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F // Bici da strada - Tra Alpi Marittime e Langhe

TOP 20 TRA ALPI MARITTIME E LANGHE 8 guide con gli itinerari più belli per scoprire il territorio tra le Alpi Marittime e le Langhe. La collana "Top20 tra le Alpi Marittime e Langhe" è realizzata nell'ambito del "FEASR Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale - PSR 2014/2020" da Aree Protette Alpi Marittime in collaborazione con Unione Montana Valli Mongia Cevetta Langa Cebana Alta Valle Bormida, Unione Montana Valli Monregalesi, Unione Montana Alta Val Tanaro, Unione Montana Alpi Marittime e con il supporto di Piemonte Outdoor.

TOP 20 TRA ALPI MARITTIME E LANGHE
8 guide con gli itinerari più belli per scoprire il territorio tra le Alpi Marittime e le Langhe.

La collana "Top20 tra le Alpi Marittime e Langhe" è realizzata nell'ambito del "FEASR Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale - PSR 2014/2020" da Aree Protette Alpi Marittime in collaborazione con Unione Montana Valli Mongia Cevetta Langa Cebana Alta Valle Bormida, Unione Montana Valli Monregalesi, Unione Montana Alta Val Tanaro, Unione Montana Alpi Marittime e con il supporto di Piemonte Outdoor.

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BICI DA STRADA<br />

<strong>Tra</strong> <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong><br />

e <strong>Langhe</strong><br />

F


Coordinamento generale<br />

Aree Protette <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong><br />

www.areeprotettealpimarittime.it<br />

Partner<br />

Unione Montana Valli Mongia Cevetta Langa Cebana Alta Valle Bormi<strong>da</strong><br />

Unione Montana Valli Monregalesi<br />

Unione Montana Alta Val Tanaro<br />

Unione Montana <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong><br />

Coordinamento tecnico<br />

SEAcoop stp<br />

Testi<br />

Luca Bertero<br />

Referenze fotografiche<br />

Foto di Giorgio Bernardi<br />

e di Alessandra Abbona (pp.84, 87), John Aimo (pp.77↑, 79) Alessandro Beltrame (pp.8,<br />

13, 32b, 45←, 46, 47, 48↓←, 52, 64, 80, 81↑, 86←, 92, 93↑, 94, 95←), Luca Bertero (pp.29→,<br />

34, 49←, 73↑, 86→), Claudio Camaglio (p.41←), Roberto Croci - ATL del cuneese (pp.7↓, 29←,<br />

39, 40), Beatrice Di Tullio (p.53←), Luca Gior<strong>da</strong>no (p.15←, 17←), P. Henry (p.74←↑),<br />

Alessia Paschetta (p.48→, 78←), Bartolomeo Ranocchia (pp.14, 41→, 68, 69↓, 70→),<br />

Augusto Rivelli (pp.17→, 20↓, 21←), SAT (p.57←), Nanni Villani (p.32↑), Fulvio Vival<strong>da</strong> (p.35)<br />

In copertina: Campi di lavan<strong>da</strong> a Sale San Giovanni, © Giorgio Bernardi<br />

Direzione artistica e progetto grafico<br />

Bottini comunic@zioni visive + Volume1 visual design<br />

Stampa<br />

L'Artistica Savigliano (Cn), Edizione 2019<br />

Si ringrazia per la collaborazione alla re<strong>da</strong>zione della gui<strong>da</strong><br />

Samantha Arnaudo, Nadia Busso, Bartolomeo Ranocchia,<br />

Cônitours e anche Paola Poggio e Marco Testera del negozio<br />

Il ciclista di Alessandria per aver prestato alcune bici<br />

per le foto degli itinerari.


SOMMARIO<br />

5<br />

10<br />

12<br />

14<br />

18<br />

22<br />

26<br />

30<br />

34<br />

38<br />

42<br />

46<br />

50<br />

54<br />

58<br />

62<br />

66<br />

68<br />

72<br />

76<br />

80<br />

84<br />

88<br />

92<br />

96<br />

Il territorio<br />

Note tecniche<br />

Gli itinerari<br />

01 // Sulle tracce dei Savoia in Valle Gesso<br />

02 // Nella valle delle dighe<br />

03 // La borgata di Palanfrè<br />

04 // Intorno alla Bisalta<br />

05 // L’anello del Mirabello<br />

06 // Pian delle Gorre<br />

07 // Il giro delle grotte<br />

08 // L’anello dei tre castelli<br />

09 // Tour in alta Langa<br />

10 // Alla scoperta di affreschi del Quattrocento<br />

11 // <strong>Tra</strong> Langa e valli alpine<br />

12 // La piccola Provenza cuneese<br />

13 // <strong>Tra</strong> Tanaro e Casotto<br />

Ciclovia Gran<strong>da</strong> sud<br />

14 // Tappa 1 – Borgo San Dalmazzo - Entracque<br />

15 // Tappa 2 – Entracque - Chiusa di Pesio<br />

16 // Tappa 3 – Chiusa di Pesio - Mondovì<br />

17 // Tappa 4 – Mondovì - Dogliani<br />

18 // Tappa 5 – Dogliani - Ceva<br />

19 // Tappa 6 – Ceva - Ormea<br />

20 // Tappa 7 – Ormea - Mondovì<br />

Approfondimenti<br />

3


4


IL TERRITORIO<br />

5<br />

GLI ITINERARI PIÙ BELLI PER SCOPRIRE E VIVERE<br />

IL TERRITORIO TRA LE ALPI MARITTIME E LE LANGHE<br />

Gli itinerari presenti nella collana “Top20 tra <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> e <strong>Langhe</strong>” sono<br />

una selezione di proposte per esplorare il suggestivo territorio che si estende<br />

<strong>da</strong>lle celebri vette delle “<strong>Alpi</strong> del Mediterraneo”, sito attualmente candi<strong>da</strong>to<br />

a diventare Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ai dolci declivi delle <strong>Langhe</strong>,<br />

area che si avvale del prestigioso riconoscimento sin <strong>da</strong>l 2014. Sono molteplici<br />

e differenti i paesaggi che caratterizzano quest’area straordinaria, in grado<br />

di offrire a ogni tipologia di visitatore una gamma di attività outdoor<br />

estremamente variegata e di proporre percorsi naturalistici e culturali<br />

con caratteristiche a<strong>da</strong>tte a ogni stagione.<br />

In questa pubblicazione si trovano 13 itinerari ad anello, i più lunghi ed<br />

impegnativi possono anche essere spezzati su due giornate per chi non è<br />

molto allenato o vuole godersi con maggiore tranquillità la pe<strong>da</strong>lata.<br />

Sono descritte, inoltre, 7 tappe di una ciclovia che permette di provare quasi<br />

tutto il meglio - <strong>da</strong>l punto di vista ciclistico - tra le valli Gesso e Tanaro.


6<br />

LE VALLI GESSO, VERMENAGNA E PESIO<br />

Si parte <strong>da</strong>lla Valle Gesso, nel cuore del Parco delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>,<br />

alla scoperta delle tracce dei Savoia, assidui frequentatori della vallata.<br />

Vittorio Emanuele II nella secon<strong>da</strong> metà del 19° secolo istituì la Riserva Reale<br />

di Caccia, vennero costruite le case di caccia del Valasco e di Entracque,<br />

la residenza estiva a Sant’Anna di Valdieri e il centro termale, caratterizzando<br />

fortemente la Valle.<br />

Più o meno un secolo dopo, negli anni ’60 del ‘900, una nuova grande<br />

trasformazione interessò la zona, con la costruzione delle grandi dighe<br />

della Piastra e Chiotas. Un sistema di bacini artificiali e centrali che<br />

rappresentano ancora oggi il più grande impianto idroelettrico in Italia,<br />

che ospita un interessante centro visita.<br />

Da non perdere, a Entracque, il Centro Uomini e Lupi, l'unico museo<br />

(due sedi, una con annessa area faunistica) delle <strong>Alpi</strong> italiane interamente<br />

dedicato al pre<strong>da</strong>tore.<br />

Verso sud troviamo la Valle Vermenagna, che presenta ambienti e vestigia<br />

storiche molto differenti. Collegamento internazionale grazie alla ferrovia<br />

Cuneo-Ventimiglia-Nizza e al tunnel stra<strong>da</strong>le del Colle di Ten<strong>da</strong>, la valle ha<br />

visto fiorire, nel ‘900, uno dei primi comprensori sciistici italiani a Limone<br />

Piemonte.<br />

Proseguendo l’ideale percorso verso est, ci si ritrova nell’area pedemontana<br />

ai piedi della Bisalta, con i paesi di Boves, Peveragno e Chiusa di Pesio,<br />

collegati <strong>da</strong> una fitta rete di strade secon<strong>da</strong>rie, poco trafficate, perfette per<br />

scoprire nuovi scorci, borgate e un patrimonio storico-architettonico diffuso<br />

e di grande pregio.


← Certosa di Pesio<br />

↑ Colle del Mortè<br />

↓ Grotta dei Dossi<br />

7<br />

L'eccellenza è la Certosa di Pesio. La gestione del territorio <strong>da</strong> parte dei<br />

monaci a partire <strong>da</strong>l XII° secolo ha plasmato le foreste di abeti e le faggete che<br />

oggi rappresentano un importantissimo patrimonio naturalistico, ora protetto<br />

<strong>da</strong>l Parco naturale del Marguareis.<br />

LE VALLI MONREGALESI<br />

Si abbandona la Valle Pesio scollinando sul Colle del Mortè, che fa<br />

<strong>da</strong> spartiacque con la Valle Ellero in cui, prima di raggiungere gli abitati<br />

di Roccaforte e Villanova, incontriamo Lurisia, con la sua piccola stazione<br />

sciistica e il centro termale.<br />

La cornice di montagne che sovrasta questa porzione di territorio è<br />

caratterizzata <strong>da</strong> un esteso sistema carsico che si sviluppa per oltre 60 km2;<br />

lasciando agli speleologi le cavità in quota, è possibile visitare tre grotte


8<br />

turistiche a partire <strong>da</strong>lla più imponente e famosa, la Grotta di Bossea<br />

a Frabosa Soprana, per poi passare alle grotte del Cau<strong>da</strong>no a Frabosa Sottana<br />

e dei Dossi a Villanova Mondovì.<br />

Proseguendo verso Sud, il paesaggio si fa più collinare, con declivi più dolci,<br />

mentre le strade diventano al contrario più tortuose e caratterizzate<br />

<strong>da</strong> frequenti saliscendi, a tratti ripidi.<br />

Il Monregalese è costellato <strong>da</strong> piccoli e grandi tesori architettonici, culturali<br />

e storici. Il Santuario di Vicoforte, con la sua cupola ellittica <strong>da</strong> record,<br />

i castelli di Pamparato e Mombasiglio, la tenuta di Valcasotto, le tracce<br />

delle battaglie napoleoniche della Prima Campagna d'Italia, senza<br />

dimenticare Mondovì e i suoi due centri storici di impianto medievale<br />

uno arroccato sulla collina (Piazza) e uno ai suoi piedi (Breo).<br />

IL CEBANO E LA VALLE TANARO<br />

Si continua il viaggio in direzione della Liguria arrivando a Ceva, piccola<br />

cittadina allo sbocco della Valle Tanaro che fa <strong>da</strong> cerniera fra il Monregalese,<br />

la Valle Tanaro e l’Alta Langa. Snodo importante per le comunicazioni fra<br />

basso Piemonte e Liguria, Ceva è contornata <strong>da</strong> paesi e borghi caratteristici,<br />

con personalità e peculiarità diverse. Il borgo fortificato di Priero, le coltivazioni<br />

di erbe officinali di Sale <strong>Langhe</strong>, le torri di avvistamento che punteggiano<br />

le sommità delle alture sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano questo<br />

territorio tutto <strong>da</strong> scoprire.<br />

Da qui parte anche la ferrovia Ceva-Ormea, che dopo un periodo di chiusura e<br />

inutilizzo, è recentemente stata riattivata per le corse di treni turistici e storici,<br />

un modo nuovo per risalire la valle alla scoperta dei paesi di Garessio (annoverato<br />

fra i Borghi più belli d’Italia) e Ormea dove si ritrovano i paesaggi alpini<br />

delle testate vallive.


← Castelnuovo di Ceva<br />

↑ La cupola del Santuario<br />

di Vicoforte<br />

↓ Sale San Giovanni<br />

9<br />

ALTA LANGA E LANGA MONREGALESE<br />

L’ultimo settore <strong>da</strong> esplorare è quello più propriamente collinare, formato<br />

<strong>da</strong>lle estreme propaggini delle <strong>Langhe</strong> verso le montagne. Dal cebano si risale<br />

quindi nell’Alta Langa, con i suoi paesaggi aspri costellati di piccoli ristoranti<br />

e locali con un'offerta enogastronomica d'eccellenza grazie ai formaggi Dop,<br />

nocciole... un’enogastronomia d’eccellenza con formaggi, nocciole e bollicine,<br />

per poi proseguire verso il doglianese, dove i vigneti la fanno <strong>da</strong> padrone. I percorsi<br />

sono impegnativi, con salite brevi ma ripide, ma val la pena di fare un po’ di fatica<br />

per scoprire questo angolo della provincia, troppo spesso dimenticato <strong>da</strong>i circuiti<br />

turistici principali, che pur meno blasonato delle vicine <strong>Langhe</strong>, è ricchissimo<br />

di tesori <strong>da</strong> scoprire e offre il vantaggio di un minore affollamento.<br />

Un territorio vasto e variegato, quindi, <strong>da</strong> scoprire con i percorsi ad anello o<br />

<strong>da</strong> attraversare con la proposta a tappe, lasciandosi tentare <strong>da</strong> deviazioni e<br />

varianti, alla scoperta di tutti quegli angoli nascosti che, per ragioni di spazio,<br />

non hanno potuto trovare posto in questo volume.


NOTE TECNICHE<br />

10<br />

// TEMPI DI PERCORRENZA<br />

I tempi di percorrenza indicati si riferiscono a ciclisti medi, con una normale<br />

preparazione atletica ed allenamento, adeguata ad affrontare le distanze<br />

segnalate. I percorsi sono stati classificati con una scala di difficoltà:<br />

percorso facile, poco impegnativo, con salite brevi inferiori ai 5 km e<br />

pendenze non superiori al 10%<br />

percorso di medio impegno con salite che possono superare i 5 km<br />

ed in alcuni tratti presentare anche pendenze superiori al 10%<br />

percorsi impegnativi con salite che possono essere superiori ai 5 km<br />

che in alcuni tratti possono presentare pendenze superiori al 15%<br />

A secon<strong>da</strong> della scala di difficoltà assegnata, i tempi di percorrenza sono stati<br />

calcolati assegnando delle velocità medie indicative adeguate al livello<br />

di allenamento richiesto:<br />

20 km/h per difficoltà <br />

15 km/h per difficoltà <br />

10 km/h per difficoltà <br />

Inoltre le velocità medie stimate sono state ridotte con dei coefficienti<br />

di difficoltà in caso si percorrano tratti in salita.<br />

Sempre e comunque i tempi sono indicativi e ciascuno potrà modificarli<br />

in base al proprio allenamento ed alle proprie capacità. I dislivelli indicati<br />

sono stati rilevati con strumenti GPS regolarmente in commercio (qualità<br />

normale), seguendo i percorsi nel senso di marcia indicato.<br />

// SENSO DI PERCORRENZA<br />

Al fine di rispettare la difficoltà ed il dislivello del percorso selezionato, l’itinerario<br />

dovrà essere seguito nel senso di marcia proposto anche per non trovarsi a<br />

percorrere possibili tratti a senso unico.


RICETTIVITÀ TURISTICA<br />

Il territorio sul quale si sviluppano gli itinerari cicloturistici è prevalentemente<br />

montano, pedemontano e collinare in cui le strutture turistiche sono<br />

generalmente di piccola dimensione e prevalentemente a conduzione<br />

familiare. Sia per i percorsi ad anello sia per le tappe della ciclovia sono<br />

state preferite, quali punti di partenza ed arrivo, le località che possano<br />

offrire la disponibilità di strutture ricettive. I mesi estivi, soprattutto luglio ed<br />

agosto, rappresentano il picco turistico stagionale e per questo è vivamente<br />

consigliata la prenotazione con largo anticipo.<br />

// TRAFFICO E CONDIZIONI DEL MANTO STRADALE<br />

I percorsi si sviluppano prevalentemente su strade aperte al traffico motorizzato,<br />

sulle quali dovranno sempre essere rispettate le norme del codice stra<strong>da</strong>le. È stata<br />

<strong>da</strong>ta la preferenza a passaggi su strade secon<strong>da</strong>rie e vicinali, e anche su vere e<br />

proprie piste ciclabili al fine di garantirne la percorrenza con la massima sicurezza.<br />

Tutti i percorsi sono stati controllati al momento della tracciatura per verificare<br />

le buone condizioni del manto stra<strong>da</strong>le. Il susseguirsi delle stagioni e di inverni,<br />

quasi sempre rigidi nel territorio di riferimento della gui<strong>da</strong>, possono creare<br />

problemi talvolta importanti sul manto stra<strong>da</strong>le. Per questo motivo si consiglia<br />

di procedere sempre con la giusta attenzione e prudenza, soprattutto durante<br />

le discese e nelle curve dove sono possibili accumuli di sabbia o ghiaia in<br />

particolare al termine della stagione invernale.<br />

// STAGIONALITÀ<br />

Quasi tutta la rete cicloturistica è percorribile tutto l’anno e solo alcuni tratti<br />

vengono chiusi nei periodi invernali, finchè la presenza di neve ne impedisce<br />

il passaggio. A titolo esemplificativo si possono indicare chiusi al traffico<br />

nel periodo invernale il passaggio su Madonna del Colletto, il tratto <strong>da</strong> S. Anna<br />

di Valdieri alle Terme di Valdieri ed il tratto <strong>da</strong>lla Certosa di Pesio al Pian<br />

delle Gorre. Dal mese di aprile fino alle prime nevicate tutti i percorsi sono<br />

pe<strong>da</strong>labili. Per apprezzare a pieno il susseguirsi delle stagioni ed i loro<br />

paesaggi, si consiglia la zona monregalese e la pianura cuneese nei mesi<br />

primaverili ed autunnali e le valli montane nella stagione estiva.<br />

11<br />

→ IL CASCO FA FIGO! INDOSSALO SEMPRE<br />

Gli studi mostrano che circa l’85% di tutti gli incidenti in bicicletta<br />

provoca lesioni alla testa, parte delle quali si evolvono in <strong>da</strong>nni<br />

permanenti. Tuttavia, circa l’80% di queste lesioni potrebbe essere<br />

evitato indossando un casco. I caschi <strong>da</strong> bici oggi sono tecnologicamente<br />

avanzati, confortevoli, con forme e colori bellissimi a<strong>da</strong>tti ad ogni età ed<br />

esigenza. Il casco ti salva la vita e fa figo, indossalo sempre!


12<br />

GLI ITINERARI


Tredici anelli per pe<strong>da</strong>lare<br />

tra i castelli di roccia, boschi e<br />

← Sulla stra<strong>da</strong> della Colla<br />

di Casotto<br />

↑ Fontana all'ingresso<br />

di Palanfrè<br />

pascoli delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> e Liguri<br />

13<br />

fino ai noccioleti e vitigni l’alta<br />

Langa, territori dove bellezza<br />

degli itinerari e dei paesaggi vanno<br />

a braccetto con un’accoglienza e<br />

un offerta enogastronomica<br />

eccellente. Percorsi scelti e<br />

collau<strong>da</strong>ti <strong>da</strong>ll’autore per indirizzare<br />

gli amanti della bicicletta<br />

sulle strade più belle e più tranquille<br />

dell’area. Le proposte, in alcuni<br />

casi, impegnative per lunghezza e<br />

difficoltà possono essere facilmente<br />

spezzate in più giornate <strong>da</strong> chi non<br />

ha l’allenamento necessario o vuole<br />

godere con maggior tranquillità<br />

di paesaggi e offerta turistica.


