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Voci di Moda n.40

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Utero in affitto:<br />

amore o consumismo?<br />

Utero in affitto: quante volte ne abbiamo sentito parlare? Sicuramente<br />

tante, ma nonostante ciò risulta ancora estremamente complesso<br />

crearsi un’accurata opinione in merito. Eppure la colpa non è<br />

nostra, ma della questione in sé che è molto più <strong>di</strong>fficile da analizzare<br />

<strong>di</strong> quanto non sembri, in tutte le sue sfaccettature e con tutte le<br />

controversie che si porta al seguito.<br />

Da una parte il lecito desiderio <strong>di</strong> avere una famiglia e <strong>di</strong> dare amore<br />

a dei figli, dall’altro la denuncia <strong>di</strong> un lusso che secondo qualcuno<br />

non dovrebbe essere concesso, in quanto colpevole <strong>di</strong> trasformare<br />

un essere umano in un oggetto, in merce da compare. Dare un<br />

giu<strong>di</strong>zio favorevole o meno a questa pratica, senza inciampare nei<br />

numerosi ostacoli che la nostra morale si trova a dover affrontare,<br />

<strong>di</strong>venta così un compito arduo.<br />

Ma innanzitutto cosa si intende per ‘utero in affitto’? Sebbene spesso<br />

i mass me<strong>di</strong>a ne parlino, creando anche accese <strong>di</strong>scussioni in merito,<br />

molti hanno ancora parecchi dubbi sulla questione, dubbi che è<br />

bene chiarire prima <strong>di</strong> poter fare qualsiasi tipo <strong>di</strong> valutazione: quando<br />

una donna (la cosiddetta ‘madre surrogata’) decide <strong>di</strong> portare<br />

avanti una gravidanza al posto <strong>di</strong> una coppia sterile, alla quale verrà<br />

affidato il futuro nato, si parla <strong>di</strong> utero in affitto; la madre surrogata<br />

può o meno essere anche la madre biologica del bambino, così come<br />

uno dei genitori affidatari.<br />

La maternità surrogata oltre a non essere accettata e legale in tutti<br />

i paesi (come in Italia), è soggetta a <strong>di</strong>fferenti regolamentazioni a<br />

seconda degli Stati: se, per esempio, in Russia una donna può essere<br />

pagata per affittare il proprio utero, in altri paesi, come in Canada,<br />

è severamente vietato. Perché? Per capire queste scelte occorre<br />

analizzare le questioni etiche che si celano <strong>di</strong>etro questa complessa<br />

questione.<br />

L’utero in affitto può rappresentare una nuova faccia del consumismo,<br />

arrivato al punto <strong>di</strong> mercificare la donna e il bambino?<br />

Per molti la risposta è sì: si tratta <strong>di</strong> un business che pone le sue ra<strong>di</strong>ci<br />

nel desiderio <strong>di</strong> costruire una famiglia anche da parte <strong>di</strong> coloro<br />

che, un tempo, quando la scienza e la tecnologia non possedevano<br />

ancora i mezzi per sod<strong>di</strong>sfare le loro esigenze, avrebbero solo potuto<br />

rassegnarsi. Un business che però ha un prezzo, <strong>di</strong>cono i contrari,<br />

ovvero quello <strong>di</strong> portare molte donne a vendere il proprio corpo per<br />

poter guadagnare del denaro; la pratica dell’utero in affitto rischia<br />

<strong>di</strong> legittimare un grave tipo <strong>di</strong> abuso della donna che, facendo leva<br />

su alcune con<strong>di</strong>zioni economiche <strong>di</strong>sperate, si nasconde <strong>di</strong>etro la<br />

maschera della libertà <strong>di</strong> scelta. E così figli e madri <strong>di</strong>ventano degli<br />

strumenti per raggiungere la felicità.<br />

Eticamente risulta scorretto, agli occhi <strong>di</strong> molti, sfruttare le gravi situazioni<br />

economiche <strong>di</strong> tante donne che, sebbene infelicemente, accettano<br />

