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Il Quartiere - Anno V - Numero III

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<strong>Anno</strong> 5 - n. 3<br />

maggio 2019<br />

cercaci su<br />

www.ilquartiere.eu<br />

“Raccontare quel che succede sotto casa come se fosse la cosa più importante del mondo, e i grandi temi del mondo con la semplicità della porta accanto”<br />

ALL’ALBA DI UNA NUOVA ESTATE<br />

I TRE PONTI FRA MANUTENZIONI ORDINARIE E STRAORDINARIE, BANDIERE BLU E PARCHEGGI A PAGAMENTO<br />

Redazione<br />

Dopo il ripristino<br />

del muraglione<br />

sfondato<br />

dalle mareggiate<br />

dell’ottobre scorso e le ultime<br />

operazioni di ripascimento<br />

del litorale, le spiagge<br />

dei Tre Ponti si apprestano<br />

alla consueta, festosa invasione.<br />

Abbiamo “pesato” le<br />

certezze e i dubbi gravanti<br />

sull’imminente stagione<br />

estiva, ascoltando le istanze<br />

degli operatori balneari e<br />

non solo...<br />

» segue a pagina 2<br />

Ultimi preparativi per i balneari della Riviera dei Fiori (foto Sauro Albieri)<br />

SOMMARIO<br />

» FOCUS: LA<br />

RIQUALIFICAZIONE<br />

DEI TRE PONTI p. 2<br />

» TUTELA DEL LITORALE:<br />

L’IMPOTENZA DELLA<br />

BANDIERA BLU p. 3<br />

» IL MITO DELLA COPPA<br />

BORRIN p. 4<br />

» I MIGLIORI ESORDIENTI<br />

LIGURI “ANTICIPANO”<br />

AL 2 GIUGNO p. 5<br />

» LA VERGINE DELLA<br />

MERCEDE E LA GRAZIA<br />

DI GUAYAQUIL p. 6 e 7<br />

» IL LAMPO DI BORROMEO:<br />

TRE LENZUOLA E<br />

L’ANTENNA EIAR p. 8<br />

» FOTONOTIZIE p. 9<br />

» CULTO E CULTURA DEL<br />

PANE NELL’ENTROTERRA<br />

PONENTINO p. 10<br />

» L’EPOPEA DI ENEA E<br />

DELLA SUA SARDENAIRA<br />

OLTREMANICA p. 11<br />

» FINALMENTE RISOLTO IL<br />

GIALLO DEL “LEONE DEL<br />

RONDÒ”! p. 12<br />

SACRO PROFANO<br />

VIVO PER MIRACOLO<br />

PARODI E LA GRAZIA DELLA VERGINE DELLA MERCEDE<br />

L’IMMORTALITÀ DEL MITO BORRIN<br />

È LA CORSA-SIMBOLO DI SAN MARTINO: APPUNTAMENTO FISSATO PER IL 2 GIUGNO<br />

Andrea Gandolfo<br />

Quanto avvenne<br />

nel 1893 a Guayaquil,<br />

in Ecuador,<br />

segnò per<br />

sempre l’esistenza del commerciante<br />

sanremese Giovanni<br />

Parodi. Un’inspiegabile<br />

guarigione dalla febbre<br />

gialla, propiziata da Maria<br />

Vergine della Mercede (cui<br />

si rivolse la moglie disperata),<br />

spinse infatti l’uomo a<br />

compiere un gesto di eterna<br />

devozione...<br />

» segue a pagina 6<br />

Gerson Maceri<br />

Tutto ebbe inizio<br />

con la tragica<br />

scomparsa di un<br />

ragioniere sulle alture<br />

di Sanremo nell’estate<br />

del 1951. Gli amici del quartiere,<br />

volendo eternarne il<br />

ricordo, gli intitolarono una<br />

gara ciclistica assurta ben<br />

presto a “classicissima d’autunno”.<br />

Chi iscriverà il proprio<br />

nome nell’albo d’oro<br />

imitando Redigolo, Zilioli e<br />

Gazzano?<br />

» segue a pagina 4<br />

Alessandro Gazzano (dell’U.S. Sanremese) dedica il trionfo<br />

allo sprint nel 1996 a Mario Cattaneo. Nessun altro ciclista del team<br />

organizzatore ha vinto la Borrin dopo di lui<br />

1


A MARE<br />

FOCUS: LA RIQUALIFICAZIONE DEI TRE PONTI IN TRE PUNTI<br />

RILANCIATE LE IDEE DI UN SENSO UNICO CON L’APERTURA DEL VARCO DI LEVANTE E DELL’INSTALLAZIONE DI DIGHE SOFFOLTE<br />

Redazione<br />

Con l’approssimarsi<br />

della stagione estiva,<br />

“<strong>Il</strong> <strong>Quartiere</strong>” ha tastato<br />

il polso delle attività<br />

commerciali connesse,<br />

direttamente o indirettamente,<br />

a quelle balneari,<br />

cercando di delineare<br />

un quadro di appunti<br />

e spunti utili allo sviluppo<br />

di uno degli scorci più<br />

caratteristici (e con un<br />

ampio potenziale inesplorato<br />

e inespresso)<br />

della nostra città.<br />

Corso Mazzini. In<br />

rappresentanza degli<br />

esercenti fronte stadio,<br />

ascoltiamo la dottoressa<br />

Barbara Ramorino della<br />

“Parafarmacia Sanremo”<br />

e Francesco Iavarone, titolare<br />

di “Alimentari da<br />

Fra”. La prima si sofferma<br />

sulla questione dei<br />

parcheggi a pagamento<br />

ai Tre Ponti: «Lo scorso<br />

anno, nel periodo compreso<br />

fra giugno e agosto,<br />

abbiamo rilevato un calo<br />

di affluenza riconducibile<br />

a questo. L’auspicio<br />

è che l’esperimento non<br />

venga ripetuto». Ricordiamo<br />

che, nel 2018, su<br />

centotrenta posti auto<br />

soprastanti le spiagge è<br />

stata applicata una tariffa<br />

oraria di cinquanta centesimi<br />

dal 30 giugno al<br />

31 agosto. Agli indubbi<br />

benefici in termini di ordine<br />

e sicurezza, in molti<br />

hanno contrapposto una<br />

diminuzione più o meno<br />

forte delle presenze.<br />

<strong>Il</strong> secondo, invece, tira<br />

un sospiro di sollievo:<br />

«Col termine del campionato<br />

di calcio di Serie<br />

D, potrò finalmente<br />

tornare a servire la nostra<br />

clientela domenicale<br />

senza restrizioni di<br />

sorta». <strong>Il</strong> riferimento è<br />

alle frequenti ordinanze<br />

che vietano la vendita<br />

di bevande alcoliche<br />

nei locali stanti nel raggio<br />

dello stadio “Comunale”<br />

in occasione delle<br />

partite di cartello. Legittimi<br />

i motivi di sicurezza<br />

e ordine pubblico che<br />

spingono molti sindaci<br />

in tutta Italia a queste<br />

determinazioni ma altrettanto<br />

rispettabile è il<br />

malcontento di chi, come<br />

Francesco, si trova “blindato”<br />

a fronte di una presenza<br />

media sugli spalti,<br />

quest’anno per l’Unione<br />

Sanremo, di soli trecento<br />

(e sempre piuttosto composti)<br />

spettatori.<br />

I balneari. Fra gli operatori<br />

dei Tre Ponti, è<br />

l’autorevole voce di Giacomo<br />

Mercurio (“3pontibeach”<br />

e CNA Balneatori)<br />

a restituirci gli umori<br />

della “vigilia”: «Sfogliando<br />

i vari programmi elettorali,<br />

ho letto più volte,<br />

Inserzione a pagamento a cura di Mercedes Bresso<br />

