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Meccanismi di censura nel cinema. L'Italia degli anni Sessanta

La ricerca confluita nelle pagine di questa tesi prende avvio dall'idea che il cinema italiano sia legato parallelamente alla storia della censura e all'evoluzione delle sue leggi. In particolare si prende in esame il decennio degli anni Sessanta, come periodo denso di avvenimenti cruciali nel nostro paese, da un punto di vista politico, economico e culturale. L'analisi parte dalla ricostruzione del percorso storico compiuto dalla produzione cinematografica italiana, in relazione agli aspetti di trasformazione generale della società, che inevitabilmente condizionano le scelte di registi e di alcune case di produzione. La tesi mira, pertanto, a chiarire il funzionamento della revisione cinematografica come strumento di potere, con un'influente possibilità d'intervento sul cinema. Infine, tale argomentazione viene dimostrata attraverso l'analisi di due casi studio, quello dei film "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e "8½" di Federico Fellini.

La ricerca confluita nelle pagine di questa tesi prende avvio dall'idea che
il cinema italiano sia legato parallelamente alla storia della censura e
all'evoluzione delle sue leggi. In particolare si prende in esame il decennio
degli anni Sessanta, come periodo denso di avvenimenti cruciali nel
nostro paese, da un punto di vista politico, economico e culturale.
L'analisi parte dalla ricostruzione del percorso storico compiuto dalla
produzione cinematografica italiana, in relazione agli aspetti di trasformazione generale della società, che inevitabilmente condizionano le scelte di registi e di alcune case di produzione.
La tesi mira, pertanto, a chiarire il funzionamento della revisione cinematografica come strumento di potere, con un'influente possibilità d'intervento sul cinema. Infine, tale argomentazione viene dimostrata attraverso l'analisi di due casi studio, quello dei film "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e "8½" di Federico Fellini.

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PARTE PRIMA

21

Si richiedeva quindi, agli stessi padri del neorealismo una svolta da

quanto essi avevano postulato fino a qualche anno prima. Le convinzioni

d’ispirazioni neorealistiche, vengono contraddette anche da Michelangelo

Antonioni nel 1957 con il film Il grido [fig 4/7], che esplicita anche

l’impossibilità di parlare di temi esistenzialisti esclusivamente attraverso

protagonisti della classe operaia. 7

Il panorama culturale è fortemente cambiato dal clima della ricostruzione

del dopoguerra, e le due anime del cinema, realistico ed esistenziale,

continueranno comunque a convivere per un periodo (Visconti ne dà prova

con Rocco e i suoi fratelli).

Da questo momento, potremmo introdurre il concetto di “cinema della

soggettività” potendolo interpretare in due sensi secondo la definizione

di Vito Attolini:

In un primo, più immediato, vogliamo riferirci a tutta quella produzione che,

ponendo in sottordine i problemi di natura sociale, cerca di penetrare all’interno

dei personaggi, di indagarne i movimenti psicologici meno appariscenti e di

fondare quindi su questi fattori il racconto cinematografico vero e proprio. In

un altro senso, più profondo, possiamo ancora parlare di cinema della soggettività:

ed è quando tutto il film viene costruito in funzione di un personaggio e

delle sue reazioni individuali, dal cui angolo visuale tutta la realtà circostante

viene definita, assumendo una coloritura che è del tutto lontana da quella che

potrebbe conferirgli un racconto che invece si preoccupi di oggettivare i fatti. 8

Questo modo di procedere, insolito fino a questo momento nell’evoluzione

cinema, si può rinvenire invece facilmente nella letteratura, dove

questo tipo di narratività, ad esempio è sfruttato nel romanzo moderno,

attraverso il cosiddetto “monologo interiore”. Basti pensare a Ulisse di Joyce,

la cui traduzione italiana risale appunto agli anni Sessanta e che ha

profonde influenze su critici e romanzieri italiani. Nel dibattito letterario

anche Opera Aperta di Umberto Eco ha un ruolo rilevante, in cui vengono

enunciate le nuove regole del romanzo, che rifiuta tutte le costruzioni

7. Vito Attolini, op. cit., p. 4

8. Ibidem

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