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N.4 <strong>2015</strong><br />
ASSOFOND<br />
FEDERAZIONE<br />
NAZIONALE<br />
FONDERIE<br />
Poste Italiane S.p.A. - Anno XL-Pubblicazione bimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Filiale di Milano<br />
La <strong>rivista</strong> delle Fonderie<br />
di Metalli Ferrosi e Non Ferrosi
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La<br />
delle<br />
Fonderie<br />
di Metalli<br />
Ferrosi<br />
e Non<br />
industria<br />
fusoria<br />
Ferrosi<br />
N. 4 <strong>2015</strong><br />
SOMMARIO<br />
ASSOFOND<br />
in igne vita<br />
ASSOFOND<br />
FEDERAZIONE<br />
NAZIONALE<br />
FONDERIE<br />
Pubblicazione bimestrale tecnico-economico ufficiale<br />
per gli atti dell’Associa zione Nazionale delle Fonderie<br />
Autorizzazione Tribunale di Milano<br />
n. 307 del 19.4.1990<br />
Economico<br />
L’industria Europea di Fonderia nel 2014....................................................................................10<br />
Gifa <strong>2015</strong>. Un primo flash sulle tante cose viste ......................................................................24<br />
FARO puntato sulla sostenibilità......................................................................................................30<br />
Risk Managemnet ..............................................................................................................................34<br />
Scuola di pressocolata: partenza garantita con l’illustre patrocinio di NADCA ................35<br />
<strong>Assofond</strong> incontra il Centro Sviluppo Materiali ..........................................................................36<br />
Ricordo di Giovanni Dalla Bona ......................................................................................................40<br />
Ricordo di Cesare Frigo......................................................................................................................41<br />
Direttore Responsabile<br />
Silvano Squaratti<br />
Direzione e redazione<br />
Federazione Nazionale Fonderie<br />
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54<br />
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282<br />
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anno <strong>2015</strong> 105,00 euro<br />
Abbonamento per l’estero,<br />
anno <strong>2015</strong> 180,00 euro<br />
Una copia 12,91 euro, estero 20,66 euro<br />
i<br />
Tecnico<br />
Ghise a grafite sferoidale rinforzata con soluzione solida........................................................46<br />
L’effetto dell’aggiunta di stronzio sui difetti di macroporosità da ritiro delle leghe<br />
ipoeutectiche alluminio-silicio ..........................................................................................................54<br />
Stabilità dell’austenite in un acciaio<br />
sottoposto a tempra austenitica (ADI) in condizioni di temperatura sotto zero ..............64<br />
L'importanza della metallurgia (Trentatreesima parte) ..........................................................74<br />
Indice<br />
Inserzionisti ..........................................................................................................................................88<br />
Numeri arretrati il doppio<br />
Spedizioni in A.P. - 70% - Filiale di Milano<br />
Progetto Grafico<br />
Draghi Luciano<br />
<strong>2015</strong>4 Milano - Via Messina 47<br />
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Industria Fusoria senza autorizzazione e senza citare<br />
la fonte. La collaborazione alla Rivista è subordinata<br />
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Le idee espresse dagli Autori non impegnano ne la<br />
Rivista ne <strong>Assofond</strong> e la responsabilità di quanto<br />
viene pubblicato rimane agli Autori stessi.<br />
La pubblicità che appare non supera il 50% della<br />
superficie totale del periodico.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 7
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
Industria Europea di F onderia<br />
nel 2014<br />
Vi proponiamo uno stralcio del<br />
rapporto annuale “The European<br />
Foundry Industry 2014” pubblicato<br />
dal CAEF lo scorso mese di<br />
agosto (The European Foundry<br />
Association).<br />
La versione originale del rapporto<br />
è stata inviata alle associate <strong>Assofond</strong>.<br />
Gli interessati possono farne<br />
richiesta all’Associazione.<br />
Nel 2014, l’industria dei getti<br />
ferrosi (ghisa, acciaio) degli stati<br />
membri CAEF ha prodotto<br />
11,5 milioni di tonnellate riportando<br />
una leggera flessione<br />
(-0.5%) rispetto all’anno precedente.<br />
I sei paesi che dominano l’industria<br />
in termini di volume, ossia<br />
Germania, Francia, Turchia, Italia,<br />
Spagna e Polonia, rappresentano<br />
l’84,9% della produzione<br />
del comparto. Le variazioni<br />
tendenziali 2014/2013 indicano<br />
una crescita produttiva per Austria,<br />
Belgio, Croazia, Danimarca,<br />
Ungheria, Portogallo, Slovenia,<br />
Spagna, Turchia e Regno<br />
Unito; un’invarianza per la Germania<br />
ed una flessione per tutti<br />
gli altri stati membri del<br />
CAEF.<br />
Al contrario, sempre nel 2014, le<br />
fonderie di metalli non ferrosi<br />
hanno conseguito un aumento<br />
pari a +5.5% raggiungendo i 3,8<br />
milioni di tonnellate. Nei principali<br />
paesi produttori di getti non<br />
ferrosi, vale a dire Germania e<br />
Italia, l’output è cresciuto rispettivamente<br />
del 10,4% e del 4,3%.<br />
Insieme, questi due paesi, esprimono<br />
il 52,4% del volume totale.<br />
Nell’anno di riferimento, solo<br />
la Finlandia e la Svezia hanno riportato<br />
tassi di crescita negativi.<br />
Il numero degli addetti nell’ambito<br />
del comparto getti ferrosi<br />
è cresciuto nei seguenti Paesi:<br />
Austria, Germania, Italia, Portogallo<br />
e Slovenia. La Croazia ha<br />
mantenuto invariata la propria<br />
consistenza, mentre in tutti gli<br />
altri stati membri l’occupazione<br />
del comparto in esame è scesa<br />
rispetto al 2013.<br />
Nel 2014 il settore dei metalli<br />
non ferrosi è stato caratterizzato<br />
da una crescita occupazionale<br />
per Austria, Germania, Italia,<br />
Portogallo e Slovenia, stazionarietà<br />
per Croazia e flessione<br />
per tutti gli altri Paesi.<br />
Per ciò che concerne la consistenza<br />
settoriale, Austria, Croazia,<br />
Finlandia, Ungheria, Italia e<br />
Slovenia hanno mantenuto le<br />
stesse unità produttive di metalli<br />
ferrosi, mentre in tutti gli<br />
altri Paesi si sono verificate delle<br />
chiusure.<br />
Nel settore dei metalli non ferrosi<br />
è stato registrato un numero<br />
stabile di fonderie in Croazia,<br />
Finlandia, Germania, Italia,<br />
Spagna e Regno Unito. Per il<br />
Belgio, Francia, Norvegia, Polonia,<br />
Slovenia e Turchia il dato indagato<br />
è risultato in flessione.<br />
Il peso percentuale dei getti di<br />
ghisa grigia sul totale ferrosi, a<br />
livello CAEF, è sceso dal 53%<br />
del 2013 a quasi il 51% nel<br />
2014. Parallelamente, la quota<br />
di ghisa duttile (ghisa sferoidale<br />
+ ghisa malleabile) è salita dal<br />
39% al 41%.<br />
Il settore dei getti di acciaio ha<br />
mantenuto il peso sul totale<br />
dell’output dei getti ferrosi pari<br />
a circa l’8%.<br />
La produzione di getti in leghe<br />
non ferrose è ancora dominata<br />
dai metalli leggeri, ovvero alluminio<br />
e magnesio (88% del totale);<br />
i getti di rame e leghe<br />
esprimono una quota del 6%;<br />
leghe di zinco 5%.<br />
Dai dati disponibili risulta che<br />
la produzione di getti destinati<br />
all’esportazione, in termini<br />
di volumi, abbia guadagnato 4<br />
punti percentuali, passando dal<br />
44% del 2013 a quasi il 48%<br />
nel 2014. Il calcolo è frutto di<br />
un’analisi condotta su undici<br />
Paesi CAEF. La Germania mantiene<br />
la leadership di maggior<br />
esportatore con un volume di<br />
circa 1,6 milioni di tonnellate<br />
(-0,3%). Il secondo posto, sempre<br />
in termini di volume, è stato<br />
conquistato cinque anni fa<br />
e tuttora mantenuto dalla Turchia.<br />
Quest’ultima nel 2014 ha<br />
esportato 757.000 tonnellate<br />
(+7,8%). La Francia ha riportato<br />
un incremento del proprio<br />
commercio estero di getti di<br />
circa il 12% (647.000 tonnellate),<br />
seguita dalla Spagna con<br />
un volume di 576.000 tonnellate<br />
(+1,8%).<br />
10<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
Se si considerano soltanto gli<br />
Stati membri CAEF per i quali è<br />
possibile confrontare i dati anche<br />
di fatturato, nel 2014 la produzione<br />
dei getti ferrosi in valore<br />
è aumentata dello 0.4%, che<br />
corrisponde ad una crescita di<br />
volumi del +2%. Questa tendenza<br />
riflette l’enorme pressione<br />
sui prezzi di mercato.<br />
Sempre dalle statistiche disponibili<br />
per un confronto tendenziale,<br />
il valore della produzione<br />
nell’ambito dei getti non ferrosi<br />
è aumentato del 5,2%, mentre<br />
i volumi del 5,9%. Tali tendenze<br />
sono state calcolate su<br />
un numero ristretto di Paesi,<br />
ovvero solamente per quelli<br />
per i quali sono disponibili sia<br />
le tonnellate sia i valori della<br />
produzione.<br />
Nel complesso il 2014 è stato<br />
caratterizzato da un buon sviluppo<br />
dei getti non ferrosi la<br />
cui crescita è stata principalmente<br />
trainata dalla ripresa del<br />
mercato dell’automotive.<br />
Getti di ghisa<br />
Fatta eccezione per la Lituania,<br />
l’Olanda e la Svezia che non<br />
hanno collaborato all’ultima indagine,<br />
la produzione complessiva<br />
di getti di ghisa tra gli Stati<br />
membri del CAEF nel 2014 ha<br />
raggiunto 5,7 milioni di tonnellate,<br />
con una flessione del 3,2%<br />
rispetto al 2013. Tassi positivi<br />
sono stati registrati da: Danimarca,<br />
Germania, Italia, Portogallo,<br />
Slovenia, Spagna, Turchia e<br />
Regno Unito. Come sempre, i<br />
dati disponibili per il settore<br />
ghisa sono troppo lacunosi per<br />
consentire una valutazione anche<br />
del valore della produzione.<br />
L’output dei getti di ghisa grigia<br />
è stato maggiormente destinato<br />
al settore dei mezzi di trasporto<br />
ed a quello della meccanica.<br />
Per l’industria automobilistica,<br />
i tassi più elevati di assorbimento<br />
sono stati riportati dal<br />
Portogallo (81%), Germania<br />
(68%), Francia (47%) e Turchia<br />
(39%), sostanzialmente in linea<br />
con le percentuali degli ultimi<br />
tre anni. I Paesi che risultano<br />
avere una vocazione maggiore<br />
per l’industria meccanica sono:<br />
Italia (48%), Finlandia (43%) e<br />
Turchia (31%). Tradizionalmente<br />
il primato spetterebbe all’Ungheria<br />
con il 75%, ma nel<br />
2014 non è stato possibile rilevare<br />
i dati di tale Paese.<br />
Ghisa duttile<br />
I produttori di getti di ghisa<br />
duttile (ghisa sferoidale e malleabile)<br />
hanno conseguito un<br />
aumento della produzione del<br />
3,4% portandosi su un livello<br />
pari a 4,7 milioni di tonnellate.<br />
Ancora una volta, queste elaborazioni<br />
escludono i dati della<br />
Svezia. L’output di getti di ghisa<br />
sferoidale è cresciuto del 3,5%<br />
conseguendo un volume di circa<br />
4,7 milioni di tonnellate,<br />
mentre la produzione di getti<br />
di ghisa malleabile è aumenta<br />
dell’1,9% (62.000 tonnellate).<br />
Per la ghisa sferoidale hanno<br />
registrato un volume produttivo<br />
in crescita i seguenti Paesi<br />
Belgio, Croazia, Danimarca,<br />
Francia, Ungheria, Italia, Portogallo,<br />
Spagna, Turchia e Regno<br />
Unito. Per la Polonia è stata stimata<br />
una stabilità; gli altri paesi<br />
hanno dovuto gestire delle perdite<br />
di produzione.<br />
La ghisa sferoidale tradizionalmente<br />
domina il comparto della<br />
ghisa duttile con una quota<br />
invariata del 99%. Pertanto la<br />
ghisa malleabile rimane un prodotto<br />
di nicchia ed esprime appena<br />
l’1% del comparto. I principali<br />
produttori CAEF di ghisa<br />
sferoidale sono: Germania,<br />
Francia, Turchia, Spagna e Italia,<br />
mentre Germania, Polonia, Turchia<br />
e Spagna dominano altresì<br />
la produzione di getti di ghisa<br />
malleabile. Nell’ambito dei settori<br />
committenti, al primo posto<br />
figura sempre l’industria automobilistica,<br />
seguono l’ingegneria<br />
meccanica al secondo<br />
posto e l’edilizia al terzo. Analizzando<br />
i dati disponibili tra i<br />
Paesi che presentano una maggiore<br />
vocazione per l’industria<br />
automobilistica figurano: il Portogallo<br />
(90%), l’Ungheria (61%),<br />
la Turchia (50%) e il Regno Unito<br />
(49%). Per l’industria meccanica<br />
il peso relativo maggiore è<br />
rilevato in Finlandia (62%), Italia<br />
(53%) e Ungheria (39%).<br />
Getti di Acciaio<br />
L’output di getti di acciaio è diminuito<br />
dell’1,1% portandosi a<br />
903.000 tonnellate nel 2014<br />
(mancano i dati per l’Austria).<br />
La Germania si conferma il<br />
principale produttore pur con<br />
una leggera flessione dei volumi<br />
rispetto al 2013 (-0,3%). La Turchia<br />
rimane al secondo posto<br />
con un incremento del 3,7%.<br />
Nei paesi membri CAEF per i<br />
quali è stato possibile operare<br />
un confronto tendenziale anche<br />
sul valore della produzione<br />
di getti di acciaio, quest’ultima<br />
è aumentata del 4,9%, mentre il<br />
corrispondente peso è cresciuto<br />
del 2,3%.<br />
L’occupazione del comparto<br />
getti di acciaio è cresciuta in<br />
Belgio e Finlandia, invariata in<br />
Croazia e in diminuzione in tutti<br />
gli altri Paesi.<br />
Getti di metalli<br />
non ferrosi<br />
La produzione di getti non ferrosi<br />
nei paesi membri CAEF è<br />
cresciuta del 5,7% portandosi a<br />
3,8 milioni di tonnellate. Come<br />
in precedenza, il settore dei<br />
metalli non ferrosi è dominato<br />
da Germania, Italia, Polonia,<br />
Francia e Turchia. I primi tre<br />
paesi detengono una quota del<br />
62% della produzione totale, un<br />
punto percentuale superiore al<br />
2013. La produzione si è ridotta<br />
in Danimarca, Finlandia e<br />
Svezia. Le stime della Polonia<br />
indicano invarianza. Tutti gli altri<br />
paesi hanno registrato tassi di<br />
crescita positivi.<br />
Tradizionalmente, la produzione<br />
di getti di metalli non ferrosi<br />
è dominata dai metalli leggeri<br />
trainata principalmente dal-<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 11
ECONOMICO<br />
l’industria dei mezzi di trasporto.<br />
Nell’anno oggetto della presente<br />
relazione, la produzione<br />
di getti di metalli leggeri (alluminio<br />
e magnesio) è aumentata<br />
del 7,0% rispetto al 2013, raggiungendo<br />
un volume superiore<br />
a 3.3 milioni di tonnellate.<br />
Insieme, Germania e Italia, i due<br />
principali produttori, realizzano<br />
il 52% dell’output totale di getti<br />
di metalli leggeri. La produzione<br />
di questi paesi leader nel<br />
2014 è aumentata rispettivamente<br />
del 12,7% e del 4,0%.<br />
Uno sviluppo negativo è stato<br />
evidenziato dalla Danimarca e<br />
dalla Finlandia. Tra le leghe metalliche<br />
leggere, il magnesio<br />
svolge un ruolo secondario in<br />
termini di peso rispetto all’output<br />
totale. La Germania è il<br />
principale produttore con<br />
14.900 tonnellate seguita dall’Italia<br />
(7.000 tonnellate) e dal<br />
Regno Unito (3.400 tonnellate).<br />
Per l’Austria si stima una<br />
produzione di getti di magnesio<br />
intorno alle 5.000 tonnellate.<br />
La seconda categoria di materiale<br />
più importante nel settore<br />
dei metalli non ferrosi è quella<br />
del rame e leghe. A causa dei<br />
dati mancanti di alcuni paesi è<br />
difficile stimare il volume di<br />
mercato reale per tale metallo.<br />
Si valuta un livello di produzione<br />
intorno alle 240.000 tonnellate.<br />
Analizzando i Paesi per i<br />
quali è possibile fare un raffronto<br />
tra il 2013 e il 2014 il livello<br />
è cresciuto del 6,1%, mentre il<br />
volume ha raggiunto 238.000<br />
tonnellate.<br />
La produzione è diminuita solo<br />
in Finlandia, Ungheria, Spagna,<br />
Svizzera e Regno Unito, stabile<br />
per la Polonia; gli altri paesi<br />
hanno riportato una crescita.<br />
L’output dei getti di zinco è aumentato<br />
del 11,5% con un volume<br />
di 202.000 tonnellate. Italia,<br />
Germania e Turchia sono i<br />
principali produttori e rappresentano<br />
il 73% del totale. Sono<br />
stati segnalati tassi di crescita<br />
positivi per la Finlandia, la Germania,<br />
l’Ungheria e il Regno<br />
Unito. Una produzione invariata<br />
è stata registrata dalla Croazia<br />
e dalla Polonia. Gli altri Paesi<br />
hanno conseguito un tasso di<br />
crescita.<br />
La frammentarietà dei dati per<br />
“gli altri metalli non ferrosi”<br />
rende sconsigliabile qualsiasi tipo<br />
di analisi per questa categoria<br />
statistica.<br />
Fonte: traduzione liberamente<br />
tratta da CAEF, Total Survey, The<br />
European Foundry Industry in<br />
2014, Agosto <strong>2015</strong>.<br />
FONDERIE DI METALLI FERROSI (UNITÀ)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 31 31 29 28 28<br />
Belgium 21 19 18 18 16<br />
Croatia 33 32 32<br />
Czech Republic - 88 81<br />
Denmark 9 9 9 8<br />
Finland 17 20 20 19 19<br />
France 139 133 129 125 124<br />
Germany 269 268 265 258 254<br />
Hungary 26 27 26 28 28<br />
Italy 183 a) 180 a) 178 a) 174 a) 174 a)<br />
Lithuania - -<br />
Netherlands - -<br />
Norway 10 10 10 10 9<br />
Poland 216 - 233 216<br />
Portugal 42 42 38 38 37<br />
Slovenia 15 16 15 15 15<br />
Spain 87 86 79 78 76<br />
Sweden 46 47 47 47<br />
Switzerland 19 -<br />
Turkey 729 665 674 672 561<br />
United Kindom 228 226 224 221 219<br />
Romania 54,6 62,9<br />
Russia 3.827,0<br />
Slovakia 25,0<br />
Ukraine<br />
a) Escluse le fonderie di precisione Fonte: CAEF<br />
12<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
FONDERIE DI GHISA (UNITÀ)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 27 a) 27 a) 25 a) 24 a) 24 a)<br />
Belgium 14 19 13 12 11<br />
26 26<br />
Czech Republic 60<br />
Denmark 9 8<br />
Finland 14 14 16 14 12<br />
France 102 a) 96 a) 93 a) 89 a) 88 a)<br />
Germany 216 a) 215 a) 212 a) 207 a) 203 a)<br />
Hungary 18 15 16 16<br />
Italy 156 a) 154 a) 152 a) 149 a) 149 a)<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 7 7 7 7 6<br />
Poland 180 185 180<br />
Portugal 35 35 31 31 30<br />
Slovenia 12 8 11<br />
Spain 57 a) 56 a) 49 a) 48 a) 46 a)<br />
Sweden 34 34 34 34<br />
Switzerland 18<br />
Turkey 653 594 603 603 490<br />
United Kingdom<br />
a) Include Fonderie di getti di ghisa malleabile Fonte: CAEF<br />
FONDERIE DI ACCIAIO (UNITÀ)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 4 4 4 4 4<br />
Belgium 7 7 6 6 5<br />
Croatia 5 5<br />
Czech Republic 25<br />
Denmark<br />
Finland 6 6 7 9 7<br />
France 37 37 36 36 36<br />
Germany 53 53 53 51 51<br />
Hungary 10 8 10 11 11<br />
Italy 27 26 26 25 25<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 3 3 3 3 3<br />
Poland 36 48 36<br />
Portugal 7 7 7 7 7<br />
Slovenia 3 2 3<br />
Spain 30 30 30 30 30<br />
