegue nel racconto la direttrice.<br />
Quest’ultimo nome, tuttavia, non mi<br />
dice nulla. Ma l’arcano è presto svelato.<br />
Si tratta del Museo Etnologico, recentemente<br />
ribattezzato da papa Francesco<br />
Anima Mundi, in occasione del suo<br />
nuovo allestimento con i depositi delle<br />
opere a vista. <strong>La</strong> collezione, mi spiega,<br />
comprende oltre 80mila oggetti e opere<br />
d’arte donati nei secoli ai pontefici per il<br />
tramite soprattutto dei missionari sparsi<br />
in ogni parte del mondo. A partire da reperti<br />
preistorici fino a manufatti dei nostri<br />
giorni, si spazia dalle testimonianze<br />
delle grandi tradizioni spirituali asiatiche<br />
a quelle delle civiltà precolombiane e<br />
dell’Islam, dalle produzioni dei popoli<br />
africani a quelle degli abitanti dell’Oceania<br />
e dell’Australia, passando per quelle<br />
delle popolazioni indigene d’America.<br />
Tra le curiosità, c’è anche un porta messale<br />
che era su una delle caravelle di Cristoforo<br />
Colombo.<br />
Incuriosito dalle parole di Barbara Jatta,<br />
dopo essermi congedato da lei, varco<br />
la soglia di Anima Mundi. Lo spettacolo<br />
che si apre ai miei occhi è davvero<br />
straordinario. Mi imbatto per caso nel<br />
direttore di questo museo, padre Nicola<br />
Mapelli, che avvicinandosi a una vetrina<br />
con alcuni variopinti pali funerari provenienti<br />
dall’Australia mi spiega il suo<br />
impegno in quelle che chiama “riconnessioni”.<br />
«Attraverso la nostra attività di<br />
studio e ricerca rintracciamo i villaggi e<br />
i discendenti degli autori di molti degli<br />
oggetti in collezione, li andiamo a visitare,<br />
mostriamo loro le immagini dei manufatti<br />
in nostro possesso, ascoltiamo le<br />
loro storie e le portiamo poi all’interno<br />
dei Musei Vaticani. Per esempio, abbiamo<br />
rintracciato in un villaggio delle Isole<br />
Tiwi, nel Northern Territory dell’Australia,<br />
una ottantenne che si ricordava quando<br />
da piccola suo nonno scolpì questi pali<br />
funerari per inviarli a un uomo importante<br />
oltreoceano, cioè al papa dell’epoca».<br />
Papa Francesco è venuto di persona a<br />
inaugurare il nuovo allestimento della<br />
prima sezione di Anima Mundi, dedicato<br />
alle popolazioni native dell’Oceania<br />
e dell’Australia. Un gesto semplice, ma<br />
carico di significato. Al Pontefice piace<br />
pensare a quello che ha chiamato Museo<br />
Anima Mundi come a un’altra Cappella<br />
Sistina, che innalza a capolavori gli<br />
oggetti e le opere d’arte rappresentativi<br />
delle diverse culture del mondo, e delle<br />
loro anime. Di tutti i popoli che ai Musei<br />
Vaticani hanno così casa per sentirsi a<br />
casa.<br />
museivaticani.va<br />
vaticanmuseums<br />
ROMA<br />
207 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />
Nuovo allestimento dei pali funerari Pukumani/New layout Pukumani grave posts<br />
Museo Anima Mundi<br />
94
gauges and studies you without being<br />
embarrassing. “They are extremely<br />
delicate pieces that require rooms with<br />
a specific microclimate. For this reason,<br />
we do not know if and when it will be<br />
possible to see these tapestries hanging<br />
in the Sistine Chapel all together again<br />
under the frescoes by Michelangelo.”<br />
Raphael, Michelangelo, the Sistine<br />
Chapel; we have started our interview<br />
with the big guns, those found in the socalled<br />
Mile of Wonders, the kilometre<br />
that connects the entrance of the<br />
museums to the Chapel. The director<br />
calls it this way because walking down<br />
it one sees, in order: the Pio Clementino<br />
Museum (with <strong>La</strong>ocoön, Belvedere<br />
Apollo, Canova’s Perseus Triumphant,<br />
the Belvedere Torso, just to mention the<br />
most famous), and the Galleries of the<br />
Candelabra, of the Tapestries, of Maps,<br />
the Raphael Rooms and the Sistine<br />
Chapel. “It is the most popular itinerary<br />
with visitors, especially those brought<br />
by external tourism agencies. For this<br />
reason, I am trying to improve the areas<br />
of the Museums that have unfairly been<br />
rather forgotten, perhaps because, as<br />
my predecessor Antonio Paolucci often<br />
said, Raphael and Michelangelo are like<br />
two magnets drawing towards them the<br />
hearts and minds of whoever steps over<br />
the threshold of the Vatican Museums.<br />
When I mention less-crowded itineraries,<br />
I am referring to the Pinacoteca with<br />
its paintings by Giotto, Perugino,<br />
Raphael and his Transfiguration, Guido<br />
Reni, Poussin and Caravaggio with his<br />
Deposition; to the Carriage Pavilion, where<br />
sedan chairs, carriages and automobiles<br />
illustrate papal mobility throughout<br />
the centuries; to the Collection of<br />
Contemporary Art, with works by Van<br />
Gogh, Dalí, Bacon, Morandi, Fontana,<br />
a large part of which is housed in the<br />
rooms of the Borgia Apartment frescoed<br />
by Pinturicchio. And also, to the Egyptian<br />
Museum, the Etruscan Museum, the<br />
Gregorian Profano Museum, and the<br />
Pius-Christian Museum, including the<br />
Anima Mundi Museum,” Jatta continues.<br />
This last name, however, is new to me.<br />
But the enigma is soon solved. It is the<br />
Ethnological Museum that Pope Francis<br />
has recently renamed Anima Mundi on<br />
the occasion of its new layout with its<br />
visible stores. The collection, the director<br />
tells me, holds over 80,000 objects and<br />
works of art that have been donated to<br />
various popes through missionaries.<br />
© Alessandro Bracchetti<br />
Copricato Pega attribuito al popolo Mekeo<br />
Papua Nuova Guinea, inizio XX secolo.Piume di uccelli, fibra vegetale, legno, conchiglia,<br />
osso/Pega headdress attributed to the Mekeo people<br />
Papua Nuova Guinea, early 20 th century<br />
Birds plumes, plant fibre, wood, seashell, bone<br />
Museo Anima Mundi<br />
273x102x93 cm<br />
Inv. 100627<br />
Starting from prehistoric artefacts to<br />
modern day objects, the collection<br />
ranges from expressions of the great<br />
Asian spiritual traditions to those of pre-<br />
Columbian civilisations and of Islam,<br />
from the creations of African populations<br />
to those of the inhabitants of Oceania<br />
and Australia, including the indigenous<br />
populations of America. The curiosities<br />
include a missal stand that travelled on<br />
one of Christopher Columbus’s ships.<br />
Intrigued by Barbara Jatta’s description,<br />
I went to visit Anima Mundi after I left<br />
her. The sight before my eyes is truly<br />
spectacular. By chance I encounter the<br />
director of this museum, Father Nicola<br />
Mapelli, who explains his work in what<br />
he calls “reconnections” as he walks up<br />
to a display with colourful grave posts.<br />
“Through our studies and research, we<br />
trace the villages and descendants of<br />
the people who created many of the<br />
objects in the collection, we go to visit<br />
them, we show them pictures of their<br />
artefacts that we hold, we listen to<br />
their stories and then take them back<br />
to the Vatican Museums. For example,<br />
in a village in the Kimberley, in north<br />
west Australia, we located an eightyyear-old<br />
woman who remembered her<br />
grandfather sculpting these grave posts<br />
when she was a child to send them to an<br />
important man overseas, in other words,<br />
to the pope of the day.”<br />
Pope Francis in person inaugurated<br />
the new layout of the first section of<br />
Anima Mundi dedicated to Aboriginal<br />
and Australian populations. A simple<br />
gesture, but also a meaningful one. The<br />
pontiff likes to think of the Anima Mundi<br />
Museum, as he has named it, as another<br />
Sistine Chapel that elevates to the<br />
status of masterpieces the artefacts and<br />
works of art representing the world’s<br />
different cultures and their souls. Of all<br />
populations, who thus have a home in<br />
the Vatican Museums where they can<br />
feel at home.<br />
95
ARTE<br />
LA GRANDEZZA<br />
DELL’<br />
UMILTÀ<br />
DOPO IL RESTAURO ARRIVA AL MUSEO DELL’OPERA DEL<br />
DUOMO DI FIRENZE LA PORTA SUD DI ANDREA PISANO<br />
di Sandra Gesualdi<br />
sandragesu<br />
Photo Antonio Quattrone - Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze<br />
Otto tonnellate di bronzo e quasi 700 anni carichi di storia, narrazioni, stili e aneddoti. Quella Sud, tra le tre<br />
Porte del Battistero di Firenze, è forse la meno nota, dopo la più famosa e aurea del Paradiso del Ghiberti<br />
e la Nord che dette avvio alla stagione del Rinascimento. Eppure a leggerla<br />
bene nasconde un microcosmo capace di tenere insieme Giotto<br />
alla Parigi del tempo, le geometrie dei grandi cicli d’affreschi<br />
alle moderne forme del Gotico. Un gigante di bronzo<br />
e oro alto quasi cinque metri, tornato a splendere<br />
dopo tre anni di restauro e andato<br />
ad affiancare le altre due Porte al<br />
Museo fiorentino dell’Opera<br />
del Duomo. Un unicum ammirarle<br />
l’una accanto all’altra<br />