<strong>Il</strong> mare dei ‘Tre Ponti’ è da Bandiera Blu<br />

(foto tratta dalla pagina Facebook ‘3pontibeachsanremo’<br />

per gentile concessione di Giacomo Mercurio)<br />

genericamente, dell’importanza<br />

del turismo<br />

balneare. Ma quali sono<br />

le proposte per lo sviluppo<br />

dello stesso? Qual è<br />

l’impegno concreto contro,<br />

per esempio, l’erosione?<br />

Sanremo non ha<br />

mai avuto un balneare<br />

come assessore al turismo,<br />

un’interesse forte e<br />

una regia chiara su questi<br />

temi. Eppure, in città,<br />

sono una cinquantina le<br />

aziende operanti nel settore<br />

con un picco di cinquecento<br />

occupati!».<br />

Guai a nominare, allora,<br />

la “Bandiera Blu”,<br />

ultimo fiore all’occhiello<br />

cittadino: «Attorno a<br />

questo riconoscimento<br />

c’è molta disinformazione.<br />

Molti turisti e residenti<br />

storceranno il naso<br />

quando anche quest’anno<br />

noteranno quel paio<br />

di divieti di balneazione<br />

che ogni estate, fisiologicamente,<br />

viene emanato.<br />

Questo perché non sanno<br />

che la qualità delle acque<br />

è solo una delle tante<br />

voci che concorrono<br />

all’assegnazione: ci sono<br />

educazione ambientale<br />

e informazione, gestione<br />

ambientale, servizi e<br />

sicurezza… Qualcuno,<br />

questa “Bandiera Blu”,<br />

la sventola in maniera<br />

ingannevole!». Per completezza<br />

d’informazione,<br />

riportiamo che il totale<br />

di bandiere assegnate ai<br />

comuni costieri italiani<br />

è stato di 183 (più otto<br />

rispetto al 2018), con la<br />

Liguria sempre in testa<br />

a quota trenta seguita, a<br />

debita distanza, dalla Toscana<br />

a diciannove.<br />

Ma è sul tema dei parcheggi<br />

a pagamento che<br />

Mercurio snocciola il<br />

maggior numero di argomenti:<br />

«Non abbiamo<br />

ancora avuto comunicazioni<br />

ufficiali in merito<br />

per quest’anno. L’ordine<br />

pubblico e la sicurezza?<br />

Si potrebbero garantire<br />

con la sola presenza dei<br />

vigili, senza le tariffe che<br />

A “MONTE“<br />

TUTELA DEL LITORALE: L’IMPOTENZA DELLA BANDIERA BLU<br />

IL MAYDAY DI MERCURIO: «ASSESSORATO AL TURISMO A UN BALNEARE E MEGARIPASCIMENTO ATTINGENDO AL GRETO DELL’ARMEA!»<br />

invece che regolarizzare<br />

la situazione allontanano<br />

la clientela». La soluzione,<br />

dunque? «Rendere<br />

a senso unico la circolazione<br />

dei Tre Ponti (ndr:<br />

da ponente verso Arma)<br />

con l’apertura del varco<br />

a levante. Abbiamo chiesto<br />

al comune di regolarlo<br />

attraverso un impianto<br />

semaforico ma pare<br />

che l’ANAS non gradisca.<br />

Abbiamo prospettato<br />

allora l’ipotesi di una<br />

rotonda, di una bretella…<br />

<strong>Il</strong> dialogo proseguirà<br />

dopo le elezioni».<br />

Tuttavia il problema<br />

più pressante, già citato<br />

in avvio di intervista,<br />

sembra essere quello<br />

dell’erosione del litorale:<br />

«I Tre Ponti hanno un<br />

fondale sabbioso che digrada<br />

dolcemente e che<br />

potrebbe essere adatto<br />

a ospitare delle dighe<br />

soffolte a quindici, venti<br />

metri da riva. Inoltre<br />

si potrebbe procedere a<br />

un robusto ripascimento<br />

attingendo ai detriti,<br />

ai ciottoli e ai pietroni<br />

Tutta la magia dei Tre Ponti nel magnifico scatto di Sauro Albieri<br />

del letto dell’Armea. Perdendo<br />

superficie e con la<br />

mannaia del parcheggio<br />

non libero, è chiaro come<br />

il trend degli incassi non<br />

possa che essere negativo<br />

e portare a conseguenze<br />

nefaste per le nostre attività».<br />

Cosa chiederanno,<br />

dunque, i balneari al Sindaco<br />

che verrà eletto di<br />

qui a massimo un mese?<br />

«Un’attenzione particolare<br />

ai nostri problemi,<br />

il reinvestimento degli<br />

onerosi canoni versati<br />

in opere di manutenzione<br />

– attenzione: non in<br />

rattoppi! - e l’alleggerimento<br />

della situazione<br />

economica delle spiagge<br />

pertinenziali, gravate da<br />

costi extra e dunque bisognose<br />

di sgravi e agevolazioni».<br />

Vox populi. In zona<br />

intercettiamo anche coloro<br />

che si crogioleranno<br />

presto al solleone dei Tre<br />

Ponti. E, manco a dirlo,<br />

il tema-principe è quello<br />

dei parcheggi a pagamento.<br />

«Pago “volentieri”,<br />

la tariffa è popolare<br />

– apre Francesco – ma<br />

in cambio vorrei ottenere<br />

un servizio, non incastrarmi<br />

in un Far West<br />

di motorini pigiati ovunque».<br />

«Cinquanta centesimi<br />

all’ora è un furto<br />

legalizzato – irrompe<br />

Marco – ma la soluzione<br />

più ovvia e semplice sarebbe<br />

quella di interdire<br />

l’accesso alle auto in zona<br />

Tre Ponti: si organizzi<br />

piuttosto un bus navetta<br />

con partenza… Che ne<br />

I lavori in corso ai Tre Ponti<br />

fino a qualche giorno fa<br />

so, da piazza Colombo!».<br />

«Gratuito?», chiediamo<br />

dopo un istante di esitazione.<br />

«Certo, anche se...<br />

– si incarta – magari solo<br />

per i residenti!». <strong>Il</strong> partito<br />

dei “contro” poggia su<br />

un’indignazione istintiva,<br />

quello dei “pro” raccoglie<br />

i più raziocinanti<br />

e, probabilmente, gli<br />

scooterizzati. A mettere<br />

d’accordo tutti ecco la<br />

sportivissima Roberta:<br />

«Se si abita a San Martino<br />

o in centro, perché<br />

non andare in spiaggia a<br />

piedi o in bici godendosi<br />

il panorama della nostra<br />

ciclabile?». Stavolta<br />

nessuno, nemmeno<br />

Francesco e Marco, ha<br />

argomenti utili per controbattere.<br />

Annuiscono<br />

in silenzio. Sanno che<br />

fra tutte le soluzioni più<br />

o meno realistiche, quella<br />

proposta dalla ragazza<br />

è quella di maggior buon<br />

senso. Dunque, quella<br />

teoricamente di più<br />

semplice (e proprio per<br />

questo anche, concretamente,<br />

di più difficile) realizzazione.<br />

