Il Quartiere - Anno V - Numero VI

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L’ANGOLO DEI LIBRIMETTI CINQUE AUTORI LOCALI SOTTO L’ALBERO DI NATALE...LA PIÙ CLASSICA DELLE IDEE-REGALO DECLINATA “ALLA SANREMESE”. STORIA E STORIE RIVIERASCHE, MA ANCHE DI SPORT E HORRORIl Pensiero di Sanremo.Cronache scelte1900-1909. «Oramai lafama ospitale e signoriledella nostra San Remoè giunta a quel grado diuniversalità […]. Ci sisente di arrivare a unadelle dominatrici cosmopolitedella bellezza, dellusso, della megalomania».La principale testatalocale aprì così l’edizionedel 1° gennaio 1905, iscrivendodefinitivamente ilnome della città nell’albod’oro della belle époque.I settantasette “spaccati”scelti da Gerson Maceri,oscillanti tra cartolinae cortometraggio,risaltano tuttavia tanto ildecantato aprico quantol’ancora degradato e viziosoubago.Per l’acquisto: eBay olibrerie Garibaldi e La Fenice(Sanremo).Storia tascabile dellaCittà di Sanremo. Inattesa dell’enciclopedicastoria di Sanremo in diecivolumi (pubblicazioneprevista nella primavera2020 ad opera della “FamijaSanremasca”), AndreaGandolfo ha condensato ilsuo sapere sull’antica VillaMatuciana in un piacevolissimocompendio tascabileedito da “Lo Studiolo”.Attraverso una scorrevolenarrazione evenemenziale,il più illustre storico cittadinoripercorre le vicendesalienti di questo lembodi Riviera a partire dall’etàpreistorica fino ad arrivarea quella contemporanea,passando per le controversieantiche, medievali emoderne.Per l’acquisto: principalilibrerie cittadine.Oblio. Opera secondadel writing coach GianmarcoParodi, l’immaginifico“Oblio” (fregiatosidel premio letterario“Città di Ventimiglia” nel2011) torna sugli scaffalia ricordarci come l’esistenzasia fatta di memoria.Lo fa attraversotre vicende, appartenentia tre tempi diversi, che sidipanano per le vie dellacittà alta intemelia, peril Forte dell’Annunziata eper la Biblioteca Aprosiana.Qual è il fil rouge chelega un gruppo di ragazzinimessi duramente allaprova, un prigioniero capacedi cancellare i propriricordi e un uomo privatodella memoria e dell’identitàda un incidente?Per l’acquisto: principalilibrerie cittadine.Il portiere di Astrachan’.Voli e cadute diRinat Dasaev. Dopo“Šostakovič. Note sul calcio”,Romano Lupi si cimentanel riuscitissimoritratto di un’altra iconasovietica, quel Rinat Dasaevche nel 1988 vinseil premio come “migliorportiere al mondo” e chein virtù di conclamatoerede di Jašin capitanavala propria nazionale.La sua parabola declinail 9 giugno del 1990.Nel secondo match deiMondiali italiani, infatti,l’URSS patisce un duroKO dalla Romania e nelpostgara il proprio ct, Lobanovskij,lo indica comeprincipale responsabile.Di qui in avanti, Dasaevnon giocherà più, nonsolo in nazionale.Per l’acquisto: storeonline.Horror Chef. FrancescoBasso, già apprezzatoautore di “Lucio Fulci.Le origini dell’horror”,“Un vegano su Marte” e“New York Torture”, nelsuo nuovo libro d’atmosferasperimenta (consuccesso) un genere nuovo,commistione fra mostruosoricettario oniricoe terrificanti raccontiad esso correlato. Fra un“Pesce spada degli assassini”,una “Tartare delDiavolo” e un’“Insalatadella casa infestata”, dunque,si snoda il filo conduttorenarrativo dellabattaglia contro il malignoche si sta consumandonella città di Benedict.Un menù decisamenteper palati fini ma di difficiledeglutizione.Per l’acquisto: Amazone libreria Garibaldi(Sanremo).Vuoi questospazio pubblicitario?Chiama 0184 508892Scrivi a Il Quartiere, Via Della Repubblica, 70Sanremoinfo@ilquartiere.eu6

