NUTSPAPER castagna
• Castagna: Delizioso frutto autunnale da gustare tutto l’anno. • Incidenza del sale sulla salute: Benefici e rischi di uno degli elementi naturali più famosi al mondo. • Euro Company: il nuovo logo è un atto di coraggio. • IPA: Idrocarburi policiclici aromatici. • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione: Ad aprile 2018. • Nei dintorni: mangiare e bere. • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: Quattro piatti da gustare e collezionare.
• Castagna: Delizioso frutto autunnale da gustare tutto l’anno. • Incidenza del sale sulla salute: Benefici e rischi di uno degli elementi naturali più famosi al mondo. • Euro Company: il nuovo logo è un atto di coraggio. • IPA: Idrocarburi policiclici aromatici. • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione: Ad aprile 2018. • Nei dintorni: mangiare e bere. • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: Quattro piatti da gustare e collezionare.
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Incidenza del sale sulla salute<br />
Benefici e rischi di uno degli elementi naturali più famosi al mondo.<br />
Euro Company:<br />
il nuovo logo è un atto di coraggio.<br />
IPA<br />
Idrocarburi policiclici aromatici.<br />
IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione<br />
Ad aprile 2018.<br />
PRODOTTO DEL MESE<br />
CASTAGNA<br />
Delizioso frutto autunnale<br />
da gustare tutto l’anno.<br />
Nei dintorni:<br />
mangiare e bere.<br />
Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana<br />
Quattro piatti da gustare e collezionare.<br />
3/2018
EDITORIALE<br />
<strong>NUTSPAPER</strong>,<br />
periodico d’informazione sulla frutta secca.<br />
La <strong>castagna</strong>,<br />
nota sin da tempi antichissimi,<br />
è stata per moltissimo tempo<br />
una risorsa fondamentale<br />
per il sostentamento dei ceti<br />
più poveri e delle comunità montane<br />
più isolate. Questo frutto tipicamente<br />
autunnale, dal sapore pieno e dolce,<br />
presenta una relativa somiglianza<br />
con il grano sotto il profilo<br />
nutrizionale, che gli è valsa la nomea<br />
di “pane dei poveri”.<br />
Cotta, secca o ridotta a farina,<br />
la <strong>castagna</strong> è entrata a pieno diritto<br />
nella tradizione culinaria italiana<br />
ed è oggi celebrata con sagre<br />
e appuntamenti tematici<br />
in tutto il paese.<br />
Questo numero di Nutspaper<br />
è dedicato all’approfondimento<br />
di questo frutto e della pianta<br />
da cui ha origine.<br />
Storia, diffusione e caratteristiche<br />
botaniche, così come tipologie,<br />
esigenze e accorgimenti<br />
per garantirle uno sviluppo<br />
rigoglioso, l’indagine non manca<br />
di considerare anche questioni<br />
più tecniche, come il processo<br />
produttivo, la raccolta<br />
e la commercializzazione.<br />
Proseguono anche<br />
gli approfondimenti specialistici.<br />
Sul fronte scientifico, due articoli:<br />
uno dedicato al sale e all’incidenza<br />
che il suo consumo ha in termini<br />
di salute dell’organismo e un altro<br />
che tratta la delicata questione degli<br />
IPA (idrocarburi policiclici aromatici).<br />
Queste sostanze tossiche, infatti,<br />
si generano durante i processi<br />
di combustione e possono<br />
presentarsi anche in cucina a causa<br />
di determinati tipi di cottura<br />
degli alimenti. Sul fronte economico,<br />
invece, viene aggiornata l’analisi<br />
dell’IRI sull’”Andamento delle vendite<br />
nella grande distribuzione”.<br />
E quale modo migliore per salutarci,<br />
in chiusura, se non con nuove ricette<br />
del nostro chef Luca Zannoni?<br />
Quattro proposte per la realizzazione<br />
di un menù tutto da gustare,<br />
idee originali e sane per assaporare<br />
in chiave moderna il frutto<br />
protagonista di queste pagine.<br />
Buona lettura.<br />
La Redazione<br />
N/3
SOMMARIO<br />
Incidenza del sale sulla salute<br />
Benefici e rischi di uno degli elementi naturali<br />
più famosi al mondo.<br />
di Alberto Pretelli.<br />
pag. 6<br />
Euro Company:<br />
il nuovo logo è un atto di coraggio<br />
pag. 8<br />
9<br />
8<br />
12<br />
11<br />
10<br />
7 6 5<br />
1<br />
4<br />
2<br />
3<br />
IPA<br />
Idrocarburi policiclici aromatici.<br />
di Michela Pagnani.<br />
pag. 10<br />
Castagna<br />
Delizioso frutto autunnale da gustare tutto l’anno.<br />
di Francesca Buccella.<br />
pag. 14<br />
IRI Andamento delle vendite<br />
nella grande distribuzione<br />
Ad aprile 2018.<br />
pag. 30<br />
“<strong>NUTSPAPER</strong>” anno XI - n° 3<br />
aprile - maggio - giugno 2018<br />
Reg. al Tribunale di Forlì il 17/04/2007 n.6/07<br />
www.nutspaper.com<br />
Editore: Menabò Group s.r.l.<br />
Direttore Responsabile: Andrea Masotti<br />
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri<br />
Elaborazione testi: Chiara Bearzi<br />
Menabò Group s.r.l.<br />
via Napoleone Bonaparte, 50<br />
47122 Forlì (FC)<br />
tel. 0543.798463<br />
fax 0543.774044<br />
www.menabo.com<br />
info@menabo.com<br />
Comitato di redazione:<br />
Dr.ssa Francesca Buccella<br />
Dr.ssa Francesca Nanni<br />
Veronica Babini<br />
Dr. Alberto Pretelli<br />
Dr.ssa Michela Pagnani<br />
Stampa: Faenza Industrie Grafiche<br />
Chiuso per la stampa nel mese di giugno 2018<br />
Nei dintorni:<br />
mangiare e bere.<br />
pag. 33<br />
RICETTE CON LE CASTAGNE<br />
Le ricette creative, interpretate da chef<br />
della scuola Artusiana<br />
Quattro piatti da gustare e collezionare.<br />
pag. 34<br />
Antipasto<br />
Insalata tiepida di castagne, mele, noci e crunch<br />
di legumi, emulsione di senape e malto d’orzo.<br />
pag. 35<br />
Primo<br />
Tortelli di castagne con crema di fagioli rossi,<br />
rosmarino, olive di Taggia e gomasio.<br />
pag. 36<br />
Secondo<br />
Falafel di ceci e castagne, hummus al finocchio<br />
selvatico e chips di carote rosse.<br />
pag. 37<br />
N/4<br />
Dolce<br />
Brownie di cioccolato e castagne<br />
e briciole di castagne rosse.<br />
pag. 38
Incidenza del sale sulla salute<br />
Benefici e rischi di uno degli elementi naturali più famosi al mondo.<br />
di Alberto Pretelli<br />
È ormai accertato che l’abuso di sale, quando prolungato nel<br />
tempo, sia un fattore direttamente associato all’aumento del<br />
rischio di ipertensione, nonché di ulteriori patologie correlate.<br />
Benché giochi un ruolo importante per la salute dell’organismo,<br />
i livelli di cui il corpo necessita sono sensibilmente inferiori<br />
a quelli mediamente consumati: stando a quanto condiviso<br />
dalla maggior parte delle linee guida internazionali di alimentazione,<br />
il consumo quotidiano ideale dovrebbe essere compreso<br />
tra i 2 e i 3 g, a fronte dei 10-12 g assunti mediamente<br />
nel nostro paese.<br />
Tra i principali problemi di salute correlati ad una eccessiva assunzione<br />
si include, assieme al già citato aumento di rischio di<br />
ipertensione, anche l’osteoporosi. La prevenzione di queste<br />
patologie, per contro, risulta essere agevolata dalla riduzione<br />
della quantità di sale assunta.<br />
Dove è contenuto il sale nella dieta<br />
quotidiana?<br />
La maggior parte del sale che consumiamo quotidianamente si<br />
deve principalmente a pasti consumati fuori casa e a prodotti<br />
trasformati, come pani e prodotti da forno, salumi, formaggi,<br />
sottaceti, prodotti in scatola, patatine e snack salati. Anche prodotti<br />
industriali che non sono identificati come “salati”, ad esempio<br />
biscotti, cereali da colazione e torte, spesso includono il sale<br />
tra gli ingredienti presenti nella loro composizione, motivo per cui<br />
è sempre buona norma prestare attenzione a ciò che si acquista.<br />
In media, circa 1/3 del nostro consumo di sale quotidiano è dovuto<br />
alla preparazione dei pasti e a quello aggiunto direttamente<br />
in tavola, mentre solo il 10% della quantità assunta è contenuto<br />
negli alimenti al naturale.<br />
Ridurre il sale è abbastanza?<br />
Il cloruro di sodio è il composto chimico altrimenti noto<br />
come “sale da cucina”. Un suo elevato consumo comporta il<br />
rischio dell’aumento della pressione sanguigna, che può sfociare<br />
successivamente in malattie cardiache. Contenere il sodio tuttavia<br />
non è sufficiente, perché per ridurre il rischio di sviluppare<br />
patologie è necessario contemporaneamente alzare i livelli<br />
di potassio, che può contribuire al rilassamento dei vasi sanguigni,<br />
all’espulsione del sodio dall’organismo e alla diminuzione<br />
della pressione sanguigna. Il potassio è un macronutriente che<br />
ricopre una funzione molto importante nel mantenimento delle<br />
normali funzioni muscolari, neurologiche e della pressione sanguigna.<br />
Si tratta del più abbondante catione presente all’interno<br />
delle cellule dell’organismo, funzionale ed essenziale per il metabolismo<br />
energetico nonché per la prevenzione dell’ipertensione<br />
grazie ai suoi effetti vasodilatatori e natriuretici, che gli consentono<br />
di aumentare l’escrezione renale del sodio.<br />
Studi scientifici dimostrano che sostituire il normale sale da cucina<br />
con un sale arricchito con cloruro di potassio porta ad<br />
una riduzione del rischio di sviluppare patologie cardiovascolari<br />
pari al 25-30%, dovuto sia ai contenuti di sodio che<br />
all’incremento nell’apporto di potassio. L’eccesso di cloruro di sodio<br />
è la causa principale dell’aumento della pressione sanguigna,<br />
fattore che si lega all’insorgenza di complicanze cardiovascolari<br />
come ictus e infarto. Come già accennato in precedenza, il consumo<br />
medio di sale nella nostra alimentazione è più del doppio<br />
della quantità raccomandata, che si attesta attorno ai 2-3 g al<br />
giorno. Per quanto riguarda il potassio, invece, sarebbe buona<br />
norma assumerne 4 g al giorno introducendo nella dieta alimenti<br />
che ne sono naturalmente ricchi. Oltre alla frutta e alla verdura<br />
fresche, anche albicocche, prugne e fichi secchi, uva sultanina,<br />
datteri, pistacchi (preferibilmente al naturale), mandorle,<br />
pinoli, pomodori secchi, funghi e cacao amaro sono delle<br />
ottime fonti di potassio.<br />
Consumare tutti i giorni abbondanti porzioni di frutta e verdura<br />
fresche, assieme ad una corretta quantità di frutta secca (circa<br />
25-30 g) in sostituzione ai dolci industriali – equivalenti da un punto<br />
di vista calorico ma molto più poveri sotto il profilo nutrizionale<br />
–, è un’abitudine che può apportare un contributo positivo alla<br />
nostra salute e al nostro metabolismo.<br />
Anche il ricorso a erbe e spezie, un trend che sta prendendo<br />
sempre più piede in cucina, può rivelarsi un valido alleato all’interno<br />
di una strategia volta a ridurre progressivamente l’utilizzo<br />
del sale.<br />
Sale, grassi e alimentazione<br />
Il sale si utilizza per esaltare la sapidità dei cibi ed è tendenzialmente<br />
associato ad uno scorretto aumento del loro<br />
consumo. I grassi – o lipidi – presentano invece un rapporto tra<br />
palatabilità e livelli di assunzione molto più complesso, perché<br />
chiamano in causa una variabile individuale e soggettiva che<br />
coinvolge la personale sensibilità al gusto del grasso. Individui più<br />
sensibili tendono, ad esempio, a sperimentare più rapidamente il<br />
senso di sazietà dopo aver consumato alimenti ad alto contenuto<br />
di lipidi.<br />
Una ricerca condotta in Australia ha messo a confronto i livelli<br />
di assunzione libera di un pasto a base di maccheroni conditi<br />
con salsa al pomodoro, offerti in quattro diverse varianti: a basso<br />
contenuto di grassi e sodio, ad alto contenuto di grassi e sodio,<br />
a basso contenuto di grassi e alto contenuto di sodio e ad alto<br />
contenuto di grassi e basso contenuto di sodio. Mettendo a confronto<br />
le quantità consumate delle quattro versioni è emerso che<br />
un maggiore contenuto di sodio comporta un aumento della<br />
consumazione degli alimenti che si attesta in media all’11%,<br />
a prescindere dal contenuto di grassi. Anche i soggetti più sensibili<br />
al gusto per i grassi hanno dato segno di preferire i maccheroni<br />
con salsa arricchita in lipidi e ad elevato contenuto di sale,<br />
confermando così l’ipotesi secondo cui il sale stesso sia uno dei<br />
primi nemici da affrontare quando si parla di eccessi alimentari,<br />
N/6
in quanto fattore che contribuisce attivamente al raggiungimento<br />
di sovrappeso e/o obesità, con un conseguente aumento della<br />
probabilità di contrarre malattie metaboliche.<br />
Elevato consumo di sale, scarsa assunzione di frutta e verdura,<br />
obesità, consumo eccessivo di alcol e mancanza di attività<br />
fisica sono tutti fattori che contribuiscono all’aumento<br />
della pressione sanguigna, una delle principali cause di malattie<br />
cardiovascolari e fattore responsabile per il 60% degli ictus e<br />
per il 40% delle cardiopatie coronariche. In molti paesi il consumo<br />
medio di sale si attesta attorno ai 9 e ai 12 g al giorno. È dimostrato<br />
che ridurre questa quantità fino a 5-6 g può portare all’abbassamento<br />
della pressione sanguigna, sia negli individui ipertesi<br />
che in quelli normotesi, e che un’ulteriore diminuzione a 3-4 g al<br />
giorno porta a miglioramenti ancora più marcati. Anche in termini<br />
di gestione dell’insufficienza cardiaca una più bassa assunzione<br />
di sale gioca un ruolo importante, benché ad oggi non esistano<br />
studi che possano indicare con precisione a quando dovrebbe<br />
ammontare la riduzione dell’apporto di sodio in questo contesto.<br />
In linea di massima, attenersi ai 4-5 g giornalieri consigliati<br />
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe aiutare<br />
a ridurre tanto la pressione sanguigna quanto l’incidenza di<br />
malattie cardiovascolari.<br />
Perché il sale fa male?<br />
Nella maggior parte degli individui, i reni non riescono a trattenere<br />
il sodio in eccesso nel flusso sanguigno. Per compensare<br />
e diluire l’accumulo che ne consegue, il corpo tende a<br />
trattenere i liquidi, aumentando il volume del sangue e la pressione<br />
da questo esercitato sui vasi sanguigni. La conseguenza più<br />
immediata a questa condizione è l’irrigidimento dei vasi stessi,<br />
che a sua volta determina un carico di lavoro extra per il cuore,<br />
l’aumento della pressione sanguigna e, successivamente, delle<br />
probabilità di essere soggetti a infarti e ictus.<br />
Anche la correlazione tra eccessivo consumo di sale e aumentata<br />
incidenza di osteoporosi (ovvero la perdita di massa<br />
ossea dello scheletro), e quindi di fratture, è stata dimostrata.<br />
Maggiore è l’apporto di sodio introdotto nell’organismo<br />
attraverso la normale alimentazione, maggiore è la quantità di<br />
calcio espulsa attraverso la minzione. A questo abbassamento<br />
della quantità di calcio presente nel sangue corrisponde la<br />
necessità di far fronte alla sua carenza, che viene compensata<br />
prelevando il macronutriente mancante direttamente dalle ossa,<br />
facendo insorgere una condizione di osteoporosi.<br />
La scoperta di questa correlazione si è rivelata fondamentale per<br />
comprendere come evitare la perdita di massa ossea intervenendo<br />
direttamente sulle abitudini alimentari soprattutto in fase<br />
di invecchiamento, quando la probabilità di andare incontro a<br />
fratture è maggiore.<br />
Infine, il World Cancer Research Fund International ha concluso<br />
che sale e alimenti eccessivamente salati sono una “probabile<br />
causa di cancro allo stomaco”.<br />
In ragione di quanto osservato fino ad ora, ogni paese dovrebbe<br />
adottare una strategia coerente per la riduzione l’assunzione<br />
di sale intervenendo direttamente a monte del problema, ossia<br />