Inserzione a pagamento a cura del Partito Democratico<br />

Dott.sa Barbara Ramorino<br />

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2 3


SPORT<br />

IL MITO DELLA COPPA BORRIN, CLASSICISSIMA D’AUTUNNO!<br />

ORIGINI E STORIA DELLA “MINI MILANO-SANREMO”. I TRIONFI MEMORABILI, DA REDIGOLO A GAZZANO PASSANDO PER ZILIOLI<br />

Gerson Maceri<br />

Luigi Borrin. Minorato<br />

da una «duplice gibbosità»<br />

– così “L’Eco della<br />

Riviera” del 30 agosto<br />

1951 –, da una «salute<br />

cagionevole» e ultimamente<br />

pure da «squilibri<br />

nervosi», il trentatreenne<br />

ragioniere domiciliato a<br />

San Martino aveva deciso,<br />

assieme a un amico,<br />

di affittare una stanza in<br />

una baita a Monte Bignone<br />

e qui ritemprarsi immerso<br />

in una serena frescura.<br />

Nell’afosa notte fra sabato<br />

25 e domenica 26<br />

agosto, tuttavia, un’agitata<br />

insonnia gli sbarrò gli<br />

occhi fino all’alba. Un’ora,<br />

massimo due di dormiveglia.<br />

Poi, alle 7:30,<br />

lo scatto all’insaputa del<br />

compagno: giù dal letto,<br />

fuori dal casolare, stralunato.<br />

Una donna lo<br />

Inserzione a pagamento a cura di Monica Albarelli<br />

ospitò, tazza di caffè alla<br />

mano, ma lo vide ben<br />

presto fuggire arrancando<br />

fra le frasche.<br />

Ridestatosi quando ormai<br />

era troppo tardi per<br />

prenderne la scia, il sodale<br />

allertò subito i familiari<br />

e i numerosissimi<br />

amici di Luigi (affetti<br />

che «aveva saputo crearsi<br />

grazie al suo animo buono<br />

e generoso»). Si formò<br />

così una vera e propria<br />

carovana che, prontamente,<br />

s’inerpicò a Bignone<br />

già nel pomeriggio<br />

e perlustrò i boschi fino<br />

a notte fonda. Niente. Di<br />

Borrin nessuna traccia<br />

fino alle 13:30 di lunedì,<br />

quando un conoscente ne<br />

rinvenne il cadavere in<br />

località Sappe di Verezzo<br />

San Donato. «Giaceva<br />

bocconi in una fascia<br />

e doveva essere deceduto<br />

da molte ore in seguito<br />

a una paralisi cardiaca<br />

La volatona che decise la quarta Coppa Borrin nel 1954. <strong>Il</strong> chiavarese Diego Raffetto conquistò la sua<br />

17esima corsa stagionale superando Benito Miolli dell’U.S. Sanremese<br />

– così ha diagnosticato il<br />

dottore – che lo ha colto<br />

mentre stava forse dirigendosi<br />

verso casa per<br />

raggiungere i suoi cari».<br />

L’omaggio degli sportivi<br />

del quartiere. La tragica<br />

scomparsa del giovane<br />

destò sgomento fra<br />

i conoscenti, ma anche<br />

il desiderio commosso<br />

di eternarne, con un<br />

sorriso, il ricordo. Si disputò<br />

così domenica 14<br />

ottobre la “1a coppa Luigi<br />

Borrin” di ciclismo,<br />

gara riservata agli “Allievi”<br />

sull’anello Sanremo<br />

(San Martino) – Arma di<br />

Taggia – Poggio – Sanremo<br />

(circonvallazione)<br />

– Ospedaletti (circuito)<br />

– Sanremo (San Martino).<br />

Tre giri, centootto<br />

chilometri, altimetria<br />

nervosa. Per i trentasette<br />

partenti (molti provenienti<br />

da Veneto, Emilia,<br />

Lombardia e Piemonte)<br />

la “Ciclistica Sanremo”,<br />

società organizzatrice,<br />

mise in palio un mon-<br />

tepremi di sessantamila<br />

lire (diecimila al primo),<br />

garantendosi perfino il<br />

patrocinio della “Gazzetta<br />

dello Sport”.<br />

<strong>Il</strong> primo vincitore. Una<br />

pioggia fitta bagnò il “via”<br />

dato dallo starter Pietro<br />

Borrin (fratello di Luigi)<br />

davanti al Bar Emilio alle<br />

13:45. Gruppo compatto<br />

fino alla prima scalata<br />

della “Guardia”, sulle cui<br />

rampe allungò il primo<br />

plotone di otto attaccanti.<br />

Le scaramucce proseguirono<br />

fino in cima al<br />

Poggio, poi sulle pendenze<br />

di Ospedaletti. Scatti<br />

e controscatti. Gruppi di<br />

testa e all’inseguimento<br />

frazionatissimi. Primo<br />

giro (37 km) a 37 orari di<br />

media. I primi ritiri.<br />

Galloni tentò di salutare<br />

la compagnia durante<br />

il secondo passaggio sul<br />

“circuito”, accumulò un<br />

vantaggio massimo di un<br />

minuto e venti secondi<br />

ad Arma ma fu raggiunto<br />

e superato dal veneto<br />

La partenza della quarta Coppa Borrin (1954) davanti a Villa Mercede<br />

Varago sull’ultima ascesa<br />

alla “Guardia”. A ruota<br />

del rimontante si portarono<br />

gli alfieri della Ciclistica<br />

Sanremo Cassini<br />

(capitano) e Redigolo che,<br />

sfruttando la conoscenza<br />

del percorso, si gettarono<br />

disinvoltamente in<br />

picchiata fra le curve del<br />

Poggio e presero il comando.<br />

Galloni accusò<br />

e uscì repentinamente di<br />

scena. Varago resse fino<br />

all’estrema impennata di<br />

Ospedaletti poi mollò la<br />

presa finendo risucchiato<br />

anche da Vallepiane.<br />

Allo sprint si presentarono<br />

i due contrattaccanti:<br />

Redigolo partì ai duecento<br />

metri lasciando a un<br />

Cassini dai quadricipiti<br />

cementificati la piazza<br />

d’onore. «Gli altri arrivarono<br />

con notevoli distacchi,<br />

alcuni quando le luci<br />

della sera illuminavano il<br />

corso Cavallotti».<br />

Ordine di arrivo: 1°<br />

Steno Redigolo (Ciclistica<br />

Sanremo) in 3 ore e<br />

27 minuti alla media di<br />

31,440 km/h; 2° Dario<br />

Cassini (Ciclistica Sanremo)<br />

a mezza macchina;<br />

3° Armando Vallepiane<br />

(S.C. Cugge Sanremo) a<br />

3’. Partiti in 37, arrivati<br />

in 21.<br />

<strong>Il</strong> campionato italiano<br />

“Allievi”. La nona edizione<br />

(quella del 1959) valse<br />

una maglia tricolore<br />

I MIGLIORI ESORDIENTI LIGURI “ANTICIPANO” AL 2 GIUGNO<br />

SESSANTOTTESIMA EDIZIONE NEL RICORDO DI MARIO CATTANEO. TRAGUARDO SUL FALSOPIANO DI VIA LAMARMORA DOPO 41,5 KM<br />

Ottobre 1979. Sulla linea di partenza della Borrin in fondo a via della Repubblica si riconoscono,<br />

fra gli altri, Maggiorino Rambaldi (all’estrema sinistra), Mauro Aretuso (quintultimo), poi Fulvio Franco,<br />

