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Aldo Cesar Fagà - Rivista dell'Associazione Analisti Ambientali - BIOTOPI URBANI E RIGENERAZIONE - La struttura come scultura mutante

Articolo di Aldo Cesar Fagà, testo in cui l'artista guarda alla città (e ai contesti più in generale) come aree dove si sperimentano le relazioni tra i sistemi viventi, processo dove l'arte interpreta le aree interessate attraverso il rapporto che intercorre tra l'uomo, l'animale e il territorio su cui agiscono, ampliando le implicazioni al di là della biosfera. Attraverso le tappe dei suoi progetti d'arte iniziati nei primi anni ottanta, segue questo nuovo punto di vista che considerò, sin da allora, il vivente come il focus progettuale per un nuovo linguaggio dell'arte.

Articolo di Aldo Cesar Fagà, testo in cui l'artista guarda alla città (e ai contesti più in generale) come aree dove si sperimentano le relazioni tra i sistemi viventi, processo dove l'arte interpreta le aree interessate attraverso il rapporto che intercorre tra l'uomo, l'animale e il territorio su cui agiscono, ampliando le implicazioni al di là della biosfera. Attraverso le tappe dei suoi progetti d'arte iniziati nei primi anni ottanta, segue questo nuovo punto di vista che considerò, sin da allora, il vivente come il focus progettuale per un nuovo linguaggio dell'arte.

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RIVISTA<br />

DELLA<br />

ASSOCIAZIONE ANALISTI AMBIENTALI<br />

ISSN 2611-4321 | ISSN ONLINE 2611-5336 | www.levalutazioniambientali.it - N. 2 | Luglio-Dicembre 2018 - Periodico semestrale


NUMERO<br />

2 | 2018<br />

LE VALUTAZIONI AMBIENTALI<br />

Valutare la rigenerazione urbana<br />

Edizioni Le Penseur


LE VALUTAZIONI AMBIENTALI<br />

<strong>Rivista</strong> ufficiale della<br />

N. 2 | 2018 - VALUTARE LA <strong>RIGENERAZIONE</strong> URBANA<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Pasquale De Toro<br />

COMITATO SCIENTIFICO<br />

· Maria Belvisi<br />

· Gabriele Bollini<br />

· Angela Colucci<br />

· Sergio Malcevschi<br />

· Antonio Saturnino<br />

· Alessandro Segale<br />

· Mario Cirillo<br />

· Giuseppe Gisotti<br />

· Marcello Magoni<br />

· <strong>Aldo</strong> Ravazzi<br />

· Renato Vismara<br />

· Mario Zambrini<br />

COMITATO EDITORIALE<br />

· Luca Bisogni<br />

· Alessandro Bonifazi<br />

· Stefania De Medici<br />

· Giovanna Fontana<br />

· Nicola Nasini<br />

· Paola Pluchino<br />

www.levalutazioniambientali.it<br />

ISSN 2611-4321<br />

ISSN Online 2611-5336<br />

Periodico Semestrale<br />

UFFICIO EDITORIALE<br />

Via Montecalvario 40/3 | 85050 Brienza (PZ)<br />

REDAZIONE<br />

C/o FAST- Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche<br />

Piazzale Morandi 2 | 20121 Milano<br />

IN COPERTINA<br />

Napoli, Campus Universitario dell’Ateneo Federico II a San<br />

Giovanni a Teduccio<br />

Foto di Pasquale De Toro<br />

San Giovanni a Teduccio costituisce un quartiere dell’area periferica<br />

orientale della città di Napoli. Nell’aprile del 2015 è stato qui inaugurato<br />

il Polo Universitario che ospita i Corsi di <strong>La</strong>urea in Ingegneria. Il<br />

complesso si espanderà nel tempo fino ad accogliere 4.000 studenti<br />

ed ospitare, oltre a quelle della didattica, iniziative di ricerca e trasferimento<br />

tecnologico. Inizialmente ha offerto nove aule didattiche,<br />

capaci di ospitare circa 1.000 posti/studente, un’Aula Magna per 430<br />

posti, spazi di studio per circa 600 mq, laboratori informatici, biblioteche,<br />

un parcheggio per 400 posti/auto ed un parco pubblico. Esso<br />

è sorto nell’area dell’ex stabilimento industriale Cirio e ha costituito<br />

una occasione per la rigenerazione urbana e la rinascita di Napoli Est,<br />

nell’ambito di un progetto più ampio previsto dal Piano Urbanistico<br />

Attuativo di San Giovanni a Teduccio. Il polo universitario è anche<br />

sede della Federico II Hub (<strong>struttura</strong> per Spin-off, Start-up e Joint-<strong>La</strong>b),<br />

per la cooperazione con il tessuto industriale e, da ottobre 2016, il<br />

polo universitario ospita i corsi della Apple Developer Academy volti<br />

ad offrire agli studenti l’acquisizione di competenze pratiche e una<br />

specifica formazione nell’ambito dello sviluppo di “app”.<br />

DISCLAIMER<br />

I comitati e l'editore non sono responsabili di eventuali errori o<br />

omissioni presenti negli articoli della rivista.<br />

L'editore publisher makes no warranty, express or implied, with<br />

respect to the material contained herein.<br />

EDITORE<br />

Le Penseur di Antonietta Andriuoli<br />

Via Montecalvario 40/3 | 85050 BRIENZA (PZ) - ITALY<br />

Tel. (+39) 0975 381775 | www.lepenseur.it<br />

Per ogni informazione su politiche e finalità della rivista, su modalità di sottomissione e accettazione degli scrittii ecc. visitare il sito<br />

www.levalutazioniambientali.it


INDICE<br />

In questo numero<br />

N. 2 | 2018<br />

LE VALUTAZIONI AMBIENTALI<br />

VALUTARE LA <strong>RIGENERAZIONE</strong> URBANA<br />

EDITORIALE<br />

Pasquale De Toro<br />

7<br />

INTRODUZIONE AL TEMA<br />

Nuova urbanistica e rigenerazione urbana<br />

a cura di Gabriele Bollini<br />

PARTE PRIMA<br />

STRATEGIE E APPROCCI PER LA <strong>RIGENERAZIONE</strong> URBANA<br />

Processi di rigenerazione e metabolismo urbano<br />

Maria Rosa Vittadini<br />

Morfologia termica della città. Un indicatore per la rigenerazione urbana<br />

sostenibile a supporto di azioni <strong>come</strong> il rinverdimento, il raffrescamento delle<br />

superfici e le molteplici proposte di “agricoltura urbana”<br />

Alfonso Crisci, Marco Morabito, Luca Corsato, Alessandro Messeri, Teodoro Georgiadis<br />

