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TRAKS MAGAZINE 029

C'è Belita sulla copertina del nuovo numero di TRAKS MAGAZINE, una fresca ventata pop per un numero che prosegue con le interviste a Random Clockwork, Maione, Portfolio, Mouth Water, Gastone, Hike, Marcello Parrilli, Gian Maria Castro, Sue. Leggilo subito!

C'è Belita sulla copertina del nuovo numero di TRAKS MAGAZINE, una fresca ventata pop per un numero che prosegue con le interviste a Random Clockwork, Maione, Portfolio, Mouth Water, Gastone, Hike, Marcello Parrilli, Gian Maria Castro, Sue. Leggilo subito!

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contiene lo stesso numero di brani

ed è stato scritto negli stessi esatti

mesi e nello stesso arco temporale

(settembre-dicembre 2016 / settembre-dicembre

2018).

L’umore dell’album sembra piuttosto

malinconico. Che cosa lo

ha influenzato? C’è stato qualcosa

di progettuale oppure è del

tutto spontaneo?

Le atmosfere dell’album sono

emerse in maniera del tutto spontanea.

Sicuramente, accordature

diverse hanno contribuito alla realizzazione

di particolari arrangiamenti

o melodie, in quanto Marco

ha utilizzato ben quattro accordature

differenti.

Il Letargo è soprattutto una forma

di sopravvivenza. Da che

cosa nasce l’omonima canzone,

che è la prima che avete scritto

per il disco, la prima della

tracklist e anche uno dei singoli?

Letargo è stata la prima canzone

scritta dopo quasi 2 anni di pausa

compositiva. Personalmente, penso

rappresenti la forza di rincominciare

dopo tanto tempo e tanti

cambiamenti.

Mi sembra che anche “Transatlantico”

porti con sé una bella

storia: avete voglia di raccontarla?

“Transatlantico” è ispirata alla storia

d’amore tra i miei nonni materni,

due romagnoli conosciutisi

a Buenos Aires, che dopo aver vissuto

un periodo della loro vita (ed

essersi sposati) in Argentina, sono

tornati in terra natale e hanno

aperto un bar.

Avete già pensato alla versione

live del disco? Cosa ci si deve

aspettare dai vostri prossimi

concerti?

La nostra formazione live è composta

solitamente da quattro elementi

(occasionalmente cinque

quando si aggiunge il violinista).

Ritengo che la dimensione live

sia quella in cui siamo in grado di

dare il meglio, perché alla fine nasciamo

come musicisti e rockers

di provincia. Quando scriviamo

le canzoni, mi occupo prevalentemente

della batteria e della voce,

mentre dal vivo passo a chitarra e

voce, Marco fa le chitarre complicate

e altri due (bravi) ragazzi si

occupano di basso e batteria.

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