nella sala del Paradiso, con<br />
le dorature originali riemerse<br />
grazie ai restauri<br />
eseguiti<br />
dall’Opificio<br />
delle Pietre Dure, dal<br />
’78 a oggi.<br />
96
THE GREATNESS<br />
OF HUMILITY<br />
AFTER RESTORATION, ANDREA PISANO’S<br />
SOUTH DOOR ARRIVES AT THE MUSEO<br />
DELL’OPERA DEL DUOMO IN FLORENCE<br />
Eight tons of bronze and almost 700 years full of history, narratives,<br />
styles and anecdotes. The South Door, of the three doors of the<br />
Florentine Baptistery, is perhaps the least known, after the most<br />
famous and golden one of Ghiberti’s Paradiso and the North which opened<br />
the Renaissance. Yet on close inspection it hides a microcosm capable of<br />
linking Giotto to the Paris of the time, the geometries of the great fresco<br />
cycles to modern Gothic forms. After three years of restoration, this<br />
bronze and gold giant, almost five metres high, has returned to shine after<br />
three years of restoration and has gone to flank the other two doors at<br />
the Florentine Museum of the Opera del Duomo. Admiring them next to<br />
each other in the Hall of Paradise, with the original gilding thanks to the<br />
restoration work carried out by the Opificio delle Pietre Dure from 1978<br />
to the present day, is a unique experience. As often happens in Florence,<br />
the oldest Door was created in an atmosphere of competition. “After gold<br />
© vvoe/Adobestock<br />
97
ARTE<br />
Come spesso accade a Firenze, la più antica delle Porte nacque<br />
in un clima di competizione. «Dopo l’oro e l’argento, il<br />
bronzo era la materia più nobile e costosa con cui realizzare<br />
elementi monumentali», racconta Timothy Verdon, direttore<br />
del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore. «In Sicilia, in Italia<br />
meridionale, a Venezia e Verona c’erano opere del genere,<br />
ma l’unica chiesa ad averne una era la cattedrale di Pisa, dove<br />
si ammira ancora quella di Bonanno Pisano del XII secolo».<br />
Fu commissionata dall’Arte di Calimala, la corporazione del<br />
commercio internazionale di stoffe pregiate per sfidare l’antica<br />
rivale pisana e primeggiare sugli altri mestieri fiorentini. Doveva<br />
essere un’impresa all’avanguardia e i ricchi mercanti per la<br />
complessa fusione dell’intelaiatura si rivolsero a esperti fonditori<br />
veneziani. Nel 1300 l’incarico dell’esecuzione toccò ad Andrea<br />
Pisano, che si firmava “de Pisis” ma veniva da Pontedera,<br />
nella provincia. Non era la prima scelta dei committenti, che<br />
gli preferivano Tino da Camaino, ma il giovane scultore, con<br />
doti di orafo e architetto, fu raccomandato proprio da Giotto di<br />
Bondone in persona, con il quale gli anni successivi avrebbe<br />
collaborato nel cantiere del Campanile.<br />
L’influenza di Giotto avviluppa e caratterizza tutta la Porta del<br />
Pisano, «nell’impostazione narrativa, nelle composizioni, nel-<br />
<strong>La</strong> Porta Sud di Andrea Pisano, dopo il restauro<br />
The South Door by Andrea Pisano, after the restoration.<br />
la costruzione delle figure e nei drappeggi», sostiene Verdon.<br />
Andrea la scolpisce come se fosse un libro, raccontando, in 20<br />
episodi, la vita di Giovanni Battista, patrono della città, dalla predicazione<br />
al martirio fino alla morte. E, come un libro, la si legge<br />
dall’alto al basso, da sinistra a destra, in un susseguirsi di figure,<br />
paesaggi, profili plasmati nel metallo con la perizia del dettaglio.<br />
Ogni scena, e qui la grande novità, è racchiusa in una complessa<br />
forma che si ripete nelle ante, il quadrilobo. Una cifra geometrica<br />
che sovrappone quattro cerchi a un quadrato e che, in prima<br />
assoluta, fece il suo debutto nella scultura fiorentina, importata<br />
in Italia, come nel resto d’Europa, dalla Francia. Quella caratteristica<br />
arte conosciuta come gotica che trae vocazione, almeno in<br />
queste linee, dall’esperienza compositiva islamica scoperta durante<br />
le Crociate e importata dai francesi entusiasti degli antichi<br />
intarsi orientali su legno e marmo. All’inizio del 1300 questo era<br />
segno di modernità, avanguardia pura, contemporaneità d’espressione.<br />
I committenti ben conoscevano le nuove tendenze<br />
d’Oltralpe e volevano con quest’opera simboleggiare la loro forza<br />
e internazionalità. <strong>La</strong> Porta Sud inconsapevolmente racchiude<br />
un centenario dialogo fra antico e coevo, Occidente e Oriente,<br />
scultura e pittura. Andrea, quando progetta e costruisce, ha<br />
davanti agli occhi i cicli pittorici giotteschi alla Cappella Peruzzi<br />
in Santa Croce, e in un primo momento fatica ad assecondare le<br />
nuove forme curvilinee, preferendo ancora i registri quadrati e<br />
rettangolari tipici degli affreschi. Il suo è uno stile solenne, quasi<br />
liturgico, in cui le figure appaiono spesso prive di movimenti fluidi<br />
e male si adattano alla nuova forma tonda. Nella formella in<br />
cui Salomè porge la testa del Battista alla madre, per esempio,<br />
il Pisano deve inserire un edificio rettilineo per appoggiarci le figure,<br />
proprio alla maniera di Giotto. Ma come in tutte le lunghe<br />
creazioni, l’estro si scioglie con la pratica e, nelle cornici finali,<br />
riesce a spingersi anche negli spazi sinuosi del quadrilobo con<br />
drappeggi voluminosi o, nella Sepoltura, con cupolette e pinnacoli<br />
gotici a lambire la volta. Nonostante le iniziali difficoltà,<br />
conclude l’impresa in sei anni (Ghiberti ce ne impiegherà 27 per<br />
terminare quella del Paradiso) e da allora è ricordato come il maestro<br />
delle porte. Nal frattempo tanta storia si è abbattuta sulle<br />
tre giganti del Battistero. Durante i bombardamenti della Seconda<br />
guerra mondiale furono staccate e nascoste nel Valdarno, in<br />
una galleria ferroviaria dismessa. Nulla invece si poté contro la<br />
furia dell’acqua e del fango che nel ’66 le travolse in pieno. <strong>La</strong><br />
Porta Sud subì una ferita profonda ancora visibile sul retro e una<br />
delle 48 teste di leone decorative saltò via, perduta per sempre.<br />
I restauratori raccontano di aver svelato, durante la pulitura,<br />
innumerevoli micro dettagli non visibili a occhio nudo: una piccola<br />
farfalla, una lucertola, un ricamo sulle vesti. Come se l’artista<br />
avesse avuto l’idea di realizzare qualcosa di magnificente<br />
e accurato al di là del terreno, del proprio io o di quello della<br />
committenza. Come se fosse stato spronato soprattutto da una<br />
visione più grande e sacra, dove l’uomo e l’esecutore scompaiono<br />
in onore della bellezza e della fede, proprio come accade<br />
nelle preghiere.<br />
ll registro narrativo si chiude con le sette virtù teologali e cardinali<br />
e, per completare la simmetria delle formelle, disposte in<br />
numero pari, il Pisano ci aggiunge l’Umiltà. Forse per ricordare a<br />
Firenze, ai fiorentini e a ogni visitatore che per realizzare un capolavoro,<br />
al servizio della città quale bene comune o in onore di<br />
un dogma, occorre proprio quella virtù. Humana humilitas.<br />
operaduomo.firenze.it<br />
OperadiSantaMariadelFiore OperaDuomoFi<br />
98
and silver, bronze was the noblest and<br />
most expensive material with which<br />
to make monumental elements,”<br />
says Timothy Verdon, director of the<br />
Museo dell’Opera di Santa Maria del<br />
Fiore. “There were works of this kind in<br />
Sicily, in southern Italy, in Venice and<br />
Verona, but the only church to have<br />
one was the cathedral of Pisa, where<br />
one can still admire that of Bonanno<br />
Pisano from the 12 th century.” It was<br />
commissioned by the Arte di Calimala<br />
guild, an international trader of fine<br />
fabrics, to challenge the ancient<br />
rival of Pisa and excel over other<br />
Florentine guilds. It was supposed to<br />
be an avant-garde enterprise, and for<br />
the complex frame casting the rich<br />
merchants turned to expert Venetian<br />
casters. In 1300 the commission<br />
was given to Andrea Pisano, who<br />
signed himself “de Pisis” but was<br />
born in Pontedera (in the province<br />
of Pisa). It was not the first choice of<br />
the clients, who preferred Tino da<br />
Camaino, but the young sculptor, with<br />
goldsmith and architect skills, was<br />
recommended by Giotto di Bondone<br />
himself, with whom he collaborated<br />
in the Campanile construction site in<br />
the following years. Giotto’s influence<br />
permeates and characterises the<br />
entire South Door, “in the narrative<br />
setting, in the compositions, in the<br />
construction of the figures and in<br />
the drapes,” argues Verdon. Andrea<br />
Porta Sud, particolare anta destra, formella con la<br />
sepoltura del Battista, dopo il restauro<br />
South Door, detail of the right door, panel with the<br />
burial of the Baptist, after the restoration<br />
sculpted it like a book, recounting,<br />
in 20 episodes, the life of John the<br />
Baptist, patron saint of the city, from<br />
preaching to martyrdom until death.<br />
And, like a book, you can read it from<br />