Sweden 12 13 13 13<br />
Switzerland 4<br />
Turkey 73 68 68 66 68<br />
United Kingdom<br />
Fonte: CAEF<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 13
ECONOMICO<br />
FONDERIE DI METALLI NON FERROSI (UNITÀ)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 39 39 33 30 36<br />
Belgium 8 7 7 7 6<br />
Croatia 27 27<br />
Czech Republic - 40<br />
Denmark 11 11 7<br />
Finland 16 16 16 16 16<br />
France 315 311 307 303 298<br />
Germany 345 344 343 341 341<br />
Hungary 70 92 90 88 89<br />
Italy 917 914 916 913 913<br />
Lithuania - -<br />
Netherlands - -<br />
Norway 9 9 5 6 4<br />
Poland 245 255 230<br />
Portugal 39 39 30 30 31<br />
Slovenia 47 52 50 51 50<br />
Spain 52 53 52 52 52<br />
Sweden 78 78 78 77<br />
Switzerland 41<br />
Turkey 365 395 372 366 358<br />
United Kingdom 216 210 208 205 205<br />
Fonte: CAEF<br />
ADDETTI DELLA FONDERIA DI METALLI FERROSI<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 2.653 3.103 3.125 3.124 3.222<br />
Belgium 1.684 b) 1.412 b) 1.368 b) 1.319 b) 1.147 b)<br />
Croatia 2.196 2.214 2.216<br />
Czech Republic 12.500 18.000 d)<br />
Denmark 960 1.001 1.205<br />
Finland 1.928 1.907 1.891 1.602 1.428<br />
France 16.951 16.259 15.749 15.120 14.671<br />
Germany 43.692 a) 45.807 a) 45.358 a) 44.191 a) 44.580 a)<br />
Hungary 1.890 1.980 1.760 1.710 1.460<br />
Italy 13.483 c) 13.700 c) 13.533 c) 13.476 c) 13.603 c)<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 1.249 1.288 1.207 1.106 935<br />
Poland 16.500<br />
Portugal 2.278 2.386 2.133 2.056 2.133<br />
Slovenia 1.400 2.177 1.590 1.180 1.746<br />
Spain 11.551 11.799 11.078 10.832 10.405<br />
Sweden 3.000 3.600 3.500 3.500<br />
Switzerland 1.397<br />
Turkey 22.865 23.150 24.180 24.150 23.150<br />
United Kindom 11.000 11.000 9.500 9.200 9.100<br />
a) Fonderie con più di 50 addetti b) Solo operai c) Escluse Fonderie di precisione d) Inclusi addetti fonderie non ferrosi Fonte: CAEF<br />
14<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
ADDETTI DELLA FONDERIA DI METALLI NON FERROSI<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 4.445 3.920 3.960 4.030 4.159<br />
Belgium 312 a) 276 a) 282 a) 276 258<br />
Croatia 1.540 1.545<br />
Czech Republic 5.500<br />
Denmark 384 357<br />
Finland 493 464 441 450 447<br />
France 12.986 13.079 12.780 12.013 11.900<br />
Germany 30.472 b) 30.563 b) 32.144 b) 32.765 b) 34.207 b)<br />
Hungary 2.300 3.520 3.360 4.034 4.870<br />
Italy 14.650 15.000 14.563 14.330 14.428<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 437 432 278 346 423<br />
Poland 7.400<br />
Portugal 990 1.102 1.625 1.724<br />
Slovenia 2.200 1.800 2.667 2.200 2.243<br />
Spain 4.305 4.602 4.568 4.645 4.810<br />
Sweden 2.750 2.750 2.700 2.700<br />
Switzerland 1.539<br />
Turkey 6.500 7.500 9.000 14.000 10.000<br />
United Kindom 9.500 9.500 9.000 8.800 8.900<br />
a) Solo operai b) Fonderie con più di 50 addetti Fonte: CAEF<br />
PRODUZIONE TOTALE FONDERIE DI METALLI FERROSI (000 TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 155,3 160,8 150 152,7 155,4<br />
Belgium 95,1 78,3 74,4 71,4 76,5<br />
Croatia 40,8 40,8 41,3 42,8 43,5<br />
Czech Republic 266,8 365,7 336,7 328 293,5 a)<br />
Denmark 62,6 79,2 76,2 78,9<br />
Finland 89,3 91,5 78,6 70,1 63,3<br />
France 1.624,5 1.674,7 1.436,4 1.419,2 1.393,6<br />
Germany 3.863,5 4.551,5 4.286,2 4.122,7 4.114,2<br />
Hungary 59,2 56,8 52,6 69,0 86,6<br />
Italy 1.102,5 b) 1.235,0 b) 1.115,4 b) 1.146,3 b) 1.164,0 b)<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 54,7 58,2 52,8 53,3 40,1<br />
Poland 640,3 a) 678,7 a) 928,6 911,0 a) 700,0 a)<br />
Portugal 115,8 127,6 116,9 108,3 121,5<br />
Slovenia 108,4 145,2 159 143,8 153,1<br />
Spain 1.025,2 1.106,3 985,5 976,3 1.006,20<br />
Sweden 219,3 251,1 228,4 228,3 204,4<br />
Switzerland 54,4 62,8 47,8 47,3 45,1<br />
Turkey 1.142,7 1.262,5 1.260,0 1.243,0 1.400,0<br />
United Kindom 384,9 441,8 396,3 363,1 371,2<br />
a) Stime b) Esclusi i getti microfusi Fonte: CAEF<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 15
ECONOMICO<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA GRIGIA (000 TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 38,7 40,6 39,7 40,8 40,7<br />
Belgium 58,0 38 36,5 35 34<br />
Croatia 33,9 33,4<br />
Czech Republic 153,3 197,7 179,4 170 160 a)<br />
Denmark 27,8 31,8 28,4 30,8<br />
Finland 28,2 28,1 24,6 19,3 17,2<br />
France 623,0 734,5 b) 657,7 b) 635,4 b) 566,2 b)<br />
Germany 2.185,3 2.587,80 2.392,70 2.336,50 2.356,00 b)<br />
Hungary 28,9 27,6 49 30,9 25,7<br />
Italy 633,1 692,3 626,4 689 702,9<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 14,3 15,5 13,4 13,6 11,8<br />
Poland 445,1 471,8 a) 700 489 a)<br />
Portugal 38,4 41,3 35 33,1 33,5<br />
Slovenia 73,4 76,8 100,2 77,5 80,5<br />
Spain 410,5 444,9 328,6 321,3 334,7<br />
Sweden 161,8 176,5 153,9 163<br />
Switzerland 19,4 20,4 16,2 15,9 14,9<br />
Turkey 591,0 625 610 600 650<br />
United Kindom 129,0 146 128 121 133,1<br />
a) Stime b) Inclusi getti di ghisa malleabile Fonte: CAEF<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA DUTTILE<br />
(SFEROIDALE E MALLEABILE) (000 TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 100,6 101,6 93 98,9 97,9<br />
Belgium 5,8 6,8 6,4 5,8 6,7<br />
Croatia 8,6 10<br />
Czech Republic 58,0 a) 67 61,0 60,0 a) 58,5a)<br />
Denmark 34,8 47,4 47,7 48,1<br />
Finland 46,4 46,4 38,4 37,0 33,1<br />
France 916,1 831,6 675,7 703,1 745,2<br />
Germany 1.486,90 1.746,10 1.676,30 1.572,00 1.551,30<br />
Hungary 24,4 23,2 31 33,1 48,8<br />
Italy 405,3 469,1 416,8 387,6 389,9<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 37,4 39,0 36,4 37,2 25,9<br />
Poland 152,3 161,4 a) 156,0 a) 156,0a)<br />
Portugal 70,1 77,9 73,9 67,6 80,7<br />
Slovenia 28,8 33,2 24,9 34,9 34,2<br />
Spain 543,3 584,2 580,7 579,7 583,5<br />
Sweden 39,4 51,8 51,1 44,9<br />
Switzerland 33,2 40,5 29,7 29,6 28,6<br />
Turkey 427,7 485,5 510 508 610<br />
United Kindom 188,7 219,8 194,3 178,1 190,1<br />
a) Stime Fonte: CAEF<br />
16<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA GRIGIA<br />
PER I PRINCIPALI MERCATI DI DESTINAZIONE (000 TONNELLATE)<br />
1 2 3 4 5 6 7 8<br />
Paese<br />
Anni<br />
Tubi a pressione<br />
e raccordi<br />
Tubi di drenaggio<br />
e raccordi<br />
Componenti per<br />
edilizia ed<br />
elettrodomestici<br />
Lingottiere<br />
e placche<br />
Cilindri<br />
Meccanica<br />
Mezzi di trasporto<br />
Altri getti<br />
TOTALE<br />
Austria<br />
Belgium<br />
Croatia<br />
Czech Republic<br />
Denmark<br />
Finland<br />
France c)<br />
Germany<br />
Hungary<br />
Italy<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway<br />
Poland<br />
Portugal<br />
Slovenia<br />
Spain<br />
Sweden<br />
Switzerland<br />
Turkey<br />
United Kingdom<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
40,8<br />
40,7<br />
35,0<br />
34,3<br />
4,5 15,2 1,4 7,2 2,2 3,5 34,0<br />
170,0<br />
160,0<br />
4,3 8,4 6,6 0,003 19,3<br />
4,9 1,3 7,4 2,5 1,057 17,2<br />
a) a) 82,6 195,5 286,9 70,5 635,5<br />
a) a) 80,9 156,2 265,6 63,4 566,1<br />
a) a) a) a) a) 522 1.566,70 227,8 2336,5<br />
a) a) a) a) a) 517,8 1.602,40 235,6 2355,8<br />
23,5 2,3 5 30,8<br />
25,7<br />
b) b) 61,6 13,7 342,3 178 93,4 689,0<br />
b) b) 42,3 14,0 338 206,5 102 702,8<br />
0,0<br />
10,8 1,1 1,7 13,6<br />
9,1 0,8 1,9 11,8<br />
700,0<br />
489,0<br />
0,1 2,4 2,5 26,5 1,5 33,0<br />
0,7 2,6 2,4 26,4 0,6 32,7<br />
77,5<br />
321,3<br />
334,7<br />
163<br />
15,9<br />
14,9<br />
10 10 55 20 20 180 250,0 55 600,0<br />
650,0<br />
13,5 10,3 1,3 29,5 45 21,4 121<br />
14,9 11,3 1,4 32,5 49,5 23,5 133,1<br />
a) Compreso nella voce 8 b) Compreso nella voce 3 c) Include getti di ghisa duttile Fonte: CAEF<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 17
ECONOMICO<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA DUTTILE<br />
PER I PRINCIPALI MERCATI DI DESTINAZIONE (000 TONNELLATE)<br />
Paese<br />
Austria<br />
Belgium<br />
Croatia<br />
Czech Republic<br />
Denmark<br />
Finland<br />
France<br />
Germany<br />
Hungary<br />
Italy<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway<br />
Poland<br />
Portugal<br />
Slovenia<br />
Spain<br />
Sweden<br />
Anni<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
2013<br />
2014<br />
1 2 3 4<br />
Tubi a Pressione<br />
e raccordi<br />
Meccanica<br />
Mezzi<br />
di trasporto<br />
Altri getti<br />
TOTALE<br />
98,9<br />
97,7<br />
5,8<br />
6,7<br />
9,9<br />
8,5<br />
60,0<br />
55,0<br />
47,7<br />
48,1<br />
21,3 16 1,1 37<br />
21,9 15,1 0,05 33,1<br />
a) 25,7 183,7 493,8 703,2<br />
a) 24,2 187,7 533,3 745,2<br />
a) 491,4 671,4 409,2 1572,0<br />
a) 470,9 672,6 407,8 1551,3<br />
13 20,1 33,1<br />
48,8<br />
54,3 213,2 104,6 15,5 387,6 b)<br />
49,2 207,4 116,4 16,9 389,9 b)<br />
20,6 16,5 37,1<br />
8,9 17,1 26,0<br />
145<br />
145<br />
0,6 1,5 58,3 6,3 66,7<br />
5,9 1,8 71,1 0,7 79,5<br />
31,1<br />
34,2<br />
574,6<br />
583,5<br />
44,9<br />
29,6<br />
Switzerland<br />
28,6<br />
110 90 250 50 500,0<br />
Turkey<br />
600,0<br />
6,2 44,8 85 39 175,0<br />
United Kingdom<br />
6,7 48,4 91,8 42,1 189,0<br />
a) Compreso nella voce 4 Fonte: CAEF<br />
18<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI ACCIAIO (000 TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 16,1 18,6 17,3 16,9<br />
Belgium 31,3 33,6 31,5 30,6 35,5<br />
Croatia 0,2 0,1<br />
Czech Republic 57,9 94 94,9 95,0 a) 75,0<br />
Denmark<br />
Finland 14,7 17 15,6 13,9 13,0<br />
France 85,3 108,9 102,2 80,7 82,3<br />
Germany 192,1 217,5 215,4 207,6 206,9<br />
Hungary 5,9 6 3,5 5 12,1<br />
Italy 64,1 73,7 72,2 69,7 71,2<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 3,0 3,7 3,0 2,5 2,4<br />
Poland 67,4 71,4 a) 55,0 a) 55,0 a)<br />
Portugal 7,3 8,5 8,0 7,6 7,3<br />
Slovenia 6,1 35,2 33,9 31,4 38,4<br />
Spain 71,5 77,2 76,1 75,3 82,4<br />
Sweden 18,1 22,8 23,4 20,4 14,8<br />
Switzerland 1,8 1,9 2,0 1,8 1,7<br />
Turkey 124 152 140 135 140<br />
United Kingdom 67,2 76,0 74,0 64,0 48,0<br />
a) Stime Fonte: CAEF<br />
PRODUZIONE DI GETTI NON FERROSI (000 TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 138 149,1 142,4 131,6 138<br />
Belgium 1,3 1,2 0,8 1,7 1,9<br />
Croatia 13,0 13 13 20 22,3<br />
Czech Republic 77,6 94,3 92 95 a) 108 a)<br />
Denmark 4,4 4,7 4,1 4<br />
Finland 11,6 7,8 6,9 7,6 7,1<br />
France 332,6 371,8 362,3 328,9 335,8<br />
Germany 929,8 c) 991,2 c) 987,8 c) 1.019,10 c) 1.132,40<br />
Hungary 94,5 105,2 102,6 104,6 108,2<br />
Italy 868,2 978,3 844,3 825,4 860,9<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 8,6 7 5,6 b) 6,5 b) 6,6 b)<br />
Poland 263,4 a) 279,2 a) 358,3 a) 358,3<br />
Portugal 29,1 24,4 29,2 30,6 34,9<br />
Slovenia 30,7 34,9 33,4 38,8 44,9<br />
Spain 117,7 132,4 133,4 131,3 135,6<br />
Sweden 47,3 57,2 55 56,9 56,7<br />
Switzerland 24,2 24,4 21,6 19,1 20,4<br />
Turkey 149 170,5 185 300 300<br />
United Kingdom 116,5 135,1 124 123,1 131<br />
Romania 51,8 57,8 58,3<br />
Russia 473,0 600,0<br />
Slovakia - 46<br />
Fonte: CAEF<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 19
ECONOMICO<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI ALLUMINIO (TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 116.061 129.438 123.865 125.768 131.410<br />
Belgium - - - 646 740<br />
Croatia 19.781 22.075<br />
Czech Republic - - 81.000 90.000<br />
Denmark - - 2.853 2.756<br />
Finland 4.028 4.032 3.619 2.966 2.854<br />
France - - 324.509 a) 290.721 297.117<br />
Germany 797.690 843.745 846.800 879.044 993.874<br />
Hungary 89.112 99.412 96.128 98.291 101.423<br />
Italy 730.702 833.000 717.213 695.697 723.287<br />
Lithuania - -<br />
Netherlands - -<br />
Norway 6.765 5.695 5.575 6.474 6.582<br />
Poland 237.475 - 340.000 340.000<br />
Portugal 15.950 - 18.940 20.014 23.169<br />
Slovenia - 29.435 35.521 36.803<br />
Spain - - 110.601 116.374<br />
Sweden 32.500 40.800 37.800 35.700<br />
Switzerland 20.410 20.826 17.970 15.646 17.120<br />
Turkey 123.500 145.000 157.000 270.000 300.000<br />
United Kindom 95.000 111.000 101.000 101.500 110.000<br />
a) Produzione totale Getti in leghe leggere (Alluminio + Magnesio) Fonte: CAEF<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI ZINCO (TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 14.130 13.717 12.871<br />
Belgium 329 341<br />
Croatia 30 30<br />
Czech Republic 2.000<br />
Denmark<br />
Finland 257 222 259 258 250<br />
France 23.669 22.628 20.064 17.765 18.083<br />
Germany 36.569 b) 49.969 b) 47.891 b) 55.142 51.493<br />
Hungary 3.738 3.710 4.367 3.798 3.480<br />
Italy 60.760 63.800 56.846 59.120 63.961<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway<br />
Poland 13.800 14.628 a) 8.000 a) 8.000<br />
Portugal 450 476 1.027 1.073 1.296<br />
Slovenia 2.443 2.910 2.250 2.650 6.889<br />
Spain 9.293 9.056 8.639 8.288 8.426<br />
Sweden 3.500 3.600 4.300 6.500<br />
Switzerland 1.552 1.436 1.235 1.104 1.207<br />
Turkey 13.500 12.500 14.000 16.000 31.000<br />
United Kingdom 8.000 8.600 8.500 7.900 7.800<br />
a) Stime b) Dato revisionato Fonte: CAEF<br />
20<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI MAGNESIO (TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 5.365 5.937 5.687<br />
Belgium - -<br />
Croatia<br />
Czech Republic - -<br />
Denmark - -<br />
Finland - -<br />
France - -<br />
Germany 14.859 14.890 16.444 16.371 14.921<br />
Hungary 121 516 189 331 965<br />
Italy 6.800 6.850 6.790 6.729 7.050<br />
Lithuania - -<br />
Netherlands - -<br />
Norway - -<br />
Poland 4.140 -<br />
Portugal - -<br />
Slovenia 420 1 441<br />
Spain - -<br />
Sweden 1.700 2.200 2.600 1.400<br />
Switzerland - -<br />
Turkey<br />
United Kindom 3.000 3.500 3.500 3.400 3.400<br />
Fonte: CAEF<br />
PRODUZIONE DI GETTI DI BRONZO, OTTONE E ALTRE LEGHE DI RAME<br />
(TONNELLATE)<br />
Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />
Austria 2.266<br />
Belgium<br />
Croatia 164 183<br />
Czech Republic 12.227 c) 14.241 c) 14.506 c) 14.000 ac) 18.000 ac)<br />
Denmark 913 1.273 1.094 1.099<br />
Finland 3.908 3.575 3.008 4.346 3.953<br />
France 19.420 19.964 17.688 17.618 17.864<br />
Germany 80.715 82.517 76.640 68.523 72.064<br />
Hungary 1.289 1.293 1.745 2.333 2.175<br />
Italy 69.000 73.830 62.727 63.122 65.855<br />
Lithuania<br />
Netherlands<br />
Norway 1.821 1.274 b) b) b)<br />
Poland 7.935 8.411 a) 6.000 a) 6.000 a)<br />
Portugal 12.664 8.470 9.206 9.502 10.464<br />
Slovenia 1.021 1.582 1.052 598 754<br />
Spain 7.766 9.664 11.760 11.756 10.176<br />
Sweden 9.600 10.600 10.300 10.300<br />
Switzerland 2.233 2.127 2.347 2.334 2.090<br />
Turkey 12.000 13.000 14.000 14.000 19.000<br />
United Kindom 9.500 11.000 10.000 9.200 8.832<br />
a) Stimato b) Solo 2 fonderie - Nessuna raccolta dati c) Brozo e zinco Fonte: CAEF<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 21
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GIFA <strong>2015</strong><br />
Un primo flash sulle tante cose viste<br />
M. Favini<br />
Gifa <strong>2015</strong>, l’evento fieristico di<br />
maggiore interesse per I fonditori<br />
di tutto il mondo si è presentato<br />
con lo slogan “Gifa<br />
<strong>2015</strong> Green foundry for more<br />
sustainability” confermato<br />
per tutta la sua durata.<br />
La manifestazione, punto di riferimento<br />
mondiale per il settore<br />
delle fonderie e dei suoi<br />
stakeholder, ha registrato una<br />
grande affluenza di pubblico e<br />
una importante presenza espositiva<br />
suddivisa su dodici padiglioni,<br />
evidenziando un generale<br />
clima di ottimismo che si “respirava”<br />
percorrendo i padiglioni<br />
o soffermandosi agli<br />
stand per un saluto ai tanti amici<br />
delle aziende italiane presenti<br />
che ancora una volta, in una<br />
vetrina mondiale di assoluto<br />
prestigio, quale la Gifa, hanno<br />
riaffermato il valore e la qualità<br />
dell’offerta Made in Italy.<br />
All’interno della grande offerta<br />
di macchine, impianti, prodotti<br />
e servizi per l’industria di fonderia,<br />
però, si mantiene viva<br />
una certa differenza di velocità<br />
tra le differenti tipologie di leghe,<br />
come già sottolineato da<br />
Roberto Ariotti, Presidente di<br />
<strong>Assofond</strong>, nel corso dell’Assemblea<br />
Annuale tenutasi a Made<br />
in Steel lo scorso mese di<br />
giugno. L’alluminio e le sue leghe,<br />
infatti, stanno vivendo un<br />
24<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
le recenti tecnologie per il risparmio<br />
di risorse e l’efficienza<br />
energetica svolgono un<br />
ruolo considerevole nel collocamento<br />
degli investimenti.<br />
In questa prima nota, presentiamo<br />
sotto forma di “flash” alcune<br />
proposte che ci hanno<br />
particolarmente colpito, riservando<br />
ad un secondo momento<br />
approfondimenti su alcune<br />
delle cose più interessanti visitate<br />
in GIFA.<br />
periodo di crescita legato ad un<br />
sempre più massiccio impiego<br />
nella costruzione di autoveicoli,<br />
tanto nell’ambito strutturale,<br />
quanto in quello della motoristica<br />
e della componentistica e<br />
alla crescita del settore automotive<br />
europeo.<br />
Questo momento di crescita<br />
si percepiva anche attraverso<br />
la “ricchezza di novità” dedicate<br />
al mondo delle leghe non<br />
ferrose.<br />
Max Schumacher, portavoce<br />
dell’Associazione delle fonderie<br />
tedesche e segretario del<br />
CAEF The European Foundry<br />
Association ha affermato che<br />
GIFA continua ad essere la<br />
principale fiera e la sede internazionale<br />
del settore casting.<br />
Le 2.214 Aziende espositrici<br />
hanno evidenziato, attraverso<br />
l’allestimento dei rispettivi<br />
stand, la loro sensibilità alla filosofia<br />
della sostenibilità ecologica<br />
esponendo materiali,<br />
forni, macchine, impianti e soluzioni<br />
per ridurre i consumi<br />
energetici e l’utilizzo delle materie<br />
prime.<br />
Ben rappresentata la tecnologia<br />
italiana con 87 Aziende molte<br />
delle quali sotto l’egida di<br />
Amafond, l’Associazione Italiana<br />
dei Fornitori di Macchine, Prodotti<br />
e Servizi per la Fonderia.<br />
Nessuna “rivoluzione” tecnologica,<br />
nessuna killer solution o<br />
application, bensì una attenzione<br />
maniacale al miglioramento<br />
continuo finalizzato, al risparmio<br />
energetico attraverso soluzioni<br />
tecniche, alla riduzione<br />
degli sprechi grazie ai software<br />
di gestione dei nuovi macchinari<br />
ed al recupero di quei materiali<br />
che ci eravamo abituati a<br />
considerare come “rifiuti” da<br />
conferire all’esterno, spesso<br />
destinati alla discarica.<br />
I 78.000 visitatori provenienti<br />
da 120 Paesi, con in testa i tedeschi,<br />
che “giocavano in casa”,<br />
gli italiani, i francesi, i turchi, gli<br />
indiani ed i cinesi, hanno visitato<br />
i padiglioni dedicati a Gifa,<br />
Metec, Thermoprocess e Newcast<br />
alla ricerca di soluzioni per<br />
risparmiare risorse ed aumentare<br />
l’efficienza energetica.<br />
Friedrich-Georg Kehrer direttore<br />
di Gifa <strong>2015</strong> ha confermato<br />
che per le Aziende utilizzatrici<br />
delle tecnologie fusorie,<br />
Macchina per pressocolata.<br />
Soluzioni tecniche per<br />
aumentare l’efficienza<br />
