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01 e-borghi travel - Montagna e borghi

Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow. Questo mese dedicata alla montagna.

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Rivista digitale di viaggi, <strong>borghi</strong> e turismo slow<br />

Numero <strong>01</strong> 2<strong>01</strong>9<br />

www.e-<strong>borghi</strong><strong>travel</strong>.com


SCOPRI<br />

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approfondire la tua lettura e scoprire ulteriori<br />

dettagli dal sito e-<strong>borghi</strong>.com<br />

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e-<strong>borghi</strong> <strong>travel</strong> <strong>01</strong><br />

www.e-<strong>borghi</strong>.com<br />

Publisher<br />

Salvatore Poerio<br />

direzione@3scomunicazione.com<br />

Coordinamento editoriale<br />

Luciana Francesca Rebonato<br />

coordinamento@e-<strong>borghi</strong>.com<br />

Art director<br />

Ivan Pisoni<br />

grafica@e-<strong>borghi</strong>.com<br />

Segreteria di redazione<br />

Simona Poerio<br />

segreteria@e-<strong>borghi</strong>.com<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Alessandra Boiardi, Cinzia Meoni, Barbara Roncarolo, Luca Sartori,<br />

Giulio Tellarini<br />

Fotografi<br />

Francesco Amendola<br />

Luciano Solero<br />

Traduzioni<br />

Beatrice Lavezzari (inglese)<br />

Marina Bratsilo (russo)<br />

Promozione e Pubblicità<br />

3S Comunicazione – Milano<br />

Cosimo Pareschi<br />

pareschi@e-<strong>borghi</strong>.com<br />

Piersilvio Volpato<br />

volpato@e-<strong>borghi</strong>.com<br />

Redazione<br />

3S Comunicazione<br />

Corso Buenos Aires, 92<br />

2<strong>01</strong>24 Milano<br />

info@3scomunicazione.com<br />

tel. 0287071950 – fax 0287071968<br />

L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti<br />

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Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-<strong>borghi</strong>.com può essere<br />

riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa,<br />

in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia,<br />

registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da<br />

parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni<br />

contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può<br />

accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse<br />

dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione.<br />

Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è<br />

quello dei contributori.<br />

È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini,<br />

laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo<br />

per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica<br />

in ogni pubblicazione successiva.<br />

© 2<strong>01</strong>9 e-<strong>borghi</strong>


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Tastefully Italian<br />

sanpellegrino.com


Luciana Francesca Rebonato<br />

facebook.com/lfrancesca.rebonato<br />

e- ditoriale<br />

Ogni inizio d’anno delinea una nuova partenza. Noi ci affacciamo<br />

a questo 2<strong>01</strong>9 con un’inedita realtà editoriale: il primo numero<br />

di e-<strong>borghi</strong> <strong>travel</strong>, una serie di guide gratuite dal volto digitale e<br />

con l’anima del magazine dedicate ai <strong>borghi</strong>, ai territori e al turismo<br />

slow del Belpaese. Ogni mese saremo sul web con una monografia<br />

tematica - disponibile anche in versione inglese e russa – che punterà<br />

i riflettori su un tema specifico e accompagnerà i lettori sui set<br />

che abbiamo scelto di rivelare e approfondire, a iniziare dalla montagna.<br />

Un viaggio costellato da grandi classici e inaspettate sorprese:<br />

il 2<strong>01</strong>9 è l’anno nazionale del turismo lento, una filosofia che è al<br />

contempo uno stile di vita per scoprire l’Italia come fosse un vino da<br />

meditazione: progressivamente, assaporandone ogni sorso e istante.<br />

E il passo costante è proprio quello che occorre per andare in<br />

montagna, un arazzo naturale nel quale i <strong>borghi</strong> sono incastonati<br />

come gemme nelle «Grandi cattedrali della terra con i loro portali di<br />

roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte<br />

di porpora» (John Ruskin). Vi porteremo con noi a Sauris in Friuli-Venezia<br />

Giulia e a Luserna, Folgaria e Lavarone sull’Alpe Cimbra, in Valtellina<br />

con un itinerario che si snoda fra Teglio, Tirano, Mazzo di Valtellina<br />

e Grosio e poi ancora sull’Etna, all’Abetone e sul Gran Sasso<br />

per poi dirigerci nelle foreste della Sila. E non è finita qui. Sfogliando<br />

e-<strong>borghi</strong> <strong>travel</strong> potrete trovare spunti e idee per le vostre prossime<br />

avventure: le direttrici da percorrere, i <strong>borghi</strong> e i comprensori ve li<br />

proponiamo per tutti i gusti e “quattro stagioni”, corredati da pratici<br />

suggerimenti nel contesto dell’ospitalità, del food & beverage e dello<br />

shopping, con uno sguardo attento al folclore e alle tipicità locali.<br />

Non solo. Leggende, curiosità, prelibatezze enogastronomiche e recensioni<br />

sono da leggere in un soffio così come la rubrica “Vacanze<br />

fuori posto”. Non vi anticipiamo altro: l’ignoto attrae, e l’emozione si<br />

mette in viaggio.<br />

Luciana Francesca Rebonato<br />

coordinatore editoriale


Sauris<br />

Valtellina<br />

Alpe Cimbra<br />

Sila<br />

Etna<br />

Gran Sasso<br />

Abetone<br />

Alvito


Oltreconfine: Ucraina<br />

Speciale BIT<br />

Vacanze fuori posto: Liguria<br />

Sapori in quota<br />

Leggende<br />

Curiosità<br />

Recensione<br />

La valigia


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Udine, Friuli-Venezia-Giulia<br />

Sauris,<br />

passaggio a nord-est<br />

Luca Sartori


Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT<br />

Alessandra Boiardi<br />

twitter.com/aleboiardi<br />

Photo Solero<br />

photosolero.com


Fitti boschi, pascoli costellati da malghe e<br />

un lago alpino. Sauris è questo e molto altro<br />

ancora: borgo montano del Friuli-Venezia<br />

Giulia, è dominato da cime dolomitiche<br />

e la sua anima si esprime con tre volti: Sauris<br />

di Sotto, Sauris di Sopra e Lateis. Siamo nel<br />

cuore della Carnia, la natura regna incontrastata<br />

ed è il lago di Sauris, specchio dai colori<br />

verde smeraldo e turchese, ad accogliere chi<br />

arriva a questo angolo di paradiso. In inverno<br />

si praticano sci da discesa e di fondo, sci<br />

alpinismo e pattinaggio sul ghiaccio, si percorre<br />

il paesaggio in motoslitta, si seguono<br />

corsi di sleddog e, per i più romantici, si contemplano<br />

paesaggi innevati nel comfort di<br />

slitte trainate da cavalli. In estate, invece, si<br />

scoprono sentieri a piedi, in mountain bike o<br />

a cavallo fra prati, boschi e sponde del lago,<br />

oppure si praticano canyoning, tennis, pallacanestro<br />

ed equitazione. Non solo. Numerose<br />

sono le opportunità sportive perseguibili<br />

nell’attrezzato centro “Borgo dello sport e<br />

del benessere”, provvisto di centro wellness,<br />

saune e piscina, il tutto immerso nel verde<br />

tra Sauris di Sopra e Sauris di Sotto. A sport<br />

e relax a Sauris si uniscono arte, cultura ed<br />

enogastronomia: il borgo, infatti, è ricco di<br />

storia e tradizioni ed è anche una capitale<br />

del gusto nella quale apprezzare sapori e tipicità<br />

locali.


Sauris da esplorare<br />

Sauris è una continua scoperta. Sulle malghe,<br />

nei boschi, lungo le sponde del lago, sui pascoli<br />

oltre i 1.500 metri d’altezza e nelle frazioni,<br />

fra i rustici dai classici “blockbau”, i tronchi di legno<br />

sovrapposti e incastrati agli angoli. Per gli<br />

appassionati d’architettura e storia è d’obbligo<br />

una visita al santuario di Sauris di Sotto, dal campanile<br />

dalla caratteristica guglia a cipolla e dal<br />

bel rosone sulla facciata, dedicato a Sant’Osvaldo<br />

re di Northumberland, fra i centri devozionali<br />

più noti e prestigiosi della Repubblica Veneta<br />

tra il Seicento e il Settecento. Per approfondire<br />

la conoscenza del territorio, ecco il Museo di<br />

Sant’Osvaldo, ospitato nella canonica, per un<br />

viaggio nella storia della comunità fra pergamene<br />

del ‘400 e del ‘500, argenterie, paramenti sacri<br />

e un presepe del ‘700 in cera e stoffa. Da vedere,<br />

a Sauris di Sopra, sono la chiesetta alpina di San<br />

Lorenzo, costruzione cinquecentesca situata su<br />

un pendio a valle dell’abitato, e il Centro etnografico<br />

“Haus van der zahre”, ospitato in un rustico<br />

- un tempo adibito a stalla e fienile -, sede<br />

di pubblicazioni e, negli anni, teatro di mostre<br />

sulle malghe, sulla devozione popolare, il carnevale<br />

saurano, il culto di Sant’Osvaldo e la rete di<br />

sentieri locale.


SCOPRI<br />

Albergo Pa Krhaizar<br />

Struttura e sapori<br />

L<br />

’albergo Pa Krhaizar è il trionfo del legno. Ottenuto<br />

da un’abitazione risalente al 1850, è situato<br />

nella frazione saurana di Lateis. La struttura<br />

originaria autentica è stata volutamente preservata<br />

durante il restauro. I locali comuni e le stanze<br />

sono arredati con il gusto dell’artigianato locale,<br />

d’ispirazione ottocentesca: ambienti caldi e accoglienti<br />

nei quali trovano spazio anche il caratteristico<br />

fogolar e il lavabo in pietra. Nella stagione<br />

estiva, è possibile accedere alla terrazza panoramica<br />

per degustare i prodotti locali, godendo<br />

della splendida vista del lago di Sauris e dei monti<br />

della Carnia. L’albergo Pa Krhaizar è il punto di<br />

partenza ideale per intraprendere camminate<br />

ai rifugi e alle malghe in uno scenario montano<br />

dove il tempo sembra essersi fermato; anche gli<br />

appassionati di trekking a cavallo e di mountain<br />

bike da queste parti trovano percorsi per tutte le<br />

abilità. E’ la saurana Antonella la padrona di casa,<br />

appartenente a una famiglia locale, produttrice di<br />

prosciutto da generazioni. Innamorata della sua<br />

terra, vive con passione il Meublè Pa Krhaizar con<br />

la figlia Fulvia e alle collaboratrici Arianna e Iryna,<br />

assieme accolgono gli ospiti in un’atmosfera discreta<br />

e riservata, luogo perfetto per coloro che<br />

cercano una vacanza rigenerante, per riposare e<br />

vivere la pace del luogo. Una bella giornata qui<br />

inizia dal mattino, con una colazione sana a base<br />

di frutta di stagione, pane integrale, marmellate<br />

e dolci fatti in casa, miele di apicoltori locali, formaggi<br />

genuini, insaccati tradizionali, il celebre<br />

prosciutto di Sauris e le uova dei vicini pollai, da<br />

consumare nella stube nella stagione fredda e in<br />

terrazza, baciati dal sole, in quella calda.<br />

La giornata finisce poi accanto al fuoco del tipico<br />

fogolar friulano assaporando una bella tisana<br />

di fiori e piante di Sauris, mentre nel piccolo bar<br />

la casa propone assaggi di grappe e distillati ma<br />

anche sciroppi a base di fiori e frutta e bevande<br />

dissetanti naturali .


Camere e cultura<br />

Chi sceglie il Pa Krhaizar nel cuore della<br />

Carnia trova un servizio di bed & break<br />

fast e, grazie a una convenzione con il ristorante<br />

Peickele del RiglarHaus - situato<br />

a duecento metri dall’albergo -, anche la<br />

mezza pensione. Le camere sono studiate<br />

per soddisfare qualsiasi esigenza. La numero<br />

uno, per esempio, situata al primo<br />

piano, prende il sole del primo mattino,<br />

mentre le camere due e tre sono arredate<br />

in stile arte povera carnica con boiserie<br />

in abete, con pareti e soffitto in legno. E’<br />

invece con vista sui monti e sul giardino<br />

la camera numero quattro, situata al primo<br />

piano nella parte nord-ovest del meublé,<br />

mentre la camera cinque è ubicata al<br />

secondo piano mansardato, una camera<br />

family che si compone di due stanze con<br />

pre-ingresso. Matrimoniale e mansardata<br />

con travi a vista è la camera numero sei,<br />

situata al secondo piano sul lato nord-est<br />

e affacciata sul bosco. Il nome dell’albergo<br />

Pa Krhaizar deriva dal soprannome di uno dei proprietari<br />

del passato, “Krhaizarle”, un tipo bonaccione,<br />

amante del buon vino e delle feste. Dove oggi sorge<br />

l’albergo sovente si ballava al suono di fisarmoniche<br />

e violini, una storia felice di queste mura che non si è<br />

voluta dimenticare. L’albergo, infatti, è anche incontri,<br />

cultura e tanta lettura: Il Club Lateis è l’appuntamento<br />

del Pa Krhaizar che anima le serate con un programma<br />

che prevede degustazioni, incontri, concerti, serate a<br />

tema e antichi racconti con protagonisti, esperti e animatori.<br />

Sotto un cielo certificato da Astronomitaly tra i<br />

più belli e limpidi d’Italia, si organizzano serate a guardare<br />

stelle, pianeti e galassie con il telescopio, assistiti<br />

da un appassionato astrofilo nel silenzio e immensità<br />

del cielo.<br />

E poi ci sono i libri del Pa Krhaizar. Alla fine dell’800 nel<br />

fabbricato abitava una famiglia con otto figli, quattro<br />

preti e altrettanti notai con studio, un’abitazione ricca<br />

di libri e documenti, purtroppo andati perduti. Oggi,<br />

nella piccola libreria vicino all’antico lavabo in pietra,<br />

ci sono i libri che gli ospiti lasciano all’albergo: chi soggiorna<br />

al Pa Krhaizar li può leggere o anche solo sfogliare,<br />

e godersi la pace e il silenzio.


Hotel Riglarhaus<br />

SCOPRI<br />

L’Hotel, tipico chalet di montagna<br />

È<br />

in una delle zone montane più suggestive del<br />

Friuli-Venezia Giulia che l’Albergo Ristorante<br />

Riglarhaus accoglie i suoi ospiti. Un tipico chalet<br />

di montagna, incastonato nelle Dolomiti Carniche<br />

e a 1.200 metri di altezza. Provvisto di un parcheggio<br />

gratuito, l’albergo Riglarhaus sorge a 40<br />

chilometri dall’autostrada A23 e a ottanta minuti<br />

di auto da Udine.<br />

Il ristorante, la<br />

Carnia in tavola<br />

Sono piatti genuini, quelli che si assaporano al<br />

Riglarhaus, d’inverno nell’accogliente sala da<br />

pranzo con il caratteristico fogolar, d’estate nella<br />

fresca veranda. Specialità preparate con prodotti<br />

freschi e di qualità forniti da agricoltori e fornitori<br />

locali e cucinate secondo la tradizione: è il trionfo<br />

del prosciutto, di funghi e di erbe che insaporiscono<br />

gnocchi, risotti e minestre così come i secondi.<br />

Fra le prelibatezze sono tutte da assaggiare il dunkatle<br />

- la crema di ricotta con la polenta -, il frico<br />

- il baluardo gastronomico della Carnia a base di<br />

formaggi di varia stagionatura - e i cjarsons, simili<br />

ai ravioli e con un ripieno dolce e salato che fra gli<br />

ingredienti contempla l’uvetta passa, la mela, la<br />

cannella, gli spinaci e la ricotta.


Le camere, vista su monti e boschi<br />

Il legno è il protagonista delle camere, tutte dotate<br />

di ampio terrazzo affacciato sui boschi e<br />

con vista sui monti. Gli arredi sono un richiamo<br />

alle tipiche case saurane, con tinte calde e avvolgenti<br />

che infondono atmosfera unita al massimo<br />

comfort e in un contesto naturalistico intatto.<br />

Il wellness, benessere in quota<br />

Comfort, calore, tipicità e genuinità. E poi<br />

wellness, che al Riglarhaus significa l’imbarazzo<br />

della scelta e con precisi punti di forza:<br />

docce cromatiche ed emozionali, bagno<br />

turco e sauna finlandese. Entrando nell’area<br />

wellness si accede direttamente a un’ampia<br />

zona relax che conduce agli spazi dedicati<br />

ai trattamenti benessere, mentre un’ampia<br />

vetrata panoramica consente di ammirare il<br />

gruppo del Bivera. Un panorama intrigante,<br />

per rilassarsi con lo sguardo che spazia sulle<br />

cime innevante.


Albergo Diffuso Sauris<br />

SCOPRI<br />

Si dividono fra Sauris di Sopra, Sauris di Sotto,<br />

Lateis e La Maina i 32 alloggi indipendenti<br />

dell’Albergo Diffuso Sauris. E ad accogliere gli<br />

ospiti, alla reception ci sono le saurane “doc” Paola<br />

e Flavia del caratteristico Borgo San Lorenzo, nucleo<br />

storico dell’albergo, meta ideale per vacanze<br />

all’insegna di pace, tranquillità e comfort. L’Albergo<br />

Diffuso Sauris propone residenze di qualsiasi<br />

tipologia e dimensione, dotate di riscaldamento<br />

autonomo, alcune con caminetto o stufa in maiolica.<br />

Si può scegliere fra monolocali, bilocali, trilocali,<br />

quadrilocali e suite – anche con vista lago


dalle differenti metrature e fino a un massimo di<br />

otto posti letto. Tutte le soluzioni dispongono di<br />

attrezzature per la cucina e per il pranzo, biancheria<br />

da letto, bagno e tovagliati, cambio settimanale<br />

della biancheria e fornitura di legna nelle residenze<br />

dotate di caminetto. Fra gli alloggi diverse<br />

opzioni: appartamenti ricavati in edifici tradizionali<br />

o palazzi ottocenteschi con pareti rivestite<br />

in legno e originali travi a vista, monolocali posti<br />

su due livelli, con un ampio terrazzo e con vetrata<br />

panoramica nella zona giorno che illumina la<br />

camera matrimoniale, suite arredata con mobili<br />

di design, con una bellissima vista sulle acque lacustri<br />

e alloggi situati in antichi edifici in pietra e<br />

legno, con balcone panoramico. Fra i servizi offerti<br />

dell’Albergo Diffuso Sauris ci sono il noleggio<br />

gratuito di mountain bike, racchette da neve<br />

e bastoncini oltre alla biblioteca e alla lavanderia.<br />

L’albergo coccola i clienti con il suo elegante Centro<br />

Benessere - ricavato in un antico stavolo - che<br />

propone sauna finlandese, suggestiva area relax<br />

e bagno turco, con gettate di vapore alle essenze<br />

naturali. Un’oasi di relax con bevande calde, olii<br />

essenziali e un intrigante caminetto a bioetanolo.


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fuga romantica o una station wagon per una settimana bianca con tutta la famiglia.<br />

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Chalet Rikhelan<br />

È<br />

sulle piste da sci di Sauris di Sopra che sorge<br />

lo Chalet Rikhelan. D’inverno lo si raggiunge<br />

con gli sci, con le ciaspole o con un servizio di<br />

motoslitta, in estate arrivarci è ancora più agevole:<br />

basta percorrere una comoda strada asfaltata<br />

che giunge direttamente al parcheggio dello<br />

struttura. Dimora storica affacciata sulla valle<br />

del Lumiei, lo chalet è la passione di Augusto e<br />

Daniela che a Sauris regalano magia e forti sensazioni.<br />

Dopo un impegnativo restauro durato<br />

due anni, nel Natale del 2<strong>01</strong>5 sono arrivati i primi<br />

ospiti che hanno subito apprezzato lo stile, l’eleganza<br />

e la cura dei dettagli di questa struttura fra<br />

i monti della Carnia. Negli ambienti del Rikhelan<br />

la semplicità incontra l’eleganza e la pietra, il ferro<br />

e il legno sono i grandi protagonisti di uno stile di<br />

vita nel quale emerge il quotidiano contatto con<br />

la natura circostante. Alle 10 camere con terrazza<br />

esclusiva aperta sul giardino o con accesso dall’esterno,<br />

tutte diverse e arredate in stile alpino - sia<br />

classico sia contemporaneo -, si uniscono la sauna<br />

finlandese, 20 mila metri quadrati di prato ai


limiti del bosco, una terrazza solarium attrezzata<br />

con lettini prendisole, attrezzature - e istruttore<br />

- per il nordic walking e mountain bike elettriche<br />

a noleggio. Lo chalet è situato in una zona<br />

di partenza per numerosi itinerari, sentieri per<br />

trekking e percorsi per mountain bike elettriche,<br />

che, in inverno e con la neve, diventano tracciati<br />

per avventurose escursioni a bordo di motoslitte<br />

in compagnia di guide esperte. In estate sono gli<br />

stessi proprietari a proporre escursioni e itinerari<br />

a piedi e in bicicletta alla scoperta del territorio.<br />

Un soggiorno allo Chalet Rikhelan significa attività<br />

sportive sulla neve nella stagione fredda, in<br />

mezzo alla natura nel periodo estivo e gastronomia<br />

sana e rigorosamente locale per gli ospiti. Fra<br />

questi, i formaggi, i salumi, il miele del giardino<br />

e i numerosi piatti della raffinata cucina saurana<br />

serviti nell’elegante saletta con la stube o, nella<br />

bella stagione, nel terrazzo.


Meublè Schneider<br />

SCOPRI<br />

e Ristorante Locanda Alla Pace<br />

Al Meublé Schneider e Ristorante Locanda Alla Pace di<br />

Sauris si respira la storia. L’edificio, dove si trova oggi il<br />

ristorante, risale al lontano 1804 ed è situato nel cuore del<br />

borgo friulano di Sauris, nella frazione di Sauris di Sotto. Qui,<br />

tra i monti e i boschi della Carnia, si rinnova la tradizione di<br />

quella che era l’antica Locanda Alla Pace, costruzione tradizionale<br />

situata a due passi da tutti i servizi necessari a<br />

rendere confortevole il soggiorno degli ospiti: il supermercato<br />

con il tabacchino e l’edicola, l’ufficio turistico,<br />

lo sportello bancomat, il dispensario farmaceutico e la<br />

pista da sci. Una miscela di comfort e servizi che, negli<br />

anni, sono andati via via migliorando, aggiungendosi<br />

alla tradizionale ospitalità e alla gentilezza del personale.<br />

Gli Schneider giungono alla locanda nel 1900 e<br />

da allora la famiglia resta sempre legata al lavoro nel<br />

locale poi, nel 1992, si inaugura la dependance. Otto<br />

camere arredate con gusto secondo quella che è la<br />

migliore tradizione locale, tutte dotate di servizi<br />

privati con asciugacapelli, riscaldamento autonomo,<br />

televisione e parcheggio adiacente.


Alla calda atmosfera delle camere si unisce, ogni<br />

mattina, il dolce risveglio assicurato dal ricco buffet<br />

della colazione. Il ristorante della struttura, gestito<br />

dalla famiglia Schneider, è particolarmente rinomato<br />

e apprezzato per la cucina tipica saurana,<br />

fatta di piatti semplici e genuini e arricchiti da un<br />

tocco di originalità che li rende particolarmente<br />

raffinati e gustosi. Reinterpretando le ricette provenienti<br />

da diverse culture, da quella italiana alla<br />

friulana passando per l’austriaca - mescolatesi nel<br />

corso dei secoli -, il ristorante ottiene fin dal 2007<br />

il prestigioso inserimento nella guida Michelin.<br />

Nelle due sale da pranzo del Ristorante Alla Pace<br />

si servono, fra le specialità, il classico frico, piatto<br />

a base di formaggio di varie stagionature, patate<br />

e cipolla, i tortelli alle erbe spontanee e ricotta, il<br />

guanciale al forno, la selvaggina e i funghi di stagione.