top to bottom from left to right, in a<br />
succession of figures, landscapes,<br />
profiles shaped in metal with the skill<br />
of detail. Each scene, and this is the<br />
great innovation here, is enclosed in a<br />
complex form that repeats itself in the<br />
doors: the quadrilobo. A geometrical<br />
figure that superimposes four circles<br />
on a square and that made its debut<br />
in Florentine sculpture, imported<br />
in Italy and the rest of Europe from<br />
France. That characteristic art known<br />
as Gothic art that derives its vocation,<br />
at least in these lines, from the Islamic<br />
compositional experience discovered<br />
during the Crusades and imported<br />
by the French enthusiastic about<br />
the ancient oriental inlays on wood<br />
and marble. At the beginning of the<br />
1300s this was a sign of modernity,<br />
pure avant-garde, contemporary<br />
expression. Clients were well aware of<br />
the new trends beyond the Alps and<br />
wanted with this work to symbolise<br />
their importance and internationality.<br />
The South Door unconsciously<br />
encloses a centenary dialogue<br />
between ancient and contemporary,<br />
West and East, sculpture and painting.<br />
While designing and building, Andrea<br />
has Giotto’s pictorial cycles at the<br />
Peruzzi Chapel in Santa Croce before<br />
his eyes, and at first he struggles to<br />
follow the new curvilinear forms, still<br />
preferring the square and rectangular<br />
registers typical of frescoes. His is<br />
a solemn, almost liturgical style, in<br />
which the figures often appear devoid<br />
of fluid movements and badly adapted<br />
to the new round shape. In the panel<br />
of Salome that hands the head of the<br />
Baptist to his mother, for example, the<br />
Pisan must insert a straight building<br />
to support the figures, just like Giotto.<br />
But like in all long projects, inspiration<br />
expands with practice and, in the last<br />
panels, manages to penetrate the<br />
sinuous spaces of the quadrilobo<br />
with voluminous draperies or, in the<br />
Sepulchre, reach as far as to caress<br />
the vault with small domes and gothic<br />
pinnacle. Despite the initial difficulties,<br />
he completed the enterprise in six<br />
years (it took Ghiberti 27 years to<br />
finish the Paradise) and since then<br />
Porta Sud, particolare, la virtù dell’Umiltà<br />
South Door, detail, the virtue of Humility<br />
he is remembered as the master of<br />
doors. Ever since, the three giants of<br />
the Baptistery have been the focus of<br />
a great deal of history.<br />
During the bombardments of the<br />
Second World War they were<br />
detached and hidden in a disused<br />
railway tunnel in Valdarno. Nothing<br />
could be done against the fury of<br />
water and mud that swept them away<br />
in 1966. The South Door suffered<br />
severe damage still visible at the back<br />
and one of the 48 decorative lion<br />
heads was lost forever.<br />
The restorers say that during cleaning<br />
they revealed countless micro details<br />
not visible to the naked eye: a small<br />
butterfly, a lizard, an embroidery<br />
on the clothes. As if the artist had<br />
had the idea of creating something<br />
magnificent and accurate beyond the<br />
ground, beyond his own self or that of<br />
the client. As if he was spurred above<br />
all by a larger and more sacred vision,<br />
where the man and the performer<br />
disappear in honour of beauty and<br />
faith, just as happens in prayers.<br />
The story ends with the seven<br />
theological and cardinal virtues, and<br />
to complete the symmetry of the<br />
panels arranged in even numbers,<br />
il Pisano added Humility. Perhaps to<br />
remind Florence, the Florentines and<br />
every visitor that in order to create<br />
a masterpiece, at the service of the<br />
city as a common good or in honour<br />
of a dogma, one needs precisely that<br />
virtue. Humana humilitas.<br />
FIRENZE<br />
108 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />
99
SAN VALENTINO<br />
GIOCO A DUE<br />
LA FRECCIA HA CHIESTO A DUE COPPIE FAMOSE COME<br />
TRASCORRERE IL WEEKEND E IL MESE DEGLI INNAMORATI<br />
(E QUALI REGALI EVITARE)<br />
di Cecilia Morrico<br />
morricocecili<br />
ANDREA DELOGU E FRANCESCO MONTANARI<br />
Giovani, belli e innamorati. Sempre più affiatata la<br />
coppia Delogu-Montanari, a febbraio insieme anche<br />
sul palcoscenico con Il giocattolaio di Gardner McKay<br />
per la regia di Enrico Zaccheo, in scena il 21 ad Atri (TE), il 22<br />
a Coriano (RN), il 29 a Viterbo e il 15 marzo a Camaiore (LU),<br />
per poi partire in tournée a novembre. Andrea e Francesco<br />
raccontano lo spettacolo e suggeriscono posti magici dove<br />
riconnettersi in due.<br />
Come nasce questo progetto?<br />
[A] Abbiamo avuto anche in passato molte proposte per lavorare<br />
insieme, però non ne sentivamo la necessità. Invece in<br />
questi ultimi tempi, in cui ci si vedeva pochissimo, perché lui<br />
era sul set della serie tv Il cacciatore e io a Milano, è arrivata la<br />
produttrice dello spettacolo e ci ha richiesti entrambi. All’inizio<br />
ero dubbiosa, poi leggendo la pièce sono impazzita perché è<br />
una storia di amore, passionalità, violenza, ma soprattutto di<br />
lotta psicologica tra i due protagonisti.<br />
[F] E poi Andrea ha passato il testo a me e ha detto: «Lo facciamo».<br />
Quindi io l’ho fatto (ride, ndr). Scherzi a parte, è stata<br />
una sfida interessante.<br />
Una fuga romantica per San Valentino?<br />
[A] Per Natale ho regalato a Francesco un viaggio per vedere<br />
l’aurora boreale, dobbiamo ancora spacchettarlo insieme.<br />
Ma in Italia ci sono dei piccoli borghi meravigliosi che visitarli<br />
è pura poesia. Quando dobbiamo staccare, vivendo a Roma,<br />
andiamo a Sulmona, Terni, Viterbo…<br />
[F] …Castiglion Fiorentino, per arrivare a destinazione rapidamente,<br />
rilassarci e tornare.<br />
[A] Queste sono le fughe che ci fanno anche riunire con le<br />
tradizioni italiane, come il cibo locale C’è una lentezza capace<br />
di donare delle pause ristoratrici.<br />
Il viaggio del cuore?<br />
[In coro] Tuglie!<br />
[A] In Puglia, vicino a Gallipoli. Lì c’è la casa dei miei nonni materni,<br />
è un luogo dove io vado sempre. Se d’estate non scendo<br />
giù almeno cinque giorni non sono io. L’ho fatta conoscere a<br />
Francesco sette anni fa e da allora è un appuntamento fisso.<br />
[F] Il classico paesino dove tutti si conoscono, con una strada<br />
principale su cui passa una macchina ogni 20 minuti. Tu cammini<br />
e vedi un papà che guarda i figli giocare e porta loro la<br />
merenda. Un luogo accogliente e riposante.<br />
© Fabio Lovino<br />
100
© TTLmedia/Adobestock<br />
Sulmona (AQ)<br />
Come festeggerete il giorno degli innamorati?<br />
[A] È un venerdì e saremo a Milano, lui al momento sta<br />
girando un film lì e io lo raggiungo. Passeremo il weekend<br />
insieme e andremo a mangiare…<br />
[F] ...da Mandarin 2, il nostro ristorante milanese preferito,<br />
che tra l’altro è cinese, ma usa solo prodotti italiani.<br />
Cambiando argomento, il regalo più brutto ricevuto?<br />
[A] Potrei farti un bell’elenco…<br />
[F] Io mi dissocio da ciò che dice!<br />
[A] Diciamo che nella coppia ci si conosce piano piano.<br />
Francesco ci ha messo un po’ per capire i miei gusti, all’inizio<br />
si era impuntato con abiti dal gusto rétro, un po’ anni<br />
’20.<br />
[F] Ma non è vero! Erano meravigliosi, e ci tengo a dire che<br />
con le gonne ci ho sempre preso.<br />
[A] Immettibili! Quindi li chiudevo nell’armadio, tanto è<br />
vero che poi lui mi diceva: «Ma non ti piace? Vuoi che lo<br />
cambiamo?». Poi, con gli anni...<br />
[F] Li ha cambiati tutti.<br />
Mentre per Francesco?<br />
[F] Obiettivamente non ce l’ho. Devo ammettere che Andrea<br />
mi fa dei regali incredibili, come due orologi vintage<br />
bellissimi nell’arco di sette anni, che porto nel cuore e indosso<br />
sempre.<br />
[A] Sì, a lui piacciono cose crepuscolari, sono andata a<br />
cercarli in negozi che trattavano solo quel tipo di accessori,<br />
per uno dei due ho dovuto aspettare addirittura sei<br />
mesi. Sembrerebbe da collezionismo, ma in realtà Francesco<br />
lo indossa e, anche se lo hanno calibrato, va comunque<br />
avanti… almeno adesso arriva puntuale (ride, ndr).<br />
Andrea, invece il regalo più bello?<br />
[A] Devo ammettere che alla fine quelli brutti me li ricordo<br />
di più, perché mi hanno fatto ridere. Poi, naturalmente,<br />
ci sono quelli speciali, come l’anello di fidanzamento e il<br />
ciondolo del primo anno…<br />
[F] …che però hai trasformato in anello!<br />
[A] Perché non mi piaceva e l’ho migliorato, ma è sempre<br />
lui. Ecco, come dicevo: alla fine resto affezionata a quelli<br />
brutti.<br />
andrealarossa francesco_montanari_official<br />
andreadelogu francescodaje<br />
IMMA BATTAGLIA ED EVA GRIMALDI<br />
Un febbraio in treno per Imma Battaglia ed Eva Grimaldi.<br />
Dopo il giorno del sì, il 19 maggio scorso, continuano ad<br />
alimentare la loro passione per i viaggi, che siano culturali,<br />
