Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n.95 dicembre 2018
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LE DIFFICOLTÀ<br />
DEL RICAMBIO<br />
GENERAZIONALE<br />
Il settore agricolo, ormai da diversi anni,<br />
attraversa una fase di ristrutturazione che<br />
ha portato ad alcuni cambiamenti importanti.<br />
Si è assistito ad un drastico calo del<br />
numero di aziende e ad un contemporaneo<br />
aumento medio della dimensione delle<br />
stesse, che per operare proficuamente sul<br />
mercato, necessitano di competenze sempre<br />
più specifiche. Il mercato stesso si presenta<br />
oggi come molto più complesso per<br />
gli operatori che vi si affacciano rispetto<br />
alle generazioni precedenti, con una instabilità<br />
crescente ed una domanda sempre<br />
più segmentata.<br />
La necessità di favorire il ricambio generazionale<br />
è uno dei temi centrali su cui si<br />
fondano le politiche comunitarie e regionali<br />
per il settore agricolo e analizzando i dati<br />
anagrafici degli agricoltori emerge come la<br />
problematica dell’invecchiamento sia più<br />
forte in alcuni paesi tra cui l’Italia. Nel 2013<br />
l’incidenza dei giovani agricoltori (sotto i<br />
34 anni) sul totale del settore era del 6 %<br />
nell’intera Unione Europea mentre in Italia<br />
scendeva al 4,5%. Rispetto alla media nazionale<br />
il dato piemontese risulta migliore<br />
(5,3%) ma rimane evidente il forte sbilanciamento<br />
verso le età più avanzate visto che<br />
i conduttori sopra i 64 anni rappresentano<br />
ancora il 32% del totale.<br />
Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi<br />
studi a livello europeo per identificare<br />
i fattori che riducono la propensione dei<br />
giovani ad entrare nel settore agricolo dai<br />
quali emergono alcuni elementi comuni:<br />
• difficoltà di accesso alla terra (a causa<br />
dei prezzi elevati dei terreni nelle aree<br />
più idonee e della riluttanza degli agricoltori<br />
anziani a ritirarsi dall’attività);<br />
• elevati costi di installazione e scarsa<br />
redditività aziendale, in particolare nel<br />
primo periodo di attività;<br />
• difficoltà di accesso al credito;<br />
• scarsità di servizi nelle aree rurali, in<br />
particolare nelle aree più marginali;<br />
• basso livello di conoscenze (solo una<br />
quota minoritaria possiede già conoscenze<br />
tecniche al momento dell’insediamento).<br />
Tra i giovani che decidono di insediarsi,<br />
molti in realtà risultano<br />
subentranti in<br />
aziende agricole gestite<br />
precedentemente<br />
da altri, in genere<br />
familiari. Tra i loro<br />
obiettivi di breve o<br />
medio termine spesso<br />
si riscontra l’intenzione<br />
di proporre innovazioni<br />
in azienda per<br />
fare fronte alla competizione<br />
crescente<br />
Questi nuovi conduttori<br />
hanno il più delle<br />
volte un’esperienza pregressa come coadiuvanti<br />
e risultano generalmente carenti sul<br />
piano della competenza e dell’esperienza<br />
manageriale. Esigenze differenti manifestano,<br />
invece, coloro che provengono da<br />
altri percorsi formativi e da esperienze<br />
professionali esterne al settore agricolo,<br />
per i quali la barriera principale è composta<br />
dalle scarse conoscenze tecniche e<br />
dalle difficoltà di inserimento nel mercato<br />
(bassa redditività iniziale, poca conoscenza<br />
dei canali commerciali tradizionali).<br />
Questi nuovi conduttori sono segnalati in<br />
aumento negli ultimi anni e mostrano alcuni<br />
elementi comuni, tra cui la ricerca di<br />
modalità di produzione e di vendita che<br />
possano meglio valorizzare la loro offerta e<br />
contemporaneamente metterli al riparo dei<br />
rischi derivati dalle oscillazioni del merca-<br />
L’analisi cerca di<br />
stimare se il<br />
numero di giovani<br />
insediati è stato<br />
effettivamente<br />
superiore a quello<br />
che si sarebbe<br />
osservato senza la<br />
misura<br />
Agricoltura 95<br />
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