nel campo dell’industria alimentare. Nella maggior parte dei paesi<br />
sviluppati, infatti, l’80% del sodio viene aggiunto durante<br />
le varie fasi di produzione degli alimenti confezionati. Sensibilizzare<br />
i produttori e orientare la produzione di settore verso<br />
prodotti che siano il più possibile naturali sono nodi cruciali per<br />
riuscire ad eliminare gli eccessi di sodio, che non solo è un esaltatore<br />
di sapidità ma anche un forte abbattitore di costi. Pagati,<br />
però, dai consumatori, con la propria salute.<br />
N/7
Euro Company:<br />
il nuovo logo è un atto di coraggio<br />
Un nuovo logo non è solamente una scelta stilistica. Non si improvvisa<br />
una nuova identità aziendale per un mero gusto estetico:<br />
un brand è un contenitore di valori, un cammino intrapreso,<br />
una promessa, una dichiarazione di intenti. Radicamento al<br />
territorio, trasparenza e attenzione alle future generazioni<br />
sono i macro-valori che da più di quarant’anni<br />
guidano Euro Company, specialista nel settore della frutta<br />
secca e disidratata.<br />
Il concept alla base di questa recente operazione di rebranding è<br />
l’idea di posizionarsi, nella mente del consumatore, con un nuovo<br />
concetto di economia orientato alla felicità della<br />
collettività, che metta al centro le persone e la natura.<br />
Euro Company non aspira a diventare la migliore azienda al mondo,<br />
ma una delle migliori per il mondo. L’azienda, infatti, non lavora<br />
soltanto sulla qualità del prodotto ma anche sulla cultura<br />
dell’alimentazione consapevole perché le<br />
persone desiderano consumare ingredienti<br />
puri e genuini, che contribuiscono<br />
a una dieta equilibrata e povera<br />
di grassi. Seguire un’alimentazione<br />
sana non vuol dire<br />
rinunciare, ma scegliere in<br />
maniera sempre più naturale.<br />
Desiderare un prodotto senza<br />
zuccheri aggiunti vuol dire<br />
scegliere un prodotto autentico,<br />
naturale, senza artifici.<br />
Non solo grande attenzione<br />
verso i temi dell’alimentazione, quindi, ma anche verso l’equilibrio<br />
dello spirito, il movimento e la responsabilità.<br />
“La responsabilità sociale”, ha dichiarato Mario Zani, Direttore<br />
Generale di Euro Company, “è un dovere nei confronti<br />
dei nostri dipendenti, della comunità in cui operiamo<br />
e dei nostri clienti, sempre più attenti non solo all’alimentazione<br />
ma anche alla cultura dell’impegno nel preservare<br />
l’ambiente. Sosteniamo l’agricoltura di qualità, le persone che<br />
lavorano sui campi, i frutti che vengono coltivati ogni giorno da<br />
mani colme di amore, fatica, rispetto. Selezioniamo i nostri fornitori<br />
sulla base di pratiche positive e sollecitiamo loro un feedback<br />
anche in relazione alle performance sociali e ambientali”.<br />
Secondo il management dell’azienda di Godo di Russi, non si<br />
tratta di un concetto destinato a pochi ma uno stile di vita alla<br />
portata di tutti. Euro Company si è impegnata nello sviluppo di<br />
un network di aziende agricole italiane (Frutta Sana Italia) che<br />
producono e disidratano direttamente sul luogo di raccolta la loro<br />
frutta (uva, pesche, mele, prugne, melone, pere).<br />
Tutti i prodotti di questa filiera sono al 100% essiccati a una temperatura<br />
inferiore ai 42°C.<br />
A fronte della presenza di frutta esotica all’interno dell’assortimento,<br />
Euro Company ha inoltre scelto di investire molto nelle<br />
consociate della Costa Rica e del Brasile, che garantiscono un<br />
contatto diretto con i produttori locali e in questo modo riducono<br />
al minimo la filiera produttiva – per abbracciare i valori della cura<br />
di sé attraverso alimenti che fanno bene al corpo e alla mente.<br />
La missione dell’azienda è educare le persone a rispettare<br />
il proprio corpo, coltivare la propria anima<br />
e alimentarsi in maniera consapevole. In quest’ottica è<br />
importante sottolineare come non si miri solamente a realizzare<br />
un prodotto di qualità, ma si sia scelto di utilizzare per i propri<br />
uffici e le proprie produzioni energia 100% certificata,<br />
proveniente da fonti rinnovabili: una scelta coerente che<br />
sottolinea come l’azienda voglia attivamente contribuire alla sostenibilità<br />
ambientale. Proprio perché<br />
l’impatto sociale e quello ambientale<br />
sono indicatori fondamentali<br />
del successo del business, “assegniamo<br />
loro priorità anche<br />
qualora non generino profitti<br />
immediati. Le certificazioni<br />
di qualità”, prosegue<br />
Zani, “non sono documenti<br />
da appendere alle<br />
pareti degli uffici ma dimostrazioni<br />
dell’impegno<br />
concreto dell’azienda<br />
a rispettare i più alti standard di performance,<br />
trasparenza e crescita sostenibile.”<br />
La sostenibilità è il pilastro della strategia non solo nel breve, ma<br />
anche nel lungo periodo. È impresa, non un traguardo individuale:<br />
non c’è benessere per una persona o per un’azienda che<br />
non sia anche della collettività e della comunità. Sia essa locale,<br />
come quella di Godo di Russi dove Euro Company nasce e<br />
continuerà a crescere, o globale. Comunità è mondo, ed è per<br />
questo che l’azienda lavora affinché ogni sua azione,<br />
dalle scelte imprenditoriali fino all’atto quotidiano<br />
del sedersi a tavola, sia improntata al rispetto della<br />
sostenibilità sociale, culturale e alimentare. È solida<br />
la consapevolezza dell’approssimarsi di un futuro già presente,<br />
che vedrà i consumatori ridurre l’apporto di sale ogni giorno,<br />
un numero sempre maggiore di vegetariani e vegani e un’attenzione<br />
crescente verso i cibi senza additivi e senza zuccheri<br />
aggiunti. Ma non solo, perché le nuove generazioni, alle quali<br />
Euro Company guarda con interesse e rispetto, non interessa<br />
solo quello che viene prodotto, ma anche il modo. Perché il<br />
cliente di Euro Company crede nel rapporto sano<br />
con il cibo buono.<br />
N/8
“Da quando è nata”, conclude Mario Zani, “Euro Company ha<br />
sempre fatto scelte coraggiose. Perché per essere davvero orgogliosi<br />
di qualcosa bisogna avere coraggio, quello di una scelta<br />
responsabile come mettere sul mercato solo prodotti naturali<br />
e salutari, riducendo dell’80% la quantità di sale, eliminando gli<br />
zuccheri non naturali, i conservanti e l’olio di palma e rimettendo<br />
al centro di tutto la leggerezza, la cura, il desiderio di andare oltre<br />
ciò che fa bene. Un cammino naturale che non può prescindere<br />
dal rispetto della propria purezza esteriore e interiore. È una questione<br />
di cultura, di alimentazione sana, di equilibrio dello spirito,<br />
di movimento e di responsabilità. Ecco perché un nuovo logo<br />
non è solo un marchio diverso, ma un ulteriore atto<br />
di coraggio. Un’immagine aziendale che mai come<br />
in questo momento rappresenta delle scelte di vita<br />
ponderate e pesate, come la parola “orgoglio”, che oggi uso<br />
con consapevolezza e piacere. Un piacere nuovo, perché ha un<br />
gusto naturale, non alterato. Vero.”<br />
Un modo nuovo di fare quello che Euro Company ha sempre<br />
fatto: promuovere uno stile di vita sano, come i suoi<br />
prodotti.<br />
N/9
IPA<br />
Idrocarburi policiclici aromatici.<br />
di Michela Pagnani<br />
IPA è l’acronimo di idrocarburi policiclici aromatici (PAHs in<br />
inglese), che rappresentano una vasta classe di composti organici<br />
caratterizzati strutturalmente da due o più anelli benzenici<br />
aromatici uniti tra loro. Sono noti gli IPA con un numero<br />
d’anelli variabile da 2 a 7 che, secondo la posizione in cui è avvenuta<br />
la condensazione, si presentano sotto forma di diversi isomeri.<br />
La numerosità della famiglia cresce considerando la possibile<br />
presenza di sostituenti (alchile, arile, idrossi, nitro, amino) sugli<br />
anelli aromatici e/o eteroatomi negli anelli stessi. Nello specifico<br />
infatti con il nome di IPA si individuano quei composti contenenti<br />
solo atomi di carbonio e idrogeno (vale a dire gli IPA<br />
non sostituiti e i loro derivati alchil-sostituiti), mentre con il nome<br />
più generale di “composti policiclici aromatici” s’intendono<br />
anche i derivati funzionali (es. i nitro-IPA) e gli analoghi eterociclici<br />
(es. gli aza-areni).<br />
Normalmente sono suddivisi in funzione del peso molecolare e<br />
del numero d’atomi in:<br />
• IPA leggeri (2-3 anelli condensati);<br />
• IPA pesanti (4-6 anelli).<br />
Da queste caratteristiche dipendono anche le proprietà chimico-fisiche<br />
di questi composti. A temperatura ambiente tutti gli<br />
IPA sono allo stato solido, presentano un alto punto di fusione e<br />
d’ebollizione, una bassa pressione di vapore e una scarsissima<br />
solubilità in acqua, che in genere diminuisce con l’aumentare del<br />
peso molecolare. Sono solubili nella maggioranza dei solventi organici<br />
e sono molto lipofili. La pressione di vapore generalmente<br />
tende a diminuire con l’aumentare del peso molecolare e questa<br />
circostanza influenza le differenti percentuali con cui i singoli<br />
IPA sono assorbiti nel particolato atmosferico. Composti a basso<br />
peso molecolare sono quasi totalmente presenti nella fase gassosa,<br />
mentre composti con 5 o più anelli sono per lo più assorbiti<br />
nel particolato atmosferico.<br />
A livello chimico sono piuttosto stabili, sebbene in seguito a fotodecomposizione<br />
in presenza d’aria e luce diano luogo a molti<br />
prodotti d’ossidazione, soprattutto chinoni ed endoperossidi.<br />
9<br />
8<br />
10<br />
11<br />
12<br />
7 6 5<br />
1<br />
4<br />
Struttura del benzo[a]pirene<br />
2<br />
3<br />
Studi sperimentali hanno evidenziato la capacità degli IPA di reagire<br />
con ossidi d’azoto e acido nitrico dando origine a nitroderivati,<br />
nonché con ossidi di zolfo e acido solforico per formare i relativi<br />
acidi solfinici e solfonici.<br />
Formazione<br />
Gli IPA si formano durante processi di combustione con un meccanismo<br />
alquanto complesso, che consiste principalmente nella<br />
ripolimerizzazione dei frammenti d’idrocarburo formatisi durante<br />
il processo noto come cracking (la frammentazione in numerose<br />
parti delle molecole più grosse del combustibile a contatto con<br />
il fuoco). La reazione di ripolimerizzazione avviene soprattutto in<br />
condizioni di mancanza d’ossigeno e, conseguentemente, la velocità<br />
di formazione degli IPA aumenta con il diminuire del<br />
rapporto ossigeno/combustibile.<br />
Di seguito elencate le principali sorgenti di formazione degli IPA:<br />
• processi industriali vari (in particolare: produzione d’alluminio,<br />
ferro e acciaio, fonderie);<br />
• lavorazioni del carbone e del petrolio;<br />
• impianti di generazione d’energia elettrica;<br />
• inceneritori;<br />
• riscaldamento domestico (specialmente a legna e carbone);<br />
• emissione veicolare;<br />
• incendi di foreste;<br />
• combustioni in agricoltura;<br />
• fumo di tabacco;<br />
• vulcani, che possono rappresentare una sorgente naturale<br />
con un impatto locale rilevante.<br />
A causa di queste numerose fonti, gli IPA sono ubiquitari e si<br />
diffondono in tutti i comparti ambientali. Durante ogni processo<br />
di formazione, gli IPA sono sempre presenti in miscele complesse<br />
contenenti anche altre classi e sostanze chimiche. Per lo<br />
stesso motivo, si ritrovano come nelle varie matrici (aria, acqua,<br />
suolo e alimenti) a cui è comunemente esposta la popolazione.<br />
Gli IPA con un numero di anelli pari o inferiore a quattro rimangono<br />
in genera in forma gassosa quando sono immessi nell’atmosfera.<br />
Nell’arco delle 24 ore iniziano poi a degradarsi attraverso<br />
una sequenza di reazioni radicaliche. Di contro, gli IPA con più di<br />
quattro anelli non permangono a lungo nell’atmosfera come molecole<br />
gassose ma, a causa della loro bassa tensione di vapore,<br />
tendono rapidamente a condensarsi e ad essere assorbiti sulla<br />
superficie delle particelle di fuliggine e di cenere.<br />
Anche gli IPA con un numero di anelli compreso tra i due e i quattro<br />
aderiscono a tali particelle nel periodo invernale, dato che la<br />
loro tensione di vapore si riduce bruscamente con l’abbassarsi<br />
della temperatura. Poiché molte particelle di fuliggine hanno dimensioni<br />
tali da poter essere respirate, gli IPA possono penetrare<br />
nei polmoni proprio durante la respirazione.<br />
N/10
Sebbene rappresentino circa l’1% del particolato atmosferico, la<br />
loro presenza come inquinanti dell’aria rappresenta un importante<br />
problema sanitario poiché molti di essi si sono rivelati<br />
cancerogeni quando testati su animali da laboratorio. A tal riguardo,<br />
il più noto e comune idrocarburo policiclico aromatico<br />
con accertato effetto cancerogeno è il benzo[a]pirene (cinque<br />
anelli benzenici condensati).<br />
IPA e alimentazione<br />
La fonte di IPA più importante risulta essere l’alimentazione quotidiana.<br />
Negli alimenti non sottoposti a trasformazione, la presenza<br />
degli IPA è essenzialmente dovuta a contaminazione ambientale:<br />
• deposizione di materiale particolato atmosferico (ad esempio<br />
su grano, frutta e verdure);<br />
• assorbimento da suolo contaminato (ad esempio patate);<br />
• assorbimento da acque di fiume e di mare contaminate (ad<br />
esempio molluschi, pesci e crostacei).<br />
Fonti comuni di IPA negli alimenti trasformati o lavorati sono<br />
invece i trattamenti termici (cottura alla griglia e al forno e frittura)<br />
e alcuni processi di lavorazione.<br />
Questa categoria di IPA si può suddividere sulla base dell’origine<br />
di formazione in:<br />
• IPA endogeni – Si neoformano sulla superficie degli alimenti, a<br />
causa di trattamenti termici severi (alte temperature, tempi di<br />
cottura lunghi e vicinanza alle fonti di calore);<br />
• IPA esogeni – Derivano dalla combustione del carburante: i<br />
gas ed i fumi di combustione possono venire a contatto con<br />
l’alimento, contaminandolo in superficie. È quindi importante<br />
il tipo di combustibile impiegato e le condizioni di produzione<br />
dei fumi. Un esempio sono i processi d’affumicatura, diffusi<br />
soprattutto per i prodotti ittici.<br />
Sono quindi i prodotti a base di carne o pesce affumicati o grigliati<br />
sulla fiamma, gli oli e grassi vegetali, il tè e il caffè a contenere un<br />
elevato tenore di IPA. Nei Paesi dell’UE i consumatori assumono<br />
questi idrocarburi soprattutto attraverso i prodotti ittici e cerealicoli.<br />
Questi ultimi, pur non avendo un tenore moderato, sono<br />
consumati in quantità talmente rilevanti da comportare un’incidenza<br />
significativa.<br />
I prodotti ittici, come già accennato, sono spesso sottoposti a<br />
processi d’affumicatura. Il ricorso a pratiche tradizionali di affumicatura<br />
porta a un difficile controllo di processo ed è per questo<br />
che nel corso degli anni tali attività sono state sempre più sostituite<br />
dall’impiego di aromi. L’aromatizzante si produce raccogliendo<br />
il fumo, che viene poi condensato, frazionato e purificato per<br />
rimuovere la maggior parte del contenuto di IPA. Inoltre, l’utilizzo<br />
di fumi liquidi consente una migliore riproducibilità, una distribuzione<br />
più uniforme e un sapore più intenso.<br />
Anche crostacei e molluschi bivalvi possono accumulare elevate<br />
quantità di IPA in ragione della loro incapacità di metabolizzare<br />
questa classe di sostanze in maniera apprezzabile, a cui si<br />
aggiunge la possibile loro crescita in acque contaminate.<br />
La presenza d’IPA nell’acqua potabile è generalmente trascurabile<br />
e occasionalmente riconducibile alla cessione dai rivestimenti<br />