a lume di candela o adrenalinici.<br />
© Azzurra Primavera<br />
101
SAN VALENTINO<br />
In treno per?<br />
[E] Verona, dove sono nata e dove vivono i miei fratelli.<br />
Poi è la città dell’amore, come insegna Shakespeare, e da<br />
lì in <strong>Freccia</strong>rossa si va in giro per il Piemonte, ora si può<br />
andare anche a sciare con il treno, arrivando in poco tempo<br />
e facendo del bene all’ambiente. Imma è amante delle<br />
racchette, vuole passare qualche giorno in montagna. Comunque<br />
il treno io l’ho sempre adorato fin da piccola, e da<br />
giovane mi dava un senso di libertà.<br />
[I] Mi ricordo ancora di quando bisognava passare la notte<br />
in cuccetta per andare sulla neve, mentre adesso è molto<br />
più veloce. Mi manca il Piemonte come meta invernale e<br />
sono molto contenta di andarci a febbraio, proprio per San<br />
Valentino.<br />
Quindi come festeggerete il giorno degli innamorati?<br />
[E] Io preferisco Verona, sono una romanticona, Imma è<br />
più sportiva…<br />
[I] <strong>La</strong> sera di San Valentino saremo a Verona.<br />
[E] Me lo confermi?<br />
[I] Sì, ma se fosse per me sarei dalla mattina alla sera sulle<br />
piste!<br />
[E] Allora faremo una bella cena in una trattoria del centro,<br />
con del buon vino. Anche se tra noi ogni giorno è San<br />
Valentino, il 14 febbraio è più che altro un’occasione per<br />
avere vicino chi amiamo, per esempio i miei fratelli. Anche<br />
in viaggio di nozze non eravamo sole, c’erano amici<br />
e parenti.<br />
[I] Poi il 15 mattina, molto presto, si parte per la montagna,<br />
in treno. Abbiamo fatto così a Capodanno, in Val Pusteria<br />
c’è una rete di pullman e regionali che arrivano ovunque,<br />
anche dentro la funivia di Perca-Plan de Corones. Sono<br />
treni comodissimi quelli dell’Alta Badia, che ti fanno scoprire<br />
città bellissime come Brunico, una rivelazione, una<br />
green strategy eccezionale.<br />
Un’altra fuga romantica in Italia?<br />
[I] Oltre alla montagna, siamo appassionate del Sud, il<br />
mare d’inverno è un’opzione meravigliosa. Napoli, Salerno,<br />
la Calabria ionica. Il nostro Paese non ha niente da<br />
invidiare a nessuno, bisogna rispettarlo e occorrono investimenti.<br />
Lo dico alle Regioni, ci vorrebbe anche al Sud<br />
un’organizzazione come in Val Pusteria.<br />
[E] Andiamo poi continuamente a Napoli e ci allunghiamo<br />
spesso a Portici, sulla primissima ferrovia, dove c’è il Museo<br />
ferroviario di Pietrarsa, stupendo. Poi è bello fare tutto<br />
il Miglio d’oro e scendere verso il Cilento.<br />
Il viaggio del cuore?<br />
[E] Non è in Italia, ma nel Nord Europa: Breslavia.<br />
[I] In Polonia, un posto meraviglioso vicino Cracovia. Abbiamo<br />
visitato i luoghi dell’Olocausto, il Santuario della<br />
Madonna Nera e la miniera di sale. Breslavia è una città<br />
di studenti lì vicino che venne distrutta durante la guerra<br />
e poi ricostruita. <strong>La</strong> sua particolarità sono gli gnomi disseminati<br />
in vari luoghi del centro, ognuno rappresenta un<br />
pezzo della ricostruzione. Affascinante.<br />
[E] E poi il primo viaggio insieme, a Berlino.<br />
Cambiando argomento, il regalo più brutto ricevuto?<br />
[E] L’ho fatto io a Imma, stavamo insieme da pochissimo<br />
e non sapevo cosa regalarle, poi ho visto un maglioncino<br />
blu di cashmere, ma di taglia piccola, molto aderente…<br />
[I] L’ho odiata, le dissi: «Ma che non mi guardi? Non vedi<br />
che stile ho?».<br />
[E] Una litigata feroce, ero mortificata. Imma invece li ha<br />
azzeccati tutti, è molto attenta ed elegante.<br />
E quello più bello?<br />
[E] Io come sempre, romanticona, dico l’anello di fidanzamento.<br />
Quando l’ho visto ho pensato: «Allora siamo davvero<br />
fidanzate!».<br />
[I] Per me, più sportiva, senz’altro la bicicletta pieghevole!<br />
[E] Vedi com’è! (Ridono, ndr).<br />
immacolata.battaglia evagrimaldireal<br />
unvotoperimma EvaGrimaldi1<br />
Museo ferroviario di Pietrarsa (NA)<br />
© Giuseppe Senese/FS Italiane | PHOTO<br />
102
FRECCIAROSSA<br />
PER AMORE<br />
Giorgia, 21 anni, studentessa di relazioni internazionali<br />
alla Luiss di Roma. Viaggiatrice per<br />
amore, fra un treno e l’altro, insieme a Giovanni,<br />
il suo fidanzato.<br />
Giorgia, che tipo di viaggiatrice sei?<br />
Sono originaria di Napoli, ma vivo e studio a Roma. Sia<br />
per ragioni familiari che sentimentali, per me è stato<br />
sempre un su è giù tra le due città. Da diverso tempo<br />
i miei genitori si sono trasferiti nella Capitale, ma molti<br />
parenti sono in Campania. Il treno è un po’ la mia seconda<br />
casa.<br />
<strong>Febbraio</strong> è il mese di San Valentino, dicevi che hai<br />
viaggiato anche per questioni di cuore.<br />
Da circa un anno sono fidanzata con Giovanni, un ragazzo<br />
della mia stessa età della Costiera Amalfitana, e l’Alta<br />
Velocità ha reso possibile frequentarci, arginando la<br />
distanza. Avevamo 12 anni quando ci siamo conosciuti,<br />
ci siamo piaciuti fin da bambini. Un piccolo amore d’infanzia<br />
che si è trasformato in qualcosa di importante.<br />
Il treno alleato di una storia d’amore che ha origini<br />
lontane e che vi ha accompagnati fino alla recente<br />
unione. Possiamo dire così?<br />
Sì, possiamo dirlo! Il <strong>Freccia</strong>rossa ci ha permesso di ricongiungerci,<br />
è stato un ponte tra me e Giovanni. Trovo<br />
importante sottolineare la diversità tra un viaggio che<br />
fai per ritrovare la tua famiglia, fondamentale dal punto<br />
di vista affettivo, e quello per cui parti di volta in volta<br />
per ritrovare la persona che ami. In questo ultimo caso<br />
il tempo a bordo treno trascorre in maniera differente.<br />
Perché?<br />
Quando arrivavo a Napoli, da Roma, per andare a trovare<br />
Giovanni, il mio treno faceva una lunga sosta prima<br />
di ripartire per Salerno. Comprendo le esigenze di<br />
servizio, ma per me si trattava di un tempo infinito. Un<br />
tempo che, invece, quando viaggiamo insieme, assume<br />
connotati totalmente diversi, di serenità.<br />
Dove andresti per una fuga d’amore?<br />
Senza dubbio a Venezia, ci sono stata quando ero molto<br />
piccola e ci ritornerò con Giovanni, ne sono certa.<br />
Nel frattempo, per San Valentino abbiamo programmato<br />
una settimana a New York, altra città che avrei voluto<br />
visitare da sempre, in quel periodo non abbiamo esami<br />
in programma e ne abbiamo approfittato.<br />
Il regalo più bello che hai ricevuto per la festa degli<br />
innamorati?<br />
Come dicevo, io e Giovanni ci siamo conosciuti quando<br />
eravamo molto piccoli, motivo per cui non abbiamo mai<br />
avuto un vero primo appuntamento, tipo il classico in-<br />
Giorgia e Giovanni, sempre in <strong>Freccia</strong>rossa per amore<br />
vito a cena, l’imbarazzo della conoscenza e del primo<br />
bacio. Così, lui ha pensato di scrivere le tappe di un<br />
ipotetico primo incontro, consegnandomi una “pergamena<br />
con istruzioni” una sera che siamo usciti insieme.<br />
È stato un dono straordinario, divertente e intimo, che<br />
ha raccontato molto di noi.<br />
Un consiglio o una curiosità da condividere?<br />
Negli anni le coppie si lasciano e si riprendono, ma<br />
quando si sale sul treno giusto la distanza non conta. I<br />
chilometri non possono separare due cuori. Il prossimo<br />
anno andrò a studiare a Pechino, vorrei che la nostra<br />
relazione proseguisse anche dall’altra parte del mondo.<br />
A.G.<br />
103
PHOTO<br />
SICILIA<br />
SOTTOSOPRA<br />
di Luca Mattei<br />
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it<br />
Photo Gianfranco Ayala<br />
Enormi miniere di zolfo fanno da sfondo a una<br />
piccola rivoluzione democratica in evoluzione.<br />
Siamo a Caltanissetta, negli anni ’40, con<br />
il fascismo alle spalle e la ricostruzione post-bellica<br />
all’orizzonte. Quei luoghi di lavoro rappresentano una<br />
piramide sociale: al vertice i proprietari, al centro i ga-<br />
bellotti, prede o complici della mafia, e in fondo i minatori,<br />
che aspirano a essere considerati operai, con<br />
annessi diritti e garanzie. Partecipe di questo clima è<br />
il fotografo Gianfranco Ayala. <strong>La</strong> sua famiglia possiede<br />
la miniera Giumentarello, dove si reca per fare amicizia<br />
con i lavoratori, osservare le loro attività e girare il do-<br />
Donne a Caltanissetta (fine anni ‘40)/(late 1940s)<br />
104
cumentario Solfara. Ma con la sua macchina fotografica<br />
volge lo sguardo anche altrove: verso la città e le campagne<br />
intorno, le persone di ogni età e status, immortalate<br />
nel quotidiano o durante cerimonie religiose e<br />
politiche. I suoi scatti e l’opera filmica sono protagonisti<br />
della mostra Sicilia sottosopra, al Teatro dei Dioscuri al<br />
Quirinale di Roma fino al 1° marzo. Un’esposizione dallo<br />
straordinario valore storico e artistico, che evidenzia<br />
l’unico obiettivo di Ayala: catturare la verità di un’emozione.<br />
archivioluce.com/teatro-dei-dioscuri<br />
TeatrodeiDioscurialQuirinale<br />