Marco Cavicchia e infine il presidente Andrea Zaborra.<br />

per la categoria “Allievi”.<br />

Centodue fra i migliori<br />

prospetti italiani si sfidarono<br />

così sui nervosissimi<br />

centodieci chilometri<br />

del percorso Sanremo –<br />

Andora – Sanremo – San<br />

Giacomo – San Bartolomeo<br />

– Foce – Ospedaletti<br />

(circuito) – Sanremo (via<br />

Roma, altezza palazzo<br />

Guidi).<br />

La svolta si ebbe attorno<br />

all’ottantesimo chilometro,<br />

sul falsopiano<br />

del “giro dell’isola”: in<br />

quel tratto, infatti, l’outsider<br />

Italo Zilioli strappò<br />

la corsa spingendo<br />

un 56/14. Alle sue spalle<br />

restò aggrappato il solo<br />

Tapparello. Accordo e<br />

cambi regolari, fra i due;<br />

a Capo Nero il vantaggio<br />

sugli inseguitori mon-<br />

tò a quaranta secondi.<br />

Un margine rassicurante<br />

da gestire fino al vialone<br />

d’arrivo (lo stesso della<br />

“Classicissima” ma attraversato<br />

in senso inverso):<br />

rimasto a ruota del<br />

compagno di fuga fino<br />

ai duecento metri, Zilioli<br />

si produsse in un poderoso<br />

scatto portandosi<br />

tutto a sinistra e volando<br />

indisturbato verso il traguardo.<br />

Ordine di arrivo: 1° Italo<br />

Zilioli (V.C. Glos Torino)<br />

in 2 ore, 39 minuti<br />

e 9 secondi alla media<br />

di 40,716 km/h; 2° Luigi<br />

Tapparello (V.C. Bassano);<br />

3° Danilo Grassi<br />

(S.C. Giannoni Magnago).<br />

La seconda (e ultima)<br />

vittoria sanremese.<br />

Inserzione a pagamento a cura di Emanuela Valentino<br />

Per ritrovare un profeta<br />

in patria nell’albo d’oro<br />

della corsa bisogna scorrere<br />

la storia della “Borrin”<br />

fino al 29 settembre<br />

1996 (edizione riservata<br />

agli Esordienti), quando<br />

Alessandro Gazzano<br />

della Sanremese Ciclismo<br />

regolò in volata un<br />

gruppone compatto di<br />

sessanta corridori provenienti<br />

da tutto il nord<br />

Italia sul traguardo di via<br />

Lamarmora. A completare<br />

il podio, Matteo Stuani<br />

della Caramagna Imperia<br />

e Davide Lambiase<br />

della Ciclistica Arma.<br />

La sessantottesima<br />

edizione nel ricordo di<br />

Mario Cattaneo. Quella<br />

che andrà in scena domenica<br />

2 giugno sarà la<br />

prima “Coppa Borrin”<br />

senza lo storico presidente<br />

dell’Unione Sportiva<br />

Sanremese sezione Ciclismo.<br />

In sua memoria e<br />

con un velo di commozione,<br />

dunque, gli organizzatori<br />

e gli atleti sfileranno<br />

lungo i 41,5 km<br />

del percorso che assegnerà<br />

al vincitore il titolo<br />

di campione regionale<br />

“Esordienti”. <strong>Il</strong> “via ufficioso”<br />

verrà dato in via<br />

Lamarmora poco dopo<br />

le 11. Dopo la passerella<br />

di via della Repubblica<br />

e di corso Mazzini, ecco<br />

lo start ufficiale davanti<br />

al “Comunale” (11:30). <strong>Il</strong><br />

gruppo procederà verso<br />

Arma di Taggia (rotonda<br />

Rossat) per poi dirigersi<br />

verso via San Francesco,<br />

bivio Levà, via Goffredo<br />

Mameli, piazza Spinola<br />

e via Levà. L’anello verrà<br />

ripetuto tre volte con<br />

l’opportunità per i fuggitivi<br />

di avvantaggiarsi<br />

sui numerosi saliscendi<br />

armesi. Terminati i giri,<br />

il ritorno a Sanremo sul<br />

percorso dell’andata, con<br />

l’arrivo in cima al primo<br />

tratto di via Lamarmora,<br />

rettilineo in falsopiano<br />

lungo trecento metri probabilmente<br />

indigesto ai<br />

velocisti puri e più adatto<br />

quindi ai finisseur.<br />

Alcune informazioni<br />

storiche sono state rinvenute<br />

all’interno di documenti<br />

custoditi all’interno<br />

della Biblioteca Civica<br />

di Sanremo.<br />

Inserzione a pagamento a cura di Flavio Di Malta<br />

4<br />

5


STORIA<br />

LA VERGINE DELLA MERCEDE E LA GRAZIA DI GUAYAQUIL<br />

UNA GUARIGIONE MIRACOLOSA DALLA FEBBRE GIALLA INDUSSE L’EMIGRANTE SANREMESE A ERIGERE LA PRIMA CHIESA DEL RIONE<br />

Andrea Gandolfo<br />

La storia della chiesa di<br />

San Martino a Sanremo<br />

è legata alle vicende della<br />

famiglia matuziana dei<br />

Parodi, il cui esponente<br />

Giovanni, detto “Jan”,<br />

era emigrato in Ecuador<br />

con la moglie Luigia<br />

Goeta in cerca di fortuna,<br />

stabilendosi nel 1888<br />

nel paese sudamericano,<br />

dove i due coniugi sanremesi<br />

avevano impiantato<br />

un’attività commerciale.<br />

Quando si trovavano<br />

nella città di Guayaquil,<br />

durante un afoso inverno<br />

tropicale del 1893, Giovanni<br />

Parodi fu colpito<br />

da un violento attacco di<br />

febbre gialla che lo ridusse<br />

in fin di vita, tanto che<br />

i medici accorsi subito al<br />

suo capezzale non nascosero<br />

la loro viva preoccupazione<br />

sulle condizioni<br />

disperate del paziente,<br />