L’urbanistica nel terzo millennio<br />

Silvia Viviani<br />

Il terreno dei beni comuni<br />

Carmine Piscopo<br />

Beni comuni e resilienza<br />

Martina Bosone<br />

9<br />

19<br />

35<br />

47<br />

61<br />

67<br />

3


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

PARTE SECONDA<br />

VALUTAZIONI E PROGETTI PER LA <strong>RIGENERAZIONE</strong> URBANA<br />

Qualità e resilienza ambientale nelle proposte di intervento per il sud Milano:<br />

un’analisi quanti-qualitativa delle infrastrutture verdi<br />

Elena Mussinelli, Andrea Tartaglia, Davide Cerati, Giovanni Castaldo<br />

Caratterizzazione di suolo e vegetazione per lo sviluppo di orti urbani<br />

condivisi: il caso studio del parco urbano di Scampia, Napoli<br />

Luigi Ruggiero, Diana Agrelli, Pierpaolo Moretti, Riccardo Motti, Paola Adamo<br />

Green infrastructure: il caso di “Horto in Hotel”<br />

Luca Caruso<br />

Studio di fattibilità del piano di riqualificazione e valorizzazione del centro<br />

storico di Sessa Aurunca<br />

Carolina Capone, Rosa Corradino, Angela Galeano, Valentina Travaglino<br />

Una nuova porta per Monte di Procida: la stazione marittima e la piazza a mare<br />

Ivan Pistone, Luca Scaffidi<br />

Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

<strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong><br />

79<br />

99<br />

109<br />

127<br />

149<br />

157<br />

STUDI E RICERCHE<br />

Che fiume vogliamo?<br />

Andrea Nardini, Giulio Conte<br />

175<br />

4


INDICE<br />

GRUPPI DI LAVORO<br />

Il Gruppo di <strong>La</strong>voro sulle “Valutazioni <strong>Ambientali</strong> Regionali (VAR)”<br />

Maria Belvisi<br />

205<br />

SEGNALAZIONI E RECENSIONI<br />

▪ Rigenerazione urbana e riqualificazione energetica nei centri storici dell’Unione<br />

della Romagna Forlivese – Linee Guida<br />

Unione dei Comuni della Romagna Forlivese; partner del Progetto SUSREG, 2015.<br />

▪ Linee Guida per il rilancio del territorio bergamasco: tra ripristino ambientale e<br />

rigenerazione urbana<br />

Tavolo dell’edilizia – Gruppo di lavoro “Assetto del Territorio, 2016<br />

▪ Guidelines for urban regeneration in the mediterranean region<br />

Priority Action Programme, Regional Activity Centre, Spit, 2004<br />

▪ Regenerating urban land. A Practitioner’s Guide to leveraging private investment<br />

Urban Studies Development, Word Bank Group, 2016<br />

213<br />

215<br />

217<br />

218<br />

5


<strong>BIOTOPI</strong> <strong>URBANI</strong> E <strong>RIGENERAZIONE</strong>:<br />

LA STRUTTURA COME SCULTURA MUTANTE<br />

<strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong><br />

SDS di Architettura - Siracusa, Università di Catania<br />

Parole chiave: Struttura <strong>mutante</strong>, Biocomunicazione, Sistemi ecolutivi,<br />

Città, Segnali, Animali.<br />

ABSTRACT<br />

Nel presente articolo si propone un’analisi del contesto urbano dal punto di vista<br />

dei linguaggi e della biocomunicazione attraverso il rilievo dei segni/segnali comunicativi<br />

operanti nelle relazioni cooperative tra i sistemi biologici che colonizzano<br />

un’area. I temi vengono esaminati secondo il valore comunicativo, considerati<br />

per il loro contenuto espressivo, percettivo, materiale, tecnico, semiotico; l’arte,<br />

il design, gli spazi, non solo urbani, sono dunque valutati mediante il feedback<br />

interspecie uomo/animale e l’assunto mira a indicare le strutture e i dispositivi a tal<br />

scopo orientati sia in contesti urbani che extraurbani riguardo alla rigenerazione<br />

quali strutture adattative e mutanti.<br />

1. Introduzione<br />

Le condotte riferite ai linguaggi nei contesti urbani sono qui intese<br />

<strong>come</strong> spiragli in chiave espressiva, concettuale e comportamentale<br />

quali possibili nuovi indici di relazione tra arte, architettura, design<br />

e la spazialità è saggiata quale sedizione dei segni comunicativi<br />

palesati o palesabili dagli animali e dagli uomini nelle aree interessate.<br />

Sotto questo aspetto il contesto urbano non è considerato<br />

nel progetto quale valutazione di “problemi” <strong>come</strong> fondanti metodologicamente,<br />

la città è “pensata”, invece, attraverso le relazioni<br />

vitali sorte tra gli organismi nel biotopo, forme di vita che hanno<br />

colonizzato l’area interessata. In questo senso, sarebbe la condotta<br />

dei soggetti che la vivono a influenzare forma, funzioni, comportamenti<br />

fisici, scambi, regolatori di crescita e sviluppo. <strong>La</strong> qualità<br />

