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Assofond rivista nr. 4 2015

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N.4 <strong>2015</strong><br />

ASSOFOND<br />

FEDERAZIONE<br />

NAZIONALE<br />

FONDERIE<br />

Poste Italiane S.p.A. - Anno XL-Pubblicazione bimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Filiale di Milano<br />

La <strong>rivista</strong> delle Fonderie<br />

di Metalli Ferrosi e Non Ferrosi


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La<br />

delle<br />

Fonderie<br />

di Metalli<br />

Ferrosi<br />

e Non<br />

industria<br />

fusoria<br />

Ferrosi<br />

N. 4 <strong>2015</strong><br />

SOMMARIO<br />

ASSOFOND<br />

in igne vita<br />

ASSOFOND<br />

FEDERAZIONE<br />

NAZIONALE<br />

FONDERIE<br />

Pubblicazione bimestrale tecnico-economico ufficiale<br />

per gli atti dell’Associa zione Nazionale delle Fonderie<br />

Autorizzazione Tribunale di Milano<br />

n. 307 del 19.4.1990<br />

Economico<br />

L’industria Europea di Fonderia nel 2014....................................................................................10<br />

Gifa <strong>2015</strong>. Un primo flash sulle tante cose viste ......................................................................24<br />

FARO puntato sulla sostenibilità......................................................................................................30<br />

Risk Managemnet ..............................................................................................................................34<br />

Scuola di pressocolata: partenza garantita con l’illustre patrocinio di NADCA ................35<br />

<strong>Assofond</strong> incontra il Centro Sviluppo Materiali ..........................................................................36<br />

Ricordo di Giovanni Dalla Bona ......................................................................................................40<br />

Ricordo di Cesare Frigo......................................................................................................................41<br />

Direttore Responsabile<br />

Silvano Squaratti<br />

Direzione e redazione<br />

Federazione Nazionale Fonderie<br />

20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54<br />

Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282<br />

www.assofond.it - info@assofond.it<br />

Gestione editoriale e pubblicità<br />

S.A.S. - Società <strong>Assofond</strong> Servizi s.r.l.<br />

20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54<br />

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Amministrazione e abbonamenti<br />

S.A.S. - Società <strong>Assofond</strong> Servizi s.r.l.<br />

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Abbonamenti per l’Italia,<br />

anno <strong>2015</strong> 105,00 euro<br />

Abbonamento per l’estero,<br />

anno <strong>2015</strong> 180,00 euro<br />

Una copia 12,91 euro, estero 20,66 euro<br />

i<br />

Tecnico<br />

Ghise a grafite sferoidale rinforzata con soluzione solida........................................................46<br />

L’effetto dell’aggiunta di stronzio sui difetti di macroporosità da ritiro delle leghe<br />

ipoeutectiche alluminio-silicio ..........................................................................................................54<br />

Stabilità dell’austenite in un acciaio<br />

sottoposto a tempra austenitica (ADI) in condizioni di temperatura sotto zero ..............64<br />

L'importanza della metallurgia (Trentatreesima parte) ..........................................................74<br />

Indice<br />

Inserzionisti ..........................................................................................................................................88<br />

Numeri arretrati il doppio<br />

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Progetto Grafico<br />

Draghi Luciano<br />

<strong>2015</strong>4 Milano - Via Messina 47<br />

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Stampa<br />

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21010 Germignaga (Va) - Via Stehli, 15<br />

Tel. 0332/531463 - www.nastroenastro.it<br />

È vietata la riproduzione degli articoli e illustrazioni di<br />

Industria Fusoria senza autorizzazione e senza citare<br />

la fonte. La collaborazione alla Rivista è subordinata<br />

insindacabilmente al giudizio della Redazione.<br />

Le idee espresse dagli Autori non impegnano ne la<br />

Rivista ne <strong>Assofond</strong> e la responsabilità di quanto<br />

viene pubblicato rimane agli Autori stessi.<br />

La pubblicità che appare non supera il 50% della<br />

superficie totale del periodico.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 7


ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

Industria Europea di F onderia<br />

nel 2014<br />

Vi proponiamo uno stralcio del<br />

rapporto annuale “The European<br />

Foundry Industry 2014” pubblicato<br />

dal CAEF lo scorso mese di<br />

agosto (The European Foundry<br />

Association).<br />

La versione originale del rapporto<br />

è stata inviata alle associate <strong>Assofond</strong>.<br />

Gli interessati possono farne<br />

richiesta all’Associazione.<br />

Nel 2014, l’industria dei getti<br />

ferrosi (ghisa, acciaio) degli stati<br />

membri CAEF ha prodotto<br />

11,5 milioni di tonnellate riportando<br />

una leggera flessione<br />

(-0.5%) rispetto all’anno precedente.<br />

I sei paesi che dominano l’industria<br />

in termini di volume, ossia<br />

Germania, Francia, Turchia, Italia,<br />

Spagna e Polonia, rappresentano<br />

l’84,9% della produzione<br />

del comparto. Le variazioni<br />

tendenziali 2014/2013 indicano<br />

una crescita produttiva per Austria,<br />

Belgio, Croazia, Danimarca,<br />

Ungheria, Portogallo, Slovenia,<br />

Spagna, Turchia e Regno<br />

Unito; un’invarianza per la Germania<br />

ed una flessione per tutti<br />

gli altri stati membri del<br />

CAEF.<br />

Al contrario, sempre nel 2014, le<br />

fonderie di metalli non ferrosi<br />

hanno conseguito un aumento<br />

pari a +5.5% raggiungendo i 3,8<br />

milioni di tonnellate. Nei principali<br />

paesi produttori di getti non<br />

ferrosi, vale a dire Germania e<br />

Italia, l’output è cresciuto rispettivamente<br />

del 10,4% e del 4,3%.<br />

Insieme, questi due paesi, esprimono<br />

il 52,4% del volume totale.<br />

Nell’anno di riferimento, solo<br />

la Finlandia e la Svezia hanno riportato<br />

tassi di crescita negativi.<br />

Il numero degli addetti nell’ambito<br />

del comparto getti ferrosi<br />

è cresciuto nei seguenti Paesi:<br />

Austria, Germania, Italia, Portogallo<br />

e Slovenia. La Croazia ha<br />

mantenuto invariata la propria<br />

consistenza, mentre in tutti gli<br />

altri stati membri l’occupazione<br />

del comparto in esame è scesa<br />

rispetto al 2013.<br />

Nel 2014 il settore dei metalli<br />

non ferrosi è stato caratterizzato<br />

da una crescita occupazionale<br />

per Austria, Germania, Italia,<br />

Portogallo e Slovenia, stazionarietà<br />

per Croazia e flessione<br />

per tutti gli altri Paesi.<br />

Per ciò che concerne la consistenza<br />

settoriale, Austria, Croazia,<br />

Finlandia, Ungheria, Italia e<br />

Slovenia hanno mantenuto le<br />

stesse unità produttive di metalli<br />

ferrosi, mentre in tutti gli<br />

altri Paesi si sono verificate delle<br />

chiusure.<br />

Nel settore dei metalli non ferrosi<br />

è stato registrato un numero<br />

stabile di fonderie in Croazia,<br />

Finlandia, Germania, Italia,<br />

Spagna e Regno Unito. Per il<br />

Belgio, Francia, Norvegia, Polonia,<br />

Slovenia e Turchia il dato indagato<br />

è risultato in flessione.<br />

Il peso percentuale dei getti di<br />

ghisa grigia sul totale ferrosi, a<br />

livello CAEF, è sceso dal 53%<br />

del 2013 a quasi il 51% nel<br />

2014. Parallelamente, la quota<br />

di ghisa duttile (ghisa sferoidale<br />

+ ghisa malleabile) è salita dal<br />

39% al 41%.<br />

Il settore dei getti di acciaio ha<br />

mantenuto il peso sul totale<br />

dell’output dei getti ferrosi pari<br />

a circa l’8%.<br />

La produzione di getti in leghe<br />

non ferrose è ancora dominata<br />

dai metalli leggeri, ovvero alluminio<br />

e magnesio (88% del totale);<br />

i getti di rame e leghe<br />

esprimono una quota del 6%;<br />

leghe di zinco 5%.<br />

Dai dati disponibili risulta che<br />

la produzione di getti destinati<br />

all’esportazione, in termini<br />

di volumi, abbia guadagnato 4<br />

punti percentuali, passando dal<br />

44% del 2013 a quasi il 48%<br />

nel 2014. Il calcolo è frutto di<br />

un’analisi condotta su undici<br />

Paesi CAEF. La Germania mantiene<br />

la leadership di maggior<br />

esportatore con un volume di<br />

circa 1,6 milioni di tonnellate<br />

(-0,3%). Il secondo posto, sempre<br />

in termini di volume, è stato<br />

conquistato cinque anni fa<br />

e tuttora mantenuto dalla Turchia.<br />

Quest’ultima nel 2014 ha<br />

esportato 757.000 tonnellate<br />

(+7,8%). La Francia ha riportato<br />

un incremento del proprio<br />

commercio estero di getti di<br />

circa il 12% (647.000 tonnellate),<br />

seguita dalla Spagna con<br />

un volume di 576.000 tonnellate<br />

(+1,8%).<br />

10<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

Se si considerano soltanto gli<br />

Stati membri CAEF per i quali è<br />

possibile confrontare i dati anche<br />

di fatturato, nel 2014 la produzione<br />

dei getti ferrosi in valore<br />

è aumentata dello 0.4%, che<br />

corrisponde ad una crescita di<br />

volumi del +2%. Questa tendenza<br />

riflette l’enorme pressione<br />

sui prezzi di mercato.<br />

Sempre dalle statistiche disponibili<br />

per un confronto tendenziale,<br />

il valore della produzione<br />

nell’ambito dei getti non ferrosi<br />

è aumentato del 5,2%, mentre<br />

i volumi del 5,9%. Tali tendenze<br />

sono state calcolate su<br />

un numero ristretto di Paesi,<br />

ovvero solamente per quelli<br />

per i quali sono disponibili sia<br />

le tonnellate sia i valori della<br />

produzione.<br />

Nel complesso il 2014 è stato<br />

caratterizzato da un buon sviluppo<br />

dei getti non ferrosi la<br />

cui crescita è stata principalmente<br />

trainata dalla ripresa del<br />

mercato dell’automotive.<br />

Getti di ghisa<br />

Fatta eccezione per la Lituania,<br />

l’Olanda e la Svezia che non<br />

hanno collaborato all’ultima indagine,<br />

la produzione complessiva<br />

di getti di ghisa tra gli Stati<br />

membri del CAEF nel 2014 ha<br />

raggiunto 5,7 milioni di tonnellate,<br />

con una flessione del 3,2%<br />

rispetto al 2013. Tassi positivi<br />

sono stati registrati da: Danimarca,<br />

Germania, Italia, Portogallo,<br />

Slovenia, Spagna, Turchia e<br />

Regno Unito. Come sempre, i<br />

dati disponibili per il settore<br />

ghisa sono troppo lacunosi per<br />

consentire una valutazione anche<br />

del valore della produzione.<br />

L’output dei getti di ghisa grigia<br />

è stato maggiormente destinato<br />

al settore dei mezzi di trasporto<br />

ed a quello della meccanica.<br />

Per l’industria automobilistica,<br />

i tassi più elevati di assorbimento<br />

sono stati riportati dal<br />

Portogallo (81%), Germania<br />

(68%), Francia (47%) e Turchia<br />

(39%), sostanzialmente in linea<br />

con le percentuali degli ultimi<br />

tre anni. I Paesi che risultano<br />

avere una vocazione maggiore<br />

per l’industria meccanica sono:<br />

Italia (48%), Finlandia (43%) e<br />

Turchia (31%). Tradizionalmente<br />

il primato spetterebbe all’Ungheria<br />

con il 75%, ma nel<br />

2014 non è stato possibile rilevare<br />

i dati di tale Paese.<br />

Ghisa duttile<br />

I produttori di getti di ghisa<br />

duttile (ghisa sferoidale e malleabile)<br />

hanno conseguito un<br />

aumento della produzione del<br />

3,4% portandosi su un livello<br />

pari a 4,7 milioni di tonnellate.<br />

Ancora una volta, queste elaborazioni<br />

escludono i dati della<br />

Svezia. L’output di getti di ghisa<br />

sferoidale è cresciuto del 3,5%<br />

conseguendo un volume di circa<br />

4,7 milioni di tonnellate,<br />

mentre la produzione di getti<br />

di ghisa malleabile è aumenta<br />

dell’1,9% (62.000 tonnellate).<br />

Per la ghisa sferoidale hanno<br />

registrato un volume produttivo<br />

in crescita i seguenti Paesi<br />

Belgio, Croazia, Danimarca,<br />

Francia, Ungheria, Italia, Portogallo,<br />

Spagna, Turchia e Regno<br />

Unito. Per la Polonia è stata stimata<br />

una stabilità; gli altri paesi<br />

hanno dovuto gestire delle perdite<br />

di produzione.<br />

La ghisa sferoidale tradizionalmente<br />

domina il comparto della<br />

ghisa duttile con una quota<br />

invariata del 99%. Pertanto la<br />

ghisa malleabile rimane un prodotto<br />

di nicchia ed esprime appena<br />

l’1% del comparto. I principali<br />

produttori CAEF di ghisa<br />

sferoidale sono: Germania,<br />

Francia, Turchia, Spagna e Italia,<br />

mentre Germania, Polonia, Turchia<br />

e Spagna dominano altresì<br />

la produzione di getti di ghisa<br />

malleabile. Nell’ambito dei settori<br />

committenti, al primo posto<br />

figura sempre l’industria automobilistica,<br />

seguono l’ingegneria<br />

meccanica al secondo<br />

posto e l’edilizia al terzo. Analizzando<br />

i dati disponibili tra i<br />

Paesi che presentano una maggiore<br />

vocazione per l’industria<br />

automobilistica figurano: il Portogallo<br />

(90%), l’Ungheria (61%),<br />

la Turchia (50%) e il Regno Unito<br />

(49%). Per l’industria meccanica<br />

il peso relativo maggiore è<br />

rilevato in Finlandia (62%), Italia<br />

(53%) e Ungheria (39%).<br />

Getti di Acciaio<br />

L’output di getti di acciaio è diminuito<br />

dell’1,1% portandosi a<br />

903.000 tonnellate nel 2014<br />

(mancano i dati per l’Austria).<br />

La Germania si conferma il<br />

principale produttore pur con<br />

una leggera flessione dei volumi<br />

rispetto al 2013 (-0,3%). La Turchia<br />

rimane al secondo posto<br />

con un incremento del 3,7%.<br />

Nei paesi membri CAEF per i<br />

quali è stato possibile operare<br />

un confronto tendenziale anche<br />

sul valore della produzione<br />

di getti di acciaio, quest’ultima<br />

è aumentata del 4,9%, mentre il<br />

corrispondente peso è cresciuto<br />

del 2,3%.<br />

L’occupazione del comparto<br />

getti di acciaio è cresciuta in<br />

Belgio e Finlandia, invariata in<br />

Croazia e in diminuzione in tutti<br />

gli altri Paesi.<br />

Getti di metalli<br />

non ferrosi<br />

La produzione di getti non ferrosi<br />

nei paesi membri CAEF è<br />

cresciuta del 5,7% portandosi a<br />

3,8 milioni di tonnellate. Come<br />

in precedenza, il settore dei<br />

metalli non ferrosi è dominato<br />

da Germania, Italia, Polonia,<br />

Francia e Turchia. I primi tre<br />

paesi detengono una quota del<br />

62% della produzione totale, un<br />

punto percentuale superiore al<br />

2013. La produzione si è ridotta<br />

in Danimarca, Finlandia e<br />

Svezia. Le stime della Polonia<br />

indicano invarianza. Tutti gli altri<br />

paesi hanno registrato tassi di<br />

crescita positivi.<br />

Tradizionalmente, la produzione<br />

di getti di metalli non ferrosi<br />

è dominata dai metalli leggeri<br />

trainata principalmente dal-<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 11


ECONOMICO<br />

l’industria dei mezzi di trasporto.<br />

Nell’anno oggetto della presente<br />

relazione, la produzione<br />

di getti di metalli leggeri (alluminio<br />

e magnesio) è aumentata<br />

del 7,0% rispetto al 2013, raggiungendo<br />

un volume superiore<br />

a 3.3 milioni di tonnellate.<br />

Insieme, Germania e Italia, i due<br />

principali produttori, realizzano<br />

il 52% dell’output totale di getti<br />

di metalli leggeri. La produzione<br />

di questi paesi leader nel<br />

2014 è aumentata rispettivamente<br />

del 12,7% e del 4,0%.<br />

Uno sviluppo negativo è stato<br />

evidenziato dalla Danimarca e<br />

dalla Finlandia. Tra le leghe metalliche<br />

leggere, il magnesio<br />

svolge un ruolo secondario in<br />

termini di peso rispetto all’output<br />

totale. La Germania è il<br />

principale produttore con<br />

14.900 tonnellate seguita dall’Italia<br />

(7.000 tonnellate) e dal<br />

Regno Unito (3.400 tonnellate).<br />

Per l’Austria si stima una<br />

produzione di getti di magnesio<br />

intorno alle 5.000 tonnellate.<br />

La seconda categoria di materiale<br />

più importante nel settore<br />

dei metalli non ferrosi è quella<br />

del rame e leghe. A causa dei<br />

dati mancanti di alcuni paesi è<br />

difficile stimare il volume di<br />

mercato reale per tale metallo.<br />

Si valuta un livello di produzione<br />

intorno alle 240.000 tonnellate.<br />

Analizzando i Paesi per i<br />

quali è possibile fare un raffronto<br />

tra il 2013 e il 2014 il livello<br />

è cresciuto del 6,1%, mentre il<br />

volume ha raggiunto 238.000<br />

tonnellate.<br />

La produzione è diminuita solo<br />

in Finlandia, Ungheria, Spagna,<br />

Svizzera e Regno Unito, stabile<br />

per la Polonia; gli altri paesi<br />

hanno riportato una crescita.<br />

L’output dei getti di zinco è aumentato<br />

del 11,5% con un volume<br />

di 202.000 tonnellate. Italia,<br />

Germania e Turchia sono i<br />

principali produttori e rappresentano<br />

il 73% del totale. Sono<br />

stati segnalati tassi di crescita<br />

positivi per la Finlandia, la Germania,<br />

l’Ungheria e il Regno<br />

Unito. Una produzione invariata<br />

è stata registrata dalla Croazia<br />

e dalla Polonia. Gli altri Paesi<br />

hanno conseguito un tasso di<br />

crescita.<br />

La frammentarietà dei dati per<br />

“gli altri metalli non ferrosi”<br />

rende sconsigliabile qualsiasi tipo<br />

di analisi per questa categoria<br />

statistica.<br />

Fonte: traduzione liberamente<br />

tratta da CAEF, Total Survey, The<br />

European Foundry Industry in<br />

2014, Agosto <strong>2015</strong>.<br />

FONDERIE DI METALLI FERROSI (UNITÀ)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 31 31 29 28 28<br />

Belgium 21 19 18 18 16<br />

Croatia 33 32 32<br />

Czech Republic - 88 81<br />

Denmark 9 9 9 8<br />

Finland 17 20 20 19 19<br />

France 139 133 129 125 124<br />

Germany 269 268 265 258 254<br />

Hungary 26 27 26 28 28<br />

Italy 183 a) 180 a) 178 a) 174 a) 174 a)<br />

Lithuania - -<br />

Netherlands - -<br />

Norway 10 10 10 10 9<br />

Poland 216 - 233 216<br />

Portugal 42 42 38 38 37<br />

Slovenia 15 16 15 15 15<br />

Spain 87 86 79 78 76<br />

Sweden 46 47 47 47<br />

Switzerland 19 -<br />

Turkey 729 665 674 672 561<br />

United Kindom 228 226 224 221 219<br />

Romania 54,6 62,9<br />

Russia 3.827,0<br />

Slovakia 25,0<br />

Ukraine<br />

a) Escluse le fonderie di precisione Fonte: CAEF<br />

12<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

FONDERIE DI GHISA (UNITÀ)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 27 a) 27 a) 25 a) 24 a) 24 a)<br />

Belgium 14 19 13 12 11<br />

26 26<br />

Czech Republic 60<br />

Denmark 9 8<br />

Finland 14 14 16 14 12<br />

France 102 a) 96 a) 93 a) 89 a) 88 a)<br />

Germany 216 a) 215 a) 212 a) 207 a) 203 a)<br />

Hungary 18 15 16 16<br />

Italy 156 a) 154 a) 152 a) 149 a) 149 a)<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 7 7 7 7 6<br />

Poland 180 185 180<br />

Portugal 35 35 31 31 30<br />

Slovenia 12 8 11<br />

Spain 57 a) 56 a) 49 a) 48 a) 46 a)<br />

Sweden 34 34 34 34<br />

Switzerland 18<br />

Turkey 653 594 603 603 490<br />

United Kingdom<br />

a) Include Fonderie di getti di ghisa malleabile Fonte: CAEF<br />

FONDERIE DI ACCIAIO (UNITÀ)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 4 4 4 4 4<br />

Belgium 7 7 6 6 5<br />

Croatia 5 5<br />

Czech Republic 25<br />

Denmark<br />

Finland 6 6 7 9 7<br />

France 37 37 36 36 36<br />

Germany 53 53 53 51 51<br />

Hungary 10 8 10 11 11<br />

Italy 27 26 26 25 25<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 3 3 3 3 3<br />