Sauris da gustare<br />

A<br />

Sauris i buongustai sognano e assaggiano.<br />

Da queste parti è innanzitutto il prosciutto a<br />

dominare la ricca scena di prodotti di alta qualità,<br />

per esempio i salumi in generale - come lo speck<br />

-, i formaggi e le birre artigianali non pastorizzate.<br />

Conosciuto a livello nazionale e internazionale, il<br />

prosciutto di Sauris, dal 2009 tutelato dal marchio<br />

Igp, deve la sua unicità al particolare metodo di<br />

affumicatura, effettuato con il legno di faggio dei<br />

boschi locali. Un metodo antico di conservazione<br />

utilizzato anche per la caratterizzazione delle<br />

trote friulane, allevate in un ambiente naturale<br />

di risorgiva della pianura friulana. Una volta selezionate,<br />

le trote vengono affumicate - come da<br />

tradizione saurana - sulle rive del lago, dove l’aria<br />

pura di montagna e il giusto grado di umidità<br />

conferiscono alla prelibatezza un sapore genuino<br />

e sorprendente. Da assaggiare, fra i formaggi,<br />

quelli di malga: lavorati a latte crudo, come esige<br />

la vera tecnica casearia, mantengono tutte le<br />

caratteristiche organolettiche del latte appena<br />

munto da mucche al pascolo. Un vero portento<br />

per il palato sono i formaggi d’alpeggio Vecchio<br />

e Stravecchio Riserva che, attraverso il microclima<br />

naturale di Sauris, regalano ai gourmet più<br />

esigenti un’esperienza sensoriale costellata da<br />

spiccate note erbacee. Di qualità è anche la birra<br />

artigianale, integrale, non pastorizzata e neppure<br />

filtrata: ben cinque tipologie differenti e senza<br />

l’utilizzo di conservanti.


Prosciuttificio Wolf<br />

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Il contesto paesaggistico e la storia dell’azienda<br />

È<br />

nell’intrigante scenario della Carnia, in<br />

val Lumiei, che sorge il borgo di Sauris.<br />

La natura, protagonista incontrastata<br />

di quest’angolo di Friuli-Venezia Giulia, circonda<br />

con un verde abbraccio il più grande<br />

lago della regione: è il lago di Sauris, meta di<br />

turismo e d’ispirazione artistica, un unicum<br />

di specie floreali e faunistiche altrove scomparse,<br />

tradizioni popolari, religiose ed enogastronomiche.<br />

Quella della produzione<br />

del prosciutto affumicato e degli insaccati<br />

di grandissima qualità è un’antica tradizione<br />

locale ed è stato più di un secolo fa che<br />

Pietro Schneider ha iniziato a “firmare” una<br />

raccolta produzione di prosciutti affumicati,<br />

speck e altri salumi tipici della zona e i suoi<br />

numerosi segreti di abile norcino sono stati<br />

poi tramandati di generazione in generazione.<br />

Ed è proprio a Sauris che Giuseppe Petris,<br />

nipote di Pietro Schneider, ha dato vita<br />

nel 1962 al prosciuttificio artigianale Wolf.<br />

Una realtà di successo che nel 1983 ha conosciuto<br />

un primo importante ampliamento,<br />

con la costruzione di un nuovo edificio, per


far fronte alla crescente domanda. Nel 1998<br />

il prosciuttificio ha ottenuto la certificazione<br />

Iso 9002, a coronamento degli importanti<br />

traguardi conseguiti tra sapienza artigianale<br />

e tecniche d’avanguardia, strumentazione,<br />

personale qualificato e specifici controlli<br />

microbiologici in ogni fase della produzione.<br />

Nel 20<strong>01</strong> una nuova svolta, con un ulteriore<br />

ampliamento della struttura e un’architettura<br />

armonizzata con l’ambiente circostante. Nel<br />

2006 al Prosciutto di Sauris è stata attribuita<br />

la prestigiosa Igp, e nel 2<strong>01</strong>0 la Wolf è passata<br />

dalla certificazione Iso 9000 all’Ifs, più specifica<br />

per il settore alimentare, mentre nel 2<strong>01</strong>2<br />

si sono festeggiati i 150 anni dalla nascita di<br />

Pietro Schneider e i 50 anni dall’inizio dell’attività<br />

di Petris Giuseppe. Le attuali dimensioni<br />

dello stabilimento Wolf consentono oggi<br />

di impiegare una forza lavoro di 60 persone,<br />

una produzione annua di 50.000 Prosciutti di<br />

Sauris Igp, 100.000 Speck di Sauris e migliaia<br />

di quintali di insaccato di pregio.


Le fasi della produzione e i prodotti<br />

Per ottenere due eccellenze come il prosciutto<br />

e lo speck, l’azienda Wolf segue una serie<br />

di fasi produttive fondamentali. Dall’arrivo<br />

della materia prima si passa alla fase di salatura<br />

per procedere poi con l’affumicatura, la stuccatura<br />

e la stagionatura. Solo la perfetta riuscita<br />

di ogni fase garantisce un prodotto finale d’eccellenza.<br />

La materia prima giunge già tagliata:<br />

la coscia posteriore per il prosciutto proviene<br />

dal nord Italia - con preferenza per il Friuli - e<br />

per lo speck dalla Baviera, a cui si aggiungono<br />

il grasso della schiena per il lardo, pancia e pancette,<br />

poi guancia e gola per i guanciali. Per la<br />

salatura di speck e prosciutti si utilizza una serie<br />

di macchinari, per esempio la “massaggiatrice”,<br />

per ammorbidire la carne, poi la salatrice, per<br />

cospargere il prodotto con sale, pepe e aglio. La<br />

salatura viene ripetuta tre volte per il prosciutto<br />

Igp e due per lo speck, alle quali segue, ogni volta,<br />

una settimana in cella frigorifera. Al termine<br />

della salatura seguono la pulitura da sale e spezie<br />

e ancora due mesi e mezzo in cella frigorifera.<br />

E’ quindi il momento dell’affumicatura, che<br />

prevede l’utilizzo esclusivo della legna di faggio<br />

e solamente il fumo ben distribuito - e non il caldo<br />

della fiamma – deve raggiungere il prodotto.<br />

Una durata minore per il prosciutto, del quale<br />

deve solo arricchire sapori e odori, decisamente<br />

superiore per lo speck. Altra fase fondamentale<br />

è la stuccatura, durante la quale il prosciutto<br />

viene protetto con la sugna che gli permette di<br />

respirare e stagionarsi in modo uniforme. Il prosciutto<br />

è dunque pronto per il “salone di stagionatura”,<br />

dove, grazie all’impianto di aerazione<br />

dell’azienda Wolf, si prende l’aria esterna e incontaminata<br />

di Sauris per creare regolari cambi<br />

d’aria all’interno dei saloni. E’ quindi con l’osso<br />

di cavallo fatto penetrare nel prosciutto che, annusandolo,<br />

si appurano livello di stagionatura e<br />

bontà. Se il prosciutto supera la prova, è pronto<br />

per essere venduto. Fra le prelibatezze della<br />

Wolf ci sono, oltre al prosciutto di Sauris Igp e<br />

lo speck, anche l’ossocollo, il fiocco, il salame, la<br />

soppressa, il wolfino, salsicce e cotechini.


SCOPRI<br />

Birrificio Zahre Beer<br />

Alessandra Boiardi<br />

Una birra è la miscela perfetta dei suoi ingredienti,<br />

ma può nascondere molto di più, come<br />

ci dimostra la storia del Birrificio Zahre Beer, che è<br />

una storia di apprendimento, di cura e di tanta dedizione.<br />

E nel cuore della Carnia, a 1.400 metri di<br />

altitudine, è stata prima di tutti la passione a dare<br />

vita alla tradizione che da vent’anni mette in una<br />

birra di montagna tutta la purezza di eccellenti<br />

materie prime e tanta sapienza artigiana. Sandro<br />

Petris, homebrewer dal 1994, ha dato forma alla<br />

sua idea visionaria creando nel 1999 il Birrificio<br />

Zahre Beer e da allora con suo fratello non ha più<br />

smesso di miscelare luppolo, malto e acqua con<br />

una dedizione senza compromessi, carpendo i<br />

segreti dei più bravi mastri birrai italiani ed esteri,<br />

migliorando le sue ricette. E mentre miscelavano<br />

gli ingredienti, i fratelli Petris hanno pensato anche<br />

di produrli direttamente, diventando uno dei<br />

pochi birrifici agricoli in Italia a utilizzare malto<br />

di produzione propria nelle loro birre. Dentro ci<br />

hanno messo tutto – ricette segrete e tradizione,<br />

tempo e innovazione – fino a ottenere risultati


straordinari, tutti da assaporare nelle cinque proposte<br />

di birra Zahre che oggi si possono trovare:<br />

la Pilsen, stile Lager e volutamente poco amara;<br />

la Canapa, anch’essa stile Lager ma con un retrogusto<br />

erbaceo delicato; l’Ouber Zahre, American<br />

Pale Ale realizzata con quattro luppoli e lieviti<br />

ad alta fermentazione; la Rossa Vienna, nata da<br />

un’antica ricetta austriaca e dal risultato finemente<br />

caramellato; l’Affumicata, con cui il palato si incuriosisce<br />

tra giochi di malti e ombre affumicate.<br />

Perché quando è la passione che ti spinge in ciò<br />

che fai, si vede. Ecco perché i fratelli Petris non<br />

si sono limitati a coltivare la propria mettendo<br />

a punto un eccellente processo produttivo, ma<br />

spingendosi oltre con il desiderio di confermare<br />

ostinatamente il legame con il territorio di appartenenza.<br />

Così, sono pronti per presentare presto<br />

al pubblico uno speciale progetto formativo, che<br />

comprenderà una sala didattica e un impianto<br />

dedicato all’apprendimento scolastico.


Malga Alta Carnia<br />

SCOPRI<br />

Pascoli d’alta quota, ambiente incontaminato,<br />

foraggio ricco di proprietà con principi nutritivi<br />

d’alto livello e lavorazione del latte senza processi<br />

di pastorizzazione per mantenere intatte le<br />

proprietà enzimatiche. Il risultato di questi fondamentali<br />

fattori sono i prodotti della Malga Alta<br />

Carnia, con sede a Sauris: l’azienda nasce come<br />

società di affinamento, stagionatura e commercializzazione<br />

del formaggio di Malga Carnia che<br />

mantiene inalterate nel tempo le antiche procedure<br />

della sua produzione. Prodotto in montagna<br />

a un’altitudine compresa tra i 1.500 e i 1.800 metri,<br />

il formaggio di Malga è realizzato con latte fresco<br />

appena munto con l’aggiunta di solo caglio<br />

animale o vegetale. La cantina di affinamento è<br />

ricavata all’interno di un vecchio stavolo, una stalla-fienile,<br />

dove vengono posti, nel periodo estivo,<br />

i formaggi ritirati dalle varie malghe dell’alpe<br />

carnica. E’ qui che il formaggio segue il proprio<br />

percorso di stagionatura, rallentando sensibilmente<br />

durante l’inverno, per l’aumento del freddo,<br />

riprendendo il regolare invecchiamento in<br />

primavera. Le forme provenienti dai vari alpeggi,<br />

una volta poste sopra assi di abete, cominciano la<br />

loro maturazione sprigionando profumi intensi e<br />

muffe che vengono controllate e ripulite dall’affinatore,<br />

figura che nasce in Francia nei tempi


più remoti e che richiede<br />

esperienza e competenza<br />

nel mondo caseario. L’affinamento<br />

consiste nel portare<br />

il formaggio, dopo la fase di<br />

produzione, a una qualità<br />

superiore e a un gusto esclusivo<br />

attraverso la stagionatura,<br />

arte che richiede una<br />

profonda conoscenza del<br />

prodotto. Fra le prelibatezze<br />

della Malga Alta Carnia, oltre<br />

al Malga Carnia nelle versioni<br />

giovane, stagionato, vecchio<br />

e stravecchio, vi sono i<br />

caprini, le ricotte, i formaggi<br />

erborinati e affinati.<br />

Per i palati più esigenti tre<br />

delizie come il FormadiBeer,<br />

il Canapa Cheese e il Greiser<br />

Kahse, affinati rispettivamente<br />

nella birra di Sauris,<br />

nella canapa utilizzata per<br />

produrre la birra alla canapa<br />

e nelle erbe aromatiche e officinali.


SCOPRI<br />

La trota di Sauris<br />

È<br />

sulle rive del lago di Sauris, in località La Maina,<br />

che ha sede la Casa di ZEA, il punto vendita<br />

della trota affumicata di Sauris, fra i prodotti d’eccellenza<br />

del borgo alpino friulano. Ed è l’Azienda<br />

Agricolo Ittica Sigalotti, fondata nel 1962 da Silvestro<br />

Sigalotti e oggi gestita dai figli Giuseppe e<br />

Silvano, che con la purezza delle acque di risorgiva<br />

del Friuli e l’aria incontaminata di Sauris regala<br />

alle trote un sapore unico. ZEA nasce e cresce<br />

nel territorio di Sesto al Reghena, nella frazione<br />

di Bagnarola, dove ha sede l’azienda. L’impianto<br />

di troticoltura del pittoresco Borgo Siega utilizza<br />

le limpide acque della Roggia Versa che favoriscono<br />

l’allevamento della trota ed è attuato con<br />

pratiche ecosostenibili. E’ poi con l’attuazione di<br />

un’affumicatura effettuata a regola d’arte, con<br />

uso di legni selezionati, da quelli locali di faggio e<br />

ciliegio, a quelli di ontano e con gli accurati processi<br />

di salatura e salamoia a base di erbe e spezie<br />

aromatiche, che il prodotto si completa. La Casa


di ZEA, a pochi metri dalle acque del lago di<br />

Sauris, ospita il laboratorio di affumicatura ed<br />

è al contempo il punto vendita dei prodotti<br />

dell’azienda, nel quale acquistare e assaggiare<br />

le specialità e ascoltare consigli per preparare<br />

ricette e piatti tipici del territorio. Protagoniste<br />

assolute, Flama, Šnea e Rach, le tre differenti<br />

sfumature di gusto e morbidezza della trota<br />

affumicata di Sauris. Flama è la trota intera<br />

affumicata in cottura da gustare sfilettata e da<br />

accompagnare con verdure, sottaceti o patate<br />

lesse. Šnea, che in saurano significa neve, è il filetto<br />

affumicato a freddo da abbinare a zucchine<br />

e verdure delicate o gustato come carpaccio<br />

con limone e olio extravergine di oliva. Rach, che<br />

in saurano significa fumo, è il filetto affumicato a<br />

freddo con un trattamento più deciso di quello<br />

di Šnea. Ottimo per antipasti e crostini, abbinato<br />

a zucchine e verdure, è ideale come condimento<br />

per primi piatti. Rach viene accompagnato dalla<br />

Zahre Beer, la birra affumicata di Sauris.


Sauris da vivere<br />

Sauris è movimento, voglia di stare all’aria<br />

aperta, vivere la natura e il paesaggio. Per chi<br />

ama camminare sono numerosi i sentieri che si<br />

diramano negli scenari della valle: semplici percorsi<br />

immersi nel verde dei boschi d’estate e nel<br />

suo coloratissimo foliage in autunno collegano le<br />

frazioni dalle quali si possono intraprendere sentieri<br />

più impegnativi alla scoperta del lago e dei<br />

suoi dintorni fino a raggiungere la vastità dei ripidi<br />

pascoli costellati dalle malghe. Il lago di Sauris,<br />

invece, oltre a essere teatro di pesca, windsurf<br />

e canoa, è anche la meta degli appassionati<br />

di mountain bike. Uno dei percorsi costeggia le<br />

acque del bacino, prosegue a Sauris di Sopra per<br />

giungere a Sauris di Sopra, un tracciato che giunge<br />

all’Orrido del Lumiei e tocca zone storiche e<br />

artigianali della frazione. Anche d’inverno si cammina<br />

praticando nordic walking, poi si pattina sul<br />

ghiaccio al centro dello sport e del benessere e<br />

via libera anche allo sci tra pista rossa e pista blu<br />

- servite da una sciovia -, mentre per i più piccoli<br />

c’è il campo scuola. Per gli amanti del fondo, ecco<br />

l’anello Plotze di Sauris di Sopra, sull’omonima<br />

piana dominata dal monte Bivera.


Laboratorio Artistico<br />

SCOPRI<br />

Legnostile<br />

Alessandra Boiardi<br />

Le avvolgenti atmosfere create dal legno, le<br />

linee accattivanti del design più ricercato, il<br />

connubio perfettamente in equilibrio tra natura<br />

e sapiente mano artigiana: benvenuti nel Laboratorio<br />

Artistico Legnostile, a Sauris, dove la<br />

tradizione più autentica vive nel presente e la<br />

creatività si lascia ispirare da una materia prima<br />

unica. Sì, perché in questo laboratorio – nato nel<br />

1992 su iniziativa dei fratelli Danilo e Ermanno<br />

Plozzer, ai quali si è aggiunto in un secondo momento<br />

anche il fratello Dario – si è molto attenti<br />

alle esigenze contemporanee dei clienti sia per<br />

quanto riguarda i loro gusti e le loro richieste, sia<br />

rispondendo alle preferenze per i prodotti naturali<br />

e attenti all’ecologia. I fratelli Plozzer hanno<br />

scelto di realizzare articoli esclusivamente in legno<br />

massello locale, e di farlo in maniera certificata.<br />

Per questo Legnostile fa parte di una rete<br />

friulana di imprese “12-to-Many”, primo caso in<br />

Italia della filiera foresta-legno, che propone<br />

articoli innovativi a basso impatto ambientale<br />

e realizzati con legname locale, il cui processo<br />

produttivo è garantito per i clienti dalla certificazione<br />

di custodia PEFC.


È da questa materia prima che nascono le sculture,<br />

i mobili decorati e gli arredamenti su misura<br />

di Legnostile, comprese le cucine, i salotti e le<br />

camere, ma anche le porte per interni, scale ed<br />

elementi di arredo per bar, ristoranti e negozi. E<br />

per chi vuole vivere al massimo la tradizione, si<br />

realizzano anche interni in stile “Stube tirolese”<br />

così come vengono organizzati corsi d’intaglio,<br />

di scultura e per la realizzazione di maschere. E<br />

non è soltanto la materia prima a distinguere<br />

tutti gli articoli realizzati, ma anche la lavorazione,<br />

grazie a un procedimento in grado di combinare<br />

l’artigianalità con le tecniche più moderne<br />

per ottenere prodotti sempre unici, i cui dettagli<br />

vengono messi in risalto per un risultato finale<br />

perfetto. Perfetto ed ecologico, visto che per le<br />

finiture vengono utilizzati solo oli e vernici atossici,<br />

nel rispetto ambientale e quindi con la massima<br />

attenzione alla salute dei clienti.


Tessitura Artigiana<br />

di Sauris<br />

SCOPRI<br />

Situata in una tipica abitazione saurana, scenografia<br />

ideale che esalta e valorizza la produzione<br />

esposta, la Tessitura Artigiana di Sauris<br />

è fra le botteghe storiche del borgo. Espressione<br />

del caratteristico folclore della Carnia, affonda le<br />

sue radici nella storia e agli inizi del Novecento<br />

lo scrittore locale Fulgenzio Schneider scriveva<br />

“…Non vi sarà più uomo chino sul telaio a tessere<br />

la tela”. L’usanza, infatti, vuole che fossero gli<br />

uomini a dedicarsi al lavoro della tessitura, mentre<br />

le donne coltivavano, cardavano e filavano la<br />

materia prima, ovvero canapa, lana e lino. Profezia,<br />

quella dello scrittore saurano, che non ha impedito<br />

a Sandra e Adriana Schneider, titolari della<br />

bottega d’arte tessile nata nel 1980, di dedicarsi<br />

– ormai da quasi quarant’anni - a questo lavoro<br />

che è al contempo una grande passione. Sandra e<br />

Adriana mantengono in vita un importante e apprezzato<br />

aspetto culturale di questo borgo montano<br />

del Friuli-Venezia Giulia, conferendo continuità<br />

a un’attività che è trama della storia locale.<br />

Lana, cotone, lino, seta e canapa sono le materie<br />

prime utilizzate dalla Tessitura Artigiana di Sauris,<br />

tutte rigorosamente naturali e la lavorazione con<br />

il telaio a mano mantiene intatte le caratteristiche<br />

della tecnica artigianale. I manufatti si distinguo-


no per la naturalezza dei disegni che, pur ispirandosi<br />

ad antichi motivi e alla tradizione, presentano<br />

un aspetto nuovo e originale, dettato da linee<br />

geometriche e da una minuziosa e attenta ricerca<br />

di effetti cromatici. Quando si entra nella “bottega”,<br />

si è subito catapultati in una calda atmosfera<br />

fatta di tessuti e colori, in un tripudio di creazioni<br />

di qualsiasi tipologia. Nel laboratorio alla produzione<br />

si unisce la vendita dei prodotti, la possibilità<br />

di scegliere fra innumerevoli articoli: i tradizionali<br />

scialli friulani in pura lana merino o mohair,<br />

per esempio, oppure le sciarpe di lana, i tappeti e i<br />

centri tavola in cotone, o gli arazzi tratti da federe<br />

carniche del Settecento. Soprattutto, alla Tessitura<br />

Artigiana di Sauris vengono realizzati manufatti<br />

personalizzati.


Sauris curiosa<br />

Tutte le stagioni sono perfette per scoprire<br />

quest’angolo di Friuli, ma ci sono periodi<br />

dell’anno in cui il borgo di Sauris è davvero<br />

imperdibile. Il carnevale è sicuramente uno<br />

di quelli, occasione nella quale affiora la tradizione<br />

di queste terre e con un momento clou,<br />

“La notte delle lanterne”, che si svolge il sabato<br />

precedente il mercoledì delle Ceneri. Il ritrovo<br />

delle maschere – prodotte a mano dagli artigiani<br />

locali - è nella piazza di Sauris di Sopra<br />

dove il Rölar, figura elettrizzante con abiti scuri<br />

e volto coperto dalla fuliggine, e il Kheirar, il re<br />

della mascherata con sul volto una maschera<br />

di legno e in mano una grande scopa, sono i<br />

protagonisti del rito che si svolge negli angoli<br />

più suggestivi del borgo e nei locali pubblici,<br />

per proseguire poi, alla luce delle lanterne,<br />

tra boschi e prati coperti di neve sorseggiando<br />

un caldo vin brulè. E’ invece il santuario di Lesachtal<br />

la meta del percorso a piedi che si snoda<br />

- la terza settimana di settembre - attraverso<br />

la val Pesarina e la vallata di Sappada, dove i<br />

pellegrini saurani si aggregano a quelli sappadini.<br />

Di grande atmosfera a Sauris, infine, è il<br />

periodo tra Natale e l’Epifania, con canti natalizi<br />

in tedesco antico, italiano e latino, filastrocche<br />

augurali dei bambini in saurano e le visite degli<br />

adulti che, di casa in casa, si cimentano nel<br />

canto “Veni Creator Spiritus”. Un borgo, Sauris,<br />

nel quale assaporare la bellezza delle tradizioni<br />

in tutte le sue espressioni, anche dei mestieri<br />

antichi: la tessitura artigianale con i suoi storici<br />

telai, per esempio - che realizzano tappeti,<br />

arazzi e molto altro ancora -, oppure l’arte della<br />

lavorazione del legno con una pregevole produzione<br />

di mobili e complementi d’arredo.


TORNA AL<br />

SOMMARIO<br />

Sauris<br />

COMUNE DI SAURIS<br />

Udine<br />

Udine, Friuli-Venezia-Giulia<br />

Abitanti: 412<br />

Altitudine: 1212 m s.l.m.<br />

Superficie: 41,49 km²<br />

Santo Patrono:<br />

Sant’Osvaldo Re e Martire - 5/08<br />

TRIESTE<br />

Borghi Autentici d’Italia<br />

Borgo dello Sport e del Benessere<br />

SCOPRI


Sondrio, Lombardia<br />

Valtellina<br />

Itinerario fra Teglio, Tirano, Mazzo e Grosio<br />

Luca Sartori


Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT<br />

Alessandra Boiardi<br />

twitter.com/aleboiardi<br />

Consorzio Turistico Media Valtellina<br />

valtellinaturismo.com


Andamento lento<br />

Boschi, pascoli, acque e <strong>borghi</strong>. La Valtellina<br />

è questo e molto altro ancora. Fra<br />

i mosaici paesaggistici più articolati d’Italia,<br />

è il paradiso montano della Lombardia<br />

dove non ci si ferma mai. Le quattro stagioni<br />

sono, da queste parti, altrettante straordinarie<br />

opportunità di scoperta, svago, relax<br />

e cultura. Chiunque raggiunga quest’ampio<br />

tratto di arco alpino trova la sua dimensione:<br />

a seconda della zona e dell’altitudine.<br />

La Valtellina, infatti, offre attrezzate stazioni<br />

sciistiche, sentieri in alta montagna o nella<br />

bassa valle, itinerari storici e architettonici,<br />

circuiti cicloturistici, percorsi fluviali e un<br />

tripudio di percorsi enogastronomici. Innumerevoli<br />

le occasioni di visita e gli itinerari,<br />

dalle pendici dello Stelvio alle rive del lago<br />

di Como c’è solo l’imbarazzo della scelta.<br />

Noi abbiamo scelto di esplorare la media<br />

valle partendo da Teglio, proseguendo per<br />

Tirano, poi ancora verso Mazzo di Valtellina<br />

fino a giungere a Grosio.


