madreterra numero 1 - gennaio 2010 - Madre Terra- Palmi e Dintorni
madreterra numero 1 - gennaio 2010 - Madre Terra- Palmi e Dintorni
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www.<strong>madreterra</strong>news.it Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE<br />
FREE PRESS - FREE PRES<br />
6500 COPIE<br />
gRAZIE PER AvERCI LETTO<br />
Paolo Ventrice<br />
ideo killed the radio star”,<br />
“Vgrande successo dell’epocale<br />
“Disco music” degli anni 70, sottolineava<br />
come la TV avesse offuscato<br />
la musica e le sue Star. Oggi potremmo<br />
tranquillamente riformulare il titolo<br />
e riadattarlo al mondo politico.<br />
Il tema mediatico più presente nella<br />
mondanità è, senz’altro, la politica,<br />
ovvero, la ricerca disperata del gossip<br />
politico, della diatriba personale<br />
tra questo e quel personaggio, del<br />
programma TV ove l’unico sano principio<br />
è quello di urlarsi in faccia idee<br />
sempre in totale contrapposizione<br />
–quasi mai costruttive-, del cercare<br />
di soffocare, spesso con frasi di scarso<br />
gusto, la personalità dell’avversario<br />
o addirittura di picchiarsi (vedi<br />
“battaglie” in Parlamento).<br />
I telegiornali di oggi, così come la<br />
carta stampata, vivono di questo e<br />
ringraziano i vari Ministri e Deputati<br />
di tutta questa manna. L’audience<br />
sale e i giornali vendono di più. E’<br />
vero, ma i contenuti? Cosa trasferiscono,<br />
agli italiani, tutte queste<br />
oscenità del mondo politico? L’insegnamento<br />
alle nuove leve, a coloro<br />
che dovranno sostenere il peso dirigenziale<br />
nel futuro, quale sarà?<br />
Forse è il caso di cambiare strategie<br />
e fare vere battaglie politiche<br />
in funzione di una crescita e non di<br />
una regressione. Le questioni di rancore<br />
e antipatie personali non fanno<br />
il bene di nessuno e la visibilità<br />
è gradita solo se accompagnata da<br />
giuste scelte e civiltà assoluta. Di<br />
tutto il resto, gli italiani ne hanno<br />
piene le tasche!<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
<strong>Palmi</strong> &<strong>Dintorni</strong><br />
€ 1,50 Co p i a om a g g i o<br />
FREE PRESS - FREE PRESS<br />
MADRETERRA AUGURA A<br />
TUTTI UN FAVOLOSO <strong>2010</strong><br />
Panorama di <strong>Palmi</strong><br />
l a Ch i m e r a de l<br />
n u o v o os p e d a l e<br />
a r C a n g e l o Ba d o l aT i<br />
Pagina 7<br />
g i a n C a r l o ma z z ù<br />
f r a n C e s C o B r a g a n ò<br />
Pagina 25<br />
ALL’INTERNO<br />
p o l i s T e n a<br />
-la ma r C i a de l l a pa C e -<br />
aT T i l i o se r g i o<br />
s a n T o a g r e s T a<br />
Pagina 3<br />
s e m i n a r a<br />
si riparTe da BonamiCo<br />
Andrea Ortuso<br />
Siamo giunti al termine anche<br />
di questo 2009 e, come tradizione<br />
vuole, sarebbe il momento di<br />
un piccolo bilancio di fine anno. Un<br />
2009 che più volte ci ha posto di<br />
fronte a diverse situazioni, spesso<br />
complicate, che ci hanno portato a<br />
rivedere e a mettere in discussione<br />
tutto il vissuto e tutto ciò che ci circonda.<br />
Ma si sa, “gli esami non finiscono<br />
mai”, e quindi ben vengano,se<br />
utili per un’ulteriore crescita umana<br />
e professionale. Ma è stato anche un<br />
anno di riflessione e di riscoperta di<br />
quelle piccole cose che spesso, presi<br />
da se stessi, si tendono ad ignorare<br />
o dimenticare. Quindi, tirando un pò<br />
le somme,oseremmo definire questo<br />
2009 come un anno di “transizione”,<br />
di “work in progress”, che, sebbene<br />
ci abbia messo spesso alla prova, ci<br />
ha permesso di mettere maggiormente<br />
a fuoco gli obiettivi. Quel che ci<br />
vuole è una massiccia dose di auguri.<br />
Auguri a tutti i lettori per un anno<br />
ricco di soddisfazioni, a “<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong>”<br />
perché si mantenga all’altezza<br />
delle aspettative, a quelli che lottano<br />
contro le insidie della crisi,<br />
a chi soffre e a chi sta meno bene.<br />
Sono tempi duri, è vero, e le cose<br />
non vanno come dovrebbero quasi<br />
da nessuna parte. Forse siamo arrivati<br />
al redde rationem di un’epoca,<br />
di uno stile di vita, del secolo della<br />
disuguaglianza. E forse da qui bisogna<br />
ripartire per questo <strong>2010</strong> con un<br />
affettuoso augurio a <strong>Palmi</strong> e i suoi<br />
dintorni per un felice <strong>2010</strong> in compagnia<br />
di <strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong> che vi ringrazia<br />
del sostegno fino ad ora avuto e di<br />
quello che giungerà.<br />
l e n a v e t t e de i ve l e n i<br />
n e l l a Ca n n aTa<br />
Pagina 5<br />
l a Ci T o l e n a (ur d i pi l i)<br />
s a v e r i o p e T i T T o<br />
Pagina 14 Pagina 13
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
SI DIcE chE...<br />
2<br />
…e così nacque <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong>!<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
Domenica 8 dicembre, intorno alle 19 si è realizzato un sogno a lungo desiderato, immaginato, inseguito e finalmente concretizzato. A riprova<br />
del fatto che non sempre i sogni “son desideri chiusi in fondo al cuore”, ma a volte anche questi si realizzano. Sul piccolo palco, allestito in<br />
tutta fretta, nella sede di corso Garibaldi, per l’occasione tappezzata dai titoli<br />
di vecchie testate, testimonianze di antichi e nobili trascorsi giornalistici<br />
della nostra città, ma non per questo meno allegra, luminosa e soprattutto<br />
affollata, si è dato l’avvio ad un evento che potremmo definire “storico” :<br />
la nascita del giornale “<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong> <strong>Palmi</strong> & dintorni” . Il giornale, pensato<br />
, voluto e alla fine realizzato da un gruppo di “folli” che ancora credono e<br />
sperano in questa nostra città. Un insieme di persone, le più diverse, accomunate<br />
da un’ unico obiettivo: investire nel futuro e nel riscatto sociale,<br />
culturale, politico e morale di <strong>Palmi</strong>. Calorosa è stata l’accoglienza da parte<br />
di tutte le autorità cittadine ed i partecipanti intervenuti, ma soprattutto<br />
grande è stato l’ entusiasmo di una redazione giovane, curiosa e con una gran<br />
voglia di fare che l’ha caratterizzata sin dall’inizio di questa avventura; armata<br />
quindi di tutte le buone, possibili intenzioni.<br />
AD MAIORA!<br />
Francesco M., Paolo, Andrea, Lucia,<br />
Saverio P., Giuseppe C., Nella, Claudia,<br />
Francesco B., Salvatore D., Dario,<br />
Laura, Cettina, Teresa, Walter, Giovanni,<br />
Maurizio, Arcangelo, Mimma,<br />
Osvaldo, Giuseppe P., Lilla, Rocco B.,<br />
FOTO TrAPASSO<br />
Giuseppe G., Francesco P., Saverio C.,<br />
Franca L., Pietro C., Eugenio, Enzo,<br />
Cassiopea, Mario A., Bruno, Giovanni<br />
T., Domenica, Edoardo, Achille, Nicola, Cristina, Geppino, Mario I., Carmelo, Antonio M., Pasquino, Giovanna,<br />
Franca B., Laura Giulia, Ilaria, Celestina, Valentina, Roberto, Cristoforo, Giancarlo, Marcello,<br />
Rocco C., Antonio P. … e tutti i nostri futuri collaboratori!<br />
PALMI – nASCITA DEL PErIODICO LOCALE<br />
“MADrETErrA, PALMI E DInTOrnI”<br />
Era ora! Solo da una settimana la città di <strong>Palmi</strong> , unanimamente ritenuta da sempre il vero centro<br />
culturale della Piana, ha un proprio organo di informazione a carattere mensile, collegato all’Associazione<br />
<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong>. Si deve ad una meritoria e coraggiosa iniziativa di un gruppo di persone appartenenti a<br />
varie estrazioni sociali che si propongono di affrontare i <strong>numero</strong>si problemi del territorio nel tentativo,<br />
speriamo fruttuoso,di coinvolgere l’opinione pubblica e la sensibilità operativa dell’Amministrazione<br />
Comunale nel più ampio contesto di una azione sinergica tesa a migliorare la qualità della vita dei<br />
cittadini. Conoscendo molto bene il gruppo dei volenterosi, sono fermamente convinto che gli stessi,<br />
confermando le positive e lusinghiere performances realizzate in pregresse esperienze, riusciranno a<br />
vincere anche questa nuova sfida, a riprova delle loro elevate capacità organizzative ed intellettive.<br />
Sono perciò fiero di essere Sindaco di questa nobile Città sapendo di poter pienamente contare sul fattivo<br />
contributo di onesti ed operosi cittadini che, volontariamente e senza alcuna ricaduta materiale , sono<br />
sempre pronti ad offrire i loro sacrifici per il bene della collettività. E’ un primo significativo passo<br />
per dotare la Città di un efficace servizio di informazione e di cultura a disposizione della gente che mi<br />
auguro incontri larghe fasce di consenso popolare, certamente assicurato quello dell’Amministrazione<br />
Comu-nale, indispensabile per il proseguimento nell’impegno divulgativo, possibilmente esteso ad altre<br />
e più importanti iniziative del settore che mettano al centro dell’interesse la diffusione della cultura<br />
come insostituibile mezzo di crescita civile e sociale del Paese. Nell’ottica di tali programmi si inquadra<br />
l’annunciato progetto di realizzare la Fontana Monumentale di San Rocco nell’omonima piazzetta,<br />
generoso e liberale dono del nostro prestigioso scultore Maurizio Carnevale al quale rivolgo i più sentiti<br />
e fraterni ringraziamenti anche a nome dell’Amministrazione Comunale e della intera cittadinanza.<br />
Il munifico gesto di amore del Maestro Carnevale , che non è nativo palmese, conferisce all’opera<br />
una significativa e coinvolgente valenza sentimentale perché testimonia efficacemente il suo<br />
profondo attaccamento alla Città di <strong>Palmi</strong> dove, prima di stabilirsi nella vicina Lamezia Terme, ha<br />
vissuto per tantissimi anni assieme ai suoi indimenticabili genitori ed al suo beneamato fratello Nino,<br />
prematuramente scomparsi, ma che hanno scelto di riposare per sempre nella nostra prediletta Città.<br />
Andiamo avanti all’unisono con i migliori auspici di sicuro successo.<br />
Ennio Gaudio<br />
Sindaco di <strong>Palmi</strong><br />
nOn TErrAMADrE MA MADrETErrA!<br />
FOTO TrAPASSO<br />
MADRETERRA <strong>Palmi</strong> & <strong>Dintorni</strong><br />
REg. TRIB. PALMI Nr° ............................................<br />
Anno 1 - Numero 1 - <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
Direttore respons.: Francesco Massara<br />
vice Direttore: Paolo ventrice<br />
vice Direttore: Andrea Ortuso<br />
REDAZIONE<br />
Capo Redattore Lucia Ortuso<br />
v.Capo Redattore Saverio Petitto<br />
Giuseppe Cricrì<br />
Nella Cannata<br />
Claudia Gargano<br />
Francesco Braganò<br />
Salvatore De Francia<br />
Dario Galletta<br />
Laura Giusti<br />
Cettina Angì<br />
Teresa Laganà<br />
Walter Cricrì<br />
Giovanni Bruzzese<br />
Editore: Associazione Culturale <strong>Madre</strong>terrra<br />
Via ss.18 km 485.30<br />
P.I. 02604200804 - Cod. F.91016680802<br />
Tel./Fax - 0966 1945480 - 0966 1940380<br />
Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255<br />
Mobile - Andrea Ortuso 333 4894882<br />
e-mail: redazione@<strong>madreterra</strong>news.it<br />
Progetto grafico:<br />
Paolo Ventrice<br />
Progetto web:<br />
Dario Galletta - Salvatore De Francia<br />
Stampa: Officina Grafica srl<br />
Via Matteotti, 4 - Villa S. Giovanni - RC<br />
Per la pubblicità su questo periodico,<br />
scrivere alle mail o chiamare i contatti<br />
sopra indicati<br />
Distribuzione gratuita fuori commercio<br />
ASSOCIAZIONE CULTURALE MADRETERRA<br />
La direzione non risponde del contenuto degli<br />
articoli firmati e declina ogni responsabilità per<br />
le opinioni dei singoli articolisti, degli intervistati<br />
e per le informazioni trasmesse da terzi.<br />
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coerenTI con IL nosTro obIeT-<br />
TIvo dI creare confronTo e<br />
dILaeTTIca cosTruTTIva, dIaMo<br />
sPazIo aL PensIero dI PersonaG-<br />
GI auTorevoLI deL nosTro TerrITorIo.<br />
di Paolo Ventrice<br />
metà percorso della sua se-<br />
A conda consiliatura, reggio<br />
è considerata fiore all’occhiello<br />
di una calabria che tenta di riemergere<br />
e di dar risalto ai suoi<br />
territori. cosa ci si deve aspettare<br />
per il futuro di questa terra?<br />
In tutti questi anni di grande<br />
lavoro, Reggio è uscita dall’isolamento<br />
in cui la passata classe dirigente<br />
locale, con la complicità di<br />
quella romana, l’aveva relegata.<br />
Abbiamo ricostruito l’immagine<br />
cancellando tutti gli stereotipi<br />
negativi (veri e presunti) e annullando<br />
la diffidenza dei cittadini<br />
con i quali abbiamo instaurato un<br />
nuovo e proficuo rapporto di collaborazione.<br />
Oggi, la più grande<br />
polis della Calabria, grazie anche<br />
agli accordi con città italiane ed<br />
estere, è un importante punto di<br />
riferimento socio – culturale nel<br />
contesto dei Paesi che si affacciano<br />
sul Mediterraneo. La trasposizione<br />
del modello Reggio all’intero<br />
territorio calabrese, ne sono certo,<br />
provocherebbe, a conclusione<br />
di un ciclo duro ed impegnativo,<br />
gli stessi effetti positivi fatti registrare<br />
dalla città dello Stretto.<br />
L’Italia è sempre stata terra<br />
dei due poli, non mi riferisco a<br />
quelli politici che sono di fattura<br />
attuale, ma ai fronti del si e<br />
del no, troppo spesso per “presa<br />
posizione”, senza aver effettuato<br />
analisi dettagliate ed obbiettive.<br />
La stessa cosa sta accadendo<br />
–ormai da 20 anni- per il Ponte<br />
sullo stretto, denigrato dalle forze<br />
di opposizione all’attuale governo.<br />
quali saranno i rischi che<br />
ricadranno sulla provincia di reggio<br />
calabria e quali i vantaggi?<br />
La Calabria sta pagando la subalternità<br />
della classe politica<br />
locale rispetto al cosiddetto “centralismo”<br />
dei partiti. La politica<br />
verso il Mezzogiorno (e la nostra<br />
regione in particolare) dei governi<br />
che si sono succeduti dopo l’Unità<br />
d’Italia ha prodotto fratture, gran<br />
parte da ricomporre, nel tessuto<br />
sociale che sono poi una delle<br />
cause della nostra contrapposizione<br />
storica. La diffidenza è come<br />
una sorta di guerra di “tutti contro<br />
tutti” di roussoniana memoria.<br />
Ciò è dovuto, secondo la mia<br />
modesta analisi, all’arretratezza<br />
delle condizioni socio – strutturali<br />
ed alla necessità di affrancarsi<br />
dal bisogno. Detto questo mi soffermo<br />
sul Ponte: opera grandiosa<br />
che apre prospettive inimmaginabili<br />
di sviluppo socio – economico<br />
e turistico non solo dell’area dello<br />
Stretto, ma della provincia reggina<br />
e dell’intera Calabria. Dal<br />
punto di vista macroeconomico<br />
gli ingenti capitali, in prevalenza<br />
privati, utilizzati per realizzare il<br />
collegamento stabile tra Calabria<br />
e Sicilia, comporteranno una condizione<br />
di massima occupazione,<br />
in grado, direttamente o tramite<br />
l’indotto, di dare lavoro ad oltre<br />
quarantamila persone per dieci<br />
anni. Sarebbe folle, come fa la<br />
sinistra radicale, rifiutare questa<br />
possibilità ad una terra che è sta-<br />
3 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
L’INTERVISTA <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
G I U S E P P E S C O P E L L I T I<br />
ta sempre serbatoio di braccia e<br />
cervelli. Il Ponte è fattore di positività:<br />
attrattore di investimenti<br />
e strumento per ridisegnare il<br />
territorio adeguandolo alla sua<br />
vocazione turistica. Su questo<br />
fronte, però, occorre anche il protagonismo<br />
della nostra imprenditoria.<br />
dopo questa grande infrastruttura,<br />
tutte le altre opere indispensabili<br />
alla funzionalità del<br />
corridoio Palermo – Berlino non<br />
potranno non essere finanziate e<br />
realizzate.<br />
reggio e la sua provincia, hanno<br />
dovuto subire, negli ultimi 2 anni,<br />
i lavori di ristrutturazione della<br />
a3 e l’economia ne ha in qualche<br />
modo risentito. considerando la<br />
crisi attuale e la sempre maggiore<br />
difficoltà di sostentamento,<br />
soprattutto per piccole e medie<br />
imprese, il danno si amplifica.<br />
Più volte, anche nei confronti<br />
del presidente dell’Anas Pietro<br />
Ciucci, abbiamo lamentato le<br />
grandi difficoltà che la ristrutturazione<br />
della SA- RC sta provocando<br />
alla nostra economia. Sui tempi e<br />
sulle modalità di eseguire i lavori,<br />
continuiamo ad essere critici. E lo<br />
siamo ancora di più quando pensiamo<br />
che l’ammodernamento della<br />
nostra autostrada riguarda solo<br />
la costruzione della corsia d’emergenza,<br />
mentre altrove il sistema<br />
infrastrutturale viario si avvia ad<br />
avere la quarta corsia. Anche per<br />
la grande difficoltà delle persone<br />
e delle merci di raggiungere in<br />
tempi ragionevoli il nostro territorio,<br />
la crisi è stata amplificata<br />
dalle carenze infrastrutturali. Ecco<br />
perché chiediamo il rispetto del<br />
cronoprogramma.<br />
analizzando l’area della piana<br />
di Gioia Tauro, non possiamo<br />
esimerci dall’affrontare il tema<br />
“Porto”. esso è indubbiamente<br />
una grande opportunità per il<br />
nostro territorio, ma è anche<br />
una cartina di tornasole che<br />
evidenzia la potenziale vulnerabilità<br />
di esso. Il riferimento è,<br />
ovviamente, alla marea di fabbriche,<br />
industrie e aziende varie<br />
che, sulla carta, si sarebbero<br />
dovute impiantare nell’area portuale,<br />
offrendo servizi e lavoro.<br />
qual è il suo pensiero in proposito?<br />
che prospettive intravede?<br />
Sul porto di Gioia Tauro pesa la<br />
miopia dei governi nazionali e regionali<br />
di centrodestra in relazione<br />
ad alcune mancate scelte propedeutiche<br />
al mantenimento del<br />
primato mediterraneo dello scalo<br />
container, ma anche e soprattutto<br />
allo sviluppo dell’area industriale.<br />
Romano Prodi, nel contesto<br />
della sua celebre quanto retorica<br />
espressione “Calabria terra prediletta”,<br />
aveva promesso grandi<br />
interventi sul porto di Gioia. E le<br />
promesse hanno caratterizzato<br />
anche il modus operandi l’attuale<br />
governo regionale di centrosinistra.<br />
Il ricorso agli ammortizzatori<br />
sociali decisi negli ultimi<br />
giorni per i lavoratori dello scalo<br />
rappresentano i prodromi della<br />
precarietà futura. Gioia Tauro è il<br />
volano di sviluppo dell’intera Calabria,<br />
regione che può creare sviluppo<br />
ed occupazione anche attraverso<br />
il sistema portuale. La zona<br />
franca, la realizzazione di nuove e<br />
più moderne infrastrutture sono la<br />
conditio sine qua non per vincere<br />
la concorrenza con gli altri scali europei<br />
del Mediterraneo.<br />
Il futuro è dei giovani: reggio<br />
e cosenza rappresentano il termometro<br />
della crescita culturale<br />
della calabria. Le loro università<br />
esprimono potenzialità individuali<br />
che poi, per varie cause,<br />
rischiano di disperdersi in giro<br />
per il mondo. crede che si possa<br />
un giorno evitare la fuga dei cervelli<br />
dalla calabria? quale strategia<br />
potrebbe, secondo lei, essere<br />
vincente?<br />
La storia della Calabria è fatta<br />
anche di emigrazione: una volta<br />
erano le braccia a lasciare la nostra<br />
terra, oggi, invece, sono anche<br />
i cervelli che abbandonano il<br />
territorio calabrese per produrre<br />
valore aggiunto in altre realtà<br />
geografiche del Paese. Per evitare<br />
la fuga di cervelli non si può non<br />
investire sulla ricerca e sui saperi,<br />
tenendo conto che le nostre università,<br />
oltre alle lauree classiche,<br />
hanno l’obbligo di formare professionalità<br />
in grado di contribuire,<br />
in modo stabile, a creare ricchezza<br />
nella terra in cui sono nati.<br />
calabria terra di mare, sole<br />
e… vacanze. Ma dove? Lo sviluppo<br />
turistico di una terra destinata<br />
ad investire sull’offerta di<br />
bellezze naturali, è bloccato da<br />
mentalità conservatrici e poco<br />
deste, ed in parte gestito come<br />
“cosa propria” da sporadiche località<br />
sparse lungo le coste della<br />
regione, non interconnesse fra<br />
loro. eppure l’unico sviluppo naturale<br />
è quello turistico. oggi,<br />
secondo lei, si può ancora sperare<br />
che qualcosa cambi? si può<br />
sognare un “riviera di calabria”<br />
funzionale e virtuosa come quella<br />
Ligure o quella amalfitana?<br />
Ottocento chilometri di costa,<br />
la montagna, i laghi, le bellezze<br />
paesaggistiche, il patrimonio<br />
storico–culturale ed archeologico<br />
fanno parte di una ricchezza di<br />
inestimabile valore. Però non viene<br />
sfruttata per mancanza di progettualità,<br />
per la carenza infrastrutturale<br />
e, soprattutto, per l’assenza di<br />
cultura imprenditoriale in un settore,<br />
quello turistico, che altrove<br />
produce occupazione e sviluppo. In<br />
un prossimo futuro vorrei che i calabresi<br />
non chiedessero più scusa ai<br />
turisti alle prese con il mare sporco<br />
e con i depuratori che non funzionano.<br />
La virtuosità del nostro territorio<br />
dipende da tutti: innanzitutto<br />
dal governo della Regione che, fino<br />
ad oggi, non è stato all’altezza del<br />
compito affidatogli dagli elettori<br />
che sono stati traditi e, loro malgrado,<br />
hanno dovuto registrare la<br />
fine di tante aspettative.<br />
dopo l’effetto crisi, ne siamo<br />
certi, la calabria riprenderà il<br />
volo, ma la paura di rimanere in<br />
terra perché l’aeroporto di reggio<br />
non sarà in grado di unire la<br />
nostra provincia al resto del mondo<br />
in maniere adeguata, è tanta.<br />
ci dica qualcosa che faccia allontanare<br />
questa preoccupazione.<br />
Lei tocca un nervo scoperto.<br />
Doloroso, a causa di una politica<br />
di miopia che la Regione ha dimostrato<br />
nel suo impegno passato in<br />
seno alla Sogas (la società di gestione<br />
dell’aeroporto “Tito Minniti”).<br />
Per lo scalo aeroportuale reggino<br />
sono stati dilapidati miliardi<br />
di vecchie lire, fino a far diventare<br />
la società di gestione una macchina<br />
che produce soltanto perdite<br />
che i soci, periodicamente, sono<br />
chiamati a ripianare. Dopo gli anni<br />
degli sprechi in nome degli interessi<br />
di una parte della politica, il<br />
Comune di Reggio è stato l’artefice<br />
di nuovi collegamenti nazionali<br />
ed internazionali. Malta, Parigi,<br />
Madrid sono le principali rotte che<br />
abbiamo studiato assieme ad Air<br />
Malta. Il nostro impegno si è poi<br />
segnalato in alcuni collegamenti<br />
nazionali che sono serviti, in attesa<br />
dell’utilizzazione dei fondi<br />
dell’accordo di programma, ad<br />
evitare che Reggio Calabria, l’area<br />
dello Stretto e la sua provincia<br />
fossero tagliate fuori dall’Italia e<br />
dal resto del mondo.<br />
USPI<br />
UNIONE STAMPA<br />
PERIODICI<br />
ITALIANI<br />
Apprendo<br />
con vivo interesse<br />
che l’associazione<br />