Ritratto di bambina (inizio anni ‘50)/(early 1950s)<br />
SICILY UPSIDE DOWN<br />
Huge sulphur mines backdrop a small, evolving<br />
democratic revolution. We are in 1940s Caltanissetta,<br />
with fascism behind us and post-war<br />
reconstruction on the horizon. Such workplaces represent<br />
a social pyramid—at its peak are the owners, at the centre<br />
the gabellotti as the prey of or accomplices to the mafia,<br />
and the miners at the bottom, from where they aspire to be<br />
considered as labourers, with relative rights and guarantees.<br />
It is within this climate that photographer Gianfranco<br />
Ayala operated. His family owned the Giumentarello<br />
mine, where he would go to make friends with the workers,<br />
observe their activities and shoot the documentary<br />
Solfara. Yet he also turned his lens elsewhere—towards<br />
the city and the surrounding countryside, to people of all<br />
ages and statuses, immortalised in everyday life or during<br />
religious ceremonies and political formalities. His shots<br />
and film work are the protagonists of the exhibition Sicilia<br />
Sottosopra (Sicily Upside Down), at the Teatro dei Dioscuri<br />
at the Quirinale in Rome until 1 March. It is an exhibition<br />
of extraordinary historical and artistic value, highlighting<br />
Ayala’s only objective: to capture the truth behind an<br />
emotion.<br />
105
PHOTO<br />
MEN & ANIMALS<br />
A TORINO, MILANO E FORTE DI<br />
BARD UN VIAGGIO ATTRAVERSO<br />
LE IMMAGINI DEI MIGLIORI<br />
FOTOGRAFI DEL PIANETA<br />
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />
A JOURNEY THROUGH THE IMAGES<br />
OF THE BEST PHOTOGRAPHERS<br />
ON THE PLANET IN TURIN, MILAN<br />
AND FORTE DI BARD (AOSTA)<br />
Celano storie e racconti del nostro passato e del<br />
nostro presente le oltre 200 immagini della Collezione<br />
Bertero realizzate da una cinquantina di<br />
autori provenienti da tutto il mondo e selezionate da Walter<br />
Guadagnini, Barbara Bergaglio e Monica Poggi, curatori<br />
della mostra Memoria e passione. Da Capa a Ghirri. Così a<br />
Over 200 images from the Bertero Collection,<br />
taken by about fifty photographers from<br />
all over the world and selected by Walter<br />
Guadagnini, Barbara Bergaglio and Monica Poggi,<br />
curators of the exhibition, conceal stories and tales of<br />
our past and present. From Capa to Ghirri. And so Turin,<br />
Mario De Biasi, Gli italiani si voltano. Moira Orfei (1954)<br />
© Archivio Mario De Biasi distribuito da Mondadori Portfolio<br />
106
Luigi Ghirri, Alpe di Siusi (1979)<br />
© eredi di Luigi Ghirri<br />
Torino, dal 20 febbraio al 10 maggio nelle sale di Camera -<br />
Centro Italiano per la Fotografia, spiccano i nomi di Bruno<br />
Barbey, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert<br />
Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario De Biasi,<br />
Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna e Michele<br />
Zaza, solo per citarne alcuni.<br />
Protagonisti degli scatti sono contadini, preti, nobildonne,<br />
militari, bambini ma, soprattutto, i fotografi che hanno<br />
impresso su pellicola il ricordo di tante vicende. Maestri<br />
dell’obiettivo che compongono un racconto dell’Italia appena<br />
liberata dal fascismo, dove, nonostante macerie e<br />
povertà, è forte la voglia di vivere e di amarsi. Capolavori<br />
che hanno fatto la storia della fotografia internazionale<br />
come <strong>La</strong> strada per Palermo di Robert Capa (1943), il reportage<br />
dedicato al nostro Paese da Henri Cartier-Bresson nel<br />
1952 e Gli italiani si voltano di Mario De Biasi (1954), dove un<br />
gruppo di uomini ammira la bellezza di Moira Orfei mentre<br />
passeggia per le strade di Milano. <strong>La</strong> raccolta abbraccia<br />
anche i decenni successivi, quando si afferma un nuovo<br />
modo di intendere l’immagine, meno documentaria e più<br />
concettuale. «Una mostra che rivela la lungimiranza di Guido<br />
Bertero non solo nella sensibilità dell’acquisizione di<br />
grandi autori per la sua collezione, ma anche nella lettura<br />
del secolo scorso», precisa Guadagnini.<br />
camera.to<br />
CameraTorino Camera_Torino camera_torino<br />
from February 20 to May 10 in the rooms of Camera<br />
- Centro Italiano per la Fotografia, will be hosting<br />
renowned photographers such as Bruno Barbey,<br />
Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa,<br />
Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario De Biasi,<br />
Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna and<br />
Michele Zaza, just to name a few.<br />
The protagonists of the shots are farmers, priests,<br />
noblewomen, soldiers, and children, but above all, the<br />
photographers who have immortalised the memory of<br />
so many events on film. Masters of the lens composing<br />
the story of an Italy just freed from fascism, one where<br />
the desire to live and love one another stands out<br />
amongst the rubble and poverty. Masterpieces that<br />
have made the history of international photography<br />
such as <strong>La</strong> strada per Palermo by Robert Capa (1943),<br />
the 1952 Italian reportage by Henri Cartier-Bresson and<br />
Gli italiani si voltano by Mario De Biasi (1954), where a<br />
group of men admire the beauty of Moira Orfei as she<br />
walks the streets of Milan. The collection also embraces<br />
the following decades, when a new, less documentary<br />
and more conceptual way of understanding the image<br />
took hold. As Guadagnini explains, it is “an exhibition<br />
that reveals Guido Bertero’s far-sightedness not only in<br />
his sensitivity to acquire the work of great artists for his<br />
collection, but also in his reading of the last century.”<br />
TORINO<br />
60 FRECCE AL GIORNO/A DAY<br />
107
PHOTO<br />
Gianni Viviani, Fish lady in Anakao<br />
Madagascar (2005)<br />
108
I colori del Madagascar catturati<br />
da Gianni Viviani contrapposti alle<br />
suggestive atmosfere occidentali<br />
di Ludovica Sagramoso Sacchetti.<br />
Sono gli Appunti di viaggio di<br />
due fotografi italiani, alla Galleria<br />
Francesco Zanuso di Milano dal<br />
6 al 27 febbraio (ingresso libero).<br />
Un peregrinaggio con la macchina<br />
al collo, ma anche un percorso<br />
interiore che sa emozionare,<br />
in 40 scatti inediti che, partendo<br />
da momenti di vita quotidiana,<br />
comunicano ciascuno un proprio<br />
messaggio e un differente sentire<br />
e percepire il mondo.<br />
Nel sorriso di un bambino, nello<br />
sguardo seducente di una donna e<br />
nell’umiltà della fatica tratteggiata<br />
sul viso di un uomo esplode tutta<br />
«la dignità di un’umanità fatta di<br />
stenti e piccole cose, che la mia attenzione<br />
arricchiva di luci e ombre,<br />
con delicatezza e rispetto», spiega<br />
Gianni Viviani. A fargli da controcanto<br />
le atmosfere di Ludovica<br />
Sagramoso Sacchetti, mossa dalla<br />
voglia di cambiamento e di contatto<br />
con nuovi spazi, persone e<br />
luoghi. Mettendo, così, in relazione<br />
gli individui attraverso le immagini,<br />
immersa nelle contraddizioni della<br />
nostra routine, da Milano all’Italia<br />
intera. Perché, puntualizza la fotografa,<br />
«il pensiero creativo non si<br />
accontenta della quotidianità, ma<br />
attraverso esperienze inedite cerca<br />
nuove risposte».<br />
galleriafrancescozanuso.com<br />
The colours of Madagascar<br />
captured by Gianni Viviani<br />
contrast with the suggestive<br />
Western atmospheres of Ludovica<br />
Sagramoso Sacchetti. These are<br />
the Travel notes of two Italian<br />
photographers, at the Francesco<br />
Zanuso Gallery in Milan from 6 to<br />
27 February (free admission). A<br />
pilgrimage with the camera around<br />
his neck, but also an exciting inner<br />
journey, in 40 unpublished shots in<br />
which each, starting from moments<br />
of daily life, communicates its own<br />
message and a different feeling<br />
and perception of the world.<br />
In the smile of a child, in the<br />
seductive gaze of a woman and<br />
in the humility of the fatigue<br />
sketched on a man’s face explodes<br />
all “the dignity of a humanity made<br />
of hardships and little things,<br />
enriched by my attention with light<br />
and shadow, with delicacy and<br />
respect”, explains Gianni Viviani.<br />
His work is counterbalanced by<br />
the atmospheres of Ludovica<br />
Sagramoso Sacchetti, driven by the<br />
desire for change and contact with<br />
new spaces, people and places.<br />
The result places individuals in<br />
relation through images, immersed<br />
in the contradictions of our<br />
routine, from Milan to the whole of<br />
Italy. Because, the photographer<br />
points out, “creative thinking is<br />
Ludovica Sagramoso Sacchetti<br />
Riflessi in Galleria, Milano (2019)<br />
109
PHOTO<br />
Yongqing Bao, The moment, China<br />
Joint Winner 2019/Behaviour: Mammals<br />
Grand title winner-Wildlife Photographer of the Year 2019<br />
Quando l’uomo incontra la natura e ne<br />
riconosce la sua potenza e verità negli<br />
animali, ecco apparire i più bei ritratti<br />