di questo concetto di crescita e di formazione è comportamento<br />

biologico-fisico-chimico-linguistico piuttosto che l’agire esclusivamente<br />

metaforico soggiacente all’idea di metabolismo urbano. In<br />

tal senso semiotico.<br />

157


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

Sulle tracce del tema urbano ci imbattiamo nel<br />

movimento metabolista che nacque, <strong>come</strong> è noto,<br />

dall’incontro del gruppo di architetti giapponesi<br />

che lo fondò in occasione della World Design<br />

Conference di Tokyo del 1960, circostanza in cui<br />

emersero i concetti di città ed edificio, in senso<br />

figurato, <strong>come</strong> parti di un’entità biologica. Fu il<br />

frutto di metafore tese a considerare la metropoli<br />

similmente ad un “organismo”, sia da un punto<br />

di vista formale, quanto per l’idea di estensione<br />

dell’edificio e del tessuto urbano <strong>come</strong> combinazioni<br />

modulari, sia additive che sottrattive. Si<br />

guardava a questo processo di crescita della città<br />

verso le aree limitrofe <strong>come</strong> a funzioni vitali, talvolta<br />

in osmosi con sistemi vegetali. Dall’utopia<br />

alla prassi, con il “metabolismo urbano” il concetto<br />

si fa oggi ricerca di un equilibrio che studia<br />

i processi biologici cercando modi per conciliare<br />

il rapporto tra il consumo di risorse e le ricadute<br />

ambientali. Tali riferimenti assumono in questa<br />

accezione anche il tratto distintivo di obiettivi<br />

mirati alla riqualificazione, aspetti mutuati tout<br />

court dalla biologia, dalla fisica, dalla matematica,<br />

dalla chimica e dall’ecologia urbana. Molto<br />

in sintesi: la città è un sistema aperto <strong>come</strong> una<br />

cellula che in ingresso ha scambi con l’esterno<br />

sotto forma di risorse nutritive, in uscita con la<br />

sortita di prodotti e scorie. In questi approcci, dal<br />

confronto con una numerosa serie di fattori multidisciplinari<br />

emerge, infine, una linea progettuale<br />

da seguire. <strong>La</strong> ricerca in tale direzione dovrà però<br />

tener conto di una eredità culturale e tecnologica<br />

dove influenze deterministiche possono talvolta<br />

presentarsi sotto forma di schemi derivati dalla<br />

chimica e della fisica classica: «In biologia nulla è<br />

matematicamente prevedibile se non appunto entro<br />

i limiti della fisica classica, cioè di situazioni<br />

molto semplificate» (Sachetti, 1985, p. 85).<br />

È un sapere tecnologico guidato dalla biomimesi,<br />

il ben noto procedimento con cui si guarda alla<br />

natura <strong>come</strong> fonte d’ispirazione per la progettazione<br />

di oggetti o attraverso il quale orientare<br />

la ricerca scientifica. <strong>La</strong> biomimesi però ha un<br />

cammino lunghissimo, cosa che i designer sanno<br />

bene; fuori da ogni pregiudizio, questi orientamenti<br />

verso la natura non sarebbero propri della<br />

scienza moderna né della nostra cultura. L’uomo<br />

ha sempre avuto una continua relazione simbiotica<br />

con il territorio; questi processi costituiscono<br />

piuttosto fattori imprescindibili. <strong>La</strong> tesi della<br />

Biofilia, dà conto di un tratto molto comune tra<br />

gli umani, dando (e sembra una tautologia) fondatezza<br />

scientifica ad un fatto risaputo: l’innata<br />

tendenza dell’uomo verso la natura, verso il vivente;<br />

ipotesi scientifica secondo cui vi sarebbe<br />

un’acquisizione evolutiva da parte dell’uomo di<br />

questa tendenza in quanto coevoluzione genetica<br />

e culturale: «Insomma, la cultura è creata e<br />

modellata da processi biologici, mentre contemporaneamente<br />

i processi biologici sono alterati<br />

in risposta al mutamento culturale» (Lumsden &<br />

Wilson, 1984, p. 156).<br />

A tal proposito, scegliamo tra i tantissimi esempi<br />

noti nel design, nella scienza, nell’arte, il caso del<br />

celebre Crystal Palace eretto a Londra in occasione<br />

della Great Exhibition del 1851, in cui il<br />

progettista del grande edificio che accolse l’evento,<br />

l’architetto e botanico Joseph Paxton, si ispirò<br />

alle caratteristiche <strong>struttura</strong>li della ninfea Victoria<br />

Amazonica. Ma l’atteggiamento verso la natura,<br />

la scienza, il progetto, non è sempre così simmetrico.<br />

Numerosi artisti, architetti e designer hanno<br />

guardato al corpo umano e, più ampiamente, alla<br />

materialità intendendo la faccenda naturale <strong>come</strong><br />

da superare, talvolta <strong>come</strong> obsoleta. Ad esempio,<br />

autori partigiani della dicotomia analogico/digitale<br />

(atomi contro bit) <strong>come</strong> Nicholas Negroponte<br />

(Essere digitali, 1995) che, in fondo, ripropongono<br />

uno schema derivato dal dualismo cartesiano:<br />

res cogitans e res extensa, realtà dove il vecchio<br />

158


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

mondo fisico rappresenta l’antitesi del nuovo<br />

ideale virtuale, trascurando la natura fisica dello<br />

stesso fenomeno digitale. In alcune accezioni<br />

“cyberpunk” la materialità e, di riflesso lo spazio,<br />

evolverebbero verso nuove forme in direzione<br />

di un mondo immateriale. Dietro questa voga<br />

si cela in fondo il conflitto tra una visione determinista<br />

e meccanicista avversa al mondo biologico,<br />

erede di certo positivismo ottocentesco. E<br />

questo, a parte alcune eccezioni, anche quando<br />

più recentemente l’artista indossa il camice da<br />

scienziato prelevando tecniche dal mondo della<br />

biologia e dalla botanica con uno stilema dove<br />

imita la scienza. In arte e design queste tendenze<br />

guardano alla fantascienza e ai riflessi dell’ingegneria<br />

genetica, alle intrusioni protesiche e alle<br />

modifiche sia del corpo, quanto politiche, sociali,<br />

tecniche e psicologiche. Questa attitudine<br />

sembra però trascurare che in natura nulla resta<br />

immutato: cambiamento, simbiosi e metamorfosi<br />

costituiscono la regola. Tali esegeti pare non notino<br />

la soverchiante preponderanza di questi aspetti<br />

e sono così costretti ad un forzato inseguimento<br />

delle applicazioni tecnologiche e dei nuovi prodotti,<br />

esausto frutto della tarda era postindustriale.<br />

L’approccio risulta tautologico agendo dentro<br />

ad un sistema di segni, quello della natura, dei<br />

fenomeni e della società, dove è già all’opera la<br />

metamorfosi di cui si tratta.<br />

Relativamente alla metodologia utilizzata si deve<br />

evidenziare che il lavoro relativo ai principi di<br />

adattamento e mutazione <strong>come</strong> linguaggio che<br />

sta tra arte e design e interessa uomo ed animali è<br />

stato avviato nei primi anni Ottanta. Nel presente<br />

articolo, si propone dunque questo approccio<br />

sintetizzato nel neologismo “sistemi ecolutivi”<br />

ai fini della rigenerazione e sintetizzato nell’assioma<br />

così formulato: «Per ecolutivi si intendano<br />

sistemi che producono effetti in aree macroscopiche<br />

non limitate ai dispositivi materiali ed immateriali<br />

di origine e fisicamente sostanziati; sistemi<br />

capaci di generare esiti tangibili sull’ambiente,<br />

sull’uomo, organismi viventi tra loro connessi in<br />

ragione di tali procedimenti, modificando in senso<br />

adattativo-evolutivo, comportamento, linguaggio,<br />

<strong>struttura</strong> genetica» (<strong>Fagà</strong>, 2008).<br />

2. <strong>La</strong> <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong><br />