<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong> ha in<br />
animo di editare il mensile<br />
d’informazione e cultura territoriale<br />
“<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong> – <strong>Palmi</strong> e dintorni”<br />
nell’intento essenziale di far<br />
conoscere problematiche e iniziative<br />
trascurate dai quotidiani<br />
d’informa-zione dei grandi gruppi<br />
editoriali.<br />
Saluto l’iniziativa con grande<br />
considerazione nella convinzione<br />
che i periodici locali – molti dei<br />
quali fanno parte delle 3.300 testate<br />
del comparto USPI – offrono<br />
un contributo di grande valore alla<br />
vitalità del pluralismo dell’informazione<br />
del nostro paese.<br />
Se mi è dato di proporre un suggerimento,<br />
raccomanderei di tallonare<br />
il lavoro non facile degli enti<br />
locali del nostro sud, dando voce<br />
ai problemi più veri e ospitando le<br />
proposte dei leader d’informazione<br />
locale, siano esse confluenti o<br />
conflittuali.<br />
L’USPI, che organizza e rappresenta<br />
gli editori medio–piccoli,<br />
simpaticamente “malati” di carta<br />
stampata, augura le migliori fortune<br />
al vostro mensile che coraggiosamente<br />
vede la luce in un<br />
momento non facile per la carta<br />
stampata.<br />
Con i migliori saluti ed auguri<br />
credetemi, vostro<br />
IL SEGrETArIO GEnErALE<br />
Avv. Francesco Saverio Vetere
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
di Laura Giusti<br />
In molti, probabilmente, si saranno<br />
accorti che da diversi<br />
anni (il primo rondò italiano risale<br />
al 1989 a Lecco – il primo rondò<br />
europeo risale al 1819) l’uso delle<br />
rotatorie si è allargato a macchia<br />
d’olio. Sempre più comuni, ovviamente<br />
con tempistiche differenti<br />
dettate non necessariamente da<br />
“arretratezza” ma sopratutto da<br />
necessità, legate al <strong>numero</strong> di veicoli<br />
in transito e dalla conformazione<br />
del territorio, hanno realizzato<br />
queste strutture circolari per<br />
snellire il traffico – difatti i tempi<br />
di attesa per superare gli incroci<br />
sono minori – e per disciplinare i<br />
flussi nei pericolosi incroci a raso,<br />
con risultati sorprendenti: una diminuzione<br />
drastica degli incidenti<br />
mortali con percentuali esaltanti.<br />
I decessi legati ai sinistri negli incroci<br />
hanno registrato un decremento<br />
che sfiora il 90%.<br />
Bene… tutto ciò sarebbe estremamente<br />
bello e potremmo percepirlo<br />
come una vittoria civile di<br />
tutti, qualora anche qui da noi si<br />
riuscisse a regolamentare e regolare<br />
questa splendida invenzione.<br />
Partiamo dal presupposto che,<br />
ad oggi, <strong>Palmi</strong> necessiti di alcune<br />
rivisitazioni in termini di viabilità,<br />
credo sia opinione diffusa la neces-<br />
ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong><br />
4<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
AAA… CITTADINI CERCASI !!<br />
–I PALMESI SI RIAPPROPRINO DEL RUOLO DI CITTADINI-<br />
di Enzo Suraci<br />
L<br />
’altra sera, sfogliando la ristampa<br />
di un libro di un nostro<br />
concittadino del secolo scorso,<br />
Giuseppe Silvestri-Silva (“Memorie<br />
storiche della città di <strong>Palmi</strong>”), e’<br />
saltato fuori ripiegato in quattro<br />
parti, custodito nell’ultima pagina,<br />
un giornale locale di otto pagine<br />
dal titolo: “15 ottobre 1922”,<br />
pubblicato all’epoca dall’avv. Fortunato<br />
Topa e stampato dalla tipografia<br />
Zappone. Il titolo prendeva<br />
spunto dalla data stessa e diceva:<br />
“15 ottobre 1922 inaugurandosi<br />
l’Acquedotto del Vina, i cittadini<br />
di <strong>Palmi</strong> attestano a S.E. l’On.<br />
DE nAVA la loro perenne gratitudine”.<br />
All’interno: fotografie di De<br />
nava, del Sindaco dell’epoca Michele<br />
Guardata, del Sen. romano,<br />
del Direttore dei lavori. Inoltre, il<br />
disegno della Fontana della Palma,<br />
con foto del suo autore architetto<br />
Jommi. Completano le pagine del<br />
giornale: racconti sul S.Elia, brevi<br />
poesie di D.A. Cardone, Felice Battaglia,<br />
Pietro Milone; infine l’ultima<br />
pagina è un “inno all’acqua”<br />
scritto dall’avv. F. Topa.<br />
Tutti scritti che esaltavano<br />
l’evento e le bellezze di <strong>Palmi</strong>,in<br />
un clima di ritrovata fiducia e concordia<br />
cittadina dopo tanti disastri<br />
dovuti ai frequenti eventi calamitosi.<br />
Perchè ho raccontato<br />
questo fatto? non per nostalgia di<br />
quell’epoca in cui non ero nato e<br />
che, come tutti i miei coetanei,<br />
conosco attraverso le letture ed i<br />
racconti di chi mi ha preceduto.<br />
Ciò che mi ha colpito, sfogliando<br />
quel giornale, al di là dello stile<br />
LE ROTONDE DEI DESIDERI<br />
Una magnifica invenzione<br />
sità di porre alcune modifiche ai<br />
sensi unici e di pianificare una più<br />
attenta disciplina su alcuni incroci<br />
pericolosi.<br />
Paradossalmente questo problema<br />
è a valle..! A monte dobbiamo<br />
ammettere una palese indifferenza<br />
da parte nostra per il codice della<br />
strada. Forse qualcuno lo immagina<br />
abrogato da re Vittorio Emanuele<br />
II di Savoia con decreto regio<br />
ma gira voce che qualche paginetta<br />
esista e bisognerebbe leggerla, anche<br />
a tempo perso!<br />
Senza andare troppo per il sottile<br />
e, ironia a parte, dobbiamo ammettere<br />
che, senza una maggiore<br />
educazione stradale, il miglior piano<br />
di viabilità non avrebbe senso<br />
d’esistere! Dovremmo rispettare<br />
qualche stop in più ed effettuare<br />
qualche manovra irrispettosa dei<br />
sensi unici, in meno (chi di noi può<br />
dire di non averlo mai fatto?!).<br />
Il comportamento indisciplinato<br />
più diffuso, raggiunge l’apice in<br />
prossimità delle rotonde: stupirà<br />
sapere che chi è già in rotatoria<br />
ha la precedenza e pare che a<br />
nulla valgano i segnali di obbligo<br />
dipinti sull’asfalto! Il risultato è<br />
che avventurarsi in prossimità di<br />
una rotonda, qui da noi, significa<br />
prepararsi ad una battaglia all’ultima<br />
accelerata, sperando di guadagnare<br />
il proprio diritto a ruotare<br />
aulico ed enfatico dell’epoca, e’<br />
stato il fatto che uomini di tutte le<br />
estrazioni sociali uniti, inneggiavano<br />
attraverso un “comune sentire”,<br />
all’istituzione di quell’importante<br />
opera pubblica; e che:<br />
senatore, onorevole, sindaco ovvero<br />
coloro che erano stati scelti<br />
come deputati a rappresentare la<br />
cittadinanza in sede locale, regionale,<br />
nazionale, sentendosi onorati<br />
per quelle investiture, non avevano<br />
risparmiato energie, amore,<br />
passione, interpretando l’esercizio<br />
del potere, quale strumento<br />
al servizio dei cittadini,come la<br />
Politica con la “P” maiuscola esige<br />
nel suo più nobile significato.<br />
Ecco la cosa di cui ho avvertito<br />
leggendo ed avverto tuttora nostalgia<br />
“quel comune sentire” che<br />
anch’io, da giovane,ho assaporato<br />
in parte, pur se in modo meno aulico<br />
nel periodo che va dagli anni<br />
’60 sino a tutti gli anni 70: il ruolo<br />
di “civis”, cittadino, ossia colui<br />
che risiede su un territorio, che ne<br />
sente l’appartenenza, le radici, i<br />
propri usi, che riconosce piazze,<br />
edifici pubblici, luoghi come “Suoi<br />
insieme agli altri” con i quali forma<br />
una “Casa comune”, una comunità<br />
dove ci si confronta e non<br />
ci si scontra, che si da’ delle regole<br />
sociali e le osserva per convinzione,<br />
che gioisce per la creazione<br />
di opere pubbliche, che collabora<br />
per una crescita generale, che<br />
bandisca odi e rancori.<br />
Occorre allora che i Palmesi si<br />
riapproprino di tutto questo, con<br />
uno scatto di orgoglio e di fiducia<br />
nei propri mezzi, recuperando<br />
quel vuoto sociale lasciato dalle<br />
chiusure prolungate dei punti di ri-<br />
incolume fino all’uscita scelta con<br />
battaglie a suon di clacson, sguardi<br />
ostili, parole dette e non dette,<br />
frenate repentine, gesti di stizza e<br />
sterzate brusche.<br />
Detto ciò affrontiamo il problema<br />
a valle: a <strong>Palmi</strong> esiste una<br />
sola vera rotatoria all’altezza del<br />
ponte nassirya, ma il nostro paese<br />
necessiterebbe di ulteriori installazioni<br />
in altre zone. Un piccolo<br />
suggerimento sarebbe quello di<br />
regolamentare l’accesso in “zona<br />
macello”, dove ben 5 strade s’intersecano<br />
in un unico ampio piazzale.<br />
L’incrocio risulta altamente<br />
pericoloso, in condizioni di velocità<br />
sostenuta, ma anche per l’ovvia<br />
difficoltà di controllare, in una<br />
manciata di secondi, tutte le strade<br />
in entrata e in uscita.<br />
Altro punto problematico è l’incrocio<br />
in zona Trodio, tanto trafficato<br />
quanto “disordinato”. L’ar-<br />
ferimento di una cittadina dove si<br />
produce e veicola la cultura, ossia<br />
Sezioni di partito e cinema-teatri,<br />
e colmandolo con vari tipi di Associazioni<br />
che non rimangano chiuse<br />
nel loro particolare, ma interagiscano<br />
tra loro.<br />
Accogliere come sotto un’unica<br />
bandiera, coloro che abbiano idee<br />
nuove e costruttive (come si è già<br />
iniziato a fare) in modo che, da<br />
una parte, si trovino fondi attraverso<br />
i contatti con ditte private<br />
e, dall’altra, con i singoli cittadini,<br />
per la creazione di nuove opere<br />
che possano diventare simboli per<br />
la città, sicchè il cittadino potrà<br />
sentirsi anch’egli costruttore ed<br />
essere ricordato in positivo a futura<br />
memoria. E’ partecipando attivamente,<br />
e con questo spirito di<br />
amore e rispetto delle cose comuni,<br />
che potremo crescere e, con<br />
noi, la città. ripartendo dal basso<br />
e via via risalendo la china nei diversi<br />
settori della nostra comunità<br />
saremo da stimolo anche alle amministrazioni<br />
di turno, sollecitate<br />
a fare la loro<br />
parte, liberandosi<br />
dalle pastoieburocratiche<br />
nelle quali<br />
spesso s’imbriglianovolutamente<br />
o per<br />
“forma mentis”,<br />
e allontanandosi<br />
dalle<br />
tentazioni del<br />
potere inteso<br />
non come ser-<br />
vizio, bensì nel<br />
senso… lato.<br />
Un territorio e<br />
teria principale, la ss 18, viene<br />
letteralmente “tagliata” ed immaginare<br />
una rotatoria anche in quel<br />
punto, potrebbe sortire l’effetto<br />
di “addolcire” l’incrocio, evitando<br />
che questo venga letteralmente e<br />
selvaggiamente preso d’assalto.<br />
Infine, un “fantasioso rondò” è<br />
presente anche sulla Via Concordato,<br />
realizzato con 9 orribili ed inutili<br />
spartitraffico, la cui presenza fa<br />
pensare che non vi siano impedimenti<br />
burocratici alla realizzazione<br />
di una vera rotatoria, a meno che<br />
l’idea progettuale non pretenda di<br />
“innalzare 11 statue di 11 metri con<br />
annessi giardini di venerazione e<br />
inginocchiatoi”. Pertanto ci chiediamo:<br />
quanto dovremo ancora aspettare<br />
affinché vengano rimossi tali<br />
spartitraffico e vengano sostituiti<br />
da 35 mattoncini allineati in tondo,<br />
qualche manciata di terriccio e una<br />
decina di violette?<br />
la sua Comunità hanno bisogno di<br />
una “Memoria”, intesa non solo<br />
come passato, e quindi frustrante,<br />
ma come filo conduttore, punto<br />
di partenza! Come in una casa<br />
lo è la posa della prima pietra. La<br />
“Memoria” occorre saperla interpretare<br />
per capire come stiamo<br />
vivendo il presente e quali travi<br />
dobbiamo erigere insieme,per<br />
completare in futuro la nuova<br />
“Casa Comune”.<br />
Abbiamo una bellissima festa<br />
che simboleggia quanto detto,in<br />
modo eloquente: “la Varia”! Tiriamo<br />
allora le funi tutti insieme<br />
per riprenderci la nostra identità<br />
sopita. E’ Utopia? Forse! Ma anche<br />
se nessuna carovana d’uomini<br />
ha mai raggiunto l’Utopia, è Essa<br />
stessa che fa andare la carovana.<br />
Vogliamo creare per il futuro le<br />
premesse perchè almeno i nostri<br />
figli, i nostri nipoti, possano essere<br />
messi nelle condizioni di poter<br />
scegliere se restare o, invece, essere<br />
anche loro obbligati ad andar<br />
via ?<br />
La Fontana è stata costruita nel 1922 dall’architetto Jommi e dallo<br />
scultore Sutera, nella piazza De Nava, oggi Amendola,<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
5 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong> <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
Le naveTTe deI veLenI<br />
dop o u n “a u T u n n o C a l d o” T r a s C o r s o T r a p o l e m i C h e e d i s a g i a s e g u i T o d e l p r o v v e d i m e n T o d e l l’amminisTrazione C o m u n a l e d i pa l m i C h e v i e T a l’ingresso in C i T T à<br />
a i T r e n T a d u e pullman e x T r a u r B a n i, dalle o r e 09.00 alle 17.00, è a r r i v a T o il m o m e n T o d i T i r a r e le s o m m e e C o m p r e n d e r e se le deCisioni C h e h a n n o s T r a v o l T o<br />
la v i T a C i T T a d i n a s i a n o s T a T e p r o g r a m m a T e T e n e n d o n e l d e B i T o C o n T o il r a p p o r T o C o s T i-BenefiCi e p o T e r r i u s C i r e, C o s ì,ad individuare C h i C i h a rimesso e p e r C h é.<br />
di Nella Cannata<br />
fine Agosto, con un’ordinan-<br />
A za del sindaco atta a regolamentare<br />
il transito dei pullman,<br />
con l’obiettivo di decongestionare<br />
le vie cittadine, veniva affidato<br />
all’azienda PPM l’incarico di trasportare<br />
presso un terminal bus<br />
(sito fuori dal centro abitato) gli<br />
studenti pendolari che frequentano<br />
le scuole palmesi. Tale operazione<br />
ha comportato una serie di disagi<br />
che sono stati vissuti in primis dagli<br />
oltre 1500 studenti che hanno<br />
dovuto adattarsi a una situazione<br />
completamente nuova. Le scuole,<br />
a loro volta, si sono ritrovate per<br />
mesi nel caos e nel timore di essere<br />
private degli alunni, sempre più<br />
delusi e scoraggiati, che minacciavano<br />
di abbandonare il loro percorso<br />
di studi. Infine la nostra città si<br />
è ritrovata svuotata di quella linfa<br />
vitale che promanava dai giovani<br />
che si attardavano lungo le strade,<br />
L’OPInIOnE<br />
DELL’ISTITUzIOnE<br />
SCOLASTICA<br />
(tratto da un contributo a cura della<br />
prof.ssa A.Mancini, Vicaria dell’Ist.<br />
Magistrale Corrado Alvaro)<br />
Il disagio si avverte soprattutto<br />
durante le ultime ore di lezione<br />
in cui i ragazzi sono più distratti<br />
e nervosi, poiché vivono con l’angoscia<br />
di non arrivare per tempo a<br />
prendere la navetta, al punto che<br />
al suono della campanella si crea<br />
il caos e si intasano le uscite. Inoltre,<br />
siamo preoccupati per la sicurezza<br />
di coloro che si avventurano<br />
a piedi lungo la strada fortemente<br />
trafficata e ancora sprovvista di un<br />
passaggio pedonale e di coloro che<br />
spesso sostano al terminal, fuori<br />
dagli spazi protetti.<br />
Molti genitori, ex studenti delle<br />
scuole palmesi ricordano una <strong>Palmi</strong><br />
più ospitale che ha sempre visto<br />
gli alunni pendolari come una<br />
risorsa, non certo come un fastidioso<br />
problema.<br />
La situazione diventa critica perché<br />
scoraggia le famiglie che hanno<br />
minacciato di non rinnovare le<br />
iscrizioni dei loro figli nelle nostre<br />
scuole a vantaggio di altre sedi nel<br />
comprensorio. Tutto ciò potrebbe<br />
tradursi in una diminuzione della<br />
popolazione scolastica e, di conseguenza,<br />
in una possibile contrazione<br />
di posti di lavoro.<br />
Il pericolo che si profila è che <strong>Palmi</strong><br />
possa uscirne impoverita, senza<br />
più quello smalto che l’ha resa diversa<br />
dagli altri paesi della piana,<br />
senza più quella specificità culturale<br />
che l’ha sempre contraddistinta.<br />
nei bar, nei negozi per gli acquisti<br />
dell’ultimo minuto e rappresentavano,<br />
tra le altre cose, anche un<br />
sostegno all’economia già in ginocchio<br />
per i motivi ben noti.<br />
Le strade di <strong>Palmi</strong>, infatti, da<br />
qualche mese sono più desolate<br />
del solito, assistiamo inermi<br />
ad un continuo impoverimento<br />
del tessuto economico e sociale:<br />
Certo, il momento è veramente<br />
critico per tutti, a livello nazionale,<br />
ma in tutto questo, l’aver<br />
allontanato circa duemila ragazzi<br />
non ha proprio giovato all’indotto<br />
e soprattutto non potrà<br />
favorire chi volesse avviare una<br />
nuova attività imprenditoriale.<br />
I commercianti, scoraggiati, si<br />
preoccupano perchè la situazione<br />
potrebbe ulteriormente<br />
aggravarsi e si augurano che si<br />
trovino soluzioni alternative per<br />
ridare vita al circuito, creando<br />
prospettive di crescita e ricchezza<br />
sociale.<br />
IL PArErE DEL SInDACO<br />
Tralascio le argomentazioni<br />
di carattere politico e gestionale,<br />
le cui strategie competono<br />
all’Amministrazione Comunale,<br />
precisando che, tra gli obiettivi<br />
annunciati alla cittadinanza, vi<br />
era la rivalutazione dell’immobile<br />
del nuovo Mattatoio sito sulla<br />
SS.18, una struttura che era destinata<br />
al progressivo degrado e<br />
all’abbandono.<br />
Con delibera n.17 del 31.03.2008<br />
del Consiglio Comunale, detta<br />
struttura è stata concessa alla PPM<br />
in comodato d’uso a titolo gratuito<br />
come sede istituzionale allo scopo<br />
di affrancarla dall’insostenibile<br />
onere della locazione.<br />
ristrutturata e resa operativa,<br />
si è pensato di adattare la sede<br />
anche come Terminal-bus per concentrare,<br />
al di fuori del centro<br />
urbano, i <strong>numero</strong>si autobus carichi<br />
di pendolari ed eliminare così<br />
le gravi situazioni di disagio per<br />
i residenti a causa degli innegabili<br />
problemi connessi al traffico,<br />
quali l’inquinamento acustico ed<br />
atmosferico, i persistenti ingorghi,<br />
l’allungamento dei tempi di percorrenza<br />
nelle strade cittadine,<br />
lo scarso decoro e la mancanza di<br />
sicurezza delle zone di sosta dei<br />
grossi mezzi di trasporto.<br />
L’eliminazione di tali inconvenienti,<br />
ha consentito di ottenere,<br />
come pubblicamente riconosciuto<br />
dai cittadini palmesi, dalle organizzazioni<br />
sindacali interessate, dalle<br />
associazioni ecologiste e dal WWF<br />
Calabria, una migliore fluidificazione<br />
del traffico urbano con l’innegabile<br />
risparmio di consumo di carbu-<br />
... alcuni suggerimenti migliorativi<br />
che sull’impatto saranno congiuntamente<br />
valutati in occasione del<br />
prossimo incontro fissato per la fine<br />
di questo mese.<br />
rante e la consistente riduzione del<br />
tasso di inquinamento dell’area a<br />
difesa della salute pubblica.<br />
ne consegue che, fermo restando<br />
la volontà dell’Amministrazione<br />
Comunale di elevare la qualità del<br />
servizio anche attraverso i suggerimenti<br />
che possono pervenire dal<br />
mondo scolastico, le ragioni che<br />
hanno imposto l’attuazione del<br />
Terminal-bus sono oltremodo legittime<br />
e necessarie, dettate dalle<br />
indifferibili esigenze di:<br />
1. tutelare l’ambiente e la salute<br />
della gente;<br />
2. eliminare i gravi disagi specie<br />
dei Cittadini del rione Ferrobeton<br />
e Piazzale Veneto, non più disposti<br />
a tollerare le conseguenze imposte<br />
dalle lunghe soste degli autobus<br />
tanto da convincerli a presentare<br />
un esposto – denuncia all’ A.G.;<br />
3. favorire la ripresa economica<br />
della PPM, ereditata in avanzato<br />
stato di collasso fallimentare con<br />
a rischio 50 unità lavorative;<br />
4. contribuire alla crescita di<br />
prestigio di una Città che vuole<br />
svolgere un ruolo di rilievo nel<br />
contesto del territorio locale e<br />
provinciale.<br />
Voglio precisare che il 30 novembre<br />
2009 ho incontrato la delegazione<br />
degli studenti che, pur<br />
sollecitando l’Amministrazione ad<br />
un maggiore impegno, ha dato atto<br />
del miglioramento del servizio di<br />
navette, assolutamente gratuito,<br />
ed ha proposto alcuni suggerimenti<br />
migliorativi che sull’impatto saranno<br />
congiuntamente valutati in<br />
occasione del prossimo incontro<br />
fissato per la fine di questo mese.<br />
IL PUnTO DI VISTA<br />
DEGLI STUDEnTI<br />
(tratto da un contributo a cura di:<br />
A.Solano, N.Pirrottina, D.Rottura,<br />
R.Dimasi)<br />
Gli studenti pendolari, risolti i<br />
problemi iniziali,riferiti alle<br />
difficili condizioni del trasporto, migliorate<br />
grazie a turni più frequenti<br />
e autobus più capienti, lamentano<br />
di essere costretti in un’area isolata,<br />
ancorché confortevole e adeguatamente<br />
organizzata. Questa<br />
non permette loro di vivere realmente<br />
quell’aspetto socializzante<br />
della cittadina che è stato determinante<br />
nella scelta del loro indirizzo<br />
scolastico. ricordiamo che si<br />
parla di ragazzi provenienti da paesi<br />
dell’entroterra che, più di tutti,<br />
vedono la loro esperienza scolastica<br />
anche come apertura verso nuove<br />
opportunità di confronto e come<br />
occasione per vivere in un ambiente<br />
nuovo e ricco di stimoli. Per questo<br />
motivo capita spesso di vedere molti<br />
di loro che si attardano a prendere<br />
l’ultima coincidenza, pur di restare<br />
il maggior tempo possibile in città,<br />
rischiando anche di rimanere a piedi<br />
o di dover raggiungere il terminal<br />
con mezzi di fortuna.<br />
Il 30 novembre scorso i rappresentanti<br />
del Liceo Classico-Scientifico<br />
e dell’Istituto Magistrale,<br />
hanno incontrato il sindaco che<br />
ha risposto alle loro istanze e programmato<br />
un piano di intervento<br />
finalizzato al miglioramento del<br />
servizio. Entrambe le parti hanno<br />
ritenuto opportuno comunicare<br />
alle scuole, mediante un manifesto,<br />
gli impegni che il primo cittadino<br />
si è preposto di ottemperare:<br />
• Spostamento della fermata<br />
dell’Istituto Magistrale Corrado Alvaro<br />
in Via Santa Maria, al fine di<br />
rendere più sicura la fermata per<br />
gli studenti.<br />
• Coordinare, insieme alle autolinee<br />
interessate, la tempistica di partenza<br />
dei vari pullman, che impedisca<br />
agli studenti di perdere le coincidenze<br />
per le città di residenza.<br />
• Aumentare di almeno tre navette<br />
il <strong>numero</strong> dei mezzi per gli<br />
studenti da Gennaio, grazie al<br />
contributo di 165.000 euro.<br />
• Predisporre lungo la SS 18 un<br />
marciapiede, utile ai ragazzi che si<br />
incamminano a piedi al terminal bus.<br />
• Pensare ad un ampliamento<br />
delle tratte coperte dalla PPM grazie<br />
alla collaborazione degli altri<br />
comuni e delle autolinee private.<br />
Le parti hanno concordato un<br />
successivo incontro a completamento<br />
del percorso di collaborazione<br />
per una definitiva risoluzione<br />
dei problemi.