Poland 36 48 36<br />

Portugal 7 7 7 7 7<br />

Slovenia 3 2 3<br />

Spain 30 30 30 30 30<br />

Sweden 12 13 13 13<br />

Switzerland 4<br />

Turkey 73 68 68 66 68<br />

United Kingdom<br />

Fonte: CAEF<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 13


ECONOMICO<br />

FONDERIE DI METALLI NON FERROSI (UNITÀ)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 39 39 33 30 36<br />

Belgium 8 7 7 7 6<br />

Croatia 27 27<br />

Czech Republic - 40<br />

Denmark 11 11 7<br />

Finland 16 16 16 16 16<br />

France 315 311 307 303 298<br />

Germany 345 344 343 341 341<br />

Hungary 70 92 90 88 89<br />

Italy 917 914 916 913 913<br />

Lithuania - -<br />

Netherlands - -<br />

Norway 9 9 5 6 4<br />

Poland 245 255 230<br />

Portugal 39 39 30 30 31<br />

Slovenia 47 52 50 51 50<br />

Spain 52 53 52 52 52<br />

Sweden 78 78 78 77<br />

Switzerland 41<br />

Turkey 365 395 372 366 358<br />

United Kingdom 216 210 208 205 205<br />

Fonte: CAEF<br />

ADDETTI DELLA FONDERIA DI METALLI FERROSI<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 2.653 3.103 3.125 3.124 3.222<br />

Belgium 1.684 b) 1.412 b) 1.368 b) 1.319 b) 1.147 b)<br />

Croatia 2.196 2.214 2.216<br />

Czech Republic 12.500 18.000 d)<br />

Denmark 960 1.001 1.205<br />

Finland 1.928 1.907 1.891 1.602 1.428<br />

France 16.951 16.259 15.749 15.120 14.671<br />

Germany 43.692 a) 45.807 a) 45.358 a) 44.191 a) 44.580 a)<br />

Hungary 1.890 1.980 1.760 1.710 1.460<br />

Italy 13.483 c) 13.700 c) 13.533 c) 13.476 c) 13.603 c)<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 1.249 1.288 1.207 1.106 935<br />

Poland 16.500<br />

Portugal 2.278 2.386 2.133 2.056 2.133<br />

Slovenia 1.400 2.177 1.590 1.180 1.746<br />

Spain 11.551 11.799 11.078 10.832 10.405<br />

Sweden 3.000 3.600 3.500 3.500<br />

Switzerland 1.397<br />

Turkey 22.865 23.150 24.180 24.150 23.150<br />

United Kindom 11.000 11.000 9.500 9.200 9.100<br />

a) Fonderie con più di 50 addetti b) Solo operai c) Escluse Fonderie di precisione d) Inclusi addetti fonderie non ferrosi Fonte: CAEF<br />

14<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

ADDETTI DELLA FONDERIA DI METALLI NON FERROSI<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 4.445 3.920 3.960 4.030 4.159<br />

Belgium 312 a) 276 a) 282 a) 276 258<br />

Croatia 1.540 1.545<br />

Czech Republic 5.500<br />

Denmark 384 357<br />

Finland 493 464 441 450 447<br />

France 12.986 13.079 12.780 12.013 11.900<br />

Germany 30.472 b) 30.563 b) 32.144 b) 32.765 b) 34.207 b)<br />

Hungary 2.300 3.520 3.360 4.034 4.870<br />

Italy 14.650 15.000 14.563 14.330 14.428<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 437 432 278 346 423<br />

Poland 7.400<br />

Portugal 990 1.102 1.625 1.724<br />

Slovenia 2.200 1.800 2.667 2.200 2.243<br />

Spain 4.305 4.602 4.568 4.645 4.810<br />

Sweden 2.750 2.750 2.700 2.700<br />

Switzerland 1.539<br />

Turkey 6.500 7.500 9.000 14.000 10.000<br />

United Kindom 9.500 9.500 9.000 8.800 8.900<br />

a) Solo operai b) Fonderie con più di 50 addetti Fonte: CAEF<br />

PRODUZIONE TOTALE FONDERIE DI METALLI FERROSI (000 TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 155,3 160,8 150 152,7 155,4<br />

Belgium 95,1 78,3 74,4 71,4 76,5<br />

Croatia 40,8 40,8 41,3 42,8 43,5<br />

Czech Republic 266,8 365,7 336,7 328 293,5 a)<br />

Denmark 62,6 79,2 76,2 78,9<br />

Finland 89,3 91,5 78,6 70,1 63,3<br />

France 1.624,5 1.674,7 1.436,4 1.419,2 1.393,6<br />

Germany 3.863,5 4.551,5 4.286,2 4.122,7 4.114,2<br />

Hungary 59,2 56,8 52,6 69,0 86,6<br />

Italy 1.102,5 b) 1.235,0 b) 1.115,4 b) 1.146,3 b) 1.164,0 b)<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 54,7 58,2 52,8 53,3 40,1<br />

Poland 640,3 a) 678,7 a) 928,6 911,0 a) 700,0 a)<br />

Portugal 115,8 127,6 116,9 108,3 121,5<br />

Slovenia 108,4 145,2 159 143,8 153,1<br />

Spain 1.025,2 1.106,3 985,5 976,3 1.006,20<br />

Sweden 219,3 251,1 228,4 228,3 204,4<br />

Switzerland 54,4 62,8 47,8 47,3 45,1<br />

Turkey 1.142,7 1.262,5 1.260,0 1.243,0 1.400,0<br />

United Kindom 384,9 441,8 396,3 363,1 371,2<br />

a) Stime b) Esclusi i getti microfusi Fonte: CAEF<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 15


ECONOMICO<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA GRIGIA (000 TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 38,7 40,6 39,7 40,8 40,7<br />

Belgium 58,0 38 36,5 35 34<br />

Croatia 33,9 33,4<br />

Czech Republic 153,3 197,7 179,4 170 160 a)<br />

Denmark 27,8 31,8 28,4 30,8<br />

Finland 28,2 28,1 24,6 19,3 17,2<br />

France 623,0 734,5 b) 657,7 b) 635,4 b) 566,2 b)<br />

Germany 2.185,3 2.587,80 2.392,70 2.336,50 2.356,00 b)<br />

Hungary 28,9 27,6 49 30,9 25,7<br />

Italy 633,1 692,3 626,4 689 702,9<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 14,3 15,5 13,4 13,6 11,8<br />

Poland 445,1 471,8 a) 700 489 a)<br />

Portugal 38,4 41,3 35 33,1 33,5<br />

Slovenia 73,4 76,8 100,2 77,5 80,5<br />

Spain 410,5 444,9 328,6 321,3 334,7<br />

Sweden 161,8 176,5 153,9 163<br />

Switzerland 19,4 20,4 16,2 15,9 14,9<br />

Turkey 591,0 625 610 600 650<br />

United Kindom 129,0 146 128 121 133,1<br />

a) Stime b) Inclusi getti di ghisa malleabile Fonte: CAEF<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA DUTTILE<br />

(SFEROIDALE E MALLEABILE) (000 TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 100,6 101,6 93 98,9 97,9<br />

Belgium 5,8 6,8 6,4 5,8 6,7<br />

Croatia 8,6 10<br />

Czech Republic 58,0 a) 67 61,0 60,0 a) 58,5a)<br />

Denmark 34,8 47,4 47,7 48,1<br />

Finland 46,4 46,4 38,4 37,0 33,1<br />

France 916,1 831,6 675,7 703,1 745,2<br />

Germany 1.486,90 1.746,10 1.676,30 1.572,00 1.551,30<br />

Hungary 24,4 23,2 31 33,1 48,8<br />

Italy 405,3 469,1 416,8 387,6 389,9<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 37,4 39,0 36,4 37,2 25,9<br />

Poland 152,3 161,4 a) 156,0 a) 156,0a)<br />

Portugal 70,1 77,9 73,9 67,6 80,7<br />

Slovenia 28,8 33,2 24,9 34,9 34,2<br />

Spain 543,3 584,2 580,7 579,7 583,5<br />

Sweden 39,4 51,8 51,1 44,9<br />

Switzerland 33,2 40,5 29,7 29,6 28,6<br />

Turkey 427,7 485,5 510 508 610<br />

United Kindom 188,7 219,8 194,3 178,1 190,1<br />

a) Stime Fonte: CAEF<br />

16<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA GRIGIA<br />

PER I PRINCIPALI MERCATI DI DESTINAZIONE (000 TONNELLATE)<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

Paese<br />

Anni<br />

Tubi a pressione<br />

e raccordi<br />

Tubi di drenaggio<br />

e raccordi<br />

Componenti per<br />

edilizia ed<br />

elettrodomestici<br />

Lingottiere<br />

e placche<br />

Cilindri<br />

Meccanica<br />

Mezzi di trasporto<br />

Altri getti<br />

TOTALE<br />

Austria<br />

Belgium<br />

Croatia<br />

Czech Republic<br />

Denmark<br />

Finland<br />

France c)<br />

Germany<br />

Hungary<br />

Italy<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway<br />

Poland<br />

Portugal<br />

Slovenia<br />

Spain<br />

Sweden<br />

Switzerland<br />

Turkey<br />

United Kingdom<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

40,8<br />

40,7<br />

35,0<br />

34,3<br />

4,5 15,2 1,4 7,2 2,2 3,5 34,0<br />

170,0<br />

160,0<br />

4,3 8,4 6,6 0,003 19,3<br />

4,9 1,3 7,4 2,5 1,057 17,2<br />

a) a) 82,6 195,5 286,9 70,5 635,5<br />

a) a) 80,9 156,2 265,6 63,4 566,1<br />

a) a) a) a) a) 522 1.566,70 227,8 2336,5<br />

a) a) a) a) a) 517,8 1.602,40 235,6 2355,8<br />

23,5 2,3 5 30,8<br />

25,7<br />

b) b) 61,6 13,7 342,3 178 93,4 689,0<br />

b) b) 42,3 14,0 338 206,5 102 702,8<br />

0,0<br />

10,8 1,1 1,7 13,6<br />

9,1 0,8 1,9 11,8<br />

700,0<br />

489,0<br />

0,1 2,4 2,5 26,5 1,5 33,0<br />

0,7 2,6 2,4 26,4 0,6 32,7<br />

77,5<br />

321,3<br />

334,7<br />

163<br />

15,9<br />

14,9<br />

10 10 55 20 20 180 250,0 55 600,0<br />

650,0<br />

13,5 10,3 1,3 29,5 45 21,4 121<br />

14,9 11,3 1,4 32,5 49,5 23,5 133,1<br />

a) Compreso nella voce 8 b) Compreso nella voce 3 c) Include getti di ghisa duttile Fonte: CAEF<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 17


ECONOMICO<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI GHISA DUTTILE<br />

PER I PRINCIPALI MERCATI DI DESTINAZIONE (000 TONNELLATE)<br />

Paese<br />

Austria<br />

Belgium<br />

Croatia<br />

Czech Republic<br />

Denmark<br />

Finland<br />

France<br />

Germany<br />

Hungary<br />

Italy<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway<br />

Poland<br />

Portugal<br />

Slovenia<br />

Spain<br />

Sweden<br />

Anni<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

2013<br />

2014<br />

1 2 3 4<br />

Tubi a Pressione<br />

e raccordi<br />

Meccanica<br />

Mezzi<br />

di trasporto<br />

Altri getti<br />

TOTALE<br />

98,9<br />

97,7<br />

5,8<br />

6,7<br />

9,9<br />

8,5<br />

60,0<br />

55,0<br />

47,7<br />

48,1<br />

21,3 16 1,1 37<br />

21,9 15,1 0,05 33,1<br />

a) 25,7 183,7 493,8 703,2<br />

a) 24,2 187,7 533,3 745,2<br />

a) 491,4 671,4 409,2 1572,0<br />

a) 470,9 672,6 407,8 1551,3<br />

13 20,1 33,1<br />

48,8<br />

54,3 213,2 104,6 15,5 387,6 b)<br />

49,2 207,4 116,4 16,9 389,9 b)<br />

20,6 16,5 37,1<br />

8,9 17,1 26,0<br />

145<br />

145<br />

0,6 1,5 58,3 6,3 66,7<br />

5,9 1,8 71,1 0,7 79,5<br />

31,1<br />

34,2<br />

574,6<br />

583,5<br />

44,9<br />

29,6<br />

Switzerland<br />

28,6<br />

110 90 250 50 500,0<br />

Turkey<br />

600,0<br />

6,2 44,8 85 39 175,0<br />

United Kingdom<br />

6,7 48,4 91,8 42,1 189,0<br />

a) Compreso nella voce 4 Fonte: CAEF<br />

18<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI ACCIAIO (000 TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 16,1 18,6 17,3 16,9<br />

Belgium 31,3 33,6 31,5 30,6 35,5<br />

Croatia 0,2 0,1<br />

Czech Republic 57,9 94 94,9 95,0 a) 75,0<br />

Denmark<br />

Finland 14,7 17 15,6 13,9 13,0<br />

France 85,3 108,9 102,2 80,7 82,3<br />

Germany 192,1 217,5 215,4 207,6 206,9<br />

Hungary 5,9 6 3,5 5 12,1<br />

Italy 64,1 73,7 72,2 69,7 71,2<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 3,0 3,7 3,0 2,5 2,4<br />

Poland 67,4 71,4 a) 55,0 a) 55,0 a)<br />

Portugal 7,3 8,5 8,0 7,6 7,3<br />

Slovenia 6,1 35,2 33,9 31,4 38,4<br />

Spain 71,5 77,2 76,1 75,3 82,4<br />

Sweden 18,1 22,8 23,4 20,4 14,8<br />

Switzerland 1,8 1,9 2,0 1,8 1,7<br />

Turkey 124 152 140 135 140<br />

United Kingdom 67,2 76,0 74,0 64,0 48,0<br />

a) Stime Fonte: CAEF<br />

PRODUZIONE DI GETTI NON FERROSI (000 TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 138 149,1 142,4 131,6 138<br />

Belgium 1,3 1,2 0,8 1,7 1,9<br />

Croatia 13,0 13 13 20 22,3<br />

Czech Republic 77,6 94,3 92 95 a) 108 a)<br />

Denmark 4,4 4,7 4,1 4<br />

Finland 11,6 7,8 6,9 7,6 7,1<br />

France 332,6 371,8 362,3 328,9 335,8<br />

Germany 929,8 c) 991,2 c) 987,8 c) 1.019,10 c) 1.132,40<br />

Hungary 94,5 105,2 102,6 104,6 108,2<br />

Italy 868,2 978,3 844,3 825,4 860,9<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 8,6 7 5,6 b) 6,5 b) 6,6 b)<br />

Poland 263,4 a) 279,2 a) 358,3 a) 358,3<br />

Portugal 29,1 24,4 29,2 30,6 34,9<br />

Slovenia 30,7 34,9 33,4 38,8 44,9<br />

Spain 117,7 132,4 133,4 131,3 135,6<br />

Sweden 47,3 57,2 55 56,9 56,7<br />

Switzerland 24,2 24,4 21,6 19,1 20,4<br />

Turkey 149 170,5 185 300 300<br />

United Kingdom 116,5 135,1 124 123,1 131<br />

Romania 51,8 57,8 58,3<br />

Russia 473,0 600,0<br />

Slovakia - 46<br />

Fonte: CAEF<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 19


ECONOMICO<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI ALLUMINIO (TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 116.061 129.438 123.865 125.768 131.410<br />

Belgium - - - 646 740<br />

Croatia 19.781 22.075<br />

Czech Republic - - 81.000 90.000<br />

Denmark - - 2.853 2.756<br />

Finland 4.028 4.032 3.619 2.966 2.854<br />

France - - 324.509 a) 290.721 297.117<br />

Germany 797.690 843.745 846.800 879.044 993.874<br />

Hungary 89.112 99.412 96.128 98.291 101.423<br />

Italy 730.702 833.000 717.213 695.697 723.287<br />

Lithuania - -<br />

Netherlands - -<br />

Norway 6.765 5.695 5.575 6.474 6.582<br />

Poland 237.475 - 340.000 340.000<br />

Portugal 15.950 - 18.940 20.014 23.169<br />

Slovenia - 29.435 35.521 36.803<br />

Spain - - 110.601 116.374<br />

Sweden 32.500 40.800 37.800 35.700<br />

Switzerland 20.410 20.826 17.970 15.646 17.120<br />

Turkey 123.500 145.000 157.000 270.000 300.000<br />

United Kindom 95.000 111.000 101.000 101.500 110.000<br />

a) Produzione totale Getti in leghe leggere (Alluminio + Magnesio) Fonte: CAEF<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI ZINCO (TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 14.130 13.717 12.871<br />

Belgium 329 341<br />

Croatia 30 30<br />

Czech Republic 2.000<br />

Denmark<br />

Finland 257 222 259 258 250<br />

France 23.669 22.628 20.064 17.765 18.083<br />

Germany 36.569 b) 49.969 b) 47.891 b) 55.142 51.493<br />

Hungary 3.738 3.710 4.367 3.798 3.480<br />

Italy 60.760 63.800 56.846 59.120 63.961<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway<br />

Poland 13.800 14.628 a) 8.000 a) 8.000<br />

Portugal 450 476 1.027 1.073 1.296<br />

Slovenia 2.443 2.910 2.250 2.650 6.889<br />

Spain 9.293 9.056 8.639 8.288 8.426<br />

Sweden 3.500 3.600 4.300 6.500<br />

Switzerland 1.552 1.436 1.235 1.104 1.207<br />

Turkey 13.500 12.500 14.000 16.000 31.000<br />

United Kingdom 8.000 8.600 8.500 7.900 7.800<br />

a) Stime b) Dato revisionato Fonte: CAEF<br />

20<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI MAGNESIO (TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 5.365 5.937 5.687<br />

Belgium - -<br />

Croatia<br />

Czech Republic - -<br />

Denmark - -<br />

Finland - -<br />

France - -<br />

Germany 14.859 14.890 16.444 16.371 14.921<br />

Hungary 121 516 189 331 965<br />

Italy 6.800 6.850 6.790 6.729 7.050<br />

Lithuania - -<br />

Netherlands - -<br />

Norway - -<br />

Poland 4.140 -<br />

Portugal - -<br />

Slovenia 420 1 441<br />

Spain - -<br />

Sweden 1.700 2.200 2.600 1.400<br />

Switzerland - -<br />

Turkey<br />

United Kindom 3.000 3.500 3.500 3.400 3.400<br />

Fonte: CAEF<br />

PRODUZIONE DI GETTI DI BRONZO, OTTONE E ALTRE LEGHE DI RAME<br />

(TONNELLATE)<br />

Paesi 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Austria 2.266<br />

Belgium<br />

Croatia 164 183<br />

Czech Republic 12.227 c) 14.241 c) 14.506 c) 14.000 ac) 18.000 ac)<br />

Denmark 913 1.273 1.094 1.099<br />

Finland 3.908 3.575 3.008 4.346 3.953<br />

France 19.420 19.964 17.688 17.618 17.864<br />

Germany 80.715 82.517 76.640 68.523 72.064<br />

Hungary 1.289 1.293 1.745 2.333 2.175<br />

Italy 69.000 73.830 62.727 63.122 65.855<br />

Lithuania<br />

Netherlands<br />

Norway 1.821 1.274 b) b) b)<br />

Poland 7.935 8.411 a) 6.000 a) 6.000 a)<br />

Portugal 12.664 8.470 9.206 9.502 10.464<br />

Slovenia 1.021 1.582 1.052 598 754<br />

Spain 7.766 9.664 11.760 11.756 10.176<br />

Sweden 9.600 10.600 10.300 10.300<br />

Switzerland 2.233 2.127 2.347 2.334 2.090<br />

Turkey 12.000 13.000 14.000 14.000 19.000<br />

United Kindom 9.500 11.000 10.000 9.200 8.832<br />

a) Stimato b) Solo 2 fonderie - Nessuna raccolta dati c) Brozo e zinco Fonte: CAEF<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 21


PRODOTTI E SERVIZI<br />

per acciaierie, fonderie di acciaio e di ghisa,<br />

di alluminio e di altri metalli non ferrosi.<br />

PRODOTTI<br />

metalli<br />

leghe - madrileghe<br />

ferroleghe<br />

ghise in pani<br />

ricarburanti<br />

SERVIZI<br />

rete informatica<br />

assistenza tecnica<br />

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ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