14<br />

//01<br />

SULLE TRACCE<br />

DEI SAVOIA<br />

IN VALLE GESSO


La salita alle Terme di Valdieri è una<br />

delle grandi classiche del ciclismo locale.<br />

Il percorso, facilmente pe<strong>da</strong>labile per gran<br />

parte del suo sviluppo, è generalmente poco<br />

trafficato. La salita si fa più impegnativa<br />

negli ultimi sei chilometri, dopo Sant’Anna<br />

di Valdieri, località che merita una sosta per<br />

uno spuntino, o per riempire la borraccia alla<br />

fontana fatta costruire <strong>da</strong> Vittorio Emanuele III.<br />

← Salita alle Terme<br />

↑ Busto della Regina Elena<br />

a Sant'Anna di Valdieri<br />

15<br />

A metà ‘800, Vittorio Emanuele II<br />

aveva stabilito in Valle Gesso<br />

una delle sue residenze estive:<br />

qui era solito intrattenersi in grandi<br />

giornate di caccia e di pesca.<br />

Segni della presenza dei reali in valle<br />

si osservano numerosi anche all’arrivo<br />

a Terme. <strong>Tra</strong> di essi il grande albergo<br />

dello stabilimento termale, la cui<br />

prima pietra fu posata <strong>da</strong> Vittorio<br />

Emanuele II in persona, e gli chalet<br />

di caccia della Bela Rosin.<br />

Una curiosità per i ciclisti amanti del cinema:<br />

nel 1993, proprio a Terme, furono girate<br />

alcune scene della fiction televisiva<br />

“Il grande Fausto”, dedicata al campionissimo,<br />

che ebbe come principali interpreti Sergio<br />

Castellitto e Ornella Muti.<br />

→ I SAVOIA<br />

IN VALLE GESSO<br />

Frequentazioni dei reali<br />

di Casa Savoia in Valle<br />

Gesso sono registrate a<br />

partire <strong>da</strong>lla fine del XVIII<br />

secolo: in quel periodo,<br />

Vittorio Emanuele I<br />

frequentò le sorgenti<br />

termali di Valdieri, facendo<br />

costruire il collegamento<br />

stra<strong>da</strong>le <strong>da</strong> Sant’Anna.<br />

Vittorio Emanuele II, nel<br />

1855, si innamorò di questa<br />

valle selvaggia e ricca di<br />

animali. Proprio in seguito<br />

alla sua visita in Valle<br />

Gesso vennero costituiti<br />

la Riserva Reale di Caccia,<br />

il centro termale e gli<br />

chalet, la residenza estiva<br />

a Sant’Anna di Valdieri<br />

e le case di caccia del<br />

Valasco e di San Giacomo<br />

di Entracque. Da allora,<br />

e fino alla caduta della<br />

monarchia, la Valle Gesso<br />

divenne abituale residenza<br />

estiva dei regnanti.


→ LA NECROPOLI DI VALDIERI<br />

La necropoli di Valdieri costituisce un vero<br />

e proprio percorso espositivo a cielo aperto<br />

che con la sezione archeologica del Museo<br />

del paese (piazza della Resistenza) permette<br />

di conoscere le dinamiche dell’insediamento<br />

umano nel II e I millennio a.C. in Valle Gesso.<br />

Lo scavo della necropoli ha portato alla luce<br />

una serie di tombe a incinerazione <strong>da</strong>tabili<br />

tra l’età del Bronzo recente e finale<br />

(1.350-900 a.C.) e la media età del Ferro<br />

(700-500 a.C).<br />

↑ Necropoli di Valdieri<br />

→↓ Museo civiltà della segale<br />

→→ Cascata di Tetti Niot<br />

16<br />

// ITINERARIO<br />

Dalla stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo si imbocca la statale<br />

in direzione di Cuneo. Alla roton<strong>da</strong> si attacca a sinistra la breve salita di Via Avena<br />

e si transita di fronte alla chiesa parrocchiale di San Dalmazzo. Si svolta<br />

nuovamente verso sinistra, ritrovandosi nel centro storico della cittadina, per poi<br />

raggiungere la ciclabile Via Rivetta, che conduce all’imbocco della Valle Gesso.<br />

Si percorre la provinciale sulla sinistra orografica della valle, superando la frazione<br />

di Andonno: le pendenze rimangono dolci, permettendo di osservare il paesaggio,<br />

caratterizzato <strong>da</strong>ll’alternarsi di aree coltivate e boschetti di latifoglie. Raggiunto<br />

il centro abitato di Valdieri, si prosegue lungo la stra<strong>da</strong> principale lasciando<br />

sulla destra la diramazione che sale a Madonna del Colletto, valico che permette<br />

il collegamento con l’adiacente Valle Stura. A monte del paese si arriva<br />

in corrispondenza di una rotatoria, oltre la quale la vale si divide in due rami:<br />

la Valle Gesso della Barra, in direzione di Entracque, e la Valle Gesso della Valletta,<br />

verso Sant’Anna di Valdieri. Si sta sulla destra, affrontando un leggero cambio<br />

di pendenza. I terreni pianeggianti di fondovalle lasciano spazio alle pendici<br />

delle montagne e la valle comincia a chiudersi, assumendo pian piano l’aspetto<br />

di una gola montana. La stra<strong>da</strong> attraversa alcune aree boscate prima<br />

di raggiungere la frazione di Sant’Anna di Valdieri. Si prosegue diritti, iniziando<br />

la salita finale: il percorso si insinua tra i contrafforti di due dei principali massicci<br />

delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>, quelli dell’Argentera e del Monte Matto, mantenendosi<br />

sulla destra (senso di marcia) del torrente Gesso. Percorsi gli ultimi sei chilometri,<br />

si raggiungono le famose terme, utilizzate fin <strong>da</strong>l XVIII secolo. L’asfalto termina<br />

poco sopra il centro termale. Si ripercorre a ritroso la provinciale fino a giungere<br />

nuovamente ad Andonno; all'uscita dell'abitato si svolta a destra per an<strong>da</strong>re<br />

ad attraversare il ponte sul torrente Gesso. Mantenendosi sulla destra orografica,<br />

si scende fino a Roccavione dove svoltando a sinistra lungo la statale del Colle<br />

di Ten<strong>da</strong> ci si riporta, in breve tempo, al punto di partenza.


→ MUSEO CIVILTÀ DELLA SEGALE<br />

A Sant’Anna di Valdieri si trova un piccolo<br />

museo che fa parte del tessuto dell’Ecomuseo<br />

della Segale. Non si tratta di una semplice<br />

esposizione, ma di un contenitore di storie<br />

e di tradizioni che trovano nella segale<br />

il loro denominatore comune. È un racconto<br />

che conduce il visitatore attraverso terre<br />

dove i tetti sono coperti di paglia, in luoghi<br />

dove il tempo è scandito <strong>da</strong>lle stagioni,<br />

<strong>da</strong>i riti propiziatori, <strong>da</strong>gli incontri serali<br />

nelle stalle. Un viaggio per comprendere,<br />

in modo critico e rivolto al futuro, gli equilibri<br />

che regolano il legame tra la montagna e<br />

i suoi abitanti. Per la vista rivolgersi<br />

al negozio I Bateur.<br />

// 0 1<br />

SULLE TRACCE<br />

DEI SAVOIA<br />

IN VALLE GESSO<br />

<br />

4:05 h<br />

51 km<br />

1113 m<br />

Borgo San Dalmazzo<br />

Valdieri ▶ Sant'Anna<br />

di Valdieri ▶ Terme di Valdieri<br />

▶ Andonno ▶ Roccavione<br />

Borgo San Dalmazzo


18<br />

//02<br />

NELLA VALLE<br />

DELLE DIGHE


A pochi chilometri <strong>da</strong> Cuneo, nel cuore<br />

delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>, tra le Valli Stura e<br />

Vermenagna, c’è un piccolo diamante di rara<br />

bellezza, la Valle Gesso, che rappresenta<br />

una grande attrazione per i ciclisti locali.<br />

← L'arrivo a Entracque<br />

dominato <strong>da</strong>l Monte Aiera<br />

↑ Il Centro faunistico<br />

“Uomini e lupi”<br />

Le comode strade di questa zona<br />

19<br />

sono perfette per coloro che<br />

pe<strong>da</strong>lano tutto l’anno, così come<br />

per chi pratica il cicloturismo<br />

soltanto in estate.<br />

Il percorso proposto, che attraversa i tre<br />

comuni della valle, Valdieri, Entracque e<br />

Roaschia, si sviluppa principalmente<br />

nella Valle Gesso di Entracque, al cospetto<br />

del Monte Gelas. La fatica imposta<br />

<strong>da</strong>ll’esiguo numero di tratti pianeggianti sarà<br />

ampiamente compensata <strong>da</strong>lla bellezza<br />

dei panorami naturali, <strong>da</strong>lla maestosità<br />

della diga idroelettrica della Piastra e<br />

<strong>da</strong> una sosta nel centro di Entracque, dove<br />

si potranno assaggiare i dolci locali, realizzati<br />

con le patate o con la segale. In ultimo,<br />

prima di iniziare la meritata discesa, si potrà<br />

far visita a Trinità di Entracque, nel vallone<br />

del Bousset. Ritornati a valle, si raggiunge<br />

il centro di Roaschia, celebre per le sue<br />

grotte. Lungo tutto il percorso, abbon<strong>da</strong>nti<br />

sono le fontane e le sorgenti. I più arditi<br />

possono decidere di prendere<br />

una deviazione, lungo la salita che porta<br />

a San Giacomo di Entracque, e raggiungere<br />

il Lago delle Rovine, ritrovandosi così<br />

al cospetto dell’imponente diga del Chiotas.<br />

→ IL CENTRO<br />

“UOMINI E LUPI”<br />

Il Centro faunistico<br />

“Uomini e Lupi”, sito<br />

a Entracque in località<br />

Casermette, fa parte<br />

di un importante progetto<br />

che si prefigge di far<br />

conoscere ai cittadini<br />

il lupo, sfatando miti e<br />

leggende che nel tempo<br />

si sono creati attorno<br />

a questo animale.<br />

All’interno dell’area è stato<br />

allestito un percorso<br />

gui<strong>da</strong>to: tramite video<br />

interattivi e locali<br />

appositamente predisposti,<br />

vengono presentate<br />

le abitudini del pre<strong>da</strong>tore.<br />

All’esterno, grazie a una<br />

torretta di avvistamento,<br />

è possibile individuare<br />

gli esemplari che,<br />

recuperati in natura feriti<br />

o malati, sono stati curati<br />

e vivono ora in cattività<br />

in un’area recintata<br />

di 8 ettari.


20<br />

→ LE PARLATE DI ENTRACQUE<br />

Ogni cinque anni, nel periodo pasquale,<br />

si ripropone a Entracque l’evento popolare<br />

delle “Parlate”, rievocazione scenica in lingua<br />

locale della passione e morte di Gesù: decine<br />

di attori si aggirano per le strade del paese,<br />

con abiti che riprendono quelli dei personaggi<br />

del tempo. La tradizione delle parlate risale<br />

al medioevo, quando la lingua ufficiale<br />

della chiesa cattolica era il latino:<br />

per permettere al popolo di comprendere<br />

le letture della Pasqua, si adottò l’abitudine<br />

il riproporle nel dialetto locale.<br />

// ITINERARIO<br />

L’itinerario ha origine presso la piazza ubicata nel centro abitato di Valdieri,<br />

di fronte alla sede del Parco Naturale delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>. Imboccata la stra<strong>da</strong><br />

provinciale numero 22, in direzione di Entracque, si affronta un tratto in lieve<br />

salita: alla prima roton<strong>da</strong>, dopo due chilometri, si svolta sinistra, avanzando nella<br />

Valle Gesso di Entracque e attraversando immediatamente il torrente che dà nome<br />

alla valle. La stra<strong>da</strong> procede in piano per circa un chilometro, percorso il quale<br />

si attacca la salita sulla destra, in direzione di San Giacomo di Entracque: la rampa<br />

iniziale, con pendenze prossime al 15%, si sviluppa per poche centinaia di metri,<br />

an<strong>da</strong>ndo a terminare nei pressi del Centro faunistico “Uomini e Lupi”. Si prosegue<br />

su un percorso che vede l’alternarsi di brevi discese e salite, fino a raggiungere<br />

l’imponente sbarramento della diga della Piastra. Si costeggia il perimetro del lago<br />

artificiale, sul lato orografico sinistro. Dopo alcuni chilometri si raggiunge il bivio<br />

del Lago delle Rovine, presso il quale si mantiene la sinistra (i più arditi possono<br />

compiere una deviazione, imboccando, sulla destra, una salita di 6 chilometri, che<br />

porta al Lago delle Rovine).<br />

Superati due facili tornanti, la stra<strong>da</strong> si allinea al torrente: brevi rampe si alternano<br />

a tratti pianeggianti, permettendo di raggiungere, in breve tempo, la frazione<br />

di San Giacomo. Riempite le borracce, prima di intraprendere la discesa<br />

si possono ammirare le belle case di caccia dei Savoia. Ripreso a pe<strong>da</strong>lare, e<br />

passato nuovamente lo sbarramento della diga, presso il centro visite Enel<br />

si svolta a destra, in direzione Entracque, lasciando sulla destra l’imponente muro<br />

di contenimento del lago artificiale. Attraversata l’area che in inverno ospita<br />

il centro di sci di fondo della valle, si costeggia il centro abitato di Entracque,<br />

svoltando poi verso destra, in direzione di Trinità: una breve salita porta<br />

all’imbocco del Vallone del Bousset, sconosciuto ai più. Raggiunta la “Locan<strong>da</strong><br />

del Sorriso”, si inverte la marcia e, seguendo la stra<strong>da</strong> principale, si fa ritorno prima<br />

a Entracque e poi a Valdieri.


→ LE DIGHE DELLA VALLE GESSO<br />

Intorno alla metà degli anni ‘60 venne<br />

costruita, a monte di Entracque,<br />

la diga della Piastra, che diede origine<br />

all’omonimo lago artificiale. In seguito,<br />

ai piedi del versante orientale<br />

dell’Argentera, furono realizzati altri due<br />

sbarramenti, denominati Chiotas e Colle<br />

Laura. La particolarità di questo sistema<br />

di bacini artificiali è <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>ll’impianto<br />

con sistema di pompaggio che collega<br />

tra loro le dighe: durante il giorno si<br />

produce energia elettrica <strong>da</strong> immettere<br />

in rete, mentre di notte l’acqua viene<br />

nuovamente pompata <strong>da</strong>l bacino inferiore<br />

a quelli superiori. Costruita interamente<br />

nella roccia, la centrale idroelettrica<br />

Luigi Einaudi è il più grande impianto<br />

idroelettrico in Italia, nonché<br />

uno dei maggiori in Europa.<br />

// 0 2<br />

NELLA VALLE<br />

DELLE DIGHE<br />

<br />

3:10 h<br />

38 km<br />

885 m<br />

Valdieri<br />

Diga della Piastra<br />

▶ San Giacomo ▶ Entracque<br />

▶ Trinità<br />

Valdieri<br />

←←↑ Entracque e Madonna<br />

del Colletto<br />

←←↓ Le Parlate di Entracque<br />

↓← La diga del Chiotas<br />

↓→ Il Monte Aiera <strong>da</strong> Entracque


22<br />

//03<br />

LA BORGATA<br />

DI PALANFRÈ


Palanfrè, abbandonata negli anni<br />

'70, è tornata a rivivere nel terzo<br />

millennio in seguito al ritorno di due<br />

← In discesa <strong>da</strong> Palanfrè<br />

↑ Ultima salita, prima di una<br />

sosta al rifugio L'Arbergh<br />

a Palanfrè<br />

famiglie di allevatori.<br />

La borgata è tra le più belle<br />

23<br />

della valle.<br />

Il percorso che la raggiunge si sviluppa<br />

interamente in Valle Vermenagna,<br />

importante via di comunicazione verso<br />

il mare, già conosciuta e utilizzata<br />

nell’antichità. Fino al centro abitato<br />

di Robilante si segue la direttrice<br />

di “EuroVelo 8 – La via del Mediterraneo”,<br />

una delle quindici ciclabili europee che<br />

attraversano il nostro continente. Nell’anno<br />

2005, queste strade furono teatro<br />

della diciassettesima tappa del Giro d’Italia,<br />

che raggiunse il Colle di Ten<strong>da</strong> dopo aver<br />

scalato il temibile Colletto del Moro:<br />

per la cronaca, la tappa fu vinta <strong>da</strong> Ivan<br />

Basso, con la maglia rosa che rimase sal<strong>da</strong><br />

addosso a Savoldelli. Gli amanti<br />

della cultura popolare potranno far visita<br />

al Museo della Fisarmonica, a Robilante, e<br />

al Museo “Attilio Mussino”, a Vernante, dove<br />

sono custodite opere originali dell’artista<br />

che illustrò il libro “Pinocchio” di Carlo<br />

Collodi, e che scelse di trascorrere<br />

in questo paese gli ultimi anni della sua vita.<br />

Raggiunta Palanfrè, vale la pena di prendersi<br />

qualche minuto per ammirare la secolare<br />

faggeta, un tempo riserva naturale e oggi<br />

parte integrante del Parco Naturale<br />

delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>.<br />

→ IL BOSCO BANDITO<br />

DI PALANFRÈ<br />

L’abitato di Palanfrè<br />

si allarga ai piedi di ripidi<br />

pendii, in posizione<br />

potenzialmente esposta<br />

alle valanghe. Negli<br />

archivi del Comune<br />

di Vernante sono custoditi<br />

i “Bandi Campestri”,<br />

risalenti al 1741, che<br />

costituiscono la prima<br />

testimonianza scritta<br />

del sistema di protezione<br />

al quale, in quel periodo,<br />

era sottoposto il bosco,<br />

seppur si presuma che<br />

il taglio dei faggi che<br />

lo compongono fosse<br />

già stato bandito<br />

in epoca antecedente.<br />

Preservata fino ai giorni<br />

nostri, la bellissima<br />

faggeta secolare<br />

è divenuta riserva<br />

naturale nel 1979,<br />

venendo poi accorpata<br />

al Parco Naturale delle<br />

<strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> nel 1995.


24<br />

→ I COLTELLI “VERNANTIN”<br />

Nella prima metà dell’Ottocento, Vernante<br />

divenne conosciuta come la “capitale<br />

dei coltelli”. La via centrale del paese era<br />

cosparsa di mastri coltellinai, capaci<br />

di lavorare a mano le lame dei “Vernantin”<br />

partendo <strong>da</strong> un pezzo di acciaio di recupero.<br />

La forma lineare, sagomata o ricurva delle<br />

lame, il manico in corno di bue o di montone,<br />

ma soprattutto la “broca”, l’arresto a forma<br />

di testa di chiodo ricavato <strong>da</strong>lla lama stessa,<br />

resero mitici, nel tempo, i coltelli prodotti<br />

presso questo suggestivo borgo montano.<br />

// ITINERARIO<br />

L’itinerario inizia in Largo Argentera, a Borgo San Dalmazzo, centro abitato posto<br />

alla confluenza tra le Valli Stura, Gesso e Vermenagna. Si imbocca la centrale Via<br />

Garibaldi, che attraversa lo storico centro cittadino, proseguendo innanzi fino<br />

a raggiungere una rotatoria stra<strong>da</strong>le, nota con il nome di “Porta delle <strong>Alpi</strong><br />

<strong>Marittime</strong>”: giunti in questo punto, si lascia a destra l’imbocco della Valle Gesso,<br />

proseguendo invece in direzione di Limone Piemonte. Dopo un paio di chilometri<br />

si attraversa Roccavione, abbandonando la stra<strong>da</strong> principale che con ampio<br />

svicolo si porta all’imbosso della Val Vermenagna. Usciti <strong>da</strong>l paese, appaiono<br />

subito evidenti, ai margini della carreggiata, le corsie della pista ciclabile EuroVelo 8.<br />

La stra<strong>da</strong> sale, con lieve pendenza, fino a Vernante, permettendo di mantenere<br />

le forze per la salita, maggiormente impegnativa, con la quale si raggiunge<br />

Palanfrè. Non resta che percorrere l’intera tratta, avvalendosi della como<strong>da</strong><br />

corsia preferenziale: si attraversa il centro di Robilante, raggiungendo, dopo pochi<br />

chilometri, il ponte che attraversa il fiume Vermenagna. È importante, in questo<br />

punto, prestare attenzione: non si deve svoltare sul ponte, ma costeggiare<br />

il cementificio sulla destra, fino a dove si individuano nuovamente i cartelli<br />

segnaletici della pista ciclabile. Si percorre ora un tranquillo tratto sulla sinistra<br />

orografica della valle, chiuso al traffico automobilistico, che conduce alle porte<br />

di Vernante. Un breve passaggio sulla stra<strong>da</strong> statale numero 20 e, al primo<br />

semaforo, si svolta verso destra, ritrovandosi all’attacco della Valle Grande.<br />

La salita, lunga nove chilometri, prevede, nel primo tratto, pendenze impegnative<br />

alternate a tratti pianeggianti, che consentono il recupero. Oltrepassato il Birrificio<br />

Troll, sulla destra, la stra<strong>da</strong> si impenna definitivamente, assestandosi su pendenze<br />

sempre prossime al 10%. Una breve sequenza di tornanti indica che la meta<br />

è vicina: usciti <strong>da</strong>l bosco, ecco il panorama aprirsi sulla borgata di Palanfrè e<br />

sull’ampia conca pascoliva circostante. Una volta recuperate le forze, e dopo aver<br />

ammirato la secolare faggeta bandita, ci si può avventurare sulla via del ritorno:<br />

sarà sufficiente seguire, a ritroso, la stra<strong>da</strong> percorsa all’an<strong>da</strong>ta.