<strong>di</strong> dare ad altri il figlio che hanno messo al mondo. È stato<br />

proprio questo a spingere vari paesi a regolamentare la maternità<br />

surrogata, ponendo dei limiti nella sua pratica, al fine <strong>di</strong> garantire<br />

la spontaneità dell’atto della donatrice ed evitare lo sfruttamento <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> povertà.<br />

Elisabeth Ba<strong>di</strong>nter, filosofa e scrittrice francese femminista, si <strong>di</strong>chiara<br />

favorevole al modello britannico, in cui la richiesta dell’utero<br />

in affitto può essere fatta solo da coppie sterili o che per motivi <strong>di</strong><br />

salute non possono in alcun modo portare avanti una gravidanza.<br />

Nel Regno Unito, inoltre, la madre surrogata - che necessariamente<br />

deve godere <strong>di</strong> buone con<strong>di</strong>zioni economiche e fisiche - non riceve<br />

alcun compenso, le è concesso unicamente il rimborso delle spese<br />

me<strong>di</strong>che e ha la possibilità <strong>di</strong> scegliere la coppia a cui verrà affidato<br />

il neonato al termine della gravidanza; tutto questo per evitare la<br />

mercificazione della pratica. L’atto <strong>di</strong> donare, in modo consenziente,<br />

il proprio utero, al fine <strong>di</strong> realizzare un desiderio nobile - come quello<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare genitori - non renderebbe la madre surrogata un mezzo,<br />

in quanto questo non implicherebbe che la donna venga utilizzata a<br />

piacimento <strong>di</strong> chi può permettersi <strong>di</strong> pagare il suo corpo. Il limite tra<br />

lo sfruttamento e l’atto spontaneo sembrerebbe essere rappresentato<br />

così dalla consensualità, dal <strong>di</strong>ritto fondamentale <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo<br />

<strong>di</strong> scegliere per se stesso.<br />

E così da un lato troviamo i sostenitori <strong>di</strong> una maternità surrogata eticamente<br />

regolamentata e dall’altro i fautori della necessità <strong>di</strong> abolirla<br />

ra<strong>di</strong>calmente in ogni sua forma ed accezione.<br />

Ma se quello della madre surrogata sembra essere un ruolo controverso,<br />

nella questione dell’utero in affitto, <strong>di</strong> certo non possiamo<br />

<strong>di</strong>menticarci dei figli, che a loro volta si ritrovano spiazzati <strong>di</strong> fronte<br />

ad una situazione che faticano a comprendere.<br />

Purtroppo non è facile prevedere quali risvolti psicologici possa avere<br />

su un bambino il fatto <strong>di</strong> essere nato da una madre che ha scelto<br />

in partenza <strong>di</strong> affidarlo ad altri, così questo rimane l’ennesimo interrogativo<br />

aperto: egli si sentirà il figlio <strong>di</strong> un grande amore che lo<br />

ha voluto così tanto da metterlo al mondo ad ogni con<strong>di</strong>zione o il<br />

risultato <strong>di</strong> un desiderio egoistico e <strong>di</strong> una necessità economica? Si<br />

sentirà desiderato o abbandonato?<br />

Quello dell’utero in affitto rimane un tema spinoso, per il quale risulta<br />

ancora <strong>di</strong>fficile trovare una soluzione su cui tutti siano concor<strong>di</strong>;<br />

però forse vale la pena <strong>di</strong> farsi qualche domanda in più, <strong>di</strong> non soffermarsi<br />

sulla semplice idea del “si può, quin<strong>di</strong> lo faccio”, <strong>di</strong> non arrivare<br />

a conclusioni affrettate sui nostri <strong>di</strong>ritti senza riflettere su cosa<br />

possano comportare le nostre scelte. Forse dovremmo avere la libertà<br />

<strong>di</strong> scegliere se metterci o meno a <strong>di</strong>sposizione del mondo per renderlo<br />

un posto più felice, o forse dovremmo solamente cercare <strong>di</strong> tenere<br />

a mente che, come <strong>di</strong>sse l’antropologo francese Gustave Le Bon,<br />

“per molti, la libertà è la facoltà <strong>di</strong> scegliere le proprie schiavitù”.<br />

Martina Cogni<br />

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