in catrame o bitume delle condutture di distribuzione dell’acqua<br />
stessa.<br />
Nei prodotti carnei la formazione di IPA avviene durante la cottura<br />
alla griglia sul carbone (carbone di legna, noto anche come<br />
“carbonella”) e dipende dal contenuto in grasso della carne, dal<br />
tempo di cottura e dalla temperatura. Abbiamo quindi la concomitante<br />
formazione esogena ed endogena dovuta a varie<br />
cause: la combustione incompleta del carbone, la trasformazione<br />
di alcuni componenti dell’alimento quali trigliceridi e colesterolo,<br />
oppure (ed è la causa più frequente degli alti livelli di IPA) il<br />
grasso fuso della carne.<br />
Durante la cottura alla griglia su carbone ad alte temperature, infatti,<br />
le gocce di grasso colano sul carbone rovente dando luogo<br />
a reazioni di pirolisi, con conseguente produzione di IPA, che si<br />
volatilizzano e depositano sulla carne. Una ricerca sull’effetto di<br />
diversi metodi di cottura (in forno elettrico e a gas, alla griglia su<br />
carbone, alla griglia su carbone in un tegame che evita lo sgocciolamento)<br />
ha mostrato che la formazione di IPA può essere<br />
minimizzata seguendo alcuni accorgimenti, come ad esempio<br />
evitare il contatto diretto dell’alimento con la fiamma, cucinare la<br />
carne a temperature più basse per periodi più lunghi e utlizzare<br />
carne a basso contenuto di grasso.<br />
Un altro prodotto soggetto a contaminazione da IPA è il caffè, la<br />
cui presenza può essere dovuta alla contaminazione di chicchi di<br />
caffè verde durante l’essiccazione o ad una formazione endogena<br />
durante la tostatura.<br />
Effetti tossici<br />
Una volta ingerite, queste sostanze vengono rapidamente<br />
assorbite attraverso il tratto gastro-intestinale o l’epitelio polmonare<br />
e distribuite in vari tessuti (soprattutto quelli più ricchi di<br />
grasso), compresi quelli fetali. Gli IPA vengono estesamente metabolizzati<br />
in vari tessuti e organi (polmone, pelle, esofago, colon,<br />
fegato, placenta, etc.).<br />
Tra gli effetti tossici degli IPA, segnaliamo l’immunosoppressione,<br />
gli effetti teratogeni e sulla riproduzione e l’effetto promovente<br />
della cancerogenesi.<br />
Sotto il profilo tossicologico, le osservazioni sperimentali indicano<br />
ad oggi che una condizione necessaria ma non sufficiente per la<br />
cancerogenicità degli IPA sia una struttura in cui vi siano almeno<br />
quattro anelli benzenici condensati.<br />
N/11
— bovini e ovini 2,5 pg/g di<br />
grasso<br />
4,0 pg/g di<br />
grasso<br />
40 ng/g di<br />
grasso<br />
— pollame 1,75 pg/g di<br />
grasso<br />
3,0 pg/g di<br />
grasso<br />
40 ng/g di<br />
grasso<br />
— suini 1,0 pg/g di<br />
grasso<br />
1,25 pg/g di<br />
grasso<br />
40 ng/g di<br />
grasso<br />
5.11 Miscele di grassi animali 1,5 pg/g di<br />
grasso<br />
2,50 pg/g di<br />
grasso<br />
40 ng/g di<br />
grasso<br />
5.12 Oli e grassi vegetali 0,75 pg/g di<br />
grasso<br />
1,25 pg/g di<br />
grasso<br />
40 ng/g di<br />
grasso<br />
5.13 Prodotti alimentari destinati ai lattanti e alla prima infanzia<br />
( 4 )<br />
0,1 pg/g di<br />
peso umido<br />
0,2 pg/g di<br />
peso umido<br />
1,0 ng/g di<br />
peso umido<br />
La loro condensazione comporta una diminuzione, infatti, della<br />
loro aromaticità e rende più facili le reazioni metaboliche d’epossidazione<br />
con conseguente formazione di composti dotati di<br />
maggiore cancerogenicità.<br />
A riguardo è opportuno sottolineare come siano i diidrodioloepossidi,<br />
che derivano dai rispettivi IPA, i veri agenti cancerogeni.<br />
Gli IPA, difatti, sono in genere privi delle caratteristiche d’elettrofilicità<br />
che permettono l’interazione covalente con i centri nucleofili<br />
del DNA (atomi d’azoto, ossigeno, fosforo). La loro conversione<br />
metabolica da parte di sistemi microsomiali ossidativi genera tuttavia<br />
intermedi (epossidi e diolepossidi) capaci di formare specie<br />
molto reattive (carbocationi) responsabili dell’attacco al DNA portando<br />
ad un’alterazione genetica stabile.<br />
In genere gli IPA mostrano bassa tossicità acuta, con NOAEL<br />
(No Observed Adverse Effect Level) per somministrazione orale<br />
superiori ai 100 mg/kg p.c. Anche altri effetti tossici, diversi da<br />
quelli cancerogeni (immunotossicità, effetti sulla riproduzione),<br />
sono stati osservati solo in seguito ad esposizione ad alte dosi.<br />
Le caratteristiche tossicologiche di maggiore rilievo in relazione<br />
ai possibili rischi posti dalla presenza di IPA negli alimenti<br />
sono quindi senz’altro l’attività genotossica e l’attività cancerogena,<br />
per le quali si ritiene che non esista una dose-soglia.<br />
Regolamentazione<br />
In considerazione della cancerogenicità potenzialmente associata<br />
alla presenza di IPA, per alcuni alimenti (in particolare quelli<br />
sottoposti a lavorazione) sono stati fissati dei limiti, legali o raccomandati,<br />
al loro contenuto in IPA.<br />
Alcuni di questi limiti sono stati adottati a livello europeo, altri in<br />
singoli Paesi. A livello comunitario si fa riferimento al Reg. CE n.<br />
1881/2006 che definisce i tenori massimo di alcuni contaminanti<br />
nei prodotti alimentari.<br />
Secondo l’EFSA la determinazione del solo benzo[a]pirene non<br />
costituisce un valido indicatore della quantità di IPA cancerogeni<br />
assunti con l’alimentazione. La misura più attendibile è la quantificazione<br />
congiunta di quattro IPA. A norma di tale regolamento<br />
i tenori massimi di idrocarburi policiclici aromatici nei determinati<br />
alimenti devono essere sicuri e fissati al livello più basso ragionevolmente<br />
ottenibile in base alle buone pratiche di fabbricazione,<br />
di essiccazione, di pesca e agricole. Tali valori sono espressi in<br />
µg/kg di sostanza secca (a meno che non ci sia un’indicazione<br />
specifica).<br />
Qui a lato viene riportata, come esempio, la tabella del regolamento<br />
dove vengono indicati i tenori massimi di benzo[a]pirene<br />
e la somma di quattro IPA: benzo[a]pirene, benzo(a)antracene,<br />
Benzo(b)fluorantene e crisene.<br />
▼M22<br />
▼M24<br />
▼M22<br />
Prodotti alimentari<br />
Parte 6: Idrocarburi policiclici aromatici<br />
6.1 Benzo(a)pirene, benzo(a)antracene, benzo(b)fluorantene e<br />
crisene<br />
6.1.1 Oli e grassi (escluso il burro di cacao e l'olio di cocco)<br />
destinati al consumo umano diretto o all'impiego quali<br />
ingredienti di prodotti alimentari<br />
6.1.2 Semi di cacao e prodotti derivati, ad eccezione dei prodotti<br />
di cui al punto 6.1.11<br />
6.1.3 Olio di cocco destinato al consumo diretto nell'alimentazione<br />
umana o a essere usato come ingrediente di un<br />
prodotto alimentare<br />
6.1.5 Muscolo di pesce affumicato e prodotti della pesca affumicati<br />
( 25 ) ( 36 ), esclusi i prodotti ittici di cui ai punti 6.1.6<br />
e 6.1.7. Il tenore massimo nei crostacei affumicati si<br />
applica al muscolo delle appendici e dell'addome ( 44 ).<br />
Nel caso dei granchi e dei crostacei analoghi affumicati<br />
(Brachyura e Anomura) si applica al muscolo delle appendici.<br />
Benzo(a)pirene<br />
Tenori massimi (μg/kg)<br />
Somma di benzo(a)pirene,<br />
benzo(a)antracene,<br />
benzo(b)fluorantene<br />
e crisene ( 45 )<br />
2,0 10,0<br />
5,0 μg/kg di grasso a<br />
decorrere dall'1.4.2013<br />
35,0 μg/kg di grasso<br />
a decorrere dall'1.4.2013<br />
fino al<br />
31.3.2015<br />
30,0 μg/kg di grasso<br />
a decorrere dall'1.4.2015<br />
2,0 20,0<br />
6.1.4 Carne affumicata e prodotti a base di carne affumicata 5,0 fino al 31.8.2014 30,0 a decorrere dall'1.9.2012<br />
fino al<br />
02006R1881 — IT — 19.03.2018 — 022.001 — 24<br />
2,0 a decorrere dall'1.9.2014<br />
31.8.2014<br />
▼M22<br />
12,0 a decorrere dall'1.9.2014<br />
Prodotti alimentari<br />
Tenori massimi (μg/kg)<br />
▼M24<br />
▼M24<br />
▼M11<br />
6.1.6 Spratti affumicati e spratti affumicati in scatola ( 25 ) ( 47 )<br />
(Sprattus sprattus); aringa del Baltico affumicata di lunghezza<br />
≤ 14 cm e aringa del Baltico affumicata in scatola,<br />
di lunghezza ≤ 14 cm ( 25 ) ( 47 ) (Clupea harengus<br />
membras); Katsuobushi (tonnetto striato essiccato, Katsuwonus<br />
pelamis); molluschi bivalvi (freschi, refrigerati<br />
o congelati) ( 26 ); carne e prodotti a base di carne trattati<br />
termicamente ( 46 ) e venduti al consumatore finale<br />
5,0 fino al 31.8.2014<br />
2,0 a decorrere dall'1.9.2014<br />
30,0 a decorrere dall'1.9.2012<br />
fino al<br />
31.8.2014<br />
12,0 a decorrere dall'1.9.2014<br />
5,0 30,0<br />
6.1.7 Molluschi bivalvi ( 36 ) (affumicati) 6,0 35,0<br />
6.1.8 Alimenti trasformati a base di cereali e alimenti destinati<br />
ai lattanti e ai bambini ( 3 ) ( 29 )<br />
6.1.9 Alimenti per lattanti e alimenti di proseguimento, compresi<br />
il latte per lattanti e il latte di proseguimento<br />
►M20 ( 3 ) ◄ ( 29 )<br />
6.1.10 Alimenti dietetici a fini medici speciali ►M20 ( 3 ) ◄ ( 29 )<br />
destinati specificamente ai lattanti<br />
6.1.11 Fibra di cacao e prodotti derivati dalla fibra di cacao,<br />
destinati a essere utilizzati come ingredienti di un prodotto<br />
alimentare<br />
1,0 1,0<br />
1,0 1,0<br />
1,0 1,0<br />
3,0 15,0<br />
6.1.12 Chips di banana 2,0 20,0<br />
6.1.13 Integratori alimentari contenenti prodotti botanici e loro 10,0 50,0<br />
preparati ( 39 ) (*******) (********)<br />
02006R1881 — IT — 19.03.2018 — 022.001 — 25<br />
Integratori alimentari contenenti propoli, pappa reale, spirulina<br />
o loro preparati ( 39 )<br />
Prodotti alimentari<br />
Tenori massimi (μg/kg)<br />
6.1.14 Erbe aromatiche essiccate 10,0 50,0<br />
6.1.15 Spezie essiccate ad eccezione di cardamomo e Capsicum<br />
spp. affumicato.<br />
Sezione 7: Melamina e suoi analoghi strutturali<br />
10,0 50,0<br />
N/12<br />
7.1. Melamina<br />
Prodotti alimentari<br />
Tenori massimi<br />
mg/kg<br />
7.1.1. Prodotti alimentari con l'eccezione di alimenti per lattanti<br />
e alimenti di proseguimento ( 48 )<br />
7.1.2. Alimenti in polvere per lattanti e alimenti di proseguimento<br />
2,5<br />
1
N/13
CASTAGNA<br />
Delizioso frutto autunnale da gustare tutto l’anno.<br />
Nome inglese: Chestnut<br />
Nome scientifico: Castanea sativa<br />
di Francesca Buccella<br />
Classificazione botanica<br />
Classe: Magnoliopsida<br />
Ordine: Fagales<br />
Famiglia: Fagaceae<br />
Genere: Castanea<br />
Specie: Castanea sativa<br />
INFORMAZIONI NUTRIZIONALI<br />
valori medi per 100 g di prodotto essiccato<br />
Energia: kcal 348<br />
kJ 1470<br />
Proteine: g 7.3<br />
Carboidrati: g 69<br />
di cui zuccheri: g 29<br />
Grassi: g 2.3<br />
di cui saturi: g 0.4<br />
Fibre alimentari: g 11<br />
Sale: g 0<br />
Minerali<br />
Vitamine<br />
Aminoacidi<br />
Calcio mg 51.8<br />
Ferro mg 1.3<br />
Magnesio mg 73.9<br />
Fosforo mg 132<br />
Potassio mg 1080<br />
Sodio mg 3.4<br />
Zinco mg 11<br />
Rame mg 0.63<br />
Manganese mg 2.5<br />
Selenio µg < 10<br />
Tiamina mg 0.17<br />
Riboflavina mg 0.20<br />
Niacina mg 1.4<br />
Acido pantotenico mg 1.2<br />
Vitamina B6 mg 0.27<br />
Folacina µg 61.5<br />
Vitamina B12 µg 0.022<br />
Vitamina A µg < 1<br />
Vitamina E mg < 0.08<br />
Vitamina D µg < 0.25<br />
Vitamina K µg < 0.80<br />
Vitamina C mg < 0.50<br />
Biotina µg 7.7<br />
Triptofano(*)° mg 26<br />
Treonina(*)° mg 109<br />
Isoleucina(*)° mg 108<br />
Leucina(*)° mg 171<br />
Lisina(*)° mg 175<br />
Metionina(*)° mg 3<br />
Cistina° mg 73<br />
Fenilalanina(*)° mg 126<br />
Tirosina° mg 93<br />
Valina(*)° mg 144<br />
Arginina° mg 154<br />
Istidina(*)° mg 81<br />
Alanina° mg 133<br />
Ac. Aspartico° mg 556<br />
Ac.glutammico° mg 521<br />
Glicina° mg 136<br />
Prolina° mg 98<br />
Serina° mg 123<br />
(*) aminoacidi essenziali<br />
N/14<br />
Analisi Euro Company *Valori USDA °Valori INRAN
ORIGINE E CENNI BOTANICI<br />
Il castagno è coltivato da secoli nei territori dell’Europa Meridionale<br />
e Centrale e le sue origini si perdono nella notte dei tempi. La<br />
maggior parte dei botanici lo ritengono autoctono dei territori europei,<br />
ma altre ipotesi lo vogliono originario dell’Asia Minore, delle<br />
antiche terre di Misia e Lidia nei pressi del Mar Nero. È comunque<br />
certo che si tratta di una specie assai antica e ampiamente diffusa<br />
fin dal periodo terziario (Paleocene-Pliocene) grazie al suo<br />
impiego agricolo e forestale. Durante l’epoca glaciale, il castagno<br />
subì fasi di regressione e la sua distribuzione si contrasse<br />
verso sud a causa del raffreddamento del clima. Poi, nel corso<br />
dei secoli, per esigenze di ordine economico la sua distribuzione<br />
geografica tornò ad allargarsi notevolmente anche al di fuori dei<br />
limiti naturali della specie.<br />
Il castagno è quindi noto all’uomo sin da tempi assai remoti: il<br />
profeta Isaia ricorda tale pianta nella Bibbia, Omero la cita nell’Odissea<br />
e, nel mondo antico, erano famosi i castagneti della Tessaglia<br />
e della Macedonia, dei quali cantò Teofrasto. Gli emigrati<br />
della Tessaglia diffusero la specie nelle zone montane della Magna<br />
Grecia. Castanea, il nome greco rimasto invariato in latino,<br />
sembra derivare da Castanis, antica città del Ponto nell’attuale<br />
Turchia.<br />
Anche i Romani si dedicarono alla sua coltivazione e ne utilizzarono<br />
il legno sia nell’edilizia e che per la costruzione delle botti<br />
dedicate al trasporto del vino, favorendone la sua espansione in<br />
Europa. Furono proprio loro a dare un contributo decisivo alla<br />
sua diffusione e coltivazione, non solo in Italia ma in tutta l’Europa<br />
centro-meridionale, impiantando veri e propri castagneti da frutto<br />
e boschi cedui per paleria in Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera<br />
e Germania.<br />
La pianta è citata da alcuni autori latini come Virgilio che, nel secondo<br />
libro delle Georgiche, consiglia di innestare il castagno sul<br />
faggio, e Plinio, che ne distingue otto varietà.<br />
Nei primi secoli del Medioevo, furono principalmente gli Ordini<br />
Monastici a preservare e diffondere la coltivazione del castagno,<br />
considerato “l’albero fruttifero portante per eccellenza”. Se ne<br />
occuparono anche il re longobardo Rotari e l’imperatore Carlo<br />
Magno.<br />
Dal Rinascimento fino ai primi decenni del ventesimo secolo, il<br />
legno di castagno ha trovato largo impiego nella costruzione di<br />
solai, in falegnameria, per l’estrazione del tannino e per il riscaldamento<br />
domestico; i suoi frutti (le castagne) sono stati per molto<br />
tempo alla base dell’alimentazione del montanaro nei periodi<br />
invernali. Durante tutto l’Ottocento, infatti, centinaia di migliaia di<br />
contadini e montanari dipendevano in buona parte dalle castagne<br />
fresche, secche o sfarinate per la loro sopravvivenza; per<br />
questo motivo i castagneti erano generalmente ben coltivati e<br />
ripuliti, in modo da favorire la produzione dei frutti, e si prestava<br />
più cura alla selezione delle varietà anche in relazione alle condizioni<br />
atmosferiche, al terreno e al loro utilizzo, ad esempio per la<br />
farina piuttosto che per il consumo fresco (marroni). La grande<br />
vitalità della specie, il bisogno alimentare delle popolazioni e l’indotto<br />
economico della vendita di frutti e legname consentirono<br />
al castagno di rivestire un ruolo fondamentale per la sua sopravvivenza<br />
e, a metà 1800, di raggiungere il massimo storico della<br />
produzione dei suoi frutti.<br />
Oggigiorno, dopo un periodo di abbandono, si registra un incremento<br />
nella coltivazione di questa specie agricolo-forestale dal<br />
duplice impiego, utilizzata sia per la formazione di castagneti da<br />
frutto, sia nella creazione del ceduo.