al quale gli stessi dottori<br />

non diedero più di un<br />

giorno di vita.<br />

Profondamente sgomenta<br />

e affranta, la signora<br />

Parodi, che era<br />

una donna estremamente<br />

pia e devota, decise<br />

di recarsi presso la vicina<br />

cattedrale di Nostra<br />

Signora della Mercede,<br />

una madonna assai venerata<br />

nei paesi di cultura<br />

iberica e alla quale si<br />

suole attribuire il potere<br />

di proteggere gli schiavi<br />

e i prigionieri in genere;<br />

rivoltasi a Maria Vergine<br />

della Mercede, Luigia<br />

Goeta implorò la grazia<br />

per suo marito, pronunciando<br />

solenne voto che,<br />

al ritorno in patria, lei e il<br />

suo consorte si sarebbero<br />

fatti promotori dell’erezione<br />

di una chiesa dedicata<br />

alla Madonna della<br />

L’Iglesia de la Merced a Guayaquil<br />

Mercede nel loro rione<br />

d’origine, che era appunto<br />

quello di San Martino<br />

a Sanremo. Nella notte<br />

successiva all’accorata<br />

preghiera della signora<br />

Goeta, Giovanni Parodi<br />

si sentì miracolosamente<br />

molto meglio, tanto che<br />

quando, la mattina dopo,<br />

il medico curante giunse<br />

nella sua abitazione per<br />

constatare il decesso del<br />

paziente, trovò Giovanni<br />

perfettamente ristabilito<br />

e in ottime condizioni di<br />

salute.<br />

Rientrati in Italia intorno<br />

al 1900, i coniugi<br />

Parodi decisero di esaudire<br />

il voto fatto alla Madonna<br />

della Mercede in<br />

Ecuador e diedero incarico<br />

nel 1903 all’ingegnere<br />

nizzardo Giulio<br />

Franco Gilli, che aveva<br />

già eretto per il Parodi la<br />

Villa Mercede, di costruire<br />

una chiesa a fianco del<br />

parco della stessa villa,<br />

da mettere a disposizione<br />

dell’ormai numerosa<br />

popolazione del quartiere<br />

di San Martino, che<br />

lamentava da tempo la<br />

mancanza di un luogo<br />

di culto nel rione. <strong>Il</strong> nuovo<br />

edificio sacro, prospiciente<br />

corso Cavallotti e<br />

dedicato, come promesso<br />

a Guayaquil dalla signora<br />

Parodi, a Nostra Signora<br />

della Mercede, fu<br />

solennemente consacrato<br />

dal vescovo di Ventimiglia<br />

Ambrogio Daffra nel<br />

1903. Officiata nei primi<br />

anni come semplice cappella<br />

e affidata alle cure<br />

dei padri dell’Opera della<br />

Divina Provvidenza di<br />

don Luigi Orione, che vi<br />

celebravano una messa<br />

mattutina nei giorni feriali<br />

e le sacre funzioni la<br />

domenica, la chiesa, allo<br />

scopo di garantire alla<br />

popolazione del quartiere<br />

un più capillare servizio<br />

religioso, fu data in<br />

gestione negli anni Venti<br />

ai frati minori francescani,<br />

alla cui curia provinciale<br />

di Genova venne<br />

donata con regolare atto<br />

dai coniugi Parodi nel<br />

1935, rimanendo quindi<br />

affidata alla loro cura<br />

spirituale fino ai giorni<br />

nostri.<br />

Nel 1937, per via<br />

dell’incremento demografico<br />

del quartiere che<br />

aveva reso insufficiente<br />

la capienza della vecchia<br />

chiesa, all’unica navata<br />

centrale ne venne aggiunta<br />

un’altra aperta sul<br />

lato sinistro del fabbricato,<br />

progettata dall’architetto<br />

Silvio Gabbrielli<br />

e poi demolita alla metà<br />

degli anni Ottanta del secolo<br />

scorso allo scopo di<br />

ampliare ulteriormente<br />

l’edificio per renderlo più<br />

adeguato alle esigenze<br />

VIAGGIO ALLE ORIGINI DELLA DEVOZIONE DI JAN PARODI<br />

CORREVA L’ANNO 1903. CONCEPITA COME CAPPELLA CON UN’UNICA NAVATA CENTRALE, LA STRUTTURA FU IN SEGUITO AMPLIATA<br />

del numero sempre più<br />

alto di fedeli del quartiere.<br />

<strong>Il</strong> 31 ottobre 1938<br />

il vescovo di Ventimiglia<br />

Agostino Rousset aveva<br />

eretto la chiesa a parrocchia,<br />

affidata dallo stesso<br />

presule ai frati minori<br />

francescani, proprietari<br />

dell’edificio sacro, al<br />

quale fu trasferito, su autorizzazione<br />

della Congregazione<br />

concistoriale,<br />

il beneficio parrocchiale<br />

dalla chiesa di Santo<br />

Stefano, in modo tale da<br />

alleviare il disagio dei<br />

numerosi fedeli che avevano<br />

incontrato notevoli<br />

difficoltà a raggiungere<br />

le rispettive parrocchie<br />

per adempiere le pratiche<br />

religiose, e in particolare<br />

quelli del rione<br />

San Martino e della collina<br />

di Peiranze verso la<br />

chiesa di Santa Maria degli<br />

Angeli.<br />

Tra le opere d’arte<br />

presenti all’interno della<br />

chiesa si segnalano<br />

in particolare il dipinto<br />

Estasi di santa Rita da<br />

Cascia, realizzato da G.<br />

Tutte le foto presenti a pagina 6 e 7 sono tratte da Facebook (‘Parrocchia N.S. della Mercede Sanremo’)<br />