delle macchine e degli<br />
impianti<br />
Motorizzazioni elettro meccaniche<br />
ed oleodinamiche ad<br />
alta efficienza sono state largamente<br />
utilizzate, da tutti i<br />
costruttori che vantano risparmi<br />
energetici a doppia cifra<br />
percentuale, in applicazioni<br />
che variano dai mescolatori<br />
per terra a verde alle macchine<br />
di pressocolata.<br />
Nel caso specifico delle macchine<br />
di pressocolata, rispetto<br />
a quelle di vecchia generazione,<br />
il risparmio ottenibile, a<br />
parità di ciclo e di produzione,<br />
può variare dal 15%, per i<br />
modelli di piccole e medie dimensioni,<br />
ad oltre il 40% per<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 25
ECONOMICO<br />
Sfridi di lavorazione.<br />
Bricchettatrice.<br />
Bricchette.<br />
Schiumatoio per scorifica in “Ekastrong” - EKW Italia.<br />
quelli di grandi dimensioni<br />
che superano le 4.000 tonnellate<br />
di forza di chiusura.<br />
Il gruppo motore pompa è<br />
costituito da un motore sincrono<br />
a bassa inerzia, a velocità<br />
variabile controllato tramite<br />
inverter che aziona una pompa<br />
ad ingranaggi che assicura<br />
prestazioni superiori, maggiore<br />
silenziosità e durata più lunga.<br />
Con questo gruppo si può ottenere<br />
le regolazione del numero<br />
di giri e della pressione in funzione<br />
della singola fase del processo<br />
produttivo e della reale<br />
necessità di funzionamento.<br />
Gifa <strong>2015</strong>. Un robot in azione preleva, trasporta e cola una lega leggera.<br />
Le presse sono veloci e silenziose<br />
ma soprattutto tempestive<br />
nello sfruttamento delle risorse<br />
strettamente necessarie<br />
alla funzione specifica.<br />
Soluzioni tecniche<br />
per l’utilizzo di<br />
materiali di recupero<br />
Numerose Società hanno presentato<br />
soluzioni tecniche per<br />
il recupero di sfridi di lavorazioni,<br />
dai trucioli di lavorazione<br />
meccanica alle polveri dei<br />
sistemi di filtrazione.<br />
In merito a questo argomento<br />
la lettura tecnica offre soluzioni<br />
non sempre compatibili<br />
con le attuali normative europee<br />
in tema di tutela ambientale.<br />
Integrazioni di diverse<br />
funzioni ed attività,<br />
con manipolatori e<br />
robot antropomorfi,<br />
nelle isole di lavoro e<br />
negli impianti<br />
Le soluzioni atte a minimizzare<br />
le operazioni di handling, in<br />
particolare per attività peri-<br />
26<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
Isola di pressocolata.<br />
Manipolatore antropomorfo.<br />
Alleanze<br />
fra produttori<br />
Nel corso dell’evento fieristico<br />
sono state presentate anche<br />
iniziative di cooperazione tra<br />
aziende costruttrici di impianti<br />
volte a proporre soluzioni integrate<br />
per supportare i clienti<br />
nella crescita in un mercato<br />
globale.<br />
Esempio di integrazione di controlli qualitativi nel processo.<br />
colose come la movimentazione<br />
di metalli liquidi o in zone<br />
di lavoro disagevoli stanno<br />
coinvolgendo i costruttori di<br />
robots, gli integratori ed i costruttori<br />
di macchine specifiche.<br />
Questi ultimi sempre più<br />
spesso presentano soluzioni<br />
integrate studiate fin dalla<br />
progettazione della macchina<br />
specifica.<br />
I costruttori di macchinari<br />
specifici evidenziano la necessità<br />
di integrare la realizzazione<br />
del manufatto colato con il<br />
controllo qualitativo dello<br />
stesso attraverso una integrazione<br />
con strumenti di controllo<br />
e software dedicati ed<br />
intelligenti, in grado di fornire<br />
i parametri per ottimizzare la<br />
gestione degli impianti produttivi.<br />
Foundry Star Alliance Europe.<br />
Integrazioni dei<br />
processi con i controlli<br />
qualitativi<br />
EKW Italia.<br />
Pyrotech Germania.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 27
ECONOMICO<br />
I processi di fusione e di trattamento<br />
dei metalli fusi sviluppano<br />
energie termiche solo<br />
parzialmente utilizzate per gli<br />
scopi specifici.<br />
Spesso una quantità significativa<br />
di tali energie viene dispersa<br />
con i fumi caldi. Sovente ulteriori<br />
energie sono dissipate<br />
in macchine che raffreddano i<br />
fumi sporchi prima che raggiungano<br />
le maniche filtranti.<br />
Il recupero di tale energia è diventato<br />
uno strumento non<br />
StrikoWestofen Germania.<br />
Soluzioni tecniche per<br />
limitare le dispersioni<br />
termiche<br />
I produttori di refrattari hanno<br />
presentato soluzioni, per la riduzione<br />
delle dispersioni termiche,<br />
apparentemente semplici ma<br />
tecnologicamente interessanti,<br />
quali una siviera con coperchio<br />
in un innovativo materiale refrattario<br />
a base ceramica con caratteristiche<br />
di elevata resistenza<br />
meccanica.<br />
Attenzione ai problemi<br />
ambientali, al<br />
risparmio, alla fatica ed<br />
allo spreco anche nelle<br />
nuove economie<br />
Estern Equipment & Engenneers India.<br />
Metal Casting USA.<br />
Anche nei Paesi con economie<br />
emergenti ed ancor più in quei<br />
Paesi già leader a livello mondiale,<br />
come l’India nella siderurgia e<br />
la Cina nei più svariati settori<br />
manufatturieri, si è sviluppata<br />
una particolare attenzione all’efficienza<br />
energetica ed alla ecologia.<br />
I costruttori di impianti, in<br />
particolare di impianti fusori,<br />
hanno presentato soluzioni che<br />
soddisfano contemporaneamente<br />
tutte le esigenze.<br />
Recupero<br />
di calore<br />
solo di efficienza economica<br />
ma anche di etica sociale.<br />
Attraverso i processi ORC o i<br />
chiller ad assorbimento, è possibile,<br />
ad esempio, produrre energia<br />
elettrica o refrigerare.<br />
Un’ultima<br />
considerazione<br />
Negli stand di Gifa <strong>2015</strong> erano<br />
presenti un numero considerevole<br />
di fonderie non solo del<br />
mondo occidentale ma anche<br />
dei Paesi asiatici e sud americani.<br />
Molto significativa la presenza di<br />
numerose Associazioni di categoria<br />
e di Istituti di ricerca pubblici<br />
e privati dalla Svezia al Sud<br />
Africa, dal Canada all’Australia.<br />
La realizzazione di manufatti<br />
complessi trova nella pratica di<br />
fonderia la tecnica più efficiente<br />
e questo ci autorizza a ritenere<br />
la nostra professione necessaria<br />
in futuro.<br />
28<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
DENTRO di NOI:<br />
la POTENZA!<br />
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ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
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ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
FARO puntato sulla sostenibilità<br />
M. Favini<br />
La filosofia del Club creato da<br />
Paolo Kauffmann è sempre più<br />
orientata alla contaminazione fra<br />
vari settori industriali e in occasione<br />
del 42esimo appuntamento<br />
con FARO si è celebrata la più<br />
stretta unione con il panorama<br />
alimentare nel cui packaging sono<br />
dominanti l’acciaio e l’alluminio.<br />
Vista la concomitanza con l’Expo<br />
<strong>2015</strong> di Milano, il Club FA-<br />
RO, giunto per la 42esima edizione<br />
a Bresso, non distante dal<br />
capoluogo né dalla Fiera, ha<br />
puntato molto sul ruolo che<br />
acciaio e alluminio hanno nel<br />
packaging alimentare e sulle loro<br />
caratteristiche di sostenibilità.<br />
L’alluminio è per esempio<br />
“riciclabile all’infinito” secondo<br />
Raphael Thevenin, sales and<br />
marketing director di Constellium,<br />
che con fatturati da 4,7<br />
miliardi di euro serve sia l’industria<br />
dell’auto che quella dell’imballaggio.<br />
“Nel settore del<br />
packaging lo sforzo teso alla riduzione<br />
dei pesi di oggetti di<br />
uso comune come le lattine<br />
per bevande è stato ingente e<br />
ha condotto a uno snellimento<br />
dei modelli pari al 30% soltanto<br />
negli anni più recenti”, ha detto<br />
Thevenin, “e oggi i contenitori<br />
in alluminio gareggiano con Pet<br />
e vetro per riusabilità e sottigliezza,<br />
spesso vincendo la loro<br />
sfida”. Infatti i tassi di riciclo dei<br />
prodotti in alluminio al termine<br />
del loro percorso di vita sono<br />
sensazionali nei comparti dell’auto<br />
e dell’edilizia, dove tuttora<br />
riescono a raggiungere la<br />
quota record del 70%. E sono<br />
di tutto rispetto nel beverage<br />
dove nel 2012 già toccavano il<br />
picco del 70%. Quel che resta<br />
da fare ora è “premere per una<br />
ulteriore crescita del riciclo<br />
con azioni mirate di sensibilizzazione<br />
sui programmi di sostenibilità,<br />
così da aumentare il<br />
tasso di riuso negli imballi”. Alle<br />
tavole rotonde organizzate al<br />
Meeting FARO, ha preso parte<br />
anche Hydro Aluminium Slim<br />
Spa con il managing director<br />
Christian Muckermann. L’azienda<br />
ha 13 mila addetti ed è specializzata<br />
in particolare su laminati<br />
ed estrusi ma ha visibilità<br />
ampia anche sulla produzione<br />
primaria di alluminio nonché<br />
sul suo riciclo e considera la<br />
domanda per questa commodity<br />
in aumento del 74% per il<br />
2020. Ma resta da capire dove<br />
la materia prima sarà indirizzata<br />
perché il packaging crescerà<br />
del 5-6% fino al 2018 ma l’automotive<br />
metterà in ogni veicolo,<br />
in media, 547 libbre di alluminio,<br />
a paragone con le 394 di<br />
oggi, nell’arco di un decennio. E<br />
questo potrebbe generare uno<br />
shortage nel campo degli imballi.<br />
Al FARO si è molto parlato<br />
dell’economia circolare, fondata<br />
sul riuso e il riciclo delle<br />
materie prime.<br />
Lo ha fatto il membro del<br />
board di Apeal Stéphane Tondo.<br />
“Quella dell’economia circolare”,<br />
ha detto Tondo, “è una<br />
visione decisiva per le sorti dell’industria<br />
e dell’economia globali<br />
e da questo punto di vista<br />
sia l’acciaio che l’alluminio hanno<br />
tutte le carte in regola per<br />
poterla affrontare”. Apeal è infatti<br />
una associazione di rappresentanza<br />
del settore degli<br />
imballaggi in acciaio, che assorbe<br />
5 milioni di tonnellate di<br />
materia prima nell’UE a 27 per<br />
1.500 tipi di prodotto. Per questa<br />
industria, la riduzione dei<br />
pesi, “comporta aumenti della<br />
produttività compresi fra il 5 e<br />
il 10%”. Nel packaging l’attenzione<br />
al riciclo deve essere ancora<br />
più alta di quella di altri<br />
comparti perché le confezioni<br />
hanno un ciclo di vita che va da<br />
pochi mesi a un massimo di tre<br />
anni” contro la longevità tipica<br />
dell’ auto e dell’edilizia. La tendenza<br />
crescente alla sostenibilità<br />
trova consenso nella siderurgia,<br />
capace di ridurre del<br />
60% l’energia utile a produrre<br />
una tonnellata di materiale; e<br />
del 50% in 40 anni le emissioni<br />
di CO2. L’Europa ha tassi del<br />
75% di acciaio di riciclo e mira<br />
all’80% nel 2020, ma alcuni Paesi<br />
sono già giunti al 90%; altri<br />
sono al 40%: “Su questi è necessario<br />
agire”. L’industria declina<br />
la sostenibilità in maniere<br />
diverse a seconda delle singole<br />
imprese e sotto questo aspetto<br />
sono state importanti le considerazioni<br />
di Ambrogio Merlo,<br />
board member di Carcano<br />
Antonio Spa. Per Merlo è importante<br />
che le politiche verdi<br />
si trasformino in opportunità di<br />
business. L’azienda opera nella<br />
laminazione e nella conversione<br />
soprattutto per il mondo<br />
del food e del farmaco e Merlo<br />
ha sostenuto che “sostenibilità<br />
significa mettere il benessere di<br />
ogni uomo al centro. E in primo<br />
luogo al centro delle decisioni<br />
30<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
aziendali, in modo da far procedere<br />
a braccetto la sostenibilità<br />
economica con quella ambientale”.<br />
Ma mancano oggi coraggio<br />
e curiosità nell’affrontare<br />
nuove sfide, cosa che in realtà<br />
Carcano ha fatto, “realizzando<br />
forme di innovazione sostenibile<br />
attraverso la messa a punto<br />
di nuovi impianti e di nuovi modelli<br />
produttivi, riorganizzandosi,<br />
e infine accettando il dovere<br />
del cambiamento come obiettivo<br />
strategico chiave”.<br />
Ma un Meeting FARO che, al di<br />
là della contingenza food oriented<br />
di Expo, non si concentri<br />
sulle materie prime industriali<br />
e sulle nazioni che ne orientano<br />
i comportamenti e i prezzi,<br />
non potrebbe naturalmente<br />
dirsi un autentico FARO. Ed è<br />
toccato a Paolo Kauffmann,<br />
come di consueto, e a Edward<br />
Meir, senior metals analyst di<br />
INTL FCStone, il compito di fare<br />
il punto sulle performance<br />
delle commodity. Kauffmann ha<br />
parlato dell’incidenza della Cina<br />
sul mercato del rame, che a<br />
marzo “andava a marzo verso<br />
un consolidamento oltre i<br />
6.000 dollari cui è seguito più<br />
recentemente un periodo di<br />
minore abbrivio”. Il dubbio è<br />
che entro ottobre i livelli possano<br />
calare ulteriormente e<br />
preludere a un nuovo, successivo<br />
incremento dei prezzi, “dovuto<br />
magari a un maggiore afflusso<br />
di capitale sui mercati finanziari”.<br />
E ha riflettuto su come<br />
la Borsa di Shanghai sia stata<br />
“protagonista in tempi recenti<br />
di un rally importante al<br />
quale ha fatto seguito una fase<br />
di ri-tracciamento”. In passato<br />
e cioè “ai tempi dei più sensibili<br />
aumenti dei prezzi e della volatilità<br />
delle materie prime”, rame,<br />
alluminio e zinco erano<br />
“obiettivi primari degli investitori<br />
cinesi”. Attualmente invece<br />
il loro comportamento sembra<br />
essere cambiato, “anche alla luce<br />
dei rally di cui sopra” e tuttavia<br />
“l’approdo alla soglia dei<br />
3.500 punti” dello Shanghai<br />
Composite “non è affatto da<br />
escludersi”. Kauffmann ha visto<br />
confermata la visione, già<br />
espressa in precedenza, di un<br />
CRB in cerca di un bottom<br />
concretizzatosi attorno a quota<br />
400 dopo una serie di discese<br />
e risalite “culminato nella<br />
formazione di nuovi minimi, anche<br />
piuttosto consistenti”. Prosegue<br />
il percorso di de-correlazione<br />
fra il mercato azionario e<br />
quello delle materie prime, fra<br />
le quali hanno effettuato importanti<br />
rimbalzi soprattutto<br />
gli energetici e gli alimentari.<br />
L’aspettativa, a luglio, era per<br />
una nuova uscita di liquidità che<br />
potrebbe toccare anche le materie<br />
prime. “La volatilità, un<br />
elemento che va esaminato<br />
con attenzione, si è segnalata<br />
bassa sull’azionario ed è andata<br />
in discesa anche sulle commodity,<br />
mentre è rimasta più vivace<br />
sui bond, le obbligazioni e le<br />
valute, che hanno attraversato<br />
negli ultimi mesi cambiamenti<br />
rilevanti, come ha mostrato il<br />
caso del franco svizzero”, ha rilevato<br />
Kauffmann.<br />
Per Edward Meir, volto noto<br />
del Club FARO, il quadro macroeconomico<br />
in vista fa presagire<br />
una imminente decelerazione<br />
della crescita globale, con<br />
tassi medi del 2,8% contro il 3<br />
precedentemente stimato. Ma il<br />
rallentamento è a macchia di<br />
leopardo, perché non lo si dovrebbe<br />
avvertire in Paesi come<br />
l’India o il Giappone; e d’altra<br />
parte riguarda in modo marginale<br />
l’Europa (a +1,5%) né la<br />
Germania che presenterà indicatori<br />
del +1,7%. “La Cina dovrebbe<br />
crescere del 7% anche<br />
se non mancano stime più pessimistiche”,<br />
ha detto Meir, che<br />
ha definito il Paese “il grande<br />
elefante delle commodity” sottolineando<br />
come essa acquisti<br />
circa il 50% dei non ferrosi disponibili.<br />
“L’indice PMI cinese<br />
relativo alle intenzioni di acquisto”,<br />
secondo Meir, “è sceso<br />
sotto i 50 punti; e quello del-<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 31
ECONOMICO<br />
Edward Meir – Senior Metals Analyst, INTL FCStone Inc.<br />
l’acciaio a 37, fatto che denoterebbe<br />
un manifatturiero in sofferenza.<br />
Le telecomunicazioni e<br />
le assicurazioni stanno tenendo,<br />
ma d’altra parte presentano<br />
tassi di sviluppo troppo bassi.<br />
Mentre le vendite al dettaglio<br />
stanno recuperando dalle sofferenze<br />
patite negli ultimi anni.<br />
In discesa dell’11% anche i trasporti,<br />
laddove l’immobiliare,<br />
che determinante per il paniere<br />
dei metalli, sta osservando l’indebolimento<br />
continuo dei<br />
prezzi delle abitazioni.<br />
Il governo di Pechino”, ha puntualizzato<br />
Edward Meir, “continua<br />
a tagliare mutui e tassi d’interesse”.<br />
Per quello che concerne<br />
le altre materie prime<br />
più strategiche è da evidenziare<br />
il crollo dei prezzi dell’alluminio<br />
che è contestuale al decremento<br />
delle scorte e dei premi;<br />
mentre l’andamento dello<br />
zinco, a luglio, contraddiceva le<br />
previsioni di alcuni osservatori<br />
che ne pronosticavano una carenza<br />
che in realtà non ha mai<br />
avuto davvero luogo. La Cina<br />
impatta anche sul piombo, dato<br />
il largo utilizzo che della<br />
materia prima si fa tradizionalmente<br />
nell’industria delle biciclette<br />
elettriche, dove è indirizzato<br />
alla manifattura delle<br />
loro batterie. Adesso il materiale<br />
è sostituito più spesso dal<br />
litio mentre alle due ruote si<br />
preferiscono magari i mezzi<br />
pubblici. Lo scorso anno Pechino<br />
ha così acquistato soltanto<br />
30 mila tonnellate di materiale.<br />
Ed è inoltre molto problematica<br />
la questione del nichel.<br />
L’Indonesia ne ha messo<br />
al bando le esportazioni, mentre<br />
la Cina si è messa conseguentemente<br />
ai ripari cercando<br />
fornitori diversi e identificandoli<br />
per esempio con le Filippine.<br />
Il Club FARO fissa al 22 Ottobre<br />
il successivo appuntamento<br />
con i numeri per il Budget<br />
Acquisti 2016, in aggiunta ad<br />
una grande novità nel programma:<br />
FARO OPEN, il network<br />
delle materie prime. Incontri di<br />
lavoro tra i maggiori player del<br />
settore, si svolgeranno parallelamente<br />
alle sessioni del Meeting.<br />
E per partecipare, basta registrarsi<br />
su www.faroclub.com.<br />
Fra ricerca dei margini e speculazione<br />
Il Club FARO ha ospitato, secondo quella che è ormai una consuetudine, l’analisi sui mercati valutari di<br />
Andrea Guarneri, trader presso Kommodities Partners Sa. Per Guarneri è essenziale “saper cogliere le<br />
tendenze in un panorama in cui l’industria ricerca spesso la marginalità perduta nella speculazione”. E<br />
nel quale “fondamentale è saper prender delle decisioni adeguate basandosi sempre su una linea strategica<br />
di ampio respiro e di lunga visibilità”. Per il prossimo autunno, ci si attende da più parti un rialzo<br />
dei tassi di interesse da parte della banca centrale USA, dopo la scommessa vinta e poi imitata anche<br />
dall’Unione europea, con il varo del Quantitative Easing. Sul più breve periodo Guarneri ha considerato<br />
più che probabile un rafforzamento della divisa degli Stati Uniti, che è coerente con i recuperi che<br />