<strong>mutante</strong><br />

Con ciò si intende il contesto urbano <strong>come</strong> l’area<br />

dove gli scambi tra i sistemi viventi siano l’aspetto<br />

basilare. Animali, piante, uomo sono parti dinamiche<br />

del processo che attivano il cambiamento<br />

delle aree interessate nell’atto di mutare tramite<br />

la comunicazione.<br />

2.1. Coevoluzione e mutualismo<br />

Se si guarda allo spazio urbano <strong>come</strong> ad un biotopo,<br />

si vede che specie diverse interagiscono<br />

spesso mediante strategie cooperative (la simbiosi):<br />

«Da quando esiste la vita sulla terra, animali e<br />

piante sono riuniti in comunità viventi. Nel caso<br />

della colonizzazione di un nuovo spazio vitale,<br />

di un “biotopo”, si tratta sulle prime di comunità<br />

assai precarie in cui ogni specie cerca la propria<br />

“nicchia ecologica”» (Lindauer, 1992, p. 11).<br />

2.2. Lo spazio e gli organismi<br />

Una grande varietà e quantità di esseri viventi vivono<br />

in spazi condivisi, spesso in un rapporto indissolubile<br />

secondo il principio del mutualismo.<br />

Però, ciò che qui chiamiamo spazio, ha una connotazione<br />

peculiare: spazio ha qui il senso della<br />

continuità tra il piano degli organismi e quello<br />

della biosfera sino ad arrivare al di fuori di essa.<br />

Spazio ed esseri viventi stanno in un rapporto<br />

osmotico. Quale che sia l’area condivisa, gli or-<br />

159


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

ganismi, sebbene assai differenti, sono in rapporto<br />

di reciproca influenza. Un esempio può essere<br />

l’uomo con la flora batterica. In questo caso, organismo<br />

ospite ed ospitato non potrebbero vivere<br />

l’uno senza l’altro.<br />

2.3. Segno, segnale e<br />

comunicazione<br />

Segno e segnale sono parte di questi processi e<br />

sono intesi, tanto <strong>come</strong> biologici che letti <strong>come</strong><br />

informazione e, viceversa, <strong>come</strong> segno che si fa<br />

evidenza biologica. <strong>La</strong> teoria dell’informazione,<br />

la biosemiotica e la zoosemiotica possono interessare<br />

quali punti di congiunzione tra l’evento<br />

biologico e la semiotica. Questi costituiscono gli<br />

aspetti di mediazione tra il livello fisico, il linguaggio,<br />

l’aspetto dell’informazione e della comunicazione:<br />

«<strong>La</strong> parola “semiotica”, nata in settori<br />

terminologici propri della patologia medica,<br />

dove, più spesso sotto forma di “semiotica” definisce<br />

lo studio, l’osservazione e l’individuazione<br />

degli indici osservabili, relative ai mutamenti<br />

delle condizioni corporee, e cioè alle malattie,<br />

sembra attualmente configurarsi <strong>come</strong> “la scienza<br />

totale del linguaggio” (la definizione è di Rudolf<br />

Carnap); in tal senso essa coinvolge lo studio di<br />

tutte le modalità di comunicazione tra organismi<br />

o tra frazioni di un organismo […] Secondo Sebeok,<br />

zoosemiotica e antroposemiotica occuperebbero<br />

due territori distinti, che verrebbero a sovrapporsi<br />

in quelle zone marginali in cui l’uomo<br />

condivide alcuni sistemi di comunicazione con<br />

altri esseri viventi» (Celli, 1976, p. 10).<br />

Come è vero che dobbiamo fare ricorso al contributo<br />

degli zoologi per tentare di avvicinarci al<br />

tema della biocomunicazione, è vero che questi<br />

hanno dovuto fare ricorso alla teoria dell’informazione<br />

formulata da Shannon & Weaver (1949)<br />

per cercare una definizione, non concorde e definitiva,<br />

del concetto di comunicazione; teoria<br />

usata <strong>come</strong> guida per la lettura della comunicazione<br />

animale sulle basi di quella umana mediata<br />

dalla tecnologia: «In ambito specialistico questa<br />

definizione non trova affatto una formulazione<br />

univoca. Dipende dalla prospettiva in base alla<br />

quale si considera l’elemento essenziale della<br />

comunicazione. Pertanto ci imbatteremo in definizioni<br />

differenti formulate dal cibernetico, dal<br />

teorico dell’informazione, dallo psicologo, dal<br />

sociologo, dal biologo. In definitiva, solo una<br />

combinazione degli aspetti parziali e dei criteri<br />

potrà illustrare <strong>come</strong> stanno effettivamente le<br />

cose» (Lindauer, 1992, p. 17).<br />

Certamente, ogni volta che si parla di uomo, si<br />

parla di linguaggio, si parla di animale, si parla di<br />

spazio. Da qualsiasi punto di questa quaterna si<br />

inizi, si giungerà inevitabilmente alle altre. Tale è<br />

il nesso sostanziale che in questo processo sulla<br />

città e sul segno interessa. L’approccio alla questione<br />

urbana ha considerato sin dal 1983, di primaria<br />

importanza il linguaggio, ma con ciò non<br />

si intese dare un accento “concettuale” a questi<br />

intenti, lo si ribadisca, in quanto arte. Tutt’altro.<br />

Se si considera tale azione dal punto di vista dei<br />

segni nella realtà urbana in quanto <strong>struttura</strong> che<br />

muta è significativa la proprietà del segno e del<br />

segnale nella più ampia accezione ed evenienza.<br />

<strong>La</strong> comunicazione non è pensata solo <strong>come</strong><br />

la ricerca di una vincolata e diretta interazione<br />

tra uomo ed animale <strong>come</strong> potrebbe intendersi;<br />

infatti, se questo segno fosse di tipo “alto” tradirebbe<br />

il suo obiettivo rendendo vana l’azione.<br />

Se, ad esempio, cerchiamo di tendere soltanto<br />

e subito all’animale “più intelligente” cioè, ovviamente,<br />

(per quel che ne sappiamo) il più vicino<br />

all’uomo e alla complessità di un linguaggio<br />

simbolico, lavoreremmo sotto l’effetto di un forte<br />

pregiudizio. Non già nell’umanizzare il processo<br />

ma perché, così operando, si perderebbe di vista<br />

160


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

la più complessa, ricca e rivoluzionaria vicenda<br />

del segno quale fenomeno che precede ogni interpretazione<br />

superficialmente significata, escludendo,<br />

a priori, una vastissima gamma di segni<br />

e possibilità. Questo modello non è rivolto alla<br />

città, all’animale o all’uomo, ma considera tutte<br />

le parti del contesto <strong>come</strong> oggetto di interesse nel<br />

cambiamento. Come abbiamo visto la biomimesi<br />

trae ispirazione dalle forme e dai principi della<br />

natura e talvolta il design prende spunto dalle forme<br />

prodotte dagli animali; ad esempio in architettura<br />

si copia la <strong>struttura</strong> del nido degli uccelli<br />

a fini progettuali. Considerando questo dal punto<br />

di vista solo umano si trascura, evidentemente,<br />

il fatto che anche gli animali tendono ad avere<br />

una parte attiva nel rapporto con il manufatto e le<br />

opere umane; modificano infatti i prodotti umani<br />

per i loro scopi (Figura 1).<br />

Figura 1 – Esempio di cicogne che occupano un elemento artificiale adattando le strutture presenti in area urbana ai propri<br />