→ IL MUSEO DELLA FISARMONICA<br />

DI ROBILANTE<br />

La Valle Vermenagna è ancor oggi molto<br />

legata alla sua antica identità occitana. Balli<br />

tradizionali della zona sono la “courenta” e<br />

il “balet”, legati all’accompagnamento della<br />

fisarmonica. Questo strumento musicale,<br />

immancabile nelle feste di paese della valle,<br />

è celebrato nel bel museo inaugurato nel<br />

2005 in locali a lato del municipio. Incentrato<br />

su due personaggi storici capaci di fornire<br />

un rilevante contributo alla sua diffusione,<br />

Giuseppe Vallauri e Giorgio Bertaina, si<br />

prefigge lo scopo di diffondere e traman<strong>da</strong>re<br />

la memoria delle tradizioni popolari.<br />

// 0 3<br />

LA BORGATA<br />

DI PALANFRÈ<br />

<br />

5:20 h<br />

43 km<br />

1042 m<br />

Borgo San Dalmazzo<br />

Roccavione ▶ Robilante<br />

▶ Vernante ▶ Palanfrè<br />

Borgo San Dalmazzo<br />

←← Vernante e la Valle Grande<br />

← L'arrivo a Palanfrè<br />

↑ Il museo della Fisarmonica<br />

di Robilante


26<br />

//04<br />

INTORNO<br />

ALLA BISALTA


L’itinerario si sviluppa interamente<br />

al cospetto della Bisalta, la montagna<br />

simbolo di Cuneo. Le sue pendici funsero<br />

<strong>da</strong> rifugio per i partigiani durante la secon<strong>da</strong><br />

guerra mondiale, mentre i centri abitati che<br />

si allungano ai suoi piedi, Boves, Peveragno<br />

e Chiusa di Pesio, furono teatro di feroci<br />

rappresaglie nazifasciste.<br />

In un bell’ambiente pedemontano,<br />

si percorrono strade secon<strong>da</strong>rie,<br />

perfette per pe<strong>da</strong>lare in tranquillità,<br />

con brevi e facili salite che<br />

si alternano a tratti in discesa<br />

su falsopiano.<br />

Coperti i primi chilometri, si può decidere<br />

di optare per una breve sosta presso<br />

il Santuario di Madonna dei Boschi<br />

di Boves, costruito in epoca medioevale e<br />

particolarmente rinomato per la ricchezza<br />

dei cicli pittorici che conserva. Proseguendo,<br />

si raggiunge Peveragno, centro famoso<br />

per la coltivazione della fragola, frutto che<br />

in questa zona matura nel periodo tra metà<br />

maggio e metà giugno. L’unica asperità<br />

di giornata è costituita <strong>da</strong>lla salita che<br />

conduce a Pradeboni, un’ascesa di poco<br />

superiore ai tre chilometri, con pendenze<br />

poco sotto il 10%, che riporta a Peveragno,<br />

<strong>da</strong> cui si raggiunge nuovamente Boves.<br />

← Nei pressi di Pradeboni<br />

↑ La Bisalta<br />

→ LA BISALTA<br />

È la montagna simbolo<br />

della città di Cuneo:<br />

la sua posizione isolata<br />

e la tipica conformazione<br />

trapezoi<strong>da</strong>le la rendono<br />

distinguibile anche<br />

<strong>da</strong> lunghissima distanza.<br />

La sua peculiarità è<br />

costituita <strong>da</strong>lle due punte<br />

che ne delineano<br />

il profilo, quella del Monte<br />

Besimau<strong>da</strong>, che arriva<br />

a 2231 metri, e quella<br />

del Bric Costa Rossa,<br />

che raggiunge invece<br />

i 2403 metri.<br />

A questo caratteristico<br />

rilievo sono legate<br />

storie e leggende<br />

in gran quantità.<br />

Meta molto ambita<br />

<strong>da</strong>gli escursionisti<br />

cuneesi, è un eccezionale<br />

punto panoramico:<br />

nelle giornate<br />

particolarmente terse,<br />

lo sguardo può spaziare<br />

<strong>da</strong>l Monte Rosa al mare.<br />

27


28<br />

// ITINERARIO<br />

La centrale Piazza Italia, a Boves, è il punto di partenza dell’itinerario. Poche<br />

pe<strong>da</strong>late permettono di lasciarsi alle spalle la parrocchiale di San Bartolomeo:<br />

si imbocca Corso Bisalta, <strong>da</strong>l quale si può già ammirare l’imponenza del Monte<br />

Besimau<strong>da</strong>. Si prosegue diritto, lasciando a destra la stra<strong>da</strong> che conduce alla salita<br />

dei Cerati (con pendenze superiori al 25%), e, dopo 2 chilometri, si raggiunge<br />

il Santuario di Madonna dei Boschi. Si svolta a destra, in via Roncaia: la stra<strong>da</strong>,<br />

con una modesta pendenza, supera le ultime case, addentrandosi in un bel<br />

bosco di castagni. Il traffico quasi inesistente – in circolazione ci sono quasi<br />

esclusivamente i mezzi dei pochi abitanti delle frazioni della Valle Colla – permette<br />

di apprezzare la totale tranquillità degli ambienti ai piedi della Besimau<strong>da</strong>. La salita<br />

risulta breve: giunti in una radura, si svolta a sinistra, si oltrepassa il torrente Colla<br />

e si raggiunge la borgata di Castellar. La si supera e dopo una rapi<strong>da</strong> discesa<br />

di poche centinaia di metri si va a svoltare sulla destra in Via Tetti Molettino. Giunti<br />

a Rivoira, la si attraversa con una dolce discesa in direzione della pianura cuneese.<br />

Dando la preferenza a Via Ceresa piuttosto che alla provinciale che collega<br />

Boves a Peveragno, si raggiunge il crocevia con la stra<strong>da</strong> provinciale numero 5. Si<br />

mantiene la destra e si entra in Peveragno, costeggiando l’abitato, che presto si<br />

abbandona imboccando Via Tetti Molino, una tranquilla stradina di campagna.<br />

Sullo sfondo, i paesaggi montani della Bisalta, della Valle Pesio e del Marguareis ci<br />

accompagnano fino a Chiusa di Pesio: il passaggio in paese è la giusta occasione<br />

per una veloce sosta, prima di riprendere a pe<strong>da</strong>lare in direzione della Valle Pesio.<br />

Giunti a un bivio, si imbocca sulla destra la stra<strong>da</strong> per Pradeboni: 3 chilometri e<br />

mezzo di salita, lungo una valletta alle pendici della Bisimau<strong>da</strong>. Proseguendo<br />

a monte della frazione si giunge a tagliare un costone oltre il quale il panorama<br />

si spalanca sull’intera pianura cuneese e la cerchia di montagne. Una inebriante<br />

discesa riconduce a Peveragno. Per ritornare a Boves su strade prive di traffico,<br />

si svolta in via Brard, si tocca la frazione di San Giovenale, e si ridiscende su Boves<br />

avvalendosi della stra<strong>da</strong> della Colletta.


→ IL SANTUARIO DI MADONNA<br />

DEI BOSCHI DI BOVES<br />

Citato per la prima volta in archivi storici<br />

risalenti al XIII secolo, il santuario di Madonna<br />

dei Boschi, nel Comune di Boves, è celebre<br />

per la ricchezza dei suoi affreschi: tre grandi<br />

cicli pittorici, realizzati nel ‘400, nel ‘500 e<br />

a cavallo tra il ‘600 e il ‘700, ne abbelliscono<br />

le pareti. Il primo narra le vicende di Maria<br />

e del Gesù bambino, mentre il secondo,<br />

attribuito al Maestro di Cigliè, rievoca scene<br />

del giudizio universale e del racconto<br />

della Passione di Cristo. Nell’ultimo, dedicato<br />

a “Maria incoronata Regina”, è possibile<br />

ammirare la vergine attorniata <strong>da</strong><br />

un complesso sistema di architetture,<br />

festoni di fiori, foglie e angeli.<br />

// 0 4<br />

INTORNO<br />

ALLA BISALTA<br />

<br />

3:15 h<br />

40 km<br />

820 m<br />

Boves<br />

Castellar ▶ Rivoira<br />

▶ Peveragno ▶ Chiusa di Pesio<br />

▶ Pradeboni ▶ Peveragno<br />

Boves<br />

←←← Pe<strong>da</strong>lando presso<br />

il vecchio molino Bioera<br />

←←↑ In salita a monte<br />

di Pradeboni<br />

←←↓ Cappella di Fatima<br />

← Affreschi del Santuario<br />

di Madonna dei Boschi di Boves<br />

↑ Intorno alla Bisalta


30<br />

//05<br />

L’ANELLO<br />

DEL MIRABELLO


Un angolo poco conosciuto<br />

del nostro territorio, a cavallo<br />

← In Val Ellero, al rientro<br />

<strong>da</strong> Prea<br />

↑ La cappella di Sant'Isidoro<br />

sulla stra<strong>da</strong> del Colle del Mortè<br />

delle Valli Pesio ed Ellero, perfetto<br />

per i ciclisti, grazie alle sue strade<br />

31<br />

poco battute <strong>da</strong>lle automobili,<br />

alle brevi salite <strong>da</strong>lle dolci pendenze<br />

e alla natura viva e generosa,<br />

che qui regna incontrastata.<br />

Si parte <strong>da</strong> Chiusa di Pesio, dominata<br />

<strong>da</strong>i ruderi del Castello del Mirabello,<br />

incontrando, dopo pochi chilometri, la salita<br />

più impegnativa della giornata, la colletta<br />

del Mortè, scalata <strong>da</strong>lla tappa del Tour de<br />

France del 2008 con arrivo a Prato Nevoso,<br />

vinta <strong>da</strong>ll’australiano Simon Gerrans.<br />

In rapi<strong>da</strong> sequenza, e con facili deviazioni,<br />

si percorreranno le belle carrabili intorno<br />

a Lurisia, al cospetto del Monte Pigna,<br />

tornando poi in Valle Ellero per raggiungere<br />

l’affascinante centro abitato di Prea.<br />

Lasciati alle spalle i tratti più impegnativi<br />

dell’itinerario, si pe<strong>da</strong>la in discesa lungo<br />

tutta la Valle Ellero fino a Villanova Mondovì.<br />

Usciti <strong>da</strong>ll’abitato, risalendo l’altipiano<br />

ai piedi del Monte Calvario, tra continui<br />

saliscendi in boschi di faggi e castagni,<br />

si costeggia il lago di Pianfei, una piccola<br />

oasi di pace che renderà obbligatoria una<br />

breve sosta, prima di concludere l’itinerario<br />

tornando como<strong>da</strong>mente a Chiusa di Pesio.<br />

→ LURISIA:<br />

LA SORGENTE<br />

E LE TERME<br />

La scoperta della presenza<br />

di acque termali nel<br />

territorio di Lurisia avvenne<br />

in modo del tutto casuale:<br />

intorno all’inizio del XX<br />

secolo, un minatore<br />

al lavoro intaccò la vena<br />

sorgiva, <strong>da</strong>lla quale subito<br />

fuoriuscì abbon<strong>da</strong>nte<br />

acqua, che risultò ottima<br />

per uso potabile,<br />

evidenziando inoltre<br />

notevoli capacità curative,<br />

quando utilizzata per<br />

la pulizia delle piaghe.<br />

Nel 1919, la celebre<br />

scienziata Marie Curie<br />

certificò le proprietà<br />

curative della sorgente,<br />

riscontrando una leggera<br />

radioattività dell’acqua,<br />

dovuta al contatto con<br />

l’autunite, roccia presente<br />

nell’area. Lo stabilimento<br />

termale è attivo <strong>da</strong>lla metà<br />

del XX secolo.


32<br />

→ IL SANTUARIO DI SANTA LUCIA<br />

Percorrendo la stra<strong>da</strong> che <strong>da</strong> Roccaforte<br />

conduce a Mondovì, appare ben visibile<br />

sulla sinistra il santuario di Santa Lucia,<br />

costruito utilizzando una grotta calcarea<br />

sulle selvagge pendici Monte Calvario.<br />

La leggen<strong>da</strong> fa risalire la creazione del<br />

santuario alla miracolosa guarigione di una<br />

pastorella sordomuta, avvenuta in prossimità<br />

di un pilone votivo della santa, non lontano<br />

<strong>da</strong>l luogo dove venne eretta l’imponente<br />

costruzione. Si narra di numerose guarigioni<br />

avvenute durante i secoli, di cui l’ultima,<br />

quella di una suora gravemente ferita<br />

durante la secon<strong>da</strong> Guerra Mondiale, è stata<br />

ufficialmente riconosciuta come miracolo<br />

<strong>da</strong>lla chiesa cattolica.<br />

// ITINERARIO<br />

Dalla centrale Via Roma, a Chiusa di Pesio, si attraversa il ponte sul torrente che dà<br />

il nome alla valle e, svoltando a destra, si imbocca la stra<strong>da</strong> provinciale numero 5,<br />

in direzione di Lurisia. Dopo poche centinaia di metri inizia la salita più dura<br />

della giornata: il Colle del Mortè, una rampa lunga poco più di 1 chilometro,<br />

con brevi tratti che superano il 10%. Raggiunta la sommità, si apre dinnanzi<br />

agli occhi uno splendido panorama sulla Valle Ellero. Terminata la rapi<strong>da</strong><br />

discesa, sull’altro versante del rilievo collinare, si svolta verso destra, seguendo<br />

le indicazioni per Lurisia: si percorre un breve anello, che conduce alle rinomate<br />

terme, per poi ritornare a valle, riprendendo la provinciale abbandonata poco<br />

prima. La stra<strong>da</strong> si mantiene in leggera discesa fino al raggiungimento dell’abitato<br />

di Roccaforte Mondovì. Alla roton<strong>da</strong> nei pressi dell’ingresso del paese si svolta<br />

nuovamente a destra, in direzione di Prea. Inizia ora una facile salita di sei<br />

chilometri, che porta a raggiungere il piccolo abitato, celebre per i numerosi<br />

murales rappresentanti gli antichi mestieri di montagna. Dopo una pausa, utile<br />

a rabboccare le borracce, si riprende a scendere lungo la valle, per poi attraversare<br />

Roccaforte e il fiume Ellero, lasciandosi alle spalle la pieve romanica di San Maurizio<br />

e il santuario di Santa Lucia. Giunti a Villanova Mondovì, si attraversa il paese.<br />

Seguendo i cartelli con le indicazioni per Pianfei, si arriva in prossimità di un ampio<br />

tornante sulla destra, dove si svolta a sinistra in direzione di Garavagna.<br />

Con continui saliscendi, si percorre una tranquilla stra<strong>da</strong> che risale il ripiano ai piedi<br />

del Monte Calvario, costeggiando in rapi<strong>da</strong> sequenza le famose grotte calcaree dei<br />

Dossi e il lago di Pianfei. Poco più di un chilometro e ci si ritrova sulla stra<strong>da</strong> che,<br />

<strong>da</strong> Pianfei, porta a Chiusa di Pesio: si curva verso sinistra e, al termine di una breve<br />

discesa, su terreno in leggera salita ci si riporta al punto di partenza dell’itinerario.


→ IL CASTELLO DI MIRABELLO<br />

Il poggio del Monte Cavanero che si affaccia<br />

su Chiusa di Pesio in chiara posizione<br />

strategica, nei secoli venne spesso utilizzato<br />

per l’edificazione di strutture fortificate.<br />

Dapprima furono i Romani, che insediarono<br />

una guarnigione a controllo della via che<br />

collegava la pianura cuneese al mare<br />

della Liguria, a costruirvi un avamposto.<br />

Poi, intorno alla metà del XVI secolo,<br />

Agamennone III del Marchesato di Ceva fece<br />

smantellare il primo castelletto, utilizzando<br />

i materiali di recupero per la costruzione<br />

di un secondo edificio. Passati pochi anni,<br />

questo venne abbandonato. Un terremoto,<br />

nel 1887, e i colpi di cannone di una colonna<br />

di truppe tedesche, al termine della II Guerra<br />

Mondiale, distrussero definitivamente<br />

la struttura, della quale oggi restano in piedi<br />

soltanto i ruderi di un paio di muri perimetrali.<br />

// 0 5<br />

L’ANELLO<br />

DEL MIRABELLO<br />

<br />

4:30 h<br />

58 km<br />

1079 m<br />

Chiusa di Pesio<br />

Murtè ▶ Lurisia ▶ Prea<br />

▶ Roccaforte ▶ Villanova<br />

Mondovì ▶ Dossi ▶<br />

Garavagna ▶ Chiusa di Pesio<br />

▶ Peveragno ▶ Montefallonio<br />

Chiusa di Pesio<br />

←←↑ Il santuario di Santa Lucia<br />

←←↓ Prea<br />

↑ Ruderi del castello di Mirabello<br />

← L'ultimo tornante che precede<br />

l'arrivo a Prea


34<br />

//06<br />

PIAN<br />

DELLE GORRE


Questo itinerario molto vario,<br />

nel quale salite di pendenza e<br />

← Arrivo a Pian delle Gorre<br />

↑ Il Marguareis<br />

lunghezza diversa si alternano<br />

a brevi e veloci discese, percorre<br />

35<br />

strade secon<strong>da</strong>rie, poco trafficate.<br />

Partendo <strong>da</strong> Chiusa di Pesio,<br />

si raggiunge Peveragno, risalendo<br />

la colletta di Montefallonio.<br />

Giunti alle porte del paese, si imbocca<br />

la salita più faticosa di giornata, che conduce<br />

a Pradeboni: quattro chilometri impegnativi,<br />

in un crescendo di pendenza, con una media<br />

del 10%. Lungo questo tratto che si sviluppa<br />

alle pendici del monte Besimau<strong>da</strong>,<br />

nei punti in cui il bosco è meno fitto si<br />

aprono interessanti scorci panoramici sulla<br />

pianura cuneese. La bella discesa successiva<br />

farà presto dimenticare le fatiche. Raggiunto<br />

il fondo della Valle Pesio, su pendenze meno<br />

accentuate la si risale superando le frazioni<br />

di Vigna e San Bartolomeo. Oltrepassata<br />

un’ultima breve rampa, un falsopiano<br />

conduce alla Certosa di Pesio, centro<br />

di preghiera oggi gestito <strong>da</strong>i Missionari<br />

della Consolata. Ci si ritrova alle porte<br />

del Parco Naturale del Marguareis: una lunga<br />

lingua di asfalto conduce al Pian delle Gorre,<br />

punto nevralgico dell’area protetta, dove<br />

una grande fontana, un’area attrezzata e<br />

un bel rifugio invitano al riposo prima<br />

di riprendere la pe<strong>da</strong>lata sulla via del ritorno.<br />

→ IL PARCO<br />

NATURALE<br />

DEL MARGUAREIS<br />

Il Parco Naturale<br />

del Marguareis si sviluppa<br />

attorno all’omonimo<br />

massiccio, su un’ampia<br />

area delle <strong>Alpi</strong> Liguri, e<br />

comprende la Valle Pesio<br />

e una porzione della Valle<br />

Tanaro. A inizio 2016,<br />

il Parco del Marguareis e<br />

il Parco delle <strong>Alpi</strong><br />

<strong>Marittime</strong> sono stati<br />

accorpati sotto<br />

un solo ente di gestione.<br />

La vicinanza del Mar<br />

Mediterraneo, unita<br />

alla presenza<br />

di un massiccio alpino<br />

con numerose cime che<br />

superano i 3000 metri<br />

di altitudine, ha permesso<br />

la creazione<br />

di innumerevoli microecosistemi,<br />

che ancora<br />

oggi garantiscono le<br />

condizioni di vita ideali per<br />

oltre 2500 specie vegetali.