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong> e dintorni<br />
SVOLTASI A POLISTEnA LA XXII<br />
EDIzIOnE DELLA MArCIA DELLA PACE<br />
di Attilio Sergio<br />
Nonostante il maltempo, in<br />
tanti, extracomunitari, giovani,<br />
intere famiglie, lavoratori<br />
portuali, da tutta la Piana, torce<br />
in mano, hanno rischiarato, il primo<br />
Gennaio, di luce, di speranza<br />
e d’impegno per il cambiamento,<br />
le vie di Polistena, convinti che<br />
pace, giustizia e bene comune,<br />
non sono un miraggio. Sono stati<br />
i ragazzi di rizziconi con un lungo<br />
lenzuolo bianco con la scritta<br />
“05.12.2009… io non ho paura” ad<br />
aprire la tradizionale Marcia della<br />
Pace di Capodanno organizzata<br />
dall’associazione “Il Samaritano”,<br />
guidata da don Pino Demasi, giunta<br />
quest’anno alla sua ventiduesima<br />
edizione. A concluderla, il<br />
messaggio dei giovani della Piana,<br />
la testimonianza dei fratelli di<br />
colore e il concerto di nino Forestieri,<br />
anche lui di rizziconi, per<br />
dimostrare la voglia di passare dal<br />
desiderio del cambiamento al coraggio<br />
dell’impegno. La marcia è<br />
stata preceduta, alle ore 18, nel<br />
Duomo cittadino, dalla Solenne<br />
Concelebrazione Eucaristica, presieduta<br />
dal Vescovo della Diocesi,<br />
Mons. Luciano Bux, con tanti<br />
fratelli extracomunitari a cantare<br />
insieme al coro parrocchiale.<br />
In Duomo, tra gli altri, il sindaco<br />
Laruffa con l’intera giunta, il sindaco<br />
baby Emanuele Salaris con<br />
i consiglieri del Ccr, l’assessore<br />
regionale Michelangelo Tripodi, il<br />
sindaco di Scido Giuseppe zampogna,<br />
l’assessore provinciale<br />
Michele Tripodi, il vice sindaco di<br />
Anoia Alessandro Demarzo, il sen.<br />
Girolamo Tripodi, autorità militari,<br />
rappresentati di associazioni e<br />
partiti politici. Don Pino Demasi,<br />
Vicario generale della Diocesi, arciprete<br />
della città e referente di<br />
“Libera”, in un Duomo stracolmo<br />
di gente, parlando della pace, ha<br />
detto che essa “è un frutto dello<br />
Spirito dell’amore che opera nel<br />
cuore degli uomini” e ha chiesto<br />
allo Spirito del Signore di trasformare<br />
“i cuori delle nostre<br />
città perché l’odio, l’invidia, la<br />
maldicenza, la sopraffazione, il<br />
disinteresse siano allontanati e<br />
cresca la solidarietà”. Don Demasi<br />
ha poi chiesto che il nostro Paese<br />
“non sia più segnato dall’individualismo”,<br />
dalla “bramosia del<br />
potere”, da chi “gioca d’azzardo<br />
con la propria vita mettendola<br />
(MAL)SANITà po l iT iC a o sis T e m a s o Ci a l e?<br />
di Rocco D. Ceravolo<br />
90 milioni di euro, 80, 65, 59…<br />
alla fine il “gruzzolo” si azzererà<br />
ed il nuovo Ospedale della Piana<br />
non si farà. E’ un rischio serio.<br />
Aggravato dalla imminenza delle<br />
elezioni regionali, che spesso tutto<br />
diluiscono, ogni cosa rimandano. C’è<br />
da chiedersi: in un altro territorio<br />
sarebbe successo tutto questo? O<br />
piuttosto la storia del fantomatico<br />
Ospedale Nuovo non è solo il riflesso di<br />
una (non) considerazione politica del<br />
ruolo della Piana? Ed intanto la gente<br />
continua ad emigrare, alla ricerca<br />
disperata di un ospedale decente. E la<br />
gente continua ad essere sballottata<br />
da nord a sud, da est ad ovest, su<br />
improbabili ambulanze, alla ricerca<br />
di un posto letto. Ed intanto gli<br />
ospedali, quelli esistenti, si chiudono<br />
perché tanto “l’Ospedale nuovo” è<br />
dietro l’angolo. Ed intanto i Pronto<br />
Soccorso si chiudono o diventano<br />
disponibili solo 12 ore su 24 perché…<br />
una volta smantellati i servizi di<br />
urgenza–emergenza i pronto soccorsi<br />
diventano inutili e dannosi. Per la<br />
proprietà transitiva, dunque, i Pronto<br />
Soccorso si chiudono perche è in<br />
arrivo il… nuovo Ospedale. Ma tutto<br />
ciò non basta. rimanevano le guardie<br />
mediche. Avrebbero garantito un<br />
minimo di sanità alle popolazioni che<br />
vivono in territori irraggiungibili, privi<br />
di strutture sanitarie; popolazioni<br />
ricche di anziani, spessissimo soli.<br />
Ma occorre risparmiare, recuperando<br />
medici ed evitando nuove assunzioni:<br />
l’anziano può aspettare! Dal medico<br />
ci andrà l’indomani mattina. Dal<br />
medico? Quale? In molti Comuni<br />
non esiste il medico di base. Ma<br />
non importa. L’anziano, soprattutto<br />
quello del sud, è abituato a soffrire,<br />
a sopportare il dolore. L’urgenza è<br />
risparmiare. Se il manager risparmia,<br />
produce. Deve, dunque, produrre<br />
denaro. E chi pensava che dovesse<br />
produrre salute si è sbagliato. La<br />
salute (almeno quella di questo<br />
territorio) non è nei piani della<br />
politica che conta. E pensare che<br />
se si fossero risparmiati i soldi che<br />
dalla Calabria sono transitati nelle<br />
casse delle AASSLL del nord si<br />
sarebbe costruito più di un ospedale.<br />
Occorre riappropriarsi del territorio.<br />
Occorre riconsegnare la sanità ai<br />
medici strappandola alla politica che<br />
non può che dare solo indirizzi di<br />
massima, evitando la gestione diretta<br />
della (mal) sanità.<br />
6<br />
a rischio con azioni inconsulte,<br />
dall’interesse di singoli gruppi e<br />
dal crimine”. Ha quindi invocato<br />
che “gli spiriti violenti” vengano<br />
disarmati e che si “rafforzino gli<br />
operatori di pace”, che i popoli<br />
ricchi si aprano alla generosità e<br />
che i popoli poveri “abbandonino<br />
le vie della violenza e intraprendano<br />
quelle dello sviluppo”. Dopo<br />
aver affermato che non si può<br />
“cantare la pace per le nostre<br />
strade e continuare poi con atteggiamenti<br />
sconcertanti” distruggendo<br />
le famiglie, non curando la<br />
vita, bloccando l’economia con il<br />
malaffare, “facendo prevalere la<br />
legge del più forte che detta le<br />
regole del pizzo e del racket”,<br />
don Pino ha concluso facendo proprio<br />
il documento dei Vescovi là<br />
dove è detto che “abbracciare o<br />
anche solo simpatizzare con una<br />
concezione dei valori della vita<br />
quale quella mafiosa è contrario<br />
al Vangelo e al bene della società<br />
e dell’uomo”. Subito dopo,<br />
partendo dal Duomo, si è snodata<br />
la marcia, il cui tragitto, a causa<br />
del maltempo, è stato modificato<br />
ed accorciato fino a giungere<br />
nell’auditorium comunale, dove il<br />
Vescovo Mons. Luciano Bux ha invitato<br />
i giovani a mettersi in rete,<br />
per stare insieme, in quanto chi<br />
coltiva la pace non ha paura, dicendosi<br />
felice di vedere i fratelli<br />
di colore “insieme” per la pace.<br />
Sul palco dell’auditorium, questi<br />
amici giunti dalla località Spartimento,<br />
precisamente dall’ex Opera<br />
Sila, prima di intonare un loro<br />
canto, hanno gridato con forza di<br />
non essere dei ladri bensì fratelli<br />
che hanno tanta voglia di lavorare.<br />
Giuseppe, ragazzo di rizziconi<br />
di Dario Cambrea<br />
on c’è peggior sordo di<br />
“Nchi non vuol sentire”. non<br />
credo ci sia un proverbio migliore<br />
di questo per descrivere la realtà<br />
che stiamo vivendo. I cambiamenti<br />
climatici che stiamo subendo<br />
sono campanelli d’allarme che il<br />
nostro pianeta sta lanciando ma<br />
che l’uomo, accecato dalla propria<br />
cupidigia, volutamente ignora.<br />
In una società dominata dal business<br />
e dove regna sovrano il dio<br />
denaro, non c’è posto per una politica<br />
ambientalista. Ed ecco che<br />
l’immissione nell’atmosfera di un<br />
<strong>numero</strong> smisurato di tonnellate di<br />
Anidride Carbonica ed altri gas nocivi,<br />
mette in serio pericolo il già<br />
delicatissimo equilibrio ambientale,<br />
sconvolgendo in maniera irreversibile<br />
il nostro ecosistema. Alluvioni,<br />
disboscamenti, processo di<br />
desertificazione, scioglimento dei<br />
ghiacciai ai poli, innalzamento degli<br />
oceani, sono aspetti diversi dello<br />
stesso problema: riscaldamento<br />
globale o in parole più semplici<br />
Effetto Serra. Ed ecco dunque che<br />
i Grandi del Pianeta hanno deciso<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
del gruppo “5 dicembre 2009”, ha<br />
letto un messaggio da parte dei<br />
giovani della Piana i quali, facendo<br />
riferimento all’assassinio di<br />
Francesco Maria Inzitari, in sala la<br />
mamma e alcune zie, hanno ribadito<br />
di aver preso parte alla marcia<br />
della pace “con tanta rabbia<br />
dentro”. Dopo essersi detti “convinti<br />
più che mai che la presenza<br />
delle organizzazioni mafiose e dei<br />
poteri forti del nostro territorio,<br />
nonché il pensiero inquinato della<br />
cosiddetta cultura mafiosa, sono<br />
d’ostacolo proprio all’affermazione<br />
della dignità della persona<br />
umana e alla costruzione del bene<br />
comune”, i giovani hanno concluso<br />
il loro messaggio affermando di<br />
voler trasformare la loro rabbia e<br />
il loro desiderio di cambiamento<br />
“in impegno concreto”. Il sindaco<br />
Laruffa si è augurato un anno di<br />
riscatto e di rinascita per la Piana<br />
attraverso il moto di ribellione<br />
dei giovani. L’assessore regionale<br />
Michelangelo Tripodi parlando di<br />
manifestazione toccante e commovente,<br />
ha ricordato la legge<br />
regionale sul diritto all’asilo e<br />
all’accoglienza ed ha espresso la<br />
speranza in un riscatto del territorio<br />
per liberarsi dall’oppressione<br />
della ‘ndrangheta. L’assessore provinciale<br />
Michele Tripodi ha chiesto<br />
accoglienza e solidarietà per gli<br />
amici di colore, ed inoltre un impegno<br />
forte e comune nella lotta<br />
alla criminalità organizzata. Infine,<br />
nell’auditorium comunale, tutti ad<br />
applaudire nino Forestieri, che nei<br />
suoi testi affronta il significato profondo<br />
del riscatto del Sud e della<br />
denuncia della tante ingiustizie<br />
che impediscono alla Calabria la<br />
crescita sociale e culturale.<br />
CAMBIAMEnTI CLIMATICI<br />
di darsi appuntamento a Copenhagen,<br />
capitale della Danimarca,<br />
per sedersi attorno ad un tavolo<br />
e decidere delle sorti dell’umanità.<br />
Durante il summit, che si è<br />
svolto dal 7 al 18 dicembre ’09, i<br />
rappresentanti dei paesi più industrializzati<br />
del mondo, hanno<br />
avanzato le proprie tesi. L’Unione<br />
Europea ha chiesto di tagliare<br />
le emissioni di gas ad effetto serra<br />
del 20% rispetto ai livelli del<br />
1990 entro il 2020. Gli Stati Uniti,<br />
invece, hanno proposto di operare<br />
un taglio del 17% rispetto ai<br />
livelli raggiunti nel 2005 entro il<br />
2020, del 42% entro il 2030 e del<br />
83% entro il 2050. La Cina parla<br />
di una riduzione di circa 40-45%<br />
rispetto ai livelli del 2005 entro<br />
il 2020. L’India prospetta un taglio<br />
del 20-25% e il Brasile un taglio<br />
del 38%-42% rispetto sempre<br />
ai livelli del 2005 entro il 2020.<br />
L’Australia, al contrario, ha proposto<br />
un taglio del 5% rispetto ai<br />
livelli d’inquinamento raggiunti<br />
nel 2000, mentre il Sudafrica<br />
parla di un taglio del 34% rispetto<br />
ai livelli attuali. Purtroppo,<br />
da quanto appreso dai giornali<br />
e da qualsiasi altro mezzo di comunicazione,<br />
questa conferenza<br />
è servita solo a fare numeri. I<br />
rappresentanti dei vari paesi non<br />
sono riusciti a raggiungere un accordo<br />
concreto. Intanto la natura<br />
sta lanciando richieste d’aiuto e<br />
l’uomo, fino a quando commetterà<br />
l’errore di sentirsi padrone<br />
della natura e non parte di essa,<br />
non farà altro che causare male<br />
a se stesso.<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
LA chIMERA DEL NUOVO OSpEDALE<br />
di Arcangelo Badolati<br />
Il nuovo<br />
ospedale<br />
della Piana<br />
sorgerà nella<br />
nostra città.<br />
La Giunta<br />
regionale ha<br />
ottenuto dal Governo<br />
lo sblocco<br />
dei fondi de- stinati alla Sanità<br />
calabrese e, dunque, l’intero piano<br />
di ristrutturazione del comparto<br />
elaborato dall’esecutivo guidato<br />
da Agazio Loiero troverà piena<br />
attuazione. Siamo felici. Ma non<br />
abbastanza. Prima che la nuova<br />
struttura entri in funzione passeranno<br />
degli anni. Anni che la gente<br />
di <strong>Palmi</strong> dovrà affrontare con<br />
pazienza e rassegnazione. Già,<br />
perché il vecchio nosocomio di via<br />
Buozzi è stato letteralmente disarticolato<br />
seguendo una miope e assurda<br />
politica di ridimensionamento<br />
voluta dall’Azienda sanitaria<br />
provinciale di reggio Calabria. Una<br />
politica che ha portato alla chiusura<br />
di tutti i reparti, alla ricollocazione<br />
dell’intero personale medico<br />
e al sostanziale trasferimento<br />
dell’intero parco dei macchinari.<br />
Per comprendere quale sia la situazione<br />
basta fare un esempio:<br />
l’estate scorsa, con le spiagge quotidianamente<br />
affollate da almeno<br />
cinquantamila persone, il Pronto<br />
soccorso di una delle località balneari<br />
più importanti del reggino<br />
era funzionante solo di notte. Dunque,<br />
per qualsiasi tipo d’incidente<br />
verificatosi nel centro cittadino,<br />
alla Marinella, a Sant’Elia oppure<br />
alla Tonnara o Pietrenere, la gente<br />
doveva spostarsi a Gioia Tauro<br />
per ottenere l’assistenza medica<br />
immediata. Un’assistenza non certo<br />
degna, peraltro, d’un grande<br />
centro clinico. Se si considera che<br />
una vita può essere salvata – come<br />
certificano ormai tutti gli studi<br />
Se vuoi dire la tua, scrivi a:<br />
redazione@<strong>madreterra</strong>news.it<br />
lettori@<strong>madreterra</strong>news.it<br />
7 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong> e dintorni <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
condotti nel mondo – in base alla<br />
celerità con cui vengono praticati<br />
i primi soccorsi, può ben comprendersi<br />
in che razza di scandaloso<br />
quadro devono dibattersi i cittadini<br />
nati in quest’angolo dimenticato<br />
d’Italia. E allora, in attesa<br />
della realizzazione del nuovo plesso,<br />
sarebbe stato più utile, logico<br />
e conveniente mantenere in vita<br />
almeno i reparti più importanti<br />
del nosocomio palmese. E cioè: il<br />
Pronto soccorso, la rianimazione,<br />
la Chirurgia generale, la Cardiologia,<br />
la nefrologia, la Ginecologia<br />
che erano stati per un trentennio il<br />
fiore all’occhiello della sanità pianigiana.<br />
Invece, qualcuno ha deciso<br />
diversamente. Potenziando i<br />
presidi di Gioia Tauro e Polistena e<br />
abbandonando <strong>Palmi</strong> ad un destino<br />
che la sua storia certo non merita.<br />
nella nostra città – lo ricordiamo<br />
a chi finge di non saperlo – hanno<br />
operato medici di altissimo livello,<br />
animatori di scuole di chirurgia e<br />
rianimazione (citiamo fatti conclamati)<br />
alle quali si sono allevati<br />
sanitari oggi in servizio in nosocomi<br />
di tutta la nazione. E’ per questo<br />
che pur plaudendo alle scelte<br />
della Giunta regionale, invitiamo i<br />
palmesi ad avere un sussulto d’orgoglio.<br />
Diceva robespierre: “non<br />
sempre è necessario eccitare la<br />
folla in piazza per ottenere giustizia:<br />
quando, però, è indispensabile<br />
non bisogna esitare”. Ecco, forse è<br />
il momento di scendere in strada<br />
pretendendo rispetto e considerazione.<br />
noi, dopo reggio Calabria,<br />
siamo la seconda città della provincia<br />
e nessuno può immaginare<br />
di trattarci come se fossimo un<br />
branco d’ignoranti orientabile a<br />
piacimento con inutili adulazioni e<br />
false promesse. ribelliamoci, perciò,<br />
in nome della difesa d’un diritto<br />
– quello alla Salute – sancito e<br />
tutelato alla Carta Costituzionale.<br />
Il coraggio, da queste parti, non è<br />
mai mancato…<br />
AUTOSTRADA SOLARE<br />
di Andrea Ortuso<br />
Catanzaro, 29 dicembre.<br />
“L’opera di costruzione<br />
della nuova A3 va avanti con regolarità<br />
e nel rispetto dei tempi<br />
previsti, difatti, entro il 2012, al<br />
massimo nei primi mesi del 2013,<br />
questa lunghissima arteria autostradale,<br />
che misura oltre 440 km,<br />
sarà interamente ammodernata; i<br />
lotti vanno avanti e man mano che<br />
saranno terminati si aggiungeranno<br />
ai circa 200 km già a disposizione<br />
dell’utenza”. (Altero Matteoli -Ministro<br />
dei trasporti-)<br />
Dopo anni, ci si domanda perché<br />
demolire a suon di denari i viadotti<br />
che andranno in disuso.<br />
Per iniziativa dell’assessore<br />
all’urbanistica Michelangelo Tripodi,<br />
la giunta provinciale di reggio<br />
Calabria ha approvato un atto che<br />
ha come obiettivo la realizzazione,<br />
nei tratti in dismissione dell’autostrada<br />
A3 tra Scilla e Bagnara, di<br />
un parco finalizzato sia alla produzione<br />
di energia solare, sia alla<br />
sperimentazione scientifica, evitando<br />
cosi inutili e gravosi costi di<br />
demolizione.<br />
La Giunta Provinciale ha autorizzato<br />
il presidente alla firma di<br />
un protocollo d’intesa tra regione,<br />
Provincia, AnAS, Comuni interessati<br />
e Università Mediterranea, coinvolgendo<br />
tutti al sostenimento e<br />
alla promozione di questo progetto<br />
che coniuga lo sviluppo di energie<br />
alternative con la vocazione turistica<br />
della costa viola. L’intento del<br />
dipartimento Urbanistica, infatti,<br />
e’ quello di mantenere i tratti dismessi<br />
dell’A3 e di utilizzarli quale<br />
base per realizzare un pacchetto di<br />
idee innovative ed altamente qualificanti.<br />
Tutto nasce nel lontano febbraio<br />
del 2007 a reggio Calabria, durante<br />
i lavori del forum “Open Space<br />
Tecnology”: un progetto innovativo<br />
finalizzato all’utilizzo di un’importante<br />
viabilità da dimettere per<br />
riconvertirla in un polo tecnologico<br />
industriale e didattico/culturale in<br />
sintonia con il programma di valorizzazione<br />
e fruizione del paesaggio.<br />
In definitiva, la proposta progettuale,<br />
ha come obiettivo il riuso<br />
dei tratti autostradali in dismissione,<br />
per destinarli a nuove funzioni:<br />
la corsia nord ospiterà uno spazio di<br />
sperimentazione per la produzione<br />
di energia rinnovabili; il tratto autostradale<br />
sud, come richiesto dai<br />
comuni dell’area, verrà mantenuto<br />
come percorso alternativo alla ss<br />
18. L’obiettivo primario resta quello<br />
di attirare l’attenzione di soggetti<br />
pubblici e privati nazionali ed internazionali<br />
che abbiamo interesse<br />
ad investire capitali sull’idea, e più<br />
in generale, sulle fonti di energia<br />
rinnovabile e sulla ricerca scientifica<br />
che sperimenta e utilizza l’energia<br />
solare.<br />
Tale iniziativa consentirebbe la<br />
produzione di energia, la riduzione<br />
dell’inquinamento ambientale, causato<br />
da milioni di metri cubi di materiale<br />
prodotti dalla demolizione,<br />
ed infine la possibilità di utilizzo<br />
del parco solare come luogo di attività<br />
a scopi didattici e sperimentali<br />
e ludico naturalistici.<br />
Per affrontare gli eventuali ostacoli<br />
è prevista una “task force” o<br />
“Tavolo tecnico” che, secondo un<br />
programma periodico di incontri di<br />
carattere tecnico scientifico, individueranno<br />
i percorsi per valorizzare<br />
il paesaggio, vero e immenso<br />
patrimonio calabrese.<br />
Inoltre è previsto il coinvolgimento<br />
di partner qualificati, detentori<br />
del Know How necessario alla realizzazione<br />
e di partner istituzionali<br />
che hanno competenza negli ambiti<br />
di intervento; a tal fine è gia stato<br />
realizzato un sito internet di illustrazione<br />
e gestione del progetto,<br />
con ampia possibilità di interagire<br />
con una sezione di discussione. Inoltre<br />
è previsto il lancio di un concorso<br />
di idee per stimolare in parallelo<br />
soluzioni innovative ed originali sia<br />
dal punto di vista della fruibilità<br />
dell’opera che dal punto di vista architettonico<br />
e paesaggistico .<br />
La nostra speranza è che ci siano<br />
sempre iniziative di così valido<br />
spessore, a cui non tarderemo<br />
a dare risalto e appoggio; certo è<br />
che, noi calabresi, siamo ormai disincantati<br />
e riuscire ad immaginare<br />
per il 2012 la “nostra A3”, ammodernata<br />
e funzionante, ci sembra<br />
una promessa azzardata ed il<br />
progetto futuristico sopra esposto,<br />
una splendida utopia. non vogliamo<br />
però, tarpare le ali ad un’idea che<br />
oggi, sebbene ancora su carta, ci<br />
piace e ci lascia sorpresi e sognanti;<br />
magari abbiamo ancora voglia<br />
di immaginare la nostra Calabria,<br />
come una macchina da oliare bene<br />
e a cui basterà un pò di impegno e<br />
di ottimismo, per viaggiare spedita!<br />
E allora impegnamoci in questo<br />
progetto, con un unico, sincero e<br />
scaramantico augurio: non rimanere<br />
per strada, con la macchina guasta<br />
e miseramente in panne!<br />
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Proposte
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
pUNTI DI VISTA<br />
ChI TROvA UN LIBRO TROvA UN TESORO<br />
Perch é la g i o v e n t ù d i og g i l eg g e Po co?<br />
di Amabile Giusti<br />
Le statistiche puntano il dito:<br />
in Italia si legge poco e, in<br />
questa penuria di lettori, le giovani<br />
generazioni occupano un posto<br />
rilevante. I ragazzi preferiscono<br />
navigare in internet piuttosto che<br />
tra le righe di un libro. Si tratta in<br />
entrambi i casi di mondi virtuali,<br />
eppure risulta più facile perdersi<br />
nelle maglie della rete globale che<br />
nelle parole stampate. Ci si chiede<br />
il perché di questa disaffezione in<br />
una società ben più alfabetizzata<br />
di un tempo: gli esperti potrebbero<br />
addurre motivazioni complesse e<br />
scientifiche, ma a mio parere gran<br />
parte della responsabilità è da attribuire<br />
alla fretta e alla furia che<br />
caratterizzano ormai l’esistenza<br />
di tutti. La gente di oggi non vive,<br />
scappa. La foga di fare, a qualsiasi<br />
età - perfino i bambini hanno più<br />
impegni di un capo di stato – provoca<br />
un’adrenalina che scatena il<br />
bisogno di esperienze repentine e<br />
approcci mordi e fuggi.<br />
Leggere, invece, esige una pausa.<br />
Il semplice fatto di scegliere<br />
un libro, sfogliarlo e annusarne<br />
le pagine, impone un intervallo<br />
di tempo da dedicare a un gesto<br />
che diventa quasi solenne, antico<br />
come l’uso della penna d’oca rispetto<br />
alla tastiera di un pc. Entrare<br />
dentro una storia, gustarne<br />
le parole, conoscere personaggi e<br />
intrecci, abbandonarsi a dialoghi e<br />
descrizioni, richiede tempo e attenzione.<br />
Difficile che, oggi, in un<br />
mondo che corre, si trovi lo spazio<br />
per soste tanto profonde.<br />
E allora, meglio la chat e le sue<br />
frequentazioni fittizie, spesso false<br />
come banconote di stoppa, meglio<br />
le velocissime connessioni di<br />
internet in cerca di cose che si dimenticano<br />
altrettanto velocemente,<br />
meglio rapporti che non creano<br />
responsabilità e non impongono<br />
impegno. Meglio continuare a scappare<br />
lontano da sé, perché i libri,<br />
se pure fanno evadere, alla fine ci<br />
riportano all’interno di noi stessi,<br />
e guardarsi dentro non è sempre<br />
un buon affare.<br />
Spesso non c’è una precisa presa<br />
di posizione in questo atteggiamento<br />
di indifferenza: praticamente<br />
nessuno sceglie a tavolino<br />