essa ha messo a segno nel corso dei primi due trimestri di quest’anno, peraltro quasi in concomitanza<br />
con quelli che ha fatto registrare lo stesso indice CRB.<br />
Altro protagonista di una recente risalita, secondo quanto è stato detto ancora da Andrea Guarneri, è<br />
stato il petrolio, che “ha consolidato a maggio il suo massimo relativo”; mentre sono da prendere in considerazione<br />
con il massimo interesse, magari in cerca di opportunità, le prestazioni delle materie prime<br />
alimentari e delle materie prime agricole. Da questo ultimo punto di vista, stando a quanto riferito dal<br />
trader di Kommodities Partners Sa, “il cacao si è confermato come una delle commodity in assoluto più<br />
forti” mentre la soia ha raggiunto i suoi livelli più elevati fra la fine di giugno e l’inizio dello scorso luglio.<br />
Dal canto suo, inoltre, va ricordato come il caffè nel 2014 avesse messo a segno un incremento dei<br />
valori pari al 100% nel giro di due mesi soltanto; e più in generale, per concludere, è apparso molto significativo<br />
che tutto il comparto alimentare abbia visto le sue quotazioni salire del 20% alla metà dell’anno,<br />
in coincidenza col calo dell’energia.<br />
32<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
S. Priori<br />
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
Risk Management<br />
M. Favini<br />
Risk Management è il processo<br />
attraverso il quale si valutano i<br />
rischi operativi dell’azienda e si<br />
stabiliscono le strategie per gestirli<br />
e gli strumenti per affrontarli.<br />
Scopo fondamentale è<br />
quello di preservare il patrimonio<br />
aziendale in senso lato.<br />
Può tornar utile differenziarlo<br />
in funzione delle dimensioni<br />
aziendali.<br />
Nel caso di grandi aziende l’applicazione<br />
avviene normalmente<br />
in termini “strutturati”, perché<br />
possono dotarsi di team<br />
appositamente predisposti.<br />
In ambito PMI invece si adottano<br />
procedure più informali e<br />
talvolta “inconsapevoli”, affidando<br />
il compito a figure che già<br />
operano all’interno dell’azienda<br />
con altre mansioni o responsabilità<br />
quali direttori amministrativi,<br />
legali, del personale, di<br />
produzione, l’imprenditore<br />
stesso….<br />
Esistono poi realtà non particolarmente<br />
dimensionate dove,<br />
a causa della peculiare natura<br />
dell’attività svolta o per<br />
esperienze vissute, si è necessariamente<br />
formata una cultura<br />
del rischio più sentita e radicata<br />
e pertanto più organizzata.<br />
Le aree tipiche di intervento<br />
del risk manager spaziano dalle<br />
risorse umane, ai danni a terzi,<br />
alla tutela dei beni materiali ed<br />
immateriali, ai danni indiretti.<br />
Ne consegue il concetto di necessaria<br />
“interdisciplinarietà”<br />
del ruolo, impegnato costantemente<br />
nel compito di coordinare<br />
le diverse competenze e<br />
know how aziendali. Il processo<br />
è più efficace se si riesce a<br />
sensibilizzare e responsabilizzare<br />
il personale ai vari livelli, ottenendone<br />
la condivisione degli<br />
obiettivi.<br />
Una volta individuati e misurati<br />
i potenziali rischi, il risk manager<br />
ne definisce gli interventi di<br />
prevenzione, di assicurazione in<br />
proprio (autoassicurazione) e<br />
trasferimento a terzi (prevalentemente<br />
sul mercato assicurativo),<br />
tenuto conto delle risorse<br />
disponibili e delle strategie<br />
aziendali.<br />
Prevenzione, autoassicurazione<br />
e assicurazione costituiscono<br />
pertanto variabili interdipendenti<br />
ed interagenti, su cui si<br />
regge il processo di gestione<br />
del rischio. La scelta di corretti<br />
strumenti di gestione e di monitoraggio<br />
ed il loro mix sono<br />
fondamentali per il funzionamento<br />
del processo e per la<br />
economicità dello stesso.<br />
Rischio<br />
come “opportunità”<br />
Il “rischio”, percepito normalmente<br />
quale sorta di elemento<br />
di “negatività”, può, in taluni casi,<br />
trasformarsi in “opportunità”<br />
e in questa direzione il risk<br />
manager o il suo surrogato<br />
nelle dimensioni più familiari,<br />
dovrebbe orientarsi (quale impegno,<br />
e quale complessità riveste<br />
questo ruolo.).<br />
Uno degli esempi più significativi<br />
deriva dalla assicurazione dei<br />
crediti commerciali, il cui utilizzo<br />
ex novo implica necessariamente,<br />
causa la sua stessa natura,<br />
un processo di risk management<br />
da gestire in partnership<br />
con l’assicuratore. In questo<br />
caso, il valore aggiunto della<br />
polizza è infatti rappresentato,<br />
oltre che dal capitale reso disponibile<br />
dall’assicuratore in<br />
caso di insolvenza del debitore,<br />
anche (e forse soprattutto) dall’accesso<br />
dell’assicurato alle<br />
informazioni, sempre aggiornate,<br />
sulla rischiosità dei propri<br />
clienti: non solo quella teorica<br />
basata sui bilanci, ma anche<br />
quella reale, verificata sul campo<br />
dall’effettivo comportamento<br />
del cliente sul mercato, che<br />
la compagnia, gestendo i fenomeni<br />
di insolvenza, è in grado di<br />
conoscere e monitorare , e che<br />
mette a disposizione unitamente<br />
a tecniche sofisticate di gestione<br />
delle situazioni di sofferenza;<br />
ciò costituisce il cuore<br />
della partnership fra assicurato<br />
e assicuratore.<br />
Ne consegue un impatto non<br />
solo sulla organizzazione aziendale<br />
di “credit management”, la<br />
cui struttura ne dovrebbe uscire<br />
tendenzialmente razionalizzata,<br />
ma anche su altre funzioni<br />
correlate alla stessa in relazione<br />
a rinnovate politiche commerciali<br />
e di vendita.<br />
34<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
Situazione del R.M.<br />
in Italia<br />
La necessità di adeguarsi in<br />
modo diverso ed alternativo a<br />
mercati sempre più dinamici e<br />
complessi ha rallentato il percorso<br />
di sviluppo di Risk Management<br />
soprattutto in ambito<br />
PMI, tendenzialmente più<br />
preoccupate, causa anche la<br />
crisi economica, a privilegiare<br />
settori di intervento orientati<br />
su rischi di natura finanziaria, ritenuti<br />
più strategici, a discapito<br />
dei rischi operativi.<br />
Si conferma pertanto la generalizzata<br />
modesta propensione<br />
ad una gestione del rischio più<br />
razionale, quindi aziende spesso<br />
poco o sottoassicurate o<br />
assicurate in modo non appropriato.<br />
Da segnalare i non rari casi in<br />
cui la esistenza di determinate<br />
coperture assicurative trae<br />
origine, piuttosto che da scelte<br />
deliberate e razionali dell’azienda,<br />
dal dover adempiere ad<br />
obblighi di natura contrattuale<br />
o commerciale imposti dal<br />
processo di internazionalizzazione<br />
con mercati più sensibili<br />
e maturi in materia (tipico l’esempio<br />
di polizze rc prodotto<br />
o ritiro prodotto richieste da<br />
clienti potenziali in fase di trattativa…).<br />
Stefano Priori<br />
B&S italia spa - Milano<br />
Scuola di pressocolata:<br />
partenza garantita<br />
con l’illustre patrocinio di NADCA<br />
Le potenzialità e il valore aggiunto della scuola di<br />
pressocolata, lanciata da CSMT e AQM, sono state<br />
percepite non solo a livello nazionale ma anche<br />
a livello internazionale, in particolare dalla prestigiosa<br />
associazione NADCA – North America Die<br />
Casting Association che ha deciso di patrocinare<br />
l’iniziativa insieme a Assomet, <strong>Assofond</strong> e al DIMI<br />
Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale<br />
dell’università di Brescia.<br />
Il successo arriva anche dagli iscritti, confermata<br />
quindi la partenza della prima edizione con ancora<br />
pochi posti disponibili. I lavori partiranno il 21<br />
settembre con l’inaugurazione presso la sede di<br />
CSMT e il primo focus didattico dal titolo “Campi<br />
di utilizzo e nuove frontiere della pressocolata nel<br />
mondo”, ovvero i trend evolutivi in atto, prospettive<br />
di sviluppo nel futuro in Italia, Europa e resto<br />
del Mondo e le statistiche mondiali sulla pressocolata.<br />
Le lezioni per i trenta studenti partiranno poi<br />
il 25 settembre. L’iniziativa è stata accolta positivamente<br />
da diverse aziende bresciane che hanno deciso<br />
di diventare sponsor della scuola: Colosio,<br />
Ghial, Metalpress Donati, OMR, O.p.s, Stain e Tecnopress.<br />
Mentre altrettante aziende hanno aderito<br />
in qualità di supporter e supporter tecnico offrendo<br />
collaborazione, attrezzature e materiali: Apindustria,<br />
Astanet, Automazioni Industriali, Co.Ram,<br />
Fondermat, Karberg& Hennemann e Meccanica<br />
Pierre.<br />
Il programma è stato definito e pubblicato sul sito<br />
internet www.scuoladipressocolata.it, composto<br />
da 390 ore suddivise in lezioni che si svolgeranno<br />
il venerdì presso CSMT o AQM dalle 8.30 alle<br />
12.30 e dalle 13.30 alle 17.30 e il sabato mattina,<br />
fino al 28 maggio 2016. Alla fine del percorso, con<br />
una frequenza obbligatoria minima del 80% del<br />
monte ore previsto è possibile sostenere un esame<br />
di certificazione per la figura professionale<br />
prescelta (HPDC TECHNOLOGIST, HPDC<br />
PROJECT MANAGER, HPDC PRODUCTION<br />
MANAGER). L’esame sarà svolto alla presenza di<br />
una commissione presieduta da IIS e da due vice<br />
presidenti uno scelto all’interno del comitato<br />
scientifico organizzatore del corso e l’altro scelto<br />
fra rappresentanti tecnici d’imprese leader del settore<br />
pressocolata.<br />
A completare il ricco programma una serie di seminari<br />
e workshop integrativi che andranno ad approfondire<br />
alcune tematiche del piano studi, aperti<br />
a tutti, non solo agli studenti. Da monitorare<br />
quindi il calendario degli eventi sul sito della scuola<br />
per non perdere importanti momenti formativi.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 35
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
ECONOMICO<br />
<strong>Assofond</strong> incontra<br />
il “Centro Sviluppo Materiali”<br />
Il Centro Sviluppo Materiali ha<br />
svolto per anni attività di supporto,<br />
di consulenza e di servizi per <strong>Assofond</strong>,<br />
a sostegno delle fonderie<br />
associate. Ora con un nuovo assetto<br />
societario (oggi il Gruppo RINA,<br />
importante realtà, nota tra l’altro<br />
per le attività di certificazione, è il<br />
nuovo ed unico azionista) ed a<br />
fronte di una significativa riorganizzazione<br />
delle attività e dei servizi<br />
offerti, l’opportunità di rinforzare<br />
il legame esistente con <strong>Assofond</strong><br />
e lanciare nuove iniziative e<br />
proposte di collaborazione con le<br />
fonderie associate, è sempre più<br />
alla “portata di mano”.<br />
ASSOFOND, ha incontrato il<br />
Centro Sviluppo Materiali per<br />
rinsaldare un legame storico segnato<br />
da iniziative ed idee di<br />
forte collaborazione, e per mettere<br />
in luce cosa sia diventato<br />
oggi il CSM.<br />
Una delle importanti novità è il<br />
nuovo assetto societario e l’integrazione<br />
fortemente sinergica<br />
all’interno del Gruppo Rina tra<br />
Rina Service, D’Appolonia (engineering)<br />
e CSM stesso. Un’altra<br />
è la profonda riorganizzazione<br />
delle attività e dei servizi, che<br />
consente oggi di poter dare risposte<br />
rapide ed efficaci ad un<br />
comparto manifatturiero, nella<br />
fattispecie quello delle fonderie,<br />
che ha bisogno di soluzioni tempestive<br />
a costi ragionevoli, e che<br />
apportino vantaggi concreti in<br />
termini di competitività.<br />
Il CSM ha le carte in regola per<br />
candidarsi, per la sua natura e<br />
per la sua attuale organizzazione,<br />
come centro di riferimento<br />
per le fonderie nazionali che, attraverso<br />
<strong>Assofond</strong> o direttamente,<br />
manifestino esigenze<br />
riassumibili in:<br />
• Attività di servizio (dal testing<br />
meccanico, chimico,<br />
metallurgico alle più complesse<br />
attività di failure<br />
analysis).<br />
• Attività di miglioramento sui<br />
processi produttivi e sui<br />
prodotti.<br />
• Attività di sviluppo nuovi<br />
prodotti.<br />
• Attività di formazione, di addestramento<br />
e di divulgazione.<br />
• Attività di supporto ed assistenza<br />
a progettualità finanziata<br />
in ambito nazionale ed<br />
europeo.<br />
• Attività di monitoraggio<br />
avanzato e di efficientamento<br />
nel campo dei consumi<br />
energetici.<br />
• Attività di valorizzazione dei<br />
rifiuti industriali.<br />
In questo contesto, è impor -<br />
tante sottolineare che per il<br />
CSM l’essere dotati di una fonderia<br />
di precisione interna, con<br />
relativa capacità di fabbricare<br />
gusci ceramici, modelli a perdere<br />
anche facendo uso di tecniche<br />
di manifattura additiva, e di<br />
un reparto operativo per la fabbricazione<br />
di leghe metalliche<br />
con impianti e forni fusori propri,<br />
faciliti (e di molto) la comprensione<br />
dei problemi ed i successivi<br />
interventi anche presso<br />
gli associati. Alla base di questo<br />
assetto esiste una storica competenza<br />
nel campo della metallurgia<br />
di processo e di prodotto<br />
che, facendo leva sulle esperienze<br />
sviluppate in ambito siderurgico<br />
in un contesto globale,<br />
consente di organizzare risposte<br />
ed interventi mirati alla soluzione<br />
concreta di problemi.<br />
In questa ottica il CSM dedica le<br />
sue risorse anche a presidiare<br />
stabilimenti e siti produttivi, con<br />
l’obiettivo di elaborare proposte<br />
condivise ed efficaci. Lo ha<br />
fatto nel passato, continua a farlo<br />
oggi presso alcune fonderie<br />
con risultati di reciproca soddisfazione.<br />
Accanto agli interventi sui processi<br />
produttivi, il CSM può integrare<br />
la sua offerta proponendo<br />
azioni di “application engineering”<br />
volte a valorizzare i<br />
prodotti ed ad estendere la loro<br />
penetrazione nei mercati di<br />
riferimento.<br />
Infine una particolare attenzione<br />
è stata posta a come il CSM<br />
operi nel campo della valorizzazione<br />
energetica e non solo dei<br />
rifiuti industriali portando anche<br />
qui esempi di successo conseguiti<br />
per alcuni clienti industriali.<br />
36<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
ECONOMICO<br />
<strong>Assofond</strong> proseguirà nella comunicazione<br />
volta a far conoscere<br />
il CSM nei suoi laboratori,<br />
nelle sue unità operative e<br />
soprattutto nelle sue competenze.<br />
Le presentazioni dell‘incontro<br />
tenutosi sono consultabili<br />
sul sito di ASSOFOND<br />
www.assofond.it nella sezione<br />
News “ASSOFOND INCON-<br />
TRA IL CENTRO SVILUPPO<br />
MATERIALI”.<br />
Forno ad induzione sotto vuoto Forno di rifusione sotto scoria (ESR) Impianto per la fabbricazione di polveri<br />
metalliche sottovuoto<br />
CENTRO SVILUPPO MATERIALI S.P.A.<br />
CSM nasce nel 1963 come centro di ricerca della siderurgia pubblica (IRI/Finsider/Ilva). Oggi è la più importante<br />
realtà privata italiana nel settore dell’innovazione e del miglioramento di processo e prodotto<br />
mantenendo un forte legame con i partner siderurgici. Attualmente il CSM opera a livello internazionale<br />
per il settore industriale di produzione dell’acciaio e per settori diversificati, quali quello del petrolio e del<br />
gas, dell’aerospazio, di materiali e prodotti speciali, di ingegneria ed impiantistica e dell’ambiente e dell’energia,<br />
in collaborazione con imprese grandi, medie e piccole, sia manifatturiere che di ingegneria/servizio.<br />
Tutto questo in un contesto di forte attenzione alla riservatezza e salvaguardia della proprietà dei risultati<br />
sviluppati per il committente. Le attività di servizio e di sviluppo avvengono all'interno dei laboratori<br />
CSM con un “approccio a matrice interdisciplinare”, integrato il più delle volte con la presenza degli specialisti<br />
e dei tecnici presso i siti dei clienti. Questo approccio consente di comprendere e risolvere velocemente<br />
le problematiche che vengono presentate e di concepire, proporre e realizzare soluzioni in grado<br />
di aumentare la competitività del sistema produttivo.<br />
Il CSM è dotato di una struttura operativa policentrica, con presenze specializzate consolidate, oltre che<br />
nel Lazio (Roma, Castel Romano), in Lombardia (Dalmine, BG), Umbria (Terni), Campania (Pomigliano<br />
d’Arco, NA) Calabria (Lamezia Terme, CZ) e Sardegna (Pula, CA e Perdasdefogu, NU). L’azienda è dotata<br />
di laboratori specializzati e unità operative di particolare rilievo per l’esecuzione di attività tecnico/scientifiche,<br />
e in particolare di prove e sperimentazioni complesse. Complessivamente ci sono più di 20 laboratori<br />
e più di 80 esperti senior in oltre 20 discipline.<br />
Il CSM opera inoltre con una struttura a matrice che interseca in modo dinamico attività e responsabilità<br />
delle Linee di Business che curano la gestione clienti e lo sviluppo di mercati, con quelle dei Dipartimenti<br />
di Ricerca. Le conoscenze e competenze dei ricercatori e le facilities dei laboratori e impianti si aggregano<br />
quindi secondo le specifiche necessità con conseguenze positive in termini di efficacia e flessibilità<br />
nell’esecuzione dei progetti. Da sottolineare nello svolgimento delle attività è la presenza di una rete attiva<br />
di rapporti e collaborazioni con Università ed Enti di Ricerca pubblici e privati a livello nazionale e internazionale.<br />
A livello italiano IL CSM è parte attiva dei sistemi associazionistici nazionali (Confindustria, AIRI, APRE).<br />
Collabora inoltre con i principali enti di ricerca italiani (ENEA, CNR, CIRA); alimenta una rete di collaborazioni<br />
con il mondo accademico nazionale.<br />
IL CSM ha inoltre una lunga tradizione europea, che dal 1970, con la partecipazione italiana ai primi progetti<br />
del programma CECA, vede la nostra presenza oggi in 60 progetti RFCS (Research Fund for Coal<br />
and Steel, ex CECA) e 14 progetti H2020 e FP7. Il CSM partecipa con un alto profilo alle Piattaforme Tecnologiche<br />
Europee ESTEP (acciaio) ed EuMat (materiali avanzati); è tra i cofondatori (con MEFOS, BFI e<br />
CRM) del RIES (Research Initiative European Steel) per il coordinamento tra i principali centri di ricerca<br />
siderurgica in Europa; è interlocutore dei sistemi internazionali di rilevanza nel settore delle politiche nazionali<br />
ed internazionali di ricerca, partecipando alle principali iniziative (Private Public Partnership) di Horizon<br />
2020, in particolare SPIRE, EMIRI, A4M.<br />
Infine il CSM ha partecipazioni strutturate in importanti organizzazioni internazionali di supporto alla ricerca<br />
industriale nel settore Oil & Gas quali EPRG (European Pipeline Research Group), GERG (Gas European<br />
Research Group) e PRCI (Pipeline Research Council International).<br />
Per informazioni: Dante Pocci, Affari Area Manager, d.pocci@c-s-m.it - Tel 06 5055277<br />
e Jacopo Nardi, Direttore Commerciale, j.nardi@c-s-m.it, Tel 06 5055792 - CSM Roma.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 37