DESSERT DAVANTI AL FOCOLARE: DAL PANDÜÇE ALLE MICHETTEIL “PANE DEL MARINAIO” È UNA TRADIZIONE TUTTA LIGURE CHE SI ESPRIME IN MILLE FORME E SAPORI DAL PONENTE AL LEVANTELaura ParigiIn Liguria, se diciamo“pane dolce”, diciamo“Pane del Marinaio”,che da Levante a Ponentesi rivela, alto o basso chesia, un prodotto speciale,genuino, dalla lunghissimalavorazione e legatoa cerimoniali antichie lenti. Originariamenteera dato appunto ai marinaio ai pescatori che perlungo tempo non potevanodisporre di cibi freschi.È rappresentativodi una regione affacciatasul mare e di Genova cheebbe rapporti commercialiintensi con i Persiani.Infatti, così come a Capodanno,in Persia, il sudditopiù giovane portava alsovrano un pane di grandidimensioni con frutta,canditi, pinoli e zibibbo,anche a Genova la tradizionevuole che il più giovanedella famiglia, allafine del pranzo di Natale,debba portare in tavola ilpandolce guarnito con unrametto d'olivo o di alloro,simboli di fortuna ebenessere. La prima fetta,tagliata dal più anzianodella famiglia, va allamamma, le successive airestanti membri, una fettapoi è conservata per unindigente, mentre un’altrafetta ancora, avvolta in untovagliolo, si dovrà dividerefra tutti il 3 febbraioper San Biagio, protettoredella gola.Ma come veniva e vieneancora preparato quelloche oggi è un rinomatodessert? Un tempo le donne,confezionati dei gros-GASTRONOMIA NATALIZIAsi pani, lasciavano volutamenteda parte riserve dipasta per u pandüçe che,nonostante la modernizzazione,ha conservatoquasi invariata la sua lavorazione,con gli ingredientidi una volta, qualifarina, zucchero, uova,olio evo, uvetta, pinoli esemi di anice. Un dolceirresistibile, di fragrantedolcezza, che nel mondoè conosciuto come il “GenoaCake”.Nel Ponente il pandolce,più basso, di consistenzapiù morbida, è chiamato“Pan du Bambin”. Finoagli anni Trenta, a Camporossoe in Val Verbone(entroterra di Vallecrosia),con gli stessi ingredientidel pandolce e l’aggiuntadi miele si confezionavanoi “scunföghi”, che appenafuori del forno si gustavanoattorno al falò inpiazza, distribuiti a tutti.A Taggia i bis-cotti dellaQuaresima, con semidi finocchio, simili nellaforma ai biscotti del Lagacciogenovesi e nel saporeal canestrello di Brugnato,con miele e semi dianice, si offrivano durantela settimana santa. Oggisono reperibili durantetutto l’anno. Anche i biscottidi Gavenola (frazionedi Borghetto d'Arroscianell'Imperiese) e glianicini liguri ponentini elevantini, in formato piccolo,da inzuppo, a metàstrada fra focaccia e biscottovero e proprio, pertradizione vengono apprezzatiper l'anice in essicontenuta dalle proprietàbenefiche e terapeutiche.In val Nervia, precisamentea Dolceacqua,caratteristica resta la“michetta”, che non hanulla in comune con quellalombarda: si tratta diun pan brioche cosparsodi zucchero, dalla storiamolto curiosa. Una storiadi amore e morte del XIVsecolo. Una paesana diciannovenne,Lucrezia, fuinfatti rapita dal marchesedel luogo innamoratosidi lei. Ma la ragazza, giàsposata, si lasciò morireper non concedersi a lui.In occasione della festadel 16 agosto in onore dellavirtuosa Lucrezia, così,si realizza ancora oggi lamichetta, la cui forma èlegata all'organo genitalefemminile. È un paninodolce che, nel tempo,è diventato simbolo dellaliberazione delle donnedel paese dall'obbligodello Ius primae noctis daparte del signorotto locale.La “crocetta”, anch’essaoriginaria di Dolceacqua,è semplicemente una variantedella michetta, arricchitacon scorze di limone.Condividere il pane significarinsaldare l'amiciziae l'unione con il divino.In questo senso i panidolci liguri sono esemplificativie profondamentesimbolici.7

DESSERT DAVANTI AL FOCOLARE: DAL PANDÜÇE ALLE MICHETTE

IL “PANE DEL MARINAIO” È UNA TRADIZIONE TUTTA LIGURE CHE SI ESPRIME IN MILLE FORME E SAPORI DAL PONENTE AL LEVANTE

Laura Parigi

In Liguria, se diciamo

“pane dolce”, diciamo

“Pane del Marinaio”,

che da Levante a Ponente

si rivela, alto o basso che

sia, un prodotto speciale,

genuino, dalla lunghissima

lavorazione e legato

a cerimoniali antichi

e lenti. Originariamente

era dato appunto ai marinai

o ai pescatori che per

lungo tempo non potevano

disporre di cibi freschi.