M. Della Fornace<br />

G. Corelli – M. Prando<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

GIFA <strong>2015</strong><br />

Un primo flash sulle tante cose viste<br />

M. Favini<br />

Gifa <strong>2015</strong>, l’evento fieristico di<br />

maggiore interesse per I fonditori<br />

di tutto il mondo si è presentato<br />

con lo slogan “Gifa<br />

<strong>2015</strong> Green foundry for more<br />

sustainability” confermato<br />

per tutta la sua durata.<br />

La manifestazione, punto di riferimento<br />

mondiale per il settore<br />

delle fonderie e dei suoi<br />

stakeholder, ha registrato una<br />

grande affluenza di pubblico e<br />

una importante presenza espositiva<br />

suddivisa su dodici padiglioni,<br />

evidenziando un generale<br />

clima di ottimismo che si “respirava”<br />

percorrendo i padiglioni<br />

o soffermandosi agli<br />

stand per un saluto ai tanti amici<br />

delle aziende italiane presenti<br />

che ancora una volta, in una<br />

vetrina mondiale di assoluto<br />

prestigio, quale la Gifa, hanno<br />

riaffermato il valore e la qualità<br />

dell’offerta Made in Italy.<br />

All’interno della grande offerta<br />

di macchine, impianti, prodotti<br />

e servizi per l’industria di fonderia,<br />

però, si mantiene viva<br />

una certa differenza di velocità<br />

tra le differenti tipologie di leghe,<br />

come già sottolineato da<br />

Roberto Ariotti, Presidente di<br />

<strong>Assofond</strong>, nel corso dell’Assemblea<br />

Annuale tenutasi a Made<br />

in Steel lo scorso mese di<br />

giugno. L’alluminio e le sue leghe,<br />

infatti, stanno vivendo un<br />

24<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

le recenti tecnologie per il risparmio<br />

di risorse e l’efficienza<br />

energetica svolgono un<br />

ruolo considerevole nel collocamento<br />

degli investimenti.<br />

In questa prima nota, presentiamo<br />

sotto forma di “flash” alcune<br />

proposte che ci hanno<br />

particolarmente colpito, riservando<br />

ad un secondo momento<br />

approfondimenti su alcune<br />

delle cose più interessanti visitate<br />

in GIFA.<br />

periodo di crescita legato ad un<br />

sempre più massiccio impiego<br />

nella costruzione di autoveicoli,<br />

tanto nell’ambito strutturale,<br />

quanto in quello della motoristica<br />

e della componentistica e<br />

alla crescita del settore automotive<br />

europeo.<br />

Questo momento di crescita<br />

si percepiva anche attraverso<br />

la “ricchezza di novità” dedicate<br />

al mondo delle leghe non<br />

ferrose.<br />

Max Schumacher, portavoce<br />

dell’Associazione delle fonderie<br />

tedesche e segretario del<br />

CAEF The European Foundry<br />

Association ha affermato che<br />

GIFA continua ad essere la<br />

principale fiera e la sede internazionale<br />

del settore casting.<br />

Le 2.214 Aziende espositrici<br />

hanno evidenziato, attraverso<br />

l’allestimento dei rispettivi<br />

stand, la loro sensibilità alla filosofia<br />

della sostenibilità ecologica<br />

esponendo materiali,<br />

forni, macchine, impianti e soluzioni<br />

per ridurre i consumi<br />

energetici e l’utilizzo delle materie<br />

prime.<br />

Ben rappresentata la tecnologia<br />

italiana con 87 Aziende molte<br />

delle quali sotto l’egida di<br />

Amafond, l’Associazione Italiana<br />

dei Fornitori di Macchine, Prodotti<br />

e Servizi per la Fonderia.<br />

Nessuna “rivoluzione” tecnologica,<br />

nessuna killer solution o<br />

application, bensì una attenzione<br />

maniacale al miglioramento<br />

continuo finalizzato, al risparmio<br />

energetico attraverso soluzioni<br />

tecniche, alla riduzione<br />

degli sprechi grazie ai software<br />

di gestione dei nuovi macchinari<br />

ed al recupero di quei materiali<br />

che ci eravamo abituati a<br />

considerare come “rifiuti” da<br />

conferire all’esterno, spesso<br />

destinati alla discarica.<br />

I 78.000 visitatori provenienti<br />

da 120 Paesi, con in testa i tedeschi,<br />

che “giocavano in casa”,<br />

gli italiani, i francesi, i turchi, gli<br />

indiani ed i cinesi, hanno visitato<br />

i padiglioni dedicati a Gifa,<br />

Metec, Thermoprocess e Newcast<br />

alla ricerca di soluzioni per<br />

risparmiare risorse ed aumentare<br />

l’efficienza energetica.<br />

Friedrich-Georg Kehrer direttore<br />

di Gifa <strong>2015</strong> ha confermato<br />

che per le Aziende utilizzatrici<br />

delle tecnologie fusorie,<br />

Macchina per pressocolata.<br />

Soluzioni tecniche per<br />

aumentare l’efficienza<br />

delle macchine e degli<br />

impianti<br />

Motorizzazioni elettro meccaniche<br />

ed oleodinamiche ad<br />

alta efficienza sono state largamente<br />

utilizzate, da tutti i<br />

costruttori che vantano risparmi<br />

energetici a doppia cifra<br />

percentuale, in applicazioni<br />

che variano dai mescolatori<br />

per terra a verde alle macchine<br />

di pressocolata.<br />

Nel caso specifico delle macchine<br />

di pressocolata, rispetto<br />

a quelle di vecchia generazione,<br />

il risparmio ottenibile, a<br />

parità di ciclo e di produzione,<br />

può variare dal 15%, per i<br />

modelli di piccole e medie dimensioni,<br />

ad oltre il 40% per<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 25


ECONOMICO<br />

Sfridi di lavorazione.<br />

Bricchettatrice.<br />

Bricchette.<br />

Schiumatoio per scorifica in “Ekastrong” - EKW Italia.<br />

quelli di grandi dimensioni<br />

che superano le 4.000 tonnellate<br />

di forza di chiusura.<br />

Il gruppo motore pompa è<br />

costituito da un motore sincrono<br />

a bassa inerzia, a velocità<br />

variabile controllato tramite<br />

inverter che aziona una pompa<br />

ad ingranaggi che assicura<br />

prestazioni superiori, maggiore<br />

silenziosità e durata più lunga.<br />

Con questo gruppo si può ottenere<br />

le regolazione del numero<br />

di giri e della pressione in funzione<br />

della singola fase del processo<br />

produttivo e della reale<br />

necessità di funzionamento.<br />

Gifa <strong>2015</strong>. Un robot in azione preleva, trasporta e cola una lega leggera.<br />

Le presse sono veloci e silenziose<br />

ma soprattutto tempestive<br />

nello sfruttamento delle risorse<br />

strettamente necessarie<br />

alla funzione specifica.<br />

Soluzioni tecniche<br />

per l’utilizzo di<br />

materiali di recupero<br />

Numerose Società hanno presentato<br />

soluzioni tecniche per<br />

il recupero di sfridi di lavorazioni,<br />

dai trucioli di lavorazione<br />

meccanica alle polveri dei<br />

sistemi di filtrazione.<br />

In merito a questo argomento<br />

la lettura tecnica offre soluzioni<br />

non sempre compatibili<br />

con le attuali normative europee<br />

in tema di tutela ambientale.<br />

Integrazioni di diverse<br />

funzioni ed attività,<br />

con manipolatori e<br />

robot antropomorfi,<br />

nelle isole di lavoro e<br />

negli impianti<br />

Le soluzioni atte a minimizzare<br />

le operazioni di handling, in<br />

particolare per attività peri-<br />

26<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

Isola di pressocolata.<br />

Manipolatore antropomorfo.<br />

Alleanze<br />

fra produttori<br />

Nel corso dell’evento fieristico<br />

sono state presentate anche<br />

iniziative di cooperazione tra<br />

aziende costruttrici di impianti<br />

volte a proporre soluzioni integrate<br />

per supportare i clienti<br />

nella crescita in un mercato<br />

globale.<br />

Esempio di integrazione di controlli qualitativi nel processo.<br />

colose come la movimentazione<br />

di metalli liquidi o in zone<br />

di lavoro disagevoli stanno<br />

coinvolgendo i costruttori di<br />

robots, gli integratori ed i costruttori<br />

di macchine specifiche.<br />

Questi ultimi sempre più<br />

spesso presentano soluzioni<br />

integrate studiate fin dalla<br />

progettazione della macchina<br />

specifica.<br />

I costruttori di macchinari<br />

specifici evidenziano la necessità<br />

di integrare la realizzazione<br />

del manufatto colato con il<br />

controllo qualitativo dello<br />

stesso attraverso una integrazione<br />

con strumenti di controllo<br />

e software dedicati ed<br />

intelligenti, in grado di fornire<br />

i parametri per ottimizzare la<br />

gestione degli impianti produttivi.<br />

Foundry Star Alliance Europe.<br />

Integrazioni dei<br />

processi con i controlli<br />

qualitativi<br />

EKW Italia.<br />

Pyrotech Germania.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 27


ECONOMICO<br />

I processi di fusione e di trattamento<br />

dei metalli fusi sviluppano<br />

energie termiche solo<br />

parzialmente utilizzate per gli<br />

scopi specifici.<br />

Spesso una quantità significativa<br />

di tali energie viene dispersa<br />

con i fumi caldi. Sovente ulteriori<br />

energie sono dissipate<br />

in macchine che raffreddano i<br />

fumi sporchi prima che raggiungano<br />

le maniche filtranti.<br />

Il recupero di tale energia è diventato<br />

uno strumento non<br />

StrikoWestofen Germania.<br />

Soluzioni tecniche per<br />

limitare le dispersioni<br />

termiche<br />

I produttori di refrattari hanno<br />

presentato soluzioni, per la riduzione<br />

delle dispersioni termiche,<br />

apparentemente semplici ma<br />

tecnologicamente interessanti,<br />

quali una siviera con coperchio<br />

in un innovativo materiale refrattario<br />

a base ceramica con caratteristiche<br />

di elevata resistenza<br />

meccanica.<br />

Attenzione ai problemi<br />

ambientali, al<br />

risparmio, alla fatica ed<br />

allo spreco anche nelle<br />

nuove economie<br />

Estern Equipment & Engenneers India.<br />

Metal Casting USA.<br />

Anche nei Paesi con economie<br />

emergenti ed ancor più in quei<br />

Paesi già leader a livello mondiale,<br />

come l’India nella siderurgia e<br />

la Cina nei più svariati settori<br />

manufatturieri, si è sviluppata<br />

una particolare attenzione all’efficienza<br />

energetica ed alla ecologia.<br />

I costruttori di impianti, in<br />

particolare di impianti fusori,<br />

hanno presentato soluzioni che<br />

soddisfano contemporaneamente<br />

tutte le esigenze.<br />

Recupero<br />

di calore<br />

solo di efficienza economica<br />

ma anche di etica sociale.<br />

Attraverso i processi ORC o i<br />

chiller ad assorbimento, è possibile,<br />

ad esempio, produrre energia<br />

elettrica o refrigerare.<br />

Un’ultima<br />

considerazione<br />

Negli stand di Gifa <strong>2015</strong> erano<br />

presenti un numero considerevole<br />

di fonderie non solo del<br />

mondo occidentale ma anche<br />

dei Paesi asiatici e sud americani.<br />

Molto significativa la presenza di<br />

numerose Associazioni di categoria<br />

e di Istituti di ricerca pubblici<br />

e privati dalla Svezia al Sud<br />

Africa, dal Canada all’Australia.<br />

La realizzazione di manufatti<br />

complessi trova nella pratica di<br />

fonderia la tecnica più efficiente<br />

e questo ci autorizza a ritenere<br />

la nostra professione necessaria<br />

in futuro.<br />

28<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


DENTRO di NOI:<br />

la POTENZA!<br />

<br />

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ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

G. Mèllori<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

FARO puntato sulla sostenibilità<br />

M. Favini<br />

La filosofia del Club creato da<br />

Paolo Kauffmann è sempre più<br />

orientata alla contaminazione fra<br />

vari settori industriali e in occasione<br />

del 42esimo appuntamento<br />

con FARO si è celebrata la più<br />

stretta unione con il panorama<br />

alimentare nel cui packaging sono<br />

dominanti l’acciaio e l’alluminio.<br />

Vista la concomitanza con l’Expo<br />

<strong>2015</strong> di Milano, il Club FA-<br />

RO, giunto per la 42esima edizione<br />

a Bresso, non distante dal<br />

capoluogo né dalla Fiera, ha<br />

puntato molto sul ruolo che<br />

acciaio e alluminio hanno nel<br />

packaging alimentare e sulle loro<br />

caratteristiche di sostenibilità.<br />

L’alluminio è per esempio<br />

“riciclabile all’infinito” secondo<br />

Raphael Thevenin, sales and<br />

marketing director di Constellium,<br />

che con fatturati da 4,7<br />

miliardi di euro serve sia l’industria<br />

dell’auto che quella dell’imballaggio.<br />

“Nel settore del<br />

packaging lo sforzo teso alla riduzione<br />

dei pesi di oggetti di<br />

uso comune come le lattine<br />

per bevande è stato ingente e<br />

ha condotto a uno snellimento<br />

dei modelli pari al 30% soltanto<br />

negli anni più recenti”, ha detto<br />

Thevenin, “e oggi i contenitori<br />

in alluminio gareggiano con Pet<br />

e vetro per riusabilità e sottigliezza,<br />

spesso vincendo la loro<br />

sfida”. Infatti i tassi di riciclo dei<br />

prodotti in alluminio al termine<br />

del loro percorso di vita sono<br />

sensazionali nei comparti dell’auto<br />

e dell’edilizia, dove tuttora<br />

riescono a raggiungere la<br />

quota record del 70%. E sono<br />

di tutto rispetto nel beverage<br />

dove nel 2012 già toccavano il<br />

picco del 70%. Quel che resta<br />

da fare ora è “premere per una<br />

ulteriore crescita del riciclo<br />

con azioni mirate di sensibilizzazione<br />

sui programmi di sostenibilità,<br />

così da aumentare il<br />

tasso di riuso negli imballi”. Alle<br />

tavole rotonde organizzate al<br />

Meeting FARO, ha preso parte<br />

anche Hydro Aluminium Slim<br />

Spa con il managing director<br />

Christian Muckermann. L’azienda<br />

ha 13 mila addetti ed è specializzata<br />

in particolare su laminati<br />

ed estrusi ma ha visibilità<br />

ampia anche sulla produzione<br />

primaria di alluminio nonché<br />

sul suo riciclo e considera la<br />

domanda per questa commodity<br />

in aumento del 74% per il<br />

2020. Ma resta da capire dove<br />

la materia prima sarà indirizzata<br />

perché il packaging crescerà<br />

del 5-6% fino al 2018 ma l’automotive<br />

metterà in ogni veicolo,<br />

in media, 547 libbre di alluminio,<br />

a paragone con le 394 di<br />

oggi, nell’arco di un decennio. E<br />

questo potrebbe generare uno<br />

shortage nel campo degli imballi.<br />

Al FARO si è molto parlato<br />

dell’economia circolare, fondata<br />

sul riuso e il riciclo delle<br />

materie prime.<br />

Lo ha fatto il membro del<br />

board di Apeal Stéphane Tondo.<br />

“Quella dell’economia circolare”,<br />

ha detto Tondo, “è una<br />

visione decisiva per le sorti dell’industria<br />

e dell’economia globali<br />

e da questo punto di vista<br />

sia l’acciaio che l’alluminio hanno<br />

tutte le carte in regola per<br />

poterla affrontare”. Apeal è infatti<br />

una associazione di rappresentanza<br />

del settore degli<br />

imballaggi in acciaio, che assorbe<br />

5 milioni di tonnellate di<br />

materia prima nell’UE a 27 per<br />

1.500 tipi di prodotto. Per questa<br />

industria, la riduzione dei<br />

pesi, “comporta aumenti della<br />

produttività compresi fra il 5 e<br />

il 10%”. Nel packaging l’attenzione<br />

al riciclo deve essere ancora<br />

più alta di quella di altri<br />

comparti perché le confezioni<br />

hanno un ciclo di vita che va da<br />

pochi mesi a un massimo di tre<br />

anni” contro la longevità tipica<br />

dell’ auto e dell’edilizia. La tendenza<br />

crescente alla sostenibilità<br />

trova consenso nella siderurgia,<br />

capace di ridurre del<br />

60% l’energia utile a produrre<br />

una tonnellata di materiale; e<br />

del 50% in 40 anni le emissioni<br />

di CO2. L’Europa ha tassi del<br />

75% di acciaio di riciclo e mira<br />

all’80% nel 2020, ma alcuni Paesi<br />

sono già giunti al 90%; altri<br />

sono al 40%: “Su questi è necessario<br />

agire”. L’industria declina<br />

la sostenibilità in maniere<br />

diverse a seconda delle singole<br />

imprese e sotto questo aspetto<br />

sono state importanti le considerazioni<br />

di Ambrogio Merlo,<br />

board member di Carcano<br />

Antonio Spa. Per Merlo è importante<br />

che le politiche verdi<br />

si trasformino in opportunità di<br />

business. L’azienda opera nella<br />

laminazione e nella conversione<br />

soprattutto per il mondo<br />

del food e del farmaco e Merlo<br />

ha sostenuto che “sostenibilità<br />

significa mettere il benessere di<br />

ogni uomo al centro. E in primo<br />

luogo al centro delle decisioni<br />

30<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

aziendali, in modo da far procedere<br />

a braccetto la sostenibilità<br />

economica con quella ambientale”.<br />

Ma mancano oggi coraggio<br />

e curiosità nell’affrontare<br />

nuove sfide, cosa che in realtà<br />

Carcano ha fatto, “realizzando<br />

forme di innovazione sostenibile<br />

attraverso la messa a punto<br />

di nuovi impianti e di nuovi modelli<br />

produttivi, riorganizzandosi,<br />

e infine accettando il dovere<br />

del cambiamento come obiettivo<br />

strategico chiave”.<br />

Ma un Meeting FARO che, al di<br />

là della contingenza food oriented<br />

di Expo, non si concentri<br />

sulle materie prime industriali<br />

e sulle nazioni che ne orientano<br />

i comportamenti e i prezzi,<br />

non potrebbe naturalmente<br />

dirsi un autentico FARO. Ed è<br />

toccato a Paolo Kauffmann,<br />

come di consueto, e a Edward<br />

Meir, senior metals analyst di<br />

INTL FCStone, il compito di fare<br />

il punto sulle performance<br />

delle commodity. Kauffmann ha<br />

parlato dell’incidenza della Cina<br />

sul mercato del rame, che a<br />

marzo “andava a marzo verso<br />

un consolidamento oltre i<br />

6.000 dollari cui è seguito più<br />

recentemente un periodo di<br />

minore abbrivio”. Il dubbio è<br />

che entro ottobre i livelli possano<br />

calare ulteriormente e<br />

preludere a un nuovo, successivo<br />

incremento dei prezzi, “dovuto<br />

magari a un maggiore afflusso<br />

di capitale sui mercati finanziari”.<br />

E ha riflettuto su come<br />

la Borsa di Shanghai sia stata<br />

“protagonista in tempi recenti<br />

di un rally importante al<br />

quale ha fatto seguito una fase<br />

di ri-tracciamento”. In passato<br />

e cioè “ai tempi dei più sensibili<br />

aumenti dei prezzi e della volatilità<br />

delle materie prime”, rame,<br />

alluminio e zinco erano<br />

“obiettivi primari degli investitori<br />

cinesi”. Attualmente invece<br />

il loro comportamento sembra<br />

essere cambiato, “anche alla luce<br />

dei rally di cui sopra” e tuttavia<br />

“l’approdo alla soglia dei<br />

3.500 punti” dello Shanghai<br />

Composite “non è affatto da<br />

escludersi”. Kauffmann ha visto<br />

confermata la visione, già<br />

espressa in precedenza, di un<br />

CRB in cerca di un bottom<br />

concretizzatosi attorno a quota<br />

400 dopo una serie di discese<br />

e risalite “culminato nella<br />

formazione di nuovi minimi, anche<br />

piuttosto consistenti”. Prosegue<br />

il percorso di de-correlazione<br />

fra il mercato azionario e<br />

quello delle materie prime, fra<br />

le quali hanno effettuato importanti<br />

rimbalzi soprattutto<br />

gli energetici e gli alimentari.<br />

L’aspettativa, a luglio, era per<br />

una nuova uscita di liquidità che<br />

potrebbe toccare anche le materie<br />

prime. “La volatilità, un<br />

elemento che va esaminato<br />

con attenzione, si è segnalata<br />

bassa sull’azionario ed è andata<br />

in discesa anche sulle commodity,<br />

mentre è rimasta più vivace<br />

sui bond, le obbligazioni e le<br />

valute, che hanno attraversato<br />

negli ultimi mesi cambiamenti<br />

rilevanti, come ha mostrato il<br />

caso del franco svizzero”, ha rilevato<br />

Kauffmann.<br />

Per Edward Meir, volto noto<br />

del Club FARO, il quadro macroeconomico<br />

in vista fa presagire<br />

una imminente decelerazione<br />

della crescita globale, con<br />

tassi medi del 2,8% contro il 3<br />

precedentemente stimato. Ma il<br />

rallentamento è a macchia di<br />

leopardo, perché non lo si dovrebbe<br />

avvertire in Paesi come<br />

l’India o il Giappone; e d’altra<br />

parte riguarda in modo marginale<br />

l’Europa (a +1,5%) né la<br />

Germania che presenterà indicatori<br />

del +1,7%. “La Cina dovrebbe<br />

crescere del 7% anche<br />

se non mancano stime più pessimistiche”,<br />

ha detto Meir, che<br />

ha definito il Paese “il grande<br />

elefante delle commodity” sottolineando<br />

come essa acquisti<br />

circa il 50% dei non ferrosi disponibili.<br />

“L’indice PMI cinese<br />

relativo alle intenzioni di acquisto”,<br />

secondo Meir, “è sceso<br />

sotto i 50 punti; e quello del-<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 31