SCOPRI<br />

Teglio, terra dei pizzoccheri<br />

A<br />

metà strada tra Sondrio e Tirano, il borgo panoramico<br />

di Teglio, antica terra di conquista<br />

per i Romani, i Longobardi, i Grigioni e la Repubblica<br />

Cisalpina di Napoleone, è “città slow” certificata,<br />

annoverata nella rete internazionale delle<br />

destinazioni del buon vivere con la salvaguardia di<br />

icone storico-artistiche, accoglienza e food. A Teglio<br />

ci si reca innanzitutto per i pizzoccheri, piatto<br />

tradizionale locale celebrato dall’Accademia del<br />

Pizzocchero e preparato con farina di grano saraceno<br />

e farina bianca, burro, formaggio Valtellina<br />

Casera Dop, grana, verza, patate, aglio e pepe. E<br />

a Teglio ci si reca anche per visitare Palazzo Besta,<br />

cinquecentesca dimora rinascimentale dall’armoniosa<br />

facciata, il bellissimo cortile interno, il piano<br />

nobile con il salone d’onore decorato e l’Antiquarium<br />

Tellinum, al piano terra, dove sono raccolte<br />

remote testimonianze dell’arte valtellinese. Il ter-


itorio, inoltre, è una palestra a cielo aperto: dai<br />

quattrocento metri del fondovalle ai quasi 3mila<br />

metri delle cime più alte del territorio sono numerose<br />

le possibilità di stare all’aria aperta e praticare<br />

sport. In mountain bike o a cavallo si percorre<br />

la rete di antiche strade sterrate, mentre in canoa<br />

e gommone si scende lungo il fiume Adda mentre<br />

per i più esperti c’è l’arrampicata sulla falesia di<br />

Castelvetro. Non si può lasciare Teglio, infine, senza<br />

aver volto lo sguardo, almeno una volta, alla<br />

torre “de li beli miri”, simbolo del borgo situato in<br />

posizione dominante sulla vallata.


Tirano, tra il trenino rosso<br />

e i tesori d’arte


SCOPRI<br />

È<br />

il trenino rosso del Bernina, patrimonio<br />

Unesco, il simbolo di Tirano,<br />

articolato in due nuclei storici:<br />

il borgo antico, situato sulla riva sinistra<br />

dell’Adda, e l’area della Madonna<br />

di Tirano. Nel primo si visita Palazzo<br />

Salis, residenza signorile composta<br />

da due torrioni - che ne caratterizzano<br />

la facciata tardo cinquecentesca -<br />

e dai ricchi interni nei quali vedere il<br />

“Saloncello”, decorato da affreschi sei<br />

e settecenteschi, lo scalone e le cantine<br />

storiche. Sempre nel borgo antico<br />

spiccano il settecentesco Palazzo<br />

Merizzi, dal bel cortile porticato decorato<br />

da stucchi, e la quattrocentesca<br />

parrocchiale di San Martino. L’altro<br />

nucleo storico di Tirano è quello della zona del<br />

Santuario della Madonna di Tirano, in eleganti forme<br />

rinascimentali. Al campanile a trifore del tardo<br />

Cinquecento si unisce l’interno arricchito da decorazioni<br />

barocche, statue lignee cinquecentesche<br />

e un sontuoso organo secentesco. Nei pressi del<br />

santuario è da conoscere il Museo Etnografico Tiranese,<br />

incentrato su usi e tradizioni locali. Tirano<br />

è anche sapori, come quelli del suo piatto tipico,<br />

i Chisciöi, frittelle a base di grano saraceno e formaggio,<br />

ma anche attività outdoor quali rafting,<br />

mountain bike e trekking. Il fiume Adda, qui, regala<br />

emozioni agli amanti degli sport acquatici,<br />

mentre gli appassionati delle due ruote – noleggiabili<br />

in loco con il servizio “Valtellina rent a bike”<br />

- possono esplorare il territorio a iniziare dalla “Via<br />

dei terrazzamenti”, la ciclopedonale tra Morbegno<br />

e Tirano. Di grande impatto paesaggistico è anche<br />

il Sentiero Valtellina, tracciato ciclabile che porta a<br />

Grosio, adatto a tutte le età, e a tutto trekking, invece,<br />

è l’intrigante “sentiero dei contrabbandieri”.


SCOPRI<br />

Mazzo di Valtellina,<br />

all’ombra del Mortirolo<br />

Posto all’ombra del Mortirolo, mitica cima dei<br />

Giri d’Italia, Mazzo di Valtellina si raggiunge<br />

dopo un percorso che si snoda fra vigne, boschi<br />

e prati. In quota si trovano selve di castagni e boschi<br />

di conifere, mentre il fondovalle è zona di<br />

coltivazione di mele e di produzione della bresaola,<br />

il salume Igp che spicca fra le principali e più<br />

apprezzate specialità gastronomiche della Valtellina.<br />

Gli appassionati di arte giungono a Mazzo<br />

per la chiesa di Santo Stefano, dalle antichissime<br />

origini, un tempo cuore della vita religiosa<br />

e centro della pieve locale. Dall’aspetto tipicamente<br />

barocco, la chiesa custodisce un interno<br />

ricco di decorazioni e una sagrestia con un interessante<br />

ciclo di affreschi. Anche il complesso di<br />

Santa Maria merita una sosta: composto da tre<br />

edifici religiosi, propone il medievale battistero<br />

di San Giovanni Battista, di forma ottagonale, la<br />

quattrocentesca chiesa di Santa Maria e il secentesco<br />

oratorio dei Santi Ambrogio e Carlo Borromeo.<br />

Per gli amanti delle passeggiate e delle<br />

arrampicate c’è invece il Passo della Foppa, che<br />

mette in comunicazione la Valtellina con la val<br />

Camonica tra boschi di conifere e la catena alpina,<br />

così come il Sentiero dei Castelli, che da Tovo<br />

di S. Agata giunge a Mazzo per proseguire alla<br />

volta di Grosotto, suggestivo circuito fra meleti e<br />

boschi di latifoglie a mezza costa e vigneti.


Numero verde gratuito<br />

800 166 250


Grosio, il borgo<br />

dei due castelli<br />

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I<br />

due manieri sono il castello di San Faustino, con<br />

il campanile romanico, e il castello Nuovo, dalla<br />

doppia cinta di mura e dalla poderosa torre fortificata.<br />

Fra i centri più ricchi di storia della Valtellina,<br />

Grosio è anche centro d’interesse per gli appassionati<br />

di archeologia con il Parco delle Incisioni Rupestri.<br />

Per gli appassionati di artigianato, ci sono<br />

il peltro - con cui si realizzano vassoi, piatti, trofei<br />

e monili -, i merletti e i pizzi, preziosi per l’allestimento<br />

dei costumi tradizionali locali. Ai due castelli<br />

Grosio affianca itinerari d’arte che toccano la bella<br />

parrocchiale di San Giuseppe - con un ricco altare<br />

marmoreo tardobarocco -, l’interessante chiesa di<br />

San Giorgio - ricostruita alla fine del XV secolo e<br />

dall’interno ricco di affreschi - e il Museo Civico Villa<br />

Visconti Venosta, antica residenza della famiglia<br />

Visconti Venosta, nella quale alcune stanze presentano<br />

decorazioni pittoriche ispirate all’arte orientale<br />

e con arredi originali risalenti al XVI e XIX secolo.<br />

Grosio, naturalmente, è anche percorsi nella natura<br />

ed escursionismo con itinerari storici e tracciati alla<br />

scoperta del suo ricco patrimonio naturalistico, incluse<br />

vie della Fede e itinerari alla scoperta dell’acqua,<br />

abbondante patrimonio del territorio.


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Hotel Sassella<br />

Alessandra Boiardi<br />

Fra i monti della Valtellina, a Grosio, è l’ospitalità<br />

di Jim Pini e della sua famiglia a dare il benvenuto<br />

agli ospiti nel piccolo gioiello che è l’Hotel<br />

Sassella. Un luogo nel quale sentirsi coccolati,<br />

soggiornando in una delle venticinque camere a<br />

disposizione, ma anche regalandosi del tempo in<br />

totale relax nel moderno centro benessere Margherita,<br />

facendo sport nella palestra o scegliendo<br />

un massaggio sullo sfondo della suggestiva vista<br />

sulle Alpi. A partire dall’ottima posizione dell’hotel,<br />

qui la montagna è tutta da vivere e consente<br />

di riscoprire anche il contatto con la natura tra<br />

passeggiate e percorsi in bicicletta o sul fiabesco<br />

Trenino Rosso del Bernina che porta a St. Moritz.<br />

E al Ristorante Jim, all’interno dell’hotel Sassella,<br />

la Valtellina si assapora a tavola, con i piatti della<br />

tradizione, ma anche gustando le sapienti rivisitazioni<br />

a opera dello chef Diego Carnini. Accompagnati<br />

dall’eccellente servizio di sala, diretto in<br />

maniera impeccabile da Giuseppe Caspani.


Luca Sartori<br />

Dormire, gustare e comprare<br />

Quando ci si siede a tavola nel cuore della Valtellina,<br />

è d’obbligo ordinare un piatto di pizzoccheri.<br />

Nel ristorante San Pietro a Teglio, capitale<br />

della tradizionale pasta valtellinese - simile<br />

alle tagliatelle e preparata con farina di grano saraceno<br />

-, si servono i pizzoccheri dell’Accademia<br />

preparati con burro, formaggio Valtellina Casera<br />

Dop, formaggio grana, verze, patate, aglio e pepe.<br />

Anche l’osteria Roncaiola di Tirano, dagli ambienti<br />

rustici e situata in zona panoramica, propone<br />

la tipica pasta locale alla valtellinese - annoverata<br />

anche nel tipico menù del “Contrabbandiere<br />

valtellinese” - che prevede anche sciatt, le piccole<br />

frittelle ripiene di Casera, con cicoria e salumi misti,<br />

le scaloppine di manzo, le patate gratinate e<br />

un dolce a scelta. Pizzoccheri e sciatt si servono<br />

anche all’agriturismo Al Castagneto di Mazzo di<br />

Valtellina, sulla strada per il passo del Mortirolo, ai<br />

quali si unisce, fra le altre specialità, la polenta taragna.<br />

Per un soggiorno nel cuore della Valtellina<br />

ci sono l’hotel La Rosa di Teglio, a cinquanta metri<br />

dal centro storico e con camere standard provviste<br />

di ampio terrazzo, il Bed e Breakfast di design<br />

Le stanze del Trenino Rosso, dai nomi delle camere<br />

che rimandano alle più belle fermate del percorso<br />

del trenino e l’albergo Gusmeroli di Tirano,<br />

situato nella sua piazza centrale a pochi passi dal<br />

capolinea del Trenino Rosso. La Valtellina è il regno<br />

dello sport e della gastronomia ed è anche<br />

un’opportunità di shopping, c’è solo l’imbarazzo<br />

della scelta. Per gli acquisti c’è la Vineria di Tirano,<br />

dove si può scegliere tra quasi mille etichette di<br />

vino, molte delle quali tipiche e della Valtellina,<br />

un centinaio di birre e una selezione di whisky.<br />

Segue il Salumificio Bordoni di Mazzo di Valtellina,<br />

autentico tempio della bresaola, blasonato<br />

salume locale, proposto nelle versioni “Granfetta”,<br />

compatta e priva di grasso, “la Rossa”, ideale in cucina,<br />

“del Contadino” ed “Equina”, ottenuta ricavata<br />

dai migliori tagli di coscia equina. Nella bottega<br />

di Adolfo Rinaldi, infine, a Grosio, si acquistano<br />

prodotti artigianali in pelle di altissima qualità.


TORNA AL<br />

SOMMARIO


Alpe<br />

Trento, Trentino-Alto Adige<br />

Cimbra,<br />

Riflessi di Lusérn<br />

Luca Sartori


Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT<br />

Azienda per il turismo Folgaria, Lavarone e Luserna<br />

alpecimbra.it


Sono dolci le montagne che fanno da cornice<br />

a Luserna. A poco più di 1.300 metri<br />

d’altitudine, questo piccolo borgo a sudest<br />

di Trento è appoggiato ai margini di un<br />

grande alpeggio che giunge fino a Folgaria<br />

e Lavarone. Un’immensa terrazza calcarea<br />

dove ai terrazzamenti si alternano valli e vertiginosi<br />

strapiombi con dislivelli che sfiorano<br />

anche i seicento metri. Faggi, abeti e larici si<br />

mescolano ad ampie distese di pascoli e il<br />

Passo di Vezzena, la stretta forcella della Val<br />

d’Assa e l’Altopiano dei Sette Comuni sono<br />

a due passi da Luserna, villaggio nel quale<br />

si parla ancora il cimbro, antica variante della<br />

parlata bavarese portata su questi monti<br />

dai coloni stabilitisi in epoca medievale. Due<br />

sono i nuclei che compongono l’insediamento:<br />

quello centrale di Luserna, che si distende<br />

su una zona pianeggiante a cavallo<br />

del cosiddetto Tal von San Antone, caratterizzato<br />

dal classico “Strassendorf” - il tipico<br />

abitato che si sviluppa lungo un’unica strada<br />

- e Tezze, situato più in basso, in una valletta<br />

a ovest del nucleo centrale. Oltre il crinale di<br />

Malga Campo, infine, si trovano Untarhäusar<br />

- Case di Sotto -, Obarhäusar - Case di<br />

Sopra - e Galen - da Galeno, soprannome di<br />

una famiglia locale -, i tre nuclei del villaggio<br />

estivo. Domina la pietra in questa porzione<br />

di Alpe Cimbra, utilizzata per realizzare campi<br />

e orti terrazzati, indispensabile ausilio alle<br />

pendenze locali. A Luserna, d’inverno, soffia<br />

deciso il vento del nord, che la rende ideale<br />

meta relax a due passi dalle ambite località<br />

sciistiche della zona e per le escursioni con le<br />

ciapsole, mentre d’estate la località è scaldata<br />

fino a sera dal sole, consentendo soggiorni<br />

a tutta natura fra sentieri e grandi scenari<br />

montani. In quest’angolo di Trentino, oltre<br />

a praticare sport invernali nella stagione invernale<br />

e numerose attività all’aria aperta in<br />

quella estiva, è possibile immergersi nelle<br />

tradizioni e nella cultura territoriali seguendo<br />

percorsi storici e tematici, compendio di<br />

arte e memoria. Naturalmente, c’è anche una<br />

ricca offerta gastronomica che ai piatti della<br />

tradizione trentina unisce le sfiziose specialità<br />

locali.


Cosa vedere a Lusérn<br />

La Luserna culturale propone innumerevoli<br />

luoghi da esplorare. Sulla sommità di Cima<br />

Campo, a 1.549 metri di quota, c’è il Forte Lusérn,<br />

detto anche il “Padreterno”, costruito tra<br />

il 1908 e il 1912. Insieme al Forte Busa Verle,<br />

aveva il compito di controllare il valico di Passo<br />

Vezzena e oggi può essere visitato grazie<br />

al Centro di Documentazione Luserna - nato<br />

come centro studi dedicato alla cultura del borgo<br />

-, che organizza anche visite su prenotazione.<br />

Il Centro di Documentazione, che si occupa<br />

della promozione e dello sviluppo economico<br />

della comunità germanofona locale, annovera<br />

anche un museo nel quale è possibile approfondire<br />

la conoscenza del territorio, scoprire<br />

le sezioni dedicate alla storia e alle tradizioni<br />

cimbre, alla Grande Guerra, alla fauna delle<br />

zone montane limitrofe e ai forni fusori dell’Età<br />

del Bronzo. Nel cuore di Luserna spicca la “Casa<br />

Museo Haus Von Prükk”, nata dal restauro conservativo<br />

di un’antica abitazione con tutte le<br />

caratteristiche di un’ottocentesca dimora cimbra.<br />

La “Casa Museo Haus Von Prükk” consente<br />

di rivivere la vita domestica e contadina di un<br />

tempo in una tipica casa cimbra, con un ampio<br />

assortimento di ambienti, arredi, abiti e ogget-


ti d’epoca. Uno straordinario strumento per la<br />

memoria storica della comunità locale dove,<br />

all’esterno, prende il via il “Sentiero dell’immaginario<br />

cimbro”, un affascinante percorso di<br />

sette chilometri fra i boschi e i pascoli di Luserna,<br />

ispirato alle leggende e ai personaggi<br />

dell’immaginario popolare come Frau Pertega<br />

e Tüsele Marüsele, il tutto fra caratteristiche<br />

opere in legno di artisti locali, leggende e tradizioni<br />

tramandate nei secoli. Il “Sentiero della<br />

primavera” è la scoperta dei colori e dei profumi<br />

di questo piccolo paradiso alpino tra stradine<br />

rurali e affacci sulla profonda valle dell’Astico,<br />

il “Sentiero sulle tracce dell’orso” racconta<br />

di questo animale ancora oggi rievocato nelle<br />

storie e nelle leggende e il “Sentiero dalle storie<br />

alla storia”, infine, è fra i percorsi tematici ed<br />

emozionali più interessanti dell’Alpe Cimbra,<br />

con storie della popolazione di Luserna prima<br />

e dopo la Grande Guerra.


I sapori di Lusérn<br />

La buona tavola è protagonista a Luserna, ed è<br />

uno dei motivi principali per visitarla: fra questi<br />

monti, sono tante le specialità da assaggiare<br />

e da acquistare. Sulle tavole del borgo c’è spazio<br />

per salumi e formaggi come lo speck, la carne salada,<br />

i landjager - delicati salamini a base di carni<br />

scelte, insaporite con il vino rosso -, i krainer,<br />

preparati con un impasto di carne e formaggio, il<br />

“cotto cimbro” - preparato con le erbe aromatiche<br />

di montagna - e il formaggio di Vezzena – Pat e<br />

presidio Slow Food -, semigrasso e prodotto con<br />

latte vaccino. Poi ci sono i regali dei boschi: le<br />

numerose specie di funghi, per esempio, tra cui i<br />

pregiati porcini, e i piccoli frutti come i mirtilli, le<br />

fragole, i lamponi e le more. Fra le specialità della<br />

gastronomia locale c’è sicuramente la polenta di<br />

patate, preparata con il tubero che prima viene<br />

lessato e poi schiacciato. La purea che se ne ottiene,<br />

deve essere prima cotta con burro, cipolla<br />

affettata e formaggio Vezzena grattugiato, poi<br />

servita con carni al forno e sugo in abbondanza,<br />

oppure abbinata al Tonco del Pontesel, altro piatto<br />

tipico delle terre cimbre, un saporito spezzatino<br />

di carni miste e lucanica trentina fresca. Specialità<br />

che affonda le sue radici nella tradizione<br />

locale e di derivazione germanica, sono le “Kaiserschmarren”,<br />

le grosse crêpes fritte nel burro e<br />

servite molto calde con marmellata di mirtilli o


anche solo con lo zucchero. Fra i dolci sono tutti<br />

da gustare il classico strudel e lo zelten, dolce<br />

a base di frutta secca dalle origini che risalgono<br />

addirittura al Settecento, farcito di pinoli, noci,<br />

mandorle e canditi. Nei ristoranti, nelle baite e<br />

nei rifugi è ovviamente la tradizione montana a<br />

trionfare con taglieri di salumi e formaggi, questi<br />

ultimi serviti con miele alpino e prosciutti alle<br />

erbe, seguiti da pappardelle ai porcini, tortelloni<br />

di Vezzena di malga, selvaggina con i funghi<br />

e dolci tra cui lo strudel di mele calde e la torta<br />

Sacher.


Cosa fare tra Lusérn, Folgaria e Lavarone<br />

Oltre a Luserna, Folgaria e Lavarone sono le<br />

altre due mete dell’Alpe Cimbra. Folgaria è<br />

fra le più antiche comunità del Trentino con un<br />

centro che propone un lungo e vivace viale pedonale<br />

ricco di botteghe e negozi, pasticcerie,<br />

bar e ristoranti dove fermarsi a gustare le tipicità<br />

e fare acquisti. Rinomata località di villeggiatura,<br />

Folgaria è ideale per un soggiorno estivo, con la<br />

possibilità di godersi le 18 buche del Golf Club<br />

Folgaria, la bike area e i tanti percorsi trekking<br />

per tutte le età, ma anche per una vacanza invernale<br />

sulle piste per praticare sci alpino e nordico.<br />

Più romantica è invece Lavarone, amata<br />

nel passato da grandi personaggi della storia<br />

e della cultura del calibro di Sigmund Freud e<br />

dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.


Perla della località è sicuramente il lago di<br />

Lavarone, premiato nel 2<strong>01</strong>7 con la Bandiera<br />

Blu d’Europa, che d’inverno si trasforma in<br />

una suggestiva distesa di ghiaccio per il pattinaggio,<br />

mentre durante la bella stagione diventa<br />

scenario di adrenalinici sport d’acqua e<br />

della bike con il rinomato Bike Park. La ski area<br />

Alpe Cimbra-Folgaria Lavarone è il paradiso<br />

per gli appassionati degli sport invernali: sono<br />

ben 66 le piste adatte a tutte le abilità per un<br />

totale di 104 chilometri di tracciati in un’area<br />

che propone panorami e discipline sportive<br />

diversificate. Sci alpino e anche sci d’alpinismo,<br />

per esempio, poi snowboard, sci di fondo,<br />

fat bike e sleddog. Tra i tratti più emozionanti<br />

c’è sicuramente la pista Avez del Prinzep, che<br />

prende il nome dal maestoso abete bianco di<br />

oltre sessanta metri d’altezza - recentemente<br />

abbattuto dal vento -, un tracciato di due chilometri<br />

per un dislivello di quattrocento metri,<br />

mentre agli appassionati dello sci di fondo è<br />

dedicato il paradisiaco Ski Center Millegrobbe<br />

e il Centro Fondo dell’Alpe di Folgaria-Coe, per<br />

sciare di giorno e anche in notturna.


Dormire, gustare e comprare<br />

Èla polenta di patate, cotta con burro, cipolla<br />

affettata e formaggio Vezzena grattugiato,<br />

una delle grandi specialità dell’Alpe Cimbra. Al<br />

rustico chalet Tana Incantata di Lavarone, circondato<br />

dal verde dei boschi, la servono con lucanica<br />

trentina rosolata e funghi, dopo le lasagne impanate<br />

e fritte e prima dello strudel fatto in casa, in<br />

quello che è il menù tipico trentino. Crocchette al<br />

formaggio locale e carpaccio di carne salada con<br />

funghi porcini sono parte degli antipasti serviti<br />

all’antica Osteria Coe di Folgaria, che affonda le<br />

sue radici nel cuore dell’Ottocento. Carne di cervo,<br />

cinghiale e capriolo sono invece alcune delle<br />

specialità del ristorante Rossi di piazza Marconi a<br />

Lusèrn, ai quali si uniscono i tradizionali canederli<br />

serviti alle rape rosse con burro fuso, alle erbette<br />

con il pomodoro, ai quattro formaggi o al ragù.<br />

Per chi sull’Alpe Cimbra si reca in vacanza c’è l’albergo<br />

Lusernarhof di Lusèrn, situato nel cuore<br />

del borgo, rilassante approdo dopo una passeggiata,<br />

una sciata o una gita alla scoperta delle bellezze<br />

locali. 14 camere e il ristorante tipico trentino<br />

fanno del Lusernarhof una meta ideale per<br />

un soggiorno tra panorami e natura. Situato nella<br />

via principale di Folgaria si trova l’elegante Folgaria<br />

Post Hotel, che propone ai suoi ospiti tutti<br />

i comfort per una vacanza rilassante. Alle camere<br />

arredate in stile rustico si unisce un ampio centro<br />

benessere con piscina coperta, idromassaggi,<br />

saune, bagno turco, cabina infrarossi e cabine<br />

estetiche. Anche all’Antico Albergo Stella d’Italia,<br />

sempre a Folgaria e a cento metri dal centro sportivo<br />

comunale, c’è il centro benessere con sauna<br />

finlandese e bagno turco. Alpe Cimbra è anche<br />

sinonimo di sapori forti e specialità di montagna<br />

da assaggiare e acquistare. All’Antica Macelleria<br />

Cappelletti di Folgaria si trovano lo speck, le luganeghe,<br />

i salami e il prosciutto cotto al ginepro,<br />

mentre per chi ama i formaggi c’è il Caseificio degli<br />

Altipiani e del Vezzena a Lavarone, dove scegliere<br />

tra il formaggio Vèzzena vecchio e stravecchio,<br />

la tosella e le caciotte.