scopi (foto <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>).<br />

Dal nostro punto di vista l’uomo è quindi parte<br />

sostanziale del processo insieme agli altri soggetti.<br />

Gli aspetti visuali e “plastici” degli oggetti<br />

di cui si parla, modificati da parte degli animali<br />

o dall’uomo, non traggano in inganno; questo è<br />

solo uno degli aspetti. Il processo che qui è definito<br />

<strong>mutante</strong> interessa una vasta serie di elementi<br />

non solo materiali ed è in costante, progressiva<br />

espansione e integrazione, non ha fine ed è sempre<br />

aperto.<br />

161


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

2.4. Lo spazio e il corpo<br />

Qui interessa una idea di spazio che include un<br />

concetto degli accadimenti vicino alla Physis greca,<br />

cioè quel divenire che comprende tutti i fenomeni<br />

del mondo. Per certi versi questi aspetti<br />

hanno attraversato arte, architettura e design con<br />

varie declinazioni <strong>come</strong> accadde, ad esempio,<br />

con il Tattilismo futurista ed il Futurismo più in<br />

generale, la sinestesia in Kandinskji, l’Arte Cinetica,<br />

lo Spazialismo di Fontana, la Body Art, la Performance<br />

Art, la <strong>La</strong>nd Art e l’ineludibile aspetto<br />

fenomenologico dell’architettura e molti altri fatti<br />

culturali. Questi ci dicono dell’interessamento<br />

del corpo e dello spazio <strong>come</strong> argomenti espressivi,<br />

di conoscenza ed esplorativi. In questo percorso<br />

i riferimenti furono, alle origini, solo per<br />

citarne alcuni, ad esempio: acque, arie, luoghi<br />

di Ippocrate, De rerum natura di Lucrezio, <strong>La</strong><br />

Metamorfosi delle piante di Goethe. E fu, ancora,<br />

tentativo di superare il linguaggio senza corpo<br />

che si espresse per tanto tempo con le aporie di<br />

certe influenze del digitale in arte. E, d’altra parte,<br />

si tentò di evitare la visione di una natura addomesticata<br />

<strong>come</strong> riflesso urbano, troppo urbano.<br />

2.5. Limiti<br />

<strong>La</strong> consapevolezza della forzatura che si esercitò<br />

era, in questi studi e lavori, molto chiara: nel<br />

1983 è stata fondamentale la domanda: cosa accade<br />

se l’arte e il design si rivolgono ad un altro<br />

essere o a un animale, direzione in cui non vi sia<br />

la realizzazione di un manufatto o un elaborato<br />

creato per l’umano, non più rivolto al suo apparato<br />

percettivo e al suo palco culturale? Furono<br />

domande nate da osservazioni sulla presenza, il<br />

ruolo e la ventura degli animali nei contesti urbani<br />

ed extraurbani e rivolte a quei segni incompleti,<br />

discrasici, mancanti. Ma non fu un lavoro<br />

antispecista o ecologista, anche se tali questioni<br />

vi erano, implicite. Era, sin dai primi passi, una<br />

proposta utopica dove il progetto si pose al confine<br />

tra le lingue, i segni, i segnali, gli spazi, i corpi.<br />

Nel progetto per il libro e manifesto Le Macchine<br />

Cambiarne, nato dall’incontro con l’amico scrittore<br />

Salvo Baccio, lungo l’itinerario già avviato<br />

di questi lavori, vengono espressi alcuni intenti<br />

già avviati da alcuni anni: «[...] preferiamo le forme<br />

leggere e mobili, le mutazioni di Proteo <strong>come</strong><br />

quelle animali e botaniche attraversino ancora<br />

la genealogia delle arti e sussultino la genialità,<br />

preferiamo ancora le stratigrafie imperdonabili da<br />

terremoto diventino fisica intrusa delle particelle,<br />

esperimento continuo, tradizione e non avanguardia<br />

e tradizione turbolenta e non pacificata<br />

[…]. Le bestie della scienza catturano la nostra attenzione,<br />

le forme naturali nel regno non escluso<br />

dell’uomo [...]» (Baccio & <strong>Fagà</strong>, 1986).<br />

3. Città e comunicazioni<br />

3.1. Antenne, mappe, uomini e<br />

animali<br />

È oramai nota l’influenza delle radiazioni elettromagnetiche<br />

sul sistema di orientamento di<br />

molte specie animali, essi infatti si posizionano<br />

spazialmente grazie al campo magnetico terrestre<br />

attraverso particolari recettori; alcuni uccelli,<br />

ad esempio, hanno una sorta di “antenna” basata<br />

sull’identificazione delle variazioni dei campi<br />

magnetici terrestri. In una specifica area della loro<br />

testa è presente la magnetite, sostanza sensibile<br />

alle frequenze dei campi magnetici e possono in<br />

qualche caso visualizzare tali frequenze sotto forma<br />

di stimolo visivo nella loro retina. Un sistema<br />

di orientamento simile è presente tra i cetacei e le<br />

interferenze delle radiofrequenze sembrano forti.<br />

È stato riscontrato tale sistema in moltissimi animali,<br />

dai ruminanti ai vermi, alle formiche; le api<br />

162


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

e altre specie hanno subito una pesante riduzione<br />

anche a causa dell’inquinamento elettromagnetico.<br />

Dunque, anche se si può riferire al fenomeno<br />

più generale dell’inquinamento elettromagnetico<br />

e le cui influenze sull’uomo non sono certo trascurabili<br />

e sebbene sia un “effetto indesiderato”,<br />

vediamo quanto questo aspetto interessi il territorio,<br />

la sua visualizzazione, la rappresentazione, il<br />

segno e le influenze sui comportamenti dei sistemi<br />

biologici. Nei primi progetti del 1983, <strong>come</strong><br />

si vedrà, lo spazio venne inteso <strong>come</strong> continuità<br />

tra gli esseri ed i fenomeni nella biosfera, dove le<br />

radiofrequenze mediate da antenne, non più intese<br />

<strong>come</strong> disturbo, fossero considerate collegamento<br />

tra le forme di vita nell’atto di influenzarsi<br />

reciprocamente (Figura 2). Nessi tra insetti, pesci,<br />

ragni, uomini, animali e piante che vengono problematicamente<br />

avvinti dai linguaggi, linguaggi<br />

essi stessi. Si ricorderà che, al tempo, di questi<br />

primi progetti, la diffusa tecnologia georeferenziata<br />

doveva ancora apparire: cellulari, Internet,<br />

Google Street e Google Maps, Google Earth, ovviamente,<br />

non esistevano e non si parlava certo<br />

di “smart city”.<br />

Figura 2 – a) Antenna uccello, Siracusa, <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>, 1983, (foto <strong>Aldo</strong> Palazzolo); b) Solarium, 1984, intervento urbano<br />

sugli edifici, comunicazione umana e animale nel contesto urbano (foto Nino Privitera); c) Particolare.<br />