ECONOMICO<br />

Edward Meir – Senior Metals Analyst, INTL FCStone Inc.<br />

l’acciaio a 37, fatto che denoterebbe<br />

un manifatturiero in sofferenza.<br />

Le telecomunicazioni e<br />

le assicurazioni stanno tenendo,<br />

ma d’altra parte presentano<br />

tassi di sviluppo troppo bassi.<br />

Mentre le vendite al dettaglio<br />

stanno recuperando dalle sofferenze<br />

patite negli ultimi anni.<br />

In discesa dell’11% anche i trasporti,<br />

laddove l’immobiliare,<br />

che determinante per il paniere<br />

dei metalli, sta osservando l’indebolimento<br />

continuo dei<br />

prezzi delle abitazioni.<br />

Il governo di Pechino”, ha puntualizzato<br />

Edward Meir, “continua<br />

a tagliare mutui e tassi d’interesse”.<br />

Per quello che concerne<br />

le altre materie prime<br />

più strategiche è da evidenziare<br />

il crollo dei prezzi dell’alluminio<br />

che è contestuale al decremento<br />

delle scorte e dei premi;<br />

mentre l’andamento dello<br />

zinco, a luglio, contraddiceva le<br />

previsioni di alcuni osservatori<br />

che ne pronosticavano una carenza<br />

che in realtà non ha mai<br />

avuto davvero luogo. La Cina<br />

impatta anche sul piombo, dato<br />

il largo utilizzo che della<br />

materia prima si fa tradizionalmente<br />

nell’industria delle biciclette<br />

elettriche, dove è indirizzato<br />

alla manifattura delle<br />

loro batterie. Adesso il materiale<br />

è sostituito più spesso dal<br />

litio mentre alle due ruote si<br />

preferiscono magari i mezzi<br />

pubblici. Lo scorso anno Pechino<br />

ha così acquistato soltanto<br />

30 mila tonnellate di materiale.<br />

Ed è inoltre molto problematica<br />

la questione del nichel.<br />

L’Indonesia ne ha messo<br />

al bando le esportazioni, mentre<br />

la Cina si è messa conseguentemente<br />

ai ripari cercando<br />

fornitori diversi e identificandoli<br />

per esempio con le Filippine.<br />

Il Club FARO fissa al 22 Ottobre<br />

il successivo appuntamento<br />

con i numeri per il Budget<br />

Acquisti 2016, in aggiunta ad<br />

una grande novità nel programma:<br />

FARO OPEN, il network<br />

delle materie prime. Incontri di<br />

lavoro tra i maggiori player del<br />

settore, si svolgeranno parallelamente<br />

alle sessioni del Meeting.<br />

E per partecipare, basta registrarsi<br />

su www.faroclub.com.<br />

Fra ricerca dei margini e speculazione<br />

Il Club FARO ha ospitato, secondo quella che è ormai una consuetudine, l’analisi sui mercati valutari di<br />

Andrea Guarneri, trader presso Kommodities Partners Sa. Per Guarneri è essenziale “saper cogliere le<br />

tendenze in un panorama in cui l’industria ricerca spesso la marginalità perduta nella speculazione”. E<br />

nel quale “fondamentale è saper prender delle decisioni adeguate basandosi sempre su una linea strategica<br />

di ampio respiro e di lunga visibilità”. Per il prossimo autunno, ci si attende da più parti un rialzo<br />

dei tassi di interesse da parte della banca centrale USA, dopo la scommessa vinta e poi imitata anche<br />

dall’Unione europea, con il varo del Quantitative Easing. Sul più breve periodo Guarneri ha considerato<br />

più che probabile un rafforzamento della divisa degli Stati Uniti, che è coerente con i recuperi che<br />

essa ha messo a segno nel corso dei primi due trimestri di quest’anno, peraltro quasi in concomitanza<br />

con quelli che ha fatto registrare lo stesso indice CRB.<br />

Altro protagonista di una recente risalita, secondo quanto è stato detto ancora da Andrea Guarneri, è<br />

stato il petrolio, che “ha consolidato a maggio il suo massimo relativo”; mentre sono da prendere in considerazione<br />

con il massimo interesse, magari in cerca di opportunità, le prestazioni delle materie prime<br />

alimentari e delle materie prime agricole. Da questo ultimo punto di vista, stando a quanto riferito dal<br />

trader di Kommodities Partners Sa, “il cacao si è confermato come una delle commodity in assoluto più<br />

forti” mentre la soia ha raggiunto i suoi livelli più elevati fra la fine di giugno e l’inizio dello scorso luglio.<br />

Dal canto suo, inoltre, va ricordato come il caffè nel 2014 avesse messo a segno un incremento dei<br />

valori pari al 100% nel giro di due mesi soltanto; e più in generale, per concludere, è apparso molto significativo<br />

che tutto il comparto alimentare abbia visto le sue quotazioni salire del 20% alla metà dell’anno,<br />

in coincidenza col calo dell’energia.<br />

32<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

S. Priori<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

Risk Management<br />

M. Favini<br />

Risk Management è il processo<br />

attraverso il quale si valutano i<br />

rischi operativi dell’azienda e si<br />

stabiliscono le strategie per gestirli<br />

e gli strumenti per affrontarli.<br />

Scopo fondamentale è<br />

quello di preservare il patrimonio<br />

aziendale in senso lato.<br />

Può tornar utile differenziarlo<br />

in funzione delle dimensioni<br />

aziendali.<br />

Nel caso di grandi aziende l’applicazione<br />

avviene normalmente<br />

in termini “strutturati”, perché<br />

possono dotarsi di team<br />

appositamente predisposti.<br />

In ambito PMI invece si adottano<br />

procedure più informali e<br />

talvolta “inconsapevoli”, affidando<br />

il compito a figure che già<br />

operano all’interno dell’azienda<br />

con altre mansioni o responsabilità<br />

quali direttori amministrativi,<br />

legali, del personale, di<br />

produzione, l’imprenditore<br />

stesso….<br />

Esistono poi realtà non particolarmente<br />

dimensionate dove,<br />

a causa della peculiare natura<br />

dell’attività svolta o per<br />

esperienze vissute, si è necessariamente<br />

formata una cultura<br />

del rischio più sentita e radicata<br />

e pertanto più organizzata.<br />

Le aree tipiche di intervento<br />

del risk manager spaziano dalle<br />

risorse umane, ai danni a terzi,<br />

alla tutela dei beni materiali ed<br />

immateriali, ai danni indiretti.<br />

Ne consegue il concetto di necessaria<br />

“interdisciplinarietà”<br />

del ruolo, impegnato costantemente<br />

nel compito di coordinare<br />

le diverse competenze e<br />

know how aziendali. Il processo<br />

è più efficace se si riesce a<br />

sensibilizzare e responsabilizzare<br />

il personale ai vari livelli, ottenendone<br />

la condivisione degli<br />

obiettivi.<br />

Una volta individuati e misurati<br />

i potenziali rischi, il risk manager<br />

ne definisce gli interventi di<br />

prevenzione, di assicurazione in<br />

proprio (autoassicurazione) e<br />

trasferimento a terzi (prevalentemente<br />

sul mercato assicurativo),<br />

tenuto conto delle risorse<br />

disponibili e delle strategie<br />

aziendali.<br />

Prevenzione, autoassicurazione<br />

e assicurazione costituiscono<br />

pertanto variabili interdipendenti<br />

ed interagenti, su cui si<br />

regge il processo di gestione<br />

del rischio. La scelta di corretti<br />

strumenti di gestione e di monitoraggio<br />

ed il loro mix sono<br />

fondamentali per il funzionamento<br />

del processo e per la<br />

economicità dello stesso.<br />

Rischio<br />

come “opportunità”<br />

Il “rischio”, percepito normalmente<br />

quale sorta di elemento<br />

di “negatività”, può, in taluni casi,<br />

trasformarsi in “opportunità”<br />

e in questa direzione il risk<br />

manager o il suo surrogato<br />

nelle dimensioni più familiari,<br />

dovrebbe orientarsi (quale impegno,<br />

e quale complessità riveste<br />

questo ruolo.).<br />

Uno degli esempi più significativi<br />

deriva dalla assicurazione dei<br />

crediti commerciali, il cui utilizzo<br />

ex novo implica necessariamente,<br />

causa la sua stessa natura,<br />

un processo di risk management<br />

da gestire in partnership<br />

con l’assicuratore. In questo<br />

caso, il valore aggiunto della<br />

polizza è infatti rappresentato,<br />

oltre che dal capitale reso disponibile<br />

dall’assicuratore in<br />

caso di insolvenza del debitore,<br />

anche (e forse soprattutto) dall’accesso<br />

dell’assicurato alle<br />

informazioni, sempre aggiornate,<br />

sulla rischiosità dei propri<br />

clienti: non solo quella teorica<br />

basata sui bilanci, ma anche<br />

quella reale, verificata sul campo<br />

dall’effettivo comportamento<br />

del cliente sul mercato, che<br />

la compagnia, gestendo i fenomeni<br />

di insolvenza, è in grado di<br />

conoscere e monitorare , e che<br />

mette a disposizione unitamente<br />

a tecniche sofisticate di gestione<br />

delle situazioni di sofferenza;<br />

ciò costituisce il cuore<br />

della partnership fra assicurato<br />

e assicuratore.<br />

Ne consegue un impatto non<br />

solo sulla organizzazione aziendale<br />

di “credit management”, la<br />

cui struttura ne dovrebbe uscire<br />

tendenzialmente razionalizzata,<br />

ma anche su altre funzioni<br />

correlate alla stessa in relazione<br />

a rinnovate politiche commerciali<br />

e di vendita.<br />

34<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

Situazione del R.M.<br />

in Italia<br />

La necessità di adeguarsi in<br />

modo diverso ed alternativo a<br />

mercati sempre più dinamici e<br />

complessi ha rallentato il percorso<br />

di sviluppo di Risk Management<br />

soprattutto in ambito<br />

PMI, tendenzialmente più<br />

preoccupate, causa anche la<br />

crisi economica, a privilegiare<br />

settori di intervento orientati<br />

su rischi di natura finanziaria, ritenuti<br />

più strategici, a discapito<br />

dei rischi operativi.<br />

Si conferma pertanto la generalizzata<br />

modesta propensione<br />

ad una gestione del rischio più<br />

razionale, quindi aziende spesso<br />

poco o sottoassicurate o<br />

assicurate in modo non appropriato.<br />

Da segnalare i non rari casi in<br />

cui la esistenza di determinate<br />

coperture assicurative trae<br />

origine, piuttosto che da scelte<br />

deliberate e razionali dell’azienda,<br />

dal dover adempiere ad<br />

obblighi di natura contrattuale<br />

o commerciale imposti dal<br />

processo di internazionalizzazione<br />

con mercati più sensibili<br />

e maturi in materia (tipico l’esempio<br />

di polizze rc prodotto<br />

o ritiro prodotto richieste da<br />

clienti potenziali in fase di trattativa…).<br />

Stefano Priori<br />

B&S italia spa - Milano<br />

Scuola di pressocolata:<br />

partenza garantita<br />

con l’illustre patrocinio di NADCA<br />

Le potenzialità e il valore aggiunto della scuola di<br />

pressocolata, lanciata da CSMT e AQM, sono state<br />

percepite non solo a livello nazionale ma anche<br />

a livello internazionale, in particolare dalla prestigiosa<br />

associazione NADCA – North America Die<br />

Casting Association che ha deciso di patrocinare<br />

l’iniziativa insieme a Assomet, <strong>Assofond</strong> e al DIMI<br />

Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale<br />

dell’università di Brescia.<br />

Il successo arriva anche dagli iscritti, confermata<br />

quindi la partenza della prima edizione con ancora<br />

pochi posti disponibili. I lavori partiranno il 21<br />

settembre con l’inaugurazione presso la sede di<br />

CSMT e il primo focus didattico dal titolo “Campi<br />

di utilizzo e nuove frontiere della pressocolata nel<br />

mondo”, ovvero i trend evolutivi in atto, prospettive<br />

di sviluppo nel futuro in Italia, Europa e resto<br />

del Mondo e le statistiche mondiali sulla pressocolata.<br />

Le lezioni per i trenta studenti partiranno poi<br />

il 25 settembre. L’iniziativa è stata accolta positivamente<br />

da diverse aziende bresciane che hanno deciso<br />

di diventare sponsor della scuola: Colosio,<br />

Ghial, Metalpress Donati, OMR, O.p.s, Stain e Tecnopress.<br />

Mentre altrettante aziende hanno aderito<br />

in qualità di supporter e supporter tecnico offrendo<br />

collaborazione, attrezzature e materiali: Apindustria,<br />

Astanet, Automazioni Industriali, Co.Ram,<br />

Fondermat, Karberg& Hennemann e Meccanica<br />

Pierre.<br />

Il programma è stato definito e pubblicato sul sito<br />

internet www.scuoladipressocolata.it, composto<br />

da 390 ore suddivise in lezioni che si svolgeranno<br />

il venerdì presso CSMT o AQM dalle 8.30 alle<br />

12.30 e dalle 13.30 alle 17.30 e il sabato mattina,<br />

fino al 28 maggio 2016. Alla fine del percorso, con<br />

una frequenza obbligatoria minima del 80% del<br />

monte ore previsto è possibile sostenere un esame<br />

di certificazione per la figura professionale<br />

prescelta (HPDC TECHNOLOGIST, HPDC<br />

PROJECT MANAGER, HPDC PRODUCTION<br />

MANAGER). L’esame sarà svolto alla presenza di<br />

una commissione presieduta da IIS e da due vice<br />

presidenti uno scelto all’interno del comitato<br />

scientifico organizzatore del corso e l’altro scelto<br />

fra rappresentanti tecnici d’imprese leader del settore<br />

pressocolata.<br />

A completare il ricco programma una serie di seminari<br />

e workshop integrativi che andranno ad approfondire<br />

alcune tematiche del piano studi, aperti<br />

a tutti, non solo agli studenti. Da monitorare<br />

quindi il calendario degli eventi sul sito della scuola<br />

per non perdere importanti momenti formativi.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 35


ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

ECONOMICO<br />

<strong>Assofond</strong> incontra<br />

il “Centro Sviluppo Materiali”<br />

Il Centro Sviluppo Materiali ha<br />

svolto per anni attività di supporto,<br />

di consulenza e di servizi per <strong>Assofond</strong>,<br />

a sostegno delle fonderie<br />

associate. Ora con un nuovo assetto<br />

societario (oggi il Gruppo RINA,<br />

importante realtà, nota tra l’altro<br />

per le attività di certificazione, è il<br />

nuovo ed unico azionista) ed a<br />

fronte di una significativa riorganizzazione<br />

delle attività e dei servizi<br />

offerti, l’opportunità di rinforzare<br />

il legame esistente con <strong>Assofond</strong><br />

e lanciare nuove iniziative e<br />

proposte di collaborazione con le<br />

fonderie associate, è sempre più<br />

alla “portata di mano”.<br />

ASSOFOND, ha incontrato il<br />

Centro Sviluppo Materiali per<br />

rinsaldare un legame storico segnato<br />

da iniziative ed idee di<br />

forte collaborazione, e per mettere<br />

in luce cosa sia diventato<br />

oggi il CSM.<br />

Una delle importanti novità è il<br />

nuovo assetto societario e l’integrazione<br />

fortemente sinergica<br />

all’interno del Gruppo Rina tra<br />

Rina Service, D’Appolonia (engineering)<br />

e CSM stesso. Un’altra<br />

è la profonda riorganizzazione<br />

delle attività e dei servizi, che<br />

consente oggi di poter dare risposte<br />

rapide ed efficaci ad un<br />

comparto manifatturiero, nella<br />

fattispecie quello delle fonderie,<br />

che ha bisogno di soluzioni tempestive<br />

a costi ragionevoli, e che<br />

apportino vantaggi concreti in<br />

termini di competitività.<br />

Il CSM ha le carte in regola per<br />

candidarsi, per la sua natura e<br />

per la sua attuale organizzazione,<br />

come centro di riferimento<br />

per le fonderie nazionali che, attraverso<br />

<strong>Assofond</strong> o direttamente,<br />

manifestino esigenze<br />

riassumibili in:<br />

• Attività di servizio (dal testing<br />

meccanico, chimico,<br />

metallurgico alle più complesse<br />

attività di failure<br />

analysis).<br />

• Attività di miglioramento sui<br />

processi produttivi e sui<br />

prodotti.<br />

• Attività di sviluppo nuovi<br />

prodotti.<br />

• Attività di formazione, di addestramento<br />

e di divulgazione.<br />

• Attività di supporto ed assistenza<br />

a progettualità finanziata<br />

in ambito nazionale ed<br />

europeo.<br />

• Attività di monitoraggio<br />

avanzato e di efficientamento<br />

nel campo dei consumi<br />

energetici.<br />

• Attività di valorizzazione dei<br />

rifiuti industriali.<br />

In questo contesto, è impor -<br />

tante sottolineare che per il<br />

CSM l’essere dotati di una fonderia<br />

di precisione interna, con<br />

relativa capacità di fabbricare<br />

gusci ceramici, modelli a perdere<br />

anche facendo uso di tecniche<br />

di manifattura additiva, e di<br />

un reparto operativo per la fabbricazione<br />

di leghe metalliche<br />

con impianti e forni fusori propri,<br />

faciliti (e di molto) la comprensione<br />

dei problemi ed i successivi<br />

interventi anche presso<br />

gli associati. Alla base di questo<br />

assetto esiste una storica competenza<br />

nel campo della metallurgia<br />

di processo e di prodotto<br />

che, facendo leva sulle esperienze<br />

sviluppate in ambito siderurgico<br />

in un contesto globale,<br />

consente di organizzare risposte<br />

ed interventi mirati alla soluzione<br />

concreta di problemi.<br />

In questa ottica il CSM dedica le<br />

sue risorse anche a presidiare<br />

stabilimenti e siti produttivi, con<br />

l’obiettivo di elaborare proposte<br />

condivise ed efficaci. Lo ha<br />

fatto nel passato, continua a farlo<br />

oggi presso alcune fonderie<br />

con risultati di reciproca soddisfazione.<br />

Accanto agli interventi sui processi<br />

produttivi, il CSM può integrare<br />

la sua offerta proponendo<br />

azioni di “application engineering”<br />

volte a valorizzare i<br />

prodotti ed ad estendere la loro<br />

penetrazione nei mercati di<br />

riferimento.<br />

Infine una particolare attenzione<br />

è stata posta a come il CSM<br />

operi nel campo della valorizzazione<br />

energetica e non solo dei<br />

rifiuti industriali portando anche<br />

qui esempi di successo conseguiti<br />

per alcuni clienti industriali.<br />

36<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


ECONOMICO<br />

<strong>Assofond</strong> proseguirà nella comunicazione<br />

volta a far conoscere<br />

il CSM nei suoi laboratori,<br />

nelle sue unità operative e<br />

soprattutto nelle sue competenze.<br />

Le presentazioni dell‘incontro<br />

tenutosi sono consultabili<br />

sul sito di ASSOFOND<br />

www.assofond.it nella sezione<br />

News “ASSOFOND INCON-<br />

TRA IL CENTRO SVILUPPO<br />

MATERIALI”.<br />

Forno ad induzione sotto vuoto Forno di rifusione sotto scoria (ESR) Impianto per la fabbricazione di polveri<br />

metalliche sottovuoto<br />

CENTRO SVILUPPO MATERIALI S.P.A.<br />

CSM nasce nel 1963 come centro di ricerca della siderurgia pubblica (IRI/Finsider/Ilva). Oggi è la più importante<br />

realtà privata italiana nel settore dell’innovazione e del miglioramento di processo e prodotto<br />

mantenendo un forte legame con i partner siderurgici. Attualmente il CSM opera a livello internazionale<br />

per il settore industriale di produzione dell’acciaio e per settori diversificati, quali quello del petrolio e del<br />

gas, dell’aerospazio, di materiali e prodotti speciali, di ingegneria ed impiantistica e dell’ambiente e dell’energia,<br />

in collaborazione con imprese grandi, medie e piccole, sia manifatturiere che di ingegneria/servizio.<br />

Tutto questo in un contesto di forte attenzione alla riservatezza e salvaguardia della proprietà dei risultati<br />

sviluppati per il committente. Le attività di servizio e di sviluppo avvengono all'interno dei laboratori<br />

CSM con un “approccio a matrice interdisciplinare”, integrato il più delle volte con la presenza degli specialisti<br />

e dei tecnici presso i siti dei clienti. Questo approccio consente di comprendere e risolvere velocemente<br />

le problematiche che vengono presentate e di concepire, proporre e realizzare soluzioni in grado<br />

di aumentare la competitività del sistema produttivo.<br />

Il CSM è dotato di una struttura operativa policentrica, con presenze specializzate consolidate, oltre che<br />

nel Lazio (Roma, Castel Romano), in Lombardia (Dalmine, BG), Umbria (Terni), Campania (Pomigliano<br />

d’Arco, NA) Calabria (Lamezia Terme, CZ) e Sardegna (Pula, CA e Perdasdefogu, NU). L’azienda è dotata<br />

di laboratori specializzati e unità operative di particolare rilievo per l’esecuzione di attività tecnico/scientifiche,<br />

e in particolare di prove e sperimentazioni complesse. Complessivamente ci sono più di 20 laboratori<br />

e più di 80 esperti senior in oltre 20 discipline.<br />

Il CSM opera inoltre con una struttura a matrice che interseca in modo dinamico attività e responsabilità<br />

delle Linee di Business che curano la gestione clienti e lo sviluppo di mercati, con quelle dei Dipartimenti<br />

di Ricerca. Le conoscenze e competenze dei ricercatori e le facilities dei laboratori e impianti si aggregano<br />

quindi secondo le specifiche necessità con conseguenze positive in termini di efficacia e flessibilità<br />

nell’esecuzione dei progetti. Da sottolineare nello svolgimento delle attività è la presenza di una rete attiva<br />

di rapporti e collaborazioni con Università ed Enti di Ricerca pubblici e privati a livello nazionale e internazionale.<br />

A livello italiano IL CSM è parte attiva dei sistemi associazionistici nazionali (Confindustria, AIRI, APRE).<br />

Collabora inoltre con i principali enti di ricerca italiani (ENEA, CNR, CIRA); alimenta una rete di collaborazioni<br />

con il mondo accademico nazionale.<br />

IL CSM ha inoltre una lunga tradizione europea, che dal 1970, con la partecipazione italiana ai primi progetti<br />

del programma CECA, vede la nostra presenza oggi in 60 progetti RFCS (Research Fund for Coal<br />

and Steel, ex CECA) e 14 progetti H2020 e FP7. Il CSM partecipa con un alto profilo alle Piattaforme Tecnologiche<br />