Granuli migliari<br />
Costolature<br />
Cicatrice<br />
ilare<br />
Raggiatura stellare<br />
Pericarpo<br />
Episperma<br />
Cavità intercotiledonare<br />
Cotiledoni (polpa)<br />
Introflessioni dell’episperma<br />
Il Castagno europeo, nella terminologia scientifica Castanea<br />
sativa (Miller), appartiene al genere Castanea e alla famiglia delle<br />
Fagaceae (ex Cupuliferae), ove si collocano anche i generi Fagus<br />
e Quercus.<br />
La Castanea sativa, è una pianta molto longeva, che può raggiungere<br />
e superare anche i dieci secoli di età. Generalmente non vive<br />
isolata ma forma estese associazioni dette castagneti.<br />
È un albero maestoso e imponente, alto in media dai 15 ai 20 m,<br />
capace di svilupparsi in altezza fino a 30-35 m con 6-8 m di circonferenza.<br />
Il fusto è tozzo e si ramifica in grosse branche a breve<br />
distanza dal suolo. La pianta è dotata di una radice fittonante,<br />
molto robusta ma di limitato sviluppo, e si ancora tenacemente<br />
al suolo grazie alle radici laterali, poco numerose ma assai<br />
ramificate, che esplorano il terreno in profondità. Il fusto e i rami<br />
presentano nei primi anni una corteccia piuttosto sottile, liscia e<br />
brillante, munita di lenticelle trasversali allungate. Il colore varia inizialmente<br />
dal bruno-rossastro al grigio-olivastro. Dopo 10-15 anni<br />
la corteccia si presenta di colore bruno grigiastro, con profonde<br />
screpolature in senso longitudinale. Il legno è piuttosto chiaro ed<br />
elastico, con una netta distinzione tra durame (porzione interna<br />
del legno, più scura) e alburno (porzione esterna del legno, più<br />
chiara).<br />
I fusti sono eretti, robusti e per lo più tozzi; possono manifestare<br />
difetti come nodi e cipollature, cioè fessurazioni lungo il piano<br />
longitudinale e tangenziale fra due diversi anelli di accrescimento<br />
vicini, che possono causare il distacco completo fra le due<br />
parti del tronco. I rami sono numericamente pochi ma potenti,<br />
sinuosi, eretto-espansi e talvolta quasi orizzontali. La chioma è<br />
anche espansa, più o meno rotondeggiante, e negli alberi adulti<br />
può facilmente raggiungere un diametro di 20-25 m. Le foglie<br />
caduche, di forma ellittico-lanceolata, sono dentate, presentano<br />
Sfili<br />
Peduncolo<br />
Peluria<br />
un apice acuminato, si contraddistinguono per la presenza di un<br />
margine seghettato e raggiungono fino ai 20 cm di lunghezza e<br />
10 cm di diametro. Sono di colore verde intenso sulla pagina superiore,<br />
più chiare su quella inferiore, talvolta pubescente. La loro<br />
consistenza è piuttosto tenace, quasi coriacea. Il ciclo vegetativo<br />
dura dai 140 ai 185 giorni, a seconda delle caratteristiche pedoclimatiche<br />
del sito. Provviste di picciolo, sono inserite sul ramo<br />
con una disposizione distica alterna, formando nel complesso<br />
una chioma che si allarga verso il suolo e rinfresca il sottobosco<br />
con la sua ombra.<br />
Il castagno è una pianta monoica, che porta i fiori maschili e<br />
femminili sullo stesso individuo e sviluppa fiori unisessuali, monoici<br />
e poligami, portati sulla vegetazione dell’anno, che si evolvono<br />
solo a foliazione completa.<br />
I fiori staminiferi, o maschili, sono portati in infiorescenze<br />
amentiformi, erette e lunghe da 10 a 20 cm. Gli amenti maschili<br />
(unisessuali) si sviluppano per primi nella parte basale del<br />
nuovo getto, all’ascella delle foglie: dotati di odore caratteristico e<br />
penetrante, sono piuttosto appariscenti e presentano lunghezze<br />
diverse a seconda della varietà, fino ad un massimo di 35 cm.<br />
Ogni fiore presenta 8-12 stami polliniferi.<br />
Gli amenti misti (bisessuali o androgini) sono così chiamati<br />
perché nella porzione apicale ospitano i fiori maschili, come quelli<br />
già descritti, e in quella basale i fiori femminili. Compaiono in un<br />
secondo momento e si raccolgono all’apice del ramo annuale.<br />
I fiori pistilliferi o femminili (o anche amenti androgini)<br />
sono meno numerosi, generalmente solitari o aggregati in numero<br />
che varia dai 2-3 ai 7, sono localizzati alla base delle infiorescenze<br />
staminifere e sono protetti da un involucro verde, squamoso. Destinato<br />
a costituire la cupola, comunemente detta riccio, questo<br />
involucro è dapprima verde, quindi giallo-marrone a maturità.<br />
Molte varietà di castagno però sono autosterili, cioè il polline dei<br />
fiori maschili non è in grado di fecondare i fiori femminili della<br />
stessa pianta, e per fruttificare devono ricorrere all’impollinazione<br />
incrociata da parte di altri soggetti, comportandosi quindi come<br />
una specie dioica nonostante la morfologia monoica.<br />
I germogli sono a sezione rotonda o, quando molto vigorosi,<br />
angolosa e le gemme sono ovate, lisce e di color verdastro sfumato<br />
di rosso.<br />
N/16
Il frutto, la <strong>castagna</strong>, è un achenio (frutto secco che non si<br />
apre a maturità) racchiuso nella cupola, un involucro spinoso<br />
volgarmente detto riccio che, quando raggiunge la maturazione<br />
tra settembre e ottobre, diventa bruno e si apre in 2-4 valve. La<br />
forma delle castagne è determinata geneticamente e dalla posizione<br />
all’interno del riccio: emisferica per i frutti laterali, appiattita<br />
per quello centrale, cilindrica in quelle varietà che tendono a produrre<br />
un solo frutto per riccio. È rivestita da una buccia liscia e<br />
resistente, il pericarpo, di un colore che va dal marrone chiaro al<br />
bruno con presenza di striature longitudinali più o meno evidenti.<br />
Alla base è presente una cicatrice di colore chiaro con una caratteristica<br />
raggiatura stellare, l’ilo o cicatrice ilare, e in alto da un<br />
caratteristico ciuffetto, la torcia, che costituisce il residuo disseccato<br />
della parte apicale del fiore femminile, in genere lo stimma<br />
e lo stilo. L’episperma è la sottile membrana, più o meno pelosa,<br />
che riveste il seme, ovvero la parte commestibile della <strong>castagna</strong>,<br />
caratterizzata da una polpa consistente di color bianco-avorio,<br />
dal sapore leggermente dolciastro, divisa in porzioni irregolari da<br />
setti membranacei.<br />
PAESI PRODUTTORI<br />
La produzione mondiale nel 2016 si è concentrata per il 90% in<br />
Asia, seguita da Europa, America e Africa, è pari a 2.261.589<br />
tonnellate e occupa una superficie di 602.718 ettari.<br />
Continenti Tonnellate Ettari<br />
Mondiale 2.261.589 602.718<br />
Asia 2.029.793 423.103<br />
Europa 143.256 122.166<br />
America 88.334 57.322<br />
Africa 206 127<br />
Oceania - -<br />
Nell’arco del ventennio 1996-2016 la produzione è quadruplicata.<br />
Questa crescita si deve quasi esclusivamente all’Asia, in particolare<br />
alla performance della Cina che ha investito sia nell’aumento<br />
della superficie coltivata che al miglioramento delle rese (grafico<br />
in basso).<br />
Infatti, sempre considerando il ventennio 1996-2016, la superficie<br />
cinese è quadruplicata, passando da 72.000 ettari nel 1996, a<br />
326.479 nel 2016, mentre le rese sono aumentate di oltre 6 volte,<br />
partendo da un base di 285.000 tonnellate nel 1996 per attestarsi<br />
sulle 1.879.031 del 2016.<br />
La produzione europea nel decennio compreso tra il 2006 e 2016<br />
ha visto una crescita altalenante, ma mediamente costante, che<br />
ha rappresentato il 6% della produzione mondiale.<br />
Anno<br />
2006 131.299<br />
2007 115.367<br />
2008 119.688<br />
2009 130.170<br />
2010 131.183<br />
2011 124.199<br />
2012 127.340<br />
2013 131.489<br />
2014 130.036<br />
2015 140.744<br />
2016 143.256<br />
Tonnellate (in Europa)<br />
Nel 2016, sul podio dei produttori europei troviamo l’Italia, che ha<br />
coperto il 35,5% della produzione del vecchio continente, seguita<br />
da Grecia e Portogallo, che rappresentano rispettivamente il 22%<br />
e il 19%. Spagna e Francia si attestano sull’11% e il 6%.<br />
2˙500˙000<br />
2˙000˙000<br />
Tonnellate<br />
1˙500˙000<br />
1˙000˙000<br />
500˙000<br />
0<br />
1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016<br />
Mondo Asia Europa America Africa<br />
N/17
Paese<br />
Tonnellate<br />
Europa: 143.256<br />
Italia 50.889<br />
Grecia 31.557<br />
Portogallo 26.780<br />
Spagna 16.185<br />
Francia 8.642<br />
Albania 6.040<br />
Bosnia-Erzegovina 1.141<br />
Macedonia 501<br />
Bulgaria 500<br />
Polonia 413<br />
Ucraina 226<br />
Ungheria 223<br />
IMPORT & EXPORT<br />
Europa e Asia sono anche le principali aree degli scambi commerciali<br />
di castagne [Dati Faostat, 2013].<br />
Continenti<br />
IMPORT<br />
(Tonnellate)<br />
EXPORT<br />
(Tonnellate)<br />
Mondiale 124.397 125.094<br />
Europa 65.302 63.468<br />
Asia 49.710 58.844<br />
America 7.719 2.618<br />
Africa 1.651 145<br />
Oceania 15 19<br />
Per quanto riguarda l’Europa, il primo esportatore è il Portogallo<br />
(16.153 tonnellate), seguito da Italia (14.148 tonnellate) e Spagna<br />
(13.690 tonnellate), mentre l’importatore principale è l’Italia<br />
(32.036 tonnellate) a cui seguono Francia (7.609 tonnellate) e Germania<br />
(4.315 tonnellate).<br />
Tuttavia, nel ventennio compreso tra il 1993 e il 2013, l’Italia ha<br />
aumentato la sua quota d’importazione, diminuendo invece le<br />
quantità di esportazioni.<br />
Per quanto riguarda l’Asia, Cina, Giappone e Thailandia sono i<br />
maggiori importatori, mentre Cina, Corea e Turchia sono i maggiori<br />
esportatori mondiali.<br />
ESIGENZE CLIMATICHE<br />
E CICLO VEGETATIVO<br />
Il castagno europeo è più sano, produttivo e longevo laddove<br />
cresce in condizioni a lui ottimali, ossia in zone temperate, abbastanza<br />
umide, ben esposte al sole, con terreni profondi e privi<br />
di ristagni idrici. È una pianta latifoglia eliofila e mesofila,<br />
amica cioè della luce e delle condizioni termo-pluviometriche intermedie,<br />
ed è presente nelle regioni montuose temperate e temperato-calde,<br />
dove si coltiva fra i 300 e i 1000-1200 m sul livello<br />
del mare, in funzione della latitudine e delle caratteristiche climatiche<br />
delle singole zone castanicole. Sebbene sia considerata una<br />
pianta eminentemente eliofila, predilige esposizioni a Nord-Nord<br />
Est poiché meno soggette a periodi siccitosi estivi e con minori<br />
escursioni termiche invernali e tra le differenti stagioni.<br />
In funzione di alcune caratteristiche pedologiche i terreni possono<br />
essere suddivisi in fasce di idoneità alla coltura del castagno,<br />
che predilige quelli acidi, leggermente acidi o neutri (pH<br />
compreso tra 4,5 e 7,0), freschi, leggeri, profondi e ben drenati,<br />
ricchi di sostanze organiche (più del 2%), fertili e con buon contenuto<br />
di potassio e fosforo. Rifugge pertanto i suoli asfittici, impermeabili<br />
e con ristagni idrici, ove sono favoriti i marciumi radicali e<br />
il mal dell’inchiostro.<br />
Sono da evitare i suoli con presenza di calcare attivo, nei confronti<br />
del quale il castagno è molto sensibile: cresce e fruttifica sui<br />
terreni calcarei solo se lo strato più superficiale, quello esplorato<br />
dalle radici, è totalmente decalcificato oppure ricco di inclusioni<br />
selcifere. Va però detto che la tolleranza al calcare aumenta<br />
laddove le precipitazioni sono abbondanti, quando i suoli sono<br />
ben dotati di potassio, e che la lettiera prodotta dai suoi residui<br />
vegetali, non facilmente degradabile, contribuisce ad acidificare il<br />
suolo e a mitigare le situazioni più estreme. Se piantato su terreni<br />
a reazione alcalina, il castagno europeo deperisce rapidamente e<br />
poi muore. Si adatta anche a terreni superficiali purché leggeri e<br />
ben provvisti di elementi fertilizzanti. I terreni pesanti asfittici, argillosi<br />
e soggetti a ristagni idrici, favoriscono invece l’insediamento<br />
e lo sviluppo di pericolosi marciumi radicali, causati da Armillaria<br />
sp., Pythium sp. e soprattutto Phytophthora sp. Nei primi anni<br />
d’impianto lo sviluppo è fortemente limitato se nel terreno sono<br />
assenti le micorrize, la flora microbica specifica, che invece è naturalmente<br />
già insediata nei suoli dei castagneti adulti.<br />
Riguardo alla temperatura, il castagno è una specie mesotermica<br />
atta a vivere in tutte quelle zone caratterizzate da una<br />
temperatura media annua compresa fra gli 8°C e i 15°C e da<br />
una temperatura media mensile superiore ai 10°C per almeno<br />
sei mesi l’anno. Temperature fredde autunnali possono rallentare<br />
la crescita delle castagne e impedire l’apertura dei ricci. Inoltre,<br />
in autunno e all’inizio dell’inverno, valori di temperatura inferiori a<br />
15°C possono provocare fenditure nelle grosse branche.<br />
N/18
Le fasi fenologiche<br />
Germogliamento<br />
Le gemme mostrano le prime punte verdi delle<br />
nuove foglie.<br />
Temperature di fine inverno e primaverili inferiori a 0°C possono<br />
causare la morte dei germogli fruttiferi dell’anno, mentre il ritorno<br />
del freddo in primavera, tra aprile e maggio, può danneggiare le<br />
gemme appena schiuse.<br />
Sul fronte delle precipitazioni, al castagno sono sufficienti<br />
1000-1400 mm di pioggia annua. Durante la fase vegetativa<br />
possono essere sufficienti anche solo 800 mm, purché le piogge<br />
siano ben distribuite nei mesi. Generalmente non patisce l’eccesso<br />
d’acqua, mentre soffre le carenze estive; un corretto apporto<br />
idrico è molto importante durante tutta l’estate benché il periodo<br />
più critico sia quello del mese di agosto, durante il quale avviene<br />
l’ingrossamento del frutto.<br />
Parlando di luce, il castagno è considerato una specie mediamente<br />
esigente, capace di tollerare l’ombra nelle fasi di sviluppo<br />
giovanili. Tuttavia, condizioni di pieno isolamento e di elevata disponibilità<br />
luminosa sono indispensabili ai fini di un’abbondante<br />
fruttificazione.<br />
Il germogliamento avviene a primavera inoltrata, indicativamente<br />
tra fine marzo e fine aprile, in ragione dell’elevato fabbisogno<br />
di calore della pianta. Il periodo che intercorre fra la comparsa<br />
delle prime foglie e la maturazione dei frutti varia da 140 a<br />
185 giorni. La fioritura ha inizio fra giugno e luglio, a seconda delle<br />
cultivar e dell’ambiente. I ricci fecondati iniziano immediatamente<br />
a trasformarsi in ricci spinosi, che raggiungono le loro dimensioni<br />
finali tra settembre e ottobre. Nel periodo che va da agosto a ottobre<br />
si verifica la maturazione e la caduta dei frutti, frangente in<br />
cui gli ibridi euro-giapponesi sono i più precoci. Fra fine ottobre e<br />
metà novembre inizia l’ingiallimento e la caduta delle foglie.<br />
TECNICHE COLTURALI<br />
Piantumazioni<br />
Le operazioni di impianto proseguono sino all’avvento dei primi<br />
geli che, potendo giungere anche a dicembre avanzato, possono<br />
