Meccanismi di censura nel cinema. L'Italia degli anni Sessanta
La ricerca confluita nelle pagine di questa tesi prende avvio dall'idea che il cinema italiano sia legato parallelamente alla storia della censura e all'evoluzione delle sue leggi. In particolare si prende in esame il decennio degli anni Sessanta, come periodo denso di avvenimenti cruciali nel nostro paese, da un punto di vista politico, economico e culturale. L'analisi parte dalla ricostruzione del percorso storico compiuto dalla produzione cinematografica italiana, in relazione agli aspetti di trasformazione generale della società, che inevitabilmente condizionano le scelte di registi e di alcune case di produzione. La tesi mira, pertanto, a chiarire il funzionamento della revisione cinematografica come strumento di potere, con un'influente possibilità d'intervento sul cinema. Infine, tale argomentazione viene dimostrata attraverso l'analisi di due casi studio, quello dei film "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e "8½" di Federico Fellini.
La ricerca confluita nelle pagine di questa tesi prende avvio dall'idea che
il cinema italiano sia legato parallelamente alla storia della censura e
all'evoluzione delle sue leggi. In particolare si prende in esame il decennio
degli anni Sessanta, come periodo denso di avvenimenti cruciali nel
nostro paese, da un punto di vista politico, economico e culturale.
L'analisi parte dalla ricostruzione del percorso storico compiuto dalla
produzione cinematografica italiana, in relazione agli aspetti di trasformazione generale della società, che inevitabilmente condizionano le scelte di registi e di alcune case di produzione.
La tesi mira, pertanto, a chiarire il funzionamento della revisione cinematografica come strumento di potere, con un'influente possibilità d'intervento sul cinema. Infine, tale argomentazione viene dimostrata attraverso l'analisi di due casi studio, quello dei film "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e "8½" di Federico Fellini.
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PARTE PRIMA
33
l’industria cinematografica comprende presto le potenzialità commerciali
di questo genere e invade le sale con pellicole quasi forzatamente
spinte e erotiche, sfornando per la stagione 1969-70 ben 74 titoli, contro i
59 della stagione precedente. Fra le tante pellicole merita essere ricordata
Helga, del 1967 diretto da Erich F. Bender, che inaugura la serie di film
d’educazione sessuale, rivelando per la prima volta a tutto schermo l’affascinante
momento della nascita, fino ad allora quasi mai rappresentato.
1.5 Economie del cinema e censura
Grazie al neorealismo, il cinema italiano aveva espresso la sua volontà di
rinascita e ripresa del paese, e con l’inizio del decennio tutti gli indici e
tutti i comparti del cinema italiano ricevono potenti spinte verso l’alto
che lo portano al punto di massimo splendore nel mercato interno e sul
piano internazionale. Lo sviluppo del cinema è in apparenza allineato con
le caratteristiche dello sviluppo dell’economia del miracolo economico:
sfruttamento di manodopera e forza-lavoro a basso costo, un rinnovato
interesse da parte dei mercati esteri, una forte valorizzazione tecnologica
e spettacolare di prodotti a bassa definizione, l’attenzione verso più tipi di
domanda, e una spinta energica da parte di alcune opere guida per tutto
un genere. 31
Questi fattori portano ad un deciso rilancio dell’imprenditoria cinematografica
ed un successivo e notevole rendimento delle produzioni.
Il 1960 rappresenta un anno di svolta, un anno in cui il cinema italiano
vive tante vicende quante non gli erano capitate nei cinque anni precedenti.
Durante l’assemblea generale dell’Anica, dell’11 febbraio 1960, viene
annunciato, con un non celato tono trionfalistico, che il cinema italiano
è in buone condizioni di salute e che l’Italia è il secondo paese del mondo,
dopo gli Stati Uniti, per numero di sale cinematografiche. Il bilancio
supera ogni previsione: 765 milioni di spettatori nel 1959 contro i 730 del
1958; 116 miliardi di incassi, contro i 110 dell’anno precedente; 167 lungometraggi,
600 cinegiornali e 340 documentari prodotti e 20 milioni di
31. Gian Piero Brunetta, Il cinema italiano contemporaneo,Editori Laterza, Bari, 2007, p. 3