dal pianeta Terra. E a mostrarceli, ogni<br />
anno, è Wildlife Photographer of the<br />
Year, il più importante riconoscimento<br />
dedicato alla fotografia naturalistica<br />
promosso dal Natural History Museum<br />
di Londra. C’è tempo fino al 2 giugno<br />
per ammirare al Forte di Bard (AO) le<br />
oltre 100 immagini vincitrici nelle 19<br />
categorie del premio selezionate tra<br />
ben 48mila scatti provenienti da 100<br />
Paesi. A vincere il prestigioso titolo<br />
2019 è il cinese Bao Yongqin con The<br />
Moment, l’incontro-scontro tra una<br />
volpe e una marmotta uscita dalla<br />
tana dopo il letargo, sull’altopiano del<br />
Qinghai, in Tibet. Uno scatto che cattura<br />
insieme il potere del predatore<br />
e il terrore della sua preda. Il premio<br />
per lo Young Wildlife Photographer<br />
of the Year va invece al quattordicenne<br />
neozelandese Cruz Erdmann,<br />
per Night glow by, che riprende un<br />
calamaro durante un corteggiamento<br />
notturno al largo di Sulawesi, in Indonesia.<br />
Per le categorie 15-17 anni e<br />
Behaviour: Amphibians and Reptiles<br />
sul podio due italiani, rispettivamente<br />
il giovane Riccardo Marchegiani,<br />
con Early riser e l’altoatesino Manuel<br />
Plaickner, con Pondworld. Una femmina<br />
di babbuino con il suo cucciolo<br />
ritratta all’alba nel Parco Nazionale<br />
del Simien, in Etiopia, per il primo, e<br />
delle rane in uno stagno, durante il<br />
periodo dell’accoppiamento in Alto<br />
Adige, seguite invece dal secondo<br />
ogni primavera, durante la migrazione,<br />
per oltre un decennio.<br />
fortedibard.it<br />
not satisfied with everyday life, but<br />
seeks new answers through new<br />
experiences”. The most beautiful<br />
portraits from planet Earth appear<br />
when man meets nature and<br />
recognises its power and truth in<br />
animals. Each year, they are shown<br />
to us by Wildlife Photographer of<br />
the Year, the most important award<br />
dedicated to nature photography<br />
promoted by the Natural History<br />
Museum in London. You have until<br />
2 June to admire the over 100<br />
winning images in the 19 award<br />
categories selected from 48,000<br />
shots from 100 countries at Forte di<br />
Bard (Aosta). The prestigious 2019<br />
award went to China’s Bao Yongqin<br />
with The Moment, the encounterclash<br />
between a fox and a marmot<br />
that came out of its den after<br />
110
Manuel Plaickner, Pondworld, Italy<br />
Winner 2019/Behaviour: Amphibians and Reptiles<br />
hibernation on the Qinghai plateau<br />
in Tibet. A shot that captures<br />
together the power of the predator<br />
and the terror of its prey. The award<br />
for Young Wildlife Photographer of<br />
the Year went to 14-year-old New<br />
Zealander Cruz Erdmann, for Night<br />
glow by, who filmed a squid during<br />
a night-time courtship off Sulawesi,<br />
Indonesia. For the 15-17 years old<br />
and Behaviour: Amphibians and<br />
Reptiles categories, two Italians<br />
reached the podium, respectively<br />
the young Riccardo Marchegiani,<br />
with Early riser and the South<br />
Tyrolean Manuel Plaickner, with<br />
Pondworld. The first portrayed a<br />
female baboon with her baby at<br />
dawn in the Simien National Park,<br />
Ethiopia, while the second followed<br />
the migration of frogs in a pond<br />
during the mating period in South<br />
Tyrol every spring for more than a<br />
decade, to capture his winning shot.<br />
Riccardo Marchegiani, Early riser, Italy<br />
Winner 2019/15-17 years old<br />
111
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114<br />
117<br />
118<br />
120<br />
122<br />
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OFFERTE E SERVIZI<br />
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<strong>La</strong> Festa Veneziana sull’acqua a Rio di Cannaregio, il Volo dell’Angelo in piazza San Marco e più di 150 eventi per<br />
oltre 300 artisti e gruppi coinvolti. Quale occasione migliore del Carnevale per visitare Venezia? Sono oltre 90 al<br />
giorno le Frecce che collegano la <strong>La</strong>guna al resto d’Italia: 40 in direzione Bologna, Firenze e Roma, tra cui i nuovi<br />
<strong>Freccia</strong>rossa e <strong>Freccia</strong>rgento veloci con percorrenza Mestre-Tiburtina in sole 3h 15’, 48 in direzione Verona, Brescia e Milano<br />
e 4 verso la costa Adriatica. In più, chi programma una vacanza nel capoluogo veneto con Trenitalia può acquistare sia<br />
il viaggio in treno che il voucher per il trasporto pubblico locale a bordo dei mezzi pubblici Actv: vaporetti a Venezia e per<br />
il Lido e le isole, autobus a Mestre, Marghera e sulla terraferma. È possibile ritirare i biglietti Actv utilizzando il codice del<br />
voucher acquistato sui canali di vendita Trenitalia, presso le emettitrici automatiche Actv o nei punti vendita Venezia Unica.<br />
trenitalia.com | actv.avmspa.it<br />
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<strong>Freccia</strong>rossa parte alle 23 da Torino Porta Nuova<br />
e arriva a Milano Centrale alle 00:02, con fermate<br />
intermedie a Torino Porta Susa e Rho Fiera Milano.<br />
In direzione contraria il <strong>Freccia</strong>rossa parte da Milano<br />
Centrale alle 23.05 e arriva a Torino Porta Nuova<br />
alle 00:12, fermando a Rho Fiera e Torino Porta<br />
Susa. Mercoledì e giovedì le giornate si allungano<br />
per chi viaggia da Milano a Bologna, grazie alla<br />
nuova corsa <strong>Freccia</strong>rossa che parte da Milano<br />
Centrale alle 22:40 e arriva a Bologna Centrale alle<br />
23:54, con fermate intermedie a Milano Rogoredo<br />
e a Reggio Emilia AV.<br />
115
OFFERTE E SERVIZI<br />
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Fino al 31 marzo con Viaggia leggero è possibile spedire i propri bagagli risparmiando il 30% sulle tariffe online del<br />
sito TNT — sezione “Spedisci ora” — inserendo nel campo “Promozione” il codice “BAGAGLIO30”.<br />
Grazie all’accordo Trenitalia-TNT si può scegliere infatti di viaggiare comodamente con Trenitalia e affidare a TNT<br />
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116
PORTALE FRECCE<br />
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Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni <strong>Freccia</strong>rossa e<br />
<strong>Freccia</strong>rgento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it<br />
o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com<br />
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Gli uomini d’oro<br />
NEWS<br />
NOTIZIE ANSA SUI PRINCIPALI FATTI QUOTIDIANI AGGIORNATE<br />
OGNI ORA<br />
GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI<br />
GIOCHI<br />
Azione, sport,<br />
logica e tanto altro<br />
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grandi e piccoli<br />
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SERIE E PROGRAMMI TV<br />
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tv nazionali e<br />
internazionali<br />
BAMBINI<br />
Cartoni e<br />
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per i piccoli<br />
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EDICOLA DIGITALE<br />
Quotidiani e<br />
riviste nazionali e<br />
internazionali<br />
AUDIOLIBRI<br />
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bambini<br />
INFO DI VIAGGIO<br />
Informazioni in<br />
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coincidenze<br />
INTERNET WIFI<br />
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Internet tramite<br />
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di bordo<br />
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117
PROMOZIONI<br />
A/R IN GIORNATA<br />
Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi,<br />
differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo<br />
e conveniente per gli spostamenti di lavoro 1 .<br />
CARNET 10 E 5 VIAGGI<br />
I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti<br />
a tutte le esigenze. Si può scegliere quello<br />
da 10 viaggi al prezzo di 8 euro (-20%<br />
sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi<br />
con la riduzione del 10% sul prezzo Base.<br />
Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet<br />
è nominativo e personale. L’offerta è<br />
disponibile per i treni <strong>Freccia</strong>rossa, <strong>Freccia</strong>rgento,<br />
<strong>Freccia</strong>bianca e Intercity 3 .<br />
INSIEME<br />
Offerta dedicata ai gruppi da 2 a 5<br />
persone per viaggiare con uno sconto<br />
del 30% sul prezzo Base di Frecce,<br />
Intercity e Intercity Notte. <strong>La</strong> promozione<br />
è valida in 1^ e 2^ classe e nei<br />
livelli di servizio Business, Premium e<br />
Standard. Sono esclusi il livello Executive,<br />
il Salottino e le vetture Excelsior<br />
4 .<br />
A/R WEEKEND<br />
Promozione per chi parte il sabato<br />
e torna la domenica con le<br />
Frecce a prezzi fissi, differenziati<br />
in base alle relazioni e alla<br />
classe o al livello di servizio. <strong>La</strong><br />
giusta soluzione per visitare le<br />
città d’arte nel fine settimana<br />