di preferire un’ora in MSn o a di-<br />
gitare i tasti di un cellulare, piuttosto<br />
che un’ora con personaggi<br />
di carta, balene bianche, ritratti<br />
di signore, grandi speranze, e piccoli<br />
principi. Semplicemente, in<br />
mancanza di un esempio, di un<br />
coinvolgimento che non sia solo il<br />
vincolo a leggere questa o quella<br />
storia deciso dai programmi scolastici,<br />
i giovani scelgono la via<br />
più battuta e più comoda, quella<br />
che, conformandoli gli uni agli altri,<br />
li fa sentire sicuri e protetti.<br />
E’ paradossale come, in un’età in<br />
cui la ricerca della trasgressione<br />
è quasi un diktat, alla fin fine la<br />
disobbedienza si esprima attraverso<br />
gesti ormai comuni a tutti:<br />
tatuaggi, parole più o meno forti,<br />
atteggiamenti millimetricamente<br />
clonati, e quel linguaggio da sms<br />
anch’esso segno dell’impazienza<br />
che li invade. Viene da pensare<br />
che, per essere trasgressivi, occorra<br />
non esserlo.<br />
Se solo i ragazzi capissero quanto<br />
leggere li renderebbe davvero<br />
diversi! non burattini, non manichini,<br />
non plastilina nelle mani degli<br />
altri. Capaci di ragionare con le<br />
proprie cellule grigie.<br />
E poi, in fondo, i personaggi<br />
dei libri non sono amici virtuali<br />
anch’essi? Di cosa ci parlano<br />
se non di emozioni, di amore, di<br />
odio, di paura e coraggio: insomma<br />
di vita? Con la differenza che,<br />
mentre un nickname e un avatar<br />
appaiono e scompaiono e chissà<br />
cosa nascondono, i personaggi dei<br />
libri non nascondono nulla che non<br />
siamo in grado di svelare usando la<br />
sensibilità, e rimangono, ci inchiodano,<br />
ci costringono a riflettere.<br />
non vanno mai via, sono sempre<br />
lì, non solo nelle pagine bianche o<br />
ingiallite dall’uso, ma nelle nostre<br />
menti che le hanno immaginate. I<br />
libri fanno diventare consapevoli,<br />
indipendenti, forti. rallentano i<br />
nostri passi veloci, non per frenarci,<br />
ma per permetterci di guardare<br />
meglio intorno, per ammirare il<br />
panorama dell’umanità, di ciò che<br />
ha raccontato da sempre, di ciò<br />
che racconterà sempre. Ci forniscono<br />
un linguaggio potente, ricco,<br />
offrendoci l’arma più forte di<br />
tutte: la parola. Chi conosce, chi<br />
sa parlare, chi dice le cose con<br />
cognizione di causa, chi capisce<br />
il senso di ciò che dicono gli altri,<br />
non finirà mai sotto il tacco di<br />
8<br />
nessuno. I libri ci danno la libertà,<br />
la vera trasgressione, ci rendono<br />
disobbedienti, nobili lupi dinanzi a<br />
chi ci vorrebbe stupido gregge.<br />
naturalmente, con questa visione<br />
pessimista dei gusti della<br />
gioventù attuale non voglio generalizzare:<br />
peccherei di presunzione.<br />
Ci sono certamente, in questo<br />
mare di nuche chine, molte fronti<br />
alzate. Sono giovani che dicono<br />
realmente no e non belano. Menti<br />
magnifiche, anche solo in potenza,<br />
perché vogliono conoscere, capire,<br />
vogliono saperne di più e non pensano<br />
di sapere già tutto. Sarebbe<br />
splendido se questi riuscissero a<br />
contagiare tutti gli altri, se il piacere<br />
della lettura diventasse una<br />
pandemia più capillare dell’influenza.<br />
Allora, le nostre librerie,<br />
le biblioteche, traboccherebbero<br />
di giovani che non spendono tutte<br />
le loro paghette in ricariche telefoniche,<br />
e lì si conoscono, si guardano,<br />
si scambiano idee, e chissà,<br />
si innamorano magari.<br />
E’ un obiettivo possibile? Lo spero<br />
vivamente. Se l’esempio che<br />
daremo ai nostri ragazzi sarà migliore,<br />
se trasmetteremo loro entusiasmo,<br />
se smetteremo di belare<br />
anche noi, chissà che loro non<br />
scelgano di emanciparsi. Come<br />
aiutarli (e aiutare noi stessi)?<br />
Leggendo e mostrando quanto<br />
ciò ci renda migliori. Organizzando<br />
eventi senza toni pomposi,<br />
senza prolisse divagazioni, senza<br />
la noia che spesso contraddistingue<br />
il nostro voler fare cultura.<br />
Parlandone con semplicità anche<br />
se non semplicisticamente. Dando<br />
loro la possibilità, nelle scuole,<br />
oltre a studiare i testi ufficiali, di<br />
scegliere le storie che vogliono;<br />
creare club di lettura, di scrittura<br />
creativa, che siano luoghi di<br />
incontro, che siano spazi di vita.<br />
Dimostrare interesse per questi<br />
ragazzi, per le cose che dicono,<br />
per le cose che vorrebbero dire<br />
ma ancora non ce la fanno. Avere,<br />
un poco, la loro età. Credere sul<br />
serio che leggere aiuti, altrimenti<br />
sarebbe come vendere fumo.<br />
Perché è vero che chi trova – e<br />
legge - un libro trova un tesoro, un<br />
tesoro eterno, condivisibile con gli<br />
altri senza che questo lo impoverisca,<br />
più fedele dell’amore, più<br />
saldo della fede: un compagno di<br />
vita fino alla fine dei giorni.<br />
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L’IMPIEGATO<br />
PUBBLICO<br />
di Franca Luppino<br />
Siamo la rovina dell’intero<br />
sistema economico italiano!<br />
Fare il nostro dovere? Macchè!<br />
Solitamente lavoriamo poco<br />
e male, abbiamo uno stipendio da<br />
favola, superiamo i mille Euro al<br />
mese(che rubiamo), siamo assenteisti,<br />
siamo scortesi con i cittadini,<br />
siamo protetti dai sindacati(?),<br />
in una parola: SIAMO LAVOrATOrI<br />
APPArTEnEnTI AD EnTI PUBBLICI!<br />
E’ vero, prendiamo circa 1.100,00<br />
Euro al mese, ma volete leggere<br />
una busta paga di un dipendente<br />
pubblico? Eccovi accontentati:<br />
abbiamo uno stipendio iniziale lordo<br />
decurtato da mille voci: ritenute<br />
irpef per addizionale comunale,<br />
ritenute irpef per addizionale<br />
regionale, ritenute assistenziali e<br />
previdenziali, GESCAL “GESTIOnE<br />
CASE LAVOrATOrI”, (trattasi<br />
di un fondo per la costruzione<br />
e l’assegnazione di alloggi ai lavoratori<br />
ed alle loro famiglie che<br />
non esiste più ma che continua lo<br />
stesso a prelevare i nostri soldi).<br />
E che dire dell’assistenza medica,<br />
viene trattenuta all’origine<br />
sotto la voce “PrEVIDEnzA SAnITArIA”,<br />
poi paghiamo ticket in<br />
farmacia, prestazioni di laboratorio<br />
di analisi, prestazioni di<br />
diagnostica strumentale, perché<br />
il nostro reddito familiare è tal<br />
mente elevato che non sussistono<br />
condizioni di esenzione. Più di<br />
ogni altra categoria di lavoratori<br />
paghiamo le tasse e non possiamo<br />
evadere neanche un centesimo.<br />
non voglio sembrare una che<br />
sputa nel piatto in cui mangia (passatemi<br />
questo termine non molto<br />
ortodosso), tutti i giorni ringrazio<br />
per questo lavoro, mi sento molto<br />
fortunata specialmente in questo<br />
periodo di profonda crisi economica,<br />
ma non sono “una fannullonabuona<br />
a nulla-scortese” e come me<br />
ci sono tantissimi colleghi che ogni<br />
giorno si guadagnano lo stipendio<br />
meritatamente, facendo il proprio<br />
dovere in silenzio, in maniera<br />
molto seria e con tanta dignità.<br />
Avrei voluto scrivere tantissime<br />
altre cose sulla nostra condizione<br />
di lavoratori dipendenti che non<br />
riesco ad accettare, ma avrò altre<br />
occasioni per farlo.<br />
Intanto cercherò di vedere i lati<br />
positivi del mio impiego e di dare<br />
poca importanza ai giudizi negativi<br />
che ogni giorno ci piovono addosso,<br />
tanto sono convinta che<br />
sia nel pubblico che nel privato<br />
c’è chi fa il proprio dovere e chi<br />
non lo fa.<br />
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2000 – <strong>2010</strong>: IL pRIMO DEcENNIO<br />
Sar à ri c o r d at o, f o r S e , p e r il de c e n n i o ch e pi ù di og n i alt r o ha ca m b i at o la no S t r a vi ta .<br />
di Paolo Ventrice<br />
Doveva essere il decennio della<br />
riscoperta dei valori, della moralità,<br />
del cambiamento totale della<br />
vita sociale verso direzioni meno<br />
allarmistiche e più attente al futuro.<br />
Il giubileo del 2000 era la “guida<br />
spirituale”, per antonomasia, di<br />
tutto il nuovo secolo. Purtroppo,<br />
gli eventi più eclatanti che ricordiamo<br />
oggi, sono quasi tutti negativi,<br />
fatti di guerre e terrorismo, di<br />
“mucca pazza” e SArS, immagini<br />
di fame nel terzo mondo e omicidi<br />
di massa (leggi Darfur), battaglie<br />
(aspre) contro la globalizzazione<br />
e riarmi nucleari di paesi Pseudopacifisti.<br />
Il tutto condito da Televisione<br />
e carta stampata con cronache di<br />
basso livello culturale (gossip, diatribe<br />
politiche ad uso e consumo<br />
mediatico ecc…).<br />
In realtà se ci soffermassimo un<br />
po’ di più ad analizzare il decennio,<br />
forse non tutto sarebbe così<br />
nero. Forse siamo stati abituati a<br />
focalizzare sempre e solo cose negative,<br />
a realizzare che attorno a<br />
noi sia tutto un po’ offuscato da<br />
coltri di nebbia grigiastra che ci<br />
nasconde le cose positive.<br />
- Pensiamo per un attimo a cosa<br />
ci ha lasciato la morte di un Papa,<br />
di Giovanni Bruzzese<br />
Donne ridotte in schiavitù,<br />
arsenali svuotati di armi<br />
micidiali, intere valli coltivate a<br />
canapa indiana e intensi rapporti<br />
con i mammasantissima della<br />
‘ndrangheta: il libro “Banditi e<br />
schiave” di Arcangelo Badolati e<br />
Giovanni Pastore, rispettivamente<br />
caposervizio e vicecaposervizio<br />
del quotidiano Gazzetta del<br />
pensiamo al vuoto che sentiamo<br />
oggi – l’ovvio riferimento è alla<br />
sua personalità, al suo carisma<br />
– e ricordiamoci di ciò che è riuscito<br />
a darci. Senz’altro questo<br />
è positivo!<br />
- L’Europa è unita (quasi tutta),<br />
e noi siamo liberi di muoverci<br />
come fossimo tutti sotto lo stesso<br />
tetto, solo divisi da tanti dialetti.<br />
non è positivo?<br />
- In America, dopo anni di “Bushismo”,<br />
arriva il primo Presidente<br />
di colore. Il Barack Day ha cambiato<br />
il mondo! Ci ha insegnato che l’uomo<br />
sta pianificando un’evoluzione<br />
sociale pari solo alla liberazione<br />
dalla schiavitù. non è positivo?<br />
- Paesi del “Terzo mondo” stanno<br />
subendo un cambiamento,<br />
economico-politico, radicale che<br />
li sta lanciando verso un notevole<br />
sviluppo e conseguente riposizionamento<br />
nell’ambito del contesto<br />
economico mondiale (Cina, India,<br />
Brasile, alcune regioni dell’Africa<br />
ecc…). Anche questo è positivo!<br />
- L’informazione viaggia in rete<br />
a ritmi impensabili fino al secolo<br />
scorso. Internet oggi è alla portata<br />
di tutti, è un compagno di viaggio,<br />
nel lavoro e nel tempo libero.<br />
Ci serve qualcosa? Cerchiamo<br />
su Internet. Abbiamo bisogno di<br />
notizie? Cerchiamo su Internet…<br />
Sud, racconta l’infernale mondo<br />
delle cosche albanesi. Un mondo<br />
governato da un antico codice,<br />
il “Kanun”, che pone la figura<br />
maschile al centro della famiglia<br />
patriarcale relegando la donna<br />
a livello di una serva, priva<br />
di qualsiasi diritto. Persino in<br />
occasione dei funerali le femmine<br />
albanesi non possono piangere i<br />
loro morti come fanno gli uomini<br />
La famiglia diventa consorteria<br />
criminale ed esercita alcuni<br />
diritti, sanciti dal “Kanun”, che<br />
fanno paura: per esempio quello di<br />
compiere le vendette e di uccidere<br />
chi si macchia di adulterio. Il<br />
volume, edito dalla “Pellegrini” di<br />
Cosenza, svela per la prima volta,<br />
attraverso documenti giudiziari<br />
e le rivelazioni dei collaboratori<br />
di giustizia, i legami intessuti<br />
dalle gang provenienti dal Paese<br />
delle Aquile con le cosche della<br />
‘ndrangheta. Legami cimentati<br />
dalla costante fornitura di droga<br />
e kalashnikov che gli schipetari<br />
garantiscono a boss e picciotti<br />
calabresi. “Banditi e schiave”<br />
contiene pure le agghiaccianti<br />
9 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
pUNTI DI VISTA <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
d a l g i u B i l e o a l l a C r i si m o n d i a l e pi ù p r o f o n d a d a l 1929 a d o g g i, d a l “11 se T T e m B r e 2001” a l l’e l e z i o n e d el p r i m o pr e sid en T e d i<br />
Co l o r e n e g l i s TaT i u n i T i, d a l l’i n T r o d u z i o n e d e f i n iT i va d e l l’e u r o a l l a gu er r a in m e d i o o r i e n T e, d a l l a T v a l p l a s m a a l l’i-p h o n e, d a l l a<br />
p r eo CCu pa zi o n e s e m p r e pi ù C r e s C e n T e s u l l’a m B i e n T e alle va r i e pa n d e m i e d i i n izi o millennio, d a i n T e r n e T a l l a g l o B a l iz z a z i o n e a s s o l u Ta.<br />
Ovunque ci si trovi, il mondo è a<br />
portata di mano! non è positivo?<br />
Il mondo crolla sotto la spinta<br />
(leggi evanescenza) delle “Bolle<br />
immobiliari” americane ed inglesi;<br />
tutti stanno alla finestra in attesa<br />
che la lama della ghigliottina li<br />
colpisca e… Signori, incredibile ma<br />
vero:<br />
In Italia il tasso di disoccupazione<br />
è salito, in un anno, di soli 1,2<br />
punti percentuali (dal 7% all’8,2%)<br />
mentre in Europa (media continentale)<br />
il gup si attesta intorno al<br />
2% (dal 7,9% all’9,8%) e negli Stati<br />
Uniti, nonostante aiuti giganteschi<br />
all’economia da parte del governo,<br />
del 3,6% (dal 6,6% al 10,2%)!<br />
Certamente non ci nascondiamo<br />
dietro un dito, la crisi c’è, è attuale,<br />
sta togliendo qualcosa a tutti<br />
ma l’Italia, questa piccola penisola<br />
martoriata da crisi economiche<br />
perenni, da debiti pubblici incontrollabili<br />
e dalle cui casse sono<br />
spariti (e spariscono in continuazione)<br />
fondi “eccellenti”, ha l’onore<br />
di guidare la ripresa economica<br />
mondiale –si fa per dire- dall’alto<br />
della sua posizione di Paese che<br />
meno di altri sta subendo questa<br />
“implosione” economica. Questo<br />
è straordinario! Prendiamolo ad<br />
esempio e costruiamoci attorno il<br />
futuro!<br />
u n l i b r o d i Ar c A n g e l o bA d o l A t i e gi o v A n n i PA s t o r e<br />
testimonianze di due giovani<br />
ragazze costrette a prostituirsi<br />
in varie zone d’Italia attraverso<br />
indicibili torture come, per<br />
esempio, l’immersione in una<br />
vasca da bagno piena di ghiaccio.<br />
Una delle due vittime rimane<br />
addirittura incinta e le viene<br />
proposto di vendere il bambino.<br />
Gli autori hanno ricostruito la<br />
mappa del traffico di esseri<br />
umani dall’Est europeo verso<br />
la Calabria, dimostrando come<br />
i fucili mitragliatori usati in<br />
provincia di Cosenza per compiere<br />
efferati omicidi di mafia, tra<br />
il 1999 e il 2009, siano stati<br />
forniti dagli albanesi. nel libro,<br />
inoltre, vengono rivelati i nomi<br />
dei più importanti malavitosi<br />
d’Oltreadriatico che gestiscono<br />
gli affari sporchi in combutta con<br />
malavitosi calabresi, siciliani e<br />
campani. Per sfuggire ai controlli<br />
antidroga, gli schipetari hanno<br />
fatto ricorso - come rivela il<br />
volume di Badolati e Pastore -<br />
anche a corrieri insospettabili. Si<br />
tratta di Liliana Kondakci, celebre<br />
cantante albanese, nota come<br />
la “Mina d’Albania” e tuttora<br />
ricercata in campo internazionale<br />
per traffico di cocaina; e di Patrizia<br />
Germanese, sovrintendente<br />
della polizia penitenziaria, già<br />
appartenente al reparto speciale<br />
dei Gom, arrestata lo scorso anno<br />
nel Cosentino con otto chili di<br />
eroina, e poi morta suicida nel<br />
carcere di Castrovillari.<br />
nel volume è contenuto pure<br />
un eloquente contributo del<br />
magistrato di origine albanese,<br />
Francesco Minisci, pm presso la<br />
Procura di roma. La prefazione<br />
è stata invece curata dal<br />
giornalista e scrittore Antonio<br />
nicaso che ha spiegato quanto<br />
le consorterie albanesi siano<br />
diventati potenti anche negli<br />
Usa, mentre una significativa<br />
testimonianza è stata data dal<br />
giornalista e scrittore Attilio<br />
Sabato, direttore della rete<br />
televisiva calabrese Ten.<br />
In appendice è infine pubblicata<br />
la relazione del servizio segreto<br />
civile italiano sulla criminalità<br />
albanese e la sua pericolosissima<br />
pervasività.
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
di Mario Idà<br />
Lo ricordo, con gli occhi della<br />
mente, stretto nel suo pastrano<br />
grigio in una fredda e umida<br />
giornata d’inverno, passeggiare<br />
sul corso assorto nei suoi infiniti<br />
pensieri. Mi fermai a salutarlo e<br />
con la sua proverbiale grazia mi<br />
intrattenne qualche minuto per<br />
esprimere ancora la sua riconoscenza<br />
per il convegno organizzato<br />
dall’Amministrazione Comunale<br />
nell’auditorium della Casa della<br />
Cultura sui temi della sua filosofia.<br />
Mi aveva già confidato che, in<br />
quella occasione, la partecipazione<br />
attiva ai lavori di molti studenti<br />
degli istituti superiori di <strong>Palmi</strong> lo<br />
aveva positivamente colpito, in<br />
quanto apparentemente estranea<br />
allo stereotipo di una gioventù distratta<br />
da tutt’altri interessi, tanto<br />
da sentirsi quasi ringiovanito e rinfrancato<br />
nello spirito, che sembrava<br />
anelare soltanto ad una morte<br />
liberatrice. Sarebbe stata, quella,<br />
la sua ultima apparizione ufficiale<br />
in pubblico, perché si era poi ritirato<br />
tra le pareti domestiche ad<br />
aspettare l’ineluttabile evento…<br />
non posso che ricordarlo così<br />
D.A. Cardone, perchè ho avuto la<br />
fortuna di conoscerlo soltanto in<br />
prossimità del suo limen mortis.<br />
Altri, ben più qualificati di<br />
me, che lo hanno frequentato e<br />
studiato con rigore intellettuale,<br />
potranno dire di Lui, tracciandone<br />
un profilo non solamente umano,<br />
potranno collocare la sua opera<br />
nel cerchio del pensiero moderno.<br />
Mi preme qui rilevare che Cardone<br />
ha vissuto secondo uno stile<br />
personalissimo, in piena coerenza<br />
di teoria e prassi (aspetto, questo,<br />
molto raro tra gli intellettuali del<br />
10<br />
IL pERSONAGGIO<br />
nostro tempo), lontano dalle logomachie<br />
degli ideologi e dagli schiamazzi<br />
di certi salotti, mai corrivo<br />
alle tentazioni e alle lusinghe del<br />
“carrierismo” accademico, appartato<br />
ma non emarginato, suscitatore<br />
come fu – pur da una lontana<br />
plaga della provincia italiana – di<br />
dibattiti epocali. non avrebbe potuto<br />
ottenere riconoscimenti internazionali,<br />
non sarebbe stato<br />
proposto nel 1963 per il nobel per<br />
la Pace e, nel 1972, per il Premio<br />
nehru, se non fosse stato impegnato<br />
in prima linea nel proporre<br />
la necessità di una metodologia<br />
nuova di intervento nell’ordine<br />
politico e sociale di un modello<br />
culturale aperto alle grandi speranze<br />
dell’umanità, in un’epoca<br />
che già prefigurava all’orizzonte<br />
tempi tristi e duri. Si fece, infatti,<br />
promotore di una vulgata umanitaria<br />
e pacifista, che era non solo<br />
lo sbocco di una meditata opzione<br />
culturale, ma anche la cifra di<br />
una particolare lettura dei testi<br />
evangelici. Il tutto con un bagaglio<br />
enorme di conoscenze, dove campi<br />
di ricerca diversi trovavano alla<br />
fine una loro intima unitarietà.<br />
Dopo avrebbe varcato quella<br />
“prima linea”, approdando in una<br />
sorta di “terra di nessuno” nella<br />
quale l’uomo si ritrova solo davanti<br />
a se stesso, specularmente simile<br />
agli Dei, di cui “il tempo cancella<br />
o scolora financo il nome”. I disinganni<br />
di una società avviata a ritmi<br />
crescenti verso forme di esistenza<br />
collettiva inautentica e di isteria<br />
meccanizzata, gli rafforzeranno il<br />
senso di alterità nei riguardi della<br />
civiltà moderna, di disgusto per i<br />
suoi segni e dogmi, avvertiti come<br />
una sovrastruttura ipocrita. La so-<br />
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DOMEnICO AnTOnIO CArDOnE, MAESTrO DI VITA E DI PEnSIErO<br />
di Mario Idà<br />
Poteva apparire come un<br />
burbero solitario venuto da<br />
chissà dove. Invece era un uomo<br />
dolcissimo e dai modi gentili, un<br />
grande comunicatore di sentimenti<br />
profondi e autentici, alla cui<br />
scuola si sono formati decine di<br />
ragazzi palmesi, me compreso.<br />
DOn FrAnCO<br />
rICOrDO DI FrAnCO POSCHI, UOMO DI FEDE E GrAnDE EDUCATOrE<br />
Tra la fine degli anni cinquanta<br />
e la prima metà del ’60 l’Azione<br />
Cattolica rappresentava per noi<br />
un approdo naturale di vita comunitaria,<br />
un luogo di preghiera<br />
e, al tempo stesso, di giochi innocenti<br />
vissuti all’aria aperta. Era<br />
il tempo della spensieratezza,<br />
consumato gioiosamente entro le<br />
cietà attuale non poteva<br />
che apparirgli come “una<br />
foresta pietrificata al centro<br />
della quale sta il caos”,<br />
secondo l’espressione lapidaria<br />
di Henry Miller.<br />
Si preannuncia, così, la<br />
“svolta nuova” del pensiero<br />
cardoniano, risolventesi<br />
nella visione della<br />
vita come pura esperienza<br />
ludica e afinalistica,<br />
tanto che lo stesso filosofare<br />
gli doveva apparire<br />
come un gioco, drammatico<br />
e decisivo certo, ma<br />
pur sempre un gioco del<br />
pensiero riflesso: cogito<br />
ergo ludo.<br />
Significativamente,<br />
Cardone fa dire al personaggio<br />
centrale di una sua<br />
commedia: “Ormai sentivo<br />
il vuoto di una vita<br />
mai sazia perché sempre<br />
assetata.<br />
Le idee, scambiate<br />
come palline di ping-pong<br />
fra persone colte, non mi<br />
soddisfano più. Ho voluto viverle<br />
nella trama spesso tragica della<br />
società, per contestarne le astuzie<br />
rituali, le gare di vanità, le schiavitù<br />
dinanzi ai mostri meccanici<br />
che sono stati creati per liberarci<br />
dalla schiavitù della fatica, ma<br />
che ci hanno tolto anche il piacere<br />
dell’operosità individuale. Viverle<br />
in un mondo assurdo, falso, ove<br />
anche l’arte è diventata una gara<br />
per sbalordire non per affascinare,<br />
viverle in una nuova autenticità. E<br />
ciò non per tentare l’impossibile<br />
impresa di riformare il mondo, ma<br />
per una mia personale esperienza<br />
di naturalezza, di semplicità ele-<br />
mura di una città ordinata e bella.<br />
Aspettavamo con ansia la stagione<br />
calda perché “Don Franco”,<br />
come noi lo chiamavamo, organizzava<br />
puntualmente i gr.est., i<br />
gruppi estivi, una sorta di competizione<br />
tra “bande” da lui stesso<br />
selezionate, dove ci si misurava<br />
in competizioni diverse sotto il<br />
suo sguardo vigile e attento quasi<br />
fosse il nostro secondo padre. E’<br />
stato un uomo ispirato dalla Fede,<br />
votato al sacrificio e all’insegnamento<br />
dei valori religiosi, un educatore<br />
di una umanità straordinaria.<br />
E’ stato il nostro Don Bosco<br />
senza abito talare.<br />
mentare, per vedere se almeno in<br />
uno, un solo uomo,fosse possibile<br />
la riforma: Un magnifico gioco inutile,<br />
senza fini supremi…”.<br />
Anarchismo? Individualismo di<br />
uno spirito aristocratico? Anche a<br />
questi esiti della filosofia cardoniana<br />
dovranno tentare di dare risposte,<br />
per l’oggi e per il domani,<br />
quanti – affascinati da una architettura<br />
concettuale di prim’ordine<br />
– ne intendono il divenire e il<br />
senso. Altrimenti, la lezione etica<br />
e l’opera di un grande maestro di<br />
vita e di pensiero rischiano di finire<br />
malinconicamente nel limbo<br />
oscuro del dimenticatoio.
