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Meccanismi di censura nel cinema. L'Italia degli anni Sessanta

La ricerca confluita nelle pagine di questa tesi prende avvio dall'idea che il cinema italiano sia legato parallelamente alla storia della censura e all'evoluzione delle sue leggi. In particolare si prende in esame il decennio degli anni Sessanta, come periodo denso di avvenimenti cruciali nel nostro paese, da un punto di vista politico, economico e culturale. L'analisi parte dalla ricostruzione del percorso storico compiuto dalla produzione cinematografica italiana, in relazione agli aspetti di trasformazione generale della società, che inevitabilmente condizionano le scelte di registi e di alcune case di produzione. La tesi mira, pertanto, a chiarire il funzionamento della revisione cinematografica come strumento di potere, con un'influente possibilità d'intervento sul cinema. Infine, tale argomentazione viene dimostrata attraverso l'analisi di due casi studio, quello dei film "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e "8½" di Federico Fellini.

La ricerca confluita nelle pagine di questa tesi prende avvio dall'idea che
il cinema italiano sia legato parallelamente alla storia della censura e
all'evoluzione delle sue leggi. In particolare si prende in esame il decennio
degli anni Sessanta, come periodo denso di avvenimenti cruciali nel
nostro paese, da un punto di vista politico, economico e culturale.
L'analisi parte dalla ricostruzione del percorso storico compiuto dalla
produzione cinematografica italiana, in relazione agli aspetti di trasformazione generale della società, che inevitabilmente condizionano le scelte di registi e di alcune case di produzione.
La tesi mira, pertanto, a chiarire il funzionamento della revisione cinematografica come strumento di potere, con un'influente possibilità d'intervento sul cinema. Infine, tale argomentazione viene dimostrata attraverso l'analisi di due casi studio, quello dei film "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e "8½" di Federico Fellini.

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PARTE PRIMA

47

nate tra il ‘23 ed il ‘43: si abolisce la censura preventiva sui soggetti dei

film, ma restano in vigore le norme sul controllo preventivo delle pellicole

e quelle sul rilascio del nulla osta. Di fatti, l’allentamento dei controlli è

parziale e la pesante eredità del fascismo, rendono difficoltoso il superamento

del sistema censorio precedente.

Il 16 maggio 1947 l’Assemblea costituente emana la legge n. 379, riguardante

l’ordinamento dell’industria cinematografica nazionale, la quale

prende spunto dal decreto del 1923: viene affidato il controllo preventivo

sul cinema al nuovo Ufficio centrale per la cinematografia, che coordina

le commissioni di revisione di primo e secondo grado, mutate nella loro

composizione rispetto al periodo fascista. 58

Le norme nell’ambito della tutela della pubblica moralità e per il rilascio

del nulla osta, rimangono ancora una volta invariate. 59

Con l’avvento della prima Repubblica ed i successivi governi principalmente

di natura democristiana, l’offensiva della censura non sembra

placarsi, tanto da scagliarsi indistintamente contro lungometraggi, documentari,

cinegiornali e pubblicità. Direttore generale dello Spettacolo

è Nicola De Pirro, che era stato direttore generale del teatro in periodo

fascista, nonché squadrista e sciarpa littoria. Dall’altra parte però produttori,

parlamentari, uomini politici, cineasti, sindacalisti e funzionari

cominciano a ragionare sulla necessità di una legge sulla censura, che si

adegui maggiormente alla realtà italiana, ai fini di un’azione dinamica e

qualitativa della produzioni.

Il dibattito culturale sviluppato nel mondo della cultura e promosso

da molti organi di stampa impone ai governi di confrontarsi su una

modernizzazione delle legislazione in materia. Il continuo alternarsi di

governi in questi anni, la lentezza della burocrazia italiana e le opinioni

58. Rileva D.Liggeri, in Mani di forbice a pp.105, come all’Ufficio per la cinematografia furono

destinati molti ex funzionari del passato regime, i quali vi rimasero fino agli anni Sessanta,

caratterizzandone in senso più che conservativo le attività.

59. L. 16 maggio 1947, n. 379. L’Assemblea costituente affida il controllo preventivo sui film al

nuovo Ufficio centrale per la cinematografia, costituito presso la Presidenza del Consiglio, previo

parere delle Commissioni di primo e secondo grado, nuovamente mutate nella loro composizione.

Si elimina l’obbligo della revisione dei copioni, ma per il resto sono confermate tutte le

disposizioni contenute nella legge del 1923, compresa la casistica delle scene da proibire.

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