perciò consentire una buona disponibilità di tempo.<br />
Qualora nel periodo autunnale (novembre e dicembre) non fosse<br />
stato possibile effettuare o completare tali operazioni, è necessario<br />
riprenderle immediatamente dopo i geli, a partire da marzo,<br />
completarle entro l’inizio o la metà di aprile, a seconda delle zone.<br />
Scelta del portinnesto<br />
Al momento dell’impianto del frutteto, la scelta del portinnesto è<br />
di fondamentale importanza per l’adattamento della coltura alle<br />
diverse condizioni pedologiche, ambientali ed agronomiche, al<br />
fine di garantire un’ottimale riuscita degli impianti. Possono derivare<br />
sia dalla semina di frutti selezionati che dal trapianto<br />
di semenzali. Nel caso di ricostituzione di castagneti<br />
esistenti si possono utilizzare come portinnesti i polloni ricacciati<br />
Inizio dello sviluppo fogliare<br />
Dalle gemme sono spuntate e si sono aperte<br />
le prime foglie. Tutta la superficie della foglia e<br />
la base della lamina fogliare sono visibili.<br />
Sviluppo generale delle foglie<br />
Il 50% delle foglie sull'albero si è sviluppato (in<br />
media 3 foglie ogni gemma). Tutta la superficie<br />
della foglia e la base della lamina fogliare<br />
sono visibili.<br />
Inizio della fioritura<br />
Su ognuna delle infiorescenze maschili si<br />
sono allungate e sono ben visibili le antere del<br />
primo fiore.<br />
Fioritura generale<br />
Il 50% dei fiori maschili è aperto, cioè le antere<br />
sono allungate.<br />
Termine della fioritura<br />
Il 95% dei fiori maschili è appassito oppure le<br />
infiorescenze sono cadute.<br />
Inizio della maturazione dei frutti<br />
I primi ricci hanno mutato colore da verde a<br />
marrone, si sono aperti e i frutti lucidi cadono,<br />
singolarmente o dentro il riccio.<br />
Maturazione generale dei frutti<br />
Il 50% dei frutti è caduto, singolarmente o nei<br />
ricci<br />
Inizio della colorazione delle foglie<br />
Il 10% della superficie fogliare estiva dell'albero<br />
ha assunto colorazione autunnale (da<br />
giallo a bruno) oppure è già caduta. Questa<br />
fase non va confusa con l'essiccamento delle<br />
foglie, conseguenza di periodi di calura, siccità<br />
o di altri fattori, che avviene notevolmente<br />
prima.<br />
Colorazione generale delle foglie<br />
Il 50% della superficie fogliare estiva dell'albero<br />
ha assunto colorazione autunnale (da giallo<br />
a bruno) oppure è già caduta. Come sopra,<br />
questa fase non va confusa con l'essiccamento<br />
delle foglie, conseguenza di periodi<br />
di calura, siccità o di altri fattori, che avviene<br />
notevolmente prima.<br />
Caduta generale delle foglie<br />
Il 50% della superficie fogliare dell'albero è<br />
caduta. La caduta di foglie causata da grandine,<br />
venti tempestosi, siccità o parassiti è da<br />
contrassegnare.<br />
N/19
dopo la ceduazione delle ceppaie. Per evitare problemi di disaffinità,<br />
si consiglia di ricorrere a selvatici appartenenti alla specie<br />
Castanea sativa (castagno europeo).<br />
Reimpianto<br />
Il castagno non è particolarmente sensibile alla “stanchezza” del<br />
terreno. In ogni caso prima del reimpianto sono necessari almeno<br />
i seguenti accorgimenti: completa asportazione dei residui degli<br />
apparati radicali dell’impianto precedente, sistemazione delle<br />
piante in posizione diversa rispetto all’impianto preesistente, apporto<br />
di abbondanti quantità di sostanze organiche e scelta di<br />
portinnesti adatti.<br />
Lavori precedenti l’impianto<br />
Nel caso di nuovi impianti le prime operazioni da eseguire, se necessarie,<br />
sono lo spietramento e il livellamento che, quando<br />
eseguito, va realizzato avendo cura di limitare i movimenti di<br />
terra in modo da non compromettere la fertilità dello strato esplorato<br />
dalle radici e la stabilità dei pendii.<br />
Lavori all’impianto<br />
I lavori d’impianto propriamente detto iniziano con lo scasso,<br />
un’aratura relativamente profonda (0,60-0,80 m). Lo scasso classico,<br />
con aratro rivoltatore, può essere sostituito da un passaggio<br />
a croce di un aratro ripuntatore, o ripper, alla profondità di 70-100<br />
cm, al fine di evitare di portare in profondità lo strato attivo del<br />
terreno. Successivamente, il terreno va affinato per profondità di<br />
35-45 cm utilizzando attrezzature meccaniche più leggere (es.<br />
erpice a dischi). Sia nel caso dello scasso che della ripuntatura si<br />
consiglia di eliminare con la massima cura le radici della coltura<br />
precedente. Eventualmente, se si ricorre allo scasso è possibile<br />
effettuare la concimazione di fondo. Il momento migliore per tale<br />
operazione, soprattutto in terreni compatti, coincide con l’estate<br />
e può essere ritardato al massimo all’inizio autunno. È preferibile,<br />
quando possibile, mettere a dimora le piante in autunno inoltratoinizio<br />
inverno, diminuendo in questo modo lo stress da trapianto.<br />
L’impianto primaverile, nell’eventualità di primavere asciutte, può<br />
compromettere al contrario l’attecchimento e rendere necessaria<br />
l’irrigazione di soccorso. Quando il trapianto si esegue a fine inverno<br />
o in primavera può essere necessario irrigare le piantine in<br />
rapporto all’andamento stagionale.<br />
Sistemi e distanze di piantagione<br />
Il rinnovo dei castagneti avviene generalmente a partire da impianti<br />
da frutto già esistenti, attraverso complesse e diversificate<br />
operazioni di potatura o con la conversione di cedui in fustaie da<br />
frutto. In tutti questi casi, le distanze di impianto sono irregolari e<br />
si determinano spesso a distanza di tempo dagli innesti, attraverso<br />
la selezione dei polloni o dei getti fuoriusciti dai tronchi o dalle<br />
ceppaie in modo alquanto estemporaneo.<br />
Nei nuovi impianti, invece, le distanze assumono un valore importante,<br />
poiché da esse derivano tutte le operazioni colturali previste.<br />
I sesti e le forme di allevamento mirano ad ottenere frutti con<br />
elevate caratteristiche qualitative e alta capacità produttiva del<br />
frutteto. In linea di massima occorre adottare quelle forme che<br />
consentono la massima intercettazione luminosa in tutte le parti<br />
della chioma e agevolano tutte le operazioni colturali (potatura,<br />
diradamento, raccolta).<br />
Per il castagno europeo i sesti d’impianto sono molto ampi e tali<br />
da favorire la possibilità di meccanizzazione delle operazioni. Di<br />
solito si preferiscono a quadrato e a rettangolo, altrimenti quinconce<br />
a distanze definite soprattutto dalla vigoria delle cultivar
e dalla fertilità del suolo (da 7x8 m a 10x11 m). Gli impollinatori,<br />
che costituiscono circa il 10-15% del totale delle piante, sono ben<br />
distribuiti all’interno delle cultivar fruttifere, al fine di migliorarne la<br />
fecondazione.<br />
Potatura<br />
La potatura può prendere avvio solo con la completa caduta del<br />
fogliame che, come la maturazione dei frutti, dipende dall’andamento<br />
stagionale e dall’ubicazione del castagneto in riferimento<br />
a collocazione, esposizione e quota. In generale, occorre raggiungere<br />
nel minore tempo possibile la forma prescelta e poi periodicamente<br />
eseguire un’oculata potatura di produzione,<br />
mirata ad assicurare una buona illuminazione e il massimo arieggiamento<br />
interno. In questo modo si garantisce anche il rinnovo<br />
costante delle brachette e dei rami fruttiferi, garantendo equilibrio<br />
tra attività vegetativa e produttiva della pianta. Sono da preferire<br />
interventi annuali o biennali, che prevedono principalmente tagli<br />
di diradamento e di accorciamento poco intensi, di modo che<br />
la chioma sia gestita in maniera continua ed equilibrata. Il periodo<br />
primaverile-estivo è quello più indicato per la potatura di<br />
produzione, soprattutto in presenza di piante giovani per le quali<br />
ci si è impegnati ad assicurare velocemente la struttura definitiva<br />
dell’albero. Nel castagno da frutto, la potatura assume rilievo<br />
fondamentale anche nel recupero vegeto-produttivo delle piante<br />
in situazioni di degrado. Operazioni di questo tipo prendono il<br />
nome di potatura di riforma e, anche in questo caso, vale il<br />
concetto di dare all’albero il massimo della luminosità alle parti<br />
interne della chioma. Diradando i rami più vecchi e mal distribuiti<br />
si stimolerà, inoltre, anche la futura fruttificazione delle brachette<br />
selezionate. Il recupero della pianta è completato ripetendo la<br />
potatura ogni anno, per circa tre anni di seguito, per selezionare<br />
i ricacci e dare un’impostazione razionale alla chioma, procedendo<br />
contemporaneamente a verificare che sui tagli fatti non si<br />
sia insediato il cancro della corteccia, che andrà eventualmente<br />
asportato. La potatura è pratica fondamentale anche nelle situazioni<br />
di recupero dei castagneti compromessi da attacchi parassitari<br />
e, in particolare, dal cancro corticale.<br />
Fertilizzazione e concimazione<br />
La fertilizzazione deve essere condotta con l’obiettivo di garantire<br />
produzioni di elevata qualità e in quantità economicamente<br />
sostenibili, nel rispetto delle esigenze di salvaguardia ambientale,<br />
del mantenimento della fertilità e della prevenzione delle avversità.<br />
Essa pertanto deve tener conto delle caratteristiche del terreno e<br />
delle esigenze della coltura. Unitamente alla pulitura della selva,<br />
è utile effettuare una concimazione organica distribuendo due<br />
quintali di letame maturo per albero adulto, lungo un raggio di 6-7<br />
m attorno al ceppo. Questo intervento di concimazione, se correttamente<br />
eseguito, protegge degli attacchi del mal dell’inchiostro.<br />
Una distribuzione anticipata del concime organico, invece,<br />
non verrebbe assorbita dal castagno ancora in riposo favorendo,<br />
di contro, la crescita delle malerbe.<br />
Irrigazione<br />
L’irrigazione ha l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno idrico della<br />
coltura evitando di superare la capacità di campo, allo scopo di<br />
contenere lo spreco d’acqua, la lisciviazione dei nutrienti e lo sviluppo<br />
di avversità. L’ideale è la formazione di un solco circolare<br />
attorno all’albero, a una distanza di mezzo metro dal fusto, per<br />
raccogliere e drenare l’acqua distribuita.<br />
Di base il castagno non richiede la previsione di apporti idrici, poiché<br />
la piovosità annuale è tendenzialmente in grado di soddisfare<br />
il suo fabbisogno. L’irrigazione è invece indispensabile soprattutto<br />
nel caso di impianti in età giovanile, quando gli apporti naturali<br />
non sono in grado di soddisfare le esigenze della pianta.<br />
La siccità prolungata in luglio e agosto, tempo in cui si verifica<br />
l’accrescimento delle cellule della polpa delle castagne, può<br />
compromettere la dimensione, il peso e la compattezza finale dei<br />
frutti.<br />
Danni analoghi si registrano sugli ibridi euro-giapponesi, i quali<br />
sono nettamente più esigenti in acqua rispetto al castagno europeo<br />
e, poiché allevati in frutteti a densità di piantagione più elevata<br />
e in fasce vegetazionali più basse, richiedono apporti superiori<br />
al minimo di 1200 mm generalmente garantito dalle piogge.<br />
Quando è necessario intervenire con l’irrigazione, per ogni intervento<br />
irriguo di soccorso non devono essere superati i seguenti<br />
volumi di adacquamento:<br />
Tipo<br />
di terreno<br />
m 3 di acqua per<br />
ettaro (m 3 /ha)<br />
Pari a mm<br />
d’acqua<br />
Terreno sabbioso 350 35<br />
Terreno franco 450 45<br />
Terreno argilloso 550 55<br />
Raccolta<br />
La maturazione dei frutti, come già anticipato, varia a seconda<br />
dell’andamento stagionale, delle varietà coltivate e dell’ubicazione<br />
del castagneto, ossia della sua collocazione, esposizione e<br />
quota. Le operazioni di raccolta terminano di norma verso la fine<br />
di ottobre, con le varietà più tardive collocate nelle stazioni più<br />
elevate. I frutti, una volta raccolti, possono essere privati di eventuali<br />
residui terrosi mediante un rapido lavaggio in acqua fredda,<br />
presto seguito da una perfetta asciugatura in ambiente ventilato.<br />
Questa operazione rende possibile una prima cernita del prodotto:<br />
i frutti attaccati dai parassiti, in particolare Balanino e Cydia,<br />
galleggiano sulla superficie dell’acqua, in quanto più leggeri degli<br />
altri, e possono così essere facilmente asportati. Una volta terminata<br />
la raccolta, o anche contestualmente ad essa, s’avvia la<br />
ripulitura del castagneto, finalizzata all’asportazione di foglie, ricci<br />
vuoti e rami secchi.<br />
N/21
VARIETÀ E CLASSIFICAZIONE<br />
Il Castagno appartiene alla famiglia delle Fagaceae, che include<br />
anche i generi Fagus e Quercus. L’attuale classificazione tassonomica<br />
del genere Castanea si basa sullo studio effettuato da<br />
Richard A. Jaynes nel 1975, in cui si ipotizza che la pianta sia<br />
originaria della Cina. Da questo antenato si sarebbero poi sviluppate<br />
due vie di migrazione: una verso l’Europa, che avrebbe dato<br />
origine all’attuale specie Castanea sativa, ed una verso l’America,<br />
da cui deriverebbero le specie asiatiche. Tra queste si annoverano<br />
la Castanea crenata e la Castanea mollissima coltivate in Cina,<br />
Giappone e Corea, oltre alla Castanea dentata coltivata in America.<br />
La particolare importanza attribuita alla Castanea sativa e alle<br />
specie asiatiche si deve alla loro resistenza al mal dell’inchiostro<br />
e al cancro corticale.<br />
Il castagno raggruppa tredici specie native delle zone<br />
temperate dell’Asia Minore, Europa Mediterranea e Stati Uniti<br />
dell’Est. Il suo nome deriva dal greco kàstanon, in latino castanea.<br />
La scelta della varietà deve tener presente le esigenze del<br />
mercato, dove in genere si considerano quattro gruppi varietali<br />
ben distinti: Marroni, Castagne, Ibridi Eurogiapponesi,<br />
Giapponesi.<br />
• Marroni<br />
Sono così considerati i frutti di castagno che presentano, all’interno<br />
della buccia, i frutti interi, non settati, dove l’episperma non<br />
penetra la polpa e si rimuove facilmente durante le operazioni di<br />
pelatura. Sono destinati alla trasformazione industriale e al consumo<br />
fresco; sono particolarmente ricercati sul mercato dove<br />
si vendono a prezzi elevati. La pezzatura dei frutti delle diverse<br />
varietà, che derivano tutte dal castagno europeo, si può considerare<br />
medio-grossa, che si attesta dai 55 ai 70 frutti per kg. Le<br />
piante sono di buon vigore con portamento assurgente. L’entrata<br />
in produzione avviene dopo il 5°-6° anno dall’impianto o dall’innesto.<br />
Quelle più diffuse e consigliate sono le seguenti: Marrone<br />