36<br />

← Molino della Certosa<br />

↑ Pradeboni<br />

→ La Certosa di Pesio<br />

// ITINERARIO<br />

Usciti <strong>da</strong>l centro di Chiusa di Pesio, si imbocca la stra<strong>da</strong> provinciale numero 5,<br />

in direzione di Peveragno, svoltando poco dopo per intercettare Via Montefallonio,<br />

una tranquilla stradina di campagna che costeggia il bel bosco che ricopre<br />

le prime pendici della Bisalta. Una breve rampa conduce a Montefallonio, che<br />

si oltrepassa procedendo fino alle porte di Peveragno. Giunti alle prime case,<br />

si incrocia Via Morozza: svoltando a sinistra, la si percorre per poche centinaia<br />

di metri, per poi imboccare, nuovamente sulla sinistra, Via Pradeboni. La stra<strong>da</strong><br />

si mantiene in leggero falsopiano, fino al ponte sul torrente Josina: tenendosi<br />

sulla destra all’incrocio, si comincia a rimontare la salita più dura della giornata.<br />

Il primo tratto presenta pendenze accettabili, che si fanno più importanti<br />

nei pressi di un lungo rettilineo che costeggia il bosco. Sopraggiunti in prossimità<br />

dell’incrocio con la stra<strong>da</strong> che porta alle frazioni di Grossi e Gallina, si può dire<br />

di aver oltrepassato la parte più faticosa dell’itinerario. Conservata la sinistra,<br />

dopo un paio di curve ci si ritrova in discesa verso Pradeboni, dove è possibile<br />

rabboccare le borracce alla bella fontana sul piazzale della chiesa. Si prosegue<br />

verso valle, fino a incrociare la provinciale della Valle Pesio. Ora la stra<strong>da</strong> riprende<br />

a salire, con pendenze lievi: in rapi<strong>da</strong> sequenza si superano le frazioni di Vigna<br />

e San Bartolomeo, <strong>da</strong>lle quali si può godere di bei panorami sui fianchi<br />

della valle. Lasciata sulla sinistra l’area attrezzata per lo sci di fondo, superando<br />

una lunga rampa e due brevi tornanti ci si immette su un falsopiano che conduce<br />

al piazzale della Certosa di Pesio. Procedendo oltre si entra nel territorio del Parco<br />

Naturale del Marguareis, percorrendo gli ultimi quattro chilometri all’interno<br />

di un bellissimo bosco. La stra<strong>da</strong> sale con regolarità, interrotta <strong>da</strong> brevi tratti<br />

in piano, che permettono un veloce recupero, fino al raggiungimento<br />

del rifugio nei pressi di Pian delle Gorre. Il rientro a Chiusa di Pesio è molto rapido<br />

e divertente: si riprende, stavolta in discesa, la stra<strong>da</strong> <strong>da</strong>lla quale si è giunti,<br />

pervenendo in breve tempo alla meta finale.


→ LA CERTOSA DI PESIO<br />

Le fonti storiche fanno risalire<br />

la fon<strong>da</strong>zione della Certosa di Pesio<br />

all’anno 1173, in seguito a un lascito<br />

affi<strong>da</strong>to al priore Ulderico, dell’ordine<br />

dei Certosini. Nel corso del tempo più volte<br />

distrutta e ricostruita, la certosa<br />

fu completamente abbandonata all’inizio<br />

del XX secolo. Il successivo insediamento<br />

dei padri missionari della Consolata<br />

nel 1934, ancora oggi attivi nella struttura,<br />

garantì il restauro e il rilancio di questo<br />

suggestivo complesso.<br />

// 0 6<br />

PIAN DELLE GORRE<br />

<br />

3:20 h<br />

40 km<br />

980 m<br />

Chiusa di Pesio<br />

Montefallonio ▶ Peveragno<br />

▶ Pradeboni ▶ Certosa<br />

di Pesio ▶ Pian delle Gorre<br />

Chiusa di Pesio


38<br />

//07<br />

IL GIRO<br />

DELLE GROTTE


← Sulla provinciale di Pianfei<br />

↑ Grotta dei Dossi<br />

Un itinerario affascinante, capace<br />

di coniugare al meglio la passione<br />

39<br />

per le due ruote, la bellezza<br />

del territorio monregalese e<br />

il mistero del mondo sotterraneo.<br />

Si parte <strong>da</strong> Mondovì: dopo un breve<br />

passaggio nel centro cittadino, si risale<br />

il primo tratto della Valle Ellero, su<br />

una como<strong>da</strong> stra<strong>da</strong> a mezzacosta,<br />

accompagnati <strong>da</strong>l bel panorama sulla<br />

pianura cuneese e il suo arco alpino.<br />

Pochi chilometri, e ci si ritrova ad affrontare<br />

la “Giacobba”, facile ascesa celebre<br />

tra i ciclisti locali. Scesi nella stretta<br />

Val Corsaglia, si perviene alla località<br />

di Bossea, dove sarà possibile visitare<br />

le prime grotte. Tornati indietro di pochi<br />

chilometri, si imbocca la salita che conduce<br />

al caratteristico borgo montano di Frabosa<br />

Soprana, <strong>da</strong>l quale si prosegue poi<br />

con una bella calata fino alle grotte<br />

del Cau<strong>da</strong>no. Discesa la Valle Mau<strong>da</strong>gna,<br />

si attraversa Villanova Mondovì, in direzione<br />

di Pianfei. Appena fuori <strong>da</strong>l centro abitato,<br />

si risale l’altopiano ai piedi del monte<br />

Calvario, raggiungendo in breve tempo<br />

le grotte dei Dossi, visitate le quali non<br />

resterà che proseguire su facili strade<br />

di campagna, per ritornare al punto<br />

di partenza.<br />

→ LE GROTTE<br />

DEI DOSSI<br />

Quelle dei Dossi furono<br />

le prime grotte a essere<br />

scoperte in provincia<br />

di Cuneo: individuate già<br />

alla a fine del XVIII secolo,<br />

vennero aperte<br />

al pubblico circa cent’anni<br />

dopo. In occasione<br />

dell’inaugurazione furono<br />

illuminate elettricamente<br />

con trenta lampade<br />

Edison, coadiuvate<br />

<strong>da</strong> un generatore a<br />

petrolio. Le cavità hanno<br />

uno sviluppo di 910 metri.<br />

Il canale cavernicolo<br />

si articola in corridoi e<br />

sale <strong>da</strong>lle innumerevoli<br />

sfumature: la presenza<br />

di molti minerali, tra cui<br />

ferro, nichel, zinco, rame,<br />

piombo e manganese<br />

ha <strong>da</strong>to origine a veri e<br />

propri “affreschi” naturali,<br />

rendendole fuor di dubbio<br />

le grotte più colorate<br />

d’Italia.


40<br />

→ LE GROTTE DEL CAUDANO<br />

Cau<strong>da</strong>no deriva <strong>da</strong>l piemontese “caud”<br />

(caldo) e fa riferimento al torrente<br />

sotterraneo che attraversa le grotte<br />

mantenendo la temperatura di 10°C<br />

per tutto l’anno. Le grotte furono<br />

individuate casualmente nel 1898, durante<br />

la costruzione dell’invaso della centrale<br />

idroelettrica di Frabosa Sottana. Ricerche<br />

successive portarono alla scoperta<br />

di numerose gallerie originate <strong>da</strong>ll’erosione<br />

di due torrenti ipogei, per una lunghezza<br />

totale di 3200 metri.<br />

↑ Le Grotte del Cau<strong>da</strong>no<br />

→ Le Grotte di Bossea<br />

→→ Il lago di Pianfei<br />

// ITINERARIO<br />

Da Piazza Cesare Battisti si pe<strong>da</strong>la lungo Corso Statuto. Percorsi pochi metri,<br />

si raggiunge una rotatoria, dove si svolta a destra, oltrepassando il torrente<br />

Ellero. Subito dopo il ponte, tenendosi sulla sinistra, si prosegue fino a superare<br />

di nuovo il corso d’acqua. Si gira a destra, imboccando Via Vecchia di Frabosa,<br />

suggestiva stra<strong>da</strong> panoramica che si percorre per circa quattro chilometri, fin<br />

quando si incrocia la provinciale 271, proveniente <strong>da</strong> Villanova: qui si svolta<br />

verso sinistra, in direzione di Vasco. Una facile e breve rampa si conclude<br />

con a una rotatoria, oltre la quale si apre un bellissimo scorcio sul santuario<br />

di Vicoforte e sulle <strong>Langhe</strong> monregalesi. Si percorre la stra<strong>da</strong> sulla destra,<br />

in direzione della Valle Corsaglia, affrontando una salita di circa quattro<br />

chilometri di limitate pendenze, localmente conosciuta come la “Giacobba”.<br />

Raggiunta la sommità della rampa, si prosegue in discesa lungo un susseguirsi<br />

di curve, fino a Corsagliola. Mantenendo la destra, si percorre la Val Corsaglia,<br />

fino a Bossea per la visita delle sue famose grotte. L’itinerario ritorna verso valle<br />

per circa tre chilometri fino all’incrocio con la stra<strong>da</strong> che conduce a Frabosa<br />

Soprana. Tre chilometri su pendenze prossime al 10% portano al paese<br />

di Straluzzo, oltrepassato il quale inizia una bella discesa a tornanti che<br />

conduce alla sottostante Frabosa Sottana. Si risale per un paio di chilometri<br />

la Valle Mau<strong>da</strong>gna, spingendosi fino alle grotte del Cau<strong>da</strong>no. Ripresa la discesa,<br />

si raggiunge Villanova Mondovì, superandone il centro in direzione di Pianfei.<br />

In prossimità di un ampio tornante, poco prima di Branzola, si svolta a sinistra,<br />

imboccando la stra<strong>da</strong> per Garavagna: <strong>da</strong>lla quale si giunge alle grotte dei Dossi.<br />

Tornati sulla stra<strong>da</strong> principale si sale a Garavagna e si scende al lago di Pianfei<br />

e poi sulla provinciale che arriva <strong>da</strong> Chiusa Pesio che si segue verso destra.<br />

Dopo circa un chilometro, raggiunto Pianfei, si prende la stra<strong>da</strong> che rimonta<br />

l’altipiano di Branzola. Al termine dell’ultima breve salita di giornata, si gira<br />

a sinistra, in direzione della borgata Boetti. Una sequenza di tranquille strade<br />

di campagna riconduce alle porte di Mondovì.


→ LE GROTTE DI BOSSEA<br />

Le grotte di Bossea, scoperte nel 1816,<br />

si sviluppano per una lunghezza di circa<br />

2500 metri, e raggiungono altezze superiori<br />

ai 100 metri. Dal 1969 nella cavità opera<br />

un laboratorio carsologico sotterraneo<br />

gestito <strong>da</strong>lla Stazione Scientifica di Bossea<br />

(CAI Cuneo) e <strong>da</strong>l Dipartimento Geo-risorse<br />

del Politecnico di Torino con la collaborazione<br />

di Arpa. Le attività di ricerca svolte<br />

interessano gli ambiti: idrogeologia carsica,<br />

meteorologia ipogea, radiottività naturale e<br />

biospeologia. Grande interesse riveste<br />

il materiale paleontologico rivelato <strong>da</strong> scavi<br />

condotti a partire <strong>da</strong>l 1865: con parte di esso<br />

è stato ricostruito l’Ursus spelaeus, esposto<br />

nella Sala del Tempio.<br />

// 0 7<br />

IL GIRO<br />

DELLE GROTTE<br />

<br />

5:30 h<br />

68 km<br />

1550 m<br />

Mondovì<br />

Vasco ▶ Giacobba ▶ Bossea<br />

▶ Frabosa Soprana<br />

▶ Frabosa Sottana<br />

▶ Villanova Mondovì<br />

▶ Garavagna ▶ Pianfei<br />

▶ Madonna del Pasco<br />

Mondovì


42<br />

//08<br />

L’ANELLO DEI TRE<br />

CASTELLI


L’itinerario parte <strong>da</strong>lla piazza di fronte al<br />

santuario di Vicoforte Mondovì, che s’innalza<br />

imponente con la sua maestosa cupola<br />

ellittica. Il tracciato disegna un grande<br />

otto, a cavallo del fiume Tanaro, facilmente<br />

percorribile in una sola giornata <strong>da</strong>i più<br />

allenati; chi desiderasse affrontarlo<br />

con maggiore tranquillità, potrà decidere<br />

di suddividerlo in due tappe. Il primo<br />

anello si sviluppa sulle colline della Valle<br />

Tanaro, e prevede l’alternarsi di dolci salite<br />

a panoramiche discese, il tutto condito<br />

<strong>da</strong> scorci mozzafiato sull’arco alpino e<br />

sul Monviso. Il secondo si addentra tra<br />

le valli Corsaglia e Casotto, in ambiente<br />

pedemontano.<br />

La regione, territorio di transito<br />

di importanti vie commerciali<br />

che univano il mare alla pianura<br />

pa<strong>da</strong>na fin <strong>da</strong>ll’epoca dell’impero<br />

romano, è ricca di torri e casali<br />

signorili che, disseminati<br />

sulle colline, attribuiscono a queste<br />

valli un fascino ricco di storia.<br />

Meritano senza dubbio una sosta il castello<br />

dei Marchesi di Ceretto, a Lesegno, quello<br />

di Mombasiglio, teatro, nel XVI secolo,<br />

di violente battaglie tra gli eserciti francesi<br />

e spagnoli, e quello di Pamparato, antica<br />

certosa acquistata <strong>da</strong>i Savoia e riorganizzata<br />

a casa di caccia e residenza estiva.<br />

← Pamparato<br />

↑ La statua di Napoleone<br />

al castello di Mombasiglio<br />

→ IL CASTELLO<br />

DI MOMBASIGLIO<br />

Posto sulla cima<br />

del colle che ospita<br />

il borgo storico<br />

di Mombasiglio, il castello<br />

gode di uno spettacolare<br />

panorama sulle colline<br />

circostanti.<br />

La costruzione, edificata<br />

nel 1095 <strong>da</strong> Ottone,<br />

vassallo del Marchese<br />

di Savona, nei secoli<br />

passò <strong>da</strong> un casato<br />

all’altro. Quasi<br />

completamente distrutto<br />

all’epoca delle guerre<br />

tra Spagnoli e Francesi<br />

(XVI secolo), nel 1600<br />

divenne proprietà dei<br />

Marchesi di Mombasiglio,<br />

che lo adibirono<br />

principalmente a funzioni<br />

residenziali. Al suo interno<br />

è oggi visitabile un museo<br />

intitolato a Napoleone<br />

Bonaparte. Sul complesso<br />

svetta imponente<br />

una torre alta ben 35 metri.<br />

43


44<br />

→ IL CASTELLO DI PAMPARATO<br />

Nel 1837 i Savoia acquistarono i resti<br />

dell’antica certosa esistente nel territorio<br />

comunale di Pamparato, ristrutturandola e<br />

a<strong>da</strong>ttando la struttura a castello di caccia<br />

e residenza estiva. Inoltre fecero costruire<br />

la foresteria e la cappella tutt’oggi esistenti<br />

e visitabili. Seppur ufficialmente acquisito<br />

<strong>da</strong> Carlo Alberto, fu Vittorio Emanuele II,<br />

amante della natura, della caccia e della vita<br />

semplice, a fare ampio uso della struttura,<br />

spesso in compagnia dei suoi cinque figli.<br />

Il castello venne ceduto a privati nel 1881.<br />

↑ Il Castello di Pamparato<br />

→ Pe<strong>da</strong>lando sulla via<br />

delle cappelle a Vicoforte<br />

→→ Pamparato<br />

// ITINERARIO<br />

Dalla bella piazza antistante il santuario, ci si muove in direzione di Ceva, risalendo<br />

al borgo vecchio di Vicoforte. In prossimità dell’imbocco della Valle Corsaglia,<br />

si svolta a sinistra, in Via Peirea. L’assenza di traffico permette di godere<br />

con tranquillità degli ambienti della collina monregalese. Una breve rampa conduce<br />

all’abitato di San Grato, <strong>da</strong> cui, ripresa la stra<strong>da</strong> provinciale, un percorso vallonato<br />

attraversa il territorio di Niella Tanaro, fino a incrociare la stra<strong>da</strong> provinciale numero<br />

12. Se si osserva con cura il panorama, ci si accorge che ognuna delle sommità<br />

visibili presenta piccoli borghi. È la grande torre di Castellino Tanaro a indicarci<br />

la giusta direzione <strong>da</strong> seguire. Al primo incrocio si mantiene la direzione<br />

per Marsaglia e Murazzano, ma presto si svolta a destra, rimontando una facile salita<br />

verso Castellino Tanaro. Ci si trova ora in prossimità dell’Alta Langa: <strong>da</strong> qui si vedono<br />

le vette alpine fungere <strong>da</strong> sfondo a incredibili panorami collinari, che obbligano<br />

a sostare più volte per apprezzarne la suggestiva bellezza. Si prosegue sulla stra<strong>da</strong><br />

principale, finché si giunge alla svolta per Viorno dove, dopo un breve passaggio<br />

all’interno di un gruppo di case, si attacca la lunga discesa che conduce a Lesegno.<br />

Dopo una visita al pittoresco castello dei Marchesi del Carretto, si procede verso<br />

Mombasiglio: alla roton<strong>da</strong> in uscita <strong>da</strong>l paese, in direzione di Ceva, si deve<br />

imboccare Via dei Campi, svoltando subito dietro a un edificio al cui interno trovano<br />

posto un bar e una pizzeria. Percorsi pochi chilometri in leggera salita, si perviene<br />

al secondo edificio storico toccato <strong>da</strong>l tour, il castello di Mombasiglio, oggi sede<br />

di un museo su Napoleone Bonaparte. Ultimata la visita, si rientra verso San Michele<br />

di Mondovì, per chiudere il primo anello e risalire in Val Corsaglia. Passando<br />

<strong>da</strong>lle morbide colline alle prime valli pedemontane, si procede in leggera salita.<br />

Superato l’abitato di Montaldo di Mondovì, si termina l’ascesa a San Giacomo<br />

di Roburent. Una breve discesa conduce a Pamparato, dove la sosta al terzo castello<br />

di giornata non può che essere accompagnata <strong>da</strong>lla degustazione dei famosi<br />

biscotti di meliga locali. Un lungo falsopiano riporta infine a San Michele di Mondovì,<br />

<strong>da</strong>l quale, riprendendo a ritroso la stra<strong>da</strong> del mattino, si fa ritorno a Vicoforte.