Europee ESTEP (acciaio) ed EuMat (materiali avanzati); è tra i cofondatori (con MEFOS, BFI e<br />

CRM) del RIES (Research Initiative European Steel) per il coordinamento tra i principali centri di ricerca<br />

siderurgica in Europa; è interlocutore dei sistemi internazionali di rilevanza nel settore delle politiche nazionali<br />

ed internazionali di ricerca, partecipando alle principali iniziative (Private Public Partnership) di Horizon<br />

2020, in particolare SPIRE, EMIRI, A4M.<br />

Infine il CSM ha partecipazioni strutturate in importanti organizzazioni internazionali di supporto alla ricerca<br />

industriale nel settore Oil & Gas quali EPRG (European Pipeline Research Group), GERG (Gas European<br />

Research Group) e PRCI (Pipeline Research Council International).<br />

Per informazioni: Dante Pocci, Affari Area Manager, d.pocci@c-s-m.it - Tel 06 5055277<br />

e Jacopo Nardi, Direttore Commerciale, j.nardi@c-s-m.it, Tel 06 5055792 - CSM Roma.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 37


di Perno Lazzari Rodolfo & C. snc<br />

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Ricordo di Giovanni Dalla Bona<br />

periodo della sua presidenza in AIB, citiamo la fondazione<br />

della ISFOR 2000, scuola di formazione nata<br />

nell’ambito della Associazione Industriale Bresciana<br />

cui hanno aderito altre organizzazioni d’impresa.<br />

A lui si deve l’apertura del “mondo dell’impresa<br />

Bresciana” alla città ed al territorio con coinvolgimento<br />

di istituzioni, amministratori pubblici, associazioni<br />

di categoria e Università di Brescia attorno<br />

ad un comune progetto di sviluppo.<br />

Non fece mancare il suo contributo di idee ed<br />

esperienza neanche ad <strong>Assofond</strong> della quale fu<br />

Consigliere dal 1986 al 1990, in quota per le medie<br />

fonderie.<br />

Il mondo della fonderia italiana ha perso uno dei<br />

suoi più rappresentativi protagonisti.<br />

Il 18 luglio <strong>2015</strong>, all’età di 84 anni, ci ha lasciato<br />

Giovanni Dalla Bona, Presidente delle Fonderie<br />

Guido Glisenti S.p.A. di Villa Carcina (BS).<br />

Imprenditore di primo piano, coniugava gli impegni<br />

alla guida della sua fonderia, oggi fra le più prestigiose<br />

nel difficile settore dell’Automotive, con l’attività<br />

svolta a servizio del territorio e dell’imprenditoria<br />

italiana nella quale ha ricoperto il ruolo di<br />

Presidente dell’Associazione Industriale Bresciana<br />

dal 1985 al 1989.<br />

Le Fonderie Guido Glisenti S.p.A. oggi guidate dal<br />

figlio Roberto, sotto la sua Presidenza hanno saputo<br />

attraversare con successo i difficili momenti<br />

congiunturali degli anni 80 e 90 e delle recenti crisi<br />

economiche del 2008-2009 dai quali l’azienda è<br />

uscita con tenacia e determinazione, caratteristiche<br />

proprie del suo carattere. Ed è anche grazie alla sua<br />

illuminata guida oggi le Fonderie Guido GLisenti<br />

S.p.A., rinnovata dal punto di vista impiantistico a<br />

seguito di consistenti investimenti recentemente<br />

realizzati rappresenta una realtà produttiva di eccellenza<br />

assoluta nel settore della fonderia non solo<br />

italiana ma dell’intero panorama europeo.<br />

Fra le tante iniziative che ci piace ricordare di cui<br />

fu convinto sostenitore Giovanni Dalla Bona, nel<br />

Uomo dalle molte “passioni” nella sua vita coltivò<br />

esperienze politiche, candidandosi, nel 1998, alla<br />

poltrona di Sindaco di Brescia pur non essendo<br />

iscritto ad alcun partito, uscendo sconfitto al ballottaggio<br />

per poche migliaia di voti.<br />

Innumerevoli interessi ed impegni che conciliava<br />

con l’attività d’imprenditore saldamente alla guida<br />

della sua impresa nata dopo un’esperienza negli anni<br />

’60 a Sarezzo, dove mosse i primi passi da imprenditore<br />

con una Laurea in chimica conseguita a<br />

Bologna, seguendo una intuizione nata a seguito<br />

dell’incontro con Franco Gnutti ed altri imprenditori<br />

di Lumezzane.<br />

Una vita, quella di Giovanni Dalla Bona di duro lavoro<br />

e di quotidiano impegno civile; valori che da<br />

sempre hanno contraddistinto l’attività della Azienda<br />

di famiglia che fa del “spirito associazionistico”<br />

un punto fermo della politica aziendale.<br />

Una filosofia di vita che ha sempre guidato l’attività<br />

e le scelte di Giovanni Dalla Bona nel perseguire i<br />

suoi progetti di miglioramento della società, che<br />

veniva da lui coinvolta in tutte le sue varie componenti.<br />

Alla moglie signora Anna, ai figli Rossella, Roberto,<br />

Giorgio e Paolo, il sentito cordoglio del mondo<br />

della fonderia italiana.<br />

G. Corelli<br />

40<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


Ricordo di Cesare Frigo<br />

Direttore Generale. Sfruttando la ventennale<br />

esperienza, nel settembre del 1979 decide di<br />

mettersi in proprio insieme al fratello Spartaco<br />

e avvia l’attività della Space, specializzata<br />

nella progettazione e realizzazione di impianti<br />

per il raffreddamento e la preparazione della<br />

terra a verde.<br />

Tra i principali clienti non ci sono solo italiani<br />

ma anche fonderie europee, statunitensi e di<br />

paesi emergenti,che hanno sempre riconosciutosia<br />

la capacità tecnica che umana di Cesare.<br />

L’11 giugno <strong>2015</strong> ci ha lasciato Cesare Frigo,<br />

Titolare della ditta Space S.r.l., da oltre 50 anni<br />

conosciuto e stimato da tutte le persone<br />

che lavorano nel settore della fonderia.<br />

Nato a Rapallo il 24 agosto 1935, si diploma<br />

all’Istituto Nautico di Camogli, poi frequenta il<br />

corso Ufficiali di Complemento all’Accademia<br />

Navale di Livorno. Al termine del corso, per<br />

diversi anni sarà imbarcato con la Marina Militare.<br />

Mette a frutto l’esperienza acquisita in Marina<br />

e si trasferisce negli Stati Uniti per lavorare<br />

sulle petroliere. Questa esperienza americana<br />

ritornerà sempre nei ricordi di Cesare, perché<br />

in quegli anni erano pochi che potevano<br />

vantare un’esperienza lavorativa negli Usa.<br />

Rientrato in Italia, a 28 anni, chiusa la parentesi<br />

americana conosce la donna della sua vita,<br />

si sposa e si avvicina casualmente al mondo<br />

della fonderia avendo sposato la figlia del Cav.<br />

Roberto Pozzi, titolare della Cesare Pozzi<br />

S.p.A. e della Mineralsider S.p.A.<br />

L’esperienza alla Cesare Pozzi dura poco, dopo<br />

due anni inizia la collaborazione presso la<br />

CML S.p.A. di Lonate Pozzolo, nella quale anno<br />

dopo anno arriva a ricoprire la carica di<br />

Era amato e stimato in ogni parte del mondo,<br />

in modo particolare in Francia dove vantava<br />

una collaborazione ventennale con CTIF<br />

(Centre Technique des Industries de la Fonderie)<br />

in cui teneva annualmente relazioni sulla<br />

terra a verde, unico relatore, invitato, non<br />

francese.<br />

Lo scorso novembre in occasione del Convegno<br />

Amafond tenutosi a Villa Fenaroli, gli era<br />

stato riconosciuto il premio Amafond alla carriera.<br />

Si è spento, come dicevamo, l’11 giugno <strong>2015</strong>,<br />

pochi giorni prima della fiera Gifa, fiera a cui<br />

aveva partecipato sin dalla prima edizione e<br />

alla cui edizione <strong>2015</strong> aveva comunque contribuito<br />

con idee spunti e suggerimenti essenziali<br />

ed alla quale sino all’ultimo momento avrebbe<br />

desiderato partecipare.<br />

“…Ed è qualcosa da cui non puoi scappare...il<br />

mare…ma soprattutto: il mare chiama…non<br />

smettere mai…ti entra dentro, ce l’hai addosso, è<br />

te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma<br />

non serve, continuerà a chiamarti.<br />

Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà<br />

sempre un mare che ti chiamerà.”(A. Baricco)<br />

Ciao Cesare<br />

I Tuoi amici Fornitori e Fonditori<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong><br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 41


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TECNICO<br />

TECNICO<br />

K. Chailler – G. Regheere<br />

TECNICO<br />

TECNICO<br />

Ghise a grafite sferoidale rinforzate<br />

con soluzione solida<br />

M. Favini<br />

Lo scopo dello studio era determinare la sensibilità alle variazioni in<br />

condizioni operative di fonderia di tre nuove classi di ghise sferoidali<br />

incluse nelle ultime edizioni della norma EN1563:2012 (ghise a grafite<br />

sferoidale rinforzate con soluzione solida).<br />

I test svolti con la classe EN-GJS-500-14 hanno mostrato che questa<br />

ghisa è molto tollerante nei confronti di elementi considerati indesiderabili<br />

come fosforo, boro, manganese, rame, cromo, molibdeno e<br />

stagno. Inoltre, con un contenuto di silicio del 4,0% le proprietà meccaniche<br />

rimangono conformi anche se il contenuto di carbonio varia<br />

dal 3,2 al 3,9%. La presenza quasi sistematica di grandi quantità di sferoidi<br />

di forma V e perfino di particelle di forma III non sembra avere<br />

effetti inaccettabili sulle proprietà meccaniche.<br />

La presenza di terre rare aumenta la presenza di particelle di forma<br />

degenere, e i prodotti che le contengono devono essere evitati. Un’inoculazione<br />

efficace migliora la nodularità e previene la formazione<br />

di carburi, così come fa un contenuto di carbonio maggiore del 3,4%.<br />

La maggior tendenza al ritiro di queste ghise è confermata. L’intervallo<br />

di composizioni (contenuto di carbonio e silicio) in cui esistono<br />

la compensazione del ritiro e i fenomeni di rigonfiamento è piccola<br />

rispetto alle incertezze di campionamento e misurazione. In ultima<br />

analisi, non è stata rilevata una correlazione significativa tra la<br />

colabilità e i parametri sperimentali, come ad esempio il contenuto<br />

di carbonio e silicio. L’unico parametro di influenza sembra essere il<br />

sistema di riempimento.<br />

Le tre classi di ghisa a grafite sferoidale<br />

(SG) incluse recentemente<br />

nell’ultima edizione della normativa<br />

EN 1563:2012 (ghise a grafite<br />

sferoidale rinforzate in soluzione<br />

solida) mostrano, grazie alla loro<br />

matrice ferritica, un insieme di proprietà<br />

che le rendono più significative<br />

rispetto alle ghise sferoidali di<br />

matrice ferritico-perlitica.<br />

In particolare, a parità di resistenza<br />

a trazione, queste ghise<br />

ferritiche sferoidali hanno:<br />

- un allungamento a frattura<br />

pressoché raddoppiato;<br />

- un limite di elasticità più alto<br />

del 25%;<br />

- una vita utile più lunga.<br />

Il tutto senza perdere resistenza.<br />

Un articolo precedente riportava<br />

lo stato dell’arte riguardo<br />

a questo tipo di ghise. Questo<br />

stato dell’arte, basato su una ricerca<br />

bibliografica, ha confermato<br />

che, mentre le proprietà<br />

meccaniche di queste ghise sono<br />

state opportunamente descritte,<br />

le informazioni riguardo<br />

alla loro preparazione e alla loro<br />

fusione sono rare o inesistenti.<br />

Le fonderie che già utilizzavano<br />

questo tipo di ghise<br />

hanno incontrato problemi in<br />

termini di qualità dei componenti<br />

realizzati. È stato perciò<br />

richiesto allo CTIF di ampliare<br />

le conoscenze su queste ghise<br />

tramite una serie di test. Il presente<br />

articolo è un riassunto<br />

dei risultati dei suddetti test.<br />

Riassunto dei quesiti<br />

La ricerca bibliografica effettuata<br />

non ha fornito informazioni<br />

sugli effetti di nichel, manganese,<br />

fosforo e altri elementi residui<br />

che possono essere introdotti<br />

più o meno accidentalmente<br />

tramite il materiale<br />

grezzo: rame, latta, boro, cromo<br />

e molibdeno.<br />

Le fonderie che sono state<br />

consultate hanno anche detto<br />

di avere osservato una tendenza<br />

al ritiro più marcata rispetto<br />

alle ghise sferoidali ferriticoperlitiche.<br />

Anche la colabilità di<br />

queste ghise ferritiche è sembrata<br />

peggiore. Inoltre, le suddette<br />

fonderie hanno osservato<br />

la presenza di particelle di<br />

grafite sempre più degenerate<br />

all’aumentare dello spessore<br />

delle pareti dello stampo. La<br />

composizione dei prodotti di<br />

trattamento utilizzati, in particolare<br />

la presenza di terre rare,<br />

sembra avere un effetto nocivo<br />

su queste particelle.<br />

46<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

Lo scopo dello studio presentato<br />

era perciò dare una risposta<br />

a questi dubbi, e determinare<br />

la sensibilità di queste ghise<br />

nei seguenti ambiti:<br />

- presenza di elementi classificati<br />

come nocivi per le ghise<br />

ferritiche, per quello che riguarda<br />

la resistenza meccanica;<br />

- variazione nella composizione<br />

degli elementi principali,<br />

come carbonio e silicio, per<br />

quello che riguarda l’integrità<br />

interna;<br />

- variazione delle condizioni di<br />

operatività (spessore delle<br />

pareti, trattamenti di inoculazione),<br />

per quello che riguarda<br />

la microstruttura (forma e<br />

distribuzione delle particelle<br />

di grafite, struttura della matrice).<br />

Sperimentazione<br />

PROCEDURA<br />

Tutte le ghise prese in esame in<br />

questo studio sono state preparate<br />

in una fornace ad induzione<br />

a frequenza media (capacità<br />

100 kg) nella fonderia sperimentale<br />

dello CTIF. Le cariche<br />

consistevano in ferro a basso<br />

contenuto di elementi residui,<br />

scarti di fonderia di ghise<br />

sferoidali, e leghe ferrose commerciali.<br />

Il metallo è stato riscaldato<br />

a 1500°C e trasferito<br />

in una siviera Sandwich preriscaldata.<br />

In tutti i casi, la lega di<br />

inoculo era la FeSiMg 610 della<br />

FerroPem.<br />

È stata effettuata un’inoculazione<br />

allo 0,2% del tempo di trasferimento<br />

in siviera. Il metallo<br />

è stato colato quando la temperatura<br />

è calata a 1400°C, in<br />

stampi di sabbia fabbricati con<br />

processo PENTEX. I campioni<br />

prodotti erano:<br />

- un campione di colabilità<br />

CURY;<br />

- un campione TATUR per la<br />

tendenza al ritiro;<br />

- un campione con intervalli<br />

marcati da 6 a 40 mm;<br />

- uno stampo con 6 barre di<br />

tensione da 25 mm di diametro;<br />

- un Campione E30 con uno<br />

C Si Mn S P Mg<br />

EN-GJS-450-18 3,39 3,30 0,24 0,0062 0.052 0,040<br />

EN-GJS-500-14 3,30 3,92 0,22


TECNICO<br />

C Si Mn S Cu Cr P B Ni Sn<br />

Contenuto ridotto di fosforo 3,5 3,85 0,24


TECNICO<br />

Rm (MPa) Rp 0,2<br />

(MPa) A (%) Kv (J)<br />

%C: 3,3 511 412 15 2,5<br />

%C: 3,3 540 434 15,5 1,8<br />

%C: 3,35 551 441 17,5 1,5<br />

%C: 3,45 530 424 17 2,6<br />

%C: 3,55 558 443 19,0 1,5<br />

%C: 3,6 531 416 19 2,9<br />

%C: 3,7 569 447 19 4,3<br />

%C: 3,8* 551 429 20 2,3<br />

Tab. 6 - Proprietà meccaniche delle varie classi di ghisa-effetto del carbonio.<br />

* Inoculazione con Spherix.<br />

%C: 3,3<br />

%C: 3,3<br />

%C: 3,35<br />

%C: 3,45<br />

%C: 3,55<br />

%C: 3,6<br />

%C: 3,7<br />

%C: 3,8*<br />

Struttura spessore 40 mm<br />

Forma V e VI,<br />

più scarsamente III<br />

Forma V e VI,<br />

più scarsamente III<br />

Forma V e VI<br />

Forme V e VI,<br />

più scarsamente III<br />

Forma V e VI,<br />

più scarsamente III<br />

Forma V e VI<br />

Forma V e VI,<br />

più scarsamente III<br />

Forma VI,<br />

più scarsamente V<br />

Tab.7 - Microstrutture delle varie classi di ghisa-effetto del carbonio.<br />

* Inoculazione con Spherix<br />

Struttura spessore 6 mm<br />

Forma V e VI, più scarsamente III,<br />

tracce di perlite<br />

Forma V, grafite esplosa,<br />

carburi<br />

Forma V, grafite esplosa,<br />

perlite e carburi<br />

Forma V e VI,<br />

perlite<br />

Forma VI, più scarsamente V,<br />

perlite<br />

Forma V e VI, perlite<br />

Forma VI,<br />

più scarsamente V<br />

Forma VI,<br />

grafite esplosa<br />

INOCULAZIONE<br />

La tendenza al ritiro è rimasta<br />

marcata pressoché in tutti i casi.<br />

È stato tuttavia possibile distinguere,<br />

nei vari campioni TA-<br />

TUR, cavità il cui aspetto variava<br />

in base alla composizione:<br />

cavità con pareti lisce, localizzate<br />

al cuore o vicino alla punta<br />

del campione o, al contrario,<br />

cavità diffuse dall’aspetto frastagliato.<br />

C’è stata anche, sempre<br />

dipendente dalla composizione,<br />

una contrazione globale<br />

del metallo durante la solidificazione<br />

(con un incavo in cima<br />

al campione), o una protuberanza<br />

con un’eccedenza di metallo.<br />

Gli effetti della presenza di terre<br />

rare nelle leghe di trattamento<br />

( per l’inoculazione) sulla<br />

forma delle particelle di grafite<br />

è stata confermata da una<br />

colata inoculata con Spherix, e<br />

paragonando i risultati ottenuti<br />

con quelli delle colate, già illustrate,<br />

eseguite con l’inoculazione<br />

di ZL80 (per esempio<br />

quella con contenuto più alto<br />

di manganese).<br />

I risultati ottenuti sono illustrati<br />

in Tab. 8.<br />

Commenti<br />

INFLUENZA DELLA COMPOSIZIONE:<br />

CONTENUTI DI CARBONIO E SILICIO<br />

E TENDENZA AL RITIRO<br />

L’esame dei campioni TATUR<br />

ha mostrato che il comportamento<br />

in fase di solidificazione<br />

cambia sostanzialmente in funzione<br />

dei contenuti di carbonio<br />

e silicio. I risultati ottenuti<br />

sono mostrati in Fig. 2.<br />

globale del metallo durante la<br />

solidificazione (con un incavo<br />

in cima al campione), o una<br />

protuberanza con un’eccedenza<br />

di metallo.<br />

PROPRIETÀ MECCANICHE<br />

Le ghise ferritiche sferoidali<br />

sembrano molto flessibili rispetto<br />

alla presenza di elementi<br />

classificati come indesiderabili,<br />

La tendenza al ritiro è rimasta<br />

marcata pressoché in tutti i casi.<br />

È stato tuttavia possibile distinguere,<br />

nei vari campioni<br />

TATUR, cavità il cui aspetto variava<br />

in base alla composizione:<br />

cavità con pareti lisce, localizzate<br />

al cuore o vicino alla<br />

punta del campione o, al contrario,<br />

cavità diffuse dall’aspetto<br />

frastagliato. C’è stata anche,<br />

sempre dipendente dalla composizione,<br />

una contrazione<br />

% di silicio<br />

Fig. 2 - Campioni TATUR.<br />

% di carbonio<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 49


TECNICO<br />

Struttura spessore 40 mm Rp 0,2<br />

(MPa)<br />

%Inoculazione con<br />

ZL80-% C 3,6<br />

Forma V e VI Forma V e VI, perlite<br />

Inoculazione con Forma V e VI, Forma VI,<br />

ZL80-% C 3,7 più scarsamente III più scarsamente V<br />

Inoculazione con Forma VI, Forma V e VI p +<br />

Spherix-% C 3,8 più scarsamente V grafite esplosa<br />

Tab. 8 - Microstrutture delle varie classi di ghisa-effetto dell’inoculazione.<br />