di Perno Lazzari Rodolfo & C. snc<br />
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Ricordo di Giovanni Dalla Bona<br />
periodo della sua presidenza in AIB, citiamo la fondazione<br />
della ISFOR 2000, scuola di formazione nata<br />
nell’ambito della Associazione Industriale Bresciana<br />
cui hanno aderito altre organizzazioni d’impresa.<br />
A lui si deve l’apertura del “mondo dell’impresa<br />
Bresciana” alla città ed al territorio con coinvolgimento<br />
di istituzioni, amministratori pubblici, associazioni<br />
di categoria e Università di Brescia attorno<br />
ad un comune progetto di sviluppo.<br />
Non fece mancare il suo contributo di idee ed<br />
esperienza neanche ad <strong>Assofond</strong> della quale fu<br />
Consigliere dal 1986 al 1990, in quota per le medie<br />
fonderie.<br />
Il mondo della fonderia italiana ha perso uno dei<br />
suoi più rappresentativi protagonisti.<br />
Il 18 luglio <strong>2015</strong>, all’età di 84 anni, ci ha lasciato<br />
Giovanni Dalla Bona, Presidente delle Fonderie<br />
Guido Glisenti S.p.A. di Villa Carcina (BS).<br />
Imprenditore di primo piano, coniugava gli impegni<br />
alla guida della sua fonderia, oggi fra le più prestigiose<br />
nel difficile settore dell’Automotive, con l’attività<br />
svolta a servizio del territorio e dell’imprenditoria<br />
italiana nella quale ha ricoperto il ruolo di<br />
Presidente dell’Associazione Industriale Bresciana<br />
dal 1985 al 1989.<br />
Le Fonderie Guido Glisenti S.p.A. oggi guidate dal<br />
figlio Roberto, sotto la sua Presidenza hanno saputo<br />
attraversare con successo i difficili momenti<br />
congiunturali degli anni 80 e 90 e delle recenti crisi<br />
economiche del 2008-2009 dai quali l’azienda è<br />
uscita con tenacia e determinazione, caratteristiche<br />
proprie del suo carattere. Ed è anche grazie alla sua<br />
illuminata guida oggi le Fonderie Guido GLisenti<br />
S.p.A., rinnovata dal punto di vista impiantistico a<br />
seguito di consistenti investimenti recentemente<br />
realizzati rappresenta una realtà produttiva di eccellenza<br />
assoluta nel settore della fonderia non solo<br />
italiana ma dell’intero panorama europeo.<br />
Fra le tante iniziative che ci piace ricordare di cui<br />
fu convinto sostenitore Giovanni Dalla Bona, nel<br />
Uomo dalle molte “passioni” nella sua vita coltivò<br />
esperienze politiche, candidandosi, nel 1998, alla<br />
poltrona di Sindaco di Brescia pur non essendo<br />
iscritto ad alcun partito, uscendo sconfitto al ballottaggio<br />
per poche migliaia di voti.<br />
Innumerevoli interessi ed impegni che conciliava<br />
con l’attività d’imprenditore saldamente alla guida<br />
della sua impresa nata dopo un’esperienza negli anni<br />
’60 a Sarezzo, dove mosse i primi passi da imprenditore<br />
con una Laurea in chimica conseguita a<br />
Bologna, seguendo una intuizione nata a seguito<br />
dell’incontro con Franco Gnutti ed altri imprenditori<br />
di Lumezzane.<br />
Una vita, quella di Giovanni Dalla Bona di duro lavoro<br />
e di quotidiano impegno civile; valori che da<br />
sempre hanno contraddistinto l’attività della Azienda<br />
di famiglia che fa del “spirito associazionistico”<br />
un punto fermo della politica aziendale.<br />
Una filosofia di vita che ha sempre guidato l’attività<br />
e le scelte di Giovanni Dalla Bona nel perseguire i<br />
suoi progetti di miglioramento della società, che<br />
veniva da lui coinvolta in tutte le sue varie componenti.<br />
Alla moglie signora Anna, ai figli Rossella, Roberto,<br />
Giorgio e Paolo, il sentito cordoglio del mondo<br />
della fonderia italiana.<br />
G. Corelli<br />
40<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
Ricordo di Cesare Frigo<br />
Direttore Generale. Sfruttando la ventennale<br />
esperienza, nel settembre del 1979 decide di<br />
mettersi in proprio insieme al fratello Spartaco<br />
e avvia l’attività della Space, specializzata<br />
nella progettazione e realizzazione di impianti<br />
per il raffreddamento e la preparazione della<br />
terra a verde.<br />
Tra i principali clienti non ci sono solo italiani<br />
ma anche fonderie europee, statunitensi e di<br />
paesi emergenti,che hanno sempre riconosciutosia<br />
la capacità tecnica che umana di Cesare.<br />
L’11 giugno <strong>2015</strong> ci ha lasciato Cesare Frigo,<br />
Titolare della ditta Space S.r.l., da oltre 50 anni<br />
conosciuto e stimato da tutte le persone<br />
che lavorano nel settore della fonderia.<br />
Nato a Rapallo il 24 agosto 1935, si diploma<br />
all’Istituto Nautico di Camogli, poi frequenta il<br />
corso Ufficiali di Complemento all’Accademia<br />
Navale di Livorno. Al termine del corso, per<br />
diversi anni sarà imbarcato con la Marina Militare.<br />
Mette a frutto l’esperienza acquisita in Marina<br />
e si trasferisce negli Stati Uniti per lavorare<br />
sulle petroliere. Questa esperienza americana<br />
ritornerà sempre nei ricordi di Cesare, perché<br />
in quegli anni erano pochi che potevano<br />
vantare un’esperienza lavorativa negli Usa.<br />
Rientrato in Italia, a 28 anni, chiusa la parentesi<br />
americana conosce la donna della sua vita,<br />
si sposa e si avvicina casualmente al mondo<br />
della fonderia avendo sposato la figlia del Cav.<br />
Roberto Pozzi, titolare della Cesare Pozzi<br />
S.p.A. e della Mineralsider S.p.A.<br />
L’esperienza alla Cesare Pozzi dura poco, dopo<br />
due anni inizia la collaborazione presso la<br />
CML S.p.A. di Lonate Pozzolo, nella quale anno<br />
dopo anno arriva a ricoprire la carica di<br />
Era amato e stimato in ogni parte del mondo,<br />
in modo particolare in Francia dove vantava<br />
una collaborazione ventennale con CTIF<br />
(Centre Technique des Industries de la Fonderie)<br />
in cui teneva annualmente relazioni sulla<br />
terra a verde, unico relatore, invitato, non<br />
francese.<br />
Lo scorso novembre in occasione del Convegno<br />
Amafond tenutosi a Villa Fenaroli, gli era<br />
stato riconosciuto il premio Amafond alla carriera.<br />
Si è spento, come dicevamo, l’11 giugno <strong>2015</strong>,<br />
pochi giorni prima della fiera Gifa, fiera a cui<br />
aveva partecipato sin dalla prima edizione e<br />
alla cui edizione <strong>2015</strong> aveva comunque contribuito<br />
con idee spunti e suggerimenti essenziali<br />
ed alla quale sino all’ultimo momento avrebbe<br />
desiderato partecipare.<br />
“…Ed è qualcosa da cui non puoi scappare...il<br />
mare…ma soprattutto: il mare chiama…non<br />
smettere mai…ti entra dentro, ce l’hai addosso, è<br />
te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma<br />
non serve, continuerà a chiamarti.<br />
Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà<br />
sempre un mare che ti chiamerà.”(A. Baricco)<br />
Ciao Cesare<br />
I Tuoi amici Fornitori e Fonditori<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong><br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 41
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Continuity Reliability Sustainability
TECNICO<br />
TECNICO<br />
K. Chailler – G. Regheere<br />
TECNICO<br />
TECNICO<br />
Ghise a grafite sferoidale rinforzate<br />
con soluzione solida<br />
M. Favini<br />
Lo scopo dello studio era determinare la sensibilità alle variazioni in<br />
condizioni operative di fonderia di tre nuove classi di ghise sferoidali<br />
incluse nelle ultime edizioni della norma EN1563:2012 (ghise a grafite<br />
sferoidale rinforzate con soluzione solida).<br />
I test svolti con la classe EN-GJS-500-14 hanno mostrato che questa<br />
ghisa è molto tollerante nei confronti di elementi considerati indesiderabili<br />
come fosforo, boro, manganese, rame, cromo, molibdeno e<br />
stagno. Inoltre, con un contenuto di silicio del 4,0% le proprietà meccaniche<br />
rimangono conformi anche se il contenuto di carbonio varia<br />
dal 3,2 al 3,9%. La presenza quasi sistematica di grandi quantità di sferoidi<br />
di forma V e perfino di particelle di forma III non sembra avere<br />
effetti inaccettabili sulle proprietà meccaniche.<br />
La presenza di terre rare aumenta la presenza di particelle di forma<br />
degenere, e i prodotti che le contengono devono essere evitati. Un’inoculazione<br />
efficace migliora la nodularità e previene la formazione<br />
di carburi, così come fa un contenuto di carbonio maggiore del 3,4%.<br />
La maggior tendenza al ritiro di queste ghise è confermata. L’intervallo<br />
di composizioni (contenuto di carbonio e silicio) in cui esistono<br />
la compensazione del ritiro e i fenomeni di rigonfiamento è piccola<br />
rispetto alle incertezze di campionamento e misurazione. In ultima<br />
analisi, non è stata rilevata una correlazione significativa tra la<br />
colabilità e i parametri sperimentali, come ad esempio il contenuto<br />
di carbonio e silicio. L’unico parametro di influenza sembra essere il<br />
sistema di riempimento.<br />
Le tre classi di ghisa a grafite sferoidale<br />
(SG) incluse recentemente<br />
nell’ultima edizione della normativa<br />
EN 1563:2012 (ghise a grafite<br />
sferoidale rinforzate in soluzione<br />
solida) mostrano, grazie alla loro<br />
matrice ferritica, un insieme di proprietà<br />
che le rendono più significative<br />
rispetto alle ghise sferoidali di<br />
matrice ferritico-perlitica.<br />
In particolare, a parità di resistenza<br />
a trazione, queste ghise<br />
ferritiche sferoidali hanno:<br />
- un allungamento a frattura<br />
pressoché raddoppiato;<br />
- un limite di elasticità più alto<br />
del 25%;<br />
- una vita utile più lunga.<br />
Il tutto senza perdere resistenza.<br />
Un articolo precedente riportava<br />
lo stato dell’arte riguardo<br />
a questo tipo di ghise. Questo<br />
stato dell’arte, basato su una ricerca<br />
bibliografica, ha confermato<br />
che, mentre le proprietà<br />
meccaniche di queste ghise sono<br />
state opportunamente descritte,<br />
le informazioni riguardo<br />
alla loro preparazione e alla loro<br />
fusione sono rare o inesistenti.<br />
Le fonderie che già utilizzavano<br />
questo tipo di ghise<br />
hanno incontrato problemi in<br />
termini di qualità dei componenti<br />
realizzati. È stato perciò<br />
richiesto allo CTIF di ampliare<br />
le conoscenze su queste ghise<br />
tramite una serie di test. Il presente<br />
articolo è un riassunto<br />
dei risultati dei suddetti test.<br />
Riassunto dei quesiti<br />
La ricerca bibliografica effettuata<br />
non ha fornito informazioni<br />
sugli effetti di nichel, manganese,<br />
fosforo e altri elementi residui<br />
che possono essere introdotti<br />
più o meno accidentalmente<br />
tramite il materiale<br />
grezzo: rame, latta, boro, cromo<br />
e molibdeno.<br />
Le fonderie che sono state<br />
consultate hanno anche detto<br />
di avere osservato una tendenza<br />
al ritiro più marcata rispetto<br />
alle ghise sferoidali ferriticoperlitiche.<br />
Anche la colabilità di<br />
queste ghise ferritiche è sembrata<br />
peggiore. Inoltre, le suddette<br />
fonderie hanno osservato<br />
la presenza di particelle di<br />
grafite sempre più degenerate<br />
all’aumentare dello spessore<br />
delle pareti dello stampo. La<br />
composizione dei prodotti di<br />
trattamento utilizzati, in particolare<br />
la presenza di terre rare,<br />
sembra avere un effetto nocivo<br />
su queste particelle.<br />
46<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
TECNICO<br />
Lo scopo dello studio presentato<br />
era perciò dare una risposta<br />
a questi dubbi, e determinare<br />
la sensibilità di queste ghise<br />
nei seguenti ambiti:<br />
- presenza di elementi classificati<br />
come nocivi per le ghise<br />
ferritiche, per quello che riguarda<br />
la resistenza meccanica;<br />
- variazione nella composizione<br />
degli elementi principali,<br />
come carbonio e silicio, per<br />
quello che riguarda l’integrità<br />
interna;<br />
- variazione delle condizioni di<br />
operatività (spessore delle<br />
pareti, trattamenti di inoculazione),<br />
per quello che riguarda<br />
la microstruttura (forma e<br />
distribuzione delle particelle<br />
di grafite, struttura della matrice).<br />
Sperimentazione<br />
PROCEDURA<br />
Tutte le ghise prese in esame in<br />
questo studio sono state preparate<br />
in una fornace ad induzione<br />
a frequenza media (capacità<br />
100 kg) nella fonderia sperimentale<br />
dello CTIF. Le cariche<br />
consistevano in ferro a basso<br />
contenuto di elementi residui,<br />
scarti di fonderia di ghise<br />
sferoidali, e leghe ferrose commerciali.<br />
Il metallo è stato riscaldato<br />
a 1500°C e trasferito<br />
in una siviera Sandwich preriscaldata.<br />
In tutti i casi, la lega di<br />
inoculo era la FeSiMg 610 della<br />
FerroPem.<br />
È stata effettuata un’inoculazione<br />
allo 0,2% del tempo di trasferimento<br />
in siviera. Il metallo<br />
è stato colato quando la temperatura<br />
è calata a 1400°C, in<br />
stampi di sabbia fabbricati con<br />
processo PENTEX. I campioni<br />
prodotti erano:<br />
- un campione di colabilità<br />
CURY;<br />
- un campione TATUR per la<br />
tendenza al ritiro;<br />
- un campione con intervalli<br />
marcati da 6 a 40 mm;<br />
- uno stampo con 6 barre di<br />
tensione da 25 mm di diametro;<br />
- un Campione E30 con uno<br />
C Si Mn S P Mg<br />
EN-GJS-450-18 3,39 3,30 0,24 0,0062 0.052 0,040<br />
EN-GJS-500-14 3,30 3,92 0,22
TECNICO<br />
C Si Mn S Cu Cr P B Ni Sn<br />
Contenuto ridotto di fosforo 3,5 3,85 0,24
TECNICO<br />
Rm (MPa) Rp 0,2<br />
(MPa) A (%) Kv (J)<br />
%C: 3,3 511 412 15 2,5<br />
%C: 3,3 540 434 15,5 1,8<br />
%C: 3,35 551 441 17,5 1,5<br />
%C: 3,45 530 424 17 2,6<br />
%C: 3,55 558 443 19,0 1,5<br />
%C: 3,6 531 416 19 2,9<br />
%C: 3,7 569 447 19 4,3<br />
%C: 3,8* 551 429 20 2,3<br />
Tab. 6 - Proprietà meccaniche delle varie classi di ghisa-effetto del carbonio.<br />
* Inoculazione con Spherix.<br />
%C: 3,3<br />
%C: 3,3<br />
%C: 3,35<br />
%C: 3,45<br />
%C: 3,55<br />
%C: 3,6<br />
%C: 3,7<br />
%C: 3,8*<br />
Struttura spessore 40 mm<br />
Forma V e VI,<br />
più scarsamente III<br />
Forma V e VI,<br />
più scarsamente III<br />
Forma V e VI<br />
Forme V e VI,<br />
più scarsamente III<br />
Forma V e VI,<br />
più scarsamente III<br />
Forma V e VI<br />
Forma V e VI,<br />
più scarsamente III<br />
Forma VI,<br />
più scarsamente V<br />
Tab.7 - Microstrutture delle varie classi di ghisa-effetto del carbonio.<br />
* Inoculazione con Spherix<br />
Struttura spessore 6 mm<br />
Forma V e VI, più scarsamente III,<br />
tracce di perlite<br />
Forma V, grafite esplosa,<br />
carburi<br />
Forma V, grafite esplosa,<br />
perlite e carburi<br />
Forma V e VI,<br />
perlite<br />
Forma VI, più scarsamente V,<br />
perlite<br />
Forma V e VI, perlite<br />
Forma VI,<br />
più scarsamente V<br />
Forma VI,<br />
grafite esplosa<br />
INOCULAZIONE<br />
La tendenza al ritiro è rimasta<br />
marcata pressoché in tutti i casi.<br />
È stato tuttavia possibile distinguere,<br />
nei vari campioni TA-<br />
TUR, cavità il cui aspetto variava<br />
in base alla composizione:<br />
cavità con pareti lisce, localizzate<br />
al cuore o vicino alla punta<br />
del campione o, al contrario,<br />
cavità diffuse dall’aspetto frastagliato.<br />
C’è stata anche, sempre<br />
dipendente dalla composizione,<br />
una contrazione globale<br />
del metallo durante la solidificazione<br />
(con un incavo in cima<br />
al campione), o una protuberanza<br />
con un’eccedenza di metallo.<br />
Gli effetti della presenza di terre<br />
rare nelle leghe di trattamento<br />
( per l’inoculazione) sulla<br />
forma delle particelle di grafite<br />
è stata confermata da una<br />
colata inoculata con Spherix, e<br />
paragonando i risultati ottenuti<br />
con quelli delle colate, già illustrate,<br />
eseguite con l’inoculazione<br />
di ZL80 (per esempio<br />
quella con contenuto più alto<br />
di manganese).<br />
I risultati ottenuti sono illustrati<br />
in Tab. 8.<br />
Commenti<br />
INFLUENZA DELLA COMPOSIZIONE:<br />
CONTENUTI DI CARBONIO E SILICIO<br />
E TENDENZA AL RITIRO<br />
L’esame dei campioni TATUR<br />
ha mostrato che il comportamento<br />
in fase di solidificazione<br />
cambia sostanzialmente in funzione<br />
dei contenuti di carbonio<br />
e silicio. I risultati ottenuti<br />
sono mostrati in Fig. 2.<br />
globale del metallo durante la<br />
solidificazione (con un incavo<br />
in cima al campione), o una<br />
protuberanza con un’eccedenza<br />
di metallo.<br />
PROPRIETÀ MECCANICHE<br />
Le ghise ferritiche sferoidali<br />
sembrano molto flessibili rispetto<br />
alla presenza di elementi<br />
classificati come indesiderabili,<br />
La tendenza al ritiro è rimasta<br />
marcata pressoché in tutti i casi.<br />
È stato tuttavia possibile distinguere,<br />
nei vari campioni<br />
TATUR, cavità il cui aspetto variava<br />
in base alla composizione:<br />
cavità con pareti lisce, localizzate<br />
al cuore o vicino alla<br />
punta del campione o, al contrario,<br />
cavità diffuse dall’aspetto<br />
frastagliato. C’è stata anche,<br />
sempre dipendente dalla composizione,<br />
una contrazione<br />
% di silicio<br />
Fig. 2 - Campioni TATUR.<br />
% di carbonio<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 49
TECNICO<br />
Struttura spessore 40 mm Rp 0,2<br />
(MPa)<br />
%Inoculazione con<br />
ZL80-% C 3,6<br />
Forma V e VI Forma V e VI, perlite<br />
Inoculazione con Forma V e VI, Forma VI,<br />
ZL80-% C 3,7 più scarsamente III più scarsamente V<br />
Inoculazione con Forma VI, Forma V e VI p +<br />
Spherix-% C 3,8 più scarsamente V grafite esplosa<br />
Tab. 8 - Microstrutture delle varie classi di ghisa-effetto dell’inoculazione.<br />
CURY hanno praticamente fornito<br />
tutti lo stesso numero di<br />
punti (da 25 a 30). Ancora, l’ultimo<br />
stadio (spessore di 3 mm)<br />
dei campioni scalati può essere<br />
o meno riempito di metallo, indipendentemente<br />
dalle condizioni<br />
sperimentali. Il sistema di<br />
riempimento sembra essere<br />
l’unico parametro significativo.<br />
come fosforo, boro, rame, cromo<br />
e molibdeno, spesso perfino<br />
se sono in compresenza. Le<br />
proprietà meccaniche rimangono<br />
conformi, anche con la presenza<br />
a livelli significativi di perlite<br />
e carburi.<br />
Nel caso dello stagno, il contenuto<br />
utilizzato è stato relativamente<br />
alto (0,055%), tipico di<br />
un’aggiunta più intenzionale<br />
che accidentale. Un contenuto<br />
dello 0,010% può essere ragionevolmente<br />
tollerato.<br />
Riguardo alla resistenza all’impatto<br />
(prova CHARPY), i valori<br />
dell’energia di frattura sono rimasti<br />
da 2 a 3 joule a -20°C.<br />
Questi valori sono sicuramente<br />
molto inferiori a quelli ottenuti<br />
con ghise ferritiche sferoidali<br />
convenzionali (nell’ordine<br />
dei 12 joule). Dovrebbero essere<br />
tuttavia paragonati ai valori<br />
ottenuti con le ghise sferoidali<br />
ferritico-perlitiche che queste<br />
nuove ghise dovrebbero sostituire<br />
(anche qui si parla di pochi<br />
joule).<br />
Altrimenti, le ipotesi formulate<br />
riguardo alla necessità di mantenere<br />
il contenuto di fosforo<br />
molto basso o di utilizzare<br />