→ IL CASTELLO DEI MARCHESI<br />

DEL CARRETTO<br />

Grazie ad alcuni importanti documenti<br />

storici, nella zona di Lesegno è stato possibile<br />

risalire alle prove della presenza di tre<br />

castelli. Il primo venne completamente<br />

distrutto <strong>da</strong>i Savoia nel 1500, mentre<br />

del secondo, una costruzione saracena,<br />

rimangono oggi soltanto alcuni ruderi, tra<br />

cui la torre e alcuni muri perimetrali. La terza<br />

fortezza, cinta in origine <strong>da</strong> muraglioni, torri<br />

e fossati, passò più volte sotto il possesso<br />

di differenti feu<strong>da</strong>tari, prima di venire<br />

anch’essa quasi completamente distrutta.<br />

Sui resti di quest’ultima costruzione venne<br />

eretto il castello oggi esistente, utilizzato <strong>da</strong><br />

Napoleone come quartiere generale durante<br />

la prima campagna d’Italia, nel 1796.<br />

// 0 8<br />

L’ANELLO DEI TRE<br />

CASTELLI<br />

<br />

7:00 h<br />

86 km<br />

2057 m<br />

Vicoforte Mondovì<br />

San Michele Mondovì<br />

▶ Niella Tanaro ▶ Castellino<br />

Tanaro ▶ Lesegno<br />

▶ Mombasiglio ▶ Pamparato<br />

▶ Montaldo Mondovì<br />

▶ Torre Mondovì<br />

▶ San Michele Mondovì<br />

Vicoforte


46<br />

//09<br />

TOUR<br />

IN ALTA LANGA


Questo itinerario prende il via<br />

<strong>da</strong> Dogliani, uno degli angoli più<br />

suggestivi delle <strong>Langhe</strong>, per poi<br />

sno<strong>da</strong>rsi tra sinuosi vigneti, ombrosi<br />

boschi di noccioli e profumate<br />

distese di erbe officinali, che sfilano<br />

a lato del percorso mentre<br />

ci si sposta pe<strong>da</strong>lando <strong>da</strong>lle dolci<br />

colline alle pendici di rilievi<br />

via via più impervi.<br />

Nel raggio di pochi chilometri, c’è<br />

l’opportunità di rilassarsi dinnanzi<br />

a paesaggi sempre differenti, ammirando<br />

le peculiarità storiche e culturali di questa<br />

variopinta terra. Appena usciti <strong>da</strong>ll’abitato<br />

di Dogliani, ci si ritrova a pe<strong>da</strong>lare<br />

sulla celebre Pe<strong>da</strong>ggera, che presto conduce<br />

in quota ad ammirare <strong>da</strong>pprima i vigneti<br />

delle <strong>Langhe</strong> e, successivamente, le <strong>Alpi</strong><br />

Liguri. Si scende quindi in Val Tanaro, dove<br />

si possono visitare gli antichi centri di Rocca<br />

Cigliè e Marsaglia, borghi le cui torri e castelli<br />

medioevali fanno rivivere atmosfere<br />

di altri tempi.<br />

Infine, in prossimità di Ceva, ecco alternarsi<br />

lande erbose e boschive che, immerse<br />

in una natura <strong>da</strong>lle mille tonalità di colori,<br />

regalano energia al pe<strong>da</strong>lare.<br />

← L'area lungo la Pe<strong>da</strong>ggera che<br />

ricor<strong>da</strong> la battaglia<br />

del 1796 tra le truppe<br />

piemontesi e napoleoniche.<br />

↑ L'obelisco della Pe<strong>da</strong>ggera<br />

→ LA TORRE<br />

DI ROCCA CIGLIÈ<br />

Eretta per garantire<br />

la difesa <strong>da</strong>lle scorribande<br />

dei Saraceni e oggi isolata<br />

al centro della piazzetta<br />

di Rocca Cigliè, la snella<br />

torre maestra a pianta<br />

quadrangolare risale<br />

a un’epoca compresa<br />

tra i secoli XI e XIII.<br />

Costruita originariamente<br />

a fianco del castello<br />

medioevale, del quale<br />

oggi si è conservata<br />

la sola ala del “palatium”,<br />

fu di proprietà,<br />

per svariati secoli,<br />

dei marchesi di Ceva.<br />

Il Comune di Rocca<br />

Cigliè, insieme<br />

ad altri undici centri<br />

abitati della zona,<br />

ha costituito<br />

l’associazione “Turris”,<br />

con lo scopo di valorizzare<br />

il patrimonio storico<br />

culturale di questi<br />

suggestivi borghi.<br />

47


48<br />

// ITINERARIO<br />

Dalla centrale Piazza Umberto I di Dogliani, tenendo sulla destra il torrente Rea,<br />

ci si inserisce su Via Savona: i primi due chilometri sono costituiti<br />

<strong>da</strong> una salita impegnativa. Raggiunto un colletto, si svolta a sinistra, in direzione<br />

di Murazzano. La stra<strong>da</strong> sale ancora, proponendo, di tanto in tanto, alcuni tratti<br />

in falsopiano, fino a raggiungere Belvedere <strong>Langhe</strong>: <strong>da</strong> questo luogo lo sguardo<br />

può spaziare <strong>da</strong>lle colline delle <strong>Langhe</strong> alle incantevoli cime delle <strong>Alpi</strong> Liguri,<br />

in un contrasto <strong>da</strong>vvero suggestivo. Si prosegue fino a incontrare, sulla destra,<br />

il bivio per Clavesana e Carrù: mentre si lasciano alle spalle le ultime vigne,<br />

una bella e sinuosa discesa conduce all’ingresso della Valle Tanaro. La stra<strong>da</strong>,<br />

ampia e poco trafficata, concede di godere al meglio del panorama, mentre<br />

la torre di Rocca Cigliè indica la corretta via <strong>da</strong> seguire. Dopo una meritata pausa<br />

per una visita alla chiesa di Santa Brigi<strong>da</strong>, si imbocca una breve serie di tornanti,<br />

che portano sul fondovalle, fino a costeggiare il Tanaro: si percorre un tratto<br />

in piano, prima di attaccare la salita di nove chilometri che conduce a Marsaglia, e<br />

riporta poi sul crinale dove corre la Pe<strong>da</strong>ggera. Poco prima di arrivarci, si svolta<br />

in direzione di Igliano, restando in quota: qui le coltivazioni lasciano spazio a lande<br />

più impervie, ricoperte di aree boschive e grandi prati. Le curve si susseguono<br />

lente, ma la stra<strong>da</strong> stretta richiede di mantenere elevata l’attenzione, prestando<br />

orecchio alle poche auto in transito. Avvolti nei rumori della natura, si superano<br />

a mezza costa, in rapi<strong>da</strong> sequenza, Igliano, Langa e Torresina, prima di tornare<br />

sulla Pe<strong>da</strong>ggera tramite una facile e breve ascesa. Le indicazioni per Murazzano<br />

indicano il percorso <strong>da</strong> compiere per giungere al punto di arrivo dell’itinerario.<br />

←↑ La panca che s'incontra<br />

tra Igliano e Torresina<br />

←↓ Paroldo: targa che ricor<strong>da</strong><br />

le campagne napoleoniche<br />

↓Scorcio al tramonto<br />

nei pressi di Murazzano


→ LA TOMA DI MURAZZANO<br />

Il simbolo gastronomico di questa terra,<br />

ancor più del vino e delle nocciole,<br />

può essere considerato il formaggio<br />

“Murazzano”, una classica toma di breve<br />

stagionatura, prodotta con latte ovino<br />

crudo di razze autoctone delle <strong>Langhe</strong>.<br />

Caratterizzato <strong>da</strong> una crosta molto sottile,<br />

ha un gusto amarognolo, e si accompagna<br />

splendi<strong>da</strong>mente a vini come il Dolcetto<br />

d'Alba, il Dolcetto d'Ova<strong>da</strong> e il Ruché<br />

di Castagnole Monferrato.<br />

// 0 9<br />

TOUR IN ALTA LANGA<br />

<br />

6:00 h<br />

61 km<br />

1505 m<br />

Dogliani<br />

Belvedere <strong>Langhe</strong> ▶ Rocca<br />

Cicliè ▶ Marsaglia ▶ Igliano<br />

▶ Torresina ▶ Murazzano<br />

Dogliani<br />

← Chiesetta San Sebastiano<br />

e San Rocco nei pressi<br />

di Igliano<br />

↑ Cartello all'ingresso<br />

di Murazzano


50<br />

//10<br />

ALLA SCOPERTA<br />

DI AFFRESCHI DEL<br />

QUATTROCENTO


La presenza fin <strong>da</strong> epoche remote di vie<br />

commerciali e di piccoli feudi <strong>da</strong>lla storia<br />

travagliata, con un continuo passar di mano<br />

tra casato e casato, hanno fatto sì che l’area<br />

percorsa <strong>da</strong> questo itinerario abbia visto<br />

all’opera nei secoli numerosi artisti, del cui<br />

passaggio resta testimonianza negli affreschi<br />

che abbelliscono chiese e cappelle.<br />

L’impegno profuso per il percorso<br />

più lungo ed impegnativo di questa<br />

raccolta di proposte cicloturistiche<br />

viene ripagato <strong>da</strong>lla bellezza<br />

dei colori e delle immagini che<br />

emergono in angoli di piccoli borghi<br />

e paesi.<br />

Da Ceva si scende lungo la Valle Tanaro,<br />

<strong>da</strong>ndo la preferenza a strade collinari poco<br />

trafficate e con dolci pendenze che portano<br />

alla cappella di Sant’Elena a Torre Mondovì.<br />

L’imbarazzo della scelta a San Michele<br />

di Mondovì non deve confondere perché è<br />

d’obbligo una visita alla cappella<br />

della Madonna della Piana. Un veloce anello<br />

conduce alla chiesa di San Fiorenzo a Bastia<br />

Mondovì e alla cappella di San Dalmazzo<br />

di Peironi a Cigliè. Si risale quindi verso<br />

lo spartiacque con la Valle Belbo e<br />

transitando tra le coltivazioni di erbe<br />

officinali di Sale San Giovanni, si termina<br />

la visita alla chiesa di San Maurizio<br />

a Castelnuovo di Ceva.<br />

← Santuario della Beata<br />

Vergine della Sanità a Priero<br />

↑ Montezemolo<br />

→ MADONNA<br />

DELLA PIANA<br />

La cappella nota anche<br />

come Madonna della Neve<br />

di San Michele Mondovì<br />

conserva un ciclo unitario<br />

di affreschi ottimamente<br />

conservati e di fattura<br />

pregevole. L'autore potrebbe<br />

essere un certo Antonio<br />

<strong>da</strong> Monteregale che li eseguì<br />

nel 1454. Dietro l'altare e<br />

nelle vele della volta sono<br />

raffigurate passione morte<br />

e resurrezione di Cristo,<br />

nella parete a destra<br />

l'incoronazione di Maria,<br />

Gesù e lo Spirito in forma<br />

di colomba,<br />

nella Gerusalemme celeste,<br />

fra schiere santi e angeli.<br />

Di fronte la città infernale<br />

con i diversi castighi.<br />

In basso le opere<br />

di misericordia e più a lato<br />

San Michele e San Pietro<br />

che procedono alla pesa<br />

delle anime e, infine,<br />

la cavalcata dei vizi.<br />

51


52<br />

→ SAN MAURIZIO,<br />

CASTELNUOVO DI CEVA<br />

Al castello e alla torre di Castelnuovo<br />

di Ceva era affi<strong>da</strong>to il compito<br />

di sorvegliare la stra<strong>da</strong> che, <strong>da</strong>l Marchesato<br />

di Ceva, scendeva fino a Savona.<br />

Poco lontana, ubicata all’interno<br />

del cimitero di Castelnuovo di Ceva,<br />

la cappella di San Maurizio, in stile<br />

romanico dell’XI Secolo, merita senza<br />

dubbio una visita: lo splendido ciclo<br />

pittorico al suo interno viene attribuito<br />

ad Antonio <strong>da</strong> Monteregale.<br />

↑ Torre a Castelnuovo di Ceva<br />

→ Il Giudizio Universale<br />

in un affresco della di San<br />

Fiorenzo a Bastia Mondovì<br />

→→ Nel centro storico di Priero<br />

// ITINERARIO<br />

Si abbandona il centro di Ceva con una breve salita in direzione di Mondovì,<br />

fino a trovare le indicazioni per Mombasiglio. Una bella stra<strong>da</strong> porta lontano<br />

<strong>da</strong>lle principali linee di traffico e dolci sponde vallonate conducono presto<br />

in vista del castello di Mombasiglio. Si attraversa velocemente il paese<br />

lasciandosi alle spalle la valle Mongia, per dirigersi verso San Michele Mondovì.<br />

Si svolta nella Valle Corsaglia e dopo pochi chilometri si giunge ai piedi della<br />

cappella di Sant’Elena, nell’abitato di Torre Mondovì. Si fa ritorno sui propri<br />

passi e si scende a San Michele di Mondovì. L’abitato è piccolo ma ricco<br />

di chiese e cappelle: il trittico di affreschi di Antonio <strong>da</strong> Monteregale a<br />

Madonna della Neve merita sicuramente una piccola deviazione. Si prende<br />

la direzione di Niella Tanaro compiendo un piccolo anello tra Bastia Mondovì<br />

e Cigliè: la magnificenza dell’arte gotica nella chiesa di San Fiorenzo e lo stile<br />

del rinascimento nella cappella di San Dalmazzo di Peironi lasceranno<br />

il visitatore a bocca aperta. Ritornati sul fondovalle, si costeggia il fiume<br />

Tanaro fino a prendere il bivio che conduce a Marsaglia. La stra<strong>da</strong> ora sale<br />

per circa nove chilometri con pendenze che non fanno mai male, finché<br />

si incrocia la Pe<strong>da</strong>ggera in direzione di Montezemolo. La bella stra<strong>da</strong><br />

panoramica con facili saliscendi permette di ammirare il paesaggio a 360°:<br />

le colline dell’Alta Langa, i primi rilievi degli Appennini e tutto l’arco alpino<br />

occidentale fino al Monviso. Le distese di lavan<strong>da</strong> e di erbe officinali di Sale<br />

San Giovanni scorrono a lato della stra<strong>da</strong> nella discesa verso Priero, dove<br />

si affronta l’ultima asperità di giornata: è quella che conduce a Castelnuovo<br />

di Ceva e alla cappella di San Maurizio. Un breve anello attorno alla torre<br />

medievale che si erge al colmo della collina del paese riporta sulla stra<strong>da</strong><br />

del ritorno. Con un traverso che conduce a Montezemolo si giunge all’inizio<br />

della lunga discesa che conduce a Ceva.


→ SAN FIORENZO,<br />

BASTIA MONDOVÌ<br />

La chiesa di San Fiorenzo, eretta<br />

sulle fon<strong>da</strong>menta dell’edicola contenente<br />

le reliquie dell’omonimo santo, venne<br />

fatta ampliare e affrescare, nel XV secolo,<br />

<strong>da</strong>l mecenate Bonifacio della Torre. Al suo<br />

interno si possono ammirare ben 326 metri<br />

quadri di affreschi, che rappresentano oggi<br />

il ciclo pittorico più esteso del Piemonte.<br />

I grandi riquadri, che occupano per intero<br />

le pareti, ritraggono immagini tratte<br />

<strong>da</strong>lla Bibbia: attraverso rappresentazioni<br />

pittoriche della vita e della passione di Cristo,<br />

del paradiso, dell’inferno e della vita<br />

dei santi, si intendeva raggiungere l’obiettivo<br />

di trasmettere il messaggio divino anche<br />

ai ceti sociali più bassi, spesso analfabeti,<br />

oltre a offrire un glorioso spettacolo<br />

ai pellegrini e ai vian<strong>da</strong>nti di passaggio.<br />

// 1 0<br />

ALLA SCOPERTA<br />

DI AFFRESCHI DEL<br />

QUATTROCENTO<br />

<br />

7:45 h<br />

99 km<br />

2120 m<br />

Ceva<br />

Mombasiglio<br />

▶ Torre Mondovì<br />

▶ San Michele Mondovì<br />

▶ Niella Tanaro ▶ Bastia<br />

▶ Cigliè ▶ Marsaglia<br />

▶ Pe<strong>da</strong>ggera<br />

▶ Sale San Giovanni ▶ Priero<br />

▶ Castelnuovo di Ceva<br />

Montezemolo


54<br />

//11<br />

TRA LANGA<br />

E VALLI ALPINE


Questo itinerario, che rappresenta<br />

un percorso ideale per i ciclisti<br />

che amano pe<strong>da</strong>lare immersi<br />

← Frazione Malpotremo<br />

↑ Nei campi a Perlo<br />

nella natura, su strade tranquille,<br />

prevede salite poco difficili e discese<br />

55<br />

panoramiche, attraverso borghi<br />

di origine medievale.<br />

Lasciata Ceva, si prende subito quota,<br />

attraversando la frazione di Malpotremo.<br />

Il nome, <strong>da</strong>l latino Mons Postremus, “ultimo<br />

della montagna”, richiama la posizione<br />

dell’abitato. Nei pressi scorre il torrente<br />

Ricorrezzo, considerato il demarcatore<br />

del confine tra le <strong>Langhe</strong> e la zona prealpina.<br />

Con un bel percorso in boschi di latifoglie,<br />

si costeggia l’antico borgo di Perlo, prima<br />

di scendere nella Val Tanaro e transitare<br />

<strong>da</strong> Nucetto, località famosa per la coltivazione<br />

del cece, e Bagnasco, <strong>da</strong> cui si risale il fianco<br />

vallivo, fino a scollinare nella Valle Mongia.<br />

Pittoreschi resti di castelli medioevali fanno<br />

capolino qua e là, mentre si scende<br />

<strong>da</strong> Battifollo a Scagnello e Mombasiglio,<br />

per poi rimontare l’opposto versante<br />

della valle, raggiungendo così Castellino<br />

Tanaro.<br />

Un passaggio a mezzacosta fino<br />

a Torresina e una tranquilla discesa<br />

tra le case di Roascio fungono <strong>da</strong> preludio<br />

agli ultimi chilometri, che si sno<strong>da</strong>no<br />

a pochi metri <strong>da</strong>l greto del fiume Tanaro<br />

e riconducono a Ceva.<br />

→ NUCETTO<br />

Questa antica località,<br />

che vede le proprie origini<br />

risalire addirittura<br />

al X secolo, deve il suo<br />

nome latino “Nucetum”<br />

alla pratica<br />

della coltivazione delle<br />

noci, tipica dell’area.<br />

Il centro abitato, che si<br />

estende sulle sponde<br />

del Tanaro, merita<br />

una visita per i resti<br />

dell’antico castello<br />

e la parrocchiale<br />

dei Santi Cosma e<br />

Damiano, in frazione Villa.<br />

In zona fino alla metà<br />

del XX secolo era attiva<br />

una miniera di carbone,<br />

della quale sono ancora<br />

oggi visitabili brevi<br />

tratti di gallerie e alcuni<br />

fabbricati. La coltivazione<br />

maggiormente presente<br />

nella zona è il cece:<br />

a fine luglio si tiene<br />

la celebre sagra della<br />

“Ceciata alla zingarella”.


← Il ponte sul Tanaro a Nucetto<br />

↑ Battifollo<br />

→ Treno turistico<br />

sulla Ceva-Ormea<br />

→→ Cappella di San Rocco<br />

a Battifollo<br />

// ITINERARIO<br />

Dal centro della cittadina di Ceva si sale alla roton<strong>da</strong> nei pressi dell’autostra<strong>da</strong>.<br />

Prestando la dovuta attenzione, ci si inserisce in una piccola diagonale tra<br />

le due direttrici principali: la stradina si addentra subito sulle pendici di un rilievo<br />

boschivo e, tra tornanti e brevi rampe, attraversa l’abitato di Malpotremo,<br />

conducendo poi all’altipiano dove è situato Perlo. Dinnanzi agli occhi si spalanca<br />

il selvaggio paesaggio dell’area tra <strong>Alpi</strong> e <strong>Langhe</strong>, prima che una rapi<strong>da</strong> discesa<br />

riporti all’antico borgo di Nucetto. Si percorre, in direzione di Bagnasco, la stra<strong>da</strong><br />

di fondovalle, che attraversa ampie aree rese fertili e coltivabili <strong>da</strong>l fiume Tanaro.<br />

La carrabile, che sale con dolci pendenze, raggiunge le porte di Bagnasco:<br />

all’incrocio si svolta a destra, procedendo verso Battifollo. La salita tra i castagni,<br />

lunga poco più di cinque chilometri, mantenendo una pendenza sempre inferiore<br />

al 10% conduce fino ai ruderi del castello di Battifollo. Attraversate le poche case<br />

del borgo, si imbocca una svolta verso sinistra, che conduce a Scagnello:<br />

<strong>da</strong>l piccolo centro, che domina sulla Valle Mongia, una bella discesa a tornanti<br />

gui<strong>da</strong> alle porte di Mombasiglio. Alcuni comodi chilometri nella piana del Tanaro,<br />

tra i paesi di San Michele Mondovì e Niella Tanaro, permettono di recuperare<br />

le energie, in vista dell’ultima asperità di giornata: oltrepassato e costeggiato<br />

per un breve tratto il fiume, si giunge alla torre di Castellino Tanaro, presso la quale<br />

si svolta attaccando la salita di sei chilometri che rimonta lentamente fin nei pressi<br />

della stra<strong>da</strong> Pe<strong>da</strong>ggera, al confine con la Langa. Le fatiche sono quasi terminate:<br />

si taglia a mezzacosta, passando per Torresina, prima di riprendere la discesa che,<br />

toccato Roascio, conduce nuovamente alle porte di Ceva. Gli ultimi chilometri,<br />

lungo una rotabile poco battuta, permettono di immergersi in una quiete quasi<br />

surreale, accanto all’alveo del fiume.