Rolando nel 1941 e collocato<br />

sopra l’altare sul<br />

lato destro della navata<br />

centrale, una statua<br />

in gesso della Madonna<br />

della Mercede, eseguita<br />

da un gruppo di artisti<br />

spagnoli di Barcellona e<br />

posta sopra l’altare maggiore,<br />

un grande Crocifisso<br />

ligneo, collocato sulla<br />

parete destra della navata<br />

centrale, un dipinto<br />

in cui è raffigurata Santa<br />

Elisabetta d’Ungheria,<br />

patrona dell’Ordine<br />

francescano secolare,<br />

una statua lignea di san<br />

Francesco d’Assisi, realizzata<br />

da Luigi Santifaller<br />

di Ortisei, due statue<br />

in legno raffiguranti rispettivamente<br />

San Giuseppe<br />

e Sant’Antonio da<br />

Padova, e quattordici caratteristici<br />

quadretti della<br />

Via Crucis.<br />

Inserzione a pagamento a cura di Giovanni Nezzo<br />

6 7


MEMORIE<br />

IL LAMPO DI BORROMEO: TRE LENZUOLA E L’ANTENNA EIAR Ultimi AGGIORNAMENTI DA VILLA NOBEL ROTTA SU CRYPTOWORLD<br />

L’ESCAMOTAGE DI CARLO USANNA, ICONA RESISTENZIALE DI SAN MARTINO, INTERDÌ LE CANNONIERE FRANCESI NELL’APRILE 1945<br />

Alfredo Schiavi<br />

Quel continuo frastuono…<br />

Quegli scoppi tremendi…<br />

Quella continua<br />

paura che toccasse a te<br />

ed ai tuoi cari. Bisognava<br />

assolutamente che finissero.<br />

Sanremo aveva<br />

cessato di essere la città<br />

amata dai ricchi borghesi<br />

o statisti o re o imperatori.<br />

Era la città che ospitava<br />

i famosi “maiali” della<br />

Regia Marina e aveva un<br />

deposito di siluri proprio<br />

in centro, vicino a un<br />

convento. Ma questo non<br />

era un segreto. Lo sapevano<br />

anche gli inglesi e<br />

gli americani ed i vicini<br />

francesi... e le bombe perforanti<br />

delle navi alleate<br />

non risparmiavano la città<br />

dei fiori.<br />

«Cerchiamo tre lenzuola<br />

matrimoniali e facciamone<br />

una sola!» fu<br />

l’illuminazione di un ragazzo<br />

diciassettenne. Ma<br />

sorse subito un problema...<br />

logistico. Le lenzuola,<br />

meglio rubarle da un<br />

filo steso in campagna?<br />

Sfilarle da sotto gli occhi<br />

della mamma? Acquistarle<br />

al mercato?<br />

Chissà come, quelle<br />

tre lenzuola comparvero<br />

come per miracolo e un<br />

paio di ragazzi si diedero<br />

da fare nell’effettuare<br />

l’operazione (laboriosa<br />

ma piuttosto semplice)<br />

di cucitura col filo da<br />

rete da pescatori. Si trattava<br />

di farne un bandierone<br />

bianco, vistosamente<br />

grande, da issare<br />

sull’antenna dell’EIAR<br />

(Ente Italiano Audizioni<br />

Radiofoniche, oggi RAI)<br />

Nella vignetta di Claudio della Croce, Carlo Usanna (‘Borromeo’)<br />

e il primo giornale di quartiere (‘Pro San Martino’)<br />

che svettava coi suoi circa<br />

settanta metri in fondo a<br />

via Ansaldi, qui a Sanremo,<br />

nel quartiere San<br />

Martino. Un bandierone<br />

che rivelasse a quelle<br />

due maledette cannoniere<br />

francesi, che bombardavano<br />

senza ratio Sanremo,<br />

che qui ormai era<br />

tutto pacifico, che i nazifascisti<br />

se n’erano andati<br />

già da un giorno e<br />

che quindi era inutile che<br />

queste due navi sprecassero<br />

munizioni, distruggessero<br />

case e aumentassero<br />

il conto delle vittime<br />

e dei danni.<br />

Così, dunque, fu fatto:<br />

le tre lenzuola erano<br />

diventate, per volere di<br />

un ragazzo di San Martino,<br />

un’enorme bandiera<br />

bianca che persino<br />

un tale seduto sul bagnasciuga<br />

della Corsica<br />

avrebbe potuto notare.<br />

Non a caso, dopo poche<br />

ore, quel frastuono finì.<br />

Si può dire allora senza<br />

retorica alcuna che<br />

quel manipolo di ragazzi<br />

del quartiere San Martino<br />

(fra ideatori ed esecutori,<br />

nemmeno una<br />

decina) salvò Sanremo,<br />

o quantomeno contribuì<br />

a farlo. Ci si chiede ancora<br />

se il loro capo, un<br />

certo “Borromeo” (alias<br />

di Carlo Usanna), avesse<br />

trovato ispirazione dalla<br />

lettura de “I ragazzi della<br />

via Pal” dell’ungherese<br />

Ferenc Molnar o se fu<br />

tutto frutto del suo ingegno.<br />

Quel che è certo è<br />

che “Borromeo” guidava<br />

un gruppo di ragazzi del<br />

quartiere in azioni non<br />

prettamente guerresche<br />

durante l’occupazione<br />

nazifascista di Sanremo<br />

(1943-1945). Nello specifico,<br />

li guidava in azioni<br />

propagandistiche, come<br />

l’affissione notturna di<br />

volantini, sui muri e sulle<br />

porte delle abitazioni<br />

del quartiere San Martino,<br />

che esaltavano le gesta<br />

dei partigiani della Ia<br />

Zona Liguria e denunciavano<br />

gli eccidi e le violenze<br />

degli occupanti. Non<br />

avendo a disposizione<br />

colla, utilizzavano farina<br />

bollita.<br />

Si trattava di adolescenti<br />

che non raggiungevano<br />

nemmeno i diciotto<br />

anni. Erano sostenuti da<br />

Umberto Farina, gerente<br />

di un negozio in Sanremo<br />

che sapeva usare il<br />

ciclostile e cominciò per<br />

questo a tracciare con<br />

la punta arrotondata su<br />

carta cerata le prime parole<br />

d’ordine clandestine:<br />

«Via i tedeschi dall’Italia<br />

e via i fascisti loro alleati».<br />

Stampava girando la<br />

manovella di notte, nel<br />

silenzio del negozio, e<br />

a operazione terminata<br />

Borromeo passava a ritirare.<br />

Non pago, fu poi<br />

redattore e stampatore di<br />

un foglietto fronte-retro<br />

intitolato “La voce della<br />

Democrazia”, che dal 1°<br />

novembre del 1944 fu l’unica<br />

voce libera del quartiere:<br />

informava i cittadini<br />

e li teneva all’erta.<br />

Al fianco di quei giovani<br />

coraggiosi, staffettisti del<br />

doposcuola all’insaputa<br />

dei genitori, c’era perfino<br />

un cappellano, padre<br />

Anselmo Perrone, falsa<br />

identità cospirativa.<br />

II suo vero nome era fra<br />

Michele, francescano, ed<br />

era il vice parroco della<br />

chiesetta dei francescani<br />

che si trovava (e si trova<br />

ancora oggi) in corso Cavallotti.<br />

Ma tornando alle lenzuola...<br />

Chissà dov’è finita<br />

quella vistosa bandiera<br />

bianca che salvò Sanremo<br />

da ulteriori tragedie<br />

di guerra! La dovessimo<br />

per magia ritrovare, non<br />

esiteremmo a custodirla<br />

in una teca all’ingresso<br />

di Palazzo Bellevue (il<br />

Municipio di Sanremo)<br />

corredata da una breve<br />

scritta: «Ai ragazzi del<br />

quartiere di San Martino,<br />

la città riconoscente».<br />

Tutto ciò accadde<br />

nell’aprile del 1945. Questo<br />

mio scritto ha compiuto<br />

sette anni. “Borromeo”<br />

ci ha lasciati da tre.<br />

<strong>Il</strong> Sud Est quando era ancora ‘Bar Ristorante delle Candele’.<br />

Sullo sfondo, a destra, si intravede la ‘mitica’ antenna EIAR-RAI<br />

Redazione<br />

È in corso l’opera di restauro<br />

del magnifico affresco<br />

che decora il soffitto<br />

della sala al piano terra.<br />

Dopo la risistemazione del<br />

giardino, dunque, un ulteriore<br />

passo verso il ritorno<br />

all’antico splendore del<br />

prestigioso edificio, reso<br />

possibile dal nuovo gestore<br />

“Prime Quality” (incaricato<br />

per nove anni) e dal suo<br />

amministratore delegato<br />

Gianmaria Leto. Restate<br />

aggiornati sulle pagine Facebook<br />

“<strong>Il</strong> <strong>Quartiere</strong>” (su<br />

cui potrete rileggere l’intervista<br />

rilasciataci proprio<br />

da Leto in occasione<br />

dell’ultimo numero di febbraio)<br />

e “Villa Nobel” (per<br />

seguire le notizie relative<br />

ad eventi e aperture).<br />

Redazione<br />

È appena stato pubblicato<br />

su Amazon il libro<br />

del 25enne sanremese<br />

Alessio Ferraro “Sognando<br />

la luna: il mio viaggio<br />

nel Cryptoworld”. Lo scopo<br />

dell’autore è quello di<br />

esplorare ed esplicare al<br />

grande pubblico il mondo<br />

delle criptovalute, oscuro<br />

ai più ma oggetto di<br />

discussione (anche feroce)<br />

negli ultimi tempi, e<br />

di aiutare a comprendere<br />

la tecnologia Blockchain,<br />

rivoluzionaria e, al tempo<br />

stesso, ancora incompresa.<br />

Con un linguaggio<br />

semplice, Alessio spiega<br />

nozioni apparentemente<br />

difficili da interpretare<br />

come quelle di Bitcoin,<br />

IN BREVE<br />

Crypto, Smart Contract e<br />

Blockchain.<br />

Nel corso della narrazione,<br />

non mancano cenni<br />

più generali sulla matematica,<br />

sull’economia,<br />

sulla finanza e aneddoti<br />

sulle esperienze di Ferraro,<br />

passato dalla pura speculazione<br />

all’amore per<br />

queste nuove tecnologie.<br />

Inserzione a pagamento a cura di Luca Garibaldi<br />

8<br />

9


GASTROSOFIA<br />

CULTO E CULTURA DEL PANE NELL’ENTROTERRA PONENTINO<br />

LE RIVISITAZIONI CONTADINE DI UN ALIMENTO CHE, SEPPUR RAFFERMO, SAPEVA RESTITUIRE UN’ESPLOSIONE DI PROFUMI E SAPORI<br />