un’aggiunta di nickel per migliorare<br />
l’energia di frattura non<br />
sono confermate.<br />
MICROSTRUTTURA<br />
Le particelle di grafite di forma<br />
degenere (forme V e III) sono<br />
state osservate sistematicamente,<br />
anche in presenza di<br />
condizioni di lavoro ottimali.<br />
Non è stato osservato alcun<br />
effetto significativo del contenuto<br />
di carbonio. Tuttavia, la<br />
matrice talvolta includeva una<br />
grande quantità di perlite (fino<br />
al 15%), ma questo non ha avuto<br />
una grande influenza sulle<br />
proprietà meccaniche.<br />
La presenza di carburi è stata<br />
notata ad una profondità inferiore<br />
a 6 mm, in particolare nel<br />
caso di inoculazione con Spherix,<br />
tranne in caso di alto contenuto<br />
di carbonio (3,8%).<br />
PROPRIETÀ DI FONDERIA<br />
INOCULAZIONE<br />
Gli effetti della presenza di terre<br />
rare nelle leghe di trattamento<br />
(per l’inoculazione) sulla<br />
forma delle particelle di grafite<br />
sono stati confermati. Lo Spherix<br />
è chiaramente associato alla<br />
presenza di particelle di grafite<br />
“esplose”, specialmente con<br />
spessori esigui. Come accennato<br />
nel paragrafo precedente,<br />
anche la presenza di carburi è<br />
stata associata all’uso di questo<br />
inoculante.<br />
Gli sferoidi di grafite erano sistematicamente<br />
di forma V e VI.<br />
Tuttavia, un’inoculazione efficace<br />
aumenta il numero di particelle<br />
di grafite, e così ne riduce<br />
anche la dimensione media e<br />
ne migliora la nodularità. Analogamente,<br />
una buona inoculazione<br />
evita l’insorgenza di carburi<br />
e perlite con spessori esigui.<br />
Tuttavia, l’influenza di questo<br />
trattamento sulle proprietà<br />
meccaniche rimane limitata.<br />
COLABILITÀ<br />
Non ci sono state variazioni significative<br />
della colabilità in funzione<br />
dei parametri sperimentali:<br />
il contenuto di carbonio e<br />
silicio, per esempio. I campioni<br />
TENDENZA AL RITIRO<br />
L’esame della Fig. 1 mostra che<br />
la tendenza al ritiro è rimasta<br />
marcata. È stato tuttavia possibile<br />
distinguere comportamenti<br />
molto diversi durante la solidificazione,<br />
in base alla composizione:<br />
- con contenuti bassi di silicio,<br />
c’era una cavità con pareti lisce<br />
sull’intera cima del campione.<br />
La cavità può essere<br />
attribuita all’esteso ritiro allo<br />
stato liquido, prima di oltrepassare<br />
la linea del liquidus.<br />
Questo punto è in accordo<br />
con i dati presenti nella letteratura,<br />
che riportano una riduzione<br />
della tendenza del ritiro<br />
allo stato liquido in presenza<br />
di alti contenuti di silicio;<br />
- con contenuti di silicio alti, è<br />
stato rilevato al contrario<br />
che la ghisa ha tracimato dalla<br />
cavità dello stampo nel corso<br />
della solidificazione, specialmente<br />
con la presenza contemporanea<br />
di un alto contenuto<br />
di carbonio;<br />
- con questi contenuti alti di<br />
carbonio equivalente, è stata<br />
osservata l’insorgenza di una<br />
cavità a pareti lisce, ma stavolta<br />
vicino al cuore del campione.<br />
Questo è stato con<br />
tutta probabilità il risultato<br />
della forzatura all’interno dello<br />
stampo dovuta all’espansione<br />
della grafite: la forma<br />
del campione favorisce una<br />
concentrazione di forze nella<br />
parte inferiore del campione.<br />
Il volume totale di questa cavità<br />
è cambiato di poco in<br />
funzione del contenuto di<br />
carbonio: essendo la ghisa<br />
ipereutettica, la grafite era<br />
presente fin dall’inizio della<br />
solidificazione. Il rigonfiamento<br />
dovuto alla grafite addizionale<br />
agisce fin dall’inizio della<br />
50<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
TECNICO<br />
solidificazione, influenzando<br />
così il liquido. Anche se il carbonio<br />
aumenta, l’efficacia del<br />
rigonfiamento rimane stabile,<br />
e la compensazione del ritiro<br />
rimane la stessa;<br />
- con un contenuto basso di<br />
carbonio, in aggiunta al ritiro<br />
alla stato liquido, è stata osservata<br />
la presenza di piccole<br />
cavità sparse dall’aspetto frastagliato.<br />
Questo era autentico<br />
ritiro da cavità (ritiro durante<br />
la solidificazione eutettica,<br />
non compensato a causa<br />
della forma del campione TA-<br />
TUR).<br />
I test svolti mostrano l’esistenza<br />
di un intervallo di operatività<br />
in cui le cavità da ritiro sono<br />
assenti, dove i fenomeni di<br />
ritiro e rigonfiamento si compensano<br />
a vicenda. Questo intervallo<br />
è molto stretto: per<br />
questa classe EN-GJS-500-14,<br />
nelle condizioni preparatorie<br />
della fonderia sperimentale<br />
CTIF, per un getto di geometria<br />
simile, si può supporre che i valori<br />
di silicio e carbonio da ottenere<br />
siano rispettivamente:<br />
3,8
TECNICO<br />
TECNICO<br />
R. Cuesta – D. Arranz<br />
R. Alvarez – J. A. Maroto<br />
M.E. Alcade<br />
TECNICO<br />
TECNICO<br />
L’effetto dell’aggiunta di stronzio<br />
sui difetti di macroporosità<br />
da ritiro delle leghe ipoeutectiche<br />
alluminio-silicio<br />
M. Favini<br />
Le leghe ipoeutettiche alluminio-silicio sono oggi largamente utilizzate in<br />
molti settori tecnologici come l’automotive, l’aerospaziale o le costruzioni<br />
meccaniche grazie alle loro caratteristiche di buona colabilità, costo contenuto<br />
e buone proprietà meccaniche. La loro modificazione con l’aggiunta<br />
di stronzio (Sr) per raggiungere una struttura eutettica fine è stata a<br />
lungo riconosciuta nell’industria come un fattore chiave per raggiungere<br />
ottime proprietà meccaniche. Numerose ricerche hanno mostrato anche<br />
l’effetto negativo di queste addizioni sulla porosità (principalmente microporosità)<br />
in getti ben alimentati; in più sono disponibili molte poche informazioni<br />
sugli effetti dello Sr sui difetti di macroritiri in sezione dei getti<br />
difficili da alimentare, come comunemente accade in getti industriali come<br />
in protuberanze e altre zone spesse isolate. Da quanto è noto appare<br />
che le aggiunte di Sr hanno il potenziale di ridurre l’estensione dei difetti<br />
in queste zone, nonostante il modo in cui lo faccia rimanga oscuro.<br />
Questo studio vuole chiarire la conoscenza sulle addizioni di Sr nelle leghe<br />
Al-Si, focalizzando sul loro effetto e metodo di combattere i difetti di<br />
porosità da macroritiro. La ricerca è stata guidata per illuminare l’influenza<br />
dello Sr su un fattore critico per la alimentabilità di queste leghe:<br />
la frazione solida alla coerenza dendritica, o CFS. Una serie di analisi termiche<br />
sperimentali è stata eseguita per determinare il CFS per due leghe<br />
con diversi contenuti di Sr: da una parte 356 (Al-7%Si) di larghissimo<br />
uso industriale confrontata con la lega binaria Al-9%Si. E’ stato trovato<br />
che il CFS aumenta con il contenuto di Sr. I CFS ottenuti sono stati<br />
utilizzati successivamente per eseguire simulazioni numeriche di fusioni<br />
in sabbia di una piastra in Al-9%Si contenente una zona protuberante<br />
al suo centro, con e senza aggiunte di Sr, seguendo diverse procedure<br />
sperimentali dalla letteratura |1|. In accordo con questo riferimento, è<br />
stato trovato che le leghe modificate portano meno macroporosità nella<br />
regione della protuberanza che nelle leghe non modificate. Inoltre, i valori<br />
di porosità modellata ottenuti sono quantitativamente in buon accordo<br />
con quanto trovato sperimentalmente, indicando l’integrità dell’approccio<br />
della simulazione numerica.<br />
In più questo studio mostra che al contrario dei loro svantaggi in termini<br />
di generazione di microporosità lo Sr può essere giudiziosamente utilizzato<br />
per migliorare la qualità dei getti in alluminio-silicio ipoeutettici, particolarmente<br />
in sezioni difficili da alimentare sulla base del suo effetto<br />
favorevole sul CSF.<br />
Introduzione<br />
I benefici delle modifiche con<br />
Sr sulle proprietà meccaniche<br />
di getti in Al-Si ipoeutettico sono<br />
largamente confermati dall’industria.<br />
Come indicato da<br />
diverse ricerche, lo Sr induce<br />
un raffinamento dei costituenti<br />
in silicio della fase eutettica che<br />
migliora le proprietà meccaniche<br />
finali, in particolare l’allungamento<br />
a rottura |2,3|.<br />
Per contro l’aggiunta di Sr deve<br />
essere eseguita attentamente,<br />
tenendo conto della geometria<br />
del getto e altri fattori |4,5|, in<br />
quanto questi solitamente producono<br />
un aumento della porosità<br />
volumetrica |4, 6-10|.<br />
Una caratteristica comune significativa<br />
di questi lavori è che<br />
i loro getti di prova sono correttamente<br />
alimentati, cioè, durante<br />
la solidificazione, esiste<br />
un gradiente di temperatura<br />
progressivo dalle aree più fredde<br />
del getto fino agli alimentatori,<br />
senza hotspot lungo il<br />
tracciato di alimentazione.<br />
Questo effettivamente assicura<br />
che la porosità esclusivamente<br />
di tipo microscopico con dimensioni<br />
dei pori solitamente<br />
ben al di sotto di , in questo<br />
modo agevolando la formazione<br />
di una struttura relativamente<br />
compatta ed in ultimo<br />
54<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
TECNICO<br />
Al sistema di acquisizione dati<br />
Alimentatore<br />
Termocoppia<br />
Area difettosa<br />
Isolamento<br />
Vasca in acciaio<br />
inossidabile<br />
Isolamento<br />
Fuso<br />
Supporto<br />
Protuberanza<br />
centrale<br />
(diametro 35mm)<br />
altezza 8mm<br />
Getto<br />
Fig. 1 - Disegno schematico del set-up per le prove sperimentali.<br />
Fig. 2 - Getto dell’esperimento di Dinnis.<br />
raggiungendo le proprietà tecnologiche<br />
richieste.<br />
Al contrario, i getti industriali<br />
solitamente hanno grandi aree,<br />
(come ad esempio protuberanze<br />
per lavorazioni di filettatura<br />
o giunzioni di nervature) che<br />
sono lontane dall’alimentatore<br />
e sono inevitabilmente affette<br />
da hotspot durante risultato,<br />
queste aree sono difficilmente<br />
alimentate portando all’apparizione<br />
di dannosi difetti di macroporosità.<br />
E’ largamente accettato<br />
che il tipo di formazione<br />
di porosità in zone con hotspot<br />
differisce da quella di getti<br />
ben alimentati, in quanto il ritiro<br />
diventa chiaramente il fenomeno<br />
dominante rispetto alla<br />
precipitazione di idrogeno<br />
|11|.. Resta il fatto che questo è<br />
un lavoro di ricerca molto ristretto<br />
per quanto riguardano<br />
gli effetti di modifiche di stronzio<br />
in questo tipo di geometrie<br />
dotate di hotspot e di relativi<br />
difetti da macroritiri.<br />
Il lavoro di Dinnis mostra che<br />
l’aggiunta di Sr in Al-9%Si diminuisce<br />
considerevolmente la<br />
porosità volumetrica in una sezione<br />
spessa ben localizzata di<br />
una piastra |1|. Al contrario, in<br />
uno studio molto simile<br />
Iwahori ha trovato che lo Sr<br />
non ha questi effetti per una<br />
lega Al-7%Si |12|. Da un punto<br />
di vista qualitativo la ricerca di<br />
Argo suggerisce una riduzione<br />
di porosità radiografica in una<br />
sezione spessa di un getto di<br />
A356, solo con aggiunte ridotte<br />
di Sr da 30 ppm |13|. Similmente<br />
Taylor ha studiato l’effetto<br />
della Sr sull’apparizione<br />
di porosità in getti di lega Al-<br />
12%Si (vicino all’eutettico)<br />
provvisti di aree con hotspot<br />
|14|. Ha trovato che le leghe<br />
modificate mostrano pori qualitativamente<br />
più piccoli che<br />
quelli non modificati.<br />
La ricerca summenzionata vorrebbe<br />
indicare che le aggiunte<br />
di Sr hanno il potenziale di ridurre<br />
la severità dei difetti di<br />
macro porosità in aree soggette<br />
a hot-spot in getti di leghe<br />
Al-Si ipoeutettiche anche se<br />
esiste una significativa mancanza<br />
di dati consistenti per supportare<br />
queste ipotesi. Inoltre<br />
le ragioni per cui le modificazioni<br />
di Sr potrebbero diminuire<br />
le macro porosità sono semplicemente<br />
poco ricercate. Da<br />
questo punto di vista è interessante<br />
notare come la ricerca di<br />
Chai e colleghi (15), che hanno<br />
rilevato come per una percentuale<br />
di silicio dal 6 al 12% la<br />
frazione solida alla coerenza<br />
dendritica, intesa come la frazione<br />
solida valutata al momento<br />
in cui si ha la formazione di<br />
un reticolo dendritico coerente,<br />
viene incrementata dall’aggiunta<br />
di Sr. In quanto l’alimentazione<br />
delle cavità da ritiro<br />
viene fortemente ostacolata<br />
dalla formazione di questo reticolo<br />
|16|, le aggiunte di Sr possono<br />
ragionevolmente aumentare<br />
l’alimentabilità ed in ultimo<br />
ridurre i difetti da macro contrazioni<br />
in aree affette da hot<br />
spot; Questa teoria però non è<br />
ancora stata verificata in letteratura.<br />
Lo scopo di questo studio<br />
è quello di generare maggior<br />
conoscenza sull’effetto<br />
dello Stronzio sulle porosità in<br />
sezioni soggette ad hot spot di<br />
getti in leghe Al-Si e i relativi<br />
metodi di azione a questo associati.<br />
In particolare in seguito<br />
verranno ricercati i legami tra il<br />
contenuto di Sr, la frazione solida<br />
alla Coerenza dendritica e<br />
la porosità, in modo quantitativo,<br />
attraverso la combinazione<br />
di metodi sperimentali e numerici,<br />
che saranno descritti nel<br />
prossimo capitolo.<br />
Parte sperimentale<br />
e simulazioni<br />
numeriche<br />
PROCEDURA SPERIMENTALE<br />
La frazione solida alla coerenza<br />
dendritica, da ora in avanti detta<br />
CSF, è stata misurata in relazione<br />
al contenuto di Sr attraverso<br />
tecniche di analisi termiche<br />
e conseguente implementazione<br />
dei dati. In Fig. 1 è possibile<br />
vedere uno schema dell’attrezzatura<br />
utilizzata per le<br />
procedure sperimentali.<br />
Dallo schema è possibile notare<br />
come l’attrezzatura sia com-<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 55
TECNICO<br />
posta da una vasca in acciaio<br />
inossidabile di forma tronco<br />
conica (diametro medio 55mm,<br />
spessore 2mm, altezza 60mm.)<br />
funzionante come una piccola<br />
fornace per i campioni di fuso,<br />
e di un termocoppia da di diametro<br />
posta al centro della vasca<br />
per misurarne mostrato in<br />
Fig. 1, le letture delle termocoppie<br />
sono state inviate ad un<br />
sistema di acquisizione dati collegato<br />
ad un calcolatore elettronico.<br />
Due diverse leghe di<br />
Alluminio Silicio sono state testate:<br />
una A356 (7%Si) ed una<br />
lega binaria Al-Si (9%). La prima<br />
lega è stata scelta in quanto è<br />
largamente diffusa in moltissimi<br />
campi industriali, mentre la seconda<br />
in quanto è quella che in<br />
letteratura possiede un grande<br />
quantitativo di dati di porosità<br />
residue. %Si è stata raffinata fino<br />
ad un livello target di 120<br />
ppm tramite l’aggiunta dell’additivo<br />
AlTi5, mentre l’A356 è<br />
stato utilizzato allo stato non<br />
raffinato. Questi due materiali<br />
sono stati modificati con diversi<br />
quantitativi di Sr, nel range<br />
approssimativo di 0-170 ppm,<br />
utilizzando come additivo la lega<br />
base di Al10%Sr.<br />
e una predeterminata curva base,<br />
da solidus a liquidus. In seguito<br />
al lavoro di Haq |17|, la<br />
curva base è stata scelta di tipo<br />
lineare, sulla base della sua riproducibilità<br />
e semplicità di calcolo.<br />
Invece il punto di apparizione<br />
della coerenza dendritica<br />
è stato identificato come il minimo<br />
della curva T”(t) ,<br />
come<br />
descritto da Jiang (18).<br />
Infine il CSF è stato valutato<br />
semplicemente sostituendo<br />
questo tempo nella curva Fs(t).<br />
SIMULAZIONE NUMERICA<br />
Il getto del campione descritto<br />
da Dinnis e colleghi |1| nel loro<br />
lavoro è stato simulato numericamente<br />
attraverso un modello<br />
standard MAGMAsoft. Questa<br />
parte del test consiste praticamente<br />
in una piastra Al-9%Si (alta<br />
, larga e spessa ) colata in uno<br />
stampo in sabbia e riempita attraverso<br />
un sistema a gravità.<br />
Come può essere osservato in<br />
Fig. 2 mostra un alimentatore dal<br />
lato superiore ed una protuberanza<br />
centrale sufficientemente<br />
lontana dall’alimentatore da provocare<br />
la nascita di un hotspot<br />
durante la solidificazione.<br />
La colata è stata simulata in<br />
condizioni di Sr-modificate e<br />
non modificate. Le curve di frazione<br />
solida contro la temperatura<br />
per queste due leghe sono<br />
state ottenute secondo le procedure<br />
spiegate nel paragrafo<br />
precedente, mentre le curve di<br />
densità sono state calcolate<br />
con la seguente equazione:<br />
Equazione 1<br />
ρ(T)=ρ S<br />
F S<br />
(T) + ρ l<br />
(1-F S<br />
(T))<br />
dove ρ s<br />
denota la densità della<br />
fase solida, sia questa fase alfa o<br />
una mistura di eutettico e fasi<br />
alfa (a-eu), dipendenti dalle<br />
temperature, e ρ l<br />
è la densità<br />
del liquido. Seguendo |19|, queste<br />
densità sono state scelte<br />
come ρ a<br />
= 2590 kGmc, ρ a – Eu<br />
=<br />
2558 kGmc e ρ l<br />
= 2417 kg/m 3 e<br />
considerate costanti per sem-<br />
La fusione è stata ottenuta in<br />
una fornace elettrica della capacità<br />
di 15kg, mentre la vasca<br />
di prova è stata preriscaldata e<br />
immersa totalmente nel crogiolo<br />
e mantenuta per almeno<br />
20s per poi essere estratta piena<br />
della lega e preparata per le<br />
analisi termiche. Come mostrato<br />
in Fig. 1 sono stati posizionati<br />
isolamenti termici sia al di<br />
sotto che al di sopra della vasca,<br />
per ottenere un tracciato<br />
di irradiazione del calore maggiormente<br />
controllabile. In totale,<br />
la progettazione del sistema<br />
è stata orientata verso l’ottenimento<br />
di una velocità di<br />
raffreddamento tipica di getti di<br />
alluminio ottenuti con colata in<br />
sabbia. Per ogni sessione di<br />
prova, sono state registrate la<br />
curva temperatura/tempo, insieme<br />
alle sue derivate prima<br />
T’(t) e seconda T”(t). La curva<br />
della frazione solida nel tempo<br />
Fs(t) è ottenuta tramite il calcolo<br />
dell’area delimitata tra ’(t)<br />
Tempo(s)<br />
Tempo(s)<br />
Temperatura, T<br />
Linea di Base Tb<br />
Temperatura, T<br />
Linea di Base Tb<br />
Fig. 3 - Curve termografiche per leghe non modificate: a) Al-7%Si b) Al-9%Si con raffinamento<br />
del Grano.<br />
56<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
TECNICO<br />
plicità. Al di sotto del punto di<br />
solidus e sopra il liquidus, la dipendenza<br />
della densità rispetto<br />
alla temperatura è stata modellata<br />
come lineare, utilizzando<br />
pendenze dedotte da altri lavori<br />
di riferimento |19|. Infine il<br />
calore specifico e i valori di<br />
conduttività sono stati ottenuti<br />
da fonti generiche |20|.<br />
I principali risultati – l’evoluzione<br />
temporale della frazione solida<br />
in confronto al tempo parallelamente<br />