→ LA FERROVIA CEVA-ORMEA<br />

Intorno alla metà del XIX secolo venne<br />

sviluppato il progetto della linea ferroviaria<br />

che avrebbe dovuto collegare Ceva a Oneglia.<br />

Considerazioni di carattere politico fecero<br />

preferire la direttrice Cuneo-Ventimiglia,<br />

bloccando di fatto l’estensione verso<br />

la Liguria della tratta, all’epoca già esistente,<br />

tra Ceva a Ormea. Lo scarso utilizzo<br />

di quest’ultimo percorso su rotaia determinò,<br />

verso la fine del XX secolo, il declassamento<br />

a “linea a bassa frequentazione”, bloccando<br />

i finanziamenti per la manutenzione e<br />

causando, nel 2012, la sospensione<br />

del servizio. Dal 2016, grazie all’inserimento<br />

nel progetto “Binari senza tempo”,<br />

il collegamento è stato riaperto come tratta<br />

turistica. A Nucetto è visitabile il museo<br />

ferroviario della Ceva-Ormea, dove una<br />

serie di pannelli esplicativi fa <strong>da</strong> sfondo<br />

all’esposizione di alcuni suggestivi reperti<br />

di architetture, festoni di fiori, foglie e angeli.<br />

// 1 1<br />

TRA LANGA<br />

E VALLI ALPINE<br />

<br />

8:50 h<br />

72 km<br />

1728 m<br />

Ceva<br />

Malpotremo ▶ Nucetto<br />

▶ Bagnasco ▶ Battifollo<br />

▶ Mombasiglio<br />

▶ San Michele Mondovì<br />

▶ Castellino Tanaro<br />

▶ Torresina ▶ Roascio<br />

Ceva


58<br />

//12<br />

LA PICCOLA<br />

PROVENZA<br />

CUNEESE


La conformazione del territorio cebano<br />

ha permesso, durante il Medioevo, la nascita<br />

e lo sviluppo di piccoli feudi, ciascuno<br />

con il suo castello e le sue torri, utili<br />

per controllare le vie di comunicazione<br />

di quest’area. Percorrendo stradine<br />

secon<strong>da</strong>rie, si può an<strong>da</strong>re alla ricerca<br />

dei ruderi di antichi casali, alternando tratti<br />

di brevi salite a lunghe discese panoramiche.<br />

Partenza <strong>da</strong> Ceva, sede del marchesato<br />

che per secoli ha dominato il territorio.<br />

Dopo essere transitati ai piedi dei ruderi<br />

del maniero di Nucetto, si sale al borgo<br />

di Perlo, un tempo fortificato.<br />

Si lasciano le prime lande prealpine per<br />

ritornare sulle colline dell’alta Langa:<br />

un veloce passaggio nel centro di Priero<br />

permette di pe<strong>da</strong>lare immersi<br />

nella storia, mentre una breve e como<strong>da</strong><br />

salita conduce ai piedi della torre<br />

medioevale di Castelnuovo.<br />

Con continui saliscendi<br />

ci si mantiene in quota, pe<strong>da</strong>lando<br />

ai bordi di campi di lavan<strong>da</strong>,<br />

con un panorama che spazia fino<br />

al castello dei Marchesi Incisa<br />

di Camerana, a Sale San Giovanni.<br />

← e ↑ Campi di lavan<strong>da</strong><br />

a Sale San Giovanni<br />

→ ARBORETO PRANDI<br />

Carlo Domenico Prandi,<br />

di professione ferroviere,<br />

era anche un grande<br />

appassionato di botanica.<br />

Il podere di famiglia<br />

diventò il luogo<br />

delle sue sperimentazioni<br />

tecnologiche<br />

d’avanguardia: grazie<br />

a lui vennero introdotte<br />

nuove pratiche agrarie,<br />

come la serra riscal<strong>da</strong>ta<br />

e la fertirrigazione.<br />

Il suo possedimento<br />

si popolò, negli anni,<br />

di molteplici specie<br />

arboree esotiche. Caduto<br />

in stato di abbandono<br />

alla morte del proprietario,<br />

è stato recuperato<br />

<strong>da</strong>ll’Associazione<br />

Arboreto Prandi, che<br />

<strong>da</strong>l 2013 si occupa<br />

della gestione dell’area e<br />

della valorizzazione<br />

del patrimonio arboreo<br />

ivi presente.<br />

59


60<br />

→ PRIERO<br />

Il borgo fortificato, residenza medioevale<br />

dei signori di Priero, era attraversato<br />

<strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> che, passando tra due grandi<br />

portali del castello, conduceva a Savona.<br />

Oggi restano visibili solo alcuni ruderi<br />

della costruzione, mentre è intatta<br />

e visitabile l’antica torre circolare.<br />

Nella cittadina, in cui non erano presenti<br />

piazze, le attività commerciali erano<br />

concentrate nella centrale via Roma,<br />

anticamente denominata “Platea”.<br />

↑ Arrivo a Priero<br />

→ Castello di Sale<br />

San Giovanni<br />

→→ Il giardino delle erbe a Sale<br />

// ITINERARIO<br />

Si abbandona il centro di Ceva in direzione dell’alta Val Tanaro. I primi<br />

chilometri in falsopiano scorrono facilmente, fino a quando si raggiungono<br />

le porte di Nucetto. Qui si svolta sul ponte, a sinistra, e attraversato il fiume,<br />

si attacca una breve salita: quattro chilometri di stra<strong>da</strong>, a tratti impegnativi,<br />

conducono a Perlo. Si traccia un breve anello all’interno del centro abitato,<br />

ritornando poi sui propri passi per svoltare in direzione di Malpotremo.<br />

Questo tratto, poco frequentato, con ampie curve e brevi rettilinei riconduce<br />

alle porte di Ceva: seguendo le indicazioni, si svolta in direzione di Savona,<br />

per raggiungere Priero. Si accede al borgo percorrendo un lungo viale che<br />

introduce nella centrale Via Roma: il bel fondo stra<strong>da</strong>le in pietra, la pittoresca<br />

piazza della parrocchiale e l’incantevole torre circolare medioevale meritano<br />

senza dubbio una sosta. Si prosegue quindi in direzione di Castelnuovo:<br />

un comodo falsopiano conduce ai piedi della secon<strong>da</strong> breve salita, i cui<br />

chilometri iniziali consentono di gua<strong>da</strong>gnare velocemente quota. La fatica<br />

dell’ascesa è ampiamente ripagata <strong>da</strong>lla spettacolare vista sulla Valle Tanaro.<br />

Raggiunto Castelnuovo, un breve anello nel paese permette di ammirare<br />

l’antica grazia dell’austera torre medioevale. Si procede ora in direzione<br />

di Montezemolo. La stra<strong>da</strong> scorre veloce, con brevi saliscendi: si costeggia<br />

la Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo, per poi seguire una breve discesa<br />

verso Sale <strong>Langhe</strong>. Con due ripidi tornanti si riprende quota in vista<br />

di Sale San Giovanni. Si transita a sinistra dell’Arboreto Prandi, sovrastati<br />

<strong>da</strong>l maestoso castello. Ci si muove nella patria delle erbe officinali, il terreno<br />

è copiosamente chiazzato <strong>da</strong>lle colorate piantagioni di lavan<strong>da</strong>. Si fa ritorno,<br />

per pochi chilometri, sulla Pe<strong>da</strong>ggera: qui le indicazioni per Paroldo<br />

annunciano che le fatiche stanno per volgere al termine. Una bella discesa<br />

conduce alle porte di Ceva, ponendo termine a questo suggestivo anello.


61<br />

→ IL CASTELLO<br />

DI SALE SAN GIOVANNI<br />

Il castello, costruito nel XII secolo<br />

in posizione strategica, è protetto su tre lati<br />

<strong>da</strong> altrettanti scoscesi dirupi. Passato,<br />

nel corso dei secoli, nelle mani di diversi<br />

casati, è stato più volte ristrutturato.<br />

Per tre secoli proprietà dei marchesi<br />

di Camerana, nel 1954 è stato venduto<br />

all’Ospizio di Carità di Fossano, e <strong>da</strong> questo<br />

adibito a orfanatrofio estivo: abbandonato<br />

dopo pochi anni, è oggi adibito a struttura<br />

ricettiva. Un portale consente l’accesso<br />

ai cortili interni e al parco, ma ciò che<br />

maggiormente merita una visita è il grande<br />

salone degli Alerami, completamente<br />

decorato di stucchi e affreschi e abbellito<br />

<strong>da</strong> un maestoso camino monumentale.<br />

// 1 2<br />

LA PICCOLA<br />

PROVENZA<br />

CUNEESE<br />

<br />

5:30 h<br />

66 km<br />

1674 m<br />

Ceva<br />

Nucetto ▶ Perlo<br />

▶ Malpotremo ▶ Priero<br />

▶ Castelnuovo di Ceva<br />

▶ Montezemolo ▶<br />

Sale San Giovanni ▶ Paroldo<br />

Ceva


62<br />

//13<br />

TRA TANARO<br />

E CASOTTO


Questo affascinante itinerario<br />

si sviluppa nella fascia<br />

← Antico portale a Scagnello<br />

↑ Nel borgo di Valcasotto<br />

↓ Scagnello<br />

pedemontana delle <strong>Alpi</strong> Liguri,<br />

all’estremità sud-orientale della<br />

63<br />

provincia Gran<strong>da</strong>. Si percorrono<br />

angoli remoti della Valle Casotto<br />

e della Val Mongia, prima<br />

di ritornare nell’alta Val Tanaro,<br />

attraversando ampie aree boscate<br />

che si estendono tra piccoli<br />

e pittoreschi borghi.<br />

L’itinerario comprende due salite su strade<br />

con poco traffico, inframezzate <strong>da</strong> una lunga<br />

discesa su Pamparato. La prima ascesa<br />

si mostra fin <strong>da</strong>lla partenza <strong>da</strong> Garessio:<br />

lunga dodici chilometri, mantiene<br />

una pendenza regolare, adeguata ai ciclisti<br />

di ogni livello.<br />

La secon<strong>da</strong> scalata, che, attraverso<br />

Battifollo, riporta in Val Tanaro, è invece<br />

decisamente più breve. Nel mezzo,<br />

non possono mancare un paio di soste<br />

al Castello Reale di Caccia di Casotto<br />

e al Castello di Mombasiglio, così come<br />

una pausa per un buon caffè a Pamparato,<br />

dove sarà possibile gustare le famose<br />

paste di meliga.


64<br />

// ITINERARIO<br />

Usciti <strong>da</strong>l centro di Garessio, in direzione della Liguria, si svolta subito<br />

a destra, iniziando la prima salita di giornata, la Colla di Casotto: una dozzina<br />

di chilometri di ascesa, con lunghi rettilinei e qualche tornante, lungo<br />

un percorso per lo più sotto le fronde di faggi, castagni e betulle. La stra<strong>da</strong><br />

si presenta ampia e priva di pendenze eccessive. Giunti in quota, a 1300 metri<br />

di altitudine, ci si trova subito a valle del comprensorio sciistico di Garessio<br />

2000. Sulla cima è visibile il monumento ai partigiani uccisi <strong>da</strong>i nazifascisti<br />

durante la II Guerra Mondiale. Si inizia la discesa alla destra del rio: la valle,<br />

stretta e scoscesa, conduce al caratteristico borgo di Casotto, presso il quale<br />

si erge imponente la reggia sabau<strong>da</strong> di Valcasotto. Giunti al quadrivio<br />

del fondovalle, è consigliabile un rapido passaggio nel caratteristico centro<br />

di Pamparato, superato il quale si riprende il comodo falsopiano in discesa<br />

che, costeggiando il torrente Casotto, conduce prima a Torre Mondovì e poi<br />

a San Michele. Si inizia a rimontare la piana del Tanaro, per pochi chilometri,<br />

in direzione di Ceva, finché non si svolta in Valle Mongia, alla volta<br />

di Mombasiglio. Si sfila al cospetto del castello per poi proseguire in direzione<br />

di Lisio: costeggiato, sulla destra, un piccolo promontorio, appare, sul crinale<br />

che separa <strong>da</strong>lla Val Tanaro, il paese di Scagnello. Dopo aver superato<br />

il ridotto dislivello grazie a una como<strong>da</strong> stra<strong>da</strong> a tornanti, ci si affaccia<br />

su una dorsale molto panoramica: la vista va <strong>da</strong>lle <strong>Alpi</strong> Liguri alle colline<br />

dell’alta Langa, e poi agli Appennini. Si procede in direzione di Battifollo.<br />

I tratti impegnativi dell’itinerario sono ormai terminati: una bella discesa<br />

su Bagnasco conduce nuovamente nel cuore della Val Tanaro. Per far ritorno<br />

a Garessio si può optare per la stra<strong>da</strong> statale 28 o per i bei tratti di pista ciclabile.


→ CASTELLO REALE DI VALCASOTTO<br />

Le fonti storiche fanno risalire all’inizio<br />

del XI secolo la presenza in valle di eremiti<br />

dell’ordine dei certosini. In questo periodo<br />

vennero realizzate la cappella e il chiostro<br />

di quella che sarebbe diventata, in seguito,<br />

una certosa. Nei secoli successivi, questa<br />

ebbe alterne fortune: se <strong>da</strong> una parte<br />

le continue e generose donazioni dei fedeli<br />

ne garantivano lo sviluppo, <strong>da</strong>ll’altra<br />

le frequenti scorribande di orde di briganti<br />

la riconducevano in povertà. L’invasione<br />

dell’esercito francese, a fine XVIII secolo,<br />

e l’editto di Napoleone che imponeva<br />

l’abolizione delle congregazioni religiose<br />

fᵘrono le ragioni che condussero la certosa<br />

all’abbandono. Carlo Alberto di Savoia,<br />

nel 1837, acquistò i ruderi della certosa,<br />

trasformandoli in castello di caccia e<br />

residenza estiva.<br />

// 1 3<br />

TRA TANARO<br />

E CASOTTO<br />

<br />

6:30 h<br />

78 km<br />

2049 m<br />

Garessio<br />

Colle di Casotto ▶ Valcasotto<br />

▶ Pamparato ▶ San Michele<br />

Mondovì ▶ Mombasiglio<br />

▶ Scagnello ▶ Battifollo<br />

▶ Bagnasco<br />

Garessio<br />

← Il Castello Reale di Valcasotto<br />

↓← Scagnello<br />

↓→ La ciclabile Val Tanaro


66<br />

CICLOVIA<br />

GRANDA SUD


Per chi è di passaggio o per chi<br />

preferisce avere una meta<br />

← All'uscita di Valdieri<br />

↑ Parrocchiale di S. Giorgio<br />

a Battifollo<br />

<strong>da</strong> inseguire, una traversata che<br />

<strong>da</strong> Borgo San Dalmazzo<br />

67<br />

si sno<strong>da</strong> verso le <strong>Langhe</strong>,<br />

per poi risalire verso la Valle Tanaro<br />

e infine ritornare a Mondovì.<br />

Si può percorrere in sequenza o<br />

considerare come tante puntate<br />

diverse di un viaggio alla scoperta<br />

di un ambiente spettacolare.<br />

Questa traversata si integra<br />

con l’offerta dei percorsi ad anello<br />

descritti nelle pagine precedenti,<br />

che possono rappresentare valide<br />

varianti o deviazioni, per prolungare<br />

la permanenza o per personalizzare<br />

un proprio itinerario a secon<strong>da</strong><br />

delle preferenze di ambiente,<br />

paesaggio e difficoltà.


68<br />

//14<br />

TAPPA <br />

BORGO SAN DALMAZZO<br />

– ENTRACQUE


Il percorso a tappe qui proposto permette<br />

di scoprire l’ampio territorio che occupa<br />

la porzione sud-orientale della provincia<br />

di Cuneo. La partenza è <strong>da</strong> Borgo<br />

San Dalmazzo. Pronti e via, si presenta<br />

subito la necessità di ro<strong>da</strong>re la gamba:<br />

niente di meglio di una bella ciclabile<br />

che, <strong>da</strong>i piedi del Monte Croce, conduce<br />

all’attacco della salita di giornata. Si percorre<br />

il fondovalle Stura lungo la “Ciclovia<br />

provenzale”, un tracciato che ricalca<br />

lo storico percorso della via romana verso<br />

la Provenza, prima di iniziare, a Festiona,<br />

la scalata di Madonna del Colletto: la stra<strong>da</strong><br />

si impenna con pendenze importanti fino<br />

al crinale, teatro di battaglie partigiane.<br />

Durante il Giro d’Italia del 1999,<br />

proprio su queste strade, Paolo<br />

Savoldelli venne soprannominato<br />

“Il falco”: con discese mozzafiato<br />

e una fuga solitaria staccò<br />

i rivali Pantani e Gotti, an<strong>da</strong>ndo<br />

a conquistare la vittoria di tappa.<br />

Discesi a Valdieri, ci si ritrova nel cuore<br />

della Valle Gesso, a lungo residenza estiva<br />

della famiglia reale. Con una breve risalita<br />

che si mantiene in prossimità dei confini<br />

del Parco Naturale delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> e<br />

un tratto in piano a valle del lago artificiale<br />

della Piastra si raggiunge l’arrivo di giornata.<br />

← Sul valico di Madonna<br />

del Colletto.<br />

↑ Bikers in piazza a Entracque<br />

↓ In salita sulla stra<strong>da</strong><br />

del Colletto.<br />

69


70<br />

// ITINERARIO<br />

Il punto di partenza dell’itinerario a tappe è Borgo San Dalmazzo, centro<br />

abitato ben servito <strong>da</strong>lla rete stra<strong>da</strong>le e <strong>da</strong> quella ferroviaria. Uscendo<br />