3.2. Solarium<br />

Tra il 1983 e il 1985 gli interventi/installazioni<br />

urbane interessarono alcuni edifici localizzati<br />

nella zona del quartiere popolare di Grotta<br />

Santa in Siracusa e costituirono un deciso passo<br />

verso l’osservazione e l’azione rivolta alla città.<br />

L’intervento prese il titolo latino Solarium, in italiano<br />

terrazza, interessando quell’area degli edifici.<br />

Questi interventi urbani sono sculture che<br />

“funzionano”, ricevono e trasmettono, e l’uomo<br />

quanto l’animale-antenna sono enti di comunicazione.<br />

Concepiti inoltre <strong>come</strong> intrecci, bozzoli<br />

<strong>come</strong> intessuti da un ragno con forme di insetti,<br />

pesci, uccelli, libellule ed altre forme animali (Figura<br />

3). Lo stare in alto, sul terrazzo, è fondamentale:<br />

area dalla quale i messaggi da decodificare<br />

muovono e arrivano.<br />

Restringendo la questione alla ricezione e trasmissione<br />

di informazioni via etere, vediamo <strong>come</strong><br />

l’antenna sia strumento di mediazione della nostra<br />

percezione del mondo. Sebbene confinata in<br />

163


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

quelle aree degli edifici che non interessano direttamente<br />

l’architettura, l’arredo o il progettista,<br />

costituisce un’estensione dell’edificio, ne è parte<br />

integrante, un ponte verso lo spazio. I segnali coprono<br />

grandi distanze e interessano la verticalità,<br />

l’orizzontalità e riguardano spesso le tecnologie<br />

satellitari rivestendo perciò un notevole interesse<br />

riguardo allo spazio più in generale. Le radiofrequenze<br />

costituiscono quindi un aspetto della rappresentazione<br />

spaziale decodificabile secondo<br />

diversi codici percettivi: visivi, uditivi, spaziali,<br />

interessando sia animali che umani.<br />

Figura 3 – Solarium, 1984, intervento urbano sugli edifici. Comunicazione umana e animale nel contesto urbano<br />

(foto Nino Privitera, particolare).<br />

<strong>La</strong> prima installazione 1 – Perché l’uccello?, che<br />

raffigura un uccello perché esso è dotato di una<br />

capacità di orientamento intrinseca – fa riferimento<br />

ad una sorta di antenna interna e “vede” il territorio<br />

dall’alto. E qui vediamo un altro tema che<br />

accompagnava questi lavori, la serie delle Mappe<br />

immaginarie, serie di opere riferite al tema delle<br />

mappe. L’antenna è, quindi, insieme all’animale<br />

(qui l’uccello) quel nesso causale che implica la<br />

possibilità che l’arte consideri la comunicazione,<br />

la biocomunicazione <strong>come</strong> elemento da introdurre<br />

nelle operazioni estetiche.<br />

Le Mappe immaginarie costituiscono una serie di<br />

opere realizzate con disegni, foto e dipinti, mappe<br />

non realistiche <strong>come</strong> se la terra fosse vista dal<br />

1. Si è scelto di definire “accorpamento” questo tipo di interventi<br />

per distinguerli dalle tradizionali installazioni.<br />

satellite; le sculture sono ispirate alle serre, piccole<br />

biosfere artificiali, e alla trasparenza di insetti,<br />

protozoi ed organismi marini. Ecco che le mappe,<br />

la percezione, la rappresentazione dello spazio<br />

dall’alto e la comunicazione legano uomo,<br />

animali, territorio (Figura 4).<br />

Aspetto fondamentale è che ciò, inoltre, congiunge<br />

la biologia, la fisica, la comunicazione e il<br />

comportamento in una continuità qui considerata<br />

<strong>come</strong> informazione. In questa concezione quella<br />

che tradizionalmente era intesa <strong>come</strong> forma non è<br />

più distinta dalla comunicazione e dal linguaggio 2 .<br />

2. Nel 2001 il progetto era stato esteso all’esterno della biosfera<br />

con il programma che prevedeva la spedizione di un<br />

piccolo satellite per la visualizzazione della terra. Il progetto<br />

che aveva interessato e coinvolto diversi enti e gruppi di<br />

lavoro fu sospeso per la mia posizione di rinuncia riguardo<br />

alla spedizione di un oggetto in orbita geostazionaria.<br />

164


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

Figura 4 – Da sinistra: Scultura con elemento vegetale riferita alle serre-biosfere, 1983, Cabana garden, 1985 (foto Stella Magliocco);<br />

opera della serie delle Mappe immaginarie, 1983; Aerea, <strong>scultura</strong>-biosfera, 1983 (foto <strong>Aldo</strong> Palazzolo).<br />

4. Esplorazione e organismi<br />

viventi<br />

Un momento indicativo per quanto riguarda<br />

l’interesse del paesaggio e gli organismi viventi<br />

si esplicita nell’anno 2000 nei concetti di esplorazione<br />

ed esperimento, curando la direzione di<br />

una residenza per artisti tenutasi nei comuni di<br />

diversi centri del comprensorio ibleo, in Sicilia.<br />

I laboratori e le attività si svolsero per l’arco di<br />

trenta giorni tra il mese di luglio ed agosto in un<br />

residenziale presso il Plesso Vaccaro, antico convento<br />

di Palazzolo Acreide, comune della zona<br />

iblea. In quell’occasione furono oltre 50 giovani<br />

artisti provenienti da tutto il mondo a partecipare<br />

al workshop e gli argomenti ruotavano intorno<br />

ai temi dell’ambiente e dei contesti delle realtà<br />

urbane. Si indirizzò il programma di studi e le<br />

riflessioni su una sostanziale analisi del concetto<br />

di spazio e di esplorazione. Lo spazio concepito<br />

<strong>come</strong> luogo non vincolato all’urbanità, ma rivolto<br />

all’idea di esplorazione associata ai concetti<br />

di limite, ricerca ed esperimento. In questa occasione<br />

l’arte venne considerata <strong>come</strong> prova di<br />

un’esperienza e non <strong>come</strong> spettacolo performativo.<br />

Vennero coinvolte quelle aree proprie delle<br />

esplorazioni naturalistiche e dei contesti estremi<br />

in natura (fondali marini) e si tentò il collegamento<br />

tra aree delle superfici marine e degli abissi, tra<br />

fenomeni ed esseri viventi degli specifici contesti,<br />

interazione interspecie rivolta a gruppi di animali<br />

in ampie aree incontrollabili. Il linguaggio, ancora<br />

una volta, fu decisivo in questo concetto di forma<br />

che tenta di realizzarsi attraverso l’interazione<br />

tra organismi viventi diversi.<br />

4.1. L’Esperimento Posologia<br />

Il laboratorio fu indirizzato alla realizzazione di<br />

un esperimento d’arte (Figura 5), il primo sulla<br />

bioluminescenza e con esseri viventi nel loro<br />

contesto naturale. Il cantiere allestito sulla costa<br />

vide la realizzazione di macchine-sculture galleggianti<br />

e luminose studiate per l’occasione, macchine<br />

che sarebbero state agite dai “performer”<br />

secondo l’obiettivo dell’esperimento. Il performer<br />

si trovava all’interno della <strong>scultura</strong>-<strong>struttura</strong><br />