nei due getti (modificato<br />
e non modificato) – sono<br />
stati esaminati per dimostrare<br />
la presenza di hot-spot,<br />
particolarmente nell’area centrale<br />
del getto. Infine le percentuali<br />
totali della porosità per<br />
quella che è stata definita “area<br />
difettosa” (Fig. 2) sono state<br />
ottenute, ed i risultati confrontati<br />
con le analisi sperimentali<br />
ottenute da Dinnis |1|.<br />
Lega Raffinamento Contenuto Sr CSF<br />
del grano<br />
misurato<br />
A 356 NO 0 0,200<br />
NO 60 0,222<br />
NO 100 0,217<br />
NO 170 0,222<br />
Al-9Si SI 0 0,119<br />
SI 70 0,135<br />
Tab. 1 - Dati misurati per CSF.<br />
mostrati solamente i risultati<br />
della lega Al-9%Si. Infine i valori<br />
di porosità calcolati e loro confronti<br />
con l’esperimento sono<br />
mostrati in Fig. 4c.<br />
Discussione<br />
Come mostrato in Tab. 1 356<br />
mostra valori di CSF intorno a<br />
0,20-0,22, mentre i valori per la<br />
lega binaria Al-9%Si sono grossolanamente<br />
inferiori di un<br />
50% (0,119-0,135). L’aggiunta di<br />
stronzio aumenta consistentemente<br />
la CSF di circa il 10-15%<br />
indipendentemente dal contenuto<br />
di silicio. In generale tutti<br />
questi valori di CSF misurati insieme<br />
alle loro tendenze associate<br />
mostrano un buon riscontro<br />
con quelli riportati<br />
precedentemente |15|.<br />
Risultati<br />
Le curve termiche (T’ (t)<br />
e T” (t)<br />
)<br />
per le due leghe utilizzate nello<br />
studio nel loro stato non modificato<br />
sono mostrate in Fig. 3.<br />
Significativamente, il tempo di<br />
solidificazione totale (intorno<br />
a 500 s) si attesta in un campo<br />
di valori che può essere attribuito<br />
alla colata in sabbia di leghe<br />
alluminio - silicio (5): fino<br />
ad approssimativamente 1000<br />
s per un modulo termico tipico<br />
fino a . È interessante anche<br />
notare il punto di minimo che<br />
si presenta nella seconda derivata<br />
tra 200 e 300 secondi in<br />
entrambi i casi.<br />
La Tab. 1 mostra la frazione solida<br />
alla coerenza dendritica<br />
per le due leghe studiate, relazione<br />
al contenuto di stronzio.<br />
Infine in Fig. 4 sono riassunti i<br />
risultati della simulazioni numeriche<br />
eseguite per %Si, includendo<br />
la visualizzazione della<br />
aree con hot-spot (Fig. 4a), e la<br />
distribuzione di macro porosità<br />
(Fig. 4b). in quanto questi due<br />
risultati sono molto simili per<br />
le due condizioni studiate (modificate<br />
e non modificate), sono<br />
Porosità volumetrica (%)<br />
Sperimentale (Dinnis)<br />
Lega Al-9Si non modificato<br />
Simulazione (lavoro attuale)<br />
Lega Al-9Si modificato<br />
Fig. 4 - Risultati della simulazione del getto in Al-9%Si con grano raffinato.<br />
a) zone con una frazione solida inferiore al CSF nel tempo immediatamente successivo<br />
(0.1s) alla formazione di un reticolo dendritico nel canale di alimentazione (lega non modificata);<br />
b) Distribuzione dei difetti da macroporosità (lega non modificata);<br />
c) confronto dei valori sperimentali e simulati numericamente della porosità in relazione<br />
allo stato di modifica della lega.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 57
TECNICO<br />
La Fig. 4 mostra come la protuberanza<br />
presente al centro del<br />
getto effettivamente ritarda la<br />
solidificazione in quell’area rispetto<br />
al resto della piastra.<br />
Come conseguenza questa regione<br />
particolare diventa un<br />
hot-spot producendo un significativo<br />
difetto di macro ritiro<br />
mentre il resto della piastra ne<br />
è virtualmente privo (Fig. 4b). Di<br />
nuovo questo è in generale allineato<br />
con i risultati sperimentali<br />
di Dinnis (1), che ha riscontrato<br />
difetti in questa regione attraverso<br />
un sezionamento localizzato<br />
e osservazione diretta.<br />
Infine Fig. 4c mostra un confronto<br />
della porosità calcolata rispetto<br />
a quella misurata sperimentalmente<br />
nel lavoro utilizzato<br />
da riferimento |1|. Si può osservare<br />
che i valori calcolati sono<br />
compresi nella forchetta di<br />
valori sperimentali, che incrementa<br />
la affidabilità degli approcci<br />
sperimentali e numerici utilizzati<br />
in questo articolo. Più specificatamente<br />
si può notare che la<br />
lega modificata è contraddistinta<br />
da una minor porosità generale<br />
rispetto alle leghe non modificate<br />
(intorno al 23% in meno).<br />
Questo può indicare in modo<br />
preliminare che le aggiunte di<br />
stronzio possono effettivamente<br />
aiutare a ridurre i difetti di macro<br />
ritiri in aree soggette a hotspot<br />
di getti Al-Si ipoeutettici,<br />
sulla base del loro effettivo potenziale<br />
di aumentare il CSF e,<br />
inoltre, di aumentare l’alimentabilità<br />
durante la solidificazione.<br />
Ulteriori lavori sono necessari<br />
per ricercare queste scoperte<br />
promettenti con maggior dettaglio<br />
possibilmente estendendo<br />
lo studio ad un più largo spettro<br />
di contenuti di silicio (oltre a<br />
quelli studiati in questa ricerca,<br />
7-9%). In particolare ulteriori<br />
prove sperimentali possono essere<br />
necessarie per quanto concerne<br />
un’analisi quantitativa della<br />
porosità.<br />
Inoltre lo studio necessiterebbe<br />
di essere ampliato per includere<br />
gli aspetti fondamentali della alimentabilità<br />
come i flussi fluidi e<br />
l’evoluzione della micro struttura<br />
durante la solidificazione.<br />
Conclusioni<br />
Il legame tra le aggiunte di<br />
stronzio, la frazione solida alla<br />
coerenza dendritica, e i difetti<br />
da macro ritiri in getti di leghe<br />
ipoeutettiche di Alluminio-Silicio<br />
sono stati analizzati.<br />
È stato rilevato che aggiunte di<br />
stronzio in un campo da<br />
0,70ppm può effettivamente aumentare<br />
la frazione solida alla<br />
coerenza dendritica e ridurre la<br />
severità dei difetti di macro ritiri<br />
nelle aree con hot-spot.<br />
Queste scoperte possono essere<br />
utilizzate dai fonditori per ridurre<br />
i componenti difettati in<br />
zone marginali o sostanziali in<br />
getti di Al-Si, senza l’utilizzo di<br />
nessun altro aiuto alla colata o<br />
particolari accorgimenti in progettazione.<br />
Inoltre, questa ricerca ci permette<br />
di mettere in mostra che<br />
il controllo della CSF appare come<br />
una strada interessante da<br />
percorrere per l’ottimizzazione<br />
dei processi di colata dell’alluminio.<br />
Ulteriori prove sperimentali sono<br />
richieste, necessitando un<br />
approfondito studio della solidificazione<br />
ed i suoi processi associati<br />
di flussi di fluido.<br />
R. Cuesta, D. Arranz, R. Alvarez;<br />
J. A. Maroto; M.E. Alcade<br />
Fondazione per la Ricerca e lo Sviluppo<br />
dei trasporti ed energia (CI-<br />
DAUT), Valladolid, Spagna<br />
Tratto da Foundry Trade Journal –<br />
giugno <strong>2015</strong>.<br />
BIGLIOGRAFIA<br />
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A, VOl 35A, pp3531-3541 (nov 2004).<br />
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39, pp 2023-2032 (2004).<br />
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|4| Mc Clain S.T. AFS Transactions, vol111, pp 147-<br />
158, (2003).<br />
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Heinemann, Oxford (2003).<br />
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195 (1988).<br />
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solidification in aluminum Alloys, Chemical<br />
communications, University of Stocholm,<br />
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A, vol 32, pp 2605-2613.<br />
|20| MAGMAsoft® computer program, MAGMA<br />
GmbH, Aachen Germany.<br />
58<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
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stabili nel metallo pone le basi per ottenere<br />
buoni risultati nei successivi trattamenti.<br />
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essenziale la selezione della giusta lega<br />
nodularizzante al fine di massimizzare sia<br />
l’efficacia che la resa dell’aggiunta magnesio<br />
così come, in generale per tutte le ghise,<br />
la scelta dell’inoculante è il fattore più<br />
importante per ottimizzare la struttura dei<br />
getti ed ottenere le proprietà meccaniche<br />
desiderate.<br />
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TECNICO<br />
Stabilità dell’austenite in un acciaio<br />
sottoposto a tempra austenitica (ADI)<br />
in condizioni di temperatura sotto zero<br />
M. Favini<br />
L’uso dell’acciaio duttile temprato austeniticamente (ADI) nella<br />
fabbricazione di diversi tipi di componenti è in crescita, nonostante<br />
alcune limitazioni che affliggono il pieno sviluppo del potenziale di<br />
questo materiale. L’adeguatezza di queste caratteristiche per applicazioni<br />
a bassa temperatura è ancora una questione aperta.<br />
Di conseguenza, l’effetto delle temperature basse sul comportamento<br />
dei materiali sottoposti a condizioni somiglianti a quelle delle<br />
applicazioni estreme richiede un’analisi.<br />
Alcuni provini sono stati sottoposti a trattamenti sottozero a -<br />
20°C e -40°C, per valutare le conseguenze sulle proprietà meccaniche<br />
dell’ADI 1000. Tuttavia, in situazioni produttive reali, la maggior<br />
parte dei componenti è sottoposta a variazioni di temperatura.<br />
Perciò, un gruppo di provini è stato sottoposto a cicli consecutivi<br />
che arrivavano fino a -40°C, per cercare di simulare le condizioni<br />
termiche che si possono trovare in ambienti ostili.<br />
Alcuni provini hanno anche subito trattamenti criogenici intensivi<br />
a -175°C. Sebbene non raggiungibile in natura, questa temperatura<br />
fornisce un interessante campo di ricerca per il futuro sviluppo<br />
dell’ADI.<br />
Per semplificare la presentazione e l’interpretazione dei risultati, la<br />
caratterizzazione dinamica (valori a frattura e fatica) non è stata<br />
considerata nel presente studio. Sarà indagata in studi successivi.<br />
La trasformazione dell’austenite è stata verificata tramite tecniche<br />
metallografiche. Le variazioni delle proprietà meccaniche sono state<br />
significative, e possono essere spiegate grazie alla suddetta trasformazione.<br />
Introduzione<br />
La differenza tra acciaio duttile<br />
e ADI è determinata dalla composizione<br />
della matrice. Mentre<br />
negli acciai duttili essa consiste<br />
fondamentalmente in una combinazione<br />
di ferrite e perlite,<br />
nell’ADI è formata da ferrite<br />
aciculare inglobata in austenite<br />
arricchita in carbonio (ausferrite).<br />
Di conseguenza, le proprietà<br />
meccaniche dell’ADI sono<br />
molto migliori di quelle degli<br />
acciai duttili convenzionali.<br />
Questo miglioramento è raggiunto<br />
grazie ad un trattamento<br />
termico controllato chiamato<br />
“austempering”, che è alla<br />
base della trasformazione da<br />
acciaio duttile ad ADI (Fig. 1).<br />
Oltre alla composizione e agli<br />
elementi di lega, i parametri<br />
dell’austempering (in particolare<br />
la temperatura di austenitizzazione<br />
e la temperatura e durata<br />
del mantenimento isotermico)<br />
determinano le caratteristiche<br />
meccaniche e, di conseguenza,<br />
il tipo di ADI ottenuto.<br />
Questi materiali hanno proprietà<br />
molto interessanti (significativa<br />
resilienza, alti valori di<br />
resistenza a trazione, buona vita<br />
a fatica e un rapporto significativo<br />
resistenza/peso |1, 2|.<br />
La fabbricazione e l’implementazione<br />
dei componenti in ADI<br />
richiede la compresenza di almeno<br />
tre tecnologie trasversali<br />
essenziali nello sviluppo di questo<br />
tipo di prodotto: processo<br />
di fusione, trattamenti a caldo<br />
isotermici e lavorazioni di macchina.<br />
Le caratteristiche metallurgiche<br />
associate ad ogni tipo<br />
di ADI e, di conseguenza, la<br />
scelta corretta del tipo di acciaio<br />
per ciascuna applicazione,<br />
sono decisive per avere prestazioni<br />
adeguate dai componenti<br />
realizzati in tale materiale. Tra<br />
le proprietà che possono essere<br />
valutate, è stata prestata particolare<br />
attenzione alla stabilità<br />
dell’austenite in condizioni di<br />
lavoro estreme, eseguendo valutazioni<br />
dei cambiamenti di alcune<br />
proprietà meccaniche associate<br />
alla suddetta austenite.<br />
La richiesta di mercato di componenti<br />
in ADI è in crescita per<br />
applicazioni che richiedono<br />
un’elevata resistenza meccanica<br />
associata ad eccellenti pre-<br />
64<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
TECNICO<br />
temperatura<br />
Fig. 1 - Rappresentazione schematica del trattamento di austempering sull’ADI.<br />
stazioni in situazioni di stress<br />
ciclico. Una variabile non sempre<br />
valutata sufficientemente è<br />
la temperatura di esercizio,<br />
sebbene alcuni degli sviluppi<br />
presenti in questo articolo vanno<br />
molto al di là di ciò che si<br />
intende per “performance a<br />
bassa temperatura”.<br />
Per avere cambiamenti metallurgici<br />
più facilmente rilevabili,<br />
lo studio è stato focalizzato su<br />
un tipo di ADI dove è significativa<br />
la presenza di austenite residua.<br />
Così, le trasformazioni riferibili<br />
al passaggio a temperature<br />
sotto zero possono essere<br />
evidenziate. Per analizzare la<br />
stabilità dell’austenite, è stata<br />
fatta un’approssimazione dell’effetto<br />
di condizioni di lavoro<br />
estreme. Di fatto, il risultato<br />
delle prove eseguite a temperatura<br />
ambiente con campioni<br />
precedentemente trattati a diversi<br />
livelli di temperature sotto<br />
zero è integrativo dei risultati<br />
dei test di resilienza eseguiti<br />
direttamente a temperature<br />
sotto zero.<br />
Attraverso questo studio, le<br />
basse temperature sono state<br />
collegate alla stabilità dell’austenite.<br />
Le prove di caratterizzazione<br />
sono state svolte a<br />
temperatura ambiente. Sono<br />
stati presentati anche alcuni risultati<br />
di prove di resilienza a<br />
temperature sotto zero, ma solo<br />
per avere un termine di paragone.<br />
Non sono considerati<br />
ulteriormente nel presente<br />
studio, poiché implicano variabili<br />
che vanno al di là dell’evoluzione<br />
dell’austenite.<br />
È da notare che sia i materiali<br />
di base (acciaio duttile) che i<br />
trattamenti di austempering<br />
utilizzati sono standard nell’industria.<br />
Per alcuni dei trattamenti<br />
sotto zero è stato utilizzato<br />
un particolare apparecchio<br />
criogenico in grado di raggiungere<br />
temperature vicine al<br />
punto di ebollizione dell’azoto<br />
liquido (-196°C). Sono già stati<br />
condotti alcuni studi sull’effetto<br />
dei trattamenti criogenici sui<br />
materiali ADI. I risultati ottenuti<br />
nel presente studio sono significativi<br />
per gli studi succitati.<br />
Procedura<br />
sperimentale<br />
tempo<br />
L’austenite presente nell’ADI è<br />
stabile a temperatura ambiente,<br />
ma quando si abbassa al di<br />
sotto dell’Ms, si può innescare<br />
la trasformazione martensitica,<br />
che influenza le caratteristiche<br />
meccaniche dei componenti.<br />
Questo studio è stato svolto<br />
analizzando componenti industriali<br />
reali, fabbricati in una linea<br />
di stampaggio verticale automatica.<br />
Più nello specifico,<br />
una staffa di un veicolo industriale,<br />
fabbricata con ADI 1000<br />
(EN-GJS-1000-5), è stata il<br />
componente scelto per questo<br />
studio. Lo spessore medio nelle<br />
zone da cui provenivano i campioni<br />
è di 30 mm. Il peso di<br />
queste staffe è di circa 13 kg.<br />
Sei componenti, scelti a caso<br />
dallo stesso bagno fuso, sono<br />
stati usati in questo studio. I<br />
provini utilizzati sono stati<br />
estratti da cinque di questi<br />
componenti, mentre il rimanente<br />
è stato usato per caratterizzare<br />
il materiale base.<br />
Questo campione è stato sezionato<br />
per controllare la sua<br />
integrità e il suo aspetto all’interno,<br />
in modo da confermare<br />
la buona penetrazione del trattamento.<br />
CICLI A BASSA TEMPERATURA<br />
In questo studio sono stati<br />
considerati diversi trattamenti<br />
e condizioni sotto zero:<br />
• 30 minuti a -20°C.<br />
• 30 minuti a -40°C (questi<br />
trattamenti sono stati eseguiti<br />
in immersione in un<br />
bagno termostatico refrigerato).<br />
• Otto cicli in sequenza di raffreddamento-riscaldamento<br />
tra -40°C e 40°C con un<br />
tempo di ammollo di 30 minuti.<br />
In questo caso, il trattamento<br />
è stato svolto in<br />
un’apparecchiatura criogenica<br />
industriale.<br />
IL TRATTAMENTO CRIOGENICO<br />
Ad eccezione dei trattamenti<br />
blandi a bassa temperatura descritti<br />
sopra, un gruppo di provini<br />
è stato sottoposto a trattamenti<br />
criogenici profondi. I<br />
trattamenti criogenici sono<br />
processi termici in cui i materiali<br />
sono sottoposti a temperature<br />
criogeniche. In questo<br />
campo tecnologico, la temperatura<br />
per essere considerata<br />
criogenica deve essere inferiore<br />
a 120 K (circa 153°C). I tenui<br />
cambiamenti microstrutturali<br />
provocati da queste basse<br />
temperature possono influenzare,<br />
di solito positivamente, il<br />
comportamento del materiale<br />
trattato. Di conseguenza, l’uso<br />
dei trattamenti criogenici è in<br />
crescita in molti campi dell’industria<br />
(3,4). Il trattamento<br />
criogenico applicato in questo<br />
studio è un processo a secco a<br />
più stadi. Consiste in quattro<br />
cicli criogenici consecutivi, ciascuno<br />
dei quali include un’ora<br />
di ammollo a -175°C, ed è stato<br />
svolto in uno degli apparecchi<br />
criogenici disponibili all’IK4-<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 65
TECNICO<br />
TEST DI RESISTENZA A TRAZIONE<br />
I test di resistenza a trazione sono<br />
stati svolti in un’apparecchiatura<br />
universale Zwick Z100, e i<br />
risultati sono stati elaborati con<br />
un software integrato.<br />
Fig. 2 - Apparecchiature industriali utilizzate per i trattamenti criogenici dei campioni (IK4-<br />
Azterlan).<br />
C Si Mn P S Mn<br />
3,71 2,40 0,23 0,017
TECNICO<br />
dere che l’energia assorbita dal<br />
materiale è influenzata significativamente<br />
dalla temperatura<br />
in diminuzione durante il test.<br />
Infine, la microstruttura è stata<br />
analizzata con un microscopio<br />
ottico, che ha mostrato un alto<br />
contenuto di noduli di grafite<br />
dispersi nella matrice ausferritica<br />
(Fig. 3). La sferoidizzazione<br />
della grafite è maggiore del<br />
90%, e il diametro medio è di<br />
40 µm, con una popolazione<br />
che varia dai 125 ai 150 noduli/mm<br />
2 .<br />
Trattamento precedente<br />
Energia assorbita (J)<br />
Risultati<br />
Valore medio<br />
Materiale base 112 - 126 - 144 127<br />
-20 °C 102 - 102 - 91 96<br />
-40 °C 89 – 98 - 91 93<br />
-40 °C (ciclo) 82 – 87 - 80 83<br />
-175 °C (criogenico) 60 – 63 - 68 64<br />
Tab. 5 - Valori rilevati nella prova di resilienza, misurati a temperatura ambiente, di provini trattati<br />