Laura Parigi<br />

Laura Parigi,<br />

studentessa sanremese<br />

della facoltà di Scienze<br />

Alimentazione e Gastronomia<br />

all’Università San Raffaele<br />

Roma.<br />

Un tempo non si parlava<br />

di “panino” ma di<br />

pane e companatico o di<br />

fette di pane farcite.<br />

L’usanza di bagnare<br />

con acqua le fette di pane<br />

raffermo, indurito, per<br />

riutilizzarle e gustarle<br />

con farciture varie, è radicata<br />

nella cultura contadina<br />

dell’entroterra del<br />

Ponente ligure, secondo<br />

cui nulla del pane si buttava<br />

via. Un alimento di<br />

cui si doveva e si deve<br />

aver cura e rispetto.<br />

Pane appena sfornato<br />

o pane del giorno precedente,<br />

secco ma opportunamente<br />

ammorbidito<br />

e condito, a pezzi o affettato,<br />

abbracciava pietanze<br />

casalinghe semplici,<br />

autentiche specificità<br />

gastronomiche locali. <strong>Il</strong><br />

pane “nudo” si vestiva di<br />

consistenze morbide ed<br />

eclettiche, tramandate<br />

fino ad oggi di generazione<br />

in generazione. Eccovi<br />

alcuni esempi.<br />

Una ricotta caprina<br />

d’alpeggio fermentata, il<br />

bruss, con erbe e spezie,<br />

dal sapore leggermente<br />

piccante e dal colore<br />

quasi grigio, conservata<br />

in vasi di vetro coperti di<br />

olio extravergine, spalmato<br />

su ‘bruschette’ di<br />

pane triorese o carpasino<br />

d’ordiu strofinate con<br />

aglio, era ed è vera delizia,<br />

così come il burro di<br />

latte di pecora brigasca in<br />

alta valle Argentina o di<br />

capra in alta valle d’Arroscia,<br />

prodotti dalla schiuma<br />

del latte, recuperata<br />

in una conca di terracotta,<br />

poi battuta nella bireira.<br />

Degne di alta considerazione<br />

sono la crema di<br />

olive cultivar taggiasche<br />

‘Bistecca’ alla sanremasca e ‘bruschette’ ponentine<br />

e le pumatte secche, conservate<br />

in olio EVO.<br />

Molto invitanti e profumate<br />

le fette di pane<br />

sfregate con il raro aglio<br />

di Vessalico o condite<br />

con agliata del Ponente,<br />

diversa dalla genovese<br />

e simile alla provenzale<br />

‘rouille’ con uova.<br />

La crema del Mar Ligure,<br />

densa, scura, dal<br />

forte odore di angiùe salate,<br />

l’acciugata, che un<br />

tempo farciva il pane di<br />

pescatori imperiesi e savonesi<br />

e discendeva dal<br />

‘garum’ romano, si gusta<br />

oggi molto volentieri<br />

su crostini abbrustoliti,<br />

oltre che nel condijun di<br />

verdure fresche dell’orto,<br />

sulla sardenaira e sulla<br />

pasta. Infine pane raffermo<br />

inumidito, impreziosito<br />

con pestùn di fave, di<br />

origine saracena, alternativa<br />

al pesto genovese,<br />

è ricetta primaverile antica,<br />

fresca, aromatizzata<br />

con aglio e menta appena<br />

raccolta ed arricchita con<br />

pecorino d’alpeggio.<br />

Pan e pumatta preparato<br />

con il pane tondeggiante<br />

de basure di<br />

Triora, offre una valida<br />

alternativa al “panino”<br />

con il pomodoro per il sapore<br />

particolare delle fette<br />

artigianali a base di farina<br />

integrale, spolverate<br />

di crusca, ben irrorate di<br />

olio nostrano. Un poco<br />

di basilico o una spolverata<br />

di origano di montagna<br />

profumano sapientemente<br />

di “terra nostra” il<br />

pane casereccio contadino,<br />

ancora oggi impastato,<br />

lievitato e cotto secondo<br />

la consuetudine di un<br />

tempo, venduto in foglie<br />

di castagno.<br />

La ‘bistecca alla sanremasca’<br />

è invece un “panino”<br />

imbottito semplice,<br />

gustoso e profumato.<br />

<strong>Il</strong> pane di san Romolo,<br />

dal taglio quadrangolare<br />

e dalla crosta croccante,<br />

preparato a mano e<br />

spolverato con semola<br />

alla base, cotto in un antico<br />

forno a legna, con<br />

marchio DE.CO., dalla<br />

ricetta “segreta”, ineguagliabile,<br />

è apprezzato da<br />

residenti e turisti.<br />

La piccola frazione sulle<br />

alture di Sanremo, a<br />

768 m di altitudine, che<br />

prende nome dal santo<br />

vescovo protettore della<br />

città dei Fiori, propone<br />

una specialità tipica me-<br />

‘Bistecca’ alla sanremasca e ‘bruschette’ ponentine<br />

diterranea con pomodoro<br />

cuor di bue, sale, basilico<br />

in foglia piccola,<br />

abbondante olio extravergine<br />

d’oliva taggiasca,<br />

in dialetto pan e pumatta.<br />

<strong>Il</strong> pomodoro, maturo,<br />

è spegazà, mai tagliato a<br />

fette né fatto a tocchetti:<br />

la tradizione vuole che<br />

sia schiacciato con il pollice.<br />

Si sbrignacca infatti<br />

in una specie di ‘bistecca’<br />

rossa, pastosa, all’interno<br />

del pane “bucato”<br />

e privato di tutta la mollica.<br />

Le due sciappe sovrapposte,<br />

intrise d’olio,<br />

pressate sul pomodoro<br />

con forza ed appiattite,<br />

si portano alla bocca con<br />

le mani, senza tovagliolo.<br />

Se non ci si unge di olio<br />

GASTRONOMIA<br />

L’EPOPEA DI ENEA E DELLA SUA SARDENAIRA OLTREMANICA<br />

STORIA DI UN PIONIERE SANREMESE DELLA PANIFICAZIONE E DINTORNI DAGLI INIZI (UN BAR IN VIA MONTÀ NEL 1958) A OGGI<br />

“fino ai gomiti”, come dicono<br />

gli anziani, non si<br />

sta gustando il vero “panino<br />

della memoria”, con<br />

il pomodoro. Per grandi<br />

e piccini il pan c’ha prima<br />

murdà a te inamùa<br />

resta il preferito da consumare<br />

sul prato di San<br />

Romolo oppure in spiaggia,<br />

in estate e non solo.<br />

Quelle sopra riportate<br />

sono alcune delle ricette<br />

dei semplici, sopravvissute<br />

nel presente, dagli<br />

ingredienti essenziali,<br />

che trasmettono saggezza<br />

contadina e si concretizzano<br />

in un’esplosione<br />

di profumi e sapori, al<br />

tempo stesso delicati e<br />

accesi, “dolci” e piccanti.<br />

Ricette a base di pane,<br />

“belle e buone”.<br />

Redazione<br />

(con Martina Tarantino)<br />

A San Martino, dici<br />

«gastronomia» e l’acquolina<br />

in bocca ti porta a<br />

strascicare la “a” – alla<br />

Homer Simpson – fino<br />

a sospirare «Enea». Sotto<br />

quell’insegna moderna<br />

che recita “Enea Sardenaira”,<br />

campeggiante<br />

in cima al primo tratto<br />

di via Lamarmora, si nasconde<br />

infatti un pezzo<br />

di storia sanremese della<br />

“ristorazione e dintorni”.<br />

Enea e Silvana, i pionieri<br />

dell’attività, aprirono<br />

la loro prima attività<br />

nel lontano 1958. Si trattava<br />

di un baretto all’inizio<br />

di via Montà, proprio<br />

di fronte al mercato<br />

annonario, con un ampio<br />

dehor che permetteva<br />

a diverse orchestrine di<br />

intrattenere la clientela<br />

(pure internazionale) la<br />

sera. Ma è nel 1964 che il<br />

pezzo forte della casa viene<br />

consacrato addirittura<br />

sul piccolo schermo: merito<br />

di un documentario<br />

della “British Pathé” che<br />

presenta una succulenta<br />

e ancora fumante “sardenaira”<br />

di Enea e Silvana<br />

al grande pubblico.<br />

I due, forse anche in<br />

virtù del successo televi-<br />

sivo riscosso, decisero di<br />

dedicarsi a tempo pieno<br />

al forno e di spostare la<br />

loro attività in via Margotti,<br />

a Baragallo. Infine,<br />

nel 1998, il trasferimento<br />

definitivo a San Martino<br />

con l’abbandono dell’ingrosso<br />

e la prosecuzione<br />

della tradizione familiare<br />

grazie anche all’impegno<br />

della figlia Nadia, del<br />

marito Tonino e della nipote<br />

Martina.<br />

Ultima in ordine di<br />

tempo a riconoscere<br />

la bontà e la continuità<br />

del loro lavoro è stata,<br />

nel 2018, la troupe della<br />

“Prova del cuoco”, fortunata<br />

trasmissione RAI.<br />

I fiori di zucca ripieni.<br />

Abbiamo chiesto proprio<br />

a Martina e, per suo tramite,<br />

allo staff intero, di<br />

svelarci qualche segreto<br />

delle prelibatezze di<br />

“Enea”. Ne è uscito qualche<br />

appunto sulla preparazione<br />

dei fiori di zucca<br />

ripieni che – ne siamo<br />

certi – perfezioneranno<br />

la tecnica dei più e met-<br />

1958, l’anno in cui tutto ebbe inizio. Agli estremi Silvana ed Enea, al centro un cantante d’orchestrina,<br />

a completare il quadro tre turisti inglesi<br />

1964, il documentario British Pathé immortala Enea e Silvana<br />

e la loro ‘sardenaira’ destinata a diventare ben presto leggendaria<br />

teranno alla prova gli<br />

eventuali neofiti pronti a<br />

cimentarvisi.<br />

«Per prima cosa bisogna<br />

pulire i fiori di zucca<br />

senza utilizzare l’acqua.<br />

È necessario togliere il<br />

pistillo e il gambo del<br />

fiore. Da parte si prepara<br />

il ripieno quindi in<br />

una ciotola mettiamo le<br />

patate, precedentemente<br />

bollite e schiacciate,<br />

vi aggiungiamo del grana,<br />

della mortadella a<br />

dadini, un po’ di noce<br />

moscata, pepe e sale. Incorporiamo<br />

poi le uova e<br />

creiamo un ripieno omogeneo.<br />

Delicatamente riempiamo<br />

i fiori cercano di<br />

mantenere la loro forma<br />

originale e stando molto<br />

attenti<br />

a non romperli. Prepariamo<br />

una placca da<br />

forno con della carta forno<br />

su cui adagiamo i fiori<br />

ripieni e li cuociamo<br />

per 15/20 min nel forno<br />

a 200°».<br />

Le colonne portanti del forno in uno scatto più recente<br />

10 11


RACCONTI<br />

FINALMENTE RISOLTO IL GIALLO DEL “LEONE DEL RONDÒ”!<br />

L’ESITO DELL’INDAGINE DELLA 1 a A DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO CENTRO LEVANTE SULLA SPARIZIONE DEL FELIDE MUNICIPALE<br />