Luserna<br />

COMUNE DI LUSERNA<br />

TRENTO<br />

Trento, Trentino-Alto Adige<br />

Abitanti: 269<br />

Altitudine: 1333 m s.l.m.<br />

Superficie: 8,2 km²<br />

Santo Patrono:<br />

Sant’Antonio da Padova - 13/06<br />

Consorzio dei Comuni Trentini<br />

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SOMMARIO


Il senso della Sila per la neve<br />

Giulio Tellarini


Giulio Tellarini<br />

facebook.com/giulio.tellarini<br />

Nua Visual Design<br />

nuavisualdesign.com


Nel cuore della Calabria esiste un luogo speciale<br />

che ha il sapore delle grandi montagne.<br />

150mila ettari di paradiso terrestre, dove<br />

la natura e la neve regnano incontrastate. Sulla<br />

punta del nostro Stivale, siamo andati alla<br />

scoperta della Sila. Boschi, foreste, laghi e altipiani<br />

dove d’estate arriva forte l’odore del<br />

mare mentre in inverno la neve li ricopre silenziosa.<br />

Qui le montagne sfiorano i 2mila metri<br />

di altezza e il candore della neve permette al<br />

sole di riverberare in sfumature multicolore,<br />

che si avvicendano dall’alba al tramonto. La<br />

Sila, nota anche come altopiano Silano o foresta<br />

Silana, abbraccia i territori di ben tre province:<br />

Cosenza, Catanzaro e Crotone. Prima di<br />

affrontare il nostro viaggio, impariamo che di<br />

Sila in realtà non ne esiste solo una, si possono<br />

distinguere ben tre macro aree, ciascuna con<br />

le sue meraviglie. La Sila Greca, che si sviluppa<br />

fino a Longobucco – Cosenza - e al Pollino, poi<br />

ecco la Sila Piccola che si estende verso sud<br />

fino a Catanzaro e infine la Sila Grande, forse<br />

la più rappresentativa. Ed è qui che si sviluppa<br />

il nostro itinerario: siamo nel centro del parco<br />

nazionale più antico della regione, istituito nel<br />

2002, oltre 70mila ettari di territorio tutelato.<br />

Rappresenta il cuore verde dell’intera regione,<br />

ed è inserito dall’Unesco fra le Riserve della<br />

Biosfera Italiana. Simbolo del Parco è il lupo,<br />

specie depredata e a rischio di estinzione fino<br />

al 1970, quando è stata istituita la legge a favore<br />

della sua salvaguardia. Durante il nostro<br />

itinerario speriamo di poterne scorgere qualcuno,<br />

in mezzo alla neve, al limitare dei boschi.


Abbiamo incontrato la nostra guida a Camigliatello<br />

Silano, una frazione del comune<br />

di Spezzano della Sila, nota soprattutto<br />

per i suoi impianti di risalita e le piste da sci.<br />

Siamo in provincia di Cosenza, esattamente<br />

nel cuore della Sila Grande, a 1.300 metri di altitudine.<br />

La prima tappa del nostro percorso è<br />

il Centro Visite del Parco Nazionale, in località<br />

Cupone, a ridosso del suggestivo bacino artificiale<br />

del Lago Cecita. Nonostante il lago sia<br />

stato realizzato dall’uomo per la produzione<br />

di energia elettrica, non siamo stati di certo<br />

i primi a rilevare la ricchezza di questa zona.<br />

Qui sono venute alla luce testimonianze risalenti<br />

all’uomo di Neanderthal, all’epoca greca<br />

e a quella romana ma la scoperta più sensazionale<br />

è rappresentata dai resti ossei di un<br />

rarissimo esemplare di mammut, vissuto circa<br />

700mila anni fa. I reperti sono tutti conservati<br />

presso il Museo Archeologico della Sila, nelle<br />

vicinanze del lago.<br />

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Al Centro Visite Cupone andiamo subito a vedere<br />

gli animali in cattività ospitati dal Centro Faunistico<br />

e Didattico, che rende felici molti bambini,<br />

e qui vediamo davvero il lupo insieme a cervi,<br />

caprioli, daini e tutta la straordinaria fauna della<br />

montagna silana. La sentieristica del Cai, inoltre,<br />

tutta ben segnalata e che attraversa il Parco Nazionale<br />

della Sila, è lunga circa 700 chilometri<br />

e rappresenta un paradiso per gli amanti delle<br />

escursioni. La nostra guida ci assicura che i sentieri<br />

permettono di raggiungere aree totalmente<br />

incontaminate, dove con un po’ di fortuna<br />

potremmo realizzare il nostro sogno di vedere i<br />

lupi nel loro ambiente naturale. Per il momento<br />

non possiamo che crederle sulla parola, mentre<br />

torniamo verso Camigliatello un po’ affamati.<br />

Questa è una terra di pastori, perciò non abbiamo<br />

alcuna difficoltà a procurarci dell’ottimo<br />

caciocavallo silano Dop, che qui regna sovrano.<br />

Fra i negozi e le botteghe di Camigliatello impariamo<br />

anche a conoscere le eccellenze dell’artigianato<br />

silano, ovvero pregiati tappeti, tessuti<br />

e arazzi provenienti dalle vicine Longobucco e<br />

San Giovanni in Fiore, che testimoniano l’antica<br />

arte della tessitura, tramandata nei secoli per<br />

generazioni. Ci spostiamo poi in località Tasso,<br />

a 1.380 metri di quota, punto di riferimento per<br />

gli amanti degli sport invernali. Tramite la<br />

ca-binovia saliamo sulla cima di Monte Curcio<br />

a 1.786 metri. Il cielo azzurro comincia a<br />

tingersi di rosa e poi di violetto, cedendo al<br />

tramonto. I lupi sono al sicuro nel bosco.


Hotel Tasso<br />

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Immerso nel Parco Nazionale della Sila, l’Hotel<br />

Tasso di Camigliatello Silano, nota località<br />

montana in provincia di Cosenza, è la destinazione<br />

ideale per tutti gli amanti degli sport - sia<br />

invernali sia estivi - e anche per coloro che vogliono<br />

scoprire le bellezze della Sila Grande. I<br />

musei situati all’interno del parco, per esempio,<br />

oppure le riserve faunistiche, dove grandi e piccoli<br />

possono osservare da vicino gli animali che<br />

popolano questo territorio. Da Camigliatello,<br />

poi, ci si può recare alla vicina Riserva dei Giganti<br />

della Sila, il regno dei pini secolari. Dal Centro<br />

Visite Cupone, inoltre, partono numerosi percorsi<br />

escursionistici, tutti ben segnalati dal CAI,<br />

che raggiungono la quiete dei boschi e interessanti<br />

sono le piccole frazioni sparse sul territorio,<br />

sviluppatesi lungo la strada che dal borgo<br />

portano al Lago Cecita e al Lago Arvo. Un’area<br />

da scoprire soprattutto in inverno e con un albergo<br />

di riferimento: l’Hotel Tasso, che si trova<br />

a soli 900 metri dagli impianti di risalita. Tramite<br />

l’ovovia, dalla stazione situata in località Tasso,<br />

si arriva alla cima di Monte Curcio a 1.786 metri<br />

di quota. Durante la stagione invernale ci si può<br />

cimentare con sci di fondo, sci alpino e ciaspole<br />

per percorrere le distese di neve fresca, mentre<br />

in estate via libera a trekking, bici da strada,<br />

mountain bike e nordic walking. L’Hotel Tasso è<br />

dotato di tutti i comfort, perfetti per rigenerarsi<br />

e rilassarsi dopo le giornate passate sulle piste


da sci o alla scoperta dei numerosi luoghi di interesse<br />

della località. Il ristorante dell’albergo,<br />

dotato di un’ampia e confortevole sala, consente<br />

agli ospiti di degustare i piatti tipici della cucina<br />

calabra, conosciuta per la grande varietà di<br />

salumi, formaggi e specialità a base di funghi e<br />

patate. Su richiesta, è possibile soddisfare qualsiasi<br />

esigenza alimentare specifica. La struttura<br />

dispone di sala meeting, area giochi per bambini,<br />

sala tv, bar, portierato h24, terrazza solarium,<br />

parcheggio esterno e garage a pagamento. In<br />

alcuni periodi dell’anno è attivo anche un servizio<br />

animazione e discoteca per rallegrare anche<br />

le serate, dopo che il sole è tramontato sulla Sila<br />

Grande, uno spettacolo unico fatto di colori e<br />

suggestioni, godute nella pace dell’Hotel Tasso.


SCOPRI<br />

Il giorno seguente, il sole invita subito a uscire e<br />

godere dell’aria frizzante di un perfetto mattino<br />

d’inverno. Incontriamo la guida e, insieme, ci dirigiamo<br />

verso San Giovanni in Fiore, il più importante<br />

e antico borgo della Sila Grande, rinomato<br />

per l’arte della tessitura e per la sua storia. Alla fine<br />

del XII secolo il monaco esegeta Gioacchino da<br />

Fiore, ricordato anche da Dante nella cantica del<br />

“Paradiso”, fondò in quest’area un monastero, che<br />

in breve tempo diventò uno dei centri religiosi più<br />

importanti dell’intera Calabria. L’Abbazia Florense,<br />

con una bella struttura romanica, è oggi un luogo<br />

pieno di fascino, che custodisce le litografie delle<br />

“Tavole del Liber Figurarum”, opera dello stesso<br />

Gioacchino Da Fiore, considerate oggi la più bella<br />

e importante raccolta di teologia figurale e simbolica<br />

del Medioevo. Con questa meraviglia negli<br />

occhi ci spostiamo nella piazza del borgo - che ha<br />

preso il nome dell’Abate Gioacchino - per ammirare<br />

la chiesa Madre, dedicata a Santa Maria delle<br />

Grazie. Eretta in due tempi tra il 1530 e la metà del<br />

Seicento, presenta una facciata in stile romanico<br />

mentre l’interno palesa lo stile barocco comune a<br />

molti altri antichi edifici di San Giovanni in Fiore.<br />

Degna di nota è la grande tela che ricopre il soffitto<br />

della sagrestia, presumibilmente dell’Ottocento,<br />

raffigurante il battesimo di Gioacchino da Fiore<br />

da parte di San Giovanni Battista. Il dipinto è singolare<br />

in quanto ritrae l’abbazia con un aspetto<br />

del tutto differente da quello odierno.


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Tessiture Artistiche Caruso<br />

Scuola Tappeti<br />

Gli ozaturi a “pizzulune”, le tipiche coperte<br />

“trappigne” o la “n’cullerata” sono solo alcune<br />

delle straordinarie creazioni artigianali del<br />

maestro Domenico Caruso, che all’interno della<br />

sua bottega di San Giovanni in Fiore tramanda<br />

da generazioni l’abilità di creare vere e proprie<br />

opere d’arte in tessuto. La storia dell’artigianato<br />

tessile silano comincia nel Medioevo, quando a<br />

causa dei rigidi inverni che caratterizzano queste<br />

montagne le donne del Casale di San Giovanni<br />

in Fiore cominciarono a realizzare su telaio i primi<br />

tessuti, sia per indumenti sia per arredare le<br />

abitazioni. Nata all’ombra della millenaria abbazia<br />

Florense, la qualità di questi tessuti diventò<br />

ben presto famosa e verso la metà del Novecento<br />

nacque una vera e propria scuola, diretta da<br />

maestri armeni, grazie ai quali le tessitrici locali<br />

impararono le tecniche di annodatura dei tappeti.<br />

La conclusione di quest’esperienza, però,<br />

provocò una grande crisi nella pratica artigianale,<br />

interrotta soltanto grazie a Salvatore Caruso<br />

negli anni Settanta. Recuperando gli antichi<br />

telai di famiglia, decise di aprire le Tessiture Artistiche<br />

Caruso. Oggi la bottega d’arte, guidata<br />

dal figlio Domenico, è un punto di riferimento<br />

per le più grandi firme dell’arte contemporanea.<br />

Forte della sua esperienza e della sua storia, Domenico<br />

realizza tessuti, arazzi, tappeti e progetti


di grande valore artistico come la riproduzione<br />

delle tavole del “Liber Figurarum” di Gioacchino<br />

da Fiore, su splendidi arazzi di seta completamente<br />

annodati a mano. Un lavoro straordinario<br />

e complesso, capace di coniugare tradizione<br />

ed eccellenza artistica in maniera sublime. Basti<br />

pensare che ciascuna delle tavole dell’opera richiede<br />

un anno solo per l’annodatura del tessuto.<br />

Le due sedi della bottega d’arte, quella storica<br />

di San Giovanni in Fiore e quella più recente<br />

aperta a Cosenza, permettono di scoprire tutte<br />

le preziose creazioni realizzate da Domenico, il<br />

cui valore è oggi riconosciuto in tutto il mondo.


Nel pomeriggio andiamo a Lorica, frazione<br />

di San Giovanni in Fiore e sede del Parco<br />

Nazionale della Sila. Passeggiando lungo le<br />

rive del Lago Arvo, la guida ci racconta come<br />

anche qui la presenza umana abbia origini antichissime:<br />

sono stati infatti ritrovati alcuni reperti<br />

che risalgono all’homo erectus, di circa<br />

700 mila anni fa. Il sole intanto, si riflette sulla<br />

superficie ghiacciata del lago, come spesso accade<br />

in questa stagione, mentre alcuni esemplari<br />

di gabbiano reale ci lasciano senza parole.<br />

La guida ci dice che non è insolito e che la specie<br />

è presente in ogni periodo dell’anno. Nei<br />

boschi intorno al lago, insieme al nostro lupo,<br />

vivono anche cinghiali, tassi, volpi, picchi neri<br />

e poiane. Siamo in un paradiso naturale e l’emozione<br />

è a dir poco tangibile.


L’ultimo giorno comincia presto e la nostra guida<br />

ci accompagna in un altro incredibile scenario<br />

naturale: la Riserva Biogenetica dei Giganti della<br />

Sila. Lungo il sentiero, notiamo un’antica filanda e<br />

la residenza estiva dei baroni Mollo, stabilitisi qui<br />

nel Seicento. Siamo in una piccola località chiamata<br />

Croce di Magara e davanti a noi si stagliano<br />

altissimi alcuni esemplari di “pino laricio” – pinus<br />

nigra laricio - ultracentenari. Questi giganti arrivano<br />

fino a 45 metri di altezza e il loro tronco sfoggia<br />

un diametro di circa 2 metri. Da qui ci dirigiamo a<br />

Moccone, per salire su uno storico trenino a vapore,<br />

il Trenino della Sila, che ci permette di attraversare<br />

questa affascinante terra su un mezzo d’altri<br />

tempi. Intorno a noi solo il calore bianco e sordo<br />

della neve, dalla quale ci scrutano saggiamente e<br />

benevolmente i lupi. Questa è l’ultima suggestione<br />

che ci lascia la Sila, insieme al senso della sua<br />

storia, della sua natura e della sua neve. Il senso<br />

della Sila per la neve.


Il treno della Sila<br />

SCOPRI<br />

Nel cuore della Sila si viaggia nel tempo. E’ un<br />

itinerario nel passato, da percorrere in treno,<br />

quello che da Moccone giunge a San Nicola<br />

Silvana Mansio, passando da Camigliatello. Con<br />

l’antico treno della Sila si percorre un emozionante<br />

itinerario di scoperta in una terra di valli e<br />

monti, laghi e boschi, <strong>borghi</strong> d’arte e cultura, su<br />

carrozze recuperate alla storia e restaurate locomotive<br />

a vapore, antico vanto dell’industria meccanica<br />

degli anni Venti e Trenta. Lungo tutto il<br />

corso dell’anno, con più corse giornaliere, quello<br />

che è anche chiamato il “trenino della Sila” continua<br />

a garantire pendolarismi occupazionali,<br />

corse verso i luoghi dello sci, percorrenze straordinarie<br />

dirette in particolare a un pubblico desideroso<br />

di recuperare nel viaggio le atmosfere di<br />

paesaggi ancora incontaminati, al ritmo cadenzato<br />

dalle sonorità delle vecchie e indistruttibili<br />

traversine di legno. Progettato per creare turismo<br />

e per attirare i turisti in una regione naturale,<br />

quella della Sila, cuore montano di una vasta<br />

area dell’Italia meridionale, fu concepito come<br />

strumento che, attraversando un territorio di<br />

già suggestiva unicità, lo avrebbe trasformato in<br />

una delle più feconde, prospere e belle zone del


nostro Paese, un treno che avrebbe avvicinato e<br />

messo in relazione genti e luoghi della Sila. Una<br />

costruzione impegnativa e onerosa realizzata,<br />

tra il 1916 e il 1956, a tappe diverse, con il lavoro<br />

e la fatica di maestranze tenaci e vigorose che<br />

resero percorribili i circa cento chilometri della<br />

Cosenza-Catanzaro e i settanta circa della Cosenza-San<br />

Giovanni in Fiore. A distanza di oltre<br />

un secolo dall’inizio dei lavori, quel trenino del<br />

secolo scorso è un gioiello emozionale nel cuore<br />

del Parco Nazionale della Sila che giunge fino<br />

alla più alta stazione ferroviaria a scartamento<br />

ridotto, a oltre 1.400 metri d’altezza. Centoventi<br />

posti a sedere sulle carrozze d’epoca, dove trovano<br />

posto mamme, papà, nonni e bimbi incantati<br />

dal fischiare, lo stridere e lo sbuffare della locomotiva<br />

lungo il percorso che alterna il lambire<br />

del retro delle abitazioni alla vista delle sale da


pranzo e delle camere da letto così come dei tinelli<br />

e delle cucine con le loro piastrelle colorate.<br />

Dai finestrini e dalle piccole terrazze fra le carrozze<br />

d’epoca i passeggeri salutano le famiglie<br />

affacciate ai balconi o sedute nei giardini, mentre<br />

agli attraversamenti stradali della locomotiva<br />

e delle carrozze tutti si fermano; gli automobilisti<br />

avvertiti dai fragori del metallo scendono dalle<br />

vetture spesso per donare un applauso al treno<br />

e ai suoi passeggeri in viaggio nel parco. Situato<br />

nel più grande altopiano d’Europa, in un’area<br />

di rilevante interesse naturalistico, ambientale e<br />

storico-culturale, il Parco Nazionale della Sila si<br />

estende nel territorio di 19 comuni di 3 province,<br />

Cosenza, Catanzaro e Crotone, per una superficie<br />

che sfiora i 74 mila ettari, ed è contraddistinto da


una serie di paesaggi unici al mondo. Coperta di<br />

alberi, la Sila è soprannominata “Gran bosco d’Italia”,<br />

sfruttata per millenni, sin dai tempi della<br />

Magna Grecia, per il suo legname utilizzato nella<br />

costruzione di navi, case e chiese. La quasi totalità<br />

del suo territorio è rivestito di boschi e foreste<br />

ed è molto ricco d’acqua, con tre grandi laghi<br />

artificiali utilizzati per la produzione di energia<br />

elettrica e alle foreste si alternano terreni coltivati<br />

e pascoli. All’ombra del monte Botte Donato<br />

e il monte Gariglione, le più alte cime del Parco, è<br />

il pino nero di Calabria la specie arborea più diffusa,<br />

che cresce su queste alture e in pochi altri<br />

luoghi del mondo, a cui si uniscono faggi, abeti<br />

bianchi, aceri, castagni, querce e tigli. Il trionfo<br />

della natura mentre, sotto la fitta copertura boschiva,<br />

si muovono lupi, cinghiali, lontre, tassi,<br />

volpi, cervi, caprioli, scoiattoli, gatti selvatici, poiane,<br />

nibbi, sparvieri e picchi. In questo paradiso<br />

di flora e fauna, per larghi tratti incontaminata,<br />

si vede ancora spuntare l’antico treno della Sila,<br />

che con lo sbuffare della sua locomotiva pare<br />

inebriare, a ogni suo transito, questo angolo d’Italia<br />

tra il Tirreno e lo Ionio.


TORNA AL<br />

SOMMARIO


L’itinerario “Il senso della Sila per la neve” alla scoperta<br />

dell’Altopiano della Sila è stato ideato da<br />

“GuideOnCosenza”. La “GuideOnCosenza”, di Alessandra<br />

Scanga, si occupa di accompagnare turisti<br />

italiani e stranieri in tutto il territorio regionale. In<br />

ogni visita guidata, si cerca di far “innamorare” il<br />

turista che per la prima volta ammira le bellezze<br />

di cui la regione è ricca, cercando anche di suscitare<br />

il desiderio di ritornare. Dunque, Alessandra vi<br />

aspetta in questa fantastica regione, perché solo<br />

conoscendola potrete apprezzarla e amarla di più.<br />

Per info e prenotazioni: www.guideoncosenza.it<br />

oppure chiamare il 329/4452028.<br />

La “GuideOnCosenza” propone itinerari adatti ad esplorare non<br />

solo la provincia di Cosenza ma tutta la REGIONE CALABRIA,<br />

territorio pieno di scenari suggestivi di forte attrattiva turistica; è<br />

una terra bagnata dalle acque dello Ionio e del Tirreno, protetta<br />

da boschi e da montagne. Venne scelta dai greci e amata da Federico<br />

II, le cui impronte rimangono nelle numerose fortificazioni. Fu la<br />

terra dei Santi Francesco, Nilo, Umile da Bisignano e del misticismo<br />

di Gioacchino da Fiore; è orgogliosa della propria storia che si può<br />

vivere attraverso le numerose testimonianze presenti sul territorio.<br />

Tante sono le leggende che alimentano un’aura fantastica,<br />

una per tutte quella del misterioso<br />

tesoro del Re Alarico.<br />

www.guideoncosenza.it<br />

Tel: +39 329 44 52 028<br />

La “GuideOnCosenza” vi accompagnerà in<br />

un’emozionante avventura alla scoperta di incantevoli<br />

paesaggi e magiche realtà artistiche.


Cinzia Meoni<br />

facebook.com/cinzia.meoni<br />

Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT


Etna,<br />

montagna da mito<br />

Cinzia Meoni<br />

Sicilia


L<br />

’Etna, «a muntagna» per i catanesi e i <strong>borghi</strong><br />

del territorio, è il luogo nel quale la natura<br />

si intreccia indissolubilmente al mito. Per<br />

gli antichi greci, nelle sue caverne era stato<br />

confinato Eolo, il dio del vento, mentre Efesto<br />

aveva scelto il vulcano per le sue fucine.<br />

Anche in tempi più recenti sono numerose le<br />

credenze che legano questi territori, carichi<br />

di misticismo, a eventi miracolosi. Lo ricordano<br />

altari e cappelle votive che costellano le<br />

pendici del vulcano come i “tre altarelli”, eretti<br />

nel borgo di Nicolosi proprio nel punto in cui<br />

- nel 1.776 - si arrestò la lava, o come il santuario<br />

di Moncalieri, che sorge nel luogo del<br />

ritrovamento del simulacro della Madonna<br />

delle Grazie indicato, secondo la tradizione,<br />

dalla stessa Vergine. Con i suoi 3.350 metri<br />

di altitudine e i cinquanta chilometri di diametro,<br />

l’Etna domina sull’intera Sicilia e la sua<br />

inconfondibile forma a cono si staglia nitida<br />

già dal Continente, da Scilla e Carriddi, o, se si<br />

preferisce, dallo stretto di Messina.


Linguaglossa e Nicolosi,<br />

paradisi della neve<br />

Sul vulcano attivo più alto d’Europa, a 150<br />

chilometri dalla costa dell’Africa, si scia<br />

guardando il mare in ben due aree che offrono<br />

anche anelli da fondo e itinerari per sci d’alpinismo,<br />

un’esperienza memorabile. La cima si<br />

raggiunge dal versante sud passando da Nicolosi<br />

e dal rifugio Sapienza e dal versante nord<br />

da Linguaglossa per arrivare agli impianti di<br />

Piano Provenzana. Nel versante meridionale si<br />

scia tra i 1.910 e i 2.700 metri su venti chilometri<br />

di piste azzurre – facili - e rosse, ammirando<br />

all’orizzonte il golfo di Catania e la valle del<br />

Simeto. Fra le tracce percorribili ne esiste una,<br />

quella di rientro, lunga ben quattro chilometri.<br />

A nord, invece, si scia tra i 1.800 e i 2.317 metri<br />

su sei piste tra cui una, la Baby, che attraversa<br />

un suggestivo bosco di pini e faggi. Dal rifugio<br />

Sapienza, inoltre, si diramano diversi percorsi di<br />

sci alpino compresa la discesa verso la valle del<br />

Bove, un’enorme conca sul versante orientale<br />

del vulcano le cui pareti, alte fino a mille metri,<br />

sono incise da profondi canyon.