Fiorentino, Marrone di Caprese Michelangelo, Marrone di Viterbo,<br />
Marrone di Marradi, Marrone di Castel del Rio, Marrone di<br />
Susa, Marrone di S. Mauro di Saline, Marrone di Chiusa Pesio,<br />
Marrone di Antrodoco, Marrone Comballe (Francia), Marrone<br />
Bouche Rouge (Francia), Marrone Goujounac (Francia), Marrone<br />
Belle Epine (Francia). La maturazione dei frutti di questo gruppo<br />
varietale si può considerare medio-tardivo e inizia verso la fine di<br />
settembre.<br />
• Castagne<br />
Questo gruppo comprende numerosissime varietà di derivazione<br />
dal castagno europeo, diffuse nelle diverse zone castanicole italiane.<br />
I frutti definiti commercialmente con il nome di “<strong>castagna</strong>”<br />
sono di pezzatura diversa, che varia dai 45 ai 110 frutti in 1 Kg,<br />
e sono caratterizzati da un episperma che penetra in profondità<br />
nell’interno della polpa, in qualche caso fino a dividerla dando<br />
origine ai frutti settati. Hanno una duplice destinazione: consumo<br />
fresco e trasformazione in castagne bianche secche e, per<br />
alcune varietà, confettate. Spuntano sui mercati all’origine dei<br />
prezzi sensibilmente inferiori rispetto ai marroni e agli ibridi. Pur<br />
presentando nella stessa pianta sia fiori maschili che femminili,<br />
tutte le varietà necessitano di impollinazione incrociata. Le castagne<br />
più diffuse sono le seguenti: Castagna della Madonna di Canale<br />
d’Alba (a maturazione precoce), Bracalla (a frutto di grosse<br />
dimensioni), Garrone rosso (pregiata per il sapore della polpa e la<br />
pezzatura), Pistoiese, Reggiolana, Castagna di Montella (ottima<br />
per le castagne secche), N’zerta, Riggiola e Gabbiana.<br />
• Eurogiapponesi<br />
Derivano da incrocio naturale o guidato tra il castagno europeo<br />
(Castanea sativa) ed il castagno giapponese (Castanea crenata);<br />
sono stati introdotti in Italia verso la metà degli anni ‘70. Le principali<br />
caratteristiche sono: spiccata resistenza di alcune varietà<br />
al cancro della corteccia, minore sensibilità nei confronti del mal<br />
dell’inchiostro, sviluppo contenuto che consente di realizzare impianti<br />
con sesti più ridotti, spiccata precocità nell’entrata in produzione,<br />
elevata pezzatura dei frutti che presentano, per la quasi<br />
totalità delle varietà, le caratteristiche del marrone, precocità nella<br />
maturazione e nella raccolta che inizia a settembre, cioè prima<br />
dei marroni e delle castagne, e, infine, impollinazione reciproca.<br />
Nel Nord Italia non devono essere posti a dimora ad un’altitudine<br />
superiore ai 700 m. Le varietà Eurogiapponesi più note sono: Primato,<br />
Precoce Migoule, Bournette, Bouche De Betizac, Marsol.<br />
• Giapponesi<br />
Le più importanti varietà di Castanea crenata sono la Tanzawa e<br />
la Ginyose, caratterizzate da piante dallo sviluppo ridotto e che<br />
necessitano di una razionale irrigazione e di una potatura annuale<br />
in grado di consentire il continuo rinnovo della chioma al fine di<br />
evitare alternanza di produzione. Le due varietà si impollinano reciprocamente<br />
e entrano in produzione al terzo anno dall’impianto.<br />
La raccolta inizia a partire da fine agosto-primi di settembre. Pezzatura<br />
media: 60-65 frutti per 1 Kg.<br />
Il castagno si può riprodurre per seme e si moltiplica per innesto,<br />
per margotta di ceppaia e, attraverso il ricorso tecniche particolari,<br />
per talea semilegnosa.<br />
Le varietà di castagno coltivate in Italia sono numerosissime, ogni<br />
zona di coltivazione vanta diversi tipi, denominati secondo la località<br />
di produzione, che presentano caratteristiche quasi identiche<br />
ai frutti prodotti in altri ambiti. Si tratta probabilmente di ecotipi,<br />
varietà selezionate in base alle caratteristiche ambientali di<br />
coltivazione, provenienti in origine da poche specie leggermente<br />
differenziatesi per l’influenza delle condizioni del terreno e del clima<br />
delle diverse zone di coltivazione.<br />
N/22
PROCESSO PRODUTTIVO,<br />
RACCOLTA, LAVORAZIONE E<br />
COMMERCIALIZZAZIONE<br />
Castagne essiccate e farina di castagne<br />
Sul mercato sono disponibili due tipologie di castagne secche:<br />
quelle morbide, adatte ad un consumo immediato ma più deperibili,<br />
e quelle dure, da mettere in ammollo prima di essere consumate.<br />
Attraverso l’essiccazione si verifica una riduzione del tenore<br />
idrico che dal 50% si riduce al 10%, contemporaneamente ad un<br />
incremento della concentrazione dei principi attivi e degli elementi<br />
minerali e un aumento di serbevolezza e digeribilità da parte dei<br />
frutti. A questa trasformazione sono in genere destinati frutti di<br />
piccola pezzatura o gli scarti delle varietà destinate al consumo<br />
fresco. Sono preferibili infatti frutti piccoli, zuccherini, poco settati<br />
e facilmente pelabili. Il trattamento del prodotto avviene con aria<br />
deumidificata a basse temperature, così da lasciare inalterati la<br />
fragranza, il colore e l’aroma, assicurare una buona reidratabilità<br />
del prodotto e elevare il suo indice di qualità. Al fine di ottenere risultati<br />
migliori è fondamentale la distribuzione omogenea dell’aria<br />
di asciugatura e la possibilità di gestire il livello di umidità (RH%)<br />
presente nelle castagne in funzione del sistema e del tempo di<br />
conservazione del prodotto, dry o semi-dry.<br />
Non è raro che l’operazione di essiccazione avvenga ancora<br />
come un tempo, svolgendosi in seccatoi detti canicci o metati.<br />
Si tratta di edifici a due piani, in pietra o mattoni, con il tetto<br />
ricoperto da lastre di pietra, posti vicino al castagneto. I due<br />
piani sono separati da un graticcio, sul quale sono disposte le<br />
castagne, che può contenere fino a 150 quintali di frutti freschi.<br />
Questi, una volta scaricati, sono distribuiti per formare uno strato<br />
uniforme di circa 70 cm, collocato ad un’altezza di due metri dal<br />
fuoco alimentato a legna e bucce di castagno, che arde al centro<br />
del pavimento sottostante.<br />
Il fuoco rimane acceso ininterrottamente per un periodo di 20-40<br />
giorni, fino alla completa essiccazione del frutto. Durante questa<br />
fase le castagne vengono rivoltate più volte e la temperatura interna<br />
viene controllata giornalmente affinché rimanga costante.<br />
Quando l’essiccazione è quasi completa, si coprono le castagne<br />
con teli e si alimenta il fuoco per conseguire l’essiccazione finale.<br />
Una volta terminata l’operazione, si procede alla pestatura<br />
o battitura, cioè alla separazione del frutto dalla buccia secca,<br />
che può essere effettuata anche con un vaglio a maglie più<br />
piccole della <strong>castagna</strong> secca, in modo da eliminarne i residui.<br />
Mentre in passato l’operazione avveniva solo manualmente, oggi<br />
è possibile ricorrere a macchine sgusciatrici a tamburo che liberano<br />
le castagne secche sia dall’epicarpo che dall’episperma in<br />
tempi rapidi. Anche per l’essiccazione sono disponibili forni moderni,<br />
che funzionano con resistenza elettrica o pompe erogatrici<br />
di calore, in grado di ridurre i tempi di essiccazione senza alterare<br />
la qualità del prodotto. Le castagne così essiccate sono sottoposte<br />
a cernita manuale, per eliminare quelle difettose o alterate,<br />
ed infine confezionate. Possono poi essere commercializzate tal<br />
quali o inviate ai molini.<br />
Dalla molitura delle castagne secche, pelate e ripulite con cura<br />
si ottiene la farina di castagne. In molte aree l’operazione viene<br />
ancora effettuata tradizionalmente nei molini moderni, utilizzando<br />
molazze di pietra con fondo dello stesso materiale ad un ritmo<br />
medio di 150 Kg/ora. Oltre ai molini in pietra esiste anche una lavorazione<br />
standardizzata, di tipo industriale, effettuata con molini<br />
elettrici a martelli e programmazione di temperatura, ad elevata<br />
capacità e resa. In seguito al processo di molitura ed essiccazione<br />
si riscontrano delle modifiche chimico-morfologiche a carico<br />
della materia prima, riguardanti la componente amidacea,<br />
le caratteristiche cromatiche ed i valori di attività dell’acqua. Tali<br />
variazioni sono correlate alle temperature e alla varietà di castagne<br />
utilizzate.<br />
N/23
AVVERSITÀ<br />
Le avversità che colpiscono il castagno sono varie e si possono<br />
dividere in tre macro categorie:<br />
• forme parassitarie vegetali;<br />
• parassiti animali;<br />
• malattie provocate da agenti non parassitari.<br />
FORME PARASSITARIE VEGETALI<br />
Cancro della corteccia: questa malattia è apparsa in Italia<br />
poco prima della seconda guerra mondiale ed è responsabile<br />
della decimazione di buona parte dei castagneti da frutto esistenti<br />
negli anni Cinquanta e Sessanta. La malattia ha sintomi<br />
inconfondibili che compaiono sulle branche, sui rami e sul fusto,<br />
ed è dovuta alla Cryphonectria parasitica, un fungo che colpisce<br />
la parte aerea della pianta e si manifesta sui giovani arbusti con<br />
macchie più o meno estese di colore rosso scuro.<br />
Mal d’inchiostro: si tratta di un’infezione conosciuta da oltre<br />
due secoli, ma che in questi ultimi anni è ricomparsa con una<br />
nuova recrudescenza in alcune regioni italiane e in Europa, presentandosi<br />
non solo nei castagneti posti nelle stazioni più sfavorevoli<br />
(es. fondovalli umidi), ma anche in quelli situati lungo versanti<br />
soleggiati variamente esposti. Questa malattia deve il suo nome<br />
al colore nero delle zone colpite e i suoi sintomi si manifestano<br />
con un generale ingiallimento della chioma e con un arresto dello<br />
sviluppo della pianta . È dovuta alla Phytophthora cambivora, un<br />
fungo che penetra nella pianta attraverso ferite occasionali e si<br />
insedia alla base del ceppo, nel colletto, sviluppandosi nella zona<br />
più interna sotto la corteccia. Oltre al colletto vengono colpite anche<br />
le radici più grosse. Quando la malattia ha circoscritto tutto il<br />
perimetro corticale porta ad una rapida morte della pianta.<br />
Cancro del colletto: la Diplodina castanea è un fungo che si<br />
manifesta sui polloni con tacche brune allungate, appariscenti,<br />
in corrispondenza delle quali la corteccia si disgrega a placche<br />
e si distacca scoprendo il legno. I polloni colpiti presentano una<br />
vegetazione stentata e raggiungono rapidamente la morte.<br />
Ruggine o fersa delle foglie di castagno: Mycosphaerella<br />
maculiformis è un fungo che, favorito nel suo sviluppo da un<br />
andamento stagionale umido e piovoso, si manifesta tra la fine<br />
dell’estate e l’inizio dell’autunno con la comparsa di numerose<br />
macchioline scure sulle foglie, provocandone la caduta anticipata.<br />
La conseguenza è una qualità scadente della produzione<br />
fruttifera.<br />
Marciume dei frutti: la Ciboria batschiana, agente del Nerume<br />
o Muffa nera delle castagne, è il patogeno più dannoso per<br />
il castagno. Questo fungo è stato identificato come endofita nei<br />
tessuti dei rametti e delle gemme e sembra in grado di diffondersi<br />
già al momento della fioritura. Dopo la caduta dei ricci colpisce<br />
i frutti, colonizzando i cotiledoni e riducendoli ad un ammasso<br />
nerastro. L’infezione si sviluppa alle basse temperature ed è facile<br />
trovare i corpi fruttiferi del fungo sui frutti a terra durante l’autunno,<br />
motivo per cui conviene raccogliere e distruggere i frutti<br />
caduti anticipatamente assieme alle rimanenze dalla stagione<br />
precedente. Sui frutti si possono manifestare anche altri parassiti.<br />
Tra questi, il Penicillium crustaceum, agente della Muffa verde, si<br />
sviluppa in genere nei locali umidi e mal aerati. Ricordiamo poi la<br />
Phomopsis endogena, agente della mummificazione delle castagne.<br />
I frutti colpiti diventano bianchi, gessosi e induriti ed hanno<br />
un sapore sgradevole. L’infezione può avvenire in pre e/o in postraccolta;<br />
i frutti vanno raccolti velocemente da terra e, per evitare<br />
l’insorgenza del nerume e delle altre patologie sopra descritte,<br />
vanno sottoposti in post-raccolta a processi di curatura, quindi<br />
conservati in locali asciutti<br />
PARASSITI ANIMALI<br />
I parassiti animali che attaccano la parte aerea delle piante<br />
sono numerosi, ma provocano generalmente danni di modesta<br />
entità. Fra i più diffusi ci sono alcune farfalle – come la<br />
bucefala, la falena invernale, il bombice gallonato e il bombice<br />
dispari – le cui larve attaccano le foglie, il maggiolino, che attacca<br />
le radici allo stato di larva e la chioma allo stato di adulto, il rodilegno<br />
bianco, che scava profonde gallerie nel tronco, l’afide nero<br />
che attacca i germogli nel periodo primaverile-estivo.<br />
Ben più pericolosi sono tre parassiti che attaccano il frutto:<br />
Le tortrici: la Pammene fasciana, la Cydia fagiglandana e<br />
Cydia splendana sono lepidotteri le cui larve si sviluppano a carico<br />
del frutto e che possono quindi determinare ingenti perdite<br />
di produzione.<br />
La Pammene fasciana è comunemente conosciuta come tortrice<br />
precoce. Il volo degli adulti, infatti, inizia a giugno e può<br />
protrarsi fino a settembre, con un picco nella seconda metà di<br />
luglio che coincide con la fioritura della pianta ospite e lo sviluppo<br />
dei frutticini. La larva neonata, biancastra con scleriti setiferi su<br />
torace e addome, penetra nei ricci e nei frutti in formazione, che<br />
diventano bruni e cadono in anticipo. All’esterno del riccio attaccato<br />
sono visibili gli escrementi, tenuti insieme da una tessitura<br />
sericea. Le larve mature, una volta abbandonati i frutti si portano<br />
in anfratti sotto la corteccia o nel suolo, ove tessono un bozzolo<br />
e restano in diapausa fino a maggio-giugno dell’anno seguente,<br />
per poi incrisalidarsi.<br />
La Cydia fagiglandana è la cosiddetta tortrice intermedia. I voli<br />
degli adulti si protraggono dalla fine di luglio all’inizio di ottobre,<br />
con massima intensità in agosto in corrispondenza della fine fioritura<br />
e dello sviluppo dei ricci. Le larve, di colore rossastro, dopo<br />
essere penetrate nei frutti si nutrono del seme per poi fuoriuscire<br />
a maturità attraverso un foro subovale e portarsi nel suolo, dove<br />
svernano.<br />
N/24
La Cydia splendana, è detta comunemente tortrice tardiva. I<br />
voli si svolgono a partire da fine agosto e proseguono per tutto<br />
settembre. L’attività biologica è limitata e coincide con la fase di<br />
maturazione e di cascola naturale dei frutti. Le larve, di colore<br />
paglierino, penetrano nei ricci e si portano nei frutti, dove si nutrono<br />
dei semi. Raggiunta la maturità, indicativamente tra ottobre e<br />
dicembre, fuoriescono dal frutto attraverso un foro sub-circolare<br />