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a casa 1 .<br />
118
BIMBI GRATIS<br />
Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in <strong>Freccia</strong>rossa, <strong>Freccia</strong>rgento, <strong>Freccia</strong>bianca<br />
e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità<br />
prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in<br />
gruppi composti da 2 a 5 persone 2 .<br />
TUTTE LE ALTRE OFFERTE E LA GAMMA DEI PREZZI SU<br />
TRENITALIA.COM<br />
1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24<br />
del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è<br />
consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.<br />
2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili<br />
rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni.<br />
Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza.<br />
3. Il Carnet consente di effettuare 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto<br />
e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di<br />
emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’off erta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della<br />
singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto<br />
a restrizioni.<br />
4. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti<br />
del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e<br />
rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.<br />
119
FOOD ON BOARD<br />
Il viaggio nel viaggio<br />
GUSTALI A BORDO<br />
Che cosa possono avere in comune una stella della cucina mediterranea e una star di Hollywood? Nel 1947 una giovanissima<br />
e sconosciuta Marilyn Monroe vince un concorso di bellezza e viene eletta Miss Carciofo. Il titolo fa un po’ ridere,<br />
ma sappiamo per certo due cose: Marilyn era uno schianto e il carciofo è una bontà. E non solo, è anche salutare, perché<br />
il gustoso ortaggio contiene sali minerali utili al nostro organismo e un principio attivo, la cinarina, che favorisce la digestione.<br />
A febbraio Itinere propone a bordo delle Frecce i carciofi spadellati, un piatto semplice, saporito e con un delizioso<br />
retrogusto amarognolo, perfetto per accompagnare la scaloppa di maiale al marsala.<br />
Scopri tutti i menù a bordo treno su itinere.it<br />
120
© Lorenzo Rui<br />
FRECCIAROSSA<br />
STRACOTTO DI MANZO AL VINO<br />
ROSSO CON PURÈ DI PATATE<br />
Lista della spesa (per 4 persone)<br />
600 gr di spezzatino di manzo, 500 ml di vino rosso, 1 cucchiaio di concentrato<br />
di pomodoro, 1 cipolla, 1 spicchio d’aglio, 3 cucchiai di jus di manzo,<br />
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva, qualche rametto di rosmarino, 650<br />
gr di patate, 220 ml di latte, 50 gr di burro, 2 cucchiai di Grana Padano grattugiato,<br />
noce moscata, sale marino iodato e pepe nero q.b.<br />
Preparazione<br />
Condire la carne con sale e pepe e metterla a marinare nel vino con il rosmarino<br />
per almeno 6 ore. Trascorso il tempo necessario, scolare lo spezzatino<br />
dalla marinatura. <strong>La</strong>vare le patate e lessarle con la buccia per circa<br />
30 minuti. Scaldare 3 cucchiai di extravergine d’oliva in una casseruola e<br />
cuocere la carne a fiamma alta, girandola di tanto in tanto. Non appena<br />
sarà ben brunito, togliere lo spezzatino dalla casseruola e tenerlo in caldo.<br />
Nella stessa pentola, fare appassire la cipolla a fette insieme al concentrato<br />
di pomodoro. Sfumare con un bicchiere di marinatura e completare<br />
la salsa con lo jus di manzo. Rimettere la carne nella casseruola, abbassare<br />
la fiamma e cuocere per circa 2 ore, aggiungendo via via la marinatura<br />
fino a esaurimento. Nel frattempo, sbucciare le patate e passarle con<br />
lo schiacciapatate direttamente in pentola. Unire il burro e amalgamare<br />
bene, poi portare a bollore il latte e aggiungerlo un po’ alla volta. Mescolare,<br />
regolare di sale e pepe e, infine, amalgamare la purea con il Grana<br />
Padano grattugiato e la noce moscata. Una volta cotto lo spezzatino, regolare<br />
di sale e pepe e servire con la sua salsa e il purè come contorno.<br />
Vino consigliato<br />
Principe Nero d’Avola Dop, Sicilia<br />
Un rosso corposo e morbido, dal colore violaceo. Al naso è caratteristico<br />
con sentori di sottobosco. Perfetto l’abbinamento con secondi di carne,<br />
arrosti alla griglia e formaggi stagionati.<br />
GOURMET<br />
by<br />
Carlo Cracco<br />
Menù <strong>Freccia</strong>rossa by Carlo Cracco<br />
121
122<br />
CARTAFRECCIA
MOSTRE IN TRENO<br />
E PAGO MENO<br />
PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI<br />
E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI<br />
SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA<br />
I grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie del XX<br />
secolo, tra cui Cézanne, Degas, Gauguin, Manet, Monet, Renoir, Van Gogh e Picasso,<br />
tutti riuniti nella Città del Duomo. Guggenheim. <strong>La</strong> Collezione Thannhauser.<br />
Da Van Gogh a Picasso a Palazzo Reale, fino al 1° marzo, espone per la prima<br />
volta in Italia la raccolta di opere che il commerciante d’arte Justin K. Thannhauser<br />
ha donato nel 1963 alla Solomon R. Guggenheim Foundation. <strong>La</strong> tappa meneghina<br />
è infatti l’ultima di un tour inedito per l’Europa, iniziato al Guggenheim di<br />
Bilbao, in Spagna, e proseguito nel 2019 all’Hotel de Caumont di Aix-en-Provence,<br />
in Francia. Poi i dipinti torneranno negli Stati Uniti.<br />
In mostra a Milano, oltre a 13 capolavori di Pablo Picasso, le opere di Manet,<br />
Degas, Gauguin e anche: Gli artiglieri (c. 1893-1895) e I giocatori di football (1908)<br />
di Henri Rousseau, Nudo, paesaggio soleggiato (c. 1909-1912) di Henri Matisse e<br />
Montagna blu (1908-1909) di Vassily Kandinsky, quadro fondamentale nel percorso<br />
dell’artista, molto amato da Solomon R. Guggenheim.<br />
Promozione 2x1 per i soci CartaFRECCIA in possesso di biglietto delle Frecce<br />
con destinazione Milano.<br />
palazzorealemilano.it<br />
IN CONVENZIONE ANCHE<br />
TORINO<br />
• Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio<br />
nel Giappone che cambia, fino al 16<br />
febbraio alla Pinacoteca Agnelli<br />
• Andrea Mantegna fino al 4 maggio<br />
a Palazzo Madama<br />
VENEZIA<br />
• Collezione Peggy Guggenheim<br />
MILANO<br />
• Museo della Scienza<br />
• De Pisis, fino al 1° marzo al Museo<br />
del Novecento<br />
• Elliot Erwitt. Family, fino al 15 marzo<br />
al Mudec<br />
GENOVA<br />
• Museo di Genova<br />
FERRARA<br />
• De Nittis e la rivoluzione dello<br />
sguardo fino al 13 aprile a Palazzo<br />
Diamanti<br />
BOLOGNA<br />
• Etruschi. Viaggio nella terra dei<br />
Rasna fino al 24 maggio al Museo<br />
Civico Archeologico Bologna<br />
FIRENZE<br />
• Inside Magritte, fino al 1° marzo alla<br />
chiesa di Santo Stefano al Ponte<br />
• Fondazione Franco Zeffirelli<br />
ROMA<br />
• Gabriele Basilico fino al 13 aprile a<br />
Palazzo delle Esposizioni<br />
• Jim Dine dal 4 febbraio al 31<br />
maggio a Palazzo delle Esposizioni<br />
NAPOLI<br />
• National Geographic Climate<br />
Change, fino al 31 maggio al Museo<br />
Archeologico Nazionale<br />
• Napoli Napoli, fino al 21 giugno al<br />
Museo di Capodimonte<br />
• Joan Miró. Il linguaggio dei segni<br />
fino al 23 febbraio al Pan<br />
Info su trenitalia.com<br />
Vassily Kandinsky<br />
Montagna blu, (1908-09)<br />
Olio su tela, 106 x 96,6 cm<br />
Solomon R. Guggenheim Museum, New York<br />
Solomon R. Guggenheim Founding Collection, Donazione<br />
Joan Miró<br />
Ballerina (1924)<br />
Portuguese State Collection in deposit<br />
in Fundação Serralves<br />
Courtesy Succesió Miró by SIAE 2019<br />
© Filipe Braga/Fundação Serralves, Porto<br />
123
Oulx-Bardonecchia<br />
NETWORK // ROUTES // FLOTTA<br />
Courmayeur<br />
Aosta<br />
Torino<br />
Madonna di Campiglio Ora<br />
Bergamo<br />
Milano<br />
Genova<br />
Brescia<br />
Reggio Emilia AV<br />
NO STOP<br />
Modena<br />
Bologna<br />
<strong>La</strong> Spezia<br />
Pisa<br />
Trento<br />
Verona<br />
Bolzano<br />
Mantova<br />
Firenze<br />
Siena<br />
Vicenza<br />
Val Gardena<br />
Perugia<br />
Val di Fassa-Val di Fiemme<br />
Cortina d’Ampezzo<br />
Udine<br />
OLTRE 300<br />
Treviso<br />
Trieste<br />
Venezia<br />
Padova<br />
Ravenna<br />
Assisi<br />
Rimini<br />
Ancona<br />
FRECCE<br />
E FRECCIALINK<br />
AL G I O R N O<br />
Pescara<br />
Roma<br />
Fiumicino<br />
Aeroporto<br />
Caserta<br />
Foggia<br />
Napoli<br />
Matera<br />
Bari<br />
Lecce<br />
Salerno<br />
Potenza<br />
Taranto<br />
Sapri<br />
Sibari<br />
Paola<br />
<strong>La</strong>mezia Terme<br />
LEGENDA:<br />
Reggio di Calabria<br />
I collegamenti da/per Bardonecchia sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo <strong>2020</strong><br />
I collegamenti <strong>Freccia</strong>link per la montagna sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo <strong>2020</strong><br />
Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com<br />
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce<br />
Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com<br />