CURY hanno praticamente fornito<br />

tutti lo stesso numero di<br />

punti (da 25 a 30). Ancora, l’ultimo<br />

stadio (spessore di 3 mm)<br />

dei campioni scalati può essere<br />

o meno riempito di metallo, indipendentemente<br />

dalle condizioni<br />

sperimentali. Il sistema di<br />

riempimento sembra essere<br />

l’unico parametro significativo.<br />

come fosforo, boro, rame, cromo<br />

e molibdeno, spesso perfino<br />

se sono in compresenza. Le<br />

proprietà meccaniche rimangono<br />

conformi, anche con la presenza<br />

a livelli significativi di perlite<br />

e carburi.<br />

Nel caso dello stagno, il contenuto<br />

utilizzato è stato relativamente<br />

alto (0,055%), tipico di<br />

un’aggiunta più intenzionale<br />

che accidentale. Un contenuto<br />

dello 0,010% può essere ragionevolmente<br />

tollerato.<br />

Riguardo alla resistenza all’impatto<br />

(prova CHARPY), i valori<br />

dell’energia di frattura sono rimasti<br />

da 2 a 3 joule a -20°C.<br />

Questi valori sono sicuramente<br />

molto inferiori a quelli ottenuti<br />

con ghise ferritiche sferoidali<br />

convenzionali (nell’ordine<br />

dei 12 joule). Dovrebbero essere<br />

tuttavia paragonati ai valori<br />

ottenuti con le ghise sferoidali<br />

ferritico-perlitiche che queste<br />

nuove ghise dovrebbero sostituire<br />

(anche qui si parla di pochi<br />

joule).<br />

Altrimenti, le ipotesi formulate<br />

riguardo alla necessità di mantenere<br />

il contenuto di fosforo<br />

molto basso o di utilizzare<br />

un’aggiunta di nickel per migliorare<br />

l’energia di frattura non<br />

sono confermate.<br />

MICROSTRUTTURA<br />

Le particelle di grafite di forma<br />

degenere (forme V e III) sono<br />

state osservate sistematicamente,<br />

anche in presenza di<br />

condizioni di lavoro ottimali.<br />

Non è stato osservato alcun<br />

effetto significativo del contenuto<br />

di carbonio. Tuttavia, la<br />

matrice talvolta includeva una<br />

grande quantità di perlite (fino<br />

al 15%), ma questo non ha avuto<br />

una grande influenza sulle<br />

proprietà meccaniche.<br />

La presenza di carburi è stata<br />

notata ad una profondità inferiore<br />

a 6 mm, in particolare nel<br />

caso di inoculazione con Spherix,<br />

tranne in caso di alto contenuto<br />

di carbonio (3,8%).<br />

PROPRIETÀ DI FONDERIA<br />

INOCULAZIONE<br />

Gli effetti della presenza di terre<br />

rare nelle leghe di trattamento<br />

(per l’inoculazione) sulla<br />

forma delle particelle di grafite<br />

sono stati confermati. Lo Spherix<br />

è chiaramente associato alla<br />

presenza di particelle di grafite<br />

“esplose”, specialmente con<br />

spessori esigui. Come accennato<br />

nel paragrafo precedente,<br />

anche la presenza di carburi è<br />

stata associata all’uso di questo<br />

inoculante.<br />

Gli sferoidi di grafite erano sistematicamente<br />

di forma V e VI.<br />

Tuttavia, un’inoculazione efficace<br />

aumenta il numero di particelle<br />

di grafite, e così ne riduce<br />

anche la dimensione media e<br />

ne migliora la nodularità. Analogamente,<br />

una buona inoculazione<br />

evita l’insorgenza di carburi<br />

e perlite con spessori esigui.<br />

Tuttavia, l’influenza di questo<br />

trattamento sulle proprietà<br />

meccaniche rimane limitata.<br />

COLABILITÀ<br />

Non ci sono state variazioni significative<br />

della colabilità in funzione<br />

dei parametri sperimentali:<br />

il contenuto di carbonio e<br />

silicio, per esempio. I campioni<br />

TENDENZA AL RITIRO<br />

L’esame della Fig. 1 mostra che<br />

la tendenza al ritiro è rimasta<br />

marcata. È stato tuttavia possibile<br />

distinguere comportamenti<br />

molto diversi durante la solidificazione,<br />

in base alla composizione:<br />

- con contenuti bassi di silicio,<br />

c’era una cavità con pareti lisce<br />

sull’intera cima del campione.<br />

La cavità può essere<br />

attribuita all’esteso ritiro allo<br />

stato liquido, prima di oltrepassare<br />

la linea del liquidus.<br />

Questo punto è in accordo<br />

con i dati presenti nella letteratura,<br />

che riportano una riduzione<br />

della tendenza del ritiro<br />

allo stato liquido in presenza<br />

di alti contenuti di silicio;<br />

- con contenuti di silicio alti, è<br />

stato rilevato al contrario<br />

che la ghisa ha tracimato dalla<br />

cavità dello stampo nel corso<br />

della solidificazione, specialmente<br />

con la presenza contemporanea<br />

di un alto contenuto<br />

di carbonio;<br />

- con questi contenuti alti di<br />

carbonio equivalente, è stata<br />

osservata l’insorgenza di una<br />

cavità a pareti lisce, ma stavolta<br />

vicino al cuore del campione.<br />

Questo è stato con<br />

tutta probabilità il risultato<br />

della forzatura all’interno dello<br />

stampo dovuta all’espansione<br />

della grafite: la forma<br />

del campione favorisce una<br />

concentrazione di forze nella<br />

parte inferiore del campione.<br />

Il volume totale di questa cavità<br />

è cambiato di poco in<br />

funzione del contenuto di<br />

carbonio: essendo la ghisa<br />

ipereutettica, la grafite era<br />

presente fin dall’inizio della<br />

solidificazione. Il rigonfiamento<br />

dovuto alla grafite addizionale<br />

agisce fin dall’inizio della<br />

50<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

solidificazione, influenzando<br />

così il liquido. Anche se il carbonio<br />

aumenta, l’efficacia del<br />

rigonfiamento rimane stabile,<br />

e la compensazione del ritiro<br />

rimane la stessa;<br />

- con un contenuto basso di<br />

carbonio, in aggiunta al ritiro<br />

alla stato liquido, è stata osservata<br />

la presenza di piccole<br />

cavità sparse dall’aspetto frastagliato.<br />

Questo era autentico<br />

ritiro da cavità (ritiro durante<br />

la solidificazione eutettica,<br />

non compensato a causa<br />

della forma del campione TA-<br />

TUR).<br />

I test svolti mostrano l’esistenza<br />

di un intervallo di operatività<br />

in cui le cavità da ritiro sono<br />

assenti, dove i fenomeni di<br />

ritiro e rigonfiamento si compensano<br />

a vicenda. Questo intervallo<br />

è molto stretto: per<br />

questa classe EN-GJS-500-14,<br />

nelle condizioni preparatorie<br />

della fonderia sperimentale<br />

CTIF, per un getto di geometria<br />

simile, si può supporre che i valori<br />

di silicio e carbonio da ottenere<br />

siano rispettivamente:<br />

3,8


TECNICO<br />

TECNICO<br />

R. Cuesta – D. Arranz<br />

R. Alvarez – J. A. Maroto<br />

M.E. Alcade<br />

TECNICO<br />

TECNICO<br />

L’effetto dell’aggiunta di stronzio<br />

sui difetti di macroporosità<br />

da ritiro delle leghe ipoeutectiche<br />

alluminio-silicio<br />

M. Favini<br />

Le leghe ipoeutettiche alluminio-silicio sono oggi largamente utilizzate in<br />

molti settori tecnologici come l’automotive, l’aerospaziale o le costruzioni<br />

meccaniche grazie alle loro caratteristiche di buona colabilità, costo contenuto<br />

e buone proprietà meccaniche. La loro modificazione con l’aggiunta<br />

di stronzio (Sr) per raggiungere una struttura eutettica fine è stata a<br />

lungo riconosciuta nell’industria come un fattore chiave per raggiungere<br />

ottime proprietà meccaniche. Numerose ricerche hanno mostrato anche<br />

l’effetto negativo di queste addizioni sulla porosità (principalmente microporosità)<br />

in getti ben alimentati; in più sono disponibili molte poche informazioni<br />

sugli effetti dello Sr sui difetti di macroritiri in sezione dei getti<br />

difficili da alimentare, come comunemente accade in getti industriali come<br />

in protuberanze e altre zone spesse isolate. Da quanto è noto appare<br />

che le aggiunte di Sr hanno il potenziale di ridurre l’estensione dei difetti<br />

in queste zone, nonostante il modo in cui lo faccia rimanga oscuro.<br />

Questo studio vuole chiarire la conoscenza sulle addizioni di Sr nelle leghe<br />

Al-Si, focalizzando sul loro effetto e metodo di combattere i difetti di<br />

porosità da macroritiro. La ricerca è stata guidata per illuminare l’influenza<br />

dello Sr su un fattore critico per la alimentabilità di queste leghe:<br />

la frazione solida alla coerenza dendritica, o CFS. Una serie di analisi termiche<br />

sperimentali è stata eseguita per determinare il CFS per due leghe<br />

con diversi contenuti di Sr: da una parte 356 (Al-7%Si) di larghissimo<br />

uso industriale confrontata con la lega binaria Al-9%Si. E’ stato trovato<br />

che il CFS aumenta con il contenuto di Sr. I CFS ottenuti sono stati<br />

utilizzati successivamente per eseguire simulazioni numeriche di fusioni<br />

in sabbia di una piastra in Al-9%Si contenente una zona protuberante<br />

al suo centro, con e senza aggiunte di Sr, seguendo diverse procedure<br />

sperimentali dalla letteratura |1|. In accordo con questo riferimento, è<br />

stato trovato che le leghe modificate portano meno macroporosità nella<br />

regione della protuberanza che nelle leghe non modificate. Inoltre, i valori<br />

di porosità modellata ottenuti sono quantitativamente in buon accordo<br />

con quanto trovato sperimentalmente, indicando l’integrità dell’approccio<br />

della simulazione numerica.<br />

In più questo studio mostra che al contrario dei loro svantaggi in termini<br />

di generazione di microporosità lo Sr può essere giudiziosamente utilizzato<br />

per migliorare la qualità dei getti in alluminio-silicio ipoeutettici, particolarmente<br />

in sezioni difficili da alimentare sulla base del suo effetto<br />

favorevole sul CSF.<br />

Introduzione<br />

I benefici delle modifiche con<br />

Sr sulle proprietà meccaniche<br />

di getti in Al-Si ipoeutettico sono<br />

largamente confermati dall’industria.<br />

Come indicato da<br />

diverse ricerche, lo Sr induce<br />

un raffinamento dei costituenti<br />

in silicio della fase eutettica che<br />

migliora le proprietà meccaniche<br />

finali, in particolare l’allungamento<br />

a rottura |2,3|.<br />

Per contro l’aggiunta di Sr deve<br />

essere eseguita attentamente,<br />

tenendo conto della geometria<br />

del getto e altri fattori |4,5|, in<br />

quanto questi solitamente producono<br />

un aumento della porosità<br />

volumetrica |4, 6-10|.<br />

Una caratteristica comune significativa<br />

di questi lavori è che<br />

i loro getti di prova sono correttamente<br />

alimentati, cioè, durante<br />

la solidificazione, esiste<br />

un gradiente di temperatura<br />

progressivo dalle aree più fredde<br />

del getto fino agli alimentatori,<br />

senza hotspot lungo il<br />

tracciato di alimentazione.<br />

Questo effettivamente assicura<br />

che la porosità esclusivamente<br />

di tipo microscopico con dimensioni<br />

dei pori solitamente<br />

ben al di sotto di , in questo<br />

modo agevolando la formazione<br />

di una struttura relativamente<br />

compatta ed in ultimo<br />

54<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

Al sistema di acquisizione dati<br />

Alimentatore<br />

Termocoppia<br />

Area difettosa<br />

Isolamento<br />

Vasca in acciaio<br />

inossidabile<br />

Isolamento<br />

Fuso<br />

Supporto<br />

Protuberanza<br />

centrale<br />

(diametro 35mm)<br />

altezza 8mm<br />

Getto<br />

Fig. 1 - Disegno schematico del set-up per le prove sperimentali.<br />

Fig. 2 - Getto dell’esperimento di Dinnis.<br />

raggiungendo le proprietà tecnologiche<br />

richieste.<br />

Al contrario, i getti industriali<br />

solitamente hanno grandi aree,<br />

(come ad esempio protuberanze<br />

per lavorazioni di filettatura<br />

o giunzioni di nervature) che<br />

sono lontane dall’alimentatore<br />

e sono inevitabilmente affette<br />

da hotspot durante risultato,<br />

queste aree sono difficilmente<br />

alimentate portando all’apparizione<br />

di dannosi difetti di macroporosità.<br />

E’ largamente accettato<br />

che il tipo di formazione<br />

di porosità in zone con hotspot<br />

differisce da quella di getti<br />

ben alimentati, in quanto il ritiro<br />

diventa chiaramente il fenomeno<br />

dominante rispetto alla<br />

precipitazione di idrogeno<br />

|11|.. Resta il fatto che questo è<br />

un lavoro di ricerca molto ristretto<br />

per quanto riguardano<br />

gli effetti di modifiche di stronzio<br />

in questo tipo di geometrie<br />

dotate di hotspot e di relativi<br />

difetti da macroritiri.<br />

Il lavoro di Dinnis mostra che<br />

l’aggiunta di Sr in Al-9%Si diminuisce<br />

considerevolmente la<br />

porosità volumetrica in una sezione<br />

spessa ben localizzata di<br />

una piastra |1|. Al contrario, in<br />

uno studio molto simile<br />

Iwahori ha trovato che lo Sr<br />

non ha questi effetti per una<br />

lega Al-7%Si |12|. Da un punto<br />

di vista qualitativo la ricerca di<br />

Argo suggerisce una riduzione<br />

di porosità radiografica in una<br />

sezione spessa di un getto di<br />

A356, solo con aggiunte ridotte<br />

di Sr da 30 ppm |13|. Similmente<br />

Taylor ha studiato l’effetto<br />

della Sr sull’apparizione<br />

di porosità in getti di lega Al-<br />

12%Si (vicino all’eutettico)<br />

provvisti di aree con hotspot<br />

|14|. Ha trovato che le leghe<br />

modificate mostrano pori qualitativamente<br />

più piccoli che<br />

quelli non modificati.<br />

La ricerca summenzionata vorrebbe<br />

indicare che le aggiunte<br />

di Sr hanno il potenziale di ridurre<br />

la severità dei difetti di<br />

macro porosità in aree soggette<br />

a hot-spot in getti di leghe<br />

Al-Si ipoeutettiche anche se<br />

esiste una significativa mancanza<br />

di dati consistenti per supportare<br />

queste ipotesi. Inoltre<br />

le ragioni per cui le modificazioni<br />

di Sr potrebbero diminuire<br />

le macro porosità sono semplicemente<br />

poco ricercate. Da<br />

questo punto di vista è interessante<br />

notare come la ricerca di<br />

Chai e colleghi (15), che hanno<br />

rilevato come per una percentuale<br />

di silicio dal 6 al 12% la<br />

frazione solida alla coerenza<br />

dendritica, intesa come la frazione<br />

solida valutata al momento<br />

in cui si ha la formazione di<br />

un reticolo dendritico coerente,<br />

viene incrementata dall’aggiunta<br />

di Sr. In quanto l’alimentazione<br />

delle cavità da ritiro<br />

viene fortemente ostacolata<br />

dalla formazione di questo reticolo<br />

|16|, le aggiunte di Sr possono<br />

ragionevolmente aumentare<br />

l’alimentabilità ed in ultimo<br />

ridurre i difetti da macro contrazioni<br />

in aree affette da hot<br />

spot; Questa teoria però non è<br />

ancora stata verificata in letteratura.<br />

Lo scopo di questo studio<br />

è quello di generare maggior<br />

conoscenza sull’effetto<br />

dello Stronzio sulle porosità in<br />

sezioni soggette ad hot spot di<br />

getti in leghe Al-Si e i relativi<br />

metodi di azione a questo associati.<br />

In particolare in seguito<br />

verranno ricercati i legami tra il<br />

contenuto di Sr, la frazione solida<br />

alla Coerenza dendritica e<br />

la porosità, in modo quantitativo,<br />

attraverso la combinazione<br />

di metodi sperimentali e numerici,<br />

che saranno descritti nel<br />

prossimo capitolo.<br />

Parte sperimentale<br />

e simulazioni<br />

numeriche<br />

PROCEDURA SPERIMENTALE<br />

La frazione solida alla coerenza<br />

dendritica, da ora in avanti detta<br />

CSF, è stata misurata in relazione<br />

al contenuto di Sr attraverso<br />

tecniche di analisi termiche<br />

e conseguente implementazione<br />

dei dati. In Fig. 1 è possibile<br />

vedere uno schema dell’attrezzatura<br />

utilizzata per le<br />

procedure sperimentali.<br />

Dallo schema è possibile notare<br />

come l’attrezzatura sia com-<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 55


TECNICO<br />

posta da una vasca in acciaio<br />

inossidabile di forma tronco<br />

conica (diametro medio 55mm,<br />

spessore 2mm, altezza 60mm.)<br />

funzionante come una piccola<br />

fornace per i campioni di fuso,<br />

e di un termocoppia da di diametro<br />

posta al centro della vasca<br />

per misurarne mostrato in<br />

Fig. 1, le letture delle termocoppie<br />

sono state inviate ad un<br />

sistema di acquisizione dati collegato<br />

ad un calcolatore elettronico.<br />

Due diverse leghe di<br />

Alluminio Silicio sono state testate:<br />

una A356 (7%Si) ed una<br />

lega binaria Al-Si (9%). La prima<br />

lega è stata scelta in quanto è<br />

largamente diffusa in moltissimi<br />

campi industriali, mentre la seconda<br />

in quanto è quella che in<br />

letteratura possiede un grande<br />

quantitativo di dati di porosità<br />

residue. %Si è stata raffinata fino<br />

ad un livello target di 120<br />

ppm tramite l’aggiunta dell’additivo<br />

AlTi5, mentre l’A356 è<br />

stato utilizzato allo stato non<br />

raffinato. Questi due materiali<br />

sono stati modificati con diversi<br />

quantitativi di Sr, nel range<br />

approssimativo di 0-170 ppm,<br />

utilizzando come additivo la lega<br />

base di Al10%Sr.<br />

e una predeterminata curva base,<br />

da solidus a liquidus. In seguito<br />

al lavoro di Haq |17|, la<br />

curva base è stata scelta di tipo<br />

lineare, sulla base della sua riproducibilità<br />

e semplicità di calcolo.<br />

Invece il punto di apparizione<br />

della coerenza dendritica<br />

è stato identificato come il minimo<br />

della curva T”(t) ,<br />

come<br />

descritto da Jiang (18).<br />

Infine il CSF è stato valutato<br />

semplicemente sostituendo<br />

questo tempo nella curva Fs(t).<br />

SIMULAZIONE NUMERICA<br />

Il getto del campione descritto<br />

da Dinnis e colleghi |1| nel loro<br />

lavoro è stato simulato numericamente<br />

attraverso un modello<br />

standard MAGMAsoft. Questa<br />

parte del test consiste praticamente<br />

in una piastra Al-9%Si (alta<br />

, larga e spessa ) colata in uno<br />

stampo in sabbia e riempita attraverso<br />

un sistema a gravità.<br />

Come può essere osservato in<br />

Fig. 2 mostra un alimentatore dal<br />

lato superiore ed una protuberanza<br />

centrale sufficientemente<br />

lontana dall’alimentatore da provocare<br />

la nascita di un hotspot<br />

durante la solidificazione.<br />

La colata è stata simulata in<br />

condizioni di Sr-modificate e<br />

non modificate. Le curve di frazione<br />

solida contro la temperatura<br />

per queste due leghe sono<br />

state ottenute secondo le procedure<br />

spiegate nel paragrafo<br />

precedente, mentre le curve di<br />

densità sono state calcolate<br />

con la seguente equazione:<br />

Equazione 1<br />

ρ(T)=ρ S<br />

F S<br />

(T) + ρ l<br />

(1-F S<br />

(T))<br />

dove ρ s<br />

denota la densità della<br />

fase solida, sia questa fase alfa o<br />

una mistura di eutettico e fasi<br />

alfa (a-eu), dipendenti dalle<br />

temperature, e ρ l<br />

è la densità<br />

del liquido. Seguendo |19|, queste<br />

densità sono state scelte<br />

come ρ a<br />

= 2590 kGmc, ρ a – Eu<br />

=<br />

2558 kGmc e ρ l<br />

= 2417 kg/m 3 e<br />

considerate costanti per sem-<br />

La fusione è stata ottenuta in<br />

una fornace elettrica della capacità<br />

di 15kg, mentre la vasca<br />

di prova è stata preriscaldata e<br />

immersa totalmente nel crogiolo<br />

e mantenuta per almeno<br />

20s per poi essere estratta piena<br />

della lega e preparata per le<br />

analisi termiche. Come mostrato<br />

in Fig. 1 sono stati posizionati<br />

isolamenti termici sia al di<br />

sotto che al di sopra della vasca,<br />

per ottenere un tracciato<br />

di irradiazione del calore maggiormente<br />

controllabile. In totale,<br />

la progettazione del sistema<br />

è stata orientata verso l’ottenimento<br />

di una velocità di<br />

raffreddamento tipica di getti di<br />

alluminio ottenuti con colata in<br />

sabbia. Per ogni sessione di<br />

prova, sono state registrate la<br />

curva temperatura/tempo, insieme<br />

alle sue derivate prima<br />

T’(t) e seconda T”(t). La curva<br />

della frazione solida nel tempo<br />

Fs(t) è ottenuta tramite il calcolo<br />

dell’area delimitata tra ’(t)<br />

Tempo(s)<br />

Tempo(s)<br />

Temperatura, T<br />

Linea di Base Tb<br />

Temperatura, T<br />

Linea di Base Tb<br />

Fig. 3 - Curve termografiche per leghe non modificate: a) Al-7%Si b) Al-9%Si con raffinamento<br />