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
di Edoardo Della Rovere<br />
fu così che la capra si ar-<br />
E rabbiò davvero, ed andò da<br />
Gesù a lamentarsi.<br />
Sulle prime, il Cristo non la riconobbe.<br />
“Sì, certo, sei una capra<br />
– disse dopo che lei fu entrata nel<br />
suo ufficio – però ne ho viste tante<br />
di capre, io. Dove ci siamo incontrati,<br />
in particolare?”<br />
La capra rispose ostentando sicurezza:<br />
“Ci siamo visti per la prima<br />
volta in quel racconto che parlava<br />
di un paese pieno di invidiosi, ti<br />
ricordi? Tu attraversavi l’Italia concedendo<br />
a tutti le tue benedizioni,<br />
i tuoi miracoli, fino a quando non<br />
sei arrivato in quella cittadina del<br />
sud, dove incontrasti un tizio che<br />
fissava con astio un balcone dove<br />
c’era una capra. Tu gli hai chiesto<br />
cosa avesse da guardare, e lui ti<br />
ha spiegato – livido di rabbia - che<br />
il proprietario della capra aveva<br />
tutte le fortune. Formaggio, latte,<br />
lana non mancavano mai né a lui né<br />
alla sua famiglia. A quel punto tu,<br />
nella tua suprema bontà, hai chiesto<br />
al tizio invidioso di esprimere<br />
un desiderio, pronto ad esaudirlo.<br />
Una capra? Cento capre? Uno stabilimento<br />
caseario? E lui – ricordi? – ti<br />
chiese, freddo e cattivo: voglio che<br />
quella capra muoia”.<br />
Gesù saltò sulla sedia. Adesso ricordava<br />
tutto: non aveva mai visto<br />
una manifestazione di stupidità e<br />
cattiveria umane così forti, così<br />
inutili, così brutte. “Ecco, io sono<br />
la capra che deve morire”.<br />
Gesù non ebbe nemmeno il tempo<br />
di aprir bocca che l’animale cominciò<br />
un lungo sfogo.<br />
“Divertente il racconto, no?<br />
Eppure pensa alla mia vita, alla<br />
mia grama esistenza dopo questa<br />
storiella. Sono diventata mio malgrado<br />
il simbolo dell’invidia che<br />
c’è in questo paese. Ognuno passa,<br />
mi vede sul balcone, gli viene<br />
in mente qualcuno o qualcosa<br />
da invidiare e zàcchete, eccomi<br />
stecchita. Certo, dopo cinque minuti<br />
mi rialzo – anche se con un<br />
IL RAccONTO DEL MESE<br />
12<br />
e La caPra sI rIbeLLò<br />
gran mal di testa – ma dopo poco<br />
ne passa un altro, si ferma, si<br />
guarda intorno circospetto, alza<br />
la testa e – paffete – mi fulmina<br />
con lo sguardo, ed io di nuovo giù.<br />
Insomma, Signore mio, ti sembra<br />
vita questa?”.<br />
Gesù era seriamente dispiaciuto<br />
per il povero animale, anche se<br />
sotto sotto la scena lo faceva sorridere.<br />
Tra i suoi tanti pregi, infatti,<br />
aveva anche un notevole senso<br />
dell’umorismo anche se – chissà<br />
perché – di questa cosa sulla <strong>Terra</strong><br />
non parevano parlarne volentieri.<br />
“Vabbè, dai – disse il Figlio di<br />
Dio alla capra – che sarà mai? Due,<br />
tre volte al giorno ti tocca fingerti<br />
morta, ed allora? non è mica una<br />
tragedia!”<br />
“Con tutto il rispetto,<br />
Gesù – rispose pronto<br />
l’animale – si vede che<br />
è molto tempo che<br />
non fai quattro passi<br />
in questo paese. E’una<br />
processione continua,<br />
un fluire ininterrotto e<br />
costante di invidia. Professionale,<br />
personale,<br />
sentimentale, tecnica,<br />
scolastica, sportiva,<br />
politica: di ogni genere,<br />
forma e misura. non<br />
per offendere nessuno,<br />
per carità, ma sotto il balcone dove<br />
sono legata io c’è una processione<br />
che manco il giorno del santo patrono!”.<br />
Il santo patrono ed il suo cagnolino,<br />
presenti per caso alla discussione,<br />
annuirono e si allontanarono.<br />
“Va bene, mi hai convinto – disse<br />
Gesù – credo che sia il caso di pensare<br />
ad una punizione esemplare.<br />
Allora, a cosa avevi pensato? Trasferiamo<br />
la festa più importante<br />
della città in quella cittadina confinante<br />
che ogni tanto ne rivendica<br />
la paternità? Facciamo venire a tutti<br />
l’accento veronese o bergamasco<br />
per sei mesi, così tutti gli altri meridionali<br />
d’Italia li prendono in giro?<br />
Facciamo arrivare in serie A i loro<br />
più acerrimi nemici calcistici? Dam<br />
mi un’idea, capra! – “capra” senza<br />
offesa, ovviamente, eh?”.<br />
La capra finse di non capire il<br />
gioco di parole – era pur sempre<br />
Gesù, non è che un animale può<br />
star lì a fare polemiche con il Figlio<br />
di Dio – e bisbigliò qualche parola<br />
all’orecchio del Cristo.<br />
Quand’ebbe finito, Gesù sorrise<br />
e disse: “mi sembra ben pensata.<br />
Che sia così”.<br />
Quel giorno, senza che gli abitanti<br />
della città se ne accorgessero,<br />
accaddero due novità.<br />
La prima: una cupola tras-parente,<br />
come di plastica, avvolgeva<br />
l’intero paese.<br />
La seconda: ogni volta che un<br />
abitante della città se ne usciva<br />
con un pensiero cattivo,<br />
con una maldicenza, un<br />
pettegolezzo, una falsità<br />
dettate dall’invidia<br />
queste parole non<br />
si perdevano nell’aria,<br />
no. Si raggrumavano,<br />
formando una specie<br />
di nuvoletta nera, un<br />
batuffolo scuro che sollevandosi<br />
raggiungeva<br />
la sommità della cappa<br />
trasparente e rimaneva<br />
lì, bloccata.<br />
Sulle prime gli abitanti<br />
del paese non<br />
capirono bene cosa stesse accadendo.<br />
Continuarono così ad invidiare,<br />
a sparlare, a criticare senza<br />
costrutto.<br />
Quando però la cupola cominciò<br />
a riempirsi sul serio, cominciarono<br />
i problemi.<br />
Tutti capirono che erano i cattivi<br />
pensieri ad occupare lo spazio<br />
nell’aria, e cominciarono pertanto<br />
ad accusare – con cattiveria - gli<br />
altri di essere maldicenti, pettegoli<br />
ed invidiosi.<br />
Inutile dire che ciò non ebbe altro<br />
effetto che aumentare le nuvolette<br />
e ridurre l’aria respirabile.<br />
Fu programmato un consiglio comunale<br />
per l’emergenza, ma - anche<br />
lì – maggioranza ed opposizione<br />
non seppero far altro che accusarsi<br />
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a vicenda, consumando una quanti<br />
tà di spazio inimmaginabile.<br />
Dall’esterno, lo spettacolo non<br />
era certo dei più belli.<br />
La cittadina era rinchiusa come<br />
in una sorta di bolla di sapone,<br />
quasi del tutto invisibile ormai a<br />
causa delle nuvolette che ballonzolavano<br />
in aria come grumi di<br />
zucchero filato di colore scuro.<br />
Fu così che la capra, preoccupata,<br />
chiamò Gesù e disse “vabbè,<br />
dai, adesso basta!”.<br />
Il Figlio di Dio rispose nella sua<br />
saggezza: “Facciamo così, mettiamoli<br />
alla prova. rimettiti sul balcone<br />
e vediamo come si comporta<br />
il primo cittadino che passa”.<br />
Detto fatto, la capra tornò sul<br />
balcone.<br />
Dopo due minuti, passò un abitante<br />
del luogo che teneva per<br />
mano un bellissimo bambino.<br />
L’istinto fu più forte della incombente<br />
presenza delle nuvolette<br />
quasi arrivate, ormai, al tetto<br />
delle abitazioni.<br />
L’uomo, quindi, alzò la testa per<br />
invidiare qualcuno quando il bambino<br />
lo strattonò forte e disse a<br />
voce alta: “basta papà, hai detto<br />
che l’avresti fatta finita! Lo vuoi<br />
capire che se continui a pensar<br />
male di tutto e di tutti per questa<br />
città, per me, non c’è futuro?”.<br />
L’uomo capì. Il suo sguardo mutò<br />
da duro e cattivo a dolce, preoccupato<br />
per il domani di suo figlio.<br />
Uno sguardo da padre, insomma.<br />
“Scusami. Scusami davvero.<br />
Adesso andiamo, che mamma ci<br />
aspetta”.<br />
Fu un attimo. L’uomo alzò la testa<br />
e notò che tutte le nuvolette<br />
erano scomparse. L’aria era tornata<br />
finalmente respirabile come<br />
prima. Un miracolo, ecco cos’era,<br />
un miracolo!! E cominciò a correre<br />
verso casa, per festeggiare.<br />
“non è un miracolo – pensò<br />
Qualcuno seduto sul balcone sorridendo<br />
e carezzando il muso di una<br />
capra finalmente soddisfatta - è<br />
solo fiducia nelle prossime generazioni.<br />
Vedremo…”<br />
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LA CAPANNA<br />
SEQUESTRATA...<br />
Parmisaneddhi oh sbenturati !!<br />
Nta stu paisi bellu di mari<br />
jarmammu soletti vers’a muntagna,<br />
cosi di pacci sul’a pensari,<br />
comu sumeri mandati ‘n campagna.<br />
Ficiaru i tuttu li cuvernanti<br />
Mi n’d’alluntananu d’a Tunnara<br />
Mi ndi’mpegnamu puru i mutanti<br />
M’ armamu canteri pè Siminara.<br />
Mi ndi sperdimu u culuri d’u mari<br />
Pemmi ndi spùttinu i tutta la Chjana<br />
Pecchì non volimu cchiù rricordari<br />
Ca tutti venimu di Tauriana.<br />
Parmisaneddhi oh sbenturati<br />
Cu stu cuvernu senza cchiù cori<br />
Facistu capanni mi v’apparati<br />
Però… senza pianu regolatori.<br />
Pemm’i capanni si fannu n’dustriali<br />
cu ferru e cimentu spendistu milioni<br />
vi sbindignastu e finistu o spitali, (i Gioi)<br />
e ddhi capanni ora su capannoni.<br />
Nte capannoni portastu li brandi<br />
Pemmi dormiti, pemmi campati<br />
Mi v’addubbati picciuli e grandi,<br />
cu la speranza mi su cundonati.<br />
Però finisci ca la Cumuni<br />
I requisisci e a faci lorda<br />
V’arrinduciti sutta ‘n lampiuni<br />
Perdendu u porcu cu tutt’a corda.<br />
Giuseppe Cricrì<br />
IL coMPonIMenTo dI GIGeTTo<br />
TEMA: Illustrare con un esempio il proverbio:<br />
«Tra moglie e marito non metterci il dito»<br />
SVOLGIMENTO<br />
Carluccio è un vispo ragazo buono integgente studioso ma ah!<br />
un brotto difetto appena vede una moglie ed un marito ci mette<br />
il dito in mezo una volta un maritto si sciarriò con sua moglie<br />
e Carluccio sobito ci mise il dito in mezzo e gli lo morderono allora.<br />
U chiacco dietro a quello esepio quando vide un marito e<br />
una moglia che si sciarriano e tuti gli dicevano inchiaccali<br />
inchiacali egli disse tra mogle e marito non mettere i dito e così<br />
da quel giorno Carlucio non mise piu il dito tra mogle e marito.<br />
Giggetto Farfallino<br />
(U CHIACCU, 23 GEnnAIO 1921, AnnO II, n. 4)<br />
I PULICI<br />
Amaru i mia, oh li pulici<br />
chi n’ d’haiu ‘nta sta jacina,*<br />
mi fannu dannari l’anima<br />
d’a sira a la matina.<br />
A ‘n chi mi curcu scappanu,<br />
si fannu la parrata,<br />
poi queti queti tornanu…<br />
ahia!!... ‘na muzzicata.<br />
E pari ca mi rrispettanu,<br />
ca sugnu malatizzu!<br />
Iddhi cchiù ‘ssai mi mangianu,<br />
mi fannu pizzu pizzu.<br />
A carni mi la fannu<br />
atru ca ‘na ricotta,<br />
chi pari ca piai<br />
la russania tutt’a ‘na botta.<br />
Ih focu! Se mi capita<br />
‘mi ‘mbuscu a medicina<br />
fazzu pe’ la miseria<br />
stragi, carneficina.<br />
Ca quando pe li pulici<br />
‘n amaru avi mi scatta,<br />
è bonu pemm’ u ‘mbizzanu<br />
com’ avi ‘mi si gratta.<br />
* catapecchia, tugurio.<br />
13 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
cITOLENA<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
(URDIpILI)<br />
di Saverio Petitto<br />
L<br />
’argomento trattato in questo mese riguarda “ la storia dei capannoni industriali”. Dopo tante vicende e tanto<br />
scrivere, è giusto che anche noi, sia pure nella forma satirica e non per questo meno efficace, trattassimo<br />
una questione delicata per tutti i protagonisti che sicuramente stanno vivendo momenti veramente difficili.<br />
Da una parte l’Amministrazione con le sue regole ben precise che vorrebbe si applicasse la legge in maniera<br />
letterale, dall’altra molti cittadini che hanno costruito con delle difformità che ne compromettono la piena<br />
regolarità delle costruzioni. Per cercare di sdrammatizzare, anche se è molto difficile, abbiamo immaginato la<br />
“capanna… della natività” sequestrata per abusivismo edilizio, con l’augurio che si possa trovare, nei meandri<br />
della complicata legislazione, una soluzione equa tra la giusta applicazione della legge e le istanze<br />
dei cittadini.<br />
Un tempo quando non era ancora<br />
stato inventato il DDT quasi<br />
tutte le case ospitavano speciali<br />
insettucci dispettosi,che si<br />
divertivano a molestare gli umani,<br />
questa antica poesia raccontataci<br />
dalla signora Peppina parla<br />
delle loro “gesta”impunite.<br />
...E SORvEgLIATA!!<br />
ANEDDOTI QUOTIDIANI<br />
-U CAvADDhU IN DEUTSChLAND-<br />
di Rocco Cadile<br />
Salvatore detto<br />
“u Cavaddhu”,<br />
da giovane lasciò <strong>Palmi</strong><br />
per andare a lavorare<br />
in Germania.<br />
La sua giovinezza<br />
non fu ricca di<br />
esperienze di vita.<br />
Le privazioni furono<br />
tante a causa delle<br />
modeste condizioni<br />
economiche della<br />
sua famiglia. Dopo<br />
un inizio difficile<br />
nella Volkswagen, la<br />
ditta dove lavorava,<br />
riuscì pian piano ad<br />
ambientarsi; guadagnando<br />
uno stipendio<br />
che gli consentì<br />
di comprarsi la<br />
macchina e di vivere<br />
una vita sociale più<br />
consona ad un giovane.<br />
Ma al Cavaddhu<br />
mancava la cosa<br />
più impor-tante: una<br />
donna. Quindi, non vedeva l’ora<br />
di svezzarsi e iniziare il rodaggio<br />
-così raccontò-.<br />
La tranquillità economica e la<br />
conoscenza ormai del luogo e in<br />
parte della lingua, lo invogliarono<br />
a frequentare i locali notturni. In<br />
uno di questi, conobbe una ragazza<br />
tedesca che, dopo un paio di<br />
giorni, portò a letto. In quell’oc-<br />
casione, la voglia era alle stelle,<br />
tanto che l’approccio fu bramoso<br />
dall’inizio. nel pieno dell’esaltazione,<br />
mentre Salvatore “galoppava”,<br />
la ragazza sussurrò: ”noch<br />
Pferd! Weiter Pferd!!” (ancora<br />
cavallo! Continua cavallo!). U Cavaddhu<br />
si fermò di colpo e le disse<br />
stupito: “Ma comu cazzu u sai ca<br />
mi chiamanu u cavaddhu”?<br />
CUMPARI, PIGGhIATIvILLA RRITIRATA,<br />
CA LA fIMMINA DI fORA,<br />
NO ffACI TILA E NO ffACI LENzOLA<br />
Tratta dalla raccolta privata del Prof. Vincenzo Infantino
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
14<br />
cULTURA E FOLKLORE<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
LA CERAMICA DI SEMINARA TRA MAGIA E TRADIzIONE<br />
di Filareto Cannistrà<br />
Nel panorama regionale<br />
della lavorazione della<br />
terracotta, la città di Seminara<br />
rappresenta una delle massime<br />
espressioni. La produzione della<br />
terracotta seminarese si caratterizza<br />
per le sue forme di ceramiche<br />
originali e per i suoi colori<br />
brillanti e vivaci. Gli artigiani ceramisti,<br />
cosiddetti “maestri pignatari”,<br />
esprimono ai massimi<br />
livelli l’arte dell’argilla utilizzando<br />
molto la fantasia e pochi strumenti:<br />
il tornio, l’argilla e l’acqua.<br />
L’artigianato della ceramica seminarese<br />
nasce, sia come necessità,<br />
producendo oggettistica utilizzata<br />
per uso domestico, sia come<br />
forma scaramantica con l’utilizzazione<br />
di maschere apotropaiche<br />
per respingere gli spiriti e<br />
gli influssi malefici. Antichissima<br />
è la tradizione di questa nobile<br />
arte che già negli anni cinquanta<br />
aveva, nella cittadina della piana,<br />
moltissime botteghe d’arte<br />
ove si tramandava, di padre in figlio,<br />
l’immutato ed originale me-<br />
stiere della lavorazione dell’argilla.<br />
A <strong>Palmi</strong>, nel museo dell’arte,<br />
nella sala dedicata a “Magia e superstizione”,<br />
si conserva un largo<br />
campionario di prodotti dell’arte<br />
seminarese: le maschere apotropaiche<br />
di terracotta, i “babbaluti”<br />
che avevano le stesse funzioni<br />
delle maschere, posti sulle sommità<br />
dei comignoli, i gabbacumpari,<br />
una brocca maliziosa, con<br />
più fori camuffati, che finisce col<br />
bagnare l’incauto ignaro che vuol<br />
bere, i “bumbuli” i “babbaluti” e<br />
le brocche, realizzati con molta<br />
fantasia e spesso con sembianze<br />
antropomorfe e rivestiti, poi,<br />
di colori splendenti, le fiasche,<br />
le borracce modellate a forma di<br />
tarallo, di colomba, di riccio di<br />
pesce o di paladino e ancora anfore,<br />
utensili, tegami, lumi, boccali<br />
e vasi con delle figure grottesche.<br />
Proprio perché lavorato<br />
ancora a mano, con metodi tradizionali,<br />
il prodotto artigianale<br />
ottenuto, singolare e diverso da<br />
quello in serie, con colori unici<br />
e vivaci, è unico al mondo e<br />
richiama la lussureggiante natura<br />
di questa parte della regione.<br />
Il “Maestro” Giuseppe Ligato di Seminara<br />
seMInara rIParTe da bonaMIco<br />
di Santo Agresta<br />
Seminara è sicuramente uno<br />
dei Paesi più martoriati del<br />
nostro comprensorio. non solo dal<br />
punto di vista sociale e culturale,<br />
ma soprattutto politico. L’amministrazione<br />
comunale è stata già<br />
sciolta per ben due volte, nel lontano<br />
1993 e nel più recente 2007.<br />
Anche se Seminara è una comunità<br />
di grande tradizione culturale,<br />
il passato non può far risorgere il<br />
presente; piuttosto la vivacità del<br />
presente può dar vita e anima al<br />
passato. Con le elezioni del 29 e<br />
30 novembre 2009, Seminara è<br />
tornata alla normalità politica,<br />
avendo eletto il nuovo Sindaco, A.<br />
Bonamico, dopo la parentesi commissariale<br />
che è durata per ben<br />
due anni.<br />
Una persona con esperienza,<br />
avendo già fatto parte di amministrazioni<br />
passate in qualità di Assessore.<br />
Con lui sono stati eletti<br />
diversi giovani alla prima esperienza,<br />
che sicuramente daranno<br />
linfa e vitalità al cuore spento del<br />
paese. Certo, le sfide che li aspetta<br />
sono enormi, ma le condizioni<br />
ci sono e possono essere affrontate<br />
con incisività e successo. E’<br />
stata una competizione improntata<br />
più alla collaborazione che allo<br />
scontro con l’avversario. E questo<br />
è stato percepito dalla cittadinanza<br />
come momento di distensione<br />
e condizione favorevole per dare<br />
slancio e volontà di riscatto. Bisogna<br />
dare atto all’altro contendente,<br />
il Dott. Domenico B. Buggè, che<br />
sebbene sconfitto, ha dato prova<br />
di stile e savoir faire, dimostrando<br />
disponibilità e collaborazione,<br />
consapevole che la via dello scontro<br />
non serve per uscire dal tunnel<br />
dentro cui transita la comunità. E’<br />
quasi sempre semplice presentare<br />
una nuova compagine politica,<br />
anche perché i programmi sono<br />
sempre ricchi di progetti e buoni<br />
propositi. L’entusiasmo è<br />
notevole.<br />
La partecipazione è assidua;<br />
la fiducia nell’ottenere<br />
i risultati è massima.<br />
Ancor più se gli attori<br />
sono giovani e alla prima<br />
esperienza. Ma lasciamoli<br />
lavorare. Avranno modo<br />
di misurarsi con loro stessi<br />
nell’affrontare i bisogni<br />
quotidiani dei cittadini.<br />
Le liste di cui fanno parte<br />
A. Bonamico e D. Buggè<br />
sono rispettivamente<br />
“Uniti per rinnovare”<br />
compagine di sinistra e<br />
PDL compagine di destra.<br />
Credo che nel comprensorio<br />
della Piana di Gioia<br />
Tauro, dove diversi Comuni<br />
sono in gestione Commissariale,<br />
perché sciolti<br />
per infiltrazione mafiosa,<br />
è ormai ridicolo utilizzare queste<br />
dicotomie politiche. Sappiamo<br />
perfettamente che non significano<br />
nulla. Che sono solo dei termini<br />
per indicare un gruppo anziché un<br />
altro. Oltretutto nessuno ormai sa<br />
cosa deve fare un sindaco che sia<br />
di destra o di sinistra. Smaltire i<br />
rifiuti, garantire l’acqua potabile,<br />
assicurare servizi ai cittadini… è di<br />
destra o di sinistra? no, è il dovere<br />
di un buon Sindaco.<br />
non abbiamo rinnovato il linguaggio!<br />
La realtà è cambiata.<br />
www.partesa.it<br />
Certo, a livello centrale, la differenza<br />
ancora esiste, ma anche<br />
lì si è affievolita. La speranza<br />
per i nostri Comuni è quella di<br />
avere persone che riescano a riportare<br />
un minimo di normalità<br />
nel rapporto tra Istituzioni e cittadino,<br />
garantendo quei servizi<br />
indispensabili per tutta la popolazione.<br />
nel caso di Seminara,<br />
Bonamico può essere l’uomo<br />
giusto. Purché conservi l’umiltà<br />
e le virtù che ha sempre dimostrato<br />
di possedere.<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
15 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
cULTURA E FOLKLORE<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
SAN FANTINO: IL PIU’ ANTICO DI CALABRIA<br />
Continua il nostro viaggio alla riscoperta del Santo nato e vissuto a Taureana di <strong>Palmi</strong><br />
di Mario Augimeri<br />
Ci sembra anzitutto doveroso un<br />
ringraziamento alla redazione di<br />
<strong>Madre</strong>terra, per avere offerto più<br />
spazio alle notizie e alla storia di<br />
San Fantino, il Santo più antico di<br />
Calabria, vissuto qui, nella nostra<br />
terra. E’ il segno di una rinascente<br />
consapevolezza, di una rinnovata<br />
sensibilità rimasta assopita per secoli<br />
e che aveva favorito di fatto<br />
l’oblìo di questa figura straordinaria<br />
di santo laico del IV secolo,<br />
che sicuramente merita attenzione,<br />
conoscenza e riflessione.<br />
nel <strong>numero</strong> precedente abbiamo<br />
ripercorso i primissimi passi<br />
attorno alle notizie che riguardano<br />
il luogo del santo, che riversava in<br />
condizioni di assoluto e vergognoso<br />
degrado. Eppure nei primi anni<br />
’50 un gruppo di persone guidate<br />
dal prof. Luigi Lacquaniti, Ispettore<br />
onorario della Soprintendenza<br />
(padre del benemerito Assessore<br />
alla cultura, dr Annunziato), si era<br />
interessato a fare effettuare gli<br />
scavi archeologici nel sito di San<br />
Fantino. Dopo tale interessamento,<br />
nulla è stato fatto, essendo<br />
rimasta la cripta nell’assoluto abbandono<br />
per molto tempo. Abbandono,<br />
rimasto tale fino a quando<br />
un gruppo di volontari guidati da<br />
Mimmo Bagalà, che è il motore del<br />
ritrovato interesse per questo santo,<br />
ha posto in essere; come prima<br />
cosa, una pulizia dei luoghi dalle<br />
erbe infestanti e da una grande<br />
quantità di spazzatura. Successivamente,<br />
si è passati alla ricerca<br />
di notizie riguardanti il santo e il<br />
suo sepolcro, andando sui luoghi,<br />
parlando con la gente, cercando<br />
notizie e raffronti in biblioteca.<br />
Sul piano invece del recupero del<br />
complesso architettonico, cioè<br />
Cripta e chiesa, sono stati contattati<br />
esperti del settore, archeologi,<br />
storici, e sono state organizzate<br />
giornate di sensibilizzazione ed informazione.<br />
A seguito di questa at-<br />
di Giorgia Gargano<br />
“Non è vera questa storia<br />
non andasti sulle navi dai<br />
bei banchi non giungesti<br />
alla rocca di Troia”<br />
Sono i versi più celebri di<br />
Stesicoro, il lirico greco<br />
che qualcuno vuole di Imera di<br />
Sicilia e i più (e, campanilismo<br />
o no, noi siamo tra questi …) di<br />
Matauros, oggi Gioia Tauro, o di<br />
Locri Epizefiri. La nebulosità delle<br />
notizie pervenuteci dalla tradizione<br />
manoscritta sos-tiene la fatica della<br />
ricerca di nuove prove sulla sua<br />
origine, in un barcamenare tra gli<br />
scarni dati tramandatici dagli antichi<br />
e i fortunati e copiosi ritrovamenti di<br />
papiri che con-servano i suoi versi.<br />
A ricondurre Stesicoro alle nostre<br />
coste si aggiungono oggi anche i<br />
dati archeologici, che restituiscono<br />
più chiara l’idea del popolamento<br />
ICONA DI SAN fANTINO<br />
tività è nata l’esigenza di unirsi in<br />
associazione al fine di canalizzare<br />
meglio le energie verso un obiettivo<br />
fondamentale: il recupero della<br />
memoria storica del Santo, e del<br />
suo sepolcro. Dare un input, alla<br />
Città, per svegliarla dal torpore di<br />
una non-cultura, dall’abbandono,<br />
dall’indifferenza che aveva ridotto<br />
nell’oblio San Fantino. “Svegliati o<br />
uomo e contempla il mistero” la<br />
frase tratta dalla vita del Santo<br />
sembra riecheggiare anche per<br />
noi: svegliamoci e contempliamo<br />
il prodigio, lo splendore delle<br />
nostre vere radici che affondano<br />
non solo in questo straordinario<br />
angolo di Taureana di <strong>Palmi</strong>, ma<br />
che, scavano ancora più giù per<br />
ritrovarsi addirittura nelle falesie<br />
della Costa Viola, tra gli ulivi e<br />
la pece delle grotte di Trachina,<br />
risalente all’epoca del bronzo: si<br />
arriva a 5000 anni fa! Che meraviglia.<br />
Quanta storia, quante culture<br />
impresse nel nostro patrimonio<br />
genetico.<br />
Questa dedizione totale alla<br />
ricerca della verità e delle radici<br />
più antiche, portò ad una serie<br />
di scoperte sensazionali: le fonti<br />
agiografiche più antiche rivelavano<br />
che Fantino è il primo Santo<br />
storicamente certo di cui si hanno<br />
notizie; che la Cripta è il luogo di<br />
culto cristiano più antico della re-<br />
della Calabria meridionale tirrenica<br />
in età protostorica e in particolare<br />
nei secoli in cui i Micenei si spinsero<br />