<strong>da</strong>lla stazione, si attraversa il centro cittadino in direzione della Valle Stura:<br />

alla periferia dell’abitato, i primi cartelli della “Ciclovia provenzale” indicano<br />

il corretto itinerario <strong>da</strong> seguire. Per alcuni chilometri si percorre una stradina<br />

che si allunga sui primi declivi collinari, in un bosco di castagni: la ciclovia,<br />

che attraversa alcune piccole frazioni, è ben segnalata. In prossimità<br />

del torrente, si inizia a risalire la Valle Stura: lunghi tratti in falsopiano<br />

si alternano a brevi saliscendi, fino a raggiungere Festiona. In corrispondenza<br />

delle prime abitazioni si svolta a sinistra, cominciando a risalire alcune<br />

impegnative rampe in mezzo alle case. La stra<strong>da</strong>, dotata di paline segnaletiche<br />

che indicano la distanza <strong>da</strong>lla sommità, mantiene una pendenza media<br />

del 10%, raggiungendo dopo circa 3 chilometri, in prossimità di Tetti Baut,<br />

il 15%. La fontana sulla stra<strong>da</strong> invita a una breve sosta: recuperate le energie,<br />

si riprende a salire e, con alcuni tornanti <strong>da</strong>lla pendenza più moderata,<br />

si perviene a un’ampia spianata, dove la santuario di Madonna del Colletto<br />

annuncia che le fatiche giornaliere sono terminate. La discesa veloce e<br />

il fondo sconnesso impongono di mantenere alta l’attenzione fino alle porte<br />

di Valdieri, dove si riprende la stra<strong>da</strong> principale che, attraversato un dolce<br />

falsopiano, risale fino a una rotatoria, punto di incontro tra i due rami<br />

della Valle Gesso. Attraversato il torrente sulla carrabile che porta a Entracque,<br />

si svolta in direzione San Giacomo. Si costeggia il centro faunistico “Uomini<br />

e Lupi”, proseguendo in discesa ai piedi del muro di contenimento del lago<br />

artificiale della Piastra, così <strong>da</strong> giungere infine a Entracque, termine della prima<br />

tappa dell’itinerario.<br />

← Sulla ciclabile di Entracque<br />

↓ Madonna del Colletto<br />

→ Stazione di Borgo<br />

San Dalmazzo


71<br />

→ “IL FALCO” DEL FAUNIERA<br />

Nell’anno 1999 la prima tappa di montagna<br />

dell’82ª edizione del Giro d’Italia prevedeva<br />

un itinerario con partenza <strong>da</strong> Bra e<br />

conclusione, dopo 187 chilometri,<br />

a Borgo San Dalmazzo. Quel giorno<br />

si scalavano, in sequenza, la colletta<br />

di Montemale, il mitico Colle Fauniera<br />

e la Madonna del Colletto. Una fuga<br />

di dieci corridori caratterizzò la prima<br />

parte della gara, ma furono le irte rampe<br />

di Castelmagno a esaltare il pubblico<br />

accorso a bordo stra<strong>da</strong>: al secondo gran<br />

premio della montagna Pantani transitò<br />

con mezzo minuto di distacco <strong>da</strong>l corridore<br />

in testa, seguito a breve distanza <strong>da</strong> Gotti<br />

e Savoldelli. Fu proprio quest’ultimo<br />

a compiere un vero capolavoro<br />

in discesa, lanciandosi a oltre 100 km/h<br />

all’inseguimento di chi lo precedeva,<br />

gua<strong>da</strong>gnando la testa della corsa e<br />

presentandosi in solitaria all’attacco<br />

della salita di Madonna del Colletto.<br />

Nell’ultima picchiata su Valdieri<br />

incrementò il vantaggio, giungendo<br />

per primo all’arrivo. Da quel giorno<br />

Savoldelli venne soprannominato “Il falco”.<br />

// 1 4<br />

TAPPA <br />

BORGO<br />

SAN DALMAZZO<br />

– ENTRACQUE<br />

<br />

5:05 h<br />

38 km<br />

1088 m<br />

Borgo San Dalmazzo<br />

Begu<strong>da</strong> ▶ Festiona<br />

▶ Madonna Colletto<br />

▶ Valdieri ▶ Diga della Piastra<br />

Entracque


72<br />

//15<br />

TAPPA 2<br />

ENTRACQUE<br />

– CHIUSA DI PESIO


In termine ciclistico, possiamo definire<br />

l’uscita odierna una vera e propria tappa<br />

di trasferimento. Il dislivello negativo,<br />

decisamente superiore a quello in salita,<br />

ci permette ritmi tranquilli tali <strong>da</strong> lasciarci<br />

godere dei paesaggi che si apriranno<br />

ai nostri occhi stra<strong>da</strong> facendo. I primi<br />

chilometri possiamo quasi permetterci<br />

di non pe<strong>da</strong>larli, a meno che non vogliamo<br />

mantenere medie <strong>da</strong> ciclisti agonisti.<br />

Percorriamo la fondovalle del torrente<br />

Gesso fino all’abitato di Roccavione,<br />

per poi ritornare a costeggiare tutta<br />

la fascia pedemontana della Besimau<strong>da</strong>,<br />

attraversando Boves e Peveragno, luoghi<br />

in cui la II guerra mondiale ha lasciato segni<br />

indelebili.<br />

Per lunghi tratti, alla nostra sinistra<br />

ci farà compagnia l’altipiano<br />

di Cuneo e, nelle belle giornate<br />

assolate il re di pietra, il Monviso,<br />

si ergerà al centro del paesaggio<br />

del nostro arco alpino.<br />

Concludiamo la giornata percorrendo<br />

alcune delle innumerevoli stradine ai piedi<br />

della Bisalta che fanno parte di una naturale<br />

rete cicloturistica: la loro disposizione<br />

a raggiera ai piedi dell’arco alpino ed<br />

il loro intreccio hanno costituito una serie<br />

di percorsi tortuosi e vallonati oggi preferiti<br />

<strong>da</strong>i ciclisti, più che <strong>da</strong>lle auto.<br />

← La tranquilla stradina che<br />

porta alla Colletta di Boves<br />

↑ Verso Chiusa di Pesio<br />

↓ Sulla provinciale 22<br />

della Valle Gesso<br />

73


74<br />

// ITINERARIO<br />

La centrale piazza Giustizia e Libertà ornata con la cinquecentesca fontana<br />

dedicata a Sant’Antonino ed oggi sede del palazzo comunale è il punto<br />

di partenza odierno. I sensi unici di marcia ci impongono un passaggio<br />

a fianco della piazza del mercato per poi an<strong>da</strong>re a recuperare la stra<strong>da</strong><br />

principale giusto dopo le prime case di Entracque.La partenza in discesa<br />

ci lascia liberi di ammirare il paesaggio mattutino delle <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong><br />

attraverso il vallone della Barra alla nostra sinistra. Due rapidi tornanti<br />

riconducono alla piana del torrente Gesso fino a Valdieri e, subito dopo,<br />

ad Andonno dove decidiamo di ritornare sulla destra orografica. La stra<strong>da</strong><br />

è tranquilla e costeggiando il bacino artificiale di Brignola giungiamo<br />

alle porte di Roccavione. Attraversiamo l’abitato e fino alle porte di Fontanelle<br />

bisogna convivere con le numerose auto che <strong>da</strong>lla valle scendono in direzione<br />

di Cuneo. Il passaggio <strong>da</strong>vanti al santuario mariano Regina Pacis indica<br />

la via per la vecchia stra<strong>da</strong> che conduce a Boves. Risaliamo la piccola valle<br />

Colla fino al paese di Castellar sotto le frasche di boschi di castagno per poi<br />

ridiscendere al borgo di Rivoira. Ora ci attende una breve rampa al 15%<br />

di pendenza conosciuta come la “Colletta di Boves”: rappresenta l’unica<br />

asperità di giornata e non può intimorire. Giunti a Peveragno, scegliamo<br />

di percorrere via Bioera, una tranquilla rotabile che attraversa la prima fascia<br />

della pianura fino alle porte di Chiusa Pesio. Scegliamo di condurre un piccolo<br />

arco nella prima parte della Valle Pesio, per giungere alla nostra secon<strong>da</strong><br />

destinazione.


→ IL MUSEO GIUSEPPE AVENA<br />

Nell’antico Palazzo Comunale, nel cuore<br />

del centro storico di Chiusa di Pesio,<br />

è ospitato il Museo Giuseppe Avena.<br />

All’interno si trovano tre sezioni. La più<br />

ricca è la collezione della Regia Fabbrica<br />

de' vetri e cristalli attraverso la quale<br />

si ripercorre la storia della vetreria reale<br />

impiantata nel paese nella metà<br />

del Settecento. A completare la sezione<br />

l’esposizione di ceramiche prodotte<br />

a Chiusa <strong>da</strong>l XVII al XX secolo: manufatti<br />

di pregio e di uso quotidiano. Notevole è<br />

la parte archeologica che presenta<br />

un ricco deposito di bronzi della prima<br />

età del Ferro, trovati sul Monte Cavanero<br />

nel 2004, e un grazioso diorama. L’ultimo<br />

piano del palazzo ospita una mostra<br />

permanente dedicata alla Resistenza.<br />

// 1 5<br />

TAPPA <br />

ENTRACQUE<br />

– CHIUSA DI PESIO<br />

<br />

2:45 h<br />

52 km<br />

595 m<br />

Entracque<br />

Valdieri ▶ Andonno<br />

▶ Roccavione ▶ Fontanelle<br />

▶ Boves ▶ Castellar ▶ Rivoira<br />

▶ Peveragno<br />

Chiusa di Pesio<br />

←←← Alle porte di Castellar<br />

←←↑ Piazza Giustizia e Libertà<br />

a Entracque<br />

←←↓ Pe<strong>da</strong>lando <strong>da</strong>vanti<br />

al santuario di Madonna<br />

dei Boschi di Boves.<br />

← Ceramiche nel Museo Avena


76<br />

//16<br />

TAPPA <br />

CHIUSA DI PESIO<br />

– MONDOVÌ


Una tappa molto bella sia <strong>da</strong>l punto<br />

di vista ciclistico che paesaggistico<br />

porta <strong>da</strong>lla piana cuneese, con<br />

le sue montagne austere, alle valli<br />

selvagge del monregalese, fino<br />

agli affascinanti ambienti di Langa.<br />

Il percorso alterna brevi salite a dolci discese<br />

in un territorio molto amato <strong>da</strong>i ciclisti<br />

durante la stagione di preparazione:<br />

strade ampie e in buone condizioni, solo<br />

saltuariamente frequentate <strong>da</strong>lle auto, sono<br />

favorevoli a uscite di gruppo in cui sovente<br />

allegria e divertimento tendono a far passare<br />

in second’ordine la necessità di percorrere<br />

chilometri su chilometri al fine di allenarsi.<br />

Si abbandona subito la valle Pesio per<br />

discendere la Valle Ellero, passare nella<br />

Valle Corsaglia e, con una picchiata finale<br />

attraversare Vicoforte, an<strong>da</strong>re a concludere<br />

il percorso nella bella cittadina di Mondovì.<br />

Alla partenza per raggiungere il Colle<br />

del Mortè conviene evitare di affrontare<br />

le dure rampe della stra<strong>da</strong> principale,<br />

scegliendo di prendere quota con<br />

una tranquilla rotabile in mezzo<br />

al bosco. Ci si immerge nella pace di queste<br />

lande <strong>da</strong>i dolci pendici fino alla Giacobba,<br />

altra salita famosa per i ciclisti locali,<br />

per poi scendere a Moline. L’ultima salita<br />

di giornata riporta in quota su un terrazzo<br />

naturale <strong>da</strong> cui si apre alla vista<br />

la maestosità del Santuario di Vicoforte,<br />

famoso per la sua cupola ellittica, la più<br />

grande al mondo.<br />

← La torre comunale<br />

di Mondovì<br />

↑ Mondovì e Briaglia<br />

↓ Pilone votivo sul Colle<br />

del Mortè<br />

77


78<br />

← Mondovì Piazza<br />

↑ Chiusa di Pesio<br />

// ITINERARIO<br />

Alla partenza <strong>da</strong> Chiusa di Pesio per giungere al Colle del Mortè anziché<br />

procedere lungo la stra<strong>da</strong> principale è consigliabile seguire l’itinerario<br />

in leggera salita che si sno<strong>da</strong> oltre il crinale su cui è posizionato il castello<br />

del Mirabello. Ci si avvia in direzione di Pianfei per circa un chilometro, finché,<br />

in prossimità di una piccola cappella, si svolta a destra in una carrareccia<br />

che si infila in un bosco di castagni. La stra<strong>da</strong> prende quota con corte rampe<br />

che si alternano a falsopiani. Il ricongiungimento con la stra<strong>da</strong> principale<br />

avviene giusto di fronte alle vecchie piste <strong>da</strong> sci oggi smantellate.<br />

Poco meno di un chilometro per scollinare in valle Ellero e lanciarsi in discesa:<br />

si lascia a destra la deviazione per le terme di Lurisia e si prosegue in direzione<br />

dell’abitato di Roccaforte Mondovì. Attraversato il paese e il torrente Ellero<br />

si procede lungo una stra<strong>da</strong> poco battuta con bella vista verso la piana<br />

monregalese e il monastero di Santa Lucia, sulle pendici del Monte Calvario.<br />

Si mantiene la direzione intrapresa fino all’abitato di Monastero Vasco,<br />

lungo un percorso che scorre via veloce. Alla sommità di una prima rampa<br />

si svolta subito a destra in direzione della Giacobba: cinque chilometri<br />

di salita con pendenze facili che permettono alle gambe più vigorose<br />

di spingere rapporti di pianura. Si discende la valle Corsaglia fino al piccolo<br />

borgo di Moline, lo si attraversa per poi affrontare una rampa di circa<br />

un chilometro che riporta in quota.<br />

Sullo sfondo si apre il suggestivo panorama delle prime colline delle <strong>Langhe</strong>,<br />

mentre, dinnanzi agli occhi, si erge maestoso il Santuario di Vicoforte.<br />

La bellezza di questo luogo merita una sosta nella piazza centrale della<br />

cittadina: dopo una visita della chiesa, si prosegue sull’ultima breve salita,<br />

che permette di portarsi sul crinale <strong>da</strong> seguire fino all’abitato di Mondovì.


→ MONDOVÌ<br />

Mondovì è una delle città turisticamente<br />

più interessanti della provincia<br />

di Cuneo per i suoi musei – della stampa<br />

e della ceramica in particolare – e il ricco<br />

patrimonio architettonico in cui convivono<br />

il gotico delle origini e il barocco frutto<br />

del restyling della città a opera soprattutto<br />

dell’architetto Francesco Gallo. Mondovì<br />

ha vissuto le pagine più antiche e<br />

memorabili della propria storia a Piazza,<br />

la parte alta della città. La visita deve<br />

cominciare di qui muovendosi tra antichi<br />

palazzi, all’ombra di tanti campanili e<br />

arrivando ai giardini del Belvedere dove<br />

la vista sulle montagne della Gran<strong>da</strong> e<br />

sulla Langa è spettacolare. E chi arriva<br />

a Mondovì con le gambe stanche potrà<br />

salire a Piazza con la panoramica<br />

funicolare (possibilità di bici al seguito).<br />

// 1 6<br />

TAPPA <br />

CHIUSA DI PESIO –<br />

MONDOVÌ<br />

<br />

3:00 h<br />

51 km<br />

1092 m<br />

Chiusa di Pesio<br />

Fontana Nata ▶ Murtè<br />

▶ Roccaforte ▶ Monastero<br />

Vasco ▶ Villiero ▶ Moline<br />

▶ Vicoforte<br />

Mondovì<br />

↓ Panorama su Mondovì<br />

e Briaglia


80<br />

//17<br />

TAPPA <br />

MONDOVÌ<br />

– DOGLIANI


Da Mondovì si risale il primo fronte<br />

della collina, che funge <strong>da</strong> linea<br />

di confine tra la pianura<br />

← Il Santuario di Vicoforte<br />

↑ Cappella lungo il percorso<br />

tra Mondovì e Vicoforte<br />

↓ Statua di Carlo Emanuele I<br />

monregalese e le <strong>Langhe</strong>,<br />

81<br />

un territorio e paesaggio culturale,<br />

risultato dell’azione combinata<br />

tra uomo e natura, riconosciuto<br />

quale Patrimonio dell’Umanità<br />

<strong>da</strong> parte dell’Unesco.<br />

Le salite <strong>da</strong> affrontare, poco difficili,<br />

conducono a luoghi panoramicamente<br />

rilevanti. Bastia Mondovì si trova su<br />

un bellissimo terrazzo naturale che,<br />

<strong>da</strong>lla collina di Mondovì, si affaccia<br />

sulla pianura cuneese, permettendo<br />

allo sguardo di spaziare fino al Monviso.<br />

L’itinerario tocca anche Rocca Cigliè,<br />

avamposto sui pittoreschi paesaggi<br />

delle <strong>Langhe</strong> e poi segue la dorsale che<br />

divide Clavesana <strong>da</strong> Dogliani, una sorta<br />

di finestra spalancata sui vigneti del Dolcetto<br />

e sui suggestivi borghi medioevali. Anche<br />

il fondovalle, caratterizzato <strong>da</strong> un fascino<br />

meno ostentato, riserva angoli degni<br />

di interesse: i resti della linea ferroviaria<br />

Bra-Ceva, la prima che collegava Torino<br />

a Savona, e i bianchi calanchi, formazioni<br />

geologiche dovute al dilavamento<br />

delle spoglie rocce argillose <strong>da</strong> parte<br />

delle acque meteoriche.


82<br />

// ITINERARIO<br />

Punto di partenza dell’itinerario è la fontana in piazza Ellero, a Mondovì.<br />

Si viaggia accompagnati <strong>da</strong>llo scorrere del torrente, in direzione della piccola<br />

frazione di Carassone, <strong>da</strong> cui si riprende dolcemente quota, pe<strong>da</strong>lando<br />

su una stradina in mezzo alla campagna monregalese, fino a raggiungere<br />

il borgo di Vicoforte. Giunti alla rotatoria, all’uscita del paese, si svolta<br />

in direzione di Bastia Mondovì: ha inizio un breve tratto di stra<strong>da</strong> che si srotola<br />

sinuoso tra morbide curve e brevi saliscendi. Scortati <strong>da</strong> belle vedute sull’arco<br />

alpino, alla nostra sinistra, e panorami collinari, sulla destra, si raggiunge<br />

Briaglia, presso la quale esiste un sito megalitico di inestimabile valore,<br />

la necropoli Ligure Bagienna, risalente a 4000 anni fa. Proseguendo innanzi,<br />

si scende in una piccola gola scavata <strong>da</strong>l fiume Tanaro, poco lontano<br />

<strong>da</strong>ll’abitato di Bastia. Si opta per il passaggio in mezzo alle case, abbrivio<br />

della secon<strong>da</strong> salita di giornata, dieci facili chilometri che conducono<br />

alle porte delle <strong>Langhe</strong>: appaiono le prime vigne, mentre la quota<br />

rigua<strong>da</strong>gnata permette di dominare nuovamente il paesaggio circostante.<br />

Si scorgono in lontananza i borghi di Rocca Cigliè e Belvedere <strong>Langhe</strong>,<br />

prima che una veloce discesa conduca a Clavesana, nuovamente sul fondo<br />

della Valle Tanaro. Percorso un obbligatorio tratto di stra<strong>da</strong> trafficata, poco<br />

a<strong>da</strong>tto alle biciclette ma fortunatamente piuttosto breve, si riprende a risalire<br />

la collina, nella direzione di Farigliano. Usciti <strong>da</strong>l paese, si rimonta la principale<br />

asperità di giornata: una rampa di un chilometro, con pendenza superiore<br />

al 10%. Si iniziamo a presagire che la meta finale si avvicina quando, raggiunto<br />

il colmo di un dolce declivio, si incrocia la ex stra<strong>da</strong> statale 661.<br />

Si è nel cuore delle vigne del Dolcetto. Un ultimo piccolo sforzo e si raggiunge<br />

il suggestivo borgo di Dogliani, destinazione di giornata.