del Grano.<br />

56<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

plicità. Al di sotto del punto di<br />

solidus e sopra il liquidus, la dipendenza<br />

della densità rispetto<br />

alla temperatura è stata modellata<br />

come lineare, utilizzando<br />

pendenze dedotte da altri lavori<br />

di riferimento |19|. Infine il<br />

calore specifico e i valori di<br />

conduttività sono stati ottenuti<br />

da fonti generiche |20|.<br />

I principali risultati – l’evoluzione<br />

temporale della frazione solida<br />

in confronto al tempo parallelamente<br />

nei due getti (modificato<br />

e non modificato) – sono<br />

stati esaminati per dimostrare<br />

la presenza di hot-spot,<br />

particolarmente nell’area centrale<br />

del getto. Infine le percentuali<br />

totali della porosità per<br />

quella che è stata definita “area<br />

difettosa” (Fig. 2) sono state<br />

ottenute, ed i risultati confrontati<br />

con le analisi sperimentali<br />

ottenute da Dinnis |1|.<br />

Lega Raffinamento Contenuto Sr CSF<br />

del grano<br />

misurato<br />

A 356 NO 0 0,200<br />

NO 60 0,222<br />

NO 100 0,217<br />

NO 170 0,222<br />

Al-9Si SI 0 0,119<br />

SI 70 0,135<br />

Tab. 1 - Dati misurati per CSF.<br />

mostrati solamente i risultati<br />

della lega Al-9%Si. Infine i valori<br />

di porosità calcolati e loro confronti<br />

con l’esperimento sono<br />

mostrati in Fig. 4c.<br />

Discussione<br />

Come mostrato in Tab. 1 356<br />

mostra valori di CSF intorno a<br />

0,20-0,22, mentre i valori per la<br />

lega binaria Al-9%Si sono grossolanamente<br />

inferiori di un<br />

50% (0,119-0,135). L’aggiunta di<br />

stronzio aumenta consistentemente<br />

la CSF di circa il 10-15%<br />

indipendentemente dal contenuto<br />

di silicio. In generale tutti<br />

questi valori di CSF misurati insieme<br />

alle loro tendenze associate<br />

mostrano un buon riscontro<br />

con quelli riportati<br />

precedentemente |15|.<br />

Risultati<br />

Le curve termiche (T’ (t)<br />

e T” (t)<br />

)<br />

per le due leghe utilizzate nello<br />

studio nel loro stato non modificato<br />

sono mostrate in Fig. 3.<br />

Significativamente, il tempo di<br />

solidificazione totale (intorno<br />

a 500 s) si attesta in un campo<br />

di valori che può essere attribuito<br />

alla colata in sabbia di leghe<br />

alluminio - silicio (5): fino<br />

ad approssimativamente 1000<br />

s per un modulo termico tipico<br />

fino a . È interessante anche<br />

notare il punto di minimo che<br />

si presenta nella seconda derivata<br />

tra 200 e 300 secondi in<br />

entrambi i casi.<br />

La Tab. 1 mostra la frazione solida<br />

alla coerenza dendritica<br />

per le due leghe studiate, relazione<br />

al contenuto di stronzio.<br />

Infine in Fig. 4 sono riassunti i<br />

risultati della simulazioni numeriche<br />

eseguite per %Si, includendo<br />

la visualizzazione della<br />

aree con hot-spot (Fig. 4a), e la<br />

distribuzione di macro porosità<br />

(Fig. 4b). in quanto questi due<br />

risultati sono molto simili per<br />

le due condizioni studiate (modificate<br />

e non modificate), sono<br />

Porosità volumetrica (%)<br />

Sperimentale (Dinnis)<br />

Lega Al-9Si non modificato<br />

Simulazione (lavoro attuale)<br />

Lega Al-9Si modificato<br />

Fig. 4 - Risultati della simulazione del getto in Al-9%Si con grano raffinato.<br />

a) zone con una frazione solida inferiore al CSF nel tempo immediatamente successivo<br />

(0.1s) alla formazione di un reticolo dendritico nel canale di alimentazione (lega non modificata);<br />

b) Distribuzione dei difetti da macroporosità (lega non modificata);<br />

c) confronto dei valori sperimentali e simulati numericamente della porosità in relazione<br />

allo stato di modifica della lega.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 57


TECNICO<br />

La Fig. 4 mostra come la protuberanza<br />

presente al centro del<br />

getto effettivamente ritarda la<br />

solidificazione in quell’area rispetto<br />

al resto della piastra.<br />

Come conseguenza questa regione<br />

particolare diventa un<br />

hot-spot producendo un significativo<br />

difetto di macro ritiro<br />

mentre il resto della piastra ne<br />

è virtualmente privo (Fig. 4b). Di<br />

nuovo questo è in generale allineato<br />

con i risultati sperimentali<br />

di Dinnis (1), che ha riscontrato<br />

difetti in questa regione attraverso<br />

un sezionamento localizzato<br />

e osservazione diretta.<br />

Infine Fig. 4c mostra un confronto<br />

della porosità calcolata rispetto<br />

a quella misurata sperimentalmente<br />

nel lavoro utilizzato<br />

da riferimento |1|. Si può osservare<br />

che i valori calcolati sono<br />

compresi nella forchetta di<br />

valori sperimentali, che incrementa<br />

la affidabilità degli approcci<br />

sperimentali e numerici utilizzati<br />

in questo articolo. Più specificatamente<br />

si può notare che la<br />

lega modificata è contraddistinta<br />

da una minor porosità generale<br />

rispetto alle leghe non modificate<br />

(intorno al 23% in meno).<br />

Questo può indicare in modo<br />

preliminare che le aggiunte di<br />

stronzio possono effettivamente<br />

aiutare a ridurre i difetti di macro<br />

ritiri in aree soggette a hotspot<br />

di getti Al-Si ipoeutettici,<br />

sulla base del loro effettivo potenziale<br />

di aumentare il CSF e,<br />

inoltre, di aumentare l’alimentabilità<br />

durante la solidificazione.<br />

Ulteriori lavori sono necessari<br />

per ricercare queste scoperte<br />

promettenti con maggior dettaglio<br />

possibilmente estendendo<br />

lo studio ad un più largo spettro<br />

di contenuti di silicio (oltre a<br />

quelli studiati in questa ricerca,<br />

7-9%). In particolare ulteriori<br />

prove sperimentali possono essere<br />

necessarie per quanto concerne<br />

un’analisi quantitativa della<br />

porosità.<br />

Inoltre lo studio necessiterebbe<br />

di essere ampliato per includere<br />

gli aspetti fondamentali della alimentabilità<br />

come i flussi fluidi e<br />

l’evoluzione della micro struttura<br />

durante la solidificazione.<br />

Conclusioni<br />

Il legame tra le aggiunte di<br />

stronzio, la frazione solida alla<br />

coerenza dendritica, e i difetti<br />

da macro ritiri in getti di leghe<br />

ipoeutettiche di Alluminio-Silicio<br />

sono stati analizzati.<br />

È stato rilevato che aggiunte di<br />

stronzio in un campo da<br />

0,70ppm può effettivamente aumentare<br />

la frazione solida alla<br />

coerenza dendritica e ridurre la<br />

severità dei difetti di macro ritiri<br />

nelle aree con hot-spot.<br />

Queste scoperte possono essere<br />

utilizzate dai fonditori per ridurre<br />

i componenti difettati in<br />

zone marginali o sostanziali in<br />

getti di Al-Si, senza l’utilizzo di<br />

nessun altro aiuto alla colata o<br />

particolari accorgimenti in progettazione.<br />

Inoltre, questa ricerca ci permette<br />

di mettere in mostra che<br />

il controllo della CSF appare come<br />

una strada interessante da<br />

percorrere per l’ottimizzazione<br />

dei processi di colata dell’alluminio.<br />

Ulteriori prove sperimentali sono<br />

richieste, necessitando un<br />

approfondito studio della solidificazione<br />

ed i suoi processi associati<br />

di flussi di fluido.<br />

R. Cuesta, D. Arranz, R. Alvarez;<br />

J. A. Maroto; M.E. Alcade<br />

Fondazione per la Ricerca e lo Sviluppo<br />

dei trasporti ed energia (CI-<br />

DAUT), Valladolid, Spagna<br />

Tratto da Foundry Trade Journal –<br />

giugno <strong>2015</strong>.<br />

BIGLIOGRAFIA<br />

|1| Dinnis C.M. Metallurgical and Material transactions<br />

A, VOl 35A, pp3531-3541 (nov 2004).<br />

|2| Shabestari S.G. Journal of Material Science, vol<br />

39, pp 2023-2032 (2004).<br />

|3| Paray F. AFS Transactions, vol 102, pp 833-842<br />

(1994).<br />

|4| Mc Clain S.T. AFS Transactions, vol111, pp 147-<br />

158, (2003).<br />

|5| Campbell J. Casting 2 nd edition Butterworth<br />

Heinemann, Oxford (2003).<br />

|6| Fuoco R. AFS Transactions, vol103, pp 255-263<br />

(1995).<br />

|7| Fang Q.T. AFS Transactions, vol 97, pp 989-<br />

1000 (1989).<br />

|8| Anson J.P. AFS Transactions, vol 109, pp 517-<br />

531 (2001).<br />

|9| Miresmaelli S.M. International journal of cast<br />

metal research, vol16, pp 541-548 (2003).<br />

|10| Emadi D. AFS Transactions, vol 102, pp 239-244<br />

(1994).<br />

|11| Campbell J. Casting 1st edition Butterworth<br />

Heinemann, Oxford (1991).<br />

|12| Iwahori H. AFS Transactions, vol 98, pp 167-<br />

173 (1990).<br />

|13| Argo D. AFS Transactions, vol 96, pp 65-74<br />

(1988).<br />

|14| Taylor J.A. AFS Transactions, vol107, pp 189-<br />

195 (1988).<br />

|15| Chai G. Dendrite coherency during equiaxed<br />

solidification in aluminum Alloys, Chemical<br />

communications, University of Stocholm,<br />

(1994).<br />

|16| Fuoco R. AFS Transactions, vol106, pp 401-409<br />

(1998).<br />

|17| Haq I.U. Metals and Materials, vol10, pp 89-96<br />

(2004).<br />

|18| Jiang H. AFS Transactions, vol107, pp 169-172<br />

(1999).<br />

|19| Magnusson T. Metallurgical and materials Transcations<br />

A, vol 32, pp 2605-2613.<br />

|20| MAGMAsoft® computer program, MAGMA<br />

GmbH, Aachen Germany.<br />

58<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


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essenziale la selezione della giusta lega<br />

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l’efficacia che la resa dell’aggiunta magnesio<br />

così come, in generale per tutte le ghise,<br />

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importante per ottimizzare la struttura dei<br />

getti ed ottenere le proprietà meccaniche<br />

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TECNICO<br />

TECNICO<br />

TECNICO<br />

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J. M. Murua-IK4-Azterlan<br />

P. Gacetabeitia – L.A. Hurtado<br />

TECNICO<br />

Stabilità dell’austenite in un acciaio<br />

sottoposto a tempra austenitica (ADI)<br />

in condizioni di temperatura sotto zero<br />

M. Favini<br />

L’uso dell’acciaio duttile temprato austeniticamente (ADI) nella<br />

fabbricazione di diversi tipi di componenti è in crescita, nonostante<br />

alcune limitazioni che affliggono il pieno sviluppo del potenziale di<br />

questo materiale. L’adeguatezza di queste caratteristiche per applicazioni<br />

a bassa temperatura è ancora una questione aperta.<br />

Di conseguenza, l’effetto delle temperature basse sul comportamento<br />

dei materiali sottoposti a condizioni somiglianti a quelle delle<br />

applicazioni estreme richiede un’analisi.<br />

Alcuni provini sono stati sottoposti a trattamenti sottozero a -<br />

20°C e -40°C, per valutare le conseguenze sulle proprietà meccaniche<br />

dell’ADI 1000. Tuttavia, in situazioni produttive reali, la maggior<br />

parte dei componenti è sottoposta a variazioni di temperatura.<br />

Perciò, un gruppo di provini è stato sottoposto a cicli consecutivi<br />

che arrivavano fino a -40°C, per cercare di simulare le condizioni<br />

termiche che si possono trovare in ambienti ostili.<br />

Alcuni provini hanno anche subito trattamenti criogenici intensivi<br />

a -175°C. Sebbene non raggiungibile in natura, questa temperatura<br />

fornisce un interessante campo di ricerca per il futuro sviluppo<br />

dell’ADI.<br />

Per semplificare la presentazione e l’interpretazione dei risultati, la<br />

caratterizzazione dinamica (valori a frattura e fatica) non è stata<br />

considerata nel presente studio. Sarà indagata in studi successivi.<br />

La trasformazione dell’austenite è stata verificata tramite tecniche<br />

metallografiche. Le variazioni delle proprietà meccaniche sono state<br />

significative, e possono essere spiegate grazie alla suddetta trasformazione.<br />

Introduzione<br />

La differenza tra acciaio duttile<br />

e ADI è determinata dalla composizione<br />

della matrice. Mentre<br />

negli acciai duttili essa consiste<br />

fondamentalmente in una combinazione<br />

di ferrite e perlite,<br />

nell’ADI è formata da ferrite<br />

aciculare inglobata in austenite<br />

arricchita in carbonio (ausferrite).<br />

Di conseguenza, le proprietà<br />

meccaniche dell’ADI sono<br />

molto migliori di quelle degli<br />

acciai duttili convenzionali.<br />

Questo miglioramento è raggiunto<br />

grazie ad un trattamento<br />

termico controllato chiamato<br />

“austempering”, che è alla<br />

base della trasformazione da<br />

acciaio duttile ad ADI (Fig. 1).<br />

Oltre alla composizione e agli<br />

elementi di lega, i parametri<br />

dell’austempering (in particolare<br />

la temperatura di austenitizzazione<br />

e la temperatura e durata<br />

del mantenimento isotermico)<br />

determinano le caratteristiche<br />

meccaniche e, di conseguenza,<br />

il tipo di ADI ottenuto.<br />

Questi materiali hanno proprietà<br />

molto interessanti (significativa<br />

resilienza, alti valori di<br />

resistenza a trazione, buona vita<br />

a fatica e un rapporto significativo<br />

resistenza/peso |1, 2|.<br />

La fabbricazione e l’implementazione<br />

dei componenti in ADI<br />

richiede la compresenza di almeno<br />

tre tecnologie trasversali<br />

essenziali nello sviluppo di questo<br />

tipo di prodotto: processo<br />

di fusione, trattamenti a caldo<br />

isotermici e lavorazioni di macchina.<br />

Le caratteristiche metallurgiche<br />

associate ad ogni tipo<br />

di ADI e, di conseguenza, la<br />

scelta corretta del tipo di acciaio<br />

per ciascuna applicazione,<br />

sono decisive per avere prestazioni<br />

adeguate dai componenti<br />

realizzati in tale materiale. Tra<br />

le proprietà che possono essere<br />

valutate, è stata prestata particolare<br />

attenzione alla stabilità<br />

dell’austenite in condizioni di<br />

lavoro estreme, eseguendo valutazioni<br />

dei cambiamenti di alcune<br />

proprietà meccaniche associate<br />

alla suddetta austenite.<br />

La richiesta di mercato di componenti<br />

in ADI è in crescita per<br />

applicazioni che richiedono<br />

un’elevata resistenza meccanica<br />

associata ad eccellenti pre-<br />

64<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

temperatura<br />

Fig. 1 - Rappresentazione schematica del trattamento di austempering sull’ADI.<br />

stazioni in situazioni di stress<br />

ciclico. Una variabile non sempre<br />

valutata sufficientemente è<br />

la temperatura di esercizio,<br />

sebbene alcuni degli sviluppi<br />

presenti in questo articolo vanno<br />

molto al di là di ciò che si<br />

intende per “performance a<br />

bassa temperatura”.<br />

Per avere cambiamenti metallurgici<br />

più facilmente rilevabili,<br />

lo studio è stato focalizzato su<br />

un tipo di ADI dove è significativa<br />

la presenza di austenite residua.<br />

Così, le trasformazioni riferibili<br />

al passaggio a temperature<br />

sotto zero possono essere<br />

evidenziate. Per analizzare la<br />

stabilità dell’austenite, è stata<br />

fatta un’approssimazione dell’effetto<br />

di condizioni di lavoro<br />

estreme. Di fatto, il risultato<br />

delle prove eseguite a temperatura<br />

ambiente con campioni<br />

precedentemente trattati a diversi<br />

livelli di temperature sotto<br />

zero è integrativo dei risultati<br />

dei test di resilienza eseguiti<br />

direttamente a temperature<br />

sotto zero.<br />

Attraverso questo studio, le<br />

basse temperature sono state<br />

collegate alla stabilità dell’austenite.<br />

Le prove di caratterizzazione<br />

sono state svolte a<br />

temperatura ambiente. Sono<br />

stati presentati anche alcuni risultati<br />

di prove di resilienza a<br />

temperature sotto zero, ma solo<br />

per avere un termine di paragone.<br />

Non sono considerati<br />

ulteriormente nel presente<br />

studio, poiché implicano variabili<br />

che vanno al di là dell’evoluzione<br />

dell’austenite.<br />

È da notare che sia i materiali<br />

di base (acciaio duttile) che i<br />

trattamenti di austempering<br />

utilizzati sono standard nell’industria.<br />

Per alcuni dei trattamenti<br />

sotto zero è stato utilizzato<br />

un particolare apparecchio<br />

criogenico in grado di raggiungere<br />

temperature vicine al<br />

punto di ebollizione dell’azoto<br />

liquido (-196°C). Sono già stati<br />

condotti alcuni studi sull’effetto<br />

dei trattamenti criogenici sui<br />

materiali ADI. I risultati ottenuti<br />

nel presente studio sono significativi<br />

per gli studi succitati.<br />

Procedura<br />

sperimentale<br />

tempo<br />

L’austenite presente nell’ADI è<br />

stabile a temperatura ambiente,<br />

ma quando si abbassa al di<br />

sotto dell’Ms, si può innescare<br />

la trasformazione martensitica,<br />

che influenza le caratteristiche<br />

meccaniche dei componenti.<br />

Questo studio è stato svolto<br />

analizzando componenti industriali<br />

reali, fabbricati in una linea<br />

di stampaggio verticale automatica.<br />

Più nello specifico,<br />

una staffa di un veicolo industriale,<br />

fabbricata con ADI 1000<br />

(EN-GJS-1000-5), è stata il<br />

componente scelto per questo<br />

studio. Lo spessore medio nelle<br />

zone da cui provenivano i campioni<br />

è di 30 mm. Il peso di<br />

queste staffe è di circa 13 kg.<br />

Sei componenti, scelti a caso<br />

dallo stesso bagno fuso, sono<br />

stati usati in questo studio. I<br />

provini utilizzati sono stati<br />

estratti da cinque di questi<br />

componenti, mentre il rimanente<br />

è stato usato per caratterizzare<br />

il materiale base.<br />

Questo campione è stato sezionato<br />

per controllare la sua<br />

integrità e il suo aspetto all’interno,<br />

in modo da confermare<br />

la buona penetrazione del trattamento.<br />

CICLI A BASSA TEMPERATURA<br />

In questo studio sono stati<br />

considerati diversi trattamenti<br />

e condizioni sotto zero:<br />

• 30 minuti a -20°C.<br />

• 30 minuti a -40°C (questi<br />

trattamenti sono stati eseguiti<br />

in immersione in un<br />

bagno termostatico refrigerato).<br />

• Otto cicli in sequenza di raffreddamento-riscaldamento<br />

tra -40°C e 40°C con un<br />

tempo di ammollo di 30 minuti.<br />

In questo caso, il trattamento<br />

è stato svolto in<br />

un’apparecchiatura criogenica<br />

industriale.<br />

IL TRATTAMENTO CRIOGENICO<br />

Ad eccezione dei trattamenti<br />

blandi a bassa temperatura descritti<br />

sopra, un gruppo di provini<br />

è stato sottoposto a trattamenti<br />

criogenici profondi. I<br />

trattamenti criogenici sono<br />

processi termici in cui i materiali<br />

sono sottoposti a temperature<br />

criogeniche. In questo<br />

campo tecnologico, la temperatura<br />

per essere considerata<br />

criogenica deve essere inferiore<br />

a 120 K (circa 153°C). I tenui<br />

cambiamenti microstrutturali<br />

provocati da queste basse<br />

temperature possono influenzare,<br />

di solito positivamente, il<br />

comportamento del materiale<br />

trattato. Di conseguenza, l’uso<br />

dei trattamenti criogenici è in<br />

crescita in molti campi dell’industria<br />

(3,4). Il trattamento<br />

criogenico applicato in questo<br />

studio è un processo a secco a<br />

più stadi. Consiste in quattro<br />

cicli criogenici consecutivi, ciascuno<br />

dei quali include un’ora<br />

di ammollo a -175°C, ed è stato<br />

svolto in uno degli apparecchi<br />

criogenici disponibili all’IK4-<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 65


TECNICO<br />

TEST DI RESISTENZA A TRAZIONE<br />

I test di resistenza a trazione sono<br />

stati svolti in un’apparecchiatura<br />

universale Zwick Z100, e i<br />

risultati sono stati elaborati con<br />

un software integrato.<br />

Fig. 2 - Apparecchiature industriali utilizzate per i trattamenti criogenici dei campioni (IK4-<br />