Un balcone affacciato sul Mediterraneo<br />

Sull’Etna si sale prima in auto o autobus, poi<br />

in funivia e fuoristrada e infine a piedi, in<br />

mountain bike o sulle pelli di foca, a seconda<br />

della stagione, per godere dello scenario incomparabile<br />

sull’isola e sul Mediterraneo che si<br />

spinge, nelle giornate più terse, fino al profilo<br />

di Malta. Lungo il percorso cambiano colori e<br />

vegetazione: dagli agrumeti di Zafferana Etnea,<br />

borgo famoso per il miele, ai boschi di castagni,<br />

faggi e querce che coprono i versanti del vulcano<br />

fino ai 2mila metri dove lasciano il posto<br />

a ginepri, saponarie e violette dell’Etna, fino al<br />

paesaggio lunare della cima, oltre i 2.500 metri,<br />

dove sono rare le specie che riescono a sopravvivere<br />

tra le rocce nere di lava stratificata nel<br />

tempo. Ogni stagione è ideale per regalarsi una<br />

vacanza alla scoperta dell’Etna - patrimonio<br />

dell’Unesco dal 2<strong>01</strong>3 - e della miriade di <strong>borghi</strong><br />

del Parco dell’Etna, istituito nel 1987, lasciandosi<br />

incantare dalla cima innevata del Mongibello,<br />

altro nome di questa montagna che vive e respira.


Borghi medievali, carretti siciliani e pupi<br />

Scegliere il Parco dell’Etna significa poter conoscere<br />

i numerosi <strong>borghi</strong> che punteggiano<br />

il territorio, piccoli gioielli costruiti in pietra lavica<br />

che custodiscono tesori inaspettati. Randazzo,<br />

per esempio, noto come “borgo delle cento chiese”,<br />

incanta con il suo labirinto di vicoli costellati<br />

di edifici sacri a cui si affiancano il castello Svevo,<br />

il Museo Vagliasindi e il Museo dei Pupi. A Castiglione<br />

di Sicilia, invece, protagoniste della scena<br />

sono le impressionanti gole in cui il fiume Alcantara<br />

scorre veloce dando forma alle rocce. Vale poi<br />

la pena concedersi una sosta anche alla “cuba bizantina”,<br />

una chiesa rurale del VII secolo, la chiesa<br />

di Santa Domenica, che è stata riconosciuta “meraviglia<br />

italiana” nel 2<strong>01</strong>1. Per un tuffo nel folklore<br />

dell’isola, a Bronte, si può visitare il Museo del<br />

Carretto Siciliano Gullotti con oltre trecento pezzi<br />

in esposizione fra carretti, ornamenti dei cavalli<br />

e decorazioni per i “mascillari” - le sponde laterali<br />

dei carretti - o i “gambetti”, i raggi della ruota.


Terra di pistacchi, fragole e vino<br />

Le meraviglie dell’Etna passano anche dall’enogastronomia.<br />

Grazie alla fertilità del suolo<br />

vulcanico e al clima mite, nel territorio etneo<br />

si trovano innanzitutto i pistacchi di Bronte, un<br />

oro verde a denominazione di origine protetta<br />

che ha portato il nome del borgo nel mondo,<br />

seguiti dalle profumate fragole di Maletto, dal<br />

2007 presidio slow food. Squisiti sono la pesca<br />

tabacchiera dell’Etna, presidio slow food dal<br />

20<strong>01</strong> e coltivata nei terreni donati un tempo da<br />

re Ferdinando di Borbone all’ammiraglio Orazio<br />

Nelson - nei pressi di Bronte si trova il castello di<br />

Nelson - e l’olio extravergine di oliva Monte Etna<br />

Dop. Non manca una “Strada del vino” percorribile<br />

anche con l’antico trenino della Ferrovia<br />

Circumetnea. Le sei denominazioni del vino di<br />

origine controllata “Etna” - bianco, bianco superiore,<br />

rosso, rosso riserva, rosato e spumante -<br />

devono essere prodotte da uve coltivate entro<br />

confini precisi e comprendenti i <strong>borghi</strong> di Nicolosi,<br />

Trecastagni, Zafferana, Linguaglossa, Castiglione<br />

e Randazzo.


Dormire, gustare e comprare<br />

Luca Sartori<br />

È<br />

il pistacchio uno dei grandi protagonisti della<br />

cucina etnea. Alle pendici di quella che da<br />

queste parti è semplicemente “a muntagna”, si<br />

servono sulle tavole di agriturismi, trattorie e<br />

ristoranti piatti della tradizione siciliana spesso<br />

arricchiti da questa prelibatezza dal molteplice<br />

utilizzo. Nel menù dell’Osteria del Siciliano a<br />

Nicolosi si servono, fra i primi, le casarecce con<br />

panna e pesto di pistacchio, e fra i secondi le costolette<br />

di maiale ripiene alla siciliana con verdure,<br />

guanciale, provola del casale e granella<br />

di pistacchio. Tanto pistacchio anche nel menù<br />

del ristorante Antico Orto dei Limoni -sempre a<br />

Nicolosi -, ingrediente del piatto delle pennette<br />

e parte del ripieno della salsiccia. Anche la trattoria<br />

Ardichetto di Zafferana Etnea serve piatti<br />

preparati con i preziosi semi locali che arricchiscono<br />

le fettuccine ai funghi porcini, il polpettone<br />

con contorno di funghi porcini. Il dolce<br />

tipico è, ovviamente, la torta al pistacchio.<br />

Per chi<br />

sceglie l’Etna<br />

per una vacanza c’è l’elegante hotel Biancaneve<br />

a Nicolosi, con le sue 82 camere, la piscina<br />

e l’Onidia Center, centro benessere con massaggi<br />

agli oli essenziali e pietre laviche, cristalloterapia<br />

e riflessoterapia plantare. E’ situato<br />

nel cuore storico di Linguaglossa il bed & breakfast<br />

Casa Etna, con tre camere che sono dei<br />

mini appartamenti dotati di forno a microonde<br />

e frigo. Sempre a Linguaglossa c’è l’hotel Il Nido<br />

dell’Etna, a pochi chilometri dal Parco Nazionale<br />

dell’Etna e dalla spiaggia di Marina di Cottone,<br />

struttura ideale come base per escursioni.<br />

Vini, marmellate e prodotti al pistacchio sono<br />

i tesori della gastronomia locale. A Bronte c’è<br />

Sciara Pistacchio, dove comprare il torrone, il<br />

croccantino, il tritato, la granella, il pesto e tante<br />

altre goloserie preparate con la delizia locale.<br />

Da Vinetna a Linguaglossa è invece il vino il<br />

grande protagonista: vini rossi, bianchi e rosati<br />

delle terre etnee, ma anche le marmellate di<br />

arance rosse, arance amare, fichi d’india, gelsi<br />

neri, mandarini e limoni.


TORNA AL<br />

SOMMARIO


Centro Italia<br />

Gran<br />

Sasso,<br />

“l’ombelico” d’Italia<br />

Cinzia Meoni


Cinzia Meoni<br />

facebook.com/cinzia.meoni<br />

Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT


Un pugno di pietra alzato verso il cielo.<br />

È questa la prima immagine che si ha<br />

del Gran Sasso e dei suoi 2.912 metri di altezza,<br />

massiccio imponente che domina<br />

l’Italia centrale tanto da essere chiamato<br />

“Fiscelllus mons” - monte ombelico - dagli<br />

antichi romani proprio per la sua posizione<br />

strategica nella Penisola. E l’inverno può essere<br />

proprio il momento giusto per scoprire<br />

i minuscoli <strong>borghi</strong> che punteggiano questo<br />

gigante di pietra e dedicarsi agli sport della<br />

neve nel “piccolo Tibet”, come è conosciuto<br />

Campo Imperatore, il vasto altipiano che<br />

sovrasta i <strong>borghi</strong> fra Castel del Monte, Santo<br />

Stefano di Sessanio e Calascio. Un territorio<br />

dalla bellezza arcaica, amato da Papa Giovanni<br />

Paolo II - una croce di ferro è posta a<br />

memoria del Santo che qui ha consacrato<br />

anche la piccola cappella della Madonna<br />

della Neve - e immortalato dalla cinepresa<br />

in film cult come “…Continuavano a chiamarlo<br />

Trinità” e in video che spopolano sul<br />

web come “Eppure sentire (Un senso di te)”<br />

della cantante Elisa.


Borghi medievali e paradiso dei free rider<br />

Il Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti<br />

della Laga è considerato un vero e proprio<br />

paradiso dei free rider: la discesa libera in neve<br />

fresca, infatti, regala agli sciatori la sensazione<br />

di galleggiare sulla neve soffice come cipria. La<br />

“powder”, qui, nel cuore dell’Appennino, vanta<br />

una consistenza ancora più leggera rispetto<br />

ai fiocchi del nord Italia grazie alla vicinanza al<br />

mare, una neve speciale che attrae gli sciatori<br />

che amano trascorrere giorni in quota guardando<br />

in lontananza le onde e soggiornando in uno<br />

dei caratteristici <strong>borghi</strong> medievali del territorio.<br />

Sono 44 i <strong>borghi</strong> del parco incastonati in una<br />

natura selvaggia dominata da cime, solcata da<br />

canyon di rocce dolomitiche e attraversata da<br />

praterie e ruscelli d’acqua della valle delle Cento<br />

Cascate, proprio sopra il borgo di Cesacastina.<br />

Una cornice naturale di grande impatto da vivere<br />

in tutte le stagioni a piedi, a cavallo - l’ippovia<br />

del Gran Sasso è particolarmente apprezzata<br />

dagli amanti degli sport equestri -, in moto o in<br />

mountain bike.


Campo Imperatore, il piccolo Tibet<br />

Alle pendici del versante aquilano ecco Assergi,<br />

borgo cinto da mura dell’XI secolo e dominato<br />

dalla chiesa romanica di Santa Maria Assunta,<br />

che custodisce una cripta scavata nella roccia. La<br />

funivia del Gran Sasso supera i mille metri di dislivello<br />

e arriva ai 2.128 metri di Campo Imperatore,<br />

scenario di attività outdoor in estate e di sci in inverno.<br />

Su questo altipiano si scia su 13 chilometri<br />

di tracciati sotto il Corno Grande e il Calderone,<br />

il ghiacciaio più meridionale d’Europa. È la meta<br />

per gli appassionati di kitesurf e di sci d’alpinismo,<br />

che da qui possono intraprendere la traversata<br />

del Gran Sasso. L’altopiano di Campo Imperatore<br />

offre, inoltre, sessanta chilometri di tracciati agli<br />

amanti del fondo fra i quali si distinguono i percorsi<br />

nei pressi di Castel del Monte, un pittoresco<br />

borgo dagli stretti passaggi lastricati, sospeso tra<br />

le vette del Gran Sasso e la valle del Tirino.


Piccole stazioni di sci, epigrafi e zampogne<br />

Sul versante teramano si scia a Prati di Tivo,<br />

dove le piste si snodano ai piedi del Corno<br />

Piccolo, a Prato di Selva - che vanta i tracciati più<br />

lunghi del massiccio - e a Monte Piselli-San Giacomo.<br />

Prati di Tivo è una frazione di Pietracarmela,<br />

borgo affacciato sulla valle del Rio Arno - circondato<br />

da secolari boschi di faggio dell’Aschiro<br />

– e che custodisce numerose testimonianze delle<br />

corporazioni medievali come quelle dei cardatori<br />

della lana nella “Casa de li Signuritte”. I 14<br />

chilometri di tracciati di Prato di Selva, invece,<br />

si trovano nei pressi di Fano Adriano, un borgo<br />

alle pendici del Monte Corvo che vanta una fonte<br />

storica, la Fonte della Cannalecchia, contrassegnata<br />

dalle sette “F” di una curiosa epigrafe:<br />

“Fanesi furono forti, fatevi forti figli fanesi.” Da<br />

non perdere, nelle vicinanze, il borgo di Cerqueto<br />

con il suo “Museo etnografico delle tradizioni<br />

popolari”, dove è conservato un esemplare di<br />

zampogna unico nel suo genere.


Rocche, eremi e arrosticini<br />

Prima o dopo gli sci, in questo territorio sono<br />

numerosissimi i <strong>borghi</strong> da visitare, tutti caratterizzati<br />

da un patrimonio culturale, artistico ed enogastronomico<br />

fra i più interessanti della Penisola.<br />

Come Rocca Calascio, un minuscolo borgo medievale<br />

sovrastato da una rocca millenaria dove sono<br />

state girate scene che appartengono alla storia del<br />

cinema quali “Il nome della Rosa” e “LadyHawke”.<br />

Da non perdere è una sosta alla chiesa esagonale<br />

di Santa Maria della Pietà costruita, secondo alcune<br />

fonti, intorno al 1451 su disegni del Bramante. Nulla<br />

di meglio, per un assaggio completo del territorio, la<br />

sua ricca cucina, un concentrato di tradizione e gusto:<br />

dagli arrosticini di pecora alla porchetta abruzzese<br />

fino agli gnocchi e al castrato senza dimenticare<br />

i formaggi. Fra questi sono annoverate eccellenze<br />

designate come Prodotti agroalimentari tradizionali”<br />

- Pat - come il Pecorino Canestrato di Castel del<br />

Monte. Da non perdere anche i legumi, che vantano<br />

numerosi presidi slow food - tra cui il fagiolo di Paganica<br />

- e Pat, come la prelibata lenticchia del borgo<br />

fortificato di Santo Stefano di Sessanio.


Dormire, gustare e comprare<br />

Luca Sartori<br />

Lenticchie e formaggi sono gli ingredienti classici<br />

della gastronomia di questa porzione d’Abruzzo,<br />

una cucina semplice, dai sapori intensi. Al ristorante<br />

Rifugio della Rocca di Calascio l’antipasto è composto<br />

da salumi e formaggi locali fra i quali il tipico<br />

canestrato di Castel del Monte, la ricotta fresca e le<br />

ricottine salate, mentre fra i piatti tipici del locale<br />

c’è la zuppa di lenticchie di Santo Stefano. Anche<br />

al ristorante Rifugio del Pastore di Castel del Monte<br />

i formaggi sono i grandi protagonisti della tavola,<br />

per esempio le ricotte e le mozzarelle, oltre ai piatti<br />

della tradizione abruzzese annaffiati dai prodotti<br />

delle migliori cantine della regione, Montepulciano,<br />

Pecorino e Trebbiano. Cucina semplice e dai sapori<br />

forti anche al ristorante Da Clara, dove si servono<br />

– anche - specialità preparate con le lenticchie, taglieri<br />

di salumi e formaggi. I paesaggi montani del<br />

Gran Sasso e i suggestivi <strong>borghi</strong> di Castel Del Monte<br />

e Santo Stefano di Sessanio sono meta di appassionati<br />

di trekking ma anche di amanti dei <strong>borghi</strong>. Per<br />

un weekend o per chi sceglie questa zona per una<br />

vacanza ci sono, a Castel del Monte, la Locanda delle<br />

Streghe, ricavata in un antico palazzo ai margini<br />

del centro storico, e la residenza Le Civette, bed &<br />

breakfast ricavato in un edificio storico del borgo.<br />

A Santo Stefano di Sessanio c’è il Residence il Palazzo,<br />

situato in un antico casale poco fuori le mura del<br />

borgo, con quattro appartamenti, il ristorante e la<br />

pizzeria. Per l’acquisto di prodotti tipici locali ecco<br />

l’Azienda Zootecnica Gran Sasso, in località Piè di<br />

Colle di Castel del Monte, che propone – fra i formaggi<br />

- il caciocavallo abruzzese e il pecorino canestrato<br />

di Castel del Monte e, fra ortaggi e legumi, le<br />

lenticchie di Santo Stefano di Sessanio e la patata<br />

turchesa. L’Azienda Agricola Rosa Ciarrocca di Santo<br />

Stefano di Sessanio, infine, oltre alle lenticchie propone<br />

lo zafferano e l’olio extravergine di oliva delle<br />

valli aquilane.


TORNA AL<br />

SOMMARIO


Cinzia Meoni<br />

facebook.com/cinzia.meoni<br />

Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT<br />

We Love Abetone<br />

weloveabetone.it


Abetone:<br />

Cinzia Meoni<br />

neve, condottieri ed eroi<br />

Toscana


A<br />

metà strada tra Firenze e Bologna svetta<br />

maestosa la <strong>Montagna</strong> Pistoiese, sulla<br />

dorsale meridionale dell’Appennino tosco-emiliano,<br />

territorio che comprende i <strong>borghi</strong><br />

di Abetone Cutigliano - comune diffuso -,<br />

Marliana, San Marcello Piteglio e Sambuca<br />

Pistoiese. Per secoli la <strong>Montagna</strong> Pistoiese<br />

ha rappresentato l’unico valico di passaggio<br />

dell’appennino tosco-emiliano e pare che il<br />

generale cartaginese Annibale, durante la<br />

seconda guerra punica, abbia attraversato<br />

proprio la <strong>Montagna</strong> Pistoiese per muovere<br />

da Piacenza verso sud. Una leggenda - sono<br />

numerosi i luoghi che si contendono “l’onore”<br />

- che in questo territorio ha dato il nome<br />

a un passo in Val di Luce, a un impianto di<br />

risalita e a una pista rossa nel comprensorio<br />

dell’Abetone. Uno spaccato d’Italia un tempo<br />

attraversato da eserciti e rivoluzionari, oggi<br />

paradiso delle vacanze invernali: il comprensorio,<br />

infatti, è formato da una cinquantina di<br />

chilometri di piste per lo sci alpino - servite<br />

da 22 impianti di risalita - e da 18 chilometri<br />

di piste dedicate allo sci nordico. E c’è solo<br />

l’imbarazzo della scelta, per tutti i gusti e le<br />

abilità: gli appassionati di sci alpino hanno a<br />

disposizione una pista difficile, 14 facili e 14<br />

tracciati di media difficoltà.


La via Ximeniana e le piramidi dell’Abetone<br />

Sul monte Gomito, nel punto di congiunzione<br />

tra la val di Luce, la val di Lima, la valle dello<br />

Scoltenna e la valle del Sestaione, si distende la<br />

stazione sciistica più nota della regione: quella<br />

dell’Abetone, frazione del borgo di Abetone Cutigliano.<br />

A dare i natali al borgo, secondo la voce popolare,<br />

sarebbe stato l’abbattimento di un enorme<br />

abete - “abetone”, per l’appunto - nel corso dei<br />

lavori di costruzione del passo avviati nel 1766 dal<br />

Granducato di Toscana e dal Ducato di Modena.<br />

L’evento è tutt’oggi ricordato dalla chiesa di San<br />

Leopoldo, caratterizzata da linee sobrie vicine alle<br />

idee gianseniste del committente, il Granduca di<br />

Toscana, e da due piramidi settecentesche che<br />

sorgono nel centro del borgo. Le strutture, volute<br />

da Pietro Leopoldo e Francesco III e decorate<br />

con i rispettivi stemmi, sono infatti collocate l’una<br />

in quello che era il territorio del Granducato di<br />

Toscana e l’altra in quello del Ducato di Modena,<br />

uniti per sempre dal passo e dalla Via Ximeniana.


Luna piena sulle piste di Zeno Colò<br />

Proprio all’Abetone hanno mosso i primi passi<br />

sulla neve icone sportive del calibro di Zeno<br />

Colò, oro olimpico a cui sono dedicate ben tre piste:<br />

la Vittorio Chierroni, la Celina Seghi e, più recentemente,<br />

la Giuliano Razzoli. Il comprensorio<br />

offre una cinquantina di chilometri di tracciati tra<br />

i 1.385 metri di altezza del fondovalle e i 1.940<br />

dell’Alpe Tre Potenze, destinati a coloro che possiedono<br />

una minima padronanza del “mezzo”, con cui<br />

divertirsi e lasciar correre lo sguardo fino a Firenze.<br />

E le emozioni sono garantite anche con gli eventi a<br />

tutta neve, soprattutto il “Full moon party”, la discesa<br />

in notturna prevista nelle notti di luna piena. Ma<br />

l’Abetone non è solo sci, natura, cultura ed enogastronomia.<br />

Durante l’inverno, infatti, si può anche<br />

esplorare il parco con ciaspolate guidate, camminare<br />

su tracciati di nordic walking nei boschi innevati<br />

e praticare sci di fondo su 18 chilometri di<br />

tracciati. D’estate, invece, il territorio si trasforma<br />

nel paradiso dei ciclisti, i “biker”, grazie all’“Abetone<br />

Gravity Park”, un punto di riferimento per discipline<br />

adrenaliniche come il downhill e il cross country.


Cutigliano, insegne araldiche<br />

e snow tubing<br />

Un’alternativa a pochi minuti di macchina<br />

dall’Abetone è il vicino comprensorio di<br />

Doganaccia: dieci chilometri di piste assolate<br />

adatte ai principianti e affacciate sull’appennino<br />

tosco-emiliano, una pista di snow tubing<br />

che permette di scendere a tutta velocità a bordo<br />

di gommoni e due anelli da fondo. Il modo<br />

più scenografico per raggiungere le piste di Doganaccia<br />

è salendo in quota con gli impianti di<br />

Cutigliano, borgo che affonda le proprie origini<br />

nell’Alto Medioevo e che sarebbe un delitto non<br />

visitare. Il cinquecentesco palazzo Pretorio - decorato<br />

con le insegne araldiche dei capitani di<br />

montagna che si sono succeduti nel tempo - e<br />

la chiesa della Madonna di Piazza costituiscono<br />

due tappe impedibili per scoprire questo gioiello<br />

italiano. Il “Museo della gente dell’appennino<br />

pistoiese” di Rivoreta, località nei pressi del borgo,<br />

propone inoltre un viaggio negli usi e costumi<br />

locali, invitando visitatori e curiosi a mettere<br />

alla prova la propria manualità nella costruzione<br />

di giocattoli con materiali poveri.


Stelle, murales e ponti sospesi<br />

Sulla <strong>Montagna</strong> Pistoiese sono numerosi i <strong>borghi</strong><br />

nei quali la storia si intreccia con la natura<br />

e la tradizione assume nuove definizioni. Come<br />

Lizzano Pistoiese, di origini millenarie, che oggi<br />

si caratterizza per una serie di affreschi che gli<br />

conferiscono l’appellativo di “paese dei murales”.<br />

Salendo invece verso Gavinana da Maresca<br />

- borgo ai margini della Foresta del Teso e sede<br />

del cinquecentesco palazzo Rospigliosi -, si trova<br />

l’Osservatorio astronomico di Pian dei Termini. Il<br />

medievale borgo di Gavinana è legato a un eroe<br />

al quale è dedicato un intero museo: Francesco<br />

Ferrucci, cinquecentesco condottiero delle milizie<br />

della Repubblica fiorentina. Da San Marcello<br />

Pistoiese, borgo circondato da boschi, si raggiungono<br />

infine due luoghi iconici: la località<br />

Pontepetri, scenario della battaglia in cui morì<br />

Catilina nel 62 a.C., e il ponte sospeso, una passerella<br />

di 227 metri sul torrente Lima che prima<br />

di essere superato dal Giappone è entrato nel<br />

guinness dei primati quale “ponte pedonale più<br />

lungo del mondo”.


Dormire, gustare e comprare<br />

Luca Sartori<br />

Non potevano che essere i funghi, l’ingrediente<br />

principale della tavola dell’Abetone.<br />

Vallate e boschi dominano quest’angolo di Appennino<br />

dove dai monti pistoiesi si scende nelle<br />

terre modenesi. Alla trattoria Da Fagiolino di Cutigliano<br />

i funghi sono nel crostone e nell’antipasto<br />

toscano, nei maccheroni all’anatra in cacciatora<br />

con le olive e nella scaloppa ripiena. Sempre<br />

a Cutigliano, al ristorante Il Nonno Cianco, dove<br />

la funivia porta alle piste da sci di Doganaccia, si<br />

servono le gonfiate, gli gnocchi a base di patate<br />

con sugo ai formaggi, le cappelle di funghi porcini<br />

servite fritte o con le tagliate di manzo e gli<br />

involtini di maiale alle erbette. Ambiente rustico<br />

al ristorante La Casina di Abetone, a due passi dal<br />

confine con l’Emilia, dove si assaggiano la polenta<br />

ai funghi, le pappardelle al cervo e la polenta<br />

gratinata ai formaggi, e cucina casereccia al Circolo<br />

Carpineta di Sambuca Pistoiese con tanta<br />

cacciagione. Per un soggiorno sull’Abetone, d’inverno<br />

per sciare e d’estate per godersi la natura,<br />

ci sono Villa Patrizia, a due passi dal centro storico<br />

di Cutigliano - con le sue 18 stanze immerse<br />

nel verde –, Villa Basilewsky, antica colonia d’inizio<br />

Novecento, casa di vacanza dei Vigili del Fuoco<br />

alla fine del secolo scorso, oggi elegante hotel<br />

con 21 tra camere e suite, e il Bed & Breakfast La<br />

Casa di Zeno - ricavato nella casa che Zeno Colò<br />

si costruì negli anni ’60 -, per chi ama la comodità<br />

di partire da casa con gli sci ai piedi. Per chi<br />

vuole portare con sé i sapori di quest’angolo di<br />

Toscana, ci sono l’azienda bio agrituristica I Taufi,<br />

dove comprare i prodotti bio, i formaggi, il burro<br />

e le carni dei capi allevati in azienda, e la bottega<br />

artigianale I Sapori del Lago Nero, nella quale<br />

perdersi fra le numerose goloserie. Fra queste, i<br />

classici cantucci toscani preparati nei modi più<br />

diversi, i frollini, anch’essi in svariate versioni, i canestrelli,<br />

i fagottini, i biscolatte, i fior di castagno,<br />

le gioie di riso e i “brutti ma buoni”.