perché, <strong>come</strong> nel caso della simbiosi, all’interno<br />

di un altro sistema. Le macchine furono progettate<br />

<strong>come</strong> oggetti-<strong>scultura</strong> e considerare <strong>come</strong> enti<br />

di transizione linguistica, costruite con il rigoroso<br />

limite di utilizzare solo oggetti trovati in aree<br />

vicine. Le mutazioni mediate da comunicazione<br />

e influenzate dal comportamento dove si inserisce<br />

il concetto di osmosi tra uomini e altre specie<br />

nei contesti naturali furono, tra gli altri aspetti,<br />

165


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

l’oggetto di questo lavoro svoltosi durante il residenziale,<br />

poi sfociato in un cantiere sulle coste di<br />

Avola e Noto (Figura 6).<br />

Il laboratorio fu dapprima rivolto agli studi sul<br />

corpo umano e alle sculture realizzate a partire<br />

dagli anni Ottanta, trasparenti e legate al mon-<br />

Figura 5 – Da sinistra: Esperimento Posologia, riferimenti, momenti durante l’esperimento con le macchine in azione.<br />

Figura 6 – A sinistra: Grande cetaceo, polietilene e filo metallico, <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>, 1985; a destra: macchina con performer,<br />

insetti e organismi marini bioluminescenti, esperimento di interazione interspecie, Posologia, Y.A.P. Youth Action For peace.<br />

- Comune di Palazzolo Acreide. Comunità Europea, rada di Avola e Noto, <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>, 2000.<br />

166


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

do animale, contenuti che avrebbero interessato<br />

le strutture realizzate sul mare (Figura 7). Altro<br />

elemento inserito fu quello del mezzo attraverso<br />

cui linguaggio di interazione si sarebbe espresso,<br />

la luce. <strong>La</strong> bioluminescenza è il linguaggio e la<br />

forma di comunicazione più antica apparsa sul<br />

nostro pianeta, esso è utilizzato da tempi remoti<br />

dai pescatori per attirare i pesci; particolari batteri<br />

inoltre, utilizzano la bioluminescenza <strong>come</strong><br />

forma di comunicazione producendo il famoso<br />

Milk sea (“mare bioluminescente”). Questi comportamenti<br />

primordiali sono stati mantenuti dalle<br />

cellule di tutto il vivente ed utilizzati <strong>come</strong> principio<br />

comunicativo tra loro. Quindi, oltre che linguaggio<br />

comunicativo rivolto ad un altro essere,<br />

tali componenti e comportamenti di interazione,<br />

sono dentro di noi, i principi costitutivi di quella<br />

informazione fanno parte dell’uomo.<br />

L’esperimento ha cercato di superare le barriere<br />

esistenti tra l’aspetto performativo, l’esperienza,<br />

la prova, la dimostrazione, la comunicazione e la<br />

scienza nel territorio dell’arte, nei contesti naturali<br />

e coinvolgendo esseri viventi di diversa specie.<br />

Figura 7 – Momenti del workshop internazionale, elementi tematici insetti e organismi degli abissi di riferimento. Esperimento<br />

Posologia, <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>, 2000. Rada di Avola e Noto - Y.A.P. Youth Action For peace. Comune di Palazzolo Acreide,<br />

Comunità Europea.<br />

167


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

5. Interazione urbana<br />

5.1. Segnali animali, segnali umani<br />

Tra i momenti di studio sulla città e i processi che<br />

interessano la presenza di diverse specie nelle<br />

aree urbane vi è nel 2008 l’occasione in cui fu<br />

presentata una relazione ed una installazione per<br />

la Generative Art Conference tenutasi al Politecnico<br />

di Milano 3 . In sintesi, fu proposta l’idea che<br />

non fosse sufficiente una simulazione all’interno<br />

del dispositivo con il fine di imitare la vita.<br />

Le forme che si muovono e crescono all’interno<br />

di un dispositivo digitale rimangono estranee alla<br />

vita nel nostro mondo. Con il progetto Sistemi<br />

ecolutivi venne ripresa la questione della topografia<br />

e della telematica dove, però, gli spazi<br />

urbani ed extraurbani, costituiscono l’estensione<br />

del linguaggio, non più rivolto dall’uomo all’uomo,<br />

ma dall’uomo all’animale, dall’animale<br />

all’uomo. L’arte che cambia la prospettiva di riferimento,<br />

non più pensata dall’uomo per l’uomo.<br />

Dispositivi comunicativi mediati da sistemi georeferenziati,<br />

traducono la possibilità di interazione<br />

simultanea tra le specie umana ed animale nella<br />

rete viaria, dove il progetto sperimentale si fa<br />

estensione invertita del linguaggio non più nelle<br />

gallerie, non più solo umana. Dispositivi ad azione<br />

sensoriale, acustica, impulsi visivi, elettronici,<br />

installati nelle reti viarie urbane ed extraurbane,<br />

aeree e marine e comunicazione via satellite poste<br />

tra le comuni segnaletiche e tracciati, e inserite<br />

nei veicoli al fine di evitare gli incidenti causati<br />

dalle “inevitabili” collisioni con gli animali nei<br />

relativi contesti ambientali (Figura 8).<br />

Figura 8 – Ecoluzione, <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>, 2008. Frame due stadi dell’evoluzione del sistema nel contesto stradale. Installazione<br />

e presentazione alla Conferenza Internazionale di Arte Generativa 2008. DIAP-Dipartimento di Progettazione dell’Architettura,<br />