fin qui, portando con sé, insieme<br />
ai prodotti del loro artigianato,<br />
i mythoi, i loro racconti. Per<br />
questo fu plausibile che Oreste si<br />
purificasse in un fiume vicino al<br />
territorio dei Taureani. Per questo<br />
le saghe fiorite intorno alla guerra<br />
di Troia poterono contaminarsi con<br />
la terra che, secoli dopo, avremmo<br />
chiamato Magna Graecia: il mare<br />
che ci bagna ospitò le navi di Ulisse<br />
e i pellegrinaggi di Eracle, il ciclo<br />
tebano di Edipo e dei Sette contro<br />
Tebe (che, guarda caso, oggi ritorna<br />
in una fascinosa identificazione<br />
dei bronzi di riace) e i faticosi,<br />
malinconici viaggi dei tanti eroi che<br />
ritornavano dalla guerra di Troia:<br />
fossero essi, co-me Ulisse, alla<br />
disperata ricerca della propria casa<br />
o, come Filottete, dopo un nòstos,<br />
un ritorno felice, nuovamente<br />
in cammino alla ricerca di terre<br />
sconosciute.<br />
Stesicoro non racconta delle<br />
vicende delle città di rhegion e<br />
di Lokroi, dove visse alla fine del<br />
VII sec. a.C. e dove si esibì, come<br />
gione; che il santo, essendo vissuto<br />
nel periodo della chiesa unita,<br />
e’ comune sia alla chiesa di roma<br />
che a quella ortodossa, dunque,<br />
un Santo ecumenico.<br />
Ma la notizia più straordinaria<br />
è che <strong>Palmi</strong> ha il Santo più antico<br />
della regione; <strong>Palmi</strong> è luogo<br />
di incontro (dal 2002) dei cristiani<br />
d’oriente e d’occidente che si ritrovano<br />
nella cripta nel nome di<br />
San Fantino e di tutto questo, forse,<br />
questa Città non ne è consapevole.<br />
Come dire: abbiamo un tesoro<br />
in casa nostra, riscopriamolo.<br />
Alla luce di queste considerazioni<br />
il gruppo dei volontari di San Fantino<br />
si è mosso ridando decoro,<br />
informando, iniziando un processo<br />
di valorizzazione e recupero coinvolgendo<br />
le Istituzioni, le Amministrazioni,<br />
gli esperti, la comunità<br />
cristiana e gli appassionati.<br />
Opera instancabile, incisiva, sostenuta<br />
da tantissima gente che<br />
ha offerto la propria collaborazione.<br />
Vorremmo elencarli tutti,<br />
volontari, insegnanti, persone di<br />
cultura, religiosi, gente comune<br />
che hanno sostenuto e continuano<br />
a sostenere questa causa, anche<br />
nei momenti più difficili.<br />
Il passo più importante di questa<br />
azione di recupero e valorizzazione<br />
della memoria è stato sicuramente<br />
il ripristino della commemorazione<br />
liturgica del Santo<br />
- Questa festa è legata ad un’altra<br />
festa assai importante, quella della<br />
Madonna dell’ALTO MArE, la cui<br />
origine, a sua volta,è legata ad un<br />
prodigio di San Fantino: argomento<br />
di particolare importanza,in<br />
quanto nel l’anno <strong>2010</strong>, e precisamente<br />
il 24 luglio, sarà incoronata<br />
la Madonna Dall’Alto mare, proprio<br />
a ricordo dell’avvenuta apparizione,<br />
nella nostra terra, sullo scoglio<br />
dell’isola, della Madonna e di San<br />
Fantino, solennizzazione fortemente<br />
voluta dal parroco di Taureana,<br />
Don Vittorio Castagna. Di<br />
questo evento ne parlerà diffusamente<br />
nei prossimi numeri Mimmo<br />
“Un POETA CHIAMATO STESICOrO”<br />
vedremo. Per spiegare l’originalità<br />
della sua ispirazione, i critici<br />
antichi evocano i canti degli aedi<br />
preomerici e lo fanno figlio di<br />
Esiodo, proiettandolo dunque nel<br />
mito e nella protostoria ellenici.<br />
Per i Greci Stesicoro fu dunque<br />
un uomo -il suo vero nome era<br />
Tisia- e fu un simbolo: verrà<br />
sempre ricordato con l’epiteto che,<br />
tradotto, significa “ordinatore di<br />
cori”, poiché unanimemente veniva<br />
ricondotta a lui l’invenzione di un<br />
nuovo genere letterario: la poesia<br />
corale. Stesicoro avrebbe tracciato<br />
la strada verso l’invenzione della<br />
tragedia, inaugurando la stagione<br />
dei poeti esecutori di canti a solo con<br />
l’accompagnamento del coro e della<br />
cetra e, forse, anche della danza.<br />
I versi dell’incipit sono quelli<br />
della palinodia, cioè del canto<br />
di ritrattazione, che Stesicoro in<br />
persona dovette comporre per<br />
farsi perdonare di aver guardato<br />
a Elena quale causa della guerra<br />
di Troia e simbolo di tutti i mali<br />
che procedono dall’eccesso<br />
della bellezza. I Dioscuri,<br />
fratelli di Elena, stigmatizzarono<br />
l’ingiustizia e la temerarietà di<br />
Bagalà che ha condotto a riguardo<br />
le ricerche che hanno portato alla<br />
valorizzazione del fatto storico attraverso<br />
la rievocazione in costume<br />
d’epoca del miracolo.<br />
Il 24 luglio del 1994, dopo secoli<br />
di assenza, è stato celebrato il<br />
primo panegirico in onore del Santo,<br />
con la solenne riproposizione<br />
dell’antico rito greco bizantino,<br />
la processione della Icona realizzata<br />
dalla palmese Loredana La<br />
Capria, su commissione di quegli<br />
appassionati che poi fonderanno il<br />
Movimento Culturale San Fantino.<br />
Successivamente veniva istituito<br />
un gruppo corale denominato<br />
Coro San Fantino, specializzato<br />
nella esecuzione delle melodie<br />
in lingua greco bizantina tipiche<br />
della liturgia del tempo. Il Coro<br />
è iscritto alla Organizzazione dei<br />
Cori Calabresi ed è diretto dal sottoscritto,<br />
appassionato di musica<br />
corale polifonica.<br />
Ma chi era Fantino? Cosa sappiamo<br />
della sua vita? Dei suoi miracoli?<br />
Come sono arrivate le notizie<br />
fino a noi? Perché questo santo è<br />
stato dimenticato? Cosa si sta facendo<br />
adesso per San Fantino e il<br />
suo sepolcro ? nei prossimi appuntamenti<br />
proveremo a rispondere<br />
a queste e altre domande, a sviluppare<br />
la miniera di argomenti su<br />
San Fantino e a riscoprire i tesori<br />
nascosti del nostro straordinario<br />
territorio.<br />
ATTUALE ChIESA DI SAN fANTINO<br />
quelle parole – la bellezza è anche<br />
maledizione per chi la porta senza<br />
volere -, punendone l’autore con<br />
la cecità; per due volte Stesicoro<br />
dovette comporre una palinodia,<br />
prima di riacquistare finalmente<br />
la vista. E questo avvenne, forse,<br />
proprio a Locri e originò un<br />
filone mitico che, da Euripide<br />
a roberto Calasso alla Malena di<br />
Giuseppe Tornatore, non cessa di<br />
essere indagato nel mondo degli<br />
artisti.<br />
Monica Bellucci -Malena-
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
di Giuseppe Cricrì<br />
n principio anche a <strong>Palmi</strong> fu-<br />
Irono i barbieri tuttofare ad<br />
esercitare l’arte odontoiatrica.<br />
La medicina ufficiale, nel seicento/settecento<br />
era condivisa<br />
fra i cerusici, medici fisici e medici<br />
chirurghi, ma il loro operato,<br />
che riguardava la cura dell’intero<br />
corpo umano, era spesso oneroso,<br />
per cui il popolino faceva ricorso<br />
all’esperienza di speziali e<br />
praticoni per la risoluzione delle<br />
più spicciole problematiche della<br />
bocca e dei denti. “Diluri di moli,<br />
diluri di cori”; la saggezza popolare<br />
nostrana avrà coniato in epoche<br />
oscure questo arguto proverbio,<br />
che sopravvive ancora oggi, rimanendo<br />
quasi ancorato a un senso<br />
di angoscia ancestrale.<br />
Molte patologie orali venivano<br />
tutte indifferentemente curate<br />
con la medesima sumpustura realizzata<br />
a base di decotti di lattuga,<br />
camomilla, salvia e semi di papavero,<br />
qualcuno suggeriva di effettuare<br />
sciacqui con aceto bollito in<br />
un tegame con dentro un pezzo di<br />
vetro. Le infezioni gengivali venivano<br />
trattate con una infusione di<br />
erba vuccàina(Veronica officina-<br />
lis). Il barbiere del tempo non mancava<br />
di annoverare nel suo “equipaggiamento<br />
professionale” anche<br />
un apposito strumento,spesso universale,<br />
chiamato chiavi o cagnolu<br />
usato per lussare, “scardinare”<br />
ed estrarre i denti.<br />
Vi era anche un piccolo armamentario<br />
artigianale, fatto di bisturi<br />
e specilli lansitti ed armiggi<br />
totalmente improvvisati, spesso<br />
arrugginiti. Il primo anestetico che<br />
consentiva improbabili interventi<br />
estrattivi fu l’alcol, somministrato<br />
in modo generoso fino a provocare<br />
ubriacature che spesso sfociavano<br />
in precoma etilico. La letteraria<br />
testimonianza ottocentesca circa<br />
l’operato di uno di questi barbieri<br />
tuttofare l’abbiamo rintracciata<br />
nella straordinaria, inedita produzione<br />
poetica di Antonio Trimboli,<br />
(poeta palmese emigrato in Argentina<br />
nel 1909) che in una esilarante<br />
poesia ci racconta di questo<br />
personaggio, tal Zzì Roccu, che<br />
svolgeva contemporaneamente le<br />
funzioni di barbiere,ombrellaio,<br />
medico, dentista e veterinario.<br />
Bisogna arrivare ai primi anni del<br />
900 per avere notizia di dentisti<br />
“propriamente detti”che operavano<br />
nella nostra Città. Vi era il<br />
sig. Ignazio Pecoraro che, fino al<br />
1908, viaggiando fra Messina, reggio<br />
e <strong>Palmi</strong>, trasportandosi tutto<br />
l’occorrente in apposite valigie<br />
16<br />
cULTURA E FOLKLORE<br />
DILURI DI MOLI, DILURI DI cORI<br />
PICCOLA STOrIA DELL’ODOnTOIATrIA PALMESE<br />
Dott. virginio Teresi 23 Giugno 1963<br />
attrezzate, esercitava l’odontoiatria<br />
ricevendo in albergo, nella<br />
nostra Città ogni lunedì.<br />
(La tragica mattina del lunedì<br />
28 dicembre 1908 si stava per<br />
l’appunto recando a lavoro in Calabria,<br />
durante le scosse si trovava<br />
in navigazione sul mare dello<br />
Stretto, li visse l’amara esperienza<br />
del maremoto).<br />
Come lui faceva anche il prof.<br />
Agostino Francesco Galasso, che,<br />
nei primi anni 20, proveniente<br />
da nicotera,(si era diplomato in<br />
Yugoslavia e aveva lavorato in<br />
Argentina) riceveva nell’albergo<br />
Campanella, (sul corso Garibaldi<br />
angolo via Mongibello, oggi via<br />
Dante), questi, conosciuta la bella<br />
paziente palmese, sig.na Soccorsa<br />
Santoro, se ne innamorava, e sposandola<br />
si stabiliva a <strong>Palmi</strong> in via<br />
Cilea. nel periodico“U Chiaccu”<br />
del marzo 1925 si ha notizia del<br />
primo studio dentistico palmese,<br />
infatti leggiamo: “Odontoiatria il<br />
Prof: Galasso si è finalmente determinato<br />
a fare inserire la sua<br />
reclame in questo giornale...quindi<br />
senza andare e venire da Reggio<br />
o Messina e pagando in <strong>Palmi</strong> relativamente<br />
poco, si potrà vedere<br />
completa la chiostra dei denti …<br />
masticare bene per<br />
digerire meglio.” Altro<br />
dentista palmese<br />
coevo era il Dott. Alfredo<br />
Migliorini, laureato<br />
all’Università di<br />
Milano, valente professionista,<br />
che esercitava<br />
in uno studio<br />
ubicato sul Corso,<br />
(ove oggi trovasi la<br />
palestra della Scuola<br />
De zerbi) la sua carriera<br />
fu purtroppo<br />
breve, stroncata a soli<br />
36 anni, da un’appendicite,<br />
era il 1937.<br />
Il progresso in quegli<br />
anni aveva fatto si che<br />
i “Gabinetti dentistici”<br />
potessero offrire<br />
un servizio più igienicamente<br />
accettabile<br />
ai propri pazienti. I<br />
denti anche se poco<br />
cariati spesso venivano<br />
estratti alle prime<br />
avvisaglie dolorose,<br />
“tolto il dente tolto<br />
il dolore” si diceva.<br />
La conservativa era<br />
ancora poco praticata<br />
e la devitalizzazione si otteneva<br />
avvelenando la polpa dentaria con<br />
paste a base di arsenico, tuttavia<br />
si iniziava a parlare di otturazioni<br />
ottenute con amalgami di stagno,<br />
cadmio e rame o con mastici ottenuti<br />
da resine alle quali venivano<br />
aggiunti calce, ossido di zinco, borace<br />
e persino vetro polverizzato.<br />
Gli anestetici avevano subito una<br />
loro evoluzione, si iniziava ad usare<br />
la canfora con l’etere solforico,<br />
il cloroformio, e la cocaina con i<br />
suoi derivati. Queste sostanze venivano<br />
spesso somministrate localmente<br />
con frizionature o “pennellazioni”,<br />
in associazione a unguenti<br />
ottenuti con cere e grasso<br />
di maiale, ma non erano prive di<br />
importanti effetti collaterali. Solo<br />
nel 1904 negli USA ed in Italia dopo<br />
il 1910 lo sviluppo della novocaina<br />
rivoluzionò la pratica dentistica<br />
eliminando del tutto il dolore da<br />
ogni intervento dentario. Per la<br />
realizzazione di dentiere attorno<br />
agli anni 20 fu introdotta la “gomma<br />
rosea” che conferì alle protesi<br />
mobili un aspetto più naturale,<br />
la protesi fissa invece era essenzialmente<br />
realizzata con semplici<br />
capsule metalliche, spesso prestampate,<br />
la sterilizzazione dello<br />
strumentario era ottenuta con<br />
particolari bollitori. I trapani più<br />
in uso erano i Doriot a pedale con<br />
trasmissione a corda, solo dopo il<br />
1958 si ottenne il trapano angolato<br />
che raggiungeva i 100.000 giri al<br />
minuto . Dopo la fine della seconda<br />
guerra mondiale si registrarono<br />
notevoli progressi nella tecnologia<br />
degli studi dentistici, tecniche e<br />
strumentario permisero di offrire<br />
ai pazienti palmesi valide soluzioni<br />
protesiche anche fisse e nella<br />
conservativa l’uso di un’amalgama<br />
più versatile consentì di ottenere<br />
otturazioni più stabili e durature.<br />
Valido dentista palmese, molto<br />
apprezzato, fu il compianto Dott.<br />
Virginio Teresi classe 1925, il suo<br />
studio si trovava in via Cilea (ancora<br />
oggi si può vederne la targa<br />
affissa,) laureatosi a Modena nel<br />
1952 e specializzatosi a Pisa, iniziò<br />
la sua carriera professionale nel<br />
1954, dopo essersi distinto per la<br />
sua bravura, perse la vita sul lavoro,<br />
nel1970, a causa di un infarto;<br />
stava infatti curando una paziente<br />
quando iniziò ad avvertire un malore<br />
che non lo fece desistere dal<br />
completare l’intervento già iniziato.<br />
nei suoi pazienti rimane vivo,<br />
ancora oggi, il ricordo di un professionista<br />
preparato, generoso,<br />
cordiale e di grande umanità.<br />
nel 1952 il Dott. Aurelio Albanese,<br />
classe 1925, originario di<br />
rizziconi, laureato a Messina nel<br />
1949 e specializzato a roma nel<br />
1951, nell’anno seguente iniziava<br />
ad esercitare la professione odontoiatrica<br />
in uno studio sito in via<br />
B.Buozzi, la sua attività condotta<br />
con dedizione per ben 56 anni si<br />
sarebbe conclusa con il pensionamento<br />
nel 2008. Il Dott. Vittorio<br />
Perelli, classe 1926 origi-nario di<br />
Cittanova fu affascinato e indotto<br />
dal nonno medico ad intraprendere<br />
la carriera odontoiatrica, laureatosi<br />
nel 1950, inaugurava il proprio<br />
studio in via Gramsci nel 1955, per<br />
traslocare successivamente, prima<br />
in via r. Pugliese e quindi in via<br />
n. Sauro. Dopo una lunga operosa<br />
carriera avrebbe cessato l’attività<br />
professionale nel 2004. L’istituzione<br />
nel 1980 del Corso di laurea<br />
in Odontoiatria e Protesi dentaria<br />
consentiva a una nuova generazione<br />
di giovani professionisti di accedere<br />
al mondo della sanità di bocca<br />
e denti. nel mondo odontoiatrico si<br />
diffondevano con forza le campagne<br />
sulla prevenzione e la filosofia<br />
del recupero conservativo.<br />
La realtà moderna è sotto i<br />
nostri occhi, <strong>Palmi</strong> oggi vanta la<br />
presenza di ben 18 studi odontoiatrici;<br />
in queste strutture vengono erogate<br />
prestazioni con apparecchiature,<br />
farmaci e tecnologie di alto<br />
livello, che assicurano la completa<br />
risoluzione di tutte le patologie<br />
orali. Oggi, per fortuna, anche<br />
grazie a discipline in continua<br />
innovazione come la gnatologia,<br />
l’endodonzia, la parodontologia,<br />
l’ortodonzia, e l’implantologia,<br />
vengono affrontate patologie e disfunzioni<br />
ieri non trattabili.<br />
Al paziente è garantita un’assistenza<br />
completa e la risoluzione<br />
di problematiche nelle quali, quasi<br />
sempre, il dolore non è che un<br />
lontano ricordo.<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
ME zzI’ rOCCU<br />
Benitt’arma ‘i me zzì Roccu<br />
era ‘nsantu cristianu,<br />
veru amicu di l’amici<br />
sempri allegru e joculanu.<br />
Pe nuatri li niputi,<br />
chiù chi zziu era n’amicu<br />
e li surba chi pe iddhu<br />
‘ndi sarbàvamu no dicu.<br />
Era mastru principali<br />
di ‘nsaluni di barberi,<br />
e però era ‘mpussessu<br />
di sbariati atri misteri.<br />
Appricava li sanguetti;<br />
facìa màscari e acconzava<br />
li lumbrelli chi chiù belli<br />
di li novi li tornava<br />
Comu ‘nmèdicu faciva<br />
facilmenti nu salassu,<br />
e poi pe sciuppari denti<br />
era – pe iddhu – nveru spassu…<br />
Cu na speci di lanzitta<br />
vecchiareddha e arruggiata,<br />
operava genti e... cani<br />
cu maestria cunsumata…<br />
Cu ‘nsistema persunali<br />
a cavaddhi ed a sumeri<br />
li curava d’ogni mali:<br />
cu nu sìmprici cristeri.<br />
Ma lu malu ‘i ssu sistema<br />
era ca l’usava puru<br />
cu nuatri, quandu ‘ncunu<br />
stava cu li spaddhi ‘o muru…<br />
Jè pe chissu ancora ‘nci àju<br />
nmorsciu di engia na – pitinga –<br />
pe ddha sorta di… cannuni<br />
chi chiamavanu zziringa…<br />
M’arricordu lu spaventu<br />
quandu ncunu ‘i nui vidia<br />
o zzì Roccu cu lu mburmu<br />
sutt’a giacca chi venia...<br />
U CAGnOLU<br />
TECnICA ESTrATTIVA COn “A CHIAVI”<br />
Antonio Trimboli<br />
A CHIAVI<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
di Enzo Maio<br />
Il 4 dicembre 2009 è stata una<br />
giornata importante per Pellegrina,<br />
frazione del comune di<br />
Bagnara Calabra. La ricorrenza di<br />
Santa Barbara, onorata dai tradizionali<br />
festeggiamenti religiosi, è<br />
stata nobilitata dalla presenza del<br />
generale di Brigata, Pasquale Martinello,<br />
Comandante del Comando<br />
Militare Esercito “Calabria”, al<br />
quale, in apprezzamento delle sue<br />
doti di protagonista saggio e sensibile<br />
delle Istituzioni e per il sostegno<br />
e la partecipazione dimostrate<br />
in occasione delle passate<br />
celebrazioni, è stato conferito il<br />
titolo di Priore Onorario della Venerabile<br />
Congrega di Santa Barbara<br />
V.M., onorificenza da lui accettata<br />
con orgoglio e commozione,<br />
nella solenne cerimonia di investitura<br />
officiata da Don Antonio Marrapodi<br />
Padre Spirituale della Congrega<br />
e Parroco della Parrocchia<br />
di Pellegrina. nel momento del-<br />
17 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
cULTURA E FOLKLORE<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
NATALE 2009: IL PRESEPE DELLA CITTà DI PALMI<br />
LA NATIvITA’ NEL BORgO ANTICO DELLA MARINELLA<br />
di Rocco Militano<br />
Anche quest’anno, con intenti<br />
innovativi ma nel rispetto<br />
della tradizione, l’Associazione<br />
PEr PALMI, con la collaborazione<br />
dell’Amministrazione comunale<br />
-Assessorati al Turismo ed alla Pubblica<br />
Istruzione e Cultura– ha ricreato<br />
per la Città, attorno alla natività,<br />
quella magica atmosfera che<br />
sensibilizza tutti verso sentimenti<br />
di solidarietà, fratellanza, rispetto<br />
e unità familiare e sociale.<br />
Lo ha fatto questa volta realizzando<br />
nell’angar dell’ex AMA, provvisoriamente<br />
concesso dal Presidente<br />
della PPM s.p.a., un artistico e particolareggiato<br />
Presepe, interamente<br />
costruito e rifinito a mano, grandioso<br />
nelle dimensioni che superano i<br />
95 mq, storico nella ricostruzione,<br />
commovente per i sentimenti che<br />
ha suscitato negli anziani, sicuramente<br />
meritevole di essere definito<br />
ed apprezzato dai Palmesi come il<br />
Presepe della Città.<br />
L’ambientazione infatti è nella<br />
ricostruzione fedele del borgo<br />
antico della Marinella di <strong>Palmi</strong><br />
degli anni di fine 800 ed inizio<br />
900, allorquando era la spiaggia<br />
dei bagni dei palmesi ma an-<br />
che degli approdi per gli scambi<br />
commerciali con la Sicilia: sono<br />
stati riprodotti così i fabbricati<br />
di allora, compreso l’albergo a<br />
tre piani diroccato, la scalinata<br />
interna tra le case, la fontanina,<br />
il ricovero delle barche, la<br />
strada a serpentone, il vallone<br />
dell’acqua e il selvaggio costone<br />
della Motta con i fichi d’india, e<br />
poi i sassi, la sabbia, le alghe e<br />
a cacina.<br />
Vi sono rappresentati i palmesi<br />
intenti ai lavori, e vi è anche il comune<br />
sentimento di accoglienza e<br />
solidarietà che di fronte al Cristo<br />
che si fa uomo senza alcun colore,<br />
non respinge ma accetta ed integra<br />
i migranti ( un nero, un marocchino<br />
ed un mongolo ) arrivati<br />
con un vecchio barcone.<br />
In più il Presepe è arricchito da<br />
una collezione di piccoli pastori<br />
antichi con l’anima in ferro, raccolti<br />
dal maestro Inturri più di<br />
mezzo secolo fa ed oggi donati dal<br />
figlio avv. Luigi all’Associazione<br />
PEr PALMI perché sia ricordato<br />
e proseguito il messaggio pedagogico<br />
che il padre annualmente<br />
rivolgeva agli scolari in occasione<br />
delle festività natalizie.<br />
Vi sono inoltre, tirate a secco<br />
fesTa dI s. barbara a PeLLeGrIna<br />
la celebrazione Eucaristica tutti i<br />
presenti hanno innalzato, con l’intercessione<br />
della Santa, i pensieri<br />
e le volontà più nobili nei riguardi<br />
di tutti coloro che si trovano<br />
nella sofferenza, nella difficoltà,<br />
nel pericolo. Come tutti sappiamo<br />
Santa Barbara è la Patrona degli<br />
Artificieri, Artiglieri, Vigili del<br />
Fuoco, Marina Militare, delle Forze<br />
Armate e dei minatori, invocata<br />
come protettrice contro i fulmini<br />
e la morte improvvisa.<br />
È proprio perché la Santa rappresenta<br />
la capacità di affrontare<br />
il pericolo e le sofferenze con<br />
fede, coraggio, e serenità, sono<br />
stati invitati, in segno di solidarietà<br />
fraterna, il sindaco de L’Aquila,<br />
colpita dal disastroso terremoto<br />
del 6 aprile e i sindaci di Messina,<br />
Scaletta zanclea e Itala, duramen-<br />
tra i sassi, 4 modelli di antiche<br />
barche da pesca tipiche della costa<br />
viola, concesse in esposizione<br />
dal modellista navale Franco Labozzetta<br />
di Scilla.<br />
nel complesso è una grande e<br />
pregevolissima opera di artigianato<br />
artistico che l’Associazione PEr<br />
PALMI, dopo un impressionante<br />
impegno creativo di tanti suoi<br />
soci, vorrebbe fosse conservata<br />
in una sede stabile, dove poterla<br />
te provate dagli eventi alluvionali<br />
del mese di ottobre. A loro, sono<br />
stati assegnati i premi “S. Barbara<br />
V.M. 2009”, come simbolico gesto<br />
di vicinanza e di sincera partecipazione<br />
ai lutti e alle sofferenze<br />
delle popolazioni da loro rappresentate.<br />
Sempre nel segno dei sentimenti<br />
di solidarietà sociale ed umana,<br />
la Congrega (per volontà di tutti<br />
i Confratelli) ha fatto dono alla<br />
Croce rossa di Bagnara di un’automobile<br />
per il soccorso di malati<br />
ed anziani bisognosi di cure.<br />
Sono state inoltre consegnate le<br />
statue di S. Barbara al sindaco di<br />
Bagnara Cal., Dott. Santi zappalà,<br />
per il suo sostegno all’evento, e al<br />
Presidente del Tribunale di sorveglianza<br />
di Messina, Dott. Marcello<br />
Scordo, in ricordo del padre, Sig.<br />
maggiormente rifinire ed ampliare<br />
con l’Acqualive, la Cittadella<br />
e l’affaccio della Villa, e dove<br />
recuperare ed archiviare anche<br />
quel grande patrimonio culturale<br />
immateriale, fatto di saperi, storie<br />
e leggende di allora, finora<br />
tramandato oralmente da chi non<br />
c’è più, ma che tanto può servire<br />
ai giovani per vivere il presente<br />
e preparare il futuro della nostra<br />
comunità cittadina.<br />
Tommaso, primo storico Priore<br />
Onorario della Congrega.<br />
Pellegrina è stata onorata dalla<br />
presenza delle Autorità Civili Provinciali<br />
e della rappresentanza Militare<br />
schierata in Piazza.<br />
La Brigata Meccanizzata “Aosta”<br />
di Messina ha consentito l’esposizione<br />
di un cannone “d’epoca”<br />
usato dall’Esercito nella battaglia<br />
di Adua, piantonato da due artiglieri<br />
che indossavano la storica<br />
uniforme del XXIV reggimento Militare<br />
“Aosta” di Messina.<br />
Gli artiglieri hanno, altresì, portato<br />
a spalla il Santo Simulacro<br />
all’uscita dalla Chiesa, salutati<br />
dallo sparo di 21 colpi di mortaio.<br />
Il rituale spettacolo di fuochi<br />
d’artificio è stato il suggello di una<br />
giornata in cui la devozione popolare<br />
e le consuete pratiche liturgiche<br />
e di culto sono state arricchite<br />
da attestati di solidarietà e<br />
da opere di concreto aiuto sociale<br />
nei confronti di persone sfortunate<br />
o bisognose.