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SOMMARIO


Cinzia Meoni<br />

facebook.com/cinzia.meoni<br />

Luca Sartori<br />

twitter.com/LucaSartoriIT<br />

PHOTO CREDITS:<br />

Tonino Bernardelli,<br />

Vittoria Pagnano,<br />

Mauro Fazio


Alvito,<br />

un viaggio nel tempo<br />

Cinzia Meoni<br />

Frosinone, Lazio


Il tempo si è fermato ad Alvito, piccolo<br />

borgo medievale a cavallo tra Lazio e<br />

Abruzzo nel quale camminare in una storia<br />

secolare, respirare il fascino dei tempi passati<br />

e regalarsi giornate nella natura, senza<br />

dimenticare soste golose all’insegna delle<br />

tradizioni gastronomiche della Ciociaria. La<br />

conoscenza di Alvito parte dall’imponente<br />

fortezza che veglia sulla valle: affonda le<br />

sue radici nell’XI secolo ma è stata ricostruita<br />

nel XIV secolo per volere della famiglia<br />

Cantelmo, da cui risale l’appellativo di castello<br />

Cantelmo. Nelle belle giornate è un<br />

piacere salire a piedi alla rocca, a 475 metri<br />

circa di altezza, seguendo il viottolo lastricato<br />

con scorci sulle cime circostanti e sulla<br />

Valle del Comino. E poi, da qui, percorrere<br />

il giro delle mura, entrare nei cortili, esplorare<br />

i camminamenti e ammirare le torri di<br />

guardia, lasciando correre l’immaginazione<br />

alle vicende che hanno visto come protagonista<br />

questo lembo di terra che domina<br />

l’accesso a nord della Valle del Comino, una<br />

posizione strategica per l’Italia centrale.


Palazzi e leggende nere<br />

Secondo una leggenda, San Bernardino da Siena,<br />

preso a sassate dagli abitanti del borgo nel<br />

1443, predisse loro che non avrebbero mai portato<br />

niente a termine. Il piccolo borgo e i suoi edifici<br />

storici, veri e propri gioielli artistici custodi delle<br />

epoche passate, invece, dimostrano ogni giorno<br />

il contrario. È intrigante passeggiare fra gli stretti<br />

vicoli e le ripide scalinate di Alvito e ripercorrere<br />

le vicende che si sono succedute nel corso dei<br />

secoli in questo minuscolo borgo laziale per poi<br />

scoprirne, nei nomi dei palazzi nobiliari, i protagonisti.<br />

Merita una tappa il palazzo Ducale, voluto<br />

dal cardinale Tolomeo Gallio agli inizi del XVII<br />

secolo: è sede del teatro comunale - nell’ex teatrino<br />

di corte - e del municipio di Alvito, nel quale<br />

spiccano l’atrio monumentale, la scalinata d’onore,<br />

gli episodi della “Gerusalemme Liberata” presenti<br />

nella camera del duca e la sala del consiglio<br />

decorata con fregi e affreschi della scuola di Luca<br />

Giordano.


Un borgo, mille itinerari<br />

Al centro della Valle del Comino e immerso nel<br />

Parco Nazionale dell’Abruzzo, Alvito è punto<br />

di partenza ideale per esplorare il territorio. Da<br />

qui partono ben 110 chilometri di tracciati da<br />

percorrere in mountain bike, a cavallo, a piedi o,<br />

magari, con le ciaspole quando la neve copre i<br />

sentieri del parco e il ghiaccio cesella seducenti<br />

architetture tra i rami degli alberi. Si va dagli itinerari<br />

di montagna a quelli collinari fra le vigne<br />

del Cabernet Atina Doc, dalle passeggiate alla<br />

scoperta delle doline - in particolare della Fossa<br />

Maiura, una sorta di cono rovesciato e profondo<br />

cento metri - alle visite storico-artistiche fra le<br />

quali una che si snoda fra le 15 fontane del territorio.<br />

Lasciandosi guidare dai sensi, si scoprono<br />

il profumo delle erbe selvatiche di montagna, il<br />

gusto del pecorino Dop, del torrone inserito tra<br />

i Pat - prodotti agroalimentari tradizionali - e dei<br />

tartufi, mentre dalla rocca del borgo lo sguardo<br />

cattura il panorama e dai boschi circostanti arrivano<br />

i suoni degli animali selvatici. Ma è l’immaginazione,<br />

il sesto senso, quello che veste di suggestione<br />

ogni itinerario e rende Alvito un borgo<br />

speciale.


Fantasmi e tradizioni contadine<br />

A<br />

Cortignale e La Cappudine, antiche contrade<br />

nei dintorni di Alvito, la lancetta dell’orologio<br />

torna indietro nel tempo, lasciando intravvedere<br />

gli usi e i costumi dei secoli passati.<br />

Non sempre i casolari di questi antichi <strong>borghi</strong><br />

appaiono evidenti a uno sguardo superficiale.<br />

A volte occorre cercare con attenzione nella<br />

vegetazione, tra i cespugli e le siepi cresciuti<br />

nel corso degli anni per individuare mura, magazzini<br />

e locali adibiti alla spremitura delle olive<br />

o dell’uva. E ne vale la pena. I due <strong>borghi</strong><br />

fantasma regalano infatti la sensazione di un<br />

viaggio indietro nel tempo: lasciando “parlare”<br />

le antiche mura, emerge il racconto della vita<br />

quotidiana agro-pastorale che si è svolta, per<br />

secoli, nelle comunità rurali.


Le origini, tra sacro e profano<br />

Le origini di Alvito risalgono, probabilmente,<br />

a volsci e sanniti che hanno preceduto la “romanizzazione”<br />

dell’area del III secolo a.C. Ma è a<br />

partire dall’età di mezzo, intorno all’anno Mille,<br />

che il borgo inizia a crescere, su impulso dei monaci<br />

della vicina Montecassino, e a svilupparsi sui<br />

tre livelli tipici del modello della città-fortezza: in<br />

alto il borgo medievale raccolto intorno alla rocca<br />

e alle chiese di Santa Maria in Porta Coeli e di<br />

Santa Maria Assunta, quest’ultima custode al suo<br />

interno della cripta di San Rocco. A mezza costa<br />

ecco il Peschio, punteggiato da edifici nobiliari<br />

come Palazzo Panicali al Peschio con le sue torri<br />

colombaie e il portone d’ingresso incorniciato da<br />

un bugnato a punta di diamante e, infine, il borgo<br />

proteso fino a valle, impreziosito da edifici e chiese<br />

di epoca barocca. Con il trascorrere dei secoli il<br />

borgo, feudo del Regno di Napoli e coinvolto nel<br />

conflitto tra aragonesi e angioini, divenne prima<br />

contea con i signori d’Aquino e poi un ducato con<br />

i Gallio, casata a cui è attribuito il merito di avere<br />

estirpato il brigantaggio.


Dormire, gustare e comprare<br />

Luca Sartori<br />

Simbolo indiscusso dei sapori di Alvito è il torrone.<br />

In quest’angolo di Ciociaria lo si produceva<br />

già nel Settecento e oggi fa parte della prestigiosa<br />

lista dei PAT, Prodotti Agroalimentari Tradizionali.<br />

Dal 1850 l’Antica Pasticceria Di Tullio è simbolo<br />

dell’arte dolciaria locale e propone ai suoi clienti<br />

una vasta scelta di prodotti che vanno dal torrone<br />

classico - preparato con mandorle, miele, albume<br />

e zucchero - al torrone di pasta reale - con la pasta<br />

di mandorle -, dai mostaccioli - realizzati con<br />

marmellata, cacao, spezie, farina, zucchero e miele<br />

- al croccante torrone mandorlato, con mandorle<br />

e zucchero caramellato. Alvito è anche terra di<br />

vigne. Alla Cantina Cominium, situata nel vigneto<br />

e ricavata in un vecchio casale di metà Ottocento,<br />

si possono degustare e acquistare i vini rossi, rosé,<br />

bianchi e riserva ricavati dai vitigni DOC, il Cabernet<br />

Sauvignon, il Cabernet Franc e il Merlot, oltre<br />

agli altri prodotti dell’azienda, l’olio extravergine<br />

di oliva, la grappa e le confetture di vino. C’è anche<br />

il tartufo, sulla ricca tavola locale. Il ristorante<br />

Agria di via Santa Maria propone, fra le sue specialità,<br />

pasta fresca con funghi porcini e tartufo,<br />

selvaggina e carne alla brace, mentre all’Osteria<br />

Pizzeria dell’Orologio di via Roma si servono le<br />

pappardelle al cinghiale, il pollo ripieno e la trippa<br />

alla romana. A Posta Fibreno, borgo a due passi da<br />

Alvito, c’è l’Oasi dei Sapori, dove si servono i tonnarelli<br />

cacio e pepe, l’agnello e il filetto di maiale<br />

al cabernet. Punto di partenza ideale per esplorare<br />

il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo,<br />

Alvito è anche meta di soggiorno. All’agriturismo<br />

Tenuta del Daino, a due passi dal centro storico, è<br />

imperdibile la vista sulla Valle del Comino mentre<br />

ci si rilassa tra gli ulivi e i daini. All’elegante Relais<br />

Chalons d’Orange, fuori dall’abitato, con la bella<br />

piscina circondata dai monti, si può scegliere tra<br />

camere e suite.


Agriturismo “Cerere”<br />

Via Valle di Rio, 42<br />

Tel 0776 509110<br />

www.agriturismocerere.it<br />

Agriturismo “Fata Verde Orto e Locanda”<br />

Via Colle San Martino<br />

Tel 392 9366134<br />

FACEBOOK: Fataverde Orto e Locanda – Agriturismo<br />

Agriturismo “Il Lago nella Valle”<br />

Via Cappella della Volpe<br />

Tel 329 9616693<br />

Facebook: Oliviero Burdiat<br />

Agriturismo “Il Viale dei Ciliegi”<br />

Via S.Rocco Contrada Maiali<br />

Tel 340 1660233<br />

www.vialedeiciliegi.it<br />

Agriturismo “L’Arceto”<br />

Via Campo Piano<br />

Tel 0776 509<strong>01</strong>8<br />

Facebook<br />

Agriturismo “Tenuta del Daino”<br />

Via Fontanelle<br />

Tel 340 3783780<br />

www.tenutadeldaino.it<br />

Soc.Agr. “Cominium Benessere”<br />

Via Fontana Ufa<br />

Tel 335 6313419<br />

www.cominiumbenessere.it<br />

Hotel “Relais Chalon d’Orange”<br />

Via Colle Buono Serre di Conca<br />

Tel 342 7493526<br />

www.relaisorange.com<br />

Scarica la APP con le attività economiche<br />

di Alvito, i percorsi visita<br />

del centro abitato, i 100Km di<br />

itinerari in pianura collina e montagna,<br />

i punti di interesse storico<br />

architettonici, associazioni, ORDI-<br />

NANZE come autobus, raccolta differenziata<br />

e molto ancora.<br />

Agiturismo “Il Tiglio”<br />

via san nicola 42<br />

tel 347 6868211<br />

www.iltiglioalvito.it<br />

Riserva Naturale Lago<br />

di Posta Fibreno<br />

Progetto realizzato grazie al contributo della Regione Lazio.<br />

“Finanziamento a favore delle Reti di Impresa tra Attività Economiche su Strada DGR n. 94 del 15/03/2<strong>01</strong>6”<br />

Soggetto beneficiario: Comune di Alvito. Soggetto contraente: Rete VisitAlvito


N<br />

Rifugio<br />

Capo d’Acqua<br />

PESCASSEROLI<br />

La strada comincia a salire piano, dolce,<br />

verso la collina. Alvito non ha nulla di virtuale, non è<br />

un non luogo, quello che cerchi lo vedi, lo ascolti,<br />

lo tocchi e d’estate odora di magia. Alvito è<br />

il paese dei cinque sensi più uno. Il sesto è<br />

l’immaginazione. Su in alto c’è il castello Cantelmo<br />

e il borgo più antico, poi si scende giù di vicolo in vicolo,<br />

fino al centro rinascimentale con il palazzo Ducale dei<br />

Gallio. Sulla torre del castello, quella che guarda verso<br />

Montecassino, ci sono notti piene di stelle e qualche<br />

volta ti sembra di vederle cadere. Alvito era un ducato<br />

e le ricette sono diventate con il tempo un particolare<br />

meticciato di ceti sociali: tartufo, fagioli cannellini,<br />

pecorino, minestre di pane e verdure, torroni di pasta di<br />

mandorla ricoperti di cioccolato fondente, le strane “ossa<br />

di morto” e la ratafia di visciole.<br />

Alvito è il profumo dei platani la sera. È il centro di<br />

una valle antica, valle di Comino l’antica Comiunim(?)<br />

roccaforte dei Sanniti, il confine è segnato dalle cicatrici<br />

della linea Gustav, quella del fronte della seconda guerra<br />

mondiale. Qui oggi puoi camminare sulle tracce<br />

dell’orso o ascoltare di notte l’ululato dei lupi,<br />

su percorsi affascinanti da scalare in mountain bike<br />

o sulle arrampicate fino al monte Meta, dove all’alba,<br />

quando la luce è chiara, si possono vedere i due mari, il<br />

Tirreno e l’Adriatico: come un incantesimo, come<br />

una rivelazione improvvisa.<br />

PERCORSI<br />

VISIVI<br />

Una fitta rete di sentieri per esperti e appassionati.<br />

100 km di percorsi sterrati, tabellati e georeferenziati.<br />

A<strong>01</strong> Castello Cantelmo - Fossa Maiura<br />

A05 Villaggi Fantasma Cortignale e Cappudine<br />

A06 Fontana Lepore - Pratola<br />

A12 Alvito - Monte Morrone<br />

«Non hai mai visto notti così piene<br />

di stelle. Le conti sulla torre<br />

del castello e qualche volta d’estate<br />

ti sembra di vederle cadere.»<br />

IL TOCCO<br />

DELL’ARTE<br />

Percorsi storico-architettonici<br />

dall’età preromana al barocco.<br />

ALVITO<br />

Percorsi sensoriali fra natura, arte,<br />

cultura e gusto nel versante laziale<br />

ALVITO<br />

Un borgo sensoriale<br />

www.visitalvito.it<br />

A<strong>01</strong><br />

A05<br />

A06<br />

A12<br />

del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise<br />

e la Riserva Naturale Lago di Posta Fibreno<br />

Strada 666<br />

Rete VisitAlvito<br />

Piazza G. Marconi, 3 - 03041 Alvito (FR) - tel. 3892843090 - www.visitalvito.it<br />

Su prenotazione, i referenti delle associazioni<br />

saranno lieti di accompagnarvi sui percorsi del territorio tel. 3892843090<br />

P<strong>01</strong><br />

E1<br />

Riserva Naturale Lago<br />

di Posta Fibreno<br />

Progetto realizzato grazie al contributo della Regione Lazio<br />

“Finanziamento a favore delle Reti di Impresa tra Attività Economiche su Strada DGR n. 94 del 15/03/2<strong>01</strong>6”<br />

Soggetto beneficiario: Comune di Alvito. Soggetto contraente: Rete VisitAlvito<br />

I.P.<br />

100 KM DI SENTIERI GEOREFERENZIATI<br />

A cura di: Mauro Fazio, Vittorio Macioce, Maurizio Pagliara, Vittoria Pagnano, Silvia Placidi, Gianfranco Vano, Michele Viglietta<br />

Si ringraziano per i contributi: Francesca Fantozzi, Annino Pesce, Giovanni Pizzuti, Luciano Santoro<br />