FRECCIAROSSA ETR 1000<br />
Velocità max 400 km/h<br />
Velocità comm.le 300 km/h<br />
Composizione 8 carrozze<br />
Livelli di servizio Executive, Business,<br />
Premium, Standard<br />
Posti 457<br />
WiFi<br />
Presa elettrica al posto<br />
Servizi per persone con disabilità<br />
Fasciatoio<br />
124
UN<br />
NETWORK<br />
DI<br />
OLTRE<br />
100 CITTÀ<br />
COLLEGAMENTI<br />
GIORNALIERI E DURATA<br />
MINIMA DEL VIAGGIO<br />
104 <strong>Freccia</strong>rossa<br />
Milano-Roma 3h 10’<br />
FRECCIAROSSA<br />
FRECCIAROSSA ETR 500<br />
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze<br />
4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574<br />
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
FRECCIARGENTO ETR 700<br />
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze<br />
3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500<br />
WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
1 a<br />
40 <strong>Freccia</strong>rossa e<br />
<strong>Freccia</strong>rgento<br />
Roma-Venezia 1 3h 15’<br />
FRECCIARGENTO ETR 600<br />
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze<br />
Classi 1^ e 2^ | Posti 432<br />
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
16 <strong>Freccia</strong>rossa e<br />
<strong>Freccia</strong>rgento<br />
Roma-Verona 3h 18’<br />
FRECCIARGENTO ETR 485<br />
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze<br />
Classi 1^ e 2^ | Posti 489<br />
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
48 <strong>Freccia</strong>rossa<br />
Milano-Venezia 2 2h 15’<br />
I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione<br />
di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle<br />
stazioni centrali dove non specificato.<br />
I collegamenti comprendono sia i servizi di andata<br />
che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine<br />
settimana e in alcuni periodi dell’anno.<br />
Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su<br />
trenitalia.com<br />
1 Durata riferita al collegamento tra Roma Tiburtina e<br />
Venezia Mestre<br />
2 Durata riferita al collegamento tra Milano Centrale e<br />
Venezia Mestre<br />
FRECCIABIANCA<br />
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze<br />
Classi 1^ e 2^ | Posti 603<br />
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
FRECCIABIANCA ETR 460<br />
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze<br />
Classi 1^ e 2^ | Posti 479<br />
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
125
PRIMA DI SCENDERE<br />
FOTO DEL MESE<br />
Al Mudec - Museo delle Culture di Milano fino al 15 marzo, 60 scatti del celebre fotografo Elliot Erwitt interpretano le<br />
sfaccettature di un concetto così inesprimibile e totalizzante come quello della famiglia.<br />
«Elliot Erwitt Family è un piccolo campionario di storie umane. Il suo racconto per immagini ci ricorda che possiamo essere<br />
la famiglia che scegliamo. Da quella americana, ingessata e rigida, che posa sul sofà negli anni ’60 a quella che infrange la<br />
barriera della solitudine eleggendo a membro l’animale prediletto», spiega la curatrice Biba Giacchetti. Così l’amore, tema<br />
universale, è interpretato dal fotografo statunitense con il suo stile potente e leggero, romantico e gentilmente ironico.<br />
Lui e lei, soli, in casa, vestiti con abiti dimessi, ballano stretti stretti. Lei cinge il braccio attorno al collo del suo uomo, lui la<br />
bacia; la loro pista da ballo è la cucina di un appartamento di poche pretese. Da questa istantanea rubata, presa dalla stanza<br />
accanto – segno della grande familiarità tra il fotografo e la coppia – si diffondono intimità e tenerezza. I due innamorati sono<br />
il fotografo svizzero Robert Frank e sua moglie, l’artista inglese Mary Lockspeiser. Erwitt e Frank si conobbero nel 1947, sulla<br />
nave che li portava in America dalla Francia, e condivisero un appartamento a New York nel 1950.<br />
mudec.it mudec.museodelleculture mudecmi mudec_official elliotterwitt<br />
Sconti Trenitalia<br />
Valencia, Spagna (1952)<br />
© Elliot Erwitt<br />
126
PRIMA DI SCENDERE<br />
FONDAZIONE FS<br />
VIAGGIO A RITROSO<br />
NEL TEMPO<br />
DA NAPOLI A CASERTA CON IL REGGIA EXPRESS<br />
DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE<br />
di Ernesto Petrucci<br />
© G. Di Salvia - Archivio Fondazione FS Italiane<br />
Il treno d’epoca Reggia Express<br />
«<strong>La</strong> posizione è di eccezionale bellezza, nella più lussureggiante piana del mondo,<br />
ma con estesi giardini che si prolungano fin sulle colline»<br />
[Johan Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816-17]<br />
Il treno alla Reggia di Caserta arrivò presto. A volerlo<br />
e a realizzare la strada ferrata da Napoli a Caserta<br />
nel 1843 fu lo stesso Ferdinando II di Borbone, il<br />
sovrano che, nel 1839, aveva inaugurato la prima ferrovia<br />
sul suolo italiano da Napoli a Portici. A Caserta i Borboni<br />
possedevano una delle regge più belle del mondo,<br />
fatta costruire nella seconda metà del XVIII secolo<br />
dal grande architetto Luigi Vanvitelli. L’edificio, ultimo<br />
capolavoro del Barocco italiano, era uno scrigno di arte<br />
SAVE THE DATE TRENI STORICI<br />
9 e 23<br />
16<br />
1<br />
FEBBRAIO<br />
Transiberiana d’Italia e Pietrarsa Express<br />
Transiberiana d’Italia e Reggia Express<br />
MARZO<br />
Transiberiana d’Italia e Archeotreno Campania<br />
alla cui realizzazione furono chiamati i maggiori artisti<br />
del tempo, circondato da un immenso parco lungo più<br />
di tre chilometri, con fontane, sculture, opere idrauliche,<br />
sfondi scenografici, giardini all’italiana e all’inglese.<br />
<strong>La</strong> famiglia reale vi si recava per ristorarsi nella stagione<br />
estiva e, per questo, il re volle che il treno, da<br />
poco introdotto nel Regno, vi arrivasse con comodità.<br />
Diede perciò ordine di costruire una stazione adeguata<br />
allo scopo che fu realizzata, con due piccoli ed eleganti<br />
padiglioni ottagonali, proprio di fronte al grande viale di<br />
accesso al palazzo.<br />
Oggi quella stazione reale non c’è più, ma è possibile<br />
comunque raggiungere la Reggia di Caserta con un<br />
treno che ci fa rivivere il sapore della storia: il Reggia<br />
Express, il convoglio storico della Fondazione FS Italiane,<br />
composto con materiale d’epoca, che parte dalla<br />
stazione di Napoli Centrale e, in circa mezz’ora, ci conduce<br />
nello splendore di uno dei monumenti più belli<br />
d’Italia.<br />
127
PRIMA DI SCENDERE<br />
FUORI LUOGO<br />
di Mario Tozzi mariotozziofficial OfficialTozzi<br />
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]<br />
GHIACCIAI CHE CEDONO<br />
In passato l’arco alpino era la barriera naturale più impervia d’Europa<br />
ma, nello stesso tempo, la più affrontata. Tito Livio narra<br />
che nel 218 a.C. Annibale varcò le Alpi non solo con 90mila uomini<br />
e 12mila cavalli, ma, addirittura, con 37 elefanti. Faceva forse<br />
caldo allora, per cause naturali, ma oggi la situazione sembra peggiorata.<br />
Il ghiacciaio più importante d’Italia, la Vedretta del Mandrone<br />
all’Adamello (TN), nel XIX secolo misurava circa tremila ettari ed<br />
era sostanzialmente intatto. Poi siamo passati ai 1.800 ettari del 2003<br />
fino ai 1.500 del 2007 e ai 1.000 attuali. Un tasso di arretramento fra<br />
cinque e 20 metri all’anno, un dato terribile. <strong>La</strong> temperatura dell’atmosfera<br />
si sta surriscaldando e, se si ritira il ghiacciaio più vasto delle<br />
Alpi italiane, anche gli altri non possono stare tanto meglio. Inoltre,<br />
la Vedretta sta diventando nera per via dei detriti, che diventano<br />
predominanti rispetto al ghiaccio, ma anche a causa delle polveri inquinanti<br />
sparse nell’atmosfera. I ghiacciai sono parte fondamentale<br />
della grande bellezza italiana, permettono riflessione e solitudine,<br />
attirano turisti: conviene a tutti difenderli, prima che sia troppo tardi.<br />
SAPIENS - UN SOLO PIANETA<br />
<strong>La</strong> divulgazione scientifica con il volto di Mario<br />
Tozzi torna con otto puntate su Rai3 in prima<br />
serata, ogni sabato dal 15 febbraio.<br />
Sapiens - Un solo pianeta pone domande - e<br />
prova a dare risposte - sull’uomo, la natura, lo<br />
Spazio e il futuro dei sapiens. Il noto geologo<br />
romano si chiede se l’attuale cambiamento<br />
climatico dipenda da noi, se siamo animali uguali<br />
agli altri, se oggi serva ancora la georafia, se<br />
la tecnologia moderna migliori davvero la vita<br />
oppure sia un colossale abbaglio. E, ancora, è<br />
possibile nutrire 7,5 miliardi di sapiens senza<br />
distruggere la Terra? <strong>La</strong> sconfitta di Napoleone<br />
a Waterloo, i tramonti di Turner, la bicicletta e le<br />
migrazioni dipendono da un vulcano? Svariate<br />
domande a cui Tozzi prova a dare risposte<br />
semplici, seguendo un percorso d’indagine<br />
originale e rigoroso.<br />
raiplay.it/dirette/rai3<br />
Il ghiacciaio dell’Adamello<br />
© Giacomo Meneghello/AdobeStock<br />
128
Viaggi spesso?<br />
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