precedentemente sotto zero.<br />
Trattamento precedente Durezza (HV0,1)<br />
Risultati<br />
Valore medio<br />
Materiale base 320 – 325 - 330 325<br />
-40 °C 336 – 332 – 328 332<br />
-40 °C (ciclo) 368 – 374 – 370 369<br />
-175 °C (criogenico) 435 – 447 – 440 441<br />
Tab. 6 - Valori di durezza (HV0,1).<br />
Fig. 3 - Immagine al microscopio del materiale<br />
base, si può notare la grafite sferoidale<br />
(x100).<br />
La matrice è formata da ausferrite,<br />
e la struttura è omogenea.<br />
È possibile rilevare una buona<br />
penetrazione del trattamento<br />
(Fig. 4).<br />
Fig. 4 - Immagine al microscopio del materiale<br />
base, si può notare la matrice ausferritica<br />
(x1000).<br />
Riassumendo i risultati riportati,<br />
si può affermare che, in verità, il<br />
materiale soddisfa i requisiti dello<br />
standard EN-GJS-1000-5<br />
(EN1564-1998). Nella versione<br />
2012 della norma, questo standard<br />
è stato sostituito da EN-<br />
JGS-1050-6, ma anche i requisiti<br />
di questo nuovo standard sono<br />
soddisfatti dal materiale base<br />
usato in questo studio.<br />
Risultati e discussione<br />
TENACITÀ A FRATTURA<br />
La tenacità a frattura è stata studiata<br />
a temperatura ambiente,<br />
con provini che avevano subito<br />
tipi differenti di processi sotto<br />
zero. Questi test hanno esaminato<br />
gli effetti permanenti delle<br />
temperature sotto zero sulla tenacità<br />
a frattura. I risultati, riassunti<br />
in Tab. 5, mostrano chiaramente<br />
che perfino una breve<br />
esposizione ad una temperatura<br />
di -20°C induce un peggioramento<br />
permanente nel comportamento<br />
a frattura dei provini.<br />
Questa influenza diventa più<br />
evidente all’abbassarsi della<br />
temperatura del trattamento.<br />
I valori ottenuti con i provini<br />
sottoposti in precedenza ad otto<br />
cicli tra -40°C e 40°C mostrano<br />
un tipo di effetto cumulativo<br />
delle temperature sotto<br />
zero sulla tenacità a frattura.<br />
INFLUENZA DEI TRATTAMENTI<br />
CRIOGENICI SULLA TENACITÀ<br />
A FRATTURA<br />
L’effetto ottenuto con un trattamento<br />
criogenico a -175°C è<br />
stato, chiaramente, più evidente<br />
rispetto a quelli ottenuti in ogni<br />
altro trattamento sotto zero<br />
esaminato. In questo caso, la diminuzione<br />
della tenacità a frattura<br />
è stata significativa.<br />
DUREZZA<br />
La micro durezza della matrice<br />
è stata misurata su provini sottoposti<br />
a differenti condizioni<br />
sotto zero. I risultati sono illustrati<br />
in Tab. 6.<br />
Si può vedere come, in questo<br />
tipo di ADI, i trattamenti sotto<br />
zero hanno un’influenza anche<br />
sulla durezza della matrice ausferritica.<br />
Tuttavia, mentre l’effetto<br />
sui campioni portati a -40°C<br />
può essere definito trascurabile,<br />
cicli ripetuti a questa temperatura<br />
aumentano significativamente<br />
il valore della durezza.<br />
INFLUENZA DEL TRATTAMENTO<br />
CRIOGENICO SULLA DUREZZA<br />
Come mostrato in Tab. 6, la matrice<br />
dei campioni sottoposti a<br />
trattamento criogenico profondo<br />
(-175 ° C) è caratterizzata<br />
da un importante aumento dei<br />
valori di durezza (Fig. 5). Questo<br />
comportamento suggerisce un<br />
notevole trasformazione martensitica<br />
dovuta all’esposizione<br />
a temperatura molto bassa.<br />
INFLUENZA DEI TRATTAMENTI<br />
CRIOGENICI SULLA RESISTENZA<br />
A TRAZIONE<br />
Per integrare i dati ottenuti, sono<br />
stati svolti test di resistenza<br />
a trazione su provini trattati<br />
criogenicamente. I risultati sono<br />
mostrati in Tab. 7.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 67
TECNICO<br />
Durezza HV0,1<br />
20°C -40°C -40°C -175°C<br />
(a ciclo) (trattamenti criogenici)<br />
Fig. 5 - Confronto tra i valori di durezza misurati in campioni sottoposti a tipi diversi di trattamenti<br />
sotto zero.<br />
confermare che, in verità, le<br />
temperature sotto zero hanno<br />
la facoltà di trasformare parte<br />
dell’austenite presente nella<br />
matrice ausferritica in martensite.<br />
Quando il materiale è stato<br />
sottoposto ad un trattamento<br />
criogenico profondo<br />
(-175°C), la generazione di martensite<br />
appare più evidente.<br />
È stato inoltre stabilito che la<br />
martensite così generata tende<br />
a crescere in mezzo agli spazi<br />
austenitici più grandi. Questo<br />
comportamento può essere<br />
I trattamenti criogenici aumentano<br />
significativamente i valori<br />
di resistenza a trazione, specialmente<br />
la resistenza allo snervamento.<br />
L’allungamento diminuisce<br />
un po’, ma supera ancora<br />
largamente i valori specificati<br />
nello standard.<br />
MICROSTRUTTURE<br />
Le microstrutture dei provini<br />
sottoposti a diversi trattamenti<br />
sotto zero sono state analizzate<br />
con un microscopio ottico. Paragonandole<br />
alla microstruttura<br />
originale, non è stato possibile<br />
rilevare modificazioni strutturali<br />
nella matrice dei due campioni<br />
sottoposti a trattamento a<br />
-20°C e -40°C (Figg. 6 e 7).<br />
Fig. 6 - Immagine al microscopio del campione<br />
trattato a -20°C: non è possibile apprezzare<br />
alcuna trasformazione (x1000).<br />
Fig. 7 - Immagine al microscopio del campione<br />
trattato a -40°C: non è possibile apprezzare<br />
alcuna trasformazione (x1000).<br />
Tuttavia, sono state individuate<br />
piccole aree della matrice dove<br />
l’austenite si è trasformata in<br />
martensite nei provini trattati a<br />
-40°C. Sebbene non siano molto<br />
evidenti, queste zone possono<br />
essere osservate in Fig. 8.<br />
INFLUENZA DEI TRATTAMENTI<br />
CRIOGENICI SULLA<br />
MICROSTRUTTURA<br />
La presenza di martensite è diventata<br />
più evidente (Fig. 9) nei<br />
campioni sottoposti a trattamenti<br />
criogenici profondi<br />
(-175°C). Questo fenomeno è<br />
compatibile con la riduzione<br />
della resistenza a frattura e<br />
l’aumento della durezza osservato<br />
in questa condizione di<br />
trattamento.<br />
Tutti questi risultati sembrano<br />
Condizione ∅ (mm) Rp0,2 (MPa) Rm (MPa) A Lo=5d (%)<br />
Materiale base 10,00 754 1010 7,5<br />
Trattamento<br />
criogenico (-175 °C)<br />
10,00 798 1039 6,3<br />
Tab. 7 - Risultati delle prove di trazione.<br />
Fig. 8 - Immagine al microscopio del campione<br />
sottoposto a cicli termici fino a -<br />
40°C. Si possono notare piccole formazioni<br />
di martensite (x1000).<br />
Fig. 9 - Immagine al microscopio del campione<br />
sottoposto a trattamento criogenico<br />
(-175°C). Sebbene non sia ancora molto<br />
chiara, la presenza di martensite è evidente.<br />
spiegato in accordo con la struttura<br />
tipica della matrice ausferritica,<br />
formata da lamine di ferrite<br />
che delimitano piccole zone austenitiche<br />
arricchite di carbonio.<br />
Il contenuto di carbonio è alto<br />
nelle vicinanze delle lamine di<br />
ferrite, mentre si abbassa al centro<br />
delle aree austenitiche, dove<br />
la distanza dalle lamine di ferrite<br />
è maggiore. Alti contenuti di carbonio<br />
rendono l’austenite poco<br />
incline a trasformarsi. Quindi, la<br />
martensite appare prima di tutto<br />
nelle zone relativamente<br />
grandi di austenite a basso con-<br />
68<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>
TECNICO<br />
materiale base materiale ciclato<br />
a -40°C<br />
materiale trattato<br />
criogenicamente<br />
a -175°C<br />
Fig. 10 - Confronto tra le superfici di frattura<br />
di provini sottoposti a trattamenti<br />
differenti.<br />
tenuto di carbonio. L’effetto sinergico<br />
di determinati elementi<br />
di lega dovrebbe essere sempre<br />
tenuto in conto. La presenza di<br />
nichel e rame disturba la trasformazione<br />
martensitica in questo<br />
materiale.<br />
ANALISI A FRATTURA<br />
La superficie di frattura di tre<br />
provini è stata analizzata, sia<br />
macroscopicamente che al<br />
SEM. Dei tre provini, uno non<br />
era stato affatto trattato sotto<br />
zero, il secondo era andato a -<br />
40°C, il terzo a -175°C.<br />
ANALISI MACROSCOPICA<br />
Paragonando le superfici di<br />
frattura ottenute nei tre provini,<br />
si può affermare che quello<br />
non trattato presenta una<br />
deformazione plastica leggermente<br />
maggiore. D’altra parte,<br />
il provino trattato criogenicamente<br />
ha mostrato la minore<br />
deformazione, mentre quello<br />
trattato a -40°C si poneva nel<br />
mezzo. Le differenze sono minime,<br />
ma rilevabili in Fig. 10.<br />
ANALISI AL MICROSCOPIO<br />
ELETTRONICO A SCANSIONE (SEM)<br />
I rilievi microscopici delle superfici<br />
di frattura sono simili nei tre<br />
provini, e sono formati da cavità<br />
a forma di cupole o di torrette.<br />
Queste forme si sviluppano intorno<br />
ai noduli di grafite, e sono<br />
collegate alle fratture duttili che<br />
avvengono a causa della deformazione<br />
plastica del materiale.<br />
Le immagini al SEM di queste superfici<br />
possono essere viste in<br />
Figg. 11, 12 e 13.<br />
Si può osservare che l’aspetto<br />
microscopico della superficie<br />
fratturata è molto simile nei tre<br />
provini analizzati.<br />
Si può concludere quindi che,<br />
nonostante i trattamenti sotto<br />
zero, questo materiale mantiene<br />
ancora un grado di duttilità<br />
significativo dal punto di vista<br />
microscopico.<br />
DISCUSSIONE<br />
I risultati di questo studio possono<br />
essere divisi in due gruppi.<br />
Da una parte, ci sono quelli derivati<br />
da campioni sottoposti a<br />
temperature blandamente sotto<br />
zero. Dall’altra, quelli ottenuti da<br />
campioni che han subito trattamenti<br />
criogenici profondi.<br />
I test effettuati sul primo gruppo<br />
hanno lo scopo di prevedere<br />
l’effetto di determinate condizioni<br />
di lavoro che i componenti<br />
reali potenzialmente affrontano<br />
lavorando in ambienti<br />
estremi. I risultati ottenuti dai<br />
provini trattati a -20°C e -40°C<br />
suggeriscono che la quantità di<br />
austenite trasformata a queste<br />
temperature “blande” è modesta.<br />
Tuttavia, i componenti reali<br />
non lavorano in condizioni termiche<br />
uniformi. Al contrario,<br />
essi sono sottoposti a continui<br />
cambi di temperatura, che possono<br />
essere molto accentuati<br />
in determinate applicazioni. I risultati<br />
ottenuti con i campioni<br />
trattati a -40°C mostrano che<br />
sottoporre ripetutamente un<br />
campione a basse temperature<br />
provoca determinati effetti cumulativi,<br />
che sfociano in una generazione<br />
più significativa di<br />
martensite.<br />
I valori di tenacità alla frattura a<br />
temperatura ambiente per i<br />
campioni trattati a *40°C sono<br />
più elevati di quelli ottenuti nel<br />
materiale base quando sono testati<br />
direttamente a -40°C, ma la<br />
differenza non è così evidente.<br />
In più, questi valori sono stati<br />
ottenuti a temperatura ambiente,<br />
ma quale sarebbe la tenacità<br />
a frattura di questi campioni ciclati<br />
termicamente se testati a -<br />
40°C? Molto probabilmente, i<br />
valori a frattura sarebbero significativamente<br />
più bassi.<br />
Effetto del<br />
trattamento<br />
criogenico profondo<br />
La temperatura più bassa mai<br />
registrata sulla Terra è stata di -<br />
89,2°C in Antartide nel 1983.<br />
Tuttavia, le temperature applicate<br />
nei trattamenti criogenici<br />
profondi sono decisamente più<br />
basse.<br />
L’interesse ad applicare queste<br />
temperature così basse all’ADI<br />
non ha nulla a che vedere col<br />
comportamento in condizioni<br />
estreme, bensì riguarda l’avvan-<br />
Fig. 11 - Immagine al SEM della superficie di<br />
frattura sul provino non trattato (materiale<br />
base).<br />
Fig. 12 - Immagine al SEM della superficie di<br />
frattura sul provino trattato a -40°C.<br />
Fig. 13 - Immagine al SEM della superficie di<br />
frattura sul provino trattato criogenicamente<br />
a -175°C.<br />
Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 69
TECNICO<br />
taggiarsi delle performance potenzialmente<br />
migliorate che<br />
questi trattamenti possono fornire<br />
per determinate applicazioni.<br />
Difatti, alcuni studi riguardanti<br />
l’influenza dei trattamenti<br />
criogenici nell’ADI sono già<br />
stati pubblicati |5, 6|. È stata<br />
studiata anche la trasformazione<br />
martensitica prodotta dalla<br />
deformazione plastica nell’ADI,<br />
paragonandola all’effetto del<br />
trattamento criogenico |7|.<br />
I risultati ottenuti in questo studio<br />
indicano che è stato ottenuto<br />
un grande miglioramento in<br />
durezza, con valori che possono<br />
essere riconducibili anche ad un<br />
ADI 1400. Contemporaneamente,<br />
sebbene la resilienza ottenuta<br />
in provini Charpy non intaccati<br />
non abbia un valore molto<br />
alto, essa si mantiene comunque<br />
su un valore notevole<br />
(compatibile con quello richiesto<br />
per l’ADI 1200).<br />
Questi cambiamenti possono<br />
essere sfruttati in determinate<br />
applicazioni, specialmente se la<br />
resistenza a usura è un requisito<br />
rilevante. Questi tipi di ADI<br />
con caratteristiche meccaniche<br />
migliori (ad esempio l’ADI<br />
1400) sono sottoposti durante<br />
la tempra a sbalzi più consistenti<br />
di temperatura rispetto<br />
agli ADI con caratteristiche<br />
meccaniche inferiori. Questi<br />
sbalzi più elevati creano un livello<br />
più alto di tensioni residue<br />
(minore stabilità dimensionale).<br />
Questa situazione spesso<br />
costringe a svolgere delle lavorazioni<br />
meccaniche dopo il<br />
trattamento di austempering (il<br />
che significa condizioni di lavorazione<br />
più difficili).<br />
I trattamenti criogenici non modificano<br />
le dimensioni del componente.<br />
Al contrario, tendono<br />
a ridurre le tensioni residue e<br />
ad aumentare la stabilità dimensionale.<br />
In determinate circostanze,<br />
questa caratteristica fa si<br />
che venga scelta una classe inferiore<br />
di ADI, e richiede che il<br />
componente sia lavorato a macchina<br />
pressoché totalmente.<br />
Quindi, il processo di austempering<br />
seguito da un trattamento<br />
criogenico fornisce il livello più<br />
alto di durezza richiesto per<br />
soddisfare i requisiti finali.<br />
Conclusioni<br />
In base ai risultati e alle discussioni<br />
sopra riportate, si possono<br />
trarre le seguenti conclusioni:<br />
• Le temperature sotto zero<br />
influenzano permanentemente<br />
le caratteristiche<br />
meccaniche dell’ADI 1000.<br />
Questo comportamento dovrebbe<br />
essere tenuto presente<br />
durante la progettazione<br />
di componenti destinati a<br />
lavorare in ambienti estremi<br />
o condizioni di bassa temperatura.<br />
• La ripetuta esposizione a<br />
temperature blandamente<br />
sotto zero favorisce le trasformazioni<br />
nel materiale (si<br />
ha un effetto cumulativo).<br />
• I cambiamenti nelle proprietà<br />
meccaniche ottenuti<br />
nell’ADI 1000 quando questo<br />
è sottoposto a temperature<br />
sotto zero suggeriscono<br />
una trasformazione martensitica<br />
nella matrice ausferritica.<br />
Questa trasformazione è<br />
stata osservata nei campioni<br />
ciclati a -40°C e, in maniera<br />
più evidente, in quelli trattati<br />
criogenicamente a -175°C.<br />
• I trattamenti criogenici<br />
profondi influenzano significativamente<br />
il comportamento<br />
meccanico dell’ADI<br />
1000. Determinati componenti<br />
possono beneficiare di<br />
questi - cambiamenti, specialmente<br />
quelli a cui è richiesto<br />
un alto livello di durezza.<br />
L’uso dei trattamenti criogenici<br />
profondi nell’ADI è un’alternativa<br />
promettente per molte applicazioni.<br />
Un’ulteriore ricerca<br />
in questo campo sembra opportuna.<br />
Tratto da Foundry Trade Journal –<br />
Marzo <strong>2015</strong><br />
Traduzione: Francesco Calosso<br />
BIGLIOGRAFIA<br />
|1| Hayrynen K.L., “the production of austempered<br />
ductile iron (ADI)”, conferenza del 2002<br />
sull’ADI, Ductile Iron Society e American<br />
Foundry Society (2002).<br />
|2| Vasko A., “Microstructure and mechanical<br />
properties of austempered ductile iron”, Annali<br />
della facoltà di ingegneria di Hunedoara,<br />
International Journal of engineering (vol.10,<br />
2012, n°1, pagg. 54-57).<br />
|3| Baldissera P., Delprete C., “Deep cryogenic<br />
treatment: a bibliographic review” The<br />
Open Mechanical Journal (2008, vol.2, n°1<br />
pagg. 1-11).<br />
|4| Pellizzari M., Caliskanoglu D., Fernández A.,<br />
Barbero J.I., Peña B., Ümit T., Pizarro R., Elvira<br />
R., Alava L.A., “Influence of different deep cryogenic<br />
treatment routes on the properties of<br />
high speed steels”,Journal of Heat Treatment<br />
and Materials, (2012, vol.67, pagg.111-117).<br />
|5| Myszka D., “Austenite-martensite transformation<br />
in austempered ductile iron”, Archives of<br />
Metallurgy and Materials, vol. 52 (2007, n°3,<br />
pagg. 475-480).<br />
|6| Myszka D., Borowski T., Babul T., “Influence of<br />
cryogenic treatment on microstructure and<br />
hardness of austempered ductile iron”, Proceedings<br />
of the 5 th International Conference<br />
on Heat Transfer, Thermal engineering and environment<br />
(2007, pagg.123-128).<br />
|7| Myszka D., Olejnik L., Klebczyk M., “Microstructure<br />
transformation during plastic deformation<br />
of the austempered ductile iron”,<br />
Archives of Foundry Engineering (vol.9, 2009,<br />
n°1, pagg.169-174).<br />
70<br />
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Gerli Metalli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
Guerra Autotrasporti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />
H<br />
Hei<strong>nr</strong>ich Wagner Sinto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />
I<br />
Icm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14<br />
Imf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85<br />
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Impianti Morando. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/13<br />
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Mazzon F.lli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina 1<br />
Metal Trading . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 1V/13<br />
Montalbetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3<br />
N<br />
Nitor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina III - 53<br />
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Omnysist. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo II/14<br />
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Speroni Remo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 - 45<br />
T<br />
Tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
Tiesse Robot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />
U<br />
Universal Sun . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14<br />
Ubi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42<br />
V<br />
Vincon Guido . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo III/15<br />
Z<br />
Zappettini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73<br />
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