Sentiero Italia<br />

FOSSA<br />

MAIURA<br />

A06<br />

A<strong>01</strong><br />

A05<br />

A06<br />

A06<br />

1<br />

VALLE<br />

DI RIO<br />

A03<br />

Strada 666<br />

A03<br />

2<br />

CAPPU-<br />

DINE<br />

TELUGNO<br />

A<strong>01</strong><br />

A03<br />

A04<br />

3<br />

A04<br />

A04<br />

MONTE<br />

TRANI<br />

A02<br />

Rifugio di<br />

Valle Lattara<br />

VALLE<br />

MASSIMA<br />

P A R C O<br />

MONTE<br />

TRANQUILLO<br />

N A Z I O N A L E D<br />

Sentiero Italia<br />

A02<br />

’ A B R U<br />

PIETRA<br />

VALENTE<br />

Z Z O L A<br />

Z I O E M O L I S E<br />

EvENti<br />

• Corri Alvito - 25 Aprile<br />

• Gara di Mountain Bike - Primavera<br />

• Ricorrenza martirio Giuseppe Testa -<br />

11 Maggio<br />

• Apertura nuovi sentieri su strade<br />

sterrate - fine giugno<br />

• Gara cani da Tartufo - Settembre<br />

• Festa del pane ammollo - Luglio<br />

• Festa della <strong>Montagna</strong> - Luglio<br />

• “Castellinaria” festival di teatro pop -<br />

dal 21 al 28 luglio<br />

• Pellegrinaggio a cavallo<br />

della festa della Madonna di Monte<br />

Tranquillo - ultimo fine settimana<br />

di luglio<br />

• Notte dei Cantastorie - 13 agosto<br />

• Sagra della pizza e mortadella -<br />

14 agosto<br />

• Festival delle Storie - Fine Agosto<br />

• Gara delle Carrozzelle<br />

cuscinetti a sfera - Settembre<br />

• Premio Letterario Val di Comino -<br />

Ottobre<br />

• Polentata al Castello - 1 Novembre<br />

• Tendazione - 22 Dicembre / 6 Gennaio<br />

ospitalità GENUiNa<br />

Bar, GastroNomia E ospitalità:<br />

• Agriturismo Cerere 0776509110<br />

• Agriturismo Fata Verde 3929366134<br />

• Agriturismo Il Lago nella Valle<br />

3299616693<br />

• Agriturismo Il Viale dei Ciliegi<br />

34<strong>01</strong>660233<br />

• Agriturismo L’Arceto 0776509<strong>01</strong>8<br />

• Agriturismo Tenuta del Daino<br />

3403783780<br />

• Antica Pasticceria Di Tulio 0776510841<br />

• Bar Alice 3441157950<br />

• Bar Chalet dei Platani 0776510<strong>01</strong>4<br />

• Bar Chalet Mi Rancho 3337141638<br />

• Bar Pasticceria Macioce 0776510617<br />

• Bar Pizzeria le Fontanelle 0776510855<br />

• Bar Pub La Baita 3495311906<br />

• Osteria Pizzeria dell’Orologio<br />

0776510445<br />

• Ristorante Agria 0776510038<br />

• Ristorante Il Covo dei Briganti<br />

3339482559<br />

• Ristorante Sale & Pepe 0776510254<br />

• Soc.Agr. Cominuim Benessere<br />

3356313419<br />

aziENdE aGricolE:<br />

• Agrifazio - Erbe Officinali e cosmesi<br />

nat. 3341<strong>01</strong>4800<br />

• Antica Ciociaria -Tartufi 3498159234<br />

• Cantina Cominium - Vini 0776510683<br />

• Fantozzi Santina - Cereali 3498207060<br />

• Fazio Mauro - Zafferano 3299438711<br />

• Frantoio Tata - Olio 0776509070<br />

• La Fattoria della Conca - Allevamento<br />

3472452459<br />

• Petra Potens - Vini 3923129358<br />

alimENtari E carNi:<br />

• Erregi 3475902765<br />

• Fratelli Fantozzi 0776510037<br />

• Forno Artigianale da Lucia 3471919937<br />

• La Frutteria 0776 510439<br />

• Macelleria Gentile 077651<strong>01</strong>81<br />

• Panificio Capoccia 0776510584<br />

• Verde Market 0776513808<br />

commErcio:<br />

• Bubbles - Intimo e art. regalo<br />

3478583791<br />

• Capoccia Erminio &C - Attrezzature<br />

agricole 0776510383<br />

• Capoccia Erminio srl - Autovetture<br />

0776510383<br />

• Cose di casa - Casalinghi, ferramenta<br />

0776510004<br />

• DI.E.C.I. snc - Informatica 0776510866<br />

• Edilceramiche Tata - Ferramenta<br />

077651<strong>01</strong>64<br />

• Fiori e Foglie - Fiori e addobbi<br />

3479876106<br />

• Firminio srl - Pelletteria 07761934055<br />

• Italingrosso civ 95 - Bevande ingrosso e<br />

minuto 0776510222<br />

• Sesil - Gioielleria 3318732697<br />

• Smoke Shop - Tabacchi, art.regali, lotto<br />

0776510253<br />

cUra dElla pErsoNa:<br />

• Anna Del Bove - Estetista 3403622684<br />

• De Carolis Pierina - Parrucchiera<br />

3687313674<br />

• Del Bove Giuseppina - Parrucchiera<br />

3470361265<br />

• Lady Selvaggia - Parrucchiera, pedicure<br />

3489243878<br />

• Fairy Nails - Estetista 3497133599<br />

• Immagine - Estetista 0776510584<br />

• Farmacia Giordano - 077651<strong>01</strong>38<br />

• Profilo Uomo Donna - Parrucchiera<br />

3476444656<br />

A11 Alvito - Valle Romana - Castello Cantelmo<br />

«Te ne vai lungo i confini stretti dei vicoli,<br />

soppesando gli incroci. Giochi a pari<br />

o dispari con le pietre, le accarezzi<br />

e poi scegli: e qui la salita, là il passato.»<br />

I SUONI<br />

DELL’ANIMA<br />

Le campane, il silenzio, la musica.<br />

A07 Castello Cantelmo - Campo Piano - Fossa Maiura<br />

5 Chiesa S. Maria Assunta<br />

A24 - A25<br />

A11<br />

A07<br />

A1 RM-NA<br />

SORA<br />

E1<br />

E1<br />

RISERVA NATURALE LAGO DI POSTA FIBRENO<br />

6 Castello Cantelmo<br />

1 2 3 4 5 6 7<br />

8<br />

1 2 3 4 5 6 7<br />

8<br />

11 10 9 8 7 6 5 4 3 2<br />

1<br />

7 6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

SP 94<br />

A12<br />

A<strong>01</strong><br />

7 Fontana dei monaci<br />

Alvito<br />

E1<br />

A07<br />

CORTI-<br />

GNALE<br />

A05<br />

MACCHIA-<br />

LONGA<br />

A07<br />

9<br />

7<br />

E1 8<br />

18<br />

A11<br />

10<br />

A12<br />

A11 A10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

PESCHIO<br />

Via Stradone<br />

A11<br />

S.<br />

ONOFRIO<br />

A<strong>01</strong><br />

CASTELLO<br />

ALVITO<br />

CENTRO<br />

URBANO<br />

6<br />

LA<br />

CONCA<br />

5<br />

16<br />

A<strong>01</strong><br />

A02<br />

A03<br />

A04<br />

A10<br />

A04<br />

A03<br />

A02<br />

A<strong>01</strong><br />

COLLE<br />

ARCETO<br />

COLLE<br />

BUONO<br />

17<br />

A08<br />

A10<br />

E1<br />

4<br />

S.<br />

MARIA<br />

DEL<br />

CAMPO<br />

MOLITO<br />

A10<br />

SP 94<br />

E1<br />

SAN DONATO<br />

VAL DI COMINO<br />

1 Chiesa San Simeone Profeta<br />

1 Porta Iacobelli<br />

8 Chiesa di San Rocco<br />

A08<br />

A09<br />

A09<br />

1 Cappella San Biagio<br />

«Il vento finalmente è arrivato.<br />

Sono le dieci e cinquantadue<br />

del mattino. Lo indica l’orologio<br />

del campanile. Nessuno ha più paura<br />

di invecchiare.»<br />

7 Palazzo Gallio<br />

IL RESPIRO<br />

DELLA NATURA<br />

Percorsi di aria, natura e profumi di bosco.<br />

ATINA<br />

CASSINO<br />

A08<br />

Strada 627<br />

A02 Pietra Velente<br />

A03 Rifugio Capo D’acqua<br />

A04 Rifugio Valle Lattara<br />

Percorso Chiese “dentro le mura”<br />

1 Chiesa di San Simeone profeta<br />

(sec. XVI)<br />

«La pioggia di autunno cade sull’antica<br />

foresta al confine del paese e ti porta<br />

da un futuro remoto l’odore della terra.»<br />

2 Lavatoio (sec. XX) e Porta Mercato<br />

Vecchio (sec. XIV)<br />

3 Chiesa di Santa Teresa (sec. XVIII)<br />

4 Chiesa dell’Annunziata, poi del<br />

SS.mo Crocifisso (sec. XVI)<br />

5 Chiesa di Santa Maria dell’Unione<br />

(Chiesa Nuova) sec. XVII<br />

6 Chiesa di Santa Croce (sec. XIV)<br />

7 Chiesa della SS.ma Trinità (sec. XI)<br />

Percorso “fuori le mura”<br />

1 Cappella di San Biagio<br />

(sec. XVII)<br />

2 Chiesa di San Giovanni Ev.<br />

(sec. XVI)<br />

3 Via Elvino – Palazzo Elvino<br />

(sec. XVI)<br />

4 Chiesa di Santa Maria a’ piè le case<br />

(sec. XVIII)<br />

5 Chiesa di San Nicola (sec. XVIII)<br />

6 Fontana sotto S. Nicola (sec. XVI)<br />

7 Fontana dei monaci (sec. XI)<br />

8 Chiesa di San Rocco (sec. XVI)<br />

A02<br />

A03<br />

A04<br />

IL GUSTO<br />

DELLE COSE<br />

Percorso enogastronomico fra torroni,<br />

tartufi, miele, formaggi e vini.<br />

A08 Colli della Valle<br />

A09 Via delle Vigne<br />

A10 La Solfatara - Riomolle - Solfatara<br />

Percorso Palazzi storici*<br />

«Le visciole quando la primavera si apre:<br />

vermiglie, selvatiche e un po’ pazze.<br />

Come la prima ragazza che ti ha fatto<br />

innamorare.»<br />

1 Porta Iacobelli (sec. XVIII)<br />

2 Monastero delle Teresiane (sec. XVIII)<br />

3 Palazzo Graziani (sec. XIX)<br />

4 Palazzo Sipari (sec. XIX)<br />

5 Campanile (sec. XVI) della Chiesa di<br />

S. Simeone Profeta su preesistente<br />

torrione delle mura (sec. XIV)<br />

6 Sede del Parlamento (sec. XVII notizie)<br />

7 Palazzo Gallio (sec. XVII)<br />

8 S. Giovanni Battista sec. XI, Chiesa<br />

di S. Maria della Pietà (sec.XVIII)<br />

9 Palazzo Castrucci (sec. XIX)<br />

10 Palazzo Lanza (sec. XIX)<br />

11 Palazzo Buccilli (sec. XIX)<br />

Percorso Trekking<br />

1 Cappella di S. Biagio (sec. XVII)<br />

2 Sentiero Valle Romana<br />

3 Cappella Madonna del Perpetuo<br />

Soccorso (sec. XIX)<br />

4 Chiesa di S. Maria Porta Coeli<br />

(sec. XVIII)<br />

5 Chiesa di S. Maria Assunta<br />

(sec. XVIII)<br />

6 Castello Cantelmo (sec. XIV)<br />

7 Lavatoio del Castello (sec. XX)<br />

8 Dolina carsica “Fossa Maiura”-<br />

Cortignale-Cappudine<br />

*percorso per persone con diverse<br />

abilità motorie<br />

A08 A09 A10<br />

Sentieri percorribili con K-Bike su prenotazione<br />

per persone con diverse abilità motorie<br />

A<strong>01</strong> Castello Cantelmo - Fossa Maiura<br />

Collinare - KM 20 (circuito) - Escursionistico<br />

A02 Pietra Velente<br />

Montano - KM A/R 26 - Escursionistico<br />

Impegnativo<br />

A03 Rifugio Capo D’acqua<br />

Pedemontano - KM A/R 24 - Escursionistico<br />

A04 Rifugio Valle Lattara<br />

Montano - KM A/R 26 - Escursionistico<br />

Impegnativo<br />

A05 Villaggi Fantasma Cortignale e Cappudine<br />

Collinare - KM 10 (circuito) - Turistico<br />

A06 Fontana Lepore - Pratola<br />

Collinare - KM A/R 10 - Turistico<br />

A07 Castello Cantelmo - Campo Piano - Fossa<br />

Maiura<br />

Collinare - KM A/R 8 - Turistico<br />

A08 Colli della Valle<br />

Valligiano - KM 14 (circuito) - Escursionistico<br />

A09 Via delle Vigne<br />

Valligiano - KM A/R 5 - Turistico<br />

A10 Rio Molle - Solfatara<br />

Valligiano - KM A/R 20 - Escursionistico<br />

A11 Alvito - Valle Romana - Castello Cantelmo<br />

Collinare - KM 8 (circuito) - Escursionistico<br />

A12 Alvito - Monte Morrone<br />

Collinare - KM A/R 12 - Escursionistico<br />

SCARICA<br />

LA BROCHURE<br />

A1 RM-NA<br />

P<strong>01</strong> Posta Fibreno - Fossa Maiura<br />

Collinare - KM A/R 12 - Turistico<br />

E1 Sentiero Europa - Capo Nord (Norvegia) -<br />

Capo Passero (Sicilia- Italia)<br />

Sentiero Italia - Tappa C003<br />

Raccordi percorsi<br />

Strade<br />

Punto di ritrovo<br />

Fontane<br />

Rifugi<br />

Contrade<br />

Paese abbandonato<br />

Dolina carsica<br />

Solfatara<br />

Aviosuperficie fondo erba<br />

Parapendio<br />

Deltaplano<br />

Punto panoramico<br />

Mura poligonali<br />

1 Fontana Lepore<br />

2 Fontana Rosa<br />

3 Fontana Ufa<br />

4 Fontanella dei Monti<br />

5 Fontana Pescopane<br />

6 Fontana Le Fontanelle<br />

7 Fontana Nuova<br />

8 Lavatoio Porta Mercato<br />

Vecchio<br />

9 Fontana e Lavatoio<br />

del Castello<br />

10 Fontana degli Zingari<br />

11 Fontana Dei Monaci<br />

12 Fontana Maiali<br />

13 Fontana Sotto San Nicola<br />

14 Fontana Colle Buono<br />

15 Fontana La Sala<br />

16 Fontana La Conca<br />

17 Fontana Lottola<br />

18 Fontana Vitola<br />

Visitalvito Ufficio Turistico<br />

CORSO GALLIO, 34 - 03041 ALVITO (FR) • TEL +39 389 2843090<br />

www.visitalvito.it • info@visitalvito.it • Pagina Facebook: Rete Visitalvito


Alvito<br />

COMUNE DI ALVITO<br />

ROMA<br />

Frosinone<br />

Frosinone, Lazio<br />

Abitanti: 2668<br />

Altitudine: 475 m s.l.m.<br />

Superficie: 51,72 km²<br />

Santo Patrono:<br />

San Valerio - ven. - sab dopo la pentecoste<br />

SCOPRI


TORNA AL<br />

SOMMARIO


Leopoli:<br />

natura, <strong>borghi</strong> e tradizioni


Oltreconfine: Ucraina<br />

A cura della “Gestione del turismo e resort di Leopoli,<br />

amministrazione regionale dello stato”<br />

loda.gov.ua/upravlinnya_turyzmu_ta_kurortiv


Siamo in Ucraina, nella regione di Leopoli,<br />

terra di spettacolari scenari naturali, cultura<br />

e tradizioni storiche. Leopoli è una città<br />

antica – sotto l’egida dell’Unesco - e, nei suoi<br />

dintorni, sono numerosi i pittoreschi <strong>borghi</strong><br />

nei quali sono conservate le antiche usanze<br />

della Galizia. Ed è proprio in quest’area che<br />

svettano i Carpazi, un vero e proprio paradiso<br />

per gli amanti della montagna. Da scoprire<br />

è innanzitutto il Parco Nazionale “Skolevski<br />

Beskydy”, area protetta di oltre 35mila ettari<br />

nei Carpazi orientali, che presenta numerosi<br />

punti di interesse. A iniziare dal borgo di Maidan,<br />

nel distretto di Drohobych, seguito dalla<br />

foresta di Maydan, nella quale ci sono 33<br />

bisonti che vivono in condizioni “selvagge”.<br />

La vetta più alta del parco è Paraska - 1.268<br />

metri d’altitudine -, e da questa montagna<br />

si può spaziare con lo sguardo su tutti i Carpazi.<br />

Curiosa è la cascata Gurkalo, divisa da<br />

una sporgenza rocciosa in due flussi e con<br />

un’altezza di caduta dell’acqua di ben 5 metri.<br />

Da conoscere è anche la riserva storica e<br />

culturale di stato “Tustan”, nel borgo omonimo,<br />

che custodisce la vecchia città-fortezza<br />

di Tustan - medievale -, antico complesso di<br />

difesa rocciosa, i cui resti si trovano proprio<br />

nel cuore dei Carpazi.


Oltreconfine: Ucraina


Leopoli a tutta fede<br />

Per chi fosse interessato alla vita spirituale<br />

della regione, ci sono innumerevoli testimonianze<br />

d’arte e di fede, attestate da caratteristiche<br />

chiese in legno. Questi santuari intrecciano<br />

elementi ecclesiastico-ortodossi con<br />

elementi della tradizione locale e sono costruiti<br />

su tre livelli e sormontati da cupole perlopiù<br />

ottagonali. Luoghi di culto nei quali spiccano<br />

torri e campanili, tappeti colorati e numerosissime<br />

decorazioni interne policrome - perfettamente<br />

elaborate -, che illustrano una molteplicità<br />

di riferimenti simbolici e sacri relativi alle<br />

tradizioni dei luoghi. Ai piedi del villaggio carpatico<br />

di Rozgirche, immerso in una foresta di<br />

abeti, merita una visita il monastero Pecherny,<br />

un complesso roccioso unico nel suo genere,<br />

che affonda le sue origini nei secoli VIII-VII a.C.<br />

Imperdibile, in questo territorio, è la novecentesca<br />

chiesa degli Apostoli Pietro e Paolo: progettata<br />

dal famoso architetto galiziano Vasily<br />

Nagorny, è considerata uno dei più bei templi<br />

in pietra nella regione dei Carpazi.


Oltreconfine: Ucraina


Oltreconfine: Ucraina


Oltreconfine: Ucraina<br />

Slavske e Volosyanka, <strong>borghi</strong> da non perdere<br />

I<br />

<strong>borghi</strong> di Slavske e Volosyanka, nella regione<br />

di Leopoli, si distinguono per la frizzante aria di<br />

montagna, le cime elevate e la squisita cucina dei<br />

Carpazi: l’ideale per un viaggio di conoscenza ma<br />

anche di relax e di piacevolezze tra un itinerario<br />

e l’altro. Il villaggio di Slavske si trova nella soleggiata<br />

e pittoresca valle del fiume Resistance ed è<br />

la meta ideale per gli appassionati di sport invernali:<br />

si tratta, infatti, di uno dei più grandi centri<br />

sciistici dell’Ucraina con infrastrutture e attività<br />

ricreative per tutti i gusti e le età. Da conoscere è<br />

anche Volosyanka, un borgo nel distretto di Skole,<br />

situato nella valle dei fiumi Slavka e Yalinkuvaya,<br />

otto chilometri a sud di Slavske. Volosyanka<br />

è famoso per la sua cucina dalle tradizioni antiche:<br />

zuppa di funghi, banosh “dei Carpazi”, cavolo<br />

ripieno con gnocchi, trote, salsicce arrosto e<br />

kebab, sottaceti fatti in casa, tè dei Carpazi - con<br />

le deliziose erbe locali - e, infine, le marmellate di<br />

frutti di bosco.


Oltreconfine: Ucraina


Oltreconfine: Ucraina<br />

Agriturismi nei Carpazi<br />

Vale la pena visitare le fattorie e gli agriturismi<br />

del territorio che producono prodotti genuini<br />

e home made come il pane azzimo con farina di<br />

grano, il formaggio “caustica”, l’huslyanku, - formaggio<br />

di capra -, il tè dei Carpazi, miele e molto altro<br />

ancora! Di seguito, ora, alcuni indirizzi utili, come<br />

la farm “Eco-Gazda”, azienda che produce e commercializza<br />

una gamma di formaggi freschi quali<br />

il Suluguni – formaggio semiduro -, la mozzarella<br />

e l’husnyanskyy, una sorta di ricotta. Nell’agriturismo<br />

“Komarnicki”, via libera a gustose degustazioni<br />

di prodotti autentici e fatti in casa, per esempio<br />

il pane azzimo di farina di grano, il formaggio<br />

“caustica” e l’huslyanku. Imperdibile è il formaggio<br />

“Boyko”, prodotto tipico dell’area da oltre cent’anni.<br />

Attività interessanti per il tempo libero sono i<br />

laboratori di ceramica - Cottages “4Sezony” -, la forgiatura<br />

dei metalli - guest house “Forge Estate” -,<br />

seguiti da tessitura e ricamo, abilità manuali tipiche<br />

della regione.


Oltreconfine: Ucraina


Skhidnytsya, a tutta montagna<br />

Skhidnytsia è un borgo di montagna di straordinaria<br />

bellezza, con foreste di conifere e sterminati<br />

prati alpestri. Complessi turistici di standard<br />

europei, alberghi e ville sono disseminati sul<br />

suo territorio, ricco di aria salubre e fonti di salute.<br />

Il più grande tesoro di questa zona, infatti, sono<br />

le acque minerali. In totale, ci sono 38 fonti e 17<br />

pozzi nel territorio di Skhidnytsia: le proprietà<br />

curative di queste acque sono note da tempo e<br />

rappresentano un’opportunità per riequilibrare la<br />

propria forma fisica. Nel contesto di attività amene,<br />

infine, si segnalano corsi di perfezionamento<br />

in ceramica - cottage “4sezona” -, dell’arte del ferro<br />

- “Kovalskaya manor” -, della tessitura e del cucito.<br />

Una full immersion nell’artigianato, uno degli innumerevoli<br />

volti di questa eclettica destinazione.


Oltreconfine: Ucraina


TORNA AL<br />

SOMMARIO


Oltreconfine: Ucraina


SCOPRI<br />

Borghi<br />

al centro<br />

della scena<br />

a Bit 2<strong>01</strong>9<br />

Dal nord al sud, dalle cittadine<br />

d’arte ai villaggi di montagna<br />

ai tour enogastronomici,<br />

a Bit 2<strong>01</strong>9 i <strong>borghi</strong> sono la risposta<br />

alla domanda di turismo<br />

esperienziale


TORNA AL<br />

SOMMARIO<br />

Borghi al centro della scena a Bit 2<strong>01</strong>9<br />

Se il viaggio oggi non è più vacanza ma esperienza<br />

e se i viaggiatori, specie stranieri, sono<br />

alla ricerca della esperienza autentica del buon vivere<br />

italiano, la risposta sono i <strong>borghi</strong> di charme,<br />

che non a caso sono protagonisti a Bit 2<strong>01</strong>9, a Fieramilanocity<br />

dal 10 al 12 febbraio 2<strong>01</strong>9.<br />

Quali le proposte per chi non vuole allontanarsi<br />

troppo da casa, ma cerca qualcosa di davvero diverso<br />

dal solito? La rete delle Pro Loco aderenti<br />

a UNPLI Lombardia offre la possibilità di visitare<br />

una serie di piccoli <strong>borghi</strong> lontani dal turismo di<br />

massa, ma non per questo meno affascinanti. È il<br />

caso di Bossico, in provincia di Bergamo, villaggio<br />

di montagna orobico dal quale si può ammirare<br />

un panorama unico sull’Alto Lago d’Iseo, o Idro in<br />

provincia di Brescia dove il fiume Chiese forma un<br />

piccolo delizioso lago, o ancora di Sabbioneta con<br />

le sue meravigliose architetture rinascimentali.<br />

Sull’onda del continuo successo dei tour enogastronomici,<br />

un must specie per le vacanze di coppia<br />

di quest’inverno sono gli agriturismi: se ne<br />

trovano in tutte le regioni italiane e ormai offrono


SCOPRI<br />

sempre più anche esperienze di vacanza molto<br />

più ampie dell’agriturismo classico. Dall’esperienza<br />

di una vera masseria pugliese a Torre di Nebbia<br />

di Corato in Puglia, al Dolcetna nel Parco dell’Etna,<br />

presso Catania in Sicilia, che completa l’offerta<br />

enogastronomica con viste mozzafiato sul mare<br />

e il vulcano. Ma si può anche optare per una vacanza<br />

attiva, per esempio a Casa Wallace e Casa<br />

Margherita nel Basso Monferrato, dove è possibile<br />

fare trekking, andare a cavallo o partecipare ai<br />

lavori nelle vigne e negli orti (tutti rigorosamente<br />

biodinamici) in un ambiente improntato all’eco-sostenibilità.<br />

E i <strong>borghi</strong> ideali per il city break di stagione? Il<br />

must quest’anno è puntare sulle cittadine d’arte<br />

di regioni come il Veneto, magari alternative come<br />

Cittadella, oppure la Toscana etrusca con Volterra<br />

e le sue meravigliose valli circostanti Valdicecina e<br />

Valdera.<br />

Con questa edizione Bit 2<strong>01</strong>9 si rafforza come il<br />

più importante marketplace per la promozione<br />

del prodotto Italia nel mondo con la presenza di<br />

pressoché tutte le regioni, in particolare: Abruzzo,<br />

Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia<br />

Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche,<br />

Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.<br />

Dall’Italia presenti anche consorzi, autorità del<br />

turismo e convention bureau da numerose località<br />

come Agrigento, Cittadella, La Maddalena, Lago<br />

di Como, Riva del Garda, Termoli, Volterra-Valdicecina-Valdera,<br />

Costa Rossa Sardegna, Consorzio<br />

Regionale Città d’Arte del Veneto.<br />

Prevista infine una intensa attività informativa e<br />

formativa, con oltre 90 eventi in programma.<br />

Borghi al centro della scena a Bit 2<strong>01</strong>9


Luciana Francesca Rebonato<br />

facebook.com/lfrancesca.rebonato<br />

VACANZE<br />

Fuori Posto<br />

Liguria,<br />

i <strong>borghi</strong><br />

di Nettuno<br />

Come mai la Liguria, in questo numero<br />

di e-<strong>borghi</strong> <strong>travel</strong> dedicato alla montagna?<br />

Perché le sue seduzioni salmastre<br />

fanno da contrafforte agli articoli incentrati<br />

sull’intrigo silvestre: sono le “vacanze<br />

fuori posto”, l’alter ego di vette e crinali,<br />

un compendio di spunti e idee anche su<br />

onde e fondali. Ed ecco la Liguria, un arco<br />

punteggiato da <strong>borghi</strong> ancorati alla terra<br />

ma proiettati sul mare e con le due estremità<br />

a oriente e a occidente che si fronteggiano,<br />

quasi volessero assurgersi a polene<br />

di una nave.


È<br />

la patria dei caruggi, la Liguria, un<br />

susseguirsi di negozietti traboccanti<br />

artigianato locale, panifici che sfornano<br />

focaccine fumanti, drogherie nelle quali<br />

si tosta ancora il caffè, bevanda-eredità<br />

dell’illustre antenato, Cristoforo Colombo.<br />

Da Genova il sipario si apre sul levante<br />

ligure, che riassume coste rocciose e<br />

sabbiose, baie e calanchi, calette deserte<br />

e insenature lusingate dal mare. Partendo<br />

da Genova il primo pit stop è Camogli,<br />

borgo ligure per antonomasia, sviluppato<br />

in altezza con un gomitolo di vicoli,<br />

scalinate e abitazioni con il loro pentagramma<br />

cromatico allineato al profilo<br />

della costa.<br />

Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno<br />

VACANZE FUORI POSTO


VACANZE FUORI POSTO<br />

Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno


Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno<br />

Dal molo di Camogli in ogni stagione<br />

si può salpare per seguire dalla barca<br />

il disegno della costa tra Punta Chiappa<br />

e San Fruttuoso: coreografie di scogli,<br />

rocce e arabeschi di coralli infiammati dal<br />

sole. Destinazione dal fascino “abissale”, la<br />

Liguria: sul fondale della baia di San Fruttuoso<br />

e per volontà dei subacquei genovesi,<br />

c’è il Cristo degli Abissi, la statua<br />

bronzea che dagli anni Cinquanta è a protezione<br />

di tutti i naviganti e i lupi di mare.<br />

Nel Golfo Paradiso la protagonista è lei,<br />

Portofino, con la sua “piazzetta” affacciata<br />

sul porticciolo e il castello di San Giorgio<br />

arroccato sul promontorio. Oltrepassata<br />

la piccola baia di Paraggi, si arriva alla signorile<br />

Santa Margherita Ligure, mentre<br />

a pochi chilometri si raggiunge Rapallo<br />

VACANZE FUORI POSTO<br />

con il suo “ponte di Annibale”, in pietra e<br />

ad arcata unica. Si prosegue per Sestri Levante,<br />

il cui istmo regala due scorci intriganti<br />

e altrettante denominazioni: una è<br />

la “Baia delle favole”, toponimo coniato da<br />

Hans Christian Andersen che qui soggiornò<br />

nel 1833, l’altra è la “Baia del silenzio”.<br />

Nell’estrema propaggine orientale ligure<br />

è in scena l’Unesco con le Cinque Terre:<br />

Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola<br />

e Riomaggiore, <strong>borghi</strong> marinari in successione<br />

costellati da calette, speroni di<br />

roccia e promontori a picco sulle acque.<br />

Infine, il golfo della Spezia, sulle cui sponde<br />

opposte si stagliano Portovenere e Lerici,<br />

antichi <strong>borghi</strong>-fortezza eternamente<br />

riflessi l’uno nell’altro nello specchio di un<br />

mare che li unisce da millenni.