→ IL SANTUARIO DI VICOFORTE<br />

Per un errore di mira, un cacciatore, nel 1592<br />

sparò ad un pilone decorato <strong>da</strong>ll’affresco<br />

di una Madonna con il Bambino che sorgeva<br />

sul luogo del santuario (lo si può osservare<br />

ancora oggi). Dal ventre colpito<br />

della Vergine, secondo la tradizione,<br />

sgorgarono gocce di sangue. Miracolo!<br />

Il pilone restaurato nell’arco di breve tempo<br />

divenne meta di pellegrinaggi. Un cappella,<br />

poi una chiesa, la fama della località<br />

divenne così notevole <strong>da</strong> indurre Carlo<br />

Emanuele I a commissionare all’architetto<br />

di corte, Ascanio Vittozzi, la costruzione<br />

del santuario che avrebbe dovuto ospitare<br />

anche il mausoleo di Casa Savoia. Morto<br />

Vittozzi, durante la costruzione, l’opera<br />

venne completata con la poderosa cupola<br />

ellittica <strong>da</strong>ll’ingegnere monregalese<br />

Francesco Gallo.<br />

// 1 7<br />

TAPPA <br />

MONDOVÌ<br />

– DOGLIANI<br />

<br />

2:45 h<br />

45 km<br />

1000 m<br />

Mondovì<br />

Vicoforte ▶ Briaglia<br />

▶ Madonna Delle Surie<br />

▶ Clavesana ▶ Farigliano<br />

Dogliani<br />

← Il Tanaro nei pressi<br />

di Farigliano<br />

↓ Visita alla cupola<br />

del Santuario di Vicoforte


84<br />

//18<br />

TAPPA <br />

DOGLIANI<br />

– CEVA


Il percorso originale della ex stra<strong>da</strong> statale<br />

661 ha inizio a Carmagnola, attraversa<br />

il Roero e il Tanaro, per poi risalire le <strong>Langhe</strong><br />

e concludersi a Montezemolo. Le più<br />

importanti gare ciclistiche, <strong>da</strong>l Giro d’Italia<br />

alle prestigiose gran fondo locali, hanno più<br />

volte utilizzato tratti di questa affascinante<br />

carrabile. Sono i chilometri iniziali, in uscita<br />

<strong>da</strong> Dogliani, a essere caratterizzati<br />

<strong>da</strong>lla pendenza più impegnativa.<br />

← Pilone degli Abbà in frazione<br />

Giachelli<br />

↑ Centro storico di Priero<br />

↓ Montezemolo<br />

85<br />

Si prende velocemente quota,<br />

ritrovandosi immersi, in breve<br />

tempo, nel panorama mozzafiato<br />

offerto <strong>da</strong> questo angolo<br />

di territorio: <strong>da</strong>lla Bassa Langa,<br />

con i suoi antichi borghi,<br />

gli splendidi vigneti e i rinomati<br />

agriturismi, si passa all’Alta Langa,<br />

terra punteggiata di boschi<br />

sulla quale regna sovrana<br />

la nocciola “Ton<strong>da</strong> e Gentile”.<br />

L’itinerario, che si sviluppa su dolci<br />

saliscendi, in un susseguirsi di curve ampie<br />

e sinuose, lambisce il confine con la vicina<br />

Liguria, concludendosi a Ceva, <strong>da</strong>lla quale<br />

lo sguardo è libero di spaziare<br />

sulle magnifiche <strong>Alpi</strong> Liguri.


86<br />

← Panorama <strong>da</strong>lla Pe<strong>da</strong>ggera<br />

al tramonto<br />

↑ Sulla Pe<strong>da</strong>ggera<br />

→ Vigne tra Dogliani e Belvedere<br />

<strong>Langhe</strong><br />

// ITINERARIO<br />

La piccola piazza antistante la parrocchiale dei Santi Quirico e Paolo è il luogo<br />

ideale dove ritrovarsi, in attesa di affrontare la quinta tappa. Si è ormai oltre<br />

la metà dell’itinerario di traversata: le gambe, a questo punto, potrebbero<br />

iniziare a mostrare i primi segnali di affaticamento. Senza perdersi d’animo,<br />

si fa ritorno sulla stra<strong>da</strong> che nella precedente giornata aveva permesso<br />

di raggiungere Dogliani, percorrendola a ritroso. Lasciato alla nostra destra<br />

il bivio in direzione di Clavesana, si prosegue sulla salita, ora più dolce, che<br />

conduce a Belvedere <strong>Langhe</strong>. Qui ogni cosa parla di vino: siamo nella terra<br />

del Dolcetto, dove ci è concessa la possibilità di pe<strong>da</strong>lare tra filari di vigne,<br />

piccole aziende vitivinicole e agriturismi, intervallati, di tanto in tanto,<br />

<strong>da</strong> graziose cappelle e piloni votivi. La stra<strong>da</strong> prende quota zigzagando<br />

sui fianchi delle colline, con salite che si alternano brevi tratti pianeggianti.<br />

Giunti all’abitato di Belvedere, metà del dislivello di giornata è ormai alle<br />

spalle: non si devono compiere altre lunghe salite, ma solamente alcune brevi<br />

rampe, costantemente alternate a dolci discese. Si procede nel paese e, dopo<br />

una svolta verso sinistra, come per incanto, il paesaggio cambia totalmente:<br />

le morbide sponde collinari, prima ricoperte di vigneti, ora lasciano il posto<br />

a noccioli e prati erbosi, chiazzati qua e là <strong>da</strong> piccoli boschi. Si passa<br />

nel centro del caratteristico borgo di Murazzano che, con la sua torre<br />

millenaria, domina <strong>da</strong>ll’alto le <strong>Langhe</strong>. Ritrovata la ex stra<strong>da</strong> statale, si procede<br />

sullo spartiacque tra la Valle Belbo e la Valle Tanaro, finché, dopo poco più<br />

di quindici chilometri, si svolta in direzione di Paroldo, su una piccola<br />

carrareccia poco percorsa <strong>da</strong>lle auto: <strong>da</strong> questo balcone naturale sulle <strong>Alpi</strong><br />

Liguri si può apprezzare al meglio il panorama. Si riprende successivamente<br />

la direzione di Montezemolo, pe<strong>da</strong>lando lungo il confine con la Liguria.<br />

Oltrepassata la stra<strong>da</strong> provinciale 28bis, si imbocca la carrabile che prosegue<br />

in direzione di Castelnuovo di Ceva. Con una panoramica discesa si raggiunge<br />

Priero; di qui con la provinciale di Ceva (SP 432) si giunge a fine tappa.


87<br />

→ SULLE ORME DI NAPOLEONE<br />

Ceva e il territorio circostante, nel 1796, sono<br />

stati teatro e protagonisti della Prima<br />

Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte.<br />

I combattimenti di Ceva, della Pe<strong>da</strong>ggera,<br />

della Bicocca, di San Michele e del<br />

Bricchetto con la caduta di Mondovì sono<br />

stati i principali successi che rivelarono<br />

al mondo la determinazione e il grande<br />

valore di stratega del giovane Napoleone<br />

che diventerà poi Imperatore. Le principali<br />

zone di combattimento tra Liguria e basso<br />

Piemonte sono valorizzate <strong>da</strong>lle postazioni<br />

dell’ ”Itinerario napoleonico” realizzate<br />

<strong>da</strong>i Gal Mongioie e Valli del Bormi<strong>da</strong> e del<br />

Giovo. Info: www.itinerarionapoleonico.com<br />

// 1 8<br />

TAPPA <br />

DOGLIANI – CEVA<br />

<br />

3:50 h<br />

45 km<br />

1148 m<br />

Dogliani<br />

Belvedere <strong>Langhe</strong><br />

▶ Murazzano ▶ Paroldo<br />

▶ Montezemolo ▶ Priero<br />

Ceva


88<br />

//19<br />

TAPPA 6<br />

CEVA<br />

– ORMEA


La zona attraversata <strong>da</strong> questa tappa si trova<br />

nell’estremo sud-ovest della provincia<br />

di Cuneo, dove l’alta Val Tanaro rappresenta<br />

il ponte naturale tra il Piemonte e la Liguria.<br />

Nel tratto iniziale si percorre la vicina<br />

Valle Mongia, dove una bella stra<strong>da</strong>, lontana<br />

<strong>da</strong>lle principali direttrici di traffico, conduce<br />

nei pressi dell’abitato di Battifollo.<br />

← La caratteristica fontana<br />

dei giardini all'ingresso di Ormea<br />

↑ Via Roma ad Ormea<br />

↓ Nel forte del Colle di Nava<br />

89<br />

L’ambiente che si incontra è<br />

di grande varietà: i boschi che<br />

ricoprono i dolci declivi collinari fino<br />

a Garessio lasciano spazio,<br />

nella zona di Ormea, a profonde<br />

gole rocciose.<br />

In queste terre, ogni borgo è in grado<br />

di raccontare una sua storia: area di transito,<br />

sin <strong>da</strong>ll’antichità, di eserciti militari e<br />

carovane commerciali, mantiene<br />

ancora oggi numerose testimonianze<br />

di tali passaggi.<br />

La destinazione finale è la bella cittadina<br />

di Ormea. Lo spirito di esplorazione può<br />

stimolare ad an<strong>da</strong>re oltre, raggiungendo<br />

la testata della valle, Ponte di Nava, dove<br />

si ha la possibilità di visitare il sistema<br />

fortificato risalente alla secon<strong>da</strong> metà<br />

del XIX secolo e di affacciarsi sulla vicina<br />

Liguria, prima di invertire la marcia e<br />

concludere la tappa.


90<br />

// ITINERARIO<br />

Lasciandosi alle spalle l’abitato di Ceva, si pe<strong>da</strong>la in direzione di Mondovì<br />

fino a una doppia rotatoria, che si oltrepassa seguendo le indicazioni<br />

per Mombasiglio. Poco prima dell’abitato un cartello direzionale<br />

sulla sinistra indica la deviazione per Battifollo. Fa seguito una facile ascesa<br />

di una decina di chilometri, lungo una rotabile immersa nel bosco: la salita,<br />

non particolarmente impegnativa, mantiene una pendenza regolare intorno<br />

al 5%. Si transita nei pressi del punto più in quota del borgo di Battifollo,<br />

dove si ergono la torre di avvistamento medioevale e i ruderi del castello<br />

smantellato <strong>da</strong>lle truppe napoleoniche, prima di iniziare la facile discesa che<br />

conduce alle porte di Bagnasco. Giunti nella piana del Tanaro, si comincia<br />

a risalire la valle, accompagnati fino a Ormea <strong>da</strong>lla linea ferroviaria. Il ponte<br />

acquedotto detto “Romano” o “Napoleonico” a Bagnasco e l’antica cittadina<br />

di Garessio, annoverata tra i borghi più belli d’Italia, sono soltanto alcuni<br />

tra i punti di interesse storico e artistico che, in questa suggestiva area,<br />

meritano una sosta. Per raggiungere il punto apicale del percorso, si attraversa<br />

Ormea in direzione del Colle di Nava: alla sommità mancano circa dieci<br />

chilometri, percorribili senza difficoltà, per quanto questa stra<strong>da</strong>, fungendo<br />

<strong>da</strong> collegamento con la vicina Liguria, possa risultare parecchio trafficata.<br />

Per chi abbia deciso di spingersi fino a Ponte di Nava, è vivamente consigliata<br />

una deviazione fino alla frazione di Upega, nella “terra brigasca”, una selvaggia<br />

zona alpina di cultura e tradizioni occitane, a cavallo tra Italia e Francia.<br />

Di fronte al Forte centrale del Colle di Nava si conclude il grande percorso<br />

cicloturistico che, <strong>da</strong>lle porte di Cuneo, permette di entrare in contatto<br />

con l’intero territorio sud occidentale della provincia. Non resta che<br />

ridiscendere a Ormea, meta conclusiva dell’itinerario di giornata.


91<br />

→ UN TETTO DI FIORI<br />

DI MAGGIOCIONDOLO<br />

La festa del Corpus Domini, la principale<br />

del paese, è caratterizzata <strong>da</strong> un’antica<br />

processione che si svolge sotto un soffitto<br />

di ghirlande di fiori di maggiociondolo.<br />

La settimana prima della festa gli abitanti<br />

della via principale di Ormea, Via Roma,<br />

hanno il compito di raccogliere i fiori<br />

di maggiociondolo che intrecceranno<br />

in ghirlande il sabato precedente<br />

la processione della domenica. Le ghirlande<br />

di fiori vengono sospese ai primi piani<br />

delle case fino a formare un vero e proprio<br />

soffitto di fiori. Questa particolare infiorata,<br />

che prevede appunto la sospensione<br />

dei fiori piuttosto che il lancio di petali<br />

al passaggio del Santissimo o lo spargimento<br />

degli stessi ad ornamento della stra<strong>da</strong>,<br />

costituisce l’unicità di questa tradizione<br />

religiosa antichissima.<br />

// 1 9<br />

TAPPA 6<br />

CEVA – ORMEA<br />

<br />

5:15 h<br />

63 km<br />

1376 m<br />

Ceva<br />

Battifollo ▶ Bagnasco<br />

▶ Garessio ▶ Colle Nava<br />

Ormea<br />

←←← Colle di Nava<br />

←← Ufficio turistico di Ormea<br />

↓← Via Roma, a Ormea,<br />

addobbata per la festa<br />

del Corpus Domini<br />

↓→ Nel forte del Colle di Nava


92<br />

//20<br />

TAPPA <br />

ORMEA<br />

– MONDOVÌ


← La bella salita alla Colla<br />

di Casotto<br />

↑ Il castello di Casotto <strong>da</strong>ll'alto<br />

↓ In salita verso la Colla<br />

di Casotto<br />

93<br />

L’ultima tappa del giro del basso Piemonte<br />

offre ancora paesaggi <strong>da</strong>vvero ricchi<br />

di fascino. La dolce discesa <strong>da</strong> Ormea<br />

a Garessio rappresenta un buon<br />

riscal<strong>da</strong>mento, in vista della lunga salita che<br />

conduce al Colle di Casotto, subito a valle<br />

del comprensorio sciistico di Garessio 2000.<br />

L’ascesa è regolare, senza pendenze<br />

eccessivamente ripide, e<br />

la copertura boschiva permette<br />

il mantenimento di un clima<br />

piacevole anche durante le calde<br />

giornate estive.<br />

Attraversando la fascia pedemontana<br />

delle <strong>Alpi</strong> Liguri, coperta <strong>da</strong> boschi, si scende<br />

a Pamparato, per risalire a Roburent prima<br />

e ridiscendere poi fino alle porte di San<br />

Michele Mondovì. Immersi nella natura<br />

delle colline monregalesi, si va alla ricerca<br />

di strade non ancora battute, concludendo<br />

il tour a Mondovì, bella cittadina posta<br />

al centro di un paesaggio maestoso,<br />

con il grande arco alpino a fare <strong>da</strong> sfondo.


94<br />

← Borgata Cappello<br />

↑ Il castello di Casotto<br />

→ Sosta a borgata Cappello<br />

→→ Mombasiglio<br />

// ITINERARIO<br />

Il borgo di Ormea costituisce il punto di partenza di quest’ultima tappa:<br />

si discende la Valle Tanaro, fino alle porte di Garessio, dove ci si dirige verso<br />

sinistra, seguendo le indicazioni per la Valle Casotto e Pamparato.<br />

Una salita di dodici chilometri, con una pendenza regolare prossima al 5% e<br />

rari tornanti, taglia sinuosa tutto il versante boschivo. Pervenuti alla sommità,<br />

si esce <strong>da</strong>lla fitta copertura arborea. Un’ampia radura permette di ammirare<br />

il bel paesaggio circostante, che si distende ai piedi degli impianti di risalita<br />

di Garessio 2000, stazione sciistica che non ha conosciuto il meritato sviluppo<br />

a causa delle sempre meno copiose nevicate. Si prosegue, in discesa, fino<br />

al borgo alpino di Valcasotto, dove numerose fontane permettono di fare<br />

rifornimento d’acqua. Una rotatoria annuncia l’inizio della salita. Una breve<br />

visita al borgo di Pamparato costituisce un buon intervallo, ma presto<br />

si torna in sella: la meta intermedia è costituita <strong>da</strong> Serra Pamparato.<br />

Si percorre il primo tratto di una salita ben conosciuta <strong>da</strong>i ciclisti amatori<br />

che ogni anno si sfi<strong>da</strong>no nella gran fondo del Giro delle Valli Monregalesi.<br />

Presto la si abbandona, procedendo in direzione di Roburent. Si segue<br />

il torrente Roburentello finché questo si immette nel torrente Corsaglia,<br />

al termine della discesa, poco prima di Torre Mondovì. Lasciata alle spalle<br />

la fascia pedemontana delle <strong>Alpi</strong> Liguri, si raggiunge San Michele Mondovì:<br />

attraversata la stra<strong>da</strong> statale 28, che conduce a Vicoforte, si risale il versante<br />

collinare in direzione di Briaglia seguendo una piccola rotabile. Alla prima<br />

rotatoria, passato il paese, si svolta verso sinistra: una bella discesa con alcuni<br />

tornanti conduce al bivio con la stra<strong>da</strong> che percorre il fondo della Valle Tanaro.<br />

Sulla sinistra compare Mondovì: il rione Piazza si erge sulla collina,<br />

con la cerchia delle <strong>Alpi</strong>, in lontananza, a dipingere l’ultima splendi<strong>da</strong><br />

immagine dell’itinerario di traversata del territorio compreso tra le <strong>Alpi</strong><br />

<strong>Marittime</strong> e le <strong>Langhe</strong>.


95<br />

→ IL MUSEO BONAPARTE<br />

Il Museo Generale Bonaparte, allestito<br />

nel Castello di Mombasiglio, testimonia<br />

l’eroismo delle truppe piemontesi, il genio<br />

militare di Napoleone e celebra la figura<br />

del grande pittore torinese Giuseppe<br />

Pietro Bagetti. Artista che durante la Prima<br />

Campagna d’Italia (1796) collaborò con<br />

le armate francesi e rappresentò le vittorie<br />

napoleoniche. Le preziose e rare collezioni<br />

di uniformi, di sol<strong>da</strong>tini in piombo ed<br />

in stagno, di reperti, di busti, di armi e<br />

una vasta documentazione museale pongono<br />

il Museo Bonaparte al primo posto come<br />

centro documentale della prima fase<br />

della Prima Campagna d’Italia. Il castello<br />

nel 1796 fu occupato <strong>da</strong>lle truppe francesi<br />

gui<strong>da</strong>te <strong>da</strong>l generale Sérurier. Segni<br />

del passaggio dei sol<strong>da</strong>ti si osservano incisi<br />

nelle pareti del terzo piano della struttura.<br />

// 2 0<br />

TAPPA 7<br />

ORMEA – MONDOVÌ<br />

<br />

5:20 h<br />

67 km<br />

1692 m<br />

Ormea<br />

Colle di Casotto<br />

▶ Pamparato ▶ Roburent<br />

▶ Torre Mondovì<br />

▶ San Michele Mondovì<br />

▶ Briaglia<br />

Mondovì


APPROFONDIMENTI<br />

96<br />

// LIBRI E GUIDE<br />

A. Tichy, Grand Tour della Provincia Gran<strong>da</strong>,<br />

Primalpe, 2018<br />

A. Tichy, <strong>Bici</strong>. 50 itinerari per cicloturisti<br />

in provincia di Cuneo, Blu, 2010.<br />

A. Ferraris, I. Vinai, Passi e valli in bicicletta<br />

Piemonte – 2, Ediciclo, 2003.<br />

Aldo Tichy, Turismo verde. La Langa, la pianura e<br />

le valli cuneesi in bicicletta, L’Arciere, 1994.<br />

// DEPLIANT<br />

Cicloturismo nella Provincia di Cuneo<br />

Cônitours, 2018<br />

Due ruote con gusto nelle <strong>Alpi</strong> del Mare<br />

Atl del Cuneese e Provincia di Imperia, 2016<br />

Grand tour <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>-Mercantour in bicicletta.<br />

Parco <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> e Parc national du Mercantour,<br />

2012<br />

I depliant sono distribuiti nei principali uffici turistici<br />

del territorio e scaricabili <strong>da</strong>i siti internet degli enti<br />

che ne hanno promossa la stampa.<br />

// SITI<br />

areeprotettealpimarittime.it<br />

piemonteoutdoor.it<br />

cuneoholi<strong>da</strong>y.com<br />

cuneoalps.it<br />

alpiliguri.com<br />

faustocoppi.it<br />

pisteciclabili.com<br />

plotaroute.com<br />

// CARTE<br />

Fraternali Editore, 1:50.000<br />

n. 50-3 Val Maira, Val Grana,<br />

Valle Stura, Valle Gesso<br />

Fraternali Editore, 1:50.000<br />

n. 50-4 Cuneo, Valli Monregalesi,<br />

Val Vermenagna, Val Pesio,<br />

Alta Val Tanaro<br />

Istituto Geografico Centrale, 1:50.000<br />

n. 8 <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> e Liguri<br />

Istituto Geografico Centrale, 1:50.000<br />

n. 18 Le <strong>Langhe</strong> meridionali<br />

Istituto Geografico Centrale, 1:75.000<br />

n. 24 Il Cuneese<br />

// SERVIZI<br />

Il Club di Prodotto<br />

“Cuneo Bike Experience” è una rete<br />

di servizi a favore del cicloturista<br />

che coinvolge oltre 120 imprese.<br />

www.cuneoalps.it – Sezione Bike Experience

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