per raggiungere il terreno e svernare.<br />
Il balanino (o punteruolo delle castagne): il Curculio<br />
elephas è un coleottero le cui larve, di colore biancastro, si sviluppano<br />
all’interno delle castagne scavando gallerie che rimangono<br />
piene di escrementi. Le femmine forano il riccio e il pericarpo dei<br />
frutti per deporre le uova e le larve che poi nascono e si alimentano<br />
con il seme. Raggiunta la maturità, ne fuoriescono attraverso<br />
un foro circolare e si portano nel suolo, dove svernano in una celletta<br />
terrosa per trasformarsi in pupe solo nell’estate successiva.<br />
La vespa cinese: il Dryocosmus kuriphilus è un imenottero<br />
appartenente alla famiglia Cynipidae, dove sono compresi gli<br />
organismi galligeni più noti e numerosi. Originaria della Cina, è<br />
stata introdotta accidentalmente in Giappone, Corea, Stati Uniti<br />
e, nel 2002, anche in Europa. L’insetto vive e si riproduce esclusivamente<br />
sul castagno: non causa la morte delle piante, ma ne<br />
rallenta lo sviluppo vegetativo e ne riduce la fruttificazione. Data la<br />
sua elevata capacità riproduttiva, si può diffondere in poco tempo<br />
su ampie aree, soprattutto laddove non sono presenti nemici<br />
naturali della specie. Nei confronti di questo parassita sono in<br />
vigore dal 2006, su tutto il territorio dell’Unione Europea, misure<br />
di emergenza provvisorie per impedirne la diffusione.<br />
MALATTIE PROVOCATE DA AGENTI<br />
NON PARASSITARI<br />
Asfissia radicale: è provocata da prolungati ristagni d’acqua<br />
in terreni poco permeabili, può verificarsi anche in piante poste a<br />
dimora ad una eccessiva profondità.<br />
Ingiallimento delle foglie: o clorosi, è determinata da terreni<br />
non idonei, con pH alcalino elevato o con presenza di calcare.<br />
Vegetazione stentata: può essere determinata da carenze<br />
più o meno elevate di uno o più elementi fertilizzanti, come azoto,<br />
fosforo, potassio, ferro etc.<br />
Alcune delle più comuni avversità<br />
Cancro della<br />
corteccia<br />
Mal d’inchiostro<br />
Cancro<br />
del colletto<br />
Ruggine o fersa<br />
delle foglie<br />
di castagno<br />
Marciume<br />
dei frutti<br />
Pammene<br />
fasciana<br />
Cydia<br />
fagiglandana<br />
Cydia<br />
splendana<br />
Balanino<br />
(o punteruolo<br />
delle castagne)<br />
Vespa cinese
CURIOSITÀ<br />
In Italia esistono diversi tipi di castagne che, nel corso degli anni,<br />
hanno ottenuto il riconoscimento DOP e IGP.<br />
I due marchi valorizzano le produzioni agroalimentari di un determinato<br />
territorio con una procedura univoca, omogenea e valida<br />
per tutti gli Stati dell’Unione Europea, tenendo in considerazione<br />
non soltanto l’ambiente fisico, ma anche gli aspetti storico-economici,<br />
sociologici e culturali che contraddistinguono la regione<br />
di origine del prodotto.<br />
Le castagne riconosciute in Italia sono quattro:<br />
Castagna di Cuneo IGP: allo stato fresco ha una colorazione<br />
esterna che va dal marrone chiaro al bruno scuro. L’ilo può essere<br />
più o meno ampio, mai debordante sulle facce laterali, di colore<br />
nocciola e raggiatura stellare, mentre l’epicarpo varia dal giallo<br />
al marrone chiaro. Il seme è di colore bianco tendente al crema,<br />
ha una consistenza croccante e un sapore dolce e delicato. Allo<br />
stato secco, la Castagna Cuneo IGP si presenta sgusciata e dal<br />
colore paglierino chiaro.<br />
Castagna del Monte Amiata IGP: si presenta di grandi dimensioni<br />
(circa 80 frutti per kg), di forma variabile a seconda della<br />
varietà (da obovata-rotondeggiante a ovale-ellittica ovale nel tipo<br />
Marrone; ovale con apice poco pronunciato nella Bastarda Rossa;<br />
globosa nella varietà Cecio). Il colore del pericarpo varia da<br />
rosso fulvo a marrone rossastro nel Marrone, rossastro con striature<br />
marroni nella Bastarda Rossa e bruno-rossastro, lucente,<br />
Le castagne DOP e IGP<br />
riconosciute in Italia<br />
con striature più scure nel Cecio. La polpa è color crema chiaro.<br />
Il sapore è dolce, gradevole e delicato.<br />
Castagna di Montella IGP: ha una pezzatura media o medio-piccola,<br />
forma rotondeggiante con faccia inferiore piatta e<br />
base convessa. La buccia è sottile e di colore marrone carico,<br />
facilmente staccabile. La polpa è bianca, croccante e dal sapore<br />
dolce e gradevole.<br />
Castagna di Vallerano DOP: ha pezzatura piccola (96-120<br />
frutti per kg), media (71-95 frutti per kg) e grossa (50-70 frutti per<br />
kg). La forma è prevalentemente ellissoidale, a volte globosa, con<br />
apice appuntito terminante con residui stilari (torcia) e una cicatrice<br />
ilare di forma quadrangolare, generalmente piatta. Il pericarpo<br />
è sottile, facilmente distaccabile, di colore bruno-rossiccio, con<br />
episperma color camoscio. Il seme, quasi privo di solcature in<br />
superficie, ha polpa bianca, croccante e di sapore dolce e gradevole,<br />
molto resistente alla cottura.<br />
•<br />
Un’altra curiosità riguarda una credenza che risale al Medioevo,<br />
epoca in cui le castagne erano considerate afrodisiache se macerate<br />
o lessate con il vino. Fu Isidoro di Siviglia a sostenere questa<br />
tesi, basata soprattutto sulla forma del frutto. Curioso, infine,<br />
il motivo del perché si usava donare i Marron glacé alle dame<br />
nel corso del Settecento: regalare grosse castagne confezionate<br />
in dolcetti glassati lasciava infatti sottintendere significati maliziosi.
Standard di commercializzazione delle castagne dolci (frutto fresco)<br />
Per valutare la qualità dei frutti ci si basa sull’Unece Standard FFV-<br />
39, riguardante il controllo della qualità commerciale e di marketing<br />
delle castagne dolci.<br />
1. DEFINIZIONE DEL PRODOTTO<br />
Questo standard si applica alle castagne in guscio, con riccio rimosso,<br />
dalla varietà Castanea sativa Mill. (castagne dolci*), Castanea<br />
crenata (castagne giapponesi**) e i loro ibridi destinati al consumo<br />
fresco.<br />
Sono escluse le castagne dolci destinate alla trasformazione industriale.<br />
2. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA QUALITÀ<br />
La norma ha lo scopo di definire le caratteristiche qualitative che le<br />
castagne dolci devono presentare nella fase di esportazione successiva<br />
alla preparazione e all’imballaggio.<br />
Tuttavia, se applicati nelle fasi successive all’esportazione, i prodotti<br />
possono presentare (rispetto ai requisiti della norma):<br />
• una lieve diminuzione dello stato di freschezza e turgore;<br />
• per i prodotti classificati nelle categorie diverse dalla categoria<br />
“Extra”, una lieve alterazione dovuta alla loro evoluzione e alla loro<br />
deperibilità.<br />
Il detentore/venditore dei prodotti non può esporre tali prodotti né<br />
metterli in vendita, né consegnarli o commercializzarli in alcun modo<br />
diverso da quello conforme alla presente norma. Il detentore/venditore<br />
è responsabile del rispetto di tale conformità.<br />
Requisiti minimi<br />
In tutte le categorie, tenuto conto delle disposizioni specifiche previste<br />
per ciascuna di esse e delle tolleranze ammesse, le castagne<br />
dolci devono essere:<br />
• integre;<br />
• sane, si escludono i prodotti affetti da marciume o che presentino<br />
alterazioni tali da renderli inadatti al consumo;<br />
• pulite, privo di sostanze estranee visibili;<br />
• esenti da parassiti;<br />
• prive di danni causati da parassiti che colpiscono la polpa;<br />
• non germinate;<br />
• prive di umidità esterna anormale;<br />
• prive di odori e/o sapori estranei.<br />
Sono tuttavia ammessi i seguenti lievi difetti, purché non pregiudichino<br />
l’aspetto generale, la qualità, la conservazione e la presentazione<br />
nell’imballaggio del prodotto:<br />
• un lieve difetto di forma;<br />
• un lieve difetto di sviluppo;<br />
• lievi difetti di colorazione.<br />
Classe II<br />
Questa categoria comprende le castagne dolci che non possono<br />
essere classificate nelle categorie superiori, ma che rispondono alle<br />
caratteristiche minime sopra definite.<br />
Sono ammessi i seguenti difetti, purché non pregiudichino le caratteristiche<br />
essenziali di qualità, conservazione e presentazione delle<br />
castagne:<br />
• difetti di forma;<br />
• difetti di sviluppo;<br />
• difetti di colorazione.<br />
3. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA CALIBRATURA<br />
Il calibro è determinato dal numero massimo e minimo di frutti per<br />
kg. Il calibro minimo è di 125 frutti per kg.<br />
Per garantire l’omogeneità del calibro, la differenza di peso tra i 10<br />
frutti più piccoli e i 10 frutti più grandi prelevata su un campione di 1<br />
kg in ciascun imballaggio non deve essere superiore a 80 g.<br />
* Per “castagne dolci” si intendono i frutti di forma generalmente ovoidale,<br />
con apice non tubercoloso, pericarpo bruno con venature più scure<br />
dall’apice all’ilo, che in genere sono piccole e rettangolari. La polpa è<br />
non settata e il tegumento è facilmente separabile.<br />
** Per “castagne giapponesi” si intendono i frutti generalmente piatti almeno<br />
su un lato e con apice conico. La polpa è settata e il tegumento<br />
è molto adesivo.<br />
Lo sviluppo e le condizioni delle castagne dolci devono essere tali da<br />
consentirne lo sviluppo e lo stato di:<br />
• sopportare il trasporto e le manipolazioni;<br />
• arrivare in condizioni soddisfacenti al luogo di destinazione.<br />
Classificazione<br />
Le castagne dolci sono classificate nelle seguenti categorie:<br />
Classe “Extra”<br />
Le castagne dolci di questa categoria devono essere di qualità superiore.<br />
Esse devono presentare le caratteristiche della varietà e/o del<br />
tipo commerciale. Devono essere ben sviluppate, di forma regolare,<br />
di colore uniforme e di aspetto fresco. Esse non devono presentare<br />
difetti, ad eccezione di lievissime alterazioni superficiali, che non devono<br />
tuttavia pregiudicare l’aspetto generale, la qualità, la conservazione<br />
e la presentazione nell’imballaggio del prodotto.<br />
Classe I<br />
Le castagne dolci di questa categoria devono essere di buona qualità.<br />
Esse devono presentare le caratteristiche della varietà e/o del tipo<br />
commerciale. Devono essere abbastanza ben sviluppate, di forma<br />
regolare e dall’aspetto fresco.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA<br />
Tabella di composizione degli alimenti (Castagne) – Inran<br />
Basic Report 12098, Nuts, chestnuts, European, raw peeled<br />
- USDA<br />
Il Castagno da frutto nella bergamasca – di M.Boriani,<br />
S.D’Adda, M.Molinari<br />
La selvicoltura dei castagneti da frutto abbandonati della<br />
Toscana – di L.Bianchi, A.Maltoni, B.Mariotti, M.Paci<br />
La coltivazione del castagno da frutto nel territorio della<br />
Comunità Montana Colline Metallifere – a cura di S.Nitti e<br />
C.Manni<br />
Castagno da frutto – Regione Campania (Assessorato<br />
Agricoltura “Disciplinari di Produzione Integrata” Aggiornamento<br />
2017)<br />
Descrizione del castagno europeo – di F.Ferrini, F.P.Nicese<br />
Il castagno e il noce nella provincia di Trento – Provincia<br />
Autonoma di Trento (Assessorato all’Agricoltura, Foreste,<br />
Turismo e Promozione)<br />
La <strong>castagna</strong>: dal bosco alla tavola. Tradizione e innovazione<br />
– Tesi di laurea in scienze e tecnologie alimentari di Carolina<br />
Giovannelli<br />
Indagine sulla consistenza dei castagneti da frutto in Valle<br />
Camonica: progetto pilota nei comuni di Esine, Paspardo<br />
e Sonico – Tesi di laurea in Valorizzazione e tutela dell’ambiente<br />
e del territorio montano di Calzoni Giacomo<br />
Piano del settore castanicolo 2010/2013 – Ministero delle<br />
politiche agricole alimentari e forestali<br />
UNECE standard FFV-39 concerning the marketing and<br />
commercial quality control of Sweet Chestnuts 2010 edition<br />
– United Nations (New York and Geneve, 2010)<br />
Avversità e difesa delle piante: Vespa cinese del castagno –<br />
Regione Emilia-Romagna (Agricoltura e pesca)<br />
Le castagne occasioni per il territorio – realizzato C.M Lario<br />
Orientale Valle San Martino<br />
Osservazioni sul castagno comune – istruzioni per il lavoro<br />
sul terreno – Globe<br />
Wikipedia<br />
Faostat<br />
Qualigeo<br />
Gustopratici.it<br />
Agraria.org<br />
N/28
N/29
Andamento delle vendite nella grande distribuzione<br />
Ad Aprile 2018.<br />
In questo numero vengono illustrati i dati della categoria Frutta Secca<br />
raccolti sul nuovo universo Iri “Infoscan Census”, che include tutti<br />
i punti vendita a libero servizio con dimensione superiore ai 100 mq;<br />
i dati fanno riferimento all’anno terminante Aprile 2018 rilevati sui<br />
canali GDO e Discount del territorio nazionale.<br />
Il mercato della Frutta Secca sviluppa un fatturato di quasi 840 Mio<br />
di Euro in crescita +1,2% rispetto all’anno precedente, mentre a<br />
volume genera 73.442 (tons) con un trend del -0,1%.<br />
La categoria si sta spostando verso i segmenti con un posizionamento<br />
di prezzo medio più alto rispetto alla media della categoria.<br />
In generale si mantengono buone performance di crescita per le<br />
varie categorie, in particolare si confermano i dati relativi alla frutta<br />
secca senza guscio, mentre si evidenzia una sofferenza su Arachidi<br />
con e senza guscio, Mandorle con guscio, Datteri e Fichi e Prugne.<br />
Si registra un aumento del prezzo medio su tutti i principali segmenti,<br />
mentre l’assortimento a scaffale nell’intero comparto della<br />
Frutta Secca è in continua crescita: il numero medio di referenze si<br />
conferma di 139, in crescita (+11,9 Ref.) rispetto all’anno precedente.<br />
Trend<br />
Totale Italia - Anno terminante Aprile 2018<br />
Mandorle<br />
(senza guscio)<br />
Frutta<br />
secca<br />
-0,1<br />
1,2<br />
Pistacchi<br />
(tostati)<br />
3,3<br />
1,9<br />
Arachidi<br />
(con guscio)<br />
-3,9<br />
-4,2<br />
Arachidi<br />
(tostate)<br />
-3,4<br />
-3,8<br />
Semi<br />
di zucca<br />
(tostati)<br />
4,0<br />
2,4<br />
Noci Pinoli Mandorle<br />
(con guscio) (senza guscio) (con guscio)<br />
-1,2<br />
-1,6<br />
-0,8<br />
-1,2<br />
12,3<br />
6,9<br />
Nocciole<br />
(senza guscio)<br />
4,3<br />
3,1<br />
Frutta<br />
essiccata /<br />
esotica /<br />
altri<br />
1,6<br />
1,0<br />
Prugne<br />
-6,4 -6,1<br />
Datteri<br />
e fichi<br />
-5,2<br />
-2,2<br />
-9,6<br />
-12,7<br />
Var % Volume<br />
Var % Valore<br />
N/30
Frutta essiccata /<br />
esotica / altri<br />
12,5%<br />
Prugne<br />
9,3%<br />
Nocciole<br />
senza guscio<br />
0,8%<br />
Peso a volume<br />
Totale Italia<br />
Anno terminante Aprile 2018<br />
Datteri e fichi<br />
7,3%<br />
Mandorle senza guscio<br />
8%<br />
Mandorle<br />
con guscio<br />
0,6%<br />
Pinoli<br />
senza guscio<br />
1,2%<br />