Coordinati dalla professoressa<br />

Monica Cassese,<br />

gli alunni hanno<br />

partecipato al concorso<br />

letterario “San Giovanni<br />

Bosco” bandito dal centro<br />

di formazione professionale<br />

CNOS-FAP – Istituto<br />

Don Bosco di Vallecrosia,<br />

in collaborazione e<br />

col patrocinio del comune<br />

di Vallecrosia. Siamo lieti<br />

di condividere coi nostri<br />

giovani scrittori la gioia e<br />

l’orgoglio per aver riportato,<br />

grazie al testo che<br />

segue, un meritatissimo<br />

successo!<br />

Qualche tempo fa rondò<br />

Garibaldi aveva una<br />

rotonda impreziosita da<br />

un’aiuola in cui troneggiava<br />

uno splendido leone<br />

arrampicato su una<br />

palma. Ogni notte il leone<br />

si svegliava e girava<br />

per tutta Sanremo; uno<br />

dei suoi posti preferiti<br />

era il Forte di Santa Tecla:<br />

con tutto quello spazio<br />

pieno di verde poteva<br />

giocare in tranquillità;<br />

gli piaceva tanto anche<br />

quel negozio di caramelle<br />

davanti all’Ariston, lì<br />

poteva mangiare dolci a<br />

volontà. Qualche volta se<br />

ne portava un po’ sotto la<br />

sua palma per mangiarli<br />

di giorno, perché restare<br />

fermo in quel posto era<br />

molto faticoso e noioso.<br />

Dalla sua palma vedeva<br />

tante persone in macchina<br />

che sputavano un<br />

fumo che lui odiava ma<br />

che doveva sopportare in<br />

silenzio. Tra tutte quelle<br />

persone c’erano i bambini:<br />

loro sì che lo ammiravano,<br />

al contrario degli<br />

adulti che continuavano<br />

a guardare la strada senza<br />

distrarsi un attimo.<br />

Una sera d’estate il leone,<br />

girando per Sanremo,<br />

incontrò una bambina<br />

sperduta che sembrava<br />

molto spaventata ma che<br />

lo guardò dritto negli occhi.<br />

<strong>Il</strong> leone per la prima<br />

volta era davvero guardato<br />

e, vista la reazione<br />

della bambina, decise<br />

di rivolgerle la parola:<br />

«Non ti spaventare, io<br />

sono buono, non ti farò<br />

nulla!». La bambina allora<br />

gli fece un sorriso e<br />

il leone le chiese: «Come<br />

ti chiami? Quanti anni<br />

hai? Perché sei in giro da<br />

sola?». La bambina gli rispose:<br />

«Mi chiamo Azzurra,<br />

ho otto anni ed<br />

ero al Moac con i miei<br />

genitori quando all’improvviso<br />

mi sono persa e<br />

ho pensato di raggiungere<br />

casa da sola!». E il leone:<br />

«Non pensi sia pericoloso<br />

alla tua età andare<br />

in giro da sola? Ti ricordi<br />

la via di casa?». Azzurra<br />

rispose: «Certo! Spesso<br />

torno a casa a piedi con<br />

mia mamma! Ma ora<br />

con questo buio…». <strong>Il</strong> leone<br />

la interruppe dicendo:<br />

«Ti accompagnerò a<br />

casa, però nel buio solo<br />

tu, per questa volta, potrai<br />

vedermi mentre gli<br />

altri non lo potranno<br />

fare». Azzurra ringraziò<br />

per la gentilezza il leone<br />

e insieme si avviarono<br />

per la strada di casa.<br />

A un tratto, un gruppo<br />

di malviventi sbucò sulla<br />

strada cercando di afferrare<br />

la bambina per un<br />

braccio. Dal buio balzò<br />

fuori il leone che li spaventò<br />

con il suo ruggito<br />

L’installazione artistica al centro<br />

del rondò Garibaldi.<br />

Era il 2014. Dov’è finito il leone?<br />

(foto tratta da Facebook)<br />

facendoli correre via terrorizzati.<br />

Azzurra ringraziò<br />

il suo amico per<br />

averla salvata e gli disse:<br />

«Non so come avrei fatto<br />

senza di te! Non dimenticherò<br />

mai il tuo gesto,<br />

forse un giorno ti potrò<br />

aiutare io stessa». Così<br />

la bambina giunse a casa<br />

sana e salva.<br />

Qualche tempo dopo<br />

Azzurra al telegiornale<br />

sentì che in tutta la città<br />

cercavano una bestia<br />

che di notte si aggirava<br />

per le vie del centro<br />

ringhiando e ruggendo.<br />

Azzurra riconobbe dalla<br />

descrizione il suo amico.<br />

La sera stessa la bambina<br />

raggiunse il rondò Garibaldi<br />

e disse al leone:<br />

«Amico, ho una brutta<br />

notizia, al telegiornale<br />

ho sentito dire che ti vogliono<br />

catturare, devi assolutamente<br />

scappare».<br />

<strong>Il</strong> leone rispose: «Grazie<br />

per avermelo detto, farò<br />

molta attenzione».<br />

EDITORE DIMA S.R.L.S.<br />

“<strong>Il</strong> <strong>Quartiere</strong>”<br />

Testata giornalistica registrata<br />

presso il Tribunale di Sanremo.<br />

<strong>Numero</strong> di registrazione 1/13 del<br />

29-04-2013.<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Paolo Staltari<br />

staltari@ilquartiere.eu<br />

REDAZIONE<br />

Flavio Di Malta<br />

dimalta@ilquartiere.eu<br />

Alessandro Ruggiero<br />

ruggiero@ilquartiere.eu<br />

Da quella sera, il leone<br />

non si fece più vedere<br />

sull’aiuola di rondò<br />

Garibaldi, ma continuò<br />

segretamente a far visita<br />

alla sua speciale e coraggiosa<br />

amica.<br />

Alfredo Schiavi<br />

schiavi@ilquartiere.eu<br />

Gerson Maceri<br />

gerson.maceri@gmail.com<br />

HANNO COLLABORATO A<br />

QUESTO NUMERO<br />

Sauro Albieri<br />

Monica Cassese e la 1 a A<br />

Andrea Gandolfo<br />

Stefania Manelli<br />

Laura Parigi<br />

Mario Pesante<br />

Martina Tarantino<br />

Non importa che i sogni<br />

siano realtà, l’importante<br />

è che quando siamo<br />

nel buio ci salvino la<br />

vita.<br />

ELABORAZIONE GRAFICA<br />

ellelle studio<br />

Via Pallavicino 6 - Sanremo<br />

CONTATTI<br />

Via della Repubblica, 40 - Sanremo<br />

T. 0184 508892<br />

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canale - IL QUARTIERE<br />

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