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
ITINERARI<br />
IL MonTe sanT’eLIa<br />
TraTTo dalla Tesi d i l a u r e a in sC i e n z e fo r e s T a l i e am B i e nT a l i –universiTà d i pa d o v a-<br />
“va l u T a z i o n i a m B i e n T a l i, s T o r iC h e e C u l T u r a l i nella p r o g e T T a z i o n e d i u n perCorso<br />
Turis TiCo-r i Cr e aT i v o s u l mo n T e sa n T’elia d i pa l m i (rC)” - a C u r a d i se r g i o sg r ò<br />
di Rocco Sgrò<br />
Se il Monte Sant’Elia<br />
potesse esprimersi<br />
con lingua umana, probabilmente<br />
urlerebbe tutta<br />
la sua sofferente decadenza.<br />
non con astio o<br />
risentimento nei confronti<br />
dei suoi cittadini, o della<br />
maggior parte dei suoi<br />
frequenti visitatori, che<br />
lo amano e lo tengono in<br />
gran considerazione, ma con la<br />
rassegnazione comprensiva di un<br />
padre che, invecchiando inascoltato,<br />
percepisce ineso-rabilmente<br />
che le principali attenzioni e le<br />
migliori energie dei suoi figli sono<br />
rivolte altrove. I Palmesi e i tanti<br />
viandanti che il Sant’Elia quotidianamente<br />
continuano in gran<br />
<strong>numero</strong> a viverlo, forse perché<br />
ormai assuefatti all’imperante patina<br />
d’incuria, non riescono più a<br />
percepirne il muto lamento: sanno<br />
che il loro Monte, seppur malandato,<br />
è costantemente lì, augusto<br />
e apparentemente impassibile,<br />
con le sue pinete, le sue rupi, il<br />
suo incommensurabile panorama:<br />
è sempre un sublime porto di cielo<br />
disposto ad accoglierli… quando<br />
ci si vuole raccogliere in se stessi,<br />
riconciliandosi con la natura,<br />
quando si desidera lui come solo<br />
testimone di momenti unici della<br />
propria esistenza, momenti in cui<br />
ci si allena per la prossima sfida,<br />
si gioca con gli amici a qualunque<br />
età, ci si riunisce nei giorni di festa<br />
con tutta la famiglia, s’impara<br />
a guidare quell’automobile che ci<br />
porterà lontano e che, prima o<br />
poi, ci ricondurrà lì, dove tutto è<br />
iniziato, quando ci si innamora per<br />
la prima volta e chissà per quante<br />
altre volte ancora… Così non si colgono,<br />
non si vogliono e non si possono<br />
cogliere i suoi segnali di degrado,<br />
di disfacimento, come, nel<br />
susseguirsi quotidiano dei giorni,<br />
non si nota l’inesorabile ispessirsi<br />
delle rughe su un volto familiare.<br />
non per irriconoscenza o deliberato<br />
abbandono, ma per fatalismo<br />
il Sant’Elia langue, vittima di<br />
quella trascuratezza largamente<br />
diffusa nel nostro Paese, e quasi<br />
endemica nel nostro Mezzogiorno.<br />
La consapevolezza e il rammarico<br />
per lo stato di fatto di questi<br />
luoghi è il filo conduttore di ogni<br />
discorso che ad essi anche solo<br />
accenni, accompagnato però da<br />
uno sterile vaniloquio, da infinite<br />
recriminazioni, da varie forme di<br />
scontato qualunquismo, dalla triste,<br />
immancabile quanto inutile<br />
constatazione –quanto poi fino in<br />
fondo sincera e autocritica?– circa<br />
l’incapacità e l’ignavia nel rivalutarli<br />
e valorizzarli. Forse è davvero<br />
tutto frutto di incomunicabilità<br />
fra il Monte e le persone che lo<br />
frequentano: l’ambiente naturale,<br />
sfregiato, si spegne lentamente,<br />
mentre gli uomini, trascinati dalle<br />
loro velleità, sono spesso convinti<br />
a lui servano nuove, moderne e<br />
stravolgenti soluzioni, di esosa e<br />
complessa realizzazione (e quindi<br />
inevitabilmente destinate a non<br />
realizzarsi mai): quasi come se dei<br />
medici credessero di poter guarire<br />
la malattia di un loro paziente<br />
semplicemente auspicandone il<br />
ricovero in una camera arredata<br />
all’ultimo grido. Quando la natura<br />
deperisce, la soluzione va invece<br />
trovata in lei stessa, nell’essenza<br />
stessa dei materiali e degli elementi<br />
costituenti che la compongono;<br />
quando un luogo è ferito,<br />
bisogna saperlo ascoltare, perché<br />
non parla con lingua umana e le<br />
sue reali esigenze non sempre<br />
coincidono con le nostre di più recente<br />
concezione. Bisogna avere<br />
piuttosto la competenza scientifica,<br />
com’è ovvio, e soprattutto<br />
la sensibilità di percepire come la<br />
natura vorrebbe lei stessa poter<br />
essere, cosa vorrebbe che l’uomo<br />
facesse e, per lo più, non facesse<br />
nei suoi riguardi; quando tutto ciò<br />
si fonde in un consapevole quadro<br />
d’insieme nella mente e – perché<br />
no – nel cuore di un’unica persona,<br />
con l’affetto filiale che ella nutre<br />
per quel luogo, come nel caso<br />
del Sant’Elia per il giovane e già<br />
esperto Sergio Sgrò, ecco che, prima<br />
in un lucido piano progettuale,<br />
poi un domani, si spera, anche<br />
nella concreta realtà, quel sito<br />
rinasce a nuova vita, ma non in<br />
forza di transitori e improvvisati<br />
interventi e abbellimenti, bensì in<br />
seguito ad un ritorno alle origini,<br />
ad un’immagine che tuttora i più<br />
maturi frequentatori del Sant’Elia<br />
serbano gelosamente di esso nella<br />
memoria, risalente ad epoche in<br />
cui l’uomo era forse meno “moderno”,<br />
ma riusciva ancora a capire il<br />
linguaggio della natura ed era certo<br />
più deferente verso l’ambiente<br />
che lo circondava; quell’immagine<br />
del Sant’Elia, troppo spesso evocata<br />
invano, perché le buone intenzioni<br />
per troppo tempo non sono<br />
state accompagnate dalla lungimiranza<br />
e dalla capacità di ascoltare<br />
la voce del Monte, innerva il<br />
profondo messaggio che questo<br />
lodevole lavoro vuole comunicare.<br />
L’obiettivo non è irraggiungibile,<br />
non serve molto, se non la ferma<br />
volontà da parte di tutti di comprendere<br />
la necessità di attuare<br />
comportamenti rispettosi della<br />
natura, com’era e come dovrebbe<br />
e potrebbe essere: perché il Monte<br />
Sant’Elia non è soltanto, per<br />
posizione, storia, caratteristiche<br />
naturali, leggenda, una felice finestra<br />
sull’azzurro dell’orizzonte,<br />
non è soltanto un paesaggio unico,<br />
sia che lo si ammiri da lontano,<br />
sia che dalla sua sommità si goda<br />
dell’immenso e impareggiabile panorama<br />
che tutto l’avvolge: agli<br />
occhi di chiunque abbia la ventura<br />
di visitarlo, il Monte Sant’Elia incarna,<br />
da subito, l’archetipo tanto<br />
vagheggiato del concetto stesso di<br />
paesaggio, il suo paradigma, e il<br />
suo nome diventa la più breve e<br />
immediata definizione possibile di<br />
tale concetto in lingua umana.<br />
18<br />
di Rocco Barbaro<br />
almi ha un dio dalla sua,<br />
“Pil monte sant’Elia, dalla<br />
cui cima folta di pini si gode uno<br />
dei panorami più affascinanti del<br />
mondo.”<br />
Così Leonida rèpaci definiva il<br />
colle che domina la città che gli<br />
diede i natali, e che continua ad<br />
incantare ogni anno molti visitatori<br />
con la sua rigogliosa vegetazione<br />
e la splendida veduta sullo<br />
Stretto di Messina.<br />
Tutti i nomi dei luoghi, si sa, raccontano<br />
una storia. Qual è dunque<br />
quella del santo che dà il nome a<br />
questo monte e qual è il suo legame<br />
con esso?<br />
Quando Elia nacque ad Enna<br />
nell’829, con il nome di Giovanni<br />
(questo era infatti il suo nome secolare),<br />
il monte veniva chiamato “Aulinas”,<br />
termine greco che indicava<br />
le grotte destinate alle greggi.<br />
In quel tempo, la Calabria faceva<br />
parte dell’impero bizantino e i<br />
paesi mediterranei erano minacciati<br />
costantemente dalle continue<br />
incursioni dei saraceni sulle coste,<br />
causa di immani devastazioni.<br />
non venne risparmiata neppure<br />
la città di Elia, l’antica Henna, distrutta<br />
nell’859 dai musulmani.<br />
Il santo venne da questi catturato<br />
e venduto in Africa come<br />
schiavo. Liberatosi, si recò in Palestina,<br />
dal patriarca di Gerusalemme<br />
e, seguendo la sua vocazione,<br />
divenne monaco assumendo il<br />
nome “Elia”. Dopo aver trascorso<br />
tre anni in un monastero del Sinai,<br />
diede inizio ad una straordinaria<br />
attività missionaria con una lunga<br />
serie di viaggi in Oriente e in Italia,<br />
predicando il Vangelo e dando vita<br />
a <strong>numero</strong>se comunità monastiche.<br />
Una di queste fu quella di Aulinas,<br />
il monte che sovrasta <strong>Palmi</strong>, fondata<br />
nel 900. Qui il monaco decise<br />
di stabilirsi definitivamente, dopo<br />
molte peregrinazioni e peripezie,<br />
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SAnT’ELIA SI FErMò AD AULInAS<br />
per consacrarsi ad una vita di<br />
preghiera e di penitenza piuttosto<br />
severa; conduceva, infatti, uno<br />
stile di vita molto austero, vivendo<br />
in una cella tratta dalle rocce<br />
e nutrendosi solo di erbe, bacche<br />
e acqua. Pur essendo provato nel<br />
fisico, era un uomo assolutamente<br />
sereno, felice della povertà<br />
evangelica e della solitudine cenobitica.<br />
Ma, come ogni grande<br />
eremita, venne anche afflitto da<br />
tentazioni mondane. Sono noti, a<br />
questo proposito, i racconti delle<br />
sue lotte contro il demonio, che<br />
affrontò diverse volte con successo.<br />
Sant’Elia morì a Tessalonica<br />
nel 904, mentre si recava (seppur<br />
riluttante) a Costantinopoli, su<br />
invito dell’imperatore bizantino<br />
Leone VI.<br />
La fama della sua santità si era<br />
infatti diffusa in tutto il Mediterraneo,<br />
per via dei suoi miracoli e<br />
dell’instancabile predicazione.<br />
Il frate Daniele, suo fedelissimo<br />
compagno di innumerevoli viaggi,<br />
ne fece tumulare la salma nella<br />
chiesa del monastero di Aulinas,<br />
secondo il desiderio del santo. Ciò<br />
testimonia, senza alcun dubbio,<br />
la predilezione del monaco per il<br />
luogo ameno calabrese.<br />
Si può affermare che la straordinaria<br />
peculiarità di Sant’Elia fu<br />
quella di unire, ad una rigida spiritualità<br />
ascetica di ispirazione bizantina,<br />
un attivismo missionario<br />
senza precedenti nella storia del<br />
Cristianesimo italo-greco. L’azione<br />
e la contemplazione si fusero in lui<br />
mirabilmente.<br />
Il monastero di Aulinas, purtroppo,<br />
venne distrutto nel XVIII secolo,<br />
ma sulle sue rovine sorge oggi<br />
una chiesetta dedicata a Sant’Elia,<br />
nella quale il santo è venerato con<br />
grande devozione e orgoglio dal<br />
popolo palmese, popolo al quale<br />
rimarrà legato per sempre da un<br />
vincolo, non solo storico, ma soprattutto<br />
spirituale.<br />
AnTICO MOnASTErO DELLE SALInE SUL SAn’ELIA A FInE 800<br />
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di Cettina Angì<br />
Voleva, repaci, che la Pietrosa<br />
fosse, soprattutto per i giovani,<br />
il libro da “…leggere/dalla prima<br />
all’ultima pagina/per capire<br />
come e perché/Leonida e Albertina<br />
Repaci/non si sono dati tregua/<br />
negli anni/per dare alla Pietrosa/<br />
in una dimensione di cultura/una<br />
lezione di vita e di speranza”.<br />
Prima di scrivere della Pietrosa,<br />
non posso fare a meno di tornare<br />
indietro nel tempo, ai miei ricordi<br />
di ragazzina, quando per la prima<br />
volta incontrai Leonida e Albertina<br />
repaci. ricordo l’emozione di allora:<br />
un incontro “ speciale”, avvenuto<br />
per una serie di circostanze<br />
fortuite che mi pose di fronte a<br />
due persone assolutamente “uniche”,<br />
ormai avanti con gli anni,<br />
quasi fuori dal tempo. Leonida,<br />
vestito tutto di bianco, con un<br />
gran cappello ed una lunga barba<br />
anch’essa bianca; Albertina,<br />
minuta, all’apparenza fragile e<br />
delicata come una vecchia signora<br />
inglese. Una coppia di incomparabile<br />
classe ed eleganza. Oltre<br />
l’aspetto fisico, mi colpì soprattutto<br />
la grande tenerezza e complicità<br />
tra i due, il modo come si<br />
guardavano “con gli occhi di eterni<br />
fanciulli”, la quasi totale dipendenza<br />
di Leonida da Albertina che,<br />
al contempo, lasciava intravedere<br />
l’uomo sanguigno e battagliero<br />
che era stato. Quell’amore, mai<br />
mutato negli anni, conservava<br />
intatta la sua freschezza; amore<br />
per Albertina che repaci descrive<br />
19 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
ITINERARI<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
LA PIETROSA DI LEONIDA ED ALBERTINA REPACI<br />
“UN PARADISO TERRESTRE”<br />
Leonida e Albertina<br />
(tratta dal libro “La Pietrosa racconta”)<br />
nelle pagine del libro La Pietrosa<br />
racconta. Già, la Pietrosa, non<br />
soltanto il buen retiro, come è<br />
stata definita, ma soprattutto testimone<br />
di tante memorie, di tanti<br />
ricordi, incontri, immagini di persone<br />
e cose. Un luogo che da paesaggio<br />
aspro, selvaggio, malato,<br />
Albertina trasforma in terra fertile,<br />
magica, ricca di commovente<br />
bellezza, divenendo, nella metà<br />
del novecento, pian piano, una<br />
cittadella della cultura nazionale.<br />
La Pietrosa, nei cui pressi, Cilea<br />
sognò e scrisse alcuni brani dell’<br />
Adriana, poiché - come diceva<br />
repaci - “…La musica, qui, gli<br />
uccelli la insegnano direttamente<br />
agli uomini, i quali la trascrivono<br />
fedelmente, sorgivamente,<br />
nei loro spartiti”. La Calabria,<br />
dunque, massima ispiratrice di<br />
repaci: “Sono convinto - amava<br />
dire - che se non fossi nato in Calabria<br />
non sarei diventato scrittore.<br />
Sono gli avvenimenti a farmi<br />
diventare tale”. Le pagine dei suoi<br />
scritti hanno esaltato la bellezza<br />
selvaggia della Pietrosa facendo<br />
di essa quasi un luogo mitico. Qui<br />
è la sua casa, costruita dal padre,<br />
il suo rifugio di riflessione che ha<br />
vissuto negli anni alterne vicende.<br />
Dapprima, paesaggio aspro,<br />
incolto che l’amore di Albertina<br />
riportò a nuovi fasti e pose in<br />
giusta luce, successivamente, ancora<br />
lunghi anni di decadimento,<br />
silenzio, indifferenza, in attesa di<br />
un tanto sospirato recupero. Poi,<br />
finalmente il miracolo, la rinascita<br />
grazie all’intervento di due amministrazioni<br />
che ne hanno<br />
compreso il valore, patrimonio<br />
non solo dei palmesi<br />
ma di una più ampia<br />
collettività. Pietrosa,<br />
quindi, ritornata agli antichi<br />
splendori sebbene lo<br />
spettro dell’antico oblìo<br />
sia sempre agguato… Timori<br />
e speranze espresse<br />
anche dallo stesso repaci;<br />
gli uni, ormai, superati<br />
con il suo recupero; le altre,<br />
manifestate nei versi<br />
finali dei Poemetti civili:<br />
“Pietrosa mia Pietrosa/tu<br />
esisterai nel tempo/quando<br />
io sarò solo memoria.<br />
Muteranno le piante e i<br />
fiori/che abbracciano le<br />
tue fiancate/di roccia,<br />
muteranno gli uccelli/<br />
che allieteranno le tue<br />
stagioni/Solo il mare sarà<br />
sempre lo stesso/solo il<br />
cielo sarà sempre lo stesso.<br />
Anch’io sarò sempre lo<br />
stesso/da uomo trasfor-<br />
mato in ricordo/e forse in<br />
lare domestico”.<br />
Trasparenze marine alla Pietrosa<br />
Olio su tela - Autore F. Camillò - Collezione privata G. Cricrì -<br />
avIa ‘na PIanTa d’aGavI<br />
Cu fu m’arrobbau l’agavi<br />
ddhassutta a la Petrusa.<br />
(L’avìa chiantatu ieu, vicinu ‘a casa).<br />
Ancora era propia picciriddha,<br />
ma già ‘a vidiva randi,<br />
a strisci virdi e gialli…<br />
Ieu quand’era figghiola, m’arricordu,<br />
e ivamu ‘e Tri Ari,<br />
ia cercandu ddha pianta<br />
a strisci virdi e gialli,<br />
dura, ch’’i fogghi a punti,<br />
randi e spinusa, e voliva m’ ’a toccu,<br />
cu’ tuttu chi pungìa.<br />
Mi parìa ca mi parra<br />
di forza, di coraggiu.<br />
Apposta mi piacìa.<br />
Chiantata nta la roccia,<br />
ferma all’acqua e a lu ventu,<br />
non era com’ ’a canna chi si movi<br />
ogni mumentu.<br />
…Avia ‘na pianta d’agavi<br />
chi tantu mi piacìa.<br />
Ieu nci ‘a pigghiai a Leonida,<br />
cù fu m’ ‘a pigghiau a mia…<br />
AVEVO UnA PIAnTA D’AGAVE.<br />
Maria de Maria<br />
Qualcuno mi ha rubato l’agave, laggiù alla Pietrosa. (L’avevo piantata io, vicino<br />
alla casa). Ancora era proprio piccina, ma già la vedevo grande, a strisce verdi<br />
e gialle…Io quand’ero bambina, ricordo, e andavamo alle Tre Are, andavo a cercare<br />
quella pianta a strisce verdi e gialle, dura, con le foglie a punta, grande e<br />
spinosa, e volevo toccarla, sebbene pungesse.mi sembrava mi parlasse di forza,<br />
di coraggio.Apposta mi piaceva. Piantata nella roccia, ferma all’acqua e al vento,<br />
non era come la canna che si muove ogni momento…avevo una pianta di agave<br />
che tanto mi piaceva. Io l’ho rubata a Leonida, qualcuno l’ha rubata a me…<br />
(tratte da “scogghiu sulu” di Maria de Maria ed. Dell’Arco, roma 1958)<br />
www.sicurpiana.com
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
I seGreTI deLLa carne<br />
che cos’È La carne? ha chIesTo un bIMbo aLLa sua MaMMa.<br />
di Walter Cricrì<br />
parte l’argomento della ma-<br />
A cellazione di un animale,<br />
alquanto macabro e delicato da<br />
trattare con i più piccoli, sembrerebbe<br />
una domanda ovvia per un<br />
adulto (non sempre!), ma non del<br />
tutto scontata per un bambino.<br />
Spesso, domande di questo tenore,<br />
mi vengono rivolte da scolari,<br />
durante approfondimenti tematici<br />
extracurriculari. Cercando di<br />
affrontare il tema come se interessasse<br />
solo ai più piccoli potrei<br />
rispondere che la carne è un muscolo<br />
che ha subito il fenomeno di<br />
trasformazione (biochimi ca) detto<br />
di maturazione, durante il quale<br />
si formano particolari legami<br />
chimi ci che esaltano la sapidità e<br />
conferiscono la dovuta tenerezza<br />
al prodot to commestibile. Ma andiamo<br />
con ordine ed approfondiamo<br />
il discorso, per semplicità, con<br />
una tipologia ben precisa: la carne<br />
bovina. Questa, generalmente,<br />
si divide in due grandi categorie:<br />
rossa e bianca.<br />
Per carne rossa si intende quella<br />
di animali adulti: vitellone, manza,<br />
vacca e toro.<br />
Per carne bianca si intende quella<br />
di vitello, alimentato esclusivamente<br />
con latte.<br />
Il vitellone possiede la carne<br />
più succulenta, fortificante e nutriente.<br />
La carne migliore del vitellone<br />
si riconosce dal colore rosso vivo,<br />
dalla struttura (grana) serrata,<br />
consistente, contemporaneamente<br />
soda ed elastica al tocco,<br />
dai piccoli filetti di grasso,<br />
che solcano la massa muscolare,<br />
e dallo spessore esteriore del<br />
grasso, di colore bianco o giallo<br />
chiaro, che ricopre la superficie<br />
della schiena e dei lombi. Queste<br />
sono qualità che derivano dalla<br />
razza dell’animale e dal tipo di<br />
alimentazione effettuata, soprattutto<br />
durante il finissaggio.<br />
La carne di vacca ha la “grana”<br />
più fine di quella di vitellone e il<br />
colore meno vivo; se proviene da<br />
una bestia ingrassata ad arte e<br />
di età media, la qualità è simile<br />
a quella del vitellone.<br />
La carne di toro giovane è uguale<br />
a quella della vacca. Il toro vecchio<br />
ha carne di qualità inferiore,<br />
di colore rosso cupo.<br />
Le carni rosse, subito dopo la<br />
macellazione, risultano acidule e<br />
dure alla cottura, per cui necessitano<br />
di un periodo di riposo attraverso<br />
cui si ottiene un prodotto<br />
più tenero.<br />
Dopo l’abbattimento dell’animale<br />
la carne risulta coriacea (rigor<br />
20<br />
SApERI & SApORI<br />
mortis) e con gusto insipido. Col<br />
passare dei giorni, poiché nei muscoli<br />
avvengono alcune trasformazioni<br />
bio-chimiche, la carne perde<br />
la rigidità diventando più morbida<br />
e saporita. Questo processo prende<br />
il nome di frollatura.<br />
La frollatura va eseguita con<br />
molta attenzione (tempi e temperature)<br />
e la carne deve essere<br />
consumata al punto giusto del suo<br />
riposo, quando cioè ha acquisito la<br />
pie nezza delle sue qualità nutritive<br />
e caratteristiche organolettiche.<br />
Il periodo ottimale di frollatura,<br />
per ottenere carni di elevato pregio<br />
gustativo, è di 10/14 giorni.<br />
La frollatura va fatta sui quarti<br />
interi, in ambiente refrigerato.<br />
A questo punto un bimbo (o un<br />
genitore) attento chiederebbe:<br />
“come si riconosce un buon pezzo<br />
di carne di qualità?”<br />
Ad iniziare dal taglio, dalla<br />
consistenza, dal colore ed infine<br />
dall’assaggio (sapori-odori); il<br />
primo deve essere eseguito perpendicolarmente<br />
alle fibre, le<br />
fette devono essere estese il più<br />
possibile e lo spessore regolare,<br />
tranne che per pezzi particolari.<br />
La tenerezza, il colore ed il sapore<br />
della carne sono determinate da<br />
un complesso di fattori che dipendono<br />
sia dall’aspetto genetico che<br />
nutrizionale del bovino: l’animale<br />
deve aver ricevuto una razione di<br />
alimenti naturali, con componenti<br />
equilibrati in apporto proteico,<br />
glucidico, vita minico, ecc., in rapporto<br />
con l’età e lo stato di sviluppo,<br />
cercando di far evitare stress<br />
alimentari all’animale.<br />
La tenerezza della carne è molto<br />
legata alla selezione genetica,<br />
all’età dell’animale ed alla maturazione<br />
delle carni.<br />
Il colore è influenzato dall’età,<br />
dall’alimentazione, dalle condizioni<br />
di macellazione e dalla frollatura.<br />
Il sapore è dato dalla combinazione<br />
dei fattori genetici ed<br />
alimentare dell’animale; ma<br />