Politecnico di Milano.<br />

Ma fu anche e soprattutto una congettura urbanistica<br />

e spaziale dove la progettualità venne estesa<br />

alle relazioni possibili tra l’uomo e le altre specie.<br />

Un’interazione allargata, ottenuta non solo<br />

attraverso dispositivi informatici, sensori ed altri,<br />

3. Presso il convegno internazionale di Arte Generativa si<br />

presentano articoli, lavori, studi, opere, installazioni sull’arte<br />

generativa che si interessa di creazioni di “forme di vita”<br />

attraverso algoritmi.<br />

indagine sul nesso percettivo e comunicativo-linguistico<br />

intercorrente tra uomo e animale, tecnologia,<br />

veicoli. L’idea nacque dalla constatazione<br />

su <strong>come</strong> non fosse affatto scontato che numerosi<br />

animali giacessero morti ai bordi delle strade.<br />

Mancava una considerazione adeguata del problema.<br />

Così venne fuori l’ipotesi di creare un’arte<br />

di sistemi estesi, un processo di cambiamento<br />

che spostava gli interessi agli ambiti contestuali<br />

168


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

pensati in ragione di una maggiore complessità<br />

di rapporti tra ambiente, uomo, mappe, linguaggi<br />

e spazio. «C’è un rapporto circolare, una interazione<br />

tra diversi livelli e fattori. Il sistema segnaletica<br />

per animali ha un livello tecnologico, fatto<br />

di sensori, trasduttori, trasmettitori, un software<br />

programmato secondo qualità più plastiche che<br />

risponde in maniera diversa, a seconda dei comportamenti<br />

dell’animale e dell’uomo. Ha l’avvio<br />

da un dispositivo programmato a livello di algoritmo,<br />

arriva all’ambiente, ha un’interazione forte,<br />

ha un ritorno nel dispositivo e con i feedback<br />

si autoregola. In definitiva si può considerare<br />

questo tipo di azione <strong>come</strong> una qualità comunicativa<br />

che si adatta, si modifica, evolve e le cui<br />

caratteristiche sono generative» (<strong>Fagà</strong>, 2008).<br />

5.2. Sistemi ecolutivi e contesti<br />

controllati<br />

Nel 2009 viene presentato un progetto per l’Emu<br />

Festival di Musica elettronica ed acusmatica<br />

promosso dal Conservatorio di Santa Cecilia di<br />

Roma che ospita anche installazioni d’arte. In<br />

quell’occasione il progetto proposto fu un’installazione<br />

ambientale dove un uomo e un cane entrano<br />

in relazione in un contesto controllato. In<br />

quel contesto i due soggetti interagiscono attraverso<br />

dispositivi predisposti in un ambiente dove<br />

giocano muovendo parti virtuali e concrete fino<br />

ad arrivare alla costruzione di una scena, muovendo<br />

elementi a tal fine predisposti (Figura 9).<br />

Figura 9 – Proposta per l’Emufest 2009, Festival di musica elettronica e acusmatica, Conservatorio Santa Cecilia, Roma.<br />

Studio per interazione in contesto controllato animale uomo. Progetto e disegno <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>. Controllo suoni, Albino<br />

Taggeo. Rendering Luca Di Giovanni.<br />

169


Le Valutazioni <strong>Ambientali</strong> - Valutare la rigenerazione urbana N. 2-2018<br />

5.3. Il congresso Biotopi Urbani<br />

Nel corso di oltre trenta anni di studi ed attività<br />

riguardo a questi temi sono emersi quesiti, problemi<br />

e nuove istanze. Il congresso Biotopi Urbani<br />

nel 2013, fu punto di confluenza, momento<br />

di studi in cui focalizzare, trattare e studiare in<br />

modo specifico ed interdisciplinare argomenti sui<br />

fenomeni interessati nel processo comunicativo<br />

tra esseri umani ed animali dal punto di vista dei<br />

linguaggi. I temi sono stati affrontati con il contributo<br />

di numerosi studiosi e sono stati divisi<br />

nelle diverse aree di interesse. Sono intervenuti<br />

etologi, ecologi, architetti, matematici, fisici, artisti,<br />

informatici, filosofi, musicisti, e diversi altri<br />

studiosi.<br />

I temi trattati divisi per aree di interesse sono:<br />

• il segno, il segnale, la comunicazione e il visivo<br />

nell’arte;<br />

• arte e biocomunicazione;<br />

• giochi, simulazioni, vite artificiali e mondo reale;<br />

• linguaggio umano - linguaggio animale;<br />

• urbanità - contesto segnale - linguaggio;<br />

• innatismo e apprendimento nell’uomo e nell’animale;<br />

• biocomunicazione e ambienti urbani;<br />

• segnaletica per umani/segnaletica per animali;<br />

• sostanze, suoni, visione e messaggi;<br />

• interfacce, trasduttori, dispositivi - comunicazione,<br />

mappe e interazioni;<br />

• urbanità e biotopi;<br />

• fisica e biologia, interazioni forti?<br />

• design di nuovo tipo, arte e progetto scientifico.<br />

Il convegno si è rivolto perciò ad unarea di studi<br />

interdisciplinari, in questo caso coesi dall’arte intorno<br />

alla complessità delle relazioni tra diversi<br />

soggetti, umani e non umani nei contesti urbani<br />

(Figura 10).<br />

Figura 10 – Biotopi urbani, Sistemi ecolutivi – Segnaletica per animali, Manifesto e locandina del congresso di studi a cura<br />

di <strong>Aldo</strong> <strong>Cesar</strong> <strong>Fagà</strong>. Novembre 2013, Palazzo di Cultura, Comune di Catania. Con workshop, mostre, installazioni ed interventi<br />

di musica acusmatica.<br />

170


Biotopi urbani e rigenerazione: la <strong>struttura</strong> <strong>come</strong> <strong>scultura</strong> <strong>mutante</strong><br />

6. Conclusioni<br />

<strong>La</strong> via dei linguaggi viene qui indicata <strong>come</strong> indispensabile<br />

attivatore di principi attraverso cui<br />

superare le discrasie tra ambiente urbano, espressione<br />

progettuale, tecnica ed elementi vitali. In<br />

questo senso, tali percorsi possono rivelarsi di<br />

particolare interesse in fatto di rigenerazione.<br />

L’approccio qui proposto può divenire significativo<br />

se saranno incrementate serie sempre più ampie<br />

di segni, di scambi e di relazioni tra sistemi<br />

viventi.<br />

Riferimenti bibliografici<br />

• Baccio, S., <strong>Fagà</strong>, A. C. (1986), Le Macchine Cambiarne - Macchine, Frattali e <strong>Fagà</strong>. Testo del libro/manifesto redatto sulle<br />

tracce delle opere di A. C. <strong>Fagà</strong>.<br />

• Celli, G. (1976), Introduzione. In: von Frisch, K., Il linguaggio delle api. Boringhieri Editore, Torino, Italia.<br />

• <strong>Fagà</strong>, A. (2008), Sistemi ecolutivi. DiAP, Politecnico di Milano University. Edited by Celestino Soddu Domus Argenia Publisher<br />

Generative Design <strong>La</strong>b<br />

• Lindauer, M. (1992), Messaggio senza parole. Mondadori Editore, Milano, Italia.<br />

• Lumsden, C. J., Wilson, E. O. (1984), Il fuoco di Prometeo. Mondadori Editore, Milano, Italia.<br />

• Negroponte, N. (2004), Essere digitali. Sperling & Kupfer, Milano, Italia.<br />

• Sacchetti, A. (1985), L’uomo antibiologico. Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, Italia.<br />

• von Frish, K. (1976 ), Il linguaggio delle api. Boringhieri Editore, Torino, Italia.<br />

171

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