È rappresentativo

di una regione affacciata

sul mare e di Genova che

ebbe rapporti commerciali

intensi con i Persiani.

Infatti, così come a Capodanno,

in Persia, il suddito

più giovane portava al

sovrano un pane di grandi

dimensioni con frutta,

canditi, pinoli e zibibbo,

anche a Genova la tradizione

vuole che il più giovane

della famiglia, alla

fine del pranzo di Natale,

debba portare in tavola il

pandolce guarnito con un

rametto d'olivo o di alloro,

simboli di fortuna e

benessere. La prima fetta,

tagliata dal più anziano

della famiglia, va alla

mamma, le successive ai

restanti membri, una fetta

poi è conservata per un

indigente, mentre un’altra

fetta ancora, avvolta in un

tovagliolo, si dovrà dividere

fra tutti il 3 febbraio

per San Biagio, protettore

della gola.

Ma come veniva e viene

ancora preparato quello

che oggi è un rinomato

dessert? Un tempo le donne,

confezionati dei gros-

GASTRONOMIA NATALIZIA

si pani, lasciavano volutamente

da parte riserve di

pasta per u pandüçe che,

nonostante la modernizzazione,

ha conservato

quasi invariata la sua lavorazione,

con gli ingredienti

di una volta, quali

farina, zucchero, uova,

olio evo, uvetta, pinoli e

semi di anice. Un dolce

irresistibile, di fragrante

dolcezza, che nel mondo

è conosciuto come il “Genoa

Cake”.

Nel Ponente il pandolce,

più basso, di consistenza

più morbida, è chiamato

“Pan du Bambin”. Fino

agli anni Trenta, a Camporosso

e in Val Verbone

(entroterra di Vallecrosia),

con gli stessi ingredienti

del pandolce e l’aggiunta

di miele si confezionavano

i “scunföghi”, che appena

fuori del forno si gustavano

attorno al falò in

piazza, distribuiti a tutti.

A Taggia i bis-cotti della

Quaresima, con semi

di finocchio, simili nella

forma ai biscotti del Lagaccio

genovesi e nel sapore

al canestrello di Brugnato,

con miele e semi di

anice, si offrivano durante

la settimana santa. Oggi

sono reperibili durante

tutto l’anno. Anche i biscotti

di Gavenola (frazione

di Borghetto d'Arroscia

nell'Imperiese) e gli

anicini liguri ponentini e

levantini, in formato piccolo,

da inzuppo, a metà

strada fra focaccia e biscotto

vero e proprio, per

tradizione vengono apprezzati

per l'anice in essi

contenuta dalle proprietà

benefiche e terapeutiche.

In val Nervia, precisamente

a Dolceacqua,

caratteristica resta la

“michetta”, che non ha

nulla in comune con quella

lombarda: si tratta di

un pan brioche cosparso

di zucchero, dalla storia

molto curiosa. Una storia

di amore e morte del XIV

secolo. Una paesana diciannovenne,

Lucrezia, fu

infatti rapita dal marchese

del luogo innamoratosi

di lei. Ma la ragazza, già

sposata, si lasciò morire

per non concedersi a lui.

In occasione della festa

del 16 agosto in onore della

virtuosa Lucrezia, così,

si realizza ancora oggi la

michetta, la cui forma è

legata all'organo genitale

femminile. È un panino

dolce che, nel tempo,

è diventato simbolo della

liberazione delle donne

del paese dall'obbligo

dello Ius primae noctis da

parte del signorotto locale.

La “crocetta”, anch’essa

originaria di Dolceacqua,

è semplicemente una variante

della michetta, arricchita

con scorze di limone.

Condividere il pane significa

rinsaldare l'amicizia

e l'unione con il divino.

In questo senso i pani

dolci liguri sono esemplificativi

e profondamente

simbolici.

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