Pistacchi tostati<br />
4,3%<br />
Arachidi<br />
con guscio<br />
9,2%<br />
Noci con guscio<br />
16,3%<br />
Arachidi<br />
tostate<br />
12,2%<br />
Semi<br />
di zucca<br />
1,9%<br />
Frutta essiccata /<br />
esotica / altri<br />
13,3%<br />
Nocciole<br />
senza guscio<br />
1,5%<br />
Peso a valore<br />
Totale Italia<br />
Anno terminante Aprile 2018<br />
Prugne<br />
7,8%<br />
Datteri e fichi<br />
4,8%<br />
Mandorle senza guscio<br />
12,7% Mandorle<br />
con guscio<br />
0,5%<br />
Pistacchi tostati<br />
6,9%<br />
Arachidi<br />
con guscio<br />
5%<br />
Pinoli<br />
senza guscio<br />
6,8%<br />
Arachidi<br />
tostate<br />
6,2%<br />
Semi<br />
di zucca<br />
1,6%<br />
Noci<br />
con guscio<br />
10,7%<br />
Totale Italia - Anno terminante Aprile 2018<br />
Volume Vendite % Variazione percentuale<br />
Tot. frutta secca 73.442.567 -0,1<br />
Pistacchi tostati 3.128.961 3,3<br />
Arachidi con guscio 6.729.792 -3,9<br />
Arachidi tostate 8.941.576 -3,4<br />
Semi di zucca tostati 1.366.508 4,0<br />
Noci con guscio 11.949.865 -1,2<br />
Pinoli senza guscio 893.094 -1,2<br />
Mandorle con guscio 468.488 -9,6<br />
Mandorle senza guscio 5.899.963 12,3<br />
Nocciole senza guscio 592.809 4,3<br />
Frutta essiccata / esotica / altri 9.189.895 1,0<br />
Prugne 6.864.992 -6,4<br />
Datteri e fichi 5.331.111 -5,2<br />
Totale Italia - Anno terminante Aprile 2018<br />
Valore Vendite % Variazione percentuale<br />
Tot. frutta secca 839.586.132 1,2<br />
Pistacchi tostati 57.584.594 1,9<br />
Arachidi con guscio 41.633.922 -4,2<br />
Arachidi tostate 51.742.892 -3,8<br />
Semi di zucca tostati 13.567.782 2,4<br />
Noci con guscio 89.982.835 -1,6<br />
Pinoli senza guscio 57.270.872 -0,8<br />
Mandorle con guscio 4.530.962 -12,7<br />
Mandorle senza guscio 106.336.798 6,9<br />
Nocciole senza guscio 12.910.601 3,1<br />
Frutta essiccata / esotica / altri 111.276.434 1,6<br />
Prugne 65.205.139 -6,1<br />
Datteri e fichi 40.069.928 -2,2<br />
N/31
NEI DINTORNI:<br />
mangiare e bere.<br />
Definita un tempo “il pane dei poveri”, la <strong>castagna</strong> è un sapore<br />
antico che rientra a pieno diritto nella tradizione culinaria<br />
italiana.<br />
Sostanzioso, dolce e nutriente: questo frutto, che per molto<br />
tempo è stato soprannominato “cereale che cresce sugli alberi”<br />
in ragione delle sue eccellenti proprietà nutrizionali, è celebrato<br />
in tutto il paese con sagre e festeggiamenti dedicati e, in<br />
questo numero, non abbiamo voluto esser da meno.<br />
Assieme al menù di quattro portate interamente vegane, sane<br />
e bilanciate, il nostro chef Luca Zannoni propone quattro bevande<br />
in abbinamento, pensate per esaltare il sapore di ciascuna<br />
ricetta: succo al mirtillo LOVE Insal’Arte, completamente<br />
naturale e prodotto in Italia, Primitivo IGP Puglia di San<br />
Pàtrîme, morbido e persistente al gusto, Irish Stout O’Hara’s,<br />
birra irlandese dal caratteristico colore nero, Sangiovese biologico<br />
dell’Azienda Agricola Fiammetta, fresco e profumato.<br />
ANTIPASTO<br />
Insalata tiepida di castagne, mele,<br />
noci e crunch di legumi, emulsione<br />
di senape e malto d’orzo.<br />
Preparata con malto particolarmente<br />
tostato e generosa in termini di pastosità,<br />
questa birra è pensata per stemperare<br />
la croccantezza delle mele e delle noci<br />
e accompagnare il sapore pieno delle<br />
castagne. Caratterizzata da un colore<br />
nero opaco, schiuma bruna e profumi che<br />
ricordano il cioccolato e il caffè, questo<br />
classico irlandese bilancia perfettamente<br />
i sapori dell’insalata con il gusto pieno e il<br />
finale secco e leggero.<br />
Irish Stout<br />
O’Hara’s<br />
PRIMO<br />
Tortelli di castagne con crema<br />
di fagioli rossi, rosmarino,<br />
olive di Taggia e gomasio.<br />
Caldo e rotondo al palato, questo vino<br />
simbolo della tradizione romagnola<br />
ben si sposa alla complessità del piatto<br />
e alle sue note dolci, accompagnandone<br />
il gusto deciso e originale con un bouquet<br />
fruttato e floreale e un sottile nervosismo<br />
di fondo che lo rende inconfondibile. Ideale<br />
per accompagnare piatti di carne o, come<br />
in questo caso, primi piatti a base di sfoglia<br />
tirata a mano.<br />
Sangiovese Sei Unico 2017 - Bio<br />
Az. Agr. Fiammetta<br />
SECONDO<br />
Falafel di ceci e castagne, hummus<br />
al finocchio selvatico e chips<br />
di carote rosse.<br />
Colore intenso e sapore corposo: un vino<br />
pugliese, scelto per accompagnare le note<br />
mediorientali del piatto e contrastarne<br />
la sapidità con la dolcezza della ciliegia<br />
e dell’amarena che emergono dal suo<br />
profumo fruttato. La freschezza del<br />
finocchietto e la dolcezza della carota<br />
vengono esaltate dal gusto caldo e<br />
persistente di questo vino, ideale per<br />
accompagnare i piatti della tradizione<br />
mediterranea.<br />
Primitivo IGP Puglia<br />
San Pàtrîme<br />
DOLCE<br />
Brownie di cioccolato e castagne<br />
e briciole di castagne rosse.<br />
Un dolce sfizioso che reinventa un classico<br />
della pasticceria anglosassone, proposto in<br />
una variante leggera che combina il sapore<br />
speziato delle castagne rosse con quello<br />
avvolgente della cioccolata, presentato in<br />
abbinamento a un succo di mirtillo. Ricco<br />
di vitamine e sali minerali essenziali per<br />
l’organismo, questo frutto è noto per le sue<br />
proprietà antiossidanti e il sapore dolce,<br />
perfetto per accompagnare un dessert<br />
goloso o una merenda sfiziosa.<br />
Succo al Mirtillo LOVE<br />
INSAL’ARTE<br />
N/33
LE RICETTE CREATIVE,<br />
INTERPRETATE DA CHEF DELLA SCUOLA ARTUSIANA<br />
QUATTRO PIATTI DA GUSTARE E COLLEZIONARE.<br />
I piatti da collezionare, presentati di seguito, continuano ad arricchire<br />
l’originale ricettario dedicato alla frutta secca.<br />
Ogni ricetta può essere staccata e collezionata nel raccoglitore,<br />
suddiviso idealmente in antipasti, primi piatti, secondi e dessert.<br />
Il risultato è un assortimento di sapori sfiziosi e unici, caratterizzati<br />
dall’originale presenza della frutta secca. Le deliziose proposte<br />
sono espressioni di cucina creativa che uniscono la tradizione<br />
culinaria di Pellegrino Artusi con l’innovativa presenza del gusto<br />
della frutta secca. L’Istituto professionale per i Servizi Alberghieri e<br />
della Ristorazione “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli è stato, infatti,<br />
teatro dell’elaborazione delle ricette presentate nelle prossime<br />
pagine, ideate dalla creatività del cuoco Luca Zannoni, insegnante<br />
di cucina proprio in questa scuola.<br />
Dopo aver lavorato nei ristoranti dei più prestigiosi hotel quattro<br />
stelle della Riviera romagnola, oggi è chef di cucina e consulente<br />
esterno al Centro Sportivo Federale di Coverciano. Nel 2008 ha<br />
rivestito il prestigioso incarico di Executive chef alle Olimpiadi di<br />
Pechino, presso Casa Italia e, nel 2009, ha seguito la Nazionale<br />
italiana di calcio in trasferta in Sud Africa per la Confederation<br />
Cup. Insegna all’Istituto Pellegrino Artusi e tiene corsi di pasticceria<br />
e cucina per le principali associazioni di categoria.<br />
Lo chef Luca Zannoni vanta un’esperienza di quasi 20 anni,<br />
avendo avuto la vocazione fin dalla più tenera età. Con esperienze<br />
internazionali, tra cui spicca l’incarico all’Harris Bar di Londra, è<br />
stato il più giovane “capo partita” del Grand Hotel di Rimini.<br />
L’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della<br />
Ristorazione “Pellegrino Artusi” sorge nella città natale<br />
dell’Artusi e di questi promuove il pensiero e l’attitudine “dell’arte<br />
di mangiare bene”. La fama della scuola supera i confini locali e ad<br />
oggi è frequentata da centinaia di studenti.<br />
Sopra, il gruppo di lavoro in cucina.<br />
N/34
ANTIPASTO - CASTAGNE<br />
Insalata tiepida di castagne, mele, noci e crunch di legumi,<br />
emulsione di senape e malto d’orzo.<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:<br />
• 100 gr Funghi misti<br />
• 160 gr Crunch fresco di legumi misti<br />
• 70 gr Senape di Digione in crema<br />
• 50 gr Castagne secche<br />
• 30 gr Malto d’orzo<br />
• 20 gr Noci<br />
• ½ Mela rossa<br />
• Olio EVO q.b.<br />
• Timo q.b.<br />
• Sale e pepe<br />
TEMPO RICHIESTO: 1 ora circa<br />
DIFFICOLTÀ: bassa<br />
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />
In abbinamento:<br />
Preparazione: cuocere le castagne secche in acqua e alloro per<br />
circa 30 minuti, scolarle bene e saltarle in padella con il crunch di legumi<br />
e le noci tritate. Mantenere al caldo, nel frattempo pulire e mondare<br />
i funghi da saltare in padella con olio EVO, aglio, il timo e sale e<br />
pepe a piacere. A parte, unire la senape e il malto d’orzo per creare<br />
una crema da utilizzare per guarnire il piatto su cui servire l’insalata<br />
di castagne ancora tiepida e i funghi. Decorare con la mela tagliata a<br />
forma di bastoncino.<br />
Irish Stout<br />
O’Hara’s<br />
N/35
PRIMO - CASTAGNE<br />
Tortelli di castagne con crema di fagioli rossi, rosmarino,<br />
olive di Taggia e gomasio.<br />
INGREDIENTI PER 2 PERSONE:<br />
Per la pasta<br />
• 200 gr Farina n.1<br />
• 100 gr Acqua fredda<br />
• 2 gr Curcuma<br />
Per il ripieno<br />
• 100 gr Castagne secche<br />
• 20 gr Olio EVO<br />
• 10 gr Amaretto di Saronno<br />
• Sale e pepe q.b.<br />
Per la salsa e la crema<br />
• 150 gr Fagioli rossi lessati<br />
• 20 gr Olive di Taggia<br />
• 15 gr Castagne lesse<br />
• 10 gr Cipolla tritata<br />
• 4 gr Gomasio<br />
• 1 Rametto di rosmarino<br />
• Olio EVO<br />
TEMPO RICHIESTO: 2 ore e ½ circa<br />
DIFFICOLTÀ: alta<br />
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />
In abbinamento:<br />
Preparazione:<br />
Per il ripieno: cuocere le castagne secche in acqua, assieme a un<br />
rametto di rosmarino, per circa 40 minuti. Poi, una volta cotte, frullarle<br />
con l’Amaretto e l’olio, regolando la sapidità del composto a piacere.<br />
Per i tortelli: disporre la farina a fontana su uno spianatoio, creando<br />
una piccola conca al centro dove versare l’acqua e la curcuma.<br />
Impastare con le dita, incorporando la farina verso il centro, fino ad<br />
ottenere un panetto liscio, morbido e non appiccicoso. Far riposare in<br />
frigorifero per 30 minuti. Successivamente preparare i tortelli.<br />
Per la crema: soffriggere la cipolla nell’olio EVO, saltare i fagioli e<br />
frullarli sino ad ottenere una crema.<br />
A parte, realizzare una salsa con le castagne lessate avanzate e le<br />
olive dove far saltare i tortelli una volta cotti. Per impiattare, stendere la<br />
crema di fagioli sul fondo del piatto, appoggiandovi poi sopra i tortelli<br />
da guarnire con la salvia, le erbette aromatiche e il gomasio.<br />
Sangiovese Sei Unico 2017 - Vino biologico<br />
Az. Agr. Fiammetta<br />
N/36
SECONDO - CASTAGNE<br />
Falafel di ceci e castagne, hummus al finocchio selvatico<br />
e chips di carote rosse.<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per i falafel di ceci e castagne<br />
• 200 gr Ceci secchi<br />
• 200 gr Castagne secche<br />
• 30 gr cipolla<br />
• 1 Cucchiaino di cumino<br />
• 1 Rametto di coriandolo fresco<br />
• ½ spicchio di aglio<br />
• Farina di ceci q.b.<br />
• Sale q.b.<br />
• Pepe q.b.<br />
Per l’hummus<br />
• 100 gr Ceci secchi<br />
• 1 cucchiaio di tahina<br />
• 50 ml Succo di limone<br />
• 1 Rametto di finocchietto selvatico<br />
Per le chips di carote rosse<br />
• 2 Carote rosse<br />
• Olio EVO<br />
• Sale e pepe q.b.<br />
TEMPO RICHIESTO: 16 ore circa<br />
DIFFICOLTÀ: media<br />
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />
Preparazione:<br />
Per i falafel: Lasciare in ammollo i ceci e le castagne per almeno 12<br />
ore, fino al raddoppiamento del volume, successivamente scolateli e<br />
sciacquateli – avendo cura di tenere da parte i ceci per l’hummus –<br />
prima di ridurli a una crema uniforme utilizzando un tritatutto. A parte,<br />
frullare la cipolla e l’aglio con il cumino, il coriandolo, un cucchiaio di<br />
olio EVO, il sale e il pepe. Unire il composto così ottenuto alla crema<br />
di ceci e castagne, mescolare bene e, se necessario, regolare la consistenza<br />
aggiungendo la farina di ceci. Il risultato finale deve risultare<br />
facilmente lavorabile, né troppo secco né troppo liquido, per permettere<br />
la realizzazione delle polpettine, rotonde o a forma di disco, da<br />
friggere in olio bollente fino a doratura.<br />
Per l’hummus: cuocere i ceci precedentemente ammorbiditi per circa<br />
3-4 ore, scolarli e frullarli assieme al succo di limone, la tahina e il<br />
finocchietto fino ad ottenere un composto cremoso e morbido. Eventualmente<br />
utilizzare l’acqua di cottura per regolare la consistenza.<br />
Per le chips di carote: lavare, mondare e pelare le carote. Utilizzando<br />
un pelapatate, ricavare delle strisce di circa 2-3 mm di spessore,<br />
da condire con un cucchiaio di olio EVO e un pizzico di sale e pepe.<br />
Disporre le chip su una teglia ricoperta di carta da forno e cuocere<br />
a 140°C per 40-45 minuti, fino a quando non risulteranno croccanti.<br />
In abbinamento:<br />
Primitivo IGP Puglia<br />
San Pàtrîme<br />
N/37
DOLCE - CASTAGNE<br />
Brownie di cioccolato e castagne<br />
e briciole di castagne rosse.<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:<br />
Per il brownie:<br />
• 600 gr Castagne secche cotte<br />
• 450 gr Cioccolato fondente al 70%<br />
• 350 gr Latte di soia<br />
• 150 gr Farina di mandorle<br />
• 100 gr burro di soia<br />
• 75 gr Cacao in polvere<br />
• 50 gr Malto di riso<br />
• 24 gr Baking soda<br />
• 6 gr Sale<br />
Liquido di cottura<br />
delle castagne rosse:<br />
• 500 gr Acqua<br />
• 200 gr Alchermes<br />
TEMPO RICHIESTO: 2 ore circa<br />
DIFFICOLTÀ: bassa<br />
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />
In abbinamento:<br />
Preparazione: per le castagne rosse: cuocere 100 gr di castagne<br />
secche in acqua e alchermes per circa 30 minuti, poi scolare e raffreddare.<br />
Conservare in frigorifero fino al momento dell’utilizzo.<br />
Per il Brownie: cuocere le rimanenti castagne secche (500 gr) in<br />
acqua e alloro. Una volta cotte, scolarle e frullarle assieme al latte<br />
di soia, il cacao in polvere, il malto di riso, il sale, la baking soda e<br />
la farina di mandorle. A parte, sciogliere il cioccolato fondente con il<br />
burro. Unire i due composti, mescolare sino ad ottenere un miscuglio<br />
omogeneo poi colare il tutto su una teglia da forno rivestita con carta<br />
da forno. Cuocere in forno statico a 180°C per circa 30-40 minuti .<br />
A cottura terminata, lasciar raffreddare poi servire con yogurt di soia<br />
magro, frutta fresca tagliata a pezzi e le castagne rosse spezzettate.<br />
Succo al Mirtillo LOVE<br />
INSAL’ARTE<br />
N/38