Azterlan).<br />

C Si Mn P S Mn<br />

3,71 2,40 0,23 0,017


TECNICO<br />

dere che l’energia assorbita dal<br />

materiale è influenzata significativamente<br />

dalla temperatura<br />

in diminuzione durante il test.<br />

Infine, la microstruttura è stata<br />

analizzata con un microscopio<br />

ottico, che ha mostrato un alto<br />

contenuto di noduli di grafite<br />

dispersi nella matrice ausferritica<br />

(Fig. 3). La sferoidizzazione<br />

della grafite è maggiore del<br />

90%, e il diametro medio è di<br />

40 µm, con una popolazione<br />

che varia dai 125 ai 150 noduli/mm<br />

2 .<br />

Trattamento precedente<br />

Energia assorbita (J)<br />

Risultati<br />

Valore medio<br />

Materiale base 112 - 126 - 144 127<br />

-20 °C 102 - 102 - 91 96<br />

-40 °C 89 – 98 - 91 93<br />

-40 °C (ciclo) 82 – 87 - 80 83<br />

-175 °C (criogenico) 60 – 63 - 68 64<br />

Tab. 5 - Valori rilevati nella prova di resilienza, misurati a temperatura ambiente, di provini trattati<br />

precedentemente sotto zero.<br />

Trattamento precedente Durezza (HV0,1)<br />

Risultati<br />

Valore medio<br />

Materiale base 320 – 325 - 330 325<br />

-40 °C 336 – 332 – 328 332<br />

-40 °C (ciclo) 368 – 374 – 370 369<br />

-175 °C (criogenico) 435 – 447 – 440 441<br />

Tab. 6 - Valori di durezza (HV0,1).<br />

Fig. 3 - Immagine al microscopio del materiale<br />

base, si può notare la grafite sferoidale<br />

(x100).<br />

La matrice è formata da ausferrite,<br />

e la struttura è omogenea.<br />

È possibile rilevare una buona<br />

penetrazione del trattamento<br />

(Fig. 4).<br />

Fig. 4 - Immagine al microscopio del materiale<br />

base, si può notare la matrice ausferritica<br />

(x1000).<br />

Riassumendo i risultati riportati,<br />

si può affermare che, in verità, il<br />

materiale soddisfa i requisiti dello<br />

standard EN-GJS-1000-5<br />

(EN1564-1998). Nella versione<br />

2012 della norma, questo standard<br />

è stato sostituito da EN-<br />

JGS-1050-6, ma anche i requisiti<br />

di questo nuovo standard sono<br />

soddisfatti dal materiale base<br />

usato in questo studio.<br />

Risultati e discussione<br />

TENACITÀ A FRATTURA<br />

La tenacità a frattura è stata studiata<br />

a temperatura ambiente,<br />

con provini che avevano subito<br />

tipi differenti di processi sotto<br />

zero. Questi test hanno esaminato<br />

gli effetti permanenti delle<br />

temperature sotto zero sulla tenacità<br />

a frattura. I risultati, riassunti<br />

in Tab. 5, mostrano chiaramente<br />

che perfino una breve<br />

esposizione ad una temperatura<br />

di -20°C induce un peggioramento<br />

permanente nel comportamento<br />

a frattura dei provini.<br />

Questa influenza diventa più<br />

evidente all’abbassarsi della<br />

temperatura del trattamento.<br />

I valori ottenuti con i provini<br />

sottoposti in precedenza ad otto<br />

cicli tra -40°C e 40°C mostrano<br />

un tipo di effetto cumulativo<br />

delle temperature sotto<br />

zero sulla tenacità a frattura.<br />

INFLUENZA DEI TRATTAMENTI<br />

CRIOGENICI SULLA TENACITÀ<br />

A FRATTURA<br />

L’effetto ottenuto con un trattamento<br />

criogenico a -175°C è<br />

stato, chiaramente, più evidente<br />

rispetto a quelli ottenuti in ogni<br />

altro trattamento sotto zero<br />

esaminato. In questo caso, la diminuzione<br />

della tenacità a frattura<br />

è stata significativa.<br />

DUREZZA<br />

La micro durezza della matrice<br />

è stata misurata su provini sottoposti<br />

a differenti condizioni<br />

sotto zero. I risultati sono illustrati<br />

in Tab. 6.<br />

Si può vedere come, in questo<br />

tipo di ADI, i trattamenti sotto<br />

zero hanno un’influenza anche<br />

sulla durezza della matrice ausferritica.<br />

Tuttavia, mentre l’effetto<br />

sui campioni portati a -40°C<br />

può essere definito trascurabile,<br />

cicli ripetuti a questa temperatura<br />

aumentano significativamente<br />

il valore della durezza.<br />

INFLUENZA DEL TRATTAMENTO<br />

CRIOGENICO SULLA DUREZZA<br />

Come mostrato in Tab. 6, la matrice<br />

dei campioni sottoposti a<br />

trattamento criogenico profondo<br />

(-175 ° C) è caratterizzata<br />

da un importante aumento dei<br />

valori di durezza (Fig. 5). Questo<br />

comportamento suggerisce un<br />

notevole trasformazione martensitica<br />

dovuta all’esposizione<br />

a temperatura molto bassa.<br />

INFLUENZA DEI TRATTAMENTI<br />

CRIOGENICI SULLA RESISTENZA<br />

A TRAZIONE<br />

Per integrare i dati ottenuti, sono<br />

stati svolti test di resistenza<br />

a trazione su provini trattati<br />

criogenicamente. I risultati sono<br />

mostrati in Tab. 7.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 67


TECNICO<br />

Durezza HV0,1<br />

20°C -40°C -40°C -175°C<br />

(a ciclo) (trattamenti criogenici)<br />

Fig. 5 - Confronto tra i valori di durezza misurati in campioni sottoposti a tipi diversi di trattamenti<br />

sotto zero.<br />

confermare che, in verità, le<br />

temperature sotto zero hanno<br />

la facoltà di trasformare parte<br />

dell’austenite presente nella<br />

matrice ausferritica in martensite.<br />

Quando il materiale è stato<br />

sottoposto ad un trattamento<br />

criogenico profondo<br />

(-175°C), la generazione di martensite<br />

appare più evidente.<br />

È stato inoltre stabilito che la<br />

martensite così generata tende<br />

a crescere in mezzo agli spazi<br />

austenitici più grandi. Questo<br />

comportamento può essere<br />

I trattamenti criogenici aumentano<br />

significativamente i valori<br />

di resistenza a trazione, specialmente<br />

la resistenza allo snervamento.<br />

L’allungamento diminuisce<br />

un po’, ma supera ancora<br />

largamente i valori specificati<br />

nello standard.<br />

MICROSTRUTTURE<br />

Le microstrutture dei provini<br />

sottoposti a diversi trattamenti<br />

sotto zero sono state analizzate<br />

con un microscopio ottico. Paragonandole<br />

alla microstruttura<br />

originale, non è stato possibile<br />

rilevare modificazioni strutturali<br />

nella matrice dei due campioni<br />

sottoposti a trattamento a<br />

-20°C e -40°C (Figg. 6 e 7).<br />

Fig. 6 - Immagine al microscopio del campione<br />

trattato a -20°C: non è possibile apprezzare<br />

alcuna trasformazione (x1000).<br />

Fig. 7 - Immagine al microscopio del campione<br />

trattato a -40°C: non è possibile apprezzare<br />

alcuna trasformazione (x1000).<br />

Tuttavia, sono state individuate<br />

piccole aree della matrice dove<br />

l’austenite si è trasformata in<br />

martensite nei provini trattati a<br />

-40°C. Sebbene non siano molto<br />

evidenti, queste zone possono<br />

essere osservate in Fig. 8.<br />

INFLUENZA DEI TRATTAMENTI<br />

CRIOGENICI SULLA<br />

MICROSTRUTTURA<br />

La presenza di martensite è diventata<br />

più evidente (Fig. 9) nei<br />

campioni sottoposti a trattamenti<br />

criogenici profondi<br />

(-175°C). Questo fenomeno è<br />

compatibile con la riduzione<br />

della resistenza a frattura e<br />

l’aumento della durezza osservato<br />

in questa condizione di<br />

trattamento.<br />

Tutti questi risultati sembrano<br />

Condizione ∅ (mm) Rp0,2 (MPa) Rm (MPa) A Lo=5d (%)<br />

Materiale base 10,00 754 1010 7,5<br />

Trattamento<br />

criogenico (-175 °C)<br />

10,00 798 1039 6,3<br />

Tab. 7 - Risultati delle prove di trazione.<br />

Fig. 8 - Immagine al microscopio del campione<br />

sottoposto a cicli termici fino a -<br />

40°C. Si possono notare piccole formazioni<br />

di martensite (x1000).<br />

Fig. 9 - Immagine al microscopio del campione<br />

sottoposto a trattamento criogenico<br />

(-175°C). Sebbene non sia ancora molto<br />

chiara, la presenza di martensite è evidente.<br />

spiegato in accordo con la struttura<br />

tipica della matrice ausferritica,<br />

formata da lamine di ferrite<br />

che delimitano piccole zone austenitiche<br />

arricchite di carbonio.<br />

Il contenuto di carbonio è alto<br />

nelle vicinanze delle lamine di<br />

ferrite, mentre si abbassa al centro<br />

delle aree austenitiche, dove<br />

la distanza dalle lamine di ferrite<br />

è maggiore. Alti contenuti di carbonio<br />

rendono l’austenite poco<br />

incline a trasformarsi. Quindi, la<br />

martensite appare prima di tutto<br />

nelle zone relativamente<br />

grandi di austenite a basso con-<br />

68<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

materiale base materiale ciclato<br />

a -40°C<br />

materiale trattato<br />

criogenicamente<br />

a -175°C<br />

Fig. 10 - Confronto tra le superfici di frattura<br />

di provini sottoposti a trattamenti<br />

differenti.<br />

tenuto di carbonio. L’effetto sinergico<br />

di determinati elementi<br />

di lega dovrebbe essere sempre<br />

tenuto in conto. La presenza di<br />

nichel e rame disturba la trasformazione<br />

martensitica in questo<br />

materiale.<br />

ANALISI A FRATTURA<br />

La superficie di frattura di tre<br />

provini è stata analizzata, sia<br />

macroscopicamente che al<br />

SEM. Dei tre provini, uno non<br />

era stato affatto trattato sotto<br />

zero, il secondo era andato a -<br />

40°C, il terzo a -175°C.<br />

ANALISI MACROSCOPICA<br />

Paragonando le superfici di<br />

frattura ottenute nei tre provini,<br />

si può affermare che quello<br />

non trattato presenta una<br />

deformazione plastica leggermente<br />

maggiore. D’altra parte,<br />

il provino trattato criogenicamente<br />

ha mostrato la minore<br />

deformazione, mentre quello<br />

trattato a -40°C si poneva nel<br />

mezzo. Le differenze sono minime,<br />

ma rilevabili in Fig. 10.<br />

ANALISI AL MICROSCOPIO<br />

ELETTRONICO A SCANSIONE (SEM)<br />

I rilievi microscopici delle superfici<br />

di frattura sono simili nei tre<br />

provini, e sono formati da cavità<br />

a forma di cupole o di torrette.<br />

Queste forme si sviluppano intorno<br />

ai noduli di grafite, e sono<br />

collegate alle fratture duttili che<br />

avvengono a causa della deformazione<br />

plastica del materiale.<br />

Le immagini al SEM di queste superfici<br />

possono essere viste in<br />

Figg. 11, 12 e 13.<br />

Si può osservare che l’aspetto<br />

microscopico della superficie<br />

fratturata è molto simile nei tre<br />

provini analizzati.<br />

Si può concludere quindi che,<br />

nonostante i trattamenti sotto<br />

zero, questo materiale mantiene<br />

ancora un grado di duttilità<br />

significativo dal punto di vista<br />

microscopico.<br />

DISCUSSIONE<br />

I risultati di questo studio possono<br />

essere divisi in due gruppi.<br />

Da una parte, ci sono quelli derivati<br />

da campioni sottoposti a<br />

temperature blandamente sotto<br />

zero. Dall’altra, quelli ottenuti da<br />

campioni che han subito trattamenti<br />

criogenici profondi.<br />

I test effettuati sul primo gruppo<br />

hanno lo scopo di prevedere<br />

l’effetto di determinate condizioni<br />

di lavoro che i componenti<br />

reali potenzialmente affrontano<br />

lavorando in ambienti<br />

estremi. I risultati ottenuti dai<br />

provini trattati a -20°C e -40°C<br />

suggeriscono che la quantità di<br />

austenite trasformata a queste<br />

temperature “blande” è modesta.<br />

Tuttavia, i componenti reali<br />

non lavorano in condizioni termiche<br />

uniformi. Al contrario,<br />

essi sono sottoposti a continui<br />

cambi di temperatura, che possono<br />

essere molto accentuati<br />

in determinate applicazioni. I risultati<br />

ottenuti con i campioni<br />

trattati a -40°C mostrano che<br />

sottoporre ripetutamente un<br />

campione a basse temperature<br />

provoca determinati effetti cumulativi,<br />

che sfociano in una generazione<br />

più significativa di<br />

martensite.<br />

I valori di tenacità alla frattura a<br />

temperatura ambiente per i<br />

campioni trattati a *40°C sono<br />

più elevati di quelli ottenuti nel<br />

materiale base quando sono testati<br />

direttamente a -40°C, ma la<br />

differenza non è così evidente.<br />

In più, questi valori sono stati<br />

ottenuti a temperatura ambiente,<br />

ma quale sarebbe la tenacità<br />

a frattura di questi campioni ciclati<br />

termicamente se testati a -<br />

40°C? Molto probabilmente, i<br />

valori a frattura sarebbero significativamente<br />

più bassi.<br />

Effetto del<br />

trattamento<br />

criogenico profondo<br />

La temperatura più bassa mai<br />

registrata sulla Terra è stata di -<br />

89,2°C in Antartide nel 1983.<br />

Tuttavia, le temperature applicate<br />

nei trattamenti criogenici<br />

profondi sono decisamente più<br />

basse.<br />

L’interesse ad applicare queste<br />

temperature così basse all’ADI<br />

non ha nulla a che vedere col<br />

comportamento in condizioni<br />

estreme, bensì riguarda l’avvan-<br />

Fig. 11 - Immagine al SEM della superficie di<br />

frattura sul provino non trattato (materiale<br />

base).<br />

Fig. 12 - Immagine al SEM della superficie di<br />

frattura sul provino trattato a -40°C.<br />

Fig. 13 - Immagine al SEM della superficie di<br />

frattura sul provino trattato criogenicamente<br />

a -175°C.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 69


TECNICO<br />

taggiarsi delle performance potenzialmente<br />

migliorate che<br />

questi trattamenti possono fornire<br />

per determinate applicazioni.<br />

Difatti, alcuni studi riguardanti<br />

l’influenza dei trattamenti<br />

criogenici nell’ADI sono già<br />

stati pubblicati |5, 6|. È stata<br />

studiata anche la trasformazione<br />

martensitica prodotta dalla<br />

deformazione plastica nell’ADI,<br />

paragonandola all’effetto del<br />

trattamento criogenico |7|.<br />

I risultati ottenuti in questo studio<br />

indicano che è stato ottenuto<br />

un grande miglioramento in<br />

durezza, con valori che possono<br />

essere riconducibili anche ad un<br />

ADI 1400. Contemporaneamente,<br />

sebbene la resilienza ottenuta<br />

in provini Charpy non intaccati<br />

non abbia un valore molto<br />

alto, essa si mantiene comunque<br />

su un valore notevole<br />

(compatibile con quello richiesto<br />

per l’ADI 1200).<br />

Questi cambiamenti possono<br />

essere sfruttati in determinate<br />

applicazioni, specialmente se la<br />

resistenza a usura è un requisito<br />

rilevante. Questi tipi di ADI<br />

con caratteristiche meccaniche<br />

migliori (ad esempio l’ADI<br />

1400) sono sottoposti durante<br />

la tempra a sbalzi più consistenti<br />

di temperatura rispetto<br />

agli ADI con caratteristiche<br />

meccaniche inferiori. Questi<br />

sbalzi più elevati creano un livello<br />

più alto di tensioni residue<br />

(minore stabilità dimensionale).<br />

Questa situazione spesso<br />

costringe a svolgere delle lavorazioni<br />

meccaniche dopo il<br />

trattamento di austempering (il<br />

che significa condizioni di lavorazione<br />

più difficili).<br />

I trattamenti criogenici non modificano<br />

le dimensioni del componente.<br />

Al contrario, tendono<br />

a ridurre le tensioni residue e<br />

ad aumentare la stabilità dimensionale.<br />

In determinate circostanze,<br />

questa caratteristica fa si<br />

che venga scelta una classe inferiore<br />

di ADI, e richiede che il<br />

componente sia lavorato a macchina<br />

pressoché totalmente.<br />

Quindi, il processo di austempering<br />

seguito da un trattamento<br />

criogenico fornisce il livello più<br />

alto di durezza richiesto per<br />

soddisfare i requisiti finali.<br />

Conclusioni<br />

In base ai risultati e alle discussioni<br />

sopra riportate, si possono<br />

trarre le seguenti conclusioni:<br />

• Le temperature sotto zero<br />

influenzano permanentemente<br />

le caratteristiche<br />

meccaniche dell’ADI 1000.<br />

Questo comportamento dovrebbe<br />

essere tenuto presente<br />

durante la progettazione<br />

di componenti destinati a<br />

lavorare in ambienti estremi<br />

o condizioni di bassa temperatura.<br />

• La ripetuta esposizione a<br />

temperature blandamente<br />

sotto zero favorisce le trasformazioni<br />

nel materiale (si<br />

ha un effetto cumulativo).<br />

• I cambiamenti nelle proprietà<br />

meccaniche ottenuti<br />

nell’ADI 1000 quando questo<br />

è sottoposto a temperature<br />

sotto zero suggeriscono<br />

una trasformazione martensitica<br />

nella matrice ausferritica.<br />

Questa trasformazione è<br />

stata osservata nei campioni<br />

ciclati a -40°C e, in maniera<br />

più evidente, in quelli trattati<br />

criogenicamente a -175°C.<br />

• I trattamenti criogenici<br />

profondi influenzano significativamente<br />

il comportamento<br />

meccanico dell’ADI<br />

1000. Determinati componenti<br />

possono beneficiare di<br />

questi - cambiamenti, specialmente<br />

quelli a cui è richiesto<br />

un alto livello di durezza.<br />

L’uso dei trattamenti criogenici<br />

profondi nell’ADI è un’alternativa<br />

promettente per molte applicazioni.<br />

Un’ulteriore ricerca<br />

in questo campo sembra opportuna.<br />

Tratto da Foundry Trade Journal –<br />

Marzo <strong>2015</strong><br />

Traduzione: Francesco Calosso<br />

BIGLIOGRAFIA<br />

|1| Hayrynen K.L., “the production of austempered<br />

ductile iron (ADI)”, conferenza del 2002<br />

sull’ADI, Ductile Iron Society e American<br />

Foundry Society (2002).<br />

|2| Vasko A., “Microstructure and mechanical<br />

properties of austempered ductile iron”, Annali<br />

della facoltà di ingegneria di Hunedoara,<br />

International Journal of engineering (vol.10,<br />

2012, n°1, pagg. 54-57).<br />

|3| Baldissera P., Delprete C., “Deep cryogenic<br />

treatment: a bibliographic review” The<br />

Open Mechanical Journal (2008, vol.2, n°1<br />

pagg. 1-11).<br />

|4| Pellizzari M., Caliskanoglu D., Fernández A.,<br />

Barbero J.I., Peña B., Ümit T., Pizarro R., Elvira<br />

R., Alava L.A., “Influence of different deep cryogenic<br />

treatment routes on the properties of<br />

high speed steels”,Journal of Heat Treatment<br />

and Materials, (2012, vol.67, pagg.111-117).<br />

|5| Myszka D., “Austenite-martensite transformation<br />

in austempered ductile iron”, Archives of<br />

Metallurgy and Materials, vol. 52 (2007, n°3,<br />

pagg. 475-480).<br />

|6| Myszka D., Borowski T., Babul T., “Influence of<br />

cryogenic treatment on microstructure and<br />

hardness of austempered ductile iron”, Proceedings<br />

of the 5 th International Conference<br />

on Heat Transfer, Thermal engineering and environment<br />

(2007, pagg.123-128).<br />

|7| Myszka D., Olejnik L., Klebczyk M., “Microstructure<br />

transformation during plastic deformation<br />

of the austempered ductile iron”,<br />

Archives of Foundry Engineering (vol.9, 2009,<br />

n°1, pagg.169-174).<br />

70<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


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• Capitolo I – Il diagramma di stato Fe-C<br />

• Capitolo II – Dalla Teoria alla pratica<br />

• Capitolo III – Il laboratorio metallurgico<br />

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degli elementi in lega” e comprendenti<br />

indice Analitico, dei Nomi e Generale.<br />

74<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 75


TECNICO<br />

76<br />

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78<br />

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80<br />

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TECNICO<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 81


TECNICO<br />

82<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong>


TECNICO<br />

Con questa ultima parte si conclude la ripubblicazione, su industria fusoria, del Volume “La<br />

Metallurgia Generale”.<br />

L’importanza del tema ha giustificato il lungo percorso, durato oltre 30 numeri, nel corso<br />

del quale abbiamo accompagnato il lettore ad esplorare un tema, quello della metallurgia,<br />

di non facile “digestione”; una lettura che, diluita nel tempo ha avuto il vantaggio di poter<br />

essere agevolmente assimilata.<br />

Industria Fusoria 4/<strong>2015</strong> 83


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F<br />

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Imf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85<br />

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Impianti Morando. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/13<br />

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Mazzon F.lli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina 1<br />

Metal Trading . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 1V/13<br />

Montalbetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3<br />

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Nitor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina III - 53<br />

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Ubi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42<br />

V<br />

Vincon Guido . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo III/15<br />

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88<br />

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