VACANZE FUORI POSTO<br />

Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno


Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno<br />

VACANZE FUORI POSTO


VACANZE FUORI POSTO<br />

Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno


Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno<br />

VACANZE FUORI POSTO


Da Genova si vira verso la costa occidentale<br />

e si arriva a Varazze, protagonista<br />

di una secolare tradizione<br />

cantieristica navale, con torri e tratti di<br />

un’antica cinta muraria - risalenti al secolo<br />

XII e XIV – erette a difesa dei saraceni<br />

provenienti dal mare. Poi, dopo Albissola<br />

Marina e la sua indole artistica<br />

incentrata sulla ceramica, ecco Spotorno<br />

e Noli: così vicine, così diverse. La prima<br />

più incline al vociare mondano della<br />

cronaca, la seconda silenziosa depositaria<br />

della storia, uno fra i <strong>borghi</strong> medievali<br />

meglio conservati in Liguria. Ancora<br />

echi del passato da assaporare a Loano,<br />

con le abitazioni allineate sul mare<br />

e poi Albenga, scrigno di arte antica nel<br />

VACANZE FUORI POSTO<br />

centro storico e infine Alassio con il suo<br />

“muretto”, famoso dagli anni Sessanta,<br />

gettonato per gli autografi – riprodotti<br />

in ceramica – di personaggi del mondo<br />

dell’arte, della cultura e dello spettacolo.<br />

Procedendo verso occidente si arriva a<br />

Sanremo, con rocche e porte medievali<br />

nella Pigna, il volto del centro storico,<br />

così chiamato per la sua insolita conformazione.<br />

Quando la sabbia della costa<br />

ligure sta per stemperarsi in territorio<br />

francese, infine, si giunge a Bordighera,<br />

il cui cuore più antico si presenta come<br />

un borgo fortificato a forma di pentagono<br />

irregolare nel quale pulsano al ritmo<br />

del presente suggestioni botaniche, archeologiche<br />

e culturali.<br />

Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno


Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno<br />

VACANZE FUORI POSTO


TORNA AL<br />

SOMMARIO<br />

VACANZE FUORI POSTO<br />

Liguria, i <strong>borghi</strong> di Nettuno


AssoBirra<br />

dal 1907 racconta<br />

l’eccellenza<br />

della birra in Italia


Barbara Roncarolo<br />

twitter.com/barbaronk<br />

Sapori in quota,<br />

dal nord al sud


Sapori in quota, dal nord al sud<br />

Talvolta ce la dimentichiamo, la montagna,<br />

noi che non ci abitiamo. Noi che<br />

però amiamo il cibo buono e sano. Puro,<br />

come si dice dell’aria, quella di montagna,<br />

certo. Iniziamo il nostro viaggio gastronomico<br />

fra i suoi frutti, partendo da quelli<br />

intesi nel senso più stretto del termine:<br />

piccoli e rossi, che abbelliscono ricette e<br />

pelle di chi li gusta, poiché sono così ricchi<br />

di antociani, gli “anti-age” della nutrizione.<br />

Mirtilli e more selvatiche, e poi lamponi e<br />

fragole coltivati ad alta quota. Per adornare<br />

quelle cattedrali dolci che solo le pasticcerie<br />

tirolesi sanno costruire, oppure<br />

entrare in ricette contemporanee come il<br />

gelato al lampone con rosmarino, panna<br />

acida e olio di semi di zucca inventato dal<br />

giovane chef Philipp Fallmerayer, patron<br />

di Brix 0.1 a Bressanone, un foodpark cittadino,<br />

cosmopolita e di montagna. E le<br />

fragole? Da assaggiare quelle che crescono<br />

nell’incontaminato silenzio alpino, per<br />

esempio in Val Martello, laterale della Val<br />

Venosta, in provincia di Bolzano. Per chi<br />

ha pazienza di aspettare la bella stagione,<br />

a Martello, paese-cuore del Parco Nazionale<br />

dello Stelvio, a giugno si celebra la<br />

Festa delle Fragole, coltivate a 1.800 metri<br />

d’altezza, con la torta gigante e i canederli<br />

di fragola. Le aziende in zona esibiscono<br />

il marchio di “Qualità Alto Adige” per<br />

ogni prodotto, dai formaggi agli speck<br />

alle grappe. Le fragole più alte d’Europa<br />

sono però quelle di Giorgio Elter, dell’azienda<br />

La Motte, 4 ettari di campi immersi<br />

nel Parco Nazionale del Gran Paradiso in<br />

Val D’Aosta: “In loro senti la freschezza del<br />

gelo della notte e la dolcezza del sole di<br />

montagna”, dice lui. Se siete in zona Courmayeur,<br />

passate a comprare una genziana<br />

o una stella alpina dai Vivai Valdostani<br />

Piante Alpine: Flavio Gamerro da trent’anni<br />

si dedica a raccogliere semi di piante<br />

selvatiche per farle riprodurre in cattività.<br />

Avrete l’opportunità di imprimere un tocco<br />

alpino alle vostre ricette a casa.


Sapori in quota, dal nord al sud


Sapori in quota, dal nord al sud


Decisi e saporiti<br />

Ma torniamo un attimo in Trentino-Alto<br />

Adige, per parlare della farina<br />

gialla di Storo, prodotto unico per<br />

fare le “polente di montagna”, corpose<br />

ma molto digeribili. Come la carbonera<br />

- con la salsiccia sgranata -, oppure<br />

la Macafana - con la cicoria - o ancora la<br />

concia, con il formaggio. È grano Marano,<br />

dai chicchi che tendono al rosso,<br />

poi asciugato dai venti secchi di montagna<br />

e macinato nel mulino di Storo, in<br />

provincia di Trento. Su formaggi e latti<br />

d’alpeggio e di montagna ci sarebbe da<br />

scrivere libri, in Italia. Abbiamo scelto<br />

di parlarvi del caprino della Carnia, una<br />

regione ricca di “alte” proposte casearie,<br />

che viene da capre selezionate, come la<br />

Camosciata, alimentate al pascolo libero<br />

in aree pedemontane e montane della<br />

provincia di Udine. Crosta consistente,<br />

pasta bianca friabile, si abbinerebbe<br />

squisitamente anche al pane di farina di<br />

castagne dell’appennino tosco-emiliano.<br />

E anche – soprattutto nella versione<br />

più stagionata - al miele di rododendro.<br />

Insieme al millefiori di montagna e alla<br />

melata di abete, è uno dei tre mieli d’alta<br />

montagna presidio Slow Food. È il più<br />

raro e raffinato, bianchissimo e gentile.<br />

Uno per tutti: quello di Brezzo, raccolto<br />

nell’Alta Valle Maira, nel Cuneese. Con<br />

tutto questo cibo, c’è bisogno di festeggiare<br />

con un buon vino! E allora andiamo<br />

nella Sicilia che non t’aspetti. Nella<br />

tenuta Ficuzza, a 700 metri sul livello del<br />

mare, tra Palermo e Trapani e nel comune<br />

di Corleone, dove i fratelli Cusumano<br />

crescono Insolia e Chardonnay e producono<br />

il “700”, bollicine di montagna con<br />

Metodo Classico Brut. E adesso, palla al<br />

centro: in Abruzzo per inseguire la Ferrari<br />

dello zafferano, quello che si produce<br />

nei comuni della provincia dell’Aquila,<br />

come l’antico borgo di Caporciano, dalle<br />

atmosfere medievali, uno dei 13 che<br />

ha ricevuto il Dop. Il clima dell’altipiano<br />

è ideale per i bulbi del fiore-spezia più<br />

ricercato. Abbiamo aperto con la frutta,<br />

chiudiamo con la marmellata: quella di<br />

corbezzolo, frugale pompon rosso meglio<br />

noto per il miele amaro che le api<br />

distillano dai suoi fiori. Anche la confettura<br />

è squisita e si produce tipicamente<br />

nei paesini ai piedi del Gennargentu,<br />

come il barbaricino Fonni, il borgo più<br />

alto della Sardegna.<br />

Sapori in quota, dal nord al sud


Sapori in quota, dal nord al sud<br />

TORNA AL<br />

SOMMARIO


Sapori in quota, dal nord al sud


Ivan Pisoni<br />

facebook.com/pisoni.ivan.7<br />

Leggende<br />

fra i monti della Valle d’aosta


Leggende fra i monti della Val d’aosta<br />

Il ponte del diavolo<br />

di Pont-Saint-Martin<br />

Un tempo, tra Pont-Saint-Martin e Carema,<br />

due località che si affacciavano<br />

sulle opposte sponde del fiume Lys,<br />

non vi era nessun ponte e benché gli<br />

abitanti delle due borgate si sforzassero<br />

nel costruirne uno, ogni notte una forza<br />

misteriosa distruggeva il loro lavoro. Le<br />

due popolazioni iniziarono a incolparsi a<br />

vicenda fin quando, da Augusta Pretoria,<br />

giunse nella regione Martino, Vescovo di<br />

Tours e Gran Santo del paese. Conosciuta<br />

la strana storia, il sant’uomo intuì che<br />

dietro i sabotaggi c’era lo zampino del<br />

demonio e decise, con l’aiuto di Dio, di<br />

venirne a patti. Il diavolo si fece convincere<br />

da Martino a costruire il ponte ma<br />

in cambio volle l’anima del primo uomo<br />

che lo avesse attraversato. La popolazione<br />

crollò nel malcontento per la paura<br />

della malasorte che sarebbe toccata a<br />

uno di loro ma il Vescovo aveva già un<br />

piano. All’alba il ponte era pronto, solido<br />

e maestoso, e il diavolo era lì, pronto a<br />

riscuotere il prezzo per il suo operato. A<br />

questo punto Martino lanciò un tozzo di<br />

pane all’altra estremità del ponte e, scostato<br />

il suo mantello, lasciò libero un debole<br />

cane affamato che subito si affrettò<br />

ad attraversare il ponte e mangiare il<br />

pane. Il diavolo voleva un’anima e Martino<br />

gliela diede. Adirato per l’inganno, il<br />

demonio afferrò il cane alzandolo verso il<br />

cielo e, imprecando, picchiò sulle pietre<br />

del ponte creando una buca nella quale<br />

cadde per perdersi tra le correnti del torrente<br />

sottostante. Il Sant’uomo, vista la<br />

buca che nessuno sarebbe stato in grado<br />

di riparare, convinse gli abitanti a costruirvi<br />

sopra una piccola cappella che si<br />

può ancora ammirare ai giorni nostri, attraversando<br />

il ponte. Le due borgate ora<br />

formano il borgo di Pont-Saint-Martin e a<br />

ogni carnevale si canta una “canzona” dedicata<br />

a questo strano avvenimento.


Quella casetta<br />

sul fondo del Lago Blu<br />

In Valle d’Aosta, a circa 1.980 metri di altezza,<br />

si può trovare uno spettacolare<br />

specchio d’acqua. Caratterizzato dal suo<br />

colore blu intenso, in contrasto con il rigoglioso<br />

verde degli abeti circostanti e i<br />

riflessi dei monti innevati, il misterioso<br />

Lago Blu è uno dei protagonisti di una<br />

malinconica leggenda. Guardando attentamente<br />

il lago, al suo centro e sul fondo,<br />

si possono notare dei grandi pezzi di legno,<br />

come di una costruzione in rovina. Si<br />

dice che un tempo, dove ora sorge il lago,<br />

vi fosse l’abitazione di una famiglia di pastori<br />

dalla nomea cupa e malvagia, conosciuti<br />

come scontrosi, maligni ed egoisti.<br />

Durante una fredda sera piovosa, un viandante,<br />

stanco e affamato, giunse sul luogo<br />

sperando in ospitalità e ristoro. Mentre<br />

bussava alla porta già sperava in un piatto<br />

caldo e un morbido giaciglio ma quando<br />

la porta si aprì vide una donna che, con<br />

fare scontroso, lo osservò da testa ai piedi<br />

e gli sbatté la porta in faccia senza proferir<br />

parola. L’uomo supplicò ma nulla fece<br />

cambiare idea alla padrona di casa. Solo<br />

il figlio dei pastori si fece impietosire dalle<br />

suppliche del viandante e, presa una<br />

ciotola di latte, la portò al pover’uomo. I<br />

genitori, offesi del fatto che il figlio fosse<br />

più buono di loro, sottrassero la ciotola al<br />

viandante ancor prima che egli potesse<br />

berne, e gliene diedero una con dell’acqua<br />

sporca. Il viandante se ne andò deluso<br />

dal triste loco, mormorando strane parole.<br />

I due megeri rimproverarono bruscamente<br />

il loro figlio e lo punirono mandandolo<br />

a raccogliere legna nel bosco, di notte.<br />

Impaurito e infreddolito, il ragazzo impiegò<br />

molte ore nella sua raccolta e, al suo<br />

ritorno, la casa non c’era più. Al suo posto<br />

c’era invece un lago. Triste per la morte<br />

dei suoi genitori, il ragazzo capì che la distruzione<br />

della casa e l’apparire del lago<br />

rappresentavano una punizione verso la<br />

malvagia coppia per non essere stata in<br />

grado di amare nessuno, nemmeno il loro<br />

unico figlio. Il ragazzo decise di rimanere<br />

in quel posto e di costruirvi una nuova<br />

casa, si sposò con una bellissima ragazza<br />

e insieme fecero una numerosa e felice<br />

famiglia. La voce si sparse, tutti conobbero<br />

la storia e seppero che sarebbero stati,<br />

ora, ben accolti e ben voluti sulle sponde<br />

del meraviglioso Lago Blu.<br />

Leggende fra i monti della Val d’aosta


Leggende fra i monti della Val d’aosta<br />

Il Monte Bianco e gli spiriti<br />

alla radice del suo nome<br />

C<br />

’è stato un tempo in cui nessuno osava<br />

avvicinarsi o guardare la cima del<br />

monte chiamato Grand Mont. Strane<br />

voci, strane presenze, strani avvenimenti<br />

in quel luogo maledetto. Si diceva che<br />

quel monte pullulasse di folletti, streghe<br />

e spiriti maligni che causavano ogni sorta<br />

di malefatte, di tempeste, di frane, di<br />

strani e malvagi avvenimenti. Ormai la<br />

popolazione circostante evitava quel posto<br />

e, atterrita dalla paura, non vi posava<br />

neanche più lo sguardo. Una sera d’estate,<br />

un coraggioso viandante arrivò in quelle<br />

località e, conosciute le vicende, decise,<br />

grazie all’aiuto del cielo, di spingersi verso<br />

la cima del temuto monte e di scacciare<br />

qualsiasi creatura maligna avesse<br />

incontrato. Grazie a una terribile valanga,<br />

il viandante riuscì a seppellire ogni sorta<br />

di presenza maligna sotto una bianchissima,<br />

spessa coltre di neve. Purificato dal<br />

biancore di questo avvenimento, il Grand<br />

Mont fu ribattezzato con il nome che oggi<br />

noi tutti ben conosciamo, il Monte Bianco.


TORNA AL<br />

SOMMARIO<br />

Il Monte Ciamoseira<br />

e le sue streghe<br />

Nei pressi della Val del Lys, tra i comuni di<br />

Perloz e Lillianes, si erge maestoso il Monte<br />

Ciamoseira, una grande montagna con una<br />

base di circa un chilometro e caratterizzata<br />

da una spaccatura che la divide in due parti<br />

praticamente uguali. In questa spaccatura<br />

crescono ginestre, fieno selvatico e sterpaglie<br />

e ne mese di maggio la spaccatura sfoggia un<br />

color bianco intenso grazie alle Sassifraghe<br />

dei Pirenei. Il loco era anticamente abitato da<br />

camosci - da cui il nome Ciamoseira, ovvero<br />

“vi erano camosci” - ma oggi, dove possibile,<br />

vi pascolano le capre anche d’inverno, perché<br />

in questo posto la neve non si ferma mai. Ma<br />

non è solo per le bellezze naturali del luogo<br />

che questa zona è così famosa... Si dice che<br />

qui vi siano le streghe! La storia delle streghe<br />

ha inizio durante una notte del novembre del<br />

1877. Durante quella notte, gli abitanti della<br />

sponda sinistra del Lys, rimasero esterrefatti<br />

vedendo il monte Ciamoseira illuminato a<br />

giorno da innumerevoli fuocherelli che correvano<br />

pazzamente: a volte si riunivano in<br />

gruppetti, a volte correvano in diverse direzioni,<br />

saltando, girando, come a creare una<br />

pazza giostra che illuminava il costone del<br />

monte. L’evento durò dalle dieci di sera alle<br />

2 di notte fino a quando gli sconcertati spettatori<br />

videro l’evento che oggi identificano<br />

come “la cena”, ovvero il momento in cui i<br />

fuochi, attratti come da una forza misteriosa,<br />

si spostarono alla base della montagna e<br />

si disposero in un unico grande cerchio quasi<br />

come fossero tanti commensali intorno a<br />

un’enorme tavola. Al termine di questa “cena”,<br />

i fuochi si disposero in fila indiana iniziando<br />

una strana processione che attraversò il Lys e<br />

che li portò verso il pianoro di Portola, ai confini<br />

con il territorio Biellese, una località ben<br />

nota per le tregende delle streghe del tempo.<br />

Al mattino, alcuni coraggiosi si spinsero<br />

dove durante la notte avevano visto lo strano<br />

evento dei fuochi ma non trovarono nessuna<br />

traccia, neanche il più piccolo segno di<br />

fuochi o di carbone. Se fossero davvero delle<br />

streghe o meno non ci è dato saperlo, ma sta<br />

di fatto che l’evento del novembre 1877 è accaduto<br />

davvero davanti a una moltitudine di<br />

spettatori. C’è chi dice che ancora oggi si possano<br />

vedere piccole processioni di fuochi sulla<br />

montagna, chi afferma di aver visto piccoli<br />

fuochi muoversi, ma in ogni caso mai grandi<br />

come durante il primo avvistamento. Che ci<br />

siano ancora le streghe sul Ciamoseira?<br />

Leggende fra i monti della Val d’aosta


Ivan Pisoni<br />

facebook.com/pisoni.ivan.7<br />

lo<br />

sapevate<br />

che...


lo sapevate che... speciale montagna<br />

In Alto Adige c’è il museo più “alto” d’Europa.<br />

E’ il Messner Mountain Museum – MMM -,<br />

e si trova a Plan de Corones - fra la val Badia,<br />

la Valdaora e la val Pusteria - a ben 2.275 metri<br />

di altezza. Naturalmente dedicato al mondo<br />

dell’alpinismo e a una delle figure mondiali<br />

di spicco di questa disciplina, Reinhold<br />

Messner, il museo è situato al margine di<br />

uno dei più spettacolari e panoramici altopiani<br />

dell’Alto Adige. La vista mozzafiato offerta<br />

dall’edificio, progettato da Zaha Hadid,<br />

permette allo sguardo di spaziare in tutte e<br />

quattro le direzioni: dalle Dolomiti di Lienz a<br />

est fino all’Ortles a ovest, dalla Marmolada a<br />

sud fino alle Alpi della Zillertal a nord.<br />

Sciare sull’Abetone lo si deve al signor<br />

Farina Cini, il quale arrivò nel 1904 all’albergo<br />

Cimone con due pezzi di legno ricurvi,<br />

regalatigli da un amico norvegese. Dopo<br />

innumerevoli capitomboli e fallimenti, il<br />

malcapitato apprendista sciatore rinunciò<br />

all’impresa e regalò i due rudimentali sci al<br />

proprietario dell’albergo, Pietro Ferrucci. Il<br />

Ferrucci, anch’egli dopo innumerevoli capitomboli,<br />

riuscì con tenacia a domare i due<br />

pezzi di legno, aiutandosi anche con dei bastoni<br />

e ben presto, seguito da altri spericolati,<br />

iniziò a scivolare sulla neve dell’Abetone.<br />

SCOPRI<br />

SCOPRI<br />

Rimanendo in tema di “altezze”, il rifugio<br />

più “alto” delle Alpi è la Capanna<br />

Margherita. Appollaiato sulla Punta Gnifetti<br />

- 4.556 metri di altezza - del Monte Rosa,<br />

prende il nome nientemeno che dalla Regina<br />

Margherita di Savoia, la quale vi pernottò<br />

nel 1893, anno dell’inaugurazione. Ha una<br />

capacità di 70 posti letto in camere con letti<br />

a castello, è provvisto di sala bar, ristorante,<br />

illuminazione elettrica, wi-fi e persino di una<br />

biblioteca. Nel 2002 ha ottenuto la certificazione<br />

UNI EN ISO 140<strong>01</strong>, a sottolineare il minimo<br />

impatto ambientale. La capanna non<br />

è solo un rifugio per alpinisti, ma una vera<br />

e propria struttura che offre la possibilità di<br />

agevolare la ricerca scientifica negli ambienti<br />

ad alta quota.


TORNA AL<br />

SOMMARIO<br />

L<br />

’Ente del Parco Nazionale del Gran Sasso<br />

ha dato vita all’Atlante online degli<br />

uccelli nidificati dell’omonimo parco. Grazie<br />

alla sua varietà di ambienti naturali, il parco<br />

è meta di pregio non solo per gli amanti di<br />

birdwatching, ma anche per coloro che si occupano<br />

professionalmente della ricerca nel<br />

contesto dell’avifauna. L’atlante online offre<br />

un database di grande importanza per conoscere<br />

presenza, densità e localizzazione delle<br />

specie che nidificano nel parco e di quelle<br />

che vi migrano, anche non nidificanti.<br />

SCOPRI<br />

Spaziando oltre i nostri passi montani ma rimanendo<br />

in tema di curiosità... forse non sapevate<br />

che... sulla neve ci sono le pulci! Sì, sulla<br />

neve ci sono le pulci. Sono chiamate “Isotoma<br />

saltans” e sono dei piccoli insetti di 3-4 millimetri<br />

così resistenti al freddo che possono sopravvivere<br />

anche sui ghiacciai. La pulce d’alta quota la<br />

si può trovare anche oltre i 6.000 metri, persino<br />

sull’Himalaya. Grazie a sostanze che abbassano<br />

il punto di congelamento dell’acqua nel suo corpo<br />

- simili all’antigelo che usiamo d’inverno per<br />

l’auto -, la pulce è in grado di preservare le sue<br />

cellule dalla formazione di cristalli di ghiaccio, ed<br />

è quindi resistente alle temperature sotto lo zero.<br />

Sfortunatamente per questi insetti, temperature<br />

“tropicali” sopra i 12 gradi possono, letteralmente,<br />

ucciderle per il caldo. Mangerete ancora la<br />

neve fresca dopo... aver saputo questo?<br />

Uno dei luoghi più spettacolari per il<br />

trekking montano italiano è in Sardegna.<br />

Il massiccio del Gennargentu, infatti,<br />

offre straordinari percorsi di trekking, veri e<br />

propri tracciati alpini. Su queste vette il contatto<br />

della natura è unico e selvaggio e si dice<br />

che sul Gennargentu, rimanendo in silenzio,<br />

si possa ascoltare il “respiro della terra”. Una<br />

destinazione da conoscere, per vivere a contatto<br />

con la natura e scoprire il volto inedito<br />

di una regione da sempre associata “solo” al<br />

mare.<br />

lo sapevate che... speciale montagna


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Le voci del bosco<br />

di Mauro Corona<br />

La montagna si svela in tutta la sua<br />

segreta bellezza soltanto a chi è<br />

disposto ad accettarne le asprezze e i<br />

rigori, entrando in connessione personale<br />

con la natura nel suo stato originario.<br />

Forse nessuno, negli ultimi anni,<br />

ha incarnato lo spirito rude e profondo<br />

degli amanti delle vette rocciose come<br />

Mauro Corona. Nato nel 1950 a Baselga<br />

di Piné (Trento) e cresciuto a Erto (Pordenone)<br />

nella Valle del Vajont, Corona<br />

è molto più del filosofo grezzo dell’esilarante<br />

parodia di Maurizio Crozza, che<br />

ne ha sancito la popolarità nell’immaginario<br />

collettivo. Segnato da un’infanzia<br />

travagliata per tragedie personali<br />

(l’abbandono della famiglia da parte<br />

della madre a causa delle violenze del<br />

marito) e collettive (la sua casa di Erto<br />

fu spazzata via dall’ondata del Vajont),<br />

iniziato fin da bambino alla passione<br />

per la caccia e l’arrampicata, nonché<br />

amante della letteratura russa e abile<br />

intagliatore di legno, Corona è un personaggio<br />

poliedrico e a tratti enigmatico.<br />

I suoi numerosi libri, alcuni dei quali<br />

diventati veri bestseller, sono intrisi del<br />

suo rapporto privilegiato con gli spazi<br />

naturali e le tradizioni dei paesi montani.<br />

“Le voci del bosco”, edito per la prima<br />

volta nel 1998 da Biblioteca dell’Immagine<br />

e ristampato anche da Mondadori,<br />

è una lettura da suggerire a chiunque<br />

voglia andare oltre alle spigolosità della<br />

roccia e alla fatica delle camminate<br />

in salita, per conoscere lo spirito vitale<br />

delle montagne. Nell’opera, illustrata<br />

dallo stesso autore, Corona introduce<br />

il lettore alla conoscenza dei boschi alpini,<br />

svelandogli come ogni elemento<br />

del creato abbia una sua voce e una sua<br />

personalità. Soprattutto gli alberi, soggetti<br />

privilegiati della narrazione, vengono<br />

resi protagonisti vitali dei quali<br />

viene descritto il carattere, intercettan-


TORNA AL<br />

SOMMARIO<br />

Giulio Tellarini<br />

facebook.com/giulio.tellarini<br />

done caratteristiche umane. Abeti,<br />

aceri e larici sono vecchie conoscenze<br />

dell’autore, che li presenta con la famigliarità<br />

che gli deriva da quarant’anni<br />

di silenziosi dialoghi intrattenuti con<br />

“loro”. “Le voci del bosco” non è soltanto<br />

una lettura piacevole, ma è soprattutto<br />

uno spunto per andare oltre alla<br />

narrazione, sperimentando in prima<br />

persona la relazione personale e intima<br />

che si può creare con la natura. Lo stesso<br />

Corona scrive che il rapporto con gli<br />

altri esseri animati è personale, proprio<br />

come quello tra esseri umani, e che le<br />

caratteristiche che ciascuno attribuisce<br />

a un particolare albero scaturiscono<br />

da “motivi personali non scevri da una<br />

complicità che nasce da un’inconscia<br />

affinità di carattere”. Le sue parole sono<br />

dunque un invito a scoprire i <strong>borghi</strong> di<br />

montagna, a inoltrarsi nel loro territorio,<br />

a passeggiare nei boschi fermandosi<br />

a posare la mano sul tronco rugoso di<br />

un albero per fare la sua conoscenza.<br />

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