comunque, una buona frollatura<br />
contribuisce in modo preponderante<br />
sulla succulenza e<br />
sapidità.<br />
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SUA MAESTà CICOrIA<br />
LA PrInCIPESSA DELLA SALUTE<br />
di Walter Cricrì<br />
La gastronomia del nostro territorio,<br />
nel tempo, ha valorizzato i<br />
prodotti della terra, caratterizzandosi<br />
nella cucina mediterranea. In<br />
particolare si ha una predilezione<br />
per le verdure, selvatiche o coltivate,<br />
come la cicoria e per i legumi<br />
cotti nella “pignata”, vicino al fuoco<br />
vivo. Ovviamente tutto condito<br />
con l’olio extravergine di oliva.<br />
L’etimologia del nome generico di<br />
questa pianta (Cichorium) è difficile<br />
da stabilire. Probabilmente si<br />
tratta di un antico nome arabo che<br />
potrebbe suonare come Chikouryeh.<br />
Altri testi invece ipotizzano<br />
che derivi da un nome egizio Kichorion,<br />
o forse anche dall’accostamento<br />
di due termini Kio (= io) e<br />
chorion (= campo); gli antichi greci<br />
ad esempio chiamavano questa<br />
pianta kichora; ma anche kichòria<br />
oppure kichòreia. Potrebbe essere<br />
quindi che gli arabi abbiano preso<br />
dai greci il nome, ma non è certo.<br />
La difficoltà nel trovare l’origine<br />
del nome della pianta sta nel fatto<br />
che è conosciuta fin dai primissimi<br />
tempi della storia umana. Viene citata<br />
ad esempio nel Papiro di Ebers<br />
(ca. 1550 a. C.) il medico greco<br />
Galeno la consigliava contro le<br />
malattie del fegato; senza contare<br />
tutti i riferimenti in epoca romana.<br />
Plinio il Vecchio grande naturalista<br />
latino, infatti, nella sua ‘Storia naturale’<br />
ne decanta le virtù antinevralgiche<br />
e diuretiche.<br />
Il nome specifico (intybus) deriva<br />
dal latino a sua volta derivato<br />
dal greco entybion col<br />
quale si indicava un’erba simile<br />
alla cicoria (ora chiamata genericamente<br />
“erba scariola”).<br />
Il binomio scientifico è stato definitivamente<br />
fissato dal botanico e<br />
naturalista svedese Carl von Linné<br />
(1707 – 1778) nella pubblicazione<br />
Species Plantarum del 1753; prima<br />
ancora però, questa pianta veniva<br />
chiamata variamente : Intubum syl-<br />
Di seguito un esempio di valorizzazione di una verdura spesso dimenticata<br />
ma alla base di ricette che hanno seguito le nostre tradizioni.<br />
Minestra di cicoria<br />
Ingredienti:<br />
-250 gr. di Fagioli “pappaluni”<br />
-500 gr. di Cicoria<br />
-500 gr. di Pane “stagionato”<br />
qualche giorno<br />
-un pezzo di guanciale di maiale<br />
-olio extravergine d’oliva<br />
-Peperoncino, aglio, sale q.b.<br />
Preparazione<br />
Le quantità sono da intendersi per<br />
4 persone.<br />
Cuocete a fiamma bassissima i fagioli,<br />
che avrete messo a mollo la<br />
sera precedente (ideale la pignata<br />
nel caminetto) con il guanciale.<br />
Pulite e lavate benissimo la cicoria,<br />
lessatela in abbondante acqua<br />
e scolatela in una ciotola di acqua<br />
fredda. Scolate di nuovo la cicoria,<br />
strizzatela fatela soffriggere<br />
nell’olio con due spicchi di aglio<br />
e peperoncino, salate e fate insa-<br />
vestre oppure Intubum sylvestris;<br />
solo poco prima di Linneo s’incominciò<br />
ad usare costantemente il<br />
nome proprio di Cichorium.<br />
Gli inglesi chiamano questa pianta<br />
Chicory, i francesi la chiamano Endive<br />
witloof ma anche Chicorée e i<br />
tedeschi Wurzelzichorie oppure Cichoriensalat<br />
ma anche Wegwarte.<br />
Di tutte le erbe spontanee dei nostri<br />
campi la cicoria può vantare<br />
diversi primati: in primo luogo è<br />
quella che ha più contribuito al sostentamento<br />
dei nostri avi in ogni<br />
epoca, pane e cicoria ripassata era<br />
uno dei pasti più diffusi. La cicoria<br />
selvatica è progenitrice di molte<br />
varietà coltivate, come il radicchio,<br />
la catalogna, il cicorione da<br />
cui si ricavano le famose “puntarelle<br />
romane”.<br />
Come si è visto sin dall’antichità le<br />
sue proprietà mediche erano conosciute.<br />
Le sostanze attive nella cicoria<br />
sono il glicoside, l’arginina, la<br />
colina, l’inutina, la cicorina, l’inulina,<br />
l’acido cicorico e il levulosio.<br />
Molte di queste sostanze sono contenute<br />
nel lattice bianco, rintracciabile<br />
all’interno della pianta, è<br />
amaro, tonico, depurativo, stomachico,<br />
lassativo, antinfiammatorio,<br />
antiossidante, colagogo, diuretico<br />
e ipoglicemizzante; va bene quindi<br />
per chi ha la digestione lenta e<br />
difficile, stitichezza, per abbassare<br />
la glicemia del sangue nel diabete,<br />
per depurare e disintossicare l’intero<br />
organismo ed in particolare il<br />
fegato, per contrastare i radicali<br />
liberi responsabili dell’invecchiamento<br />
e di molte malattie, per<br />
aiutare i reni a svolgere al meglio il<br />
loro compito, in quanto stimola la<br />
diuresi e l’eliminazione dell’acido<br />
urico, quindi è adatto per la gotta,<br />
stimola la produzione di bile, regolarizza<br />
la frequenza del battico<br />
cardiaco, è utile in caso di anemia,<br />
anoressia, è espettorante e carminativa,<br />
quindi in caso di tosse, congestione<br />
nasale, asma e bronchite<br />
va benissimo.<br />
porire il tutto per circa mezz’ora.<br />
Aggiungete i fagioli. Mescolate delicatamente<br />
per non schiacciare i<br />
fagioli, aggiustate di sale, se del<br />
caso, coprite e lasciate insaporire<br />
ancora per 5-10 minuti. nel frattempo<br />
affettate il pane (magari<br />
“stagionato”) a fettine sottili, disponete<br />
a strati in un piatto, versateci<br />
sopra i fagioli con la cicoria,<br />
lasciate riposare per qualche<br />
minuto e poi servite.<br />
La principessa è servita.<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
21 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
SALUTE E BENESSERE<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
PROLASSO DELL’UTERO E INCONTINENZA URINARIA, DUE PROBLEMI SOMMERSI<br />
Dott. Carmelo Infantino<br />
i capita sempre più spesso,<br />
Mnel mio lavoro di ginecologo,<br />
di fare emergere, dopo un paziente e<br />
attento colloquio con le donne, specie<br />
con quelle meno giovani, un problema,<br />
anzi spesso due, di cui tutte<br />
le donne, parlano mal volentieri.Mi<br />
riferisco all’incontinenza urinaria e al<br />
prolasso degli organi pelvici (utero,<br />
vagina, vescica, uretra, retto). Le alterazioni<br />
del pavimento pelvico stanno<br />
diventando sempre più frequenti<br />
in tutte quelle popolazioni in cui si sta<br />
registrando un prolungamento della<br />
vita media delle donne, tanto che,<br />
queste patologie, stanno diventando<br />
un problema sanitario, ginecologico<br />
sempre più importante. Sollecitato,<br />
peraltro, da qualche richiesta avuta<br />
via e-mail da parte di qualche lettrice,<br />
e incoraggiato dalla soddisfazione<br />
che mi hanno manifestato le stesse<br />
donne da me trattate, vedremo in seguito,<br />
come ho deciso di parlarne in<br />
questa rubrica. Spero, pertanto, che<br />
l’argomento possa essere di aiuto a<br />
tutte quelle donne che, come spesso<br />
accade, soffrono in silenzio, nascondendo<br />
il problema per una sorta<br />
di timore o di pudore che comunque<br />
limita, e non poco, la loro qualità di<br />
vita. Chi soffre di prolasso degli organi<br />
pelvici (POP) e/o d’incontinenza urinaria<br />
(IU) sa quanto tali patologie siano<br />
invalidanti. Infatti, spesso, queste<br />
donne, sono:<br />
- costrette a limitare le loro azioni<br />
quotidiane di lavoro;<br />
- evitare i rapporti sociali; (dottore<br />
non posso uscire di casa perché<br />
devo andare continuamente in bagno)<br />
- soffrire di alterazioni funzionali<br />
a carico sia dell’apparato urinario<br />
(IU) sia della regione ano-rettale,<br />
(defecazione difficoltosa);<br />
- hanno compromessa talvolta anche<br />
la loro vita sessuale; scivolano<br />
verso un’alterazione del loro stato<br />
psichico fino alla depressione.<br />
Spiego pertanto prima che cosa è<br />
il prolasso dell’utero e degli organi<br />
pelvici, per poi dare una definizione<br />
dell’I.U. e infine, dare un cenno alla<br />
terapia che è sempre personalizzata<br />
al singolo caso e non potrà mai essere<br />
uguale per tutti. In condizioni<br />
di normalità l’utero e tutti gli organi<br />
(vescica, vagina, uretra, retto) che si<br />
trovano nella pelvi (la parte più bassa<br />
della cavità addominale) occupano una<br />
Dott. Francesco Cardone<br />
Colgo l’occasione per ringraziare<br />
questa redazione,<br />
che mi ha concesso l’opportunità<br />
di trattare temi riguardanti le<br />
malattie digestive che da qualche<br />
anno rappresentano in Italia<br />
una delle prime cause di morbidità<br />
e mortalità.<br />
ne consegue: aumento di richieste<br />
di visite ai medici di medicina<br />
generale, agli specialisti ed<br />
aumento di prestazioni diagnostiche<br />
(ecografie, endoscopie). Sono<br />
aumentati i ricoveri in emergenza<br />
e quelli in regime ordinario e Day<br />
Hospital.<br />
La federazione italiana Società<br />
malattie apparato digerente ha<br />
iniziato una collaborazione con il<br />
Ministero della salute allo scopo<br />
di pesare la gastroenterologia.<br />
Il progetto ha mostrato finora<br />
come siano diminuiti i ricove-<br />
determinata posizione che è mantenuta<br />
da tutto un sistema di legamenti<br />
e di fasce così come un’amaca sostiene<br />
chi si sdraia sopra. Anatomicamente<br />
parlando, questo sistema di fasce,<br />
legamenti e muscoli, costituiscono il<br />
pavimento pelvico che chiude in basso<br />
il bacino e nella cui funzionalità il<br />
“il tutto è maggiore della semplice<br />
somma delle singole parti” (moderna<br />
teoria di Papa Petros). E’ pertanto<br />
evidente che, se il telo (le fasce<br />
endo-pelviche) o le corde (i legamenti<br />
utero sacrali, e cardinali) che formano<br />
l’amaca sono lacerati, con il peso di<br />
chi si sdraia sopra, possono rompersi e<br />
conseguentemente si rischia di cadere<br />
a terra. nel prolasso dell’utero e degli<br />
altri organi pelvici in parte accade la<br />
stessa cosa, cioè le alterazioni dell’apparato<br />
di sostegno (del piano muscolo<br />
fasciale che costituisce il pavimento<br />
pelvico) e/o il rilasciamento del sistema<br />
di sospensione (costituito dai legamenti<br />
cardinali e utero-sacrali) determinano<br />
il conseguente spostamento<br />
dell’utero e/o degli organi vicini, vagina,<br />
uretra, vescica e retto dalla loro<br />
sede naturale a una nuova sede, più<br />
bassa per ovvi motivi di forza di gravità.<br />
Tale spostamento verso il basso<br />
è la causa dei disturbi quali: senso di<br />
peso o di corpo estraneo nella regione<br />
genitale, che potranno aggravarsi fino<br />
all’incontinenza urinaria o a difficoltà<br />
nella defecazione.<br />
Tralasciamo quest’ultimo disturbo,<br />
che è una patologia di pertinenza più<br />
chirurgica che ginecologica, oltre ad<br />
essere assai meno frequente dell’I.U.,<br />
e soffermiamoci un attimo a dare una<br />
giusta definizione dell’I.U. Essa è descritta<br />
come la perdita involontaria di<br />
urina, tale da determinare problemi<br />
igienici, economici e sociali. Anche se<br />
qualsiasi donna può essere affetta da<br />
IU, dalla donna che ha appena partorito,<br />
a quella in menopausa o a quella<br />
anziana, la sua incidenza aumenta<br />
con l’età. Clinicamente distinguiamo<br />
tre tipi di I.U., e tale distinzione è di<br />
fondamentale importanza, poiché la<br />
terapia è completamente diversa, e<br />
per di più opposta, tra un tipo e l’altro.<br />
Vediamo quindi la classificazione.<br />
Parliamo di InCOnTInEnzA DA STrESS<br />
quando la perdita di urina si verifica in<br />
conseguenza di aumenti della pressione<br />
addominale come succede durante<br />
i colpi di tosse, uno starnuto, ecc.<br />
Questo tipo di I.U. riconosce le sue<br />
cause nell’alterazione di quel sistema<br />
di fasce, legamenti e muscoli che<br />
costituiscono il pavimento<br />
pelvico (p.p.) o a deficit<br />
intrinseco dello sfintere<br />
urinario. Tali alterazioni<br />
del p.p. sono molto più<br />
frequenti nelle donne che<br />
hanno partorito, in quelle<br />
che soffrono di bronchite<br />
cronica con tosse, in quelle<br />
che soffrono di stipsi, nelle<br />
fumatrici e nelle obese.<br />
Il secondo tipo di I.U. è la<br />
così detta InCOnTInEnzA<br />
DA UrGEnzA. In essa le<br />
perdite di urina che si verificano,<br />
sono la conseguenza<br />
di uno stimolo impellente<br />
di urinare. Questo secondo<br />
tipo di I.U. è causato da<br />
un’iperattività del muscolo<br />
detrusore, che è il muscolo<br />
che fa contrarre la vescica<br />
nell’atto della minzione, il<br />
quale si attiva in modo del<br />
tutto spontaneo e non volontario<br />
o in conseguenza<br />
di infezioni urinarie, litiasi<br />
vescicale, neoplasie vescicali. Infine<br />
abbiamo l’InCOnTInEnzA MISTA che<br />
riconosce ambedue i fattori causali.<br />
Appare pertanto evidente, a questo<br />
punto, che è fondamentale fare una<br />
corretta diagnosi per applicare la giusta<br />
terapia. È pertanto necessario ed<br />
indispensabile, un attento colloquio<br />
con la paziente, come dicevo all’inizio.<br />
Segue un altrettanto accurato<br />
esame clinico uro-ginecologico, per<br />
stabilire un corretto inquadramento<br />
del problema sia per quanto riguarda<br />
il prolasso degli organi pelvici sia per<br />
quanto riguarda l’I.U.<br />
L’importanza dell’esame ginecologico,<br />
è fondamentale per evidenziare<br />
il grado del prolasso, la parte dell’organo<br />
pelvico prolassato (utero, vagina,<br />
vescica, uretra, retto), ma è altrettanto<br />
indispensabile per orientarci<br />
verso quale tipo di I.U. la paziente<br />
è affetta. Per quanto concerne l’I.U.<br />
alla visita ginecologica farà seguito<br />
tutta una serie di accertamenti quali:<br />
l’esame delle urine, l’urinocoltura,<br />
l’ecografia renale e vescicale, il diario<br />
minzionale, un’eventuale cistoscopia,<br />
e l’esame urodinamico (specialmente<br />
indicato nel caso di una correzione<br />
chirurgica) che permetterà di comprendere<br />
la dinamica minzionale,<br />
la funzionalità sfinterica e infine di<br />
classificare definitivamente le perdite<br />
urinarie.<br />
Alla fine del percorso diagnostico,<br />
LE MALATTIE DIGESTIVE<br />
i pr o b l e m i de l l a ga s t r o e n t e r o l o g i a<br />
ri per patologie tradizionali come<br />
appendicite ed ulcera e siano aumentati<br />
quelli per malattie croniche<br />
del fegato, intestino, colon e<br />
pancreas così come quelli per patologie<br />
oncologiche digestive: tumori<br />
del colon, fegato, pancreas,<br />
stomaco ed esofago.<br />
Il progetto ha anche rilevato<br />
come l’organizzazione sanitaria<br />
per questo settore non sembra<br />
adeguata a rispondere oggi a<br />
queste nuove esigenze.<br />
In Italia, ma soprattutto in Calabria,<br />
infatti, un paziente con<br />
patologie digestive ha meno del<br />
10% di possibilità di essere curato<br />
dallo specialista gastroenterologo:<br />
pochi centri, pochi di<br />
questi con posti letto. Ma soprattutto<br />
risulta un’assenza quasi<br />
totale di specialisti sul territorio.<br />
Il contrario, per esempio,<br />
di quanto accade per le malattie<br />
cardiovascolari dove le possibilità<br />
di cura specialistica sono<br />
di circa il 50% ed è elevata la<br />
presenza di specialisti sul territorio.<br />
La conseguenza per i malati con<br />
malattie digestive è un aumento<br />
dei rischi di inappropriatezza: nel<br />
prescrivere percorsi diagnostici e<br />
terapeutici, liste di attesa inaccettabili,<br />
degenze più lunghe,<br />
programmi di screening inadeguati<br />
o assenti e gestione esclusivamente<br />
ospedaliera di queste<br />
malattie.<br />
ritengo che alla gastroenterologia<br />
debba essere riservata pari<br />
dignità ed uguale considerazione<br />
rispetto alle altre discipline perché<br />
l’endoscopia digestiva riveste<br />
un ruolo fondamentale nella<br />
prevenzione, nella diagnosi precoce<br />
e nella terapia curativa delle<br />
neoplasie iniziali, delle emorragie<br />
digestive e delle patologie<br />
bilio-pancreatiche per le quali<br />
applica tecniche miniinvasive<br />
e conservative della funzionali-<br />
le z o n e TraTTeggiaTe d e s C r i v o n o la n o r m a l e s e d e<br />
d e l l’o r g a n o p e l v i C o p r o l a s s a T o<br />
potrà essere definito un piano terapeutico<br />
adeguato, che ovviamente,<br />
sarà chirurgico, mirato e modulato<br />
allo specifico organo (utero, vagina,<br />
vescica, uretra, retto) nel caso di<br />
prolasso e I.U. da stress (è il caso<br />
di cui vi parlavo all’inizio della<br />
trattazione); mentre dovrà essere<br />
esclusivamente farmacologico,<br />
in caso d’incontinenza da urgenza<br />
minzionale. Oggi, inoltre, la chirurgia<br />
protesica, che è più indicata<br />
nelle giovani donne per il problema<br />
I.U. da sforzo, ci consente di praticare<br />
interventi non più demolitivi<br />
come un tempo. Questa nuova e<br />
moderna chirurgia sta fornendo ottimi<br />
risultati, oltre ad essere di relativa<br />
facile esecuzione (T.O.T.). Le<br />
forme miste di I.U., se vi è un prolasso<br />
come spesso accade, possono<br />
giovarsi della correzione chirurgica<br />
dello stesso, anche se potrà rendersi<br />
necessaria una successiva terapia<br />
medica. In conclusione, possiamo<br />
dire che oggi, sia la chirurgia uroginecologica,<br />
sia la farmacoterapia<br />
ci offrono innumerevoli soluzioni ai<br />
problemi affrontati (POP e UI). Per<br />
quanto concerne la terapia chirurgica,<br />
per la particolarità della sede<br />
anatomica, spetta allo specialista<br />
ginecologo esperto, informare, consigliare<br />
e indirizzare coscientemente<br />
la paziente verso il tipo d’intervento<br />
chirurgico più idoneo.<br />
tà digestiva; è altresì importante<br />
nel trattamento delle neoplasie<br />
non operabili con l’intento di<br />
migliorare la qualità di vita dei<br />
pazienti.<br />
Sono felice di iniziare questa<br />
collaborazione e sarà mia cura<br />
nei prossimi numeri affrontare<br />
argomenti specifici riguardanti le<br />
varie patologie, di interesse clinico,<br />
dell’apparato digerente.<br />
Dott. francesco Cardone<br />
Specialista in Gastroenterologia ed<br />
Endoscopia Digestiva<br />
Dirigente Medico U.O. Gastroenterologia<br />
ed Endoscopia Digestiva P.O.<br />
POLISTENA<br />
I lettori interessati possono inviare al<br />
giornale dei quesiti specifici; risponderò<br />
appena possibile.
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
di Antonella Mazza<br />
e Rosa Parrello<br />
C’era una volta…<br />
Iniziano così tutte le belle favole<br />
di una volta ma noi oggi vorremmo<br />
raccontarvene una moderna. E’<br />
la storia di una scuola, una piccola<br />
scuola di periferia della nostra<br />
bellissima <strong>Palmi</strong>.<br />
La storia ci ricorda molto da vicino<br />
la favola del “Brutto Anatroccolo”,<br />
quel pulcino un po’ goffo e,<br />
per l’appunto bruttino che tutti,<br />
o quasi, umiliavano. Un bel giorno,<br />
però, dopo tante vicissitudini,<br />
quel buffo pulcino cominciò a trasformarsi<br />
e alla fine, diventò un<br />
bellissimo cigno…<br />
non vorremmo sembrare presuntuose,<br />
ma anche la nostra<br />
scuola ad un certo punto cominciò<br />
a… trasformarsi. non vogliamo<br />
raccontarvi di trasformazioni di<br />
bambini, no, grazie a Dio i bambini<br />
sono sempre uguali, un meraviglioso<br />
universo in continua crescita.<br />
Quella piccola scuola cominciò a<br />
trasformarsi grazie all’attenzione<br />
delle insegnanti, in primis, della<br />
dirigenza scolastica e dell’amministrazione<br />
comunale, poi. Le insegnanti<br />
pensarono che fosse giunto<br />
il momento di darsi da fare: quella<br />
bella struttura così grande poteva<br />
senz’altro essere meglio valorizzata.<br />
Con l’intervento del Dirigente<br />
scolastico e dell’Amministrazione<br />
comunale, si riuscì a far sistemare<br />
il tetto dal quale filtrava acqua,<br />
furono tinteggiate le aule ed il<br />
grande salone con bei colori caldi<br />
e allegri, mentre le insegnanti si<br />
occuparono personalmente di riverniciare<br />
il cancello esterno di un<br />
bel verde “speranza” e abbellire<br />
le pareti con i volti dei personaggi<br />
più amati dai bambini: Minnie<br />
e Topolino, Paperina e Paperino,<br />
nonna Papera, Winnie The Pooh,<br />
Biancaneve e i sette nani, Hello<br />
Kitty e tanti altri loro beniamini.<br />
I primi ad accorgersi che le cose<br />
cominciavano a cambiare furono<br />
22<br />
MONDO ScUOLA<br />
IL BrUTTO AnATrOCCOLO<br />
i genitori dei bambini di quella<br />
scuola, i quali, avendola anch’essi<br />
frequentata negli anni passati,<br />
capivano che quelle trasformazioni<br />
erano dovute all’entusiasmo e<br />
alla forte volontà delle insegnanti<br />
che, giorno dopo giorno, realizzavano<br />
spazi, angoli e arredi con<br />
idee sempre nuove. Si trattava di<br />
piccole cose certo, ma che rendevano<br />
la struttura più accogliente<br />
e certamente più adatta alle nuove<br />
generazioni e, dunque, ai loro<br />
bambini. Una bella scuola da con-<br />
sigliare ad amici e conoscenti!…<br />
E così, da quel momento, quella<br />
piccola scuola ha iniziato una trasformazione<br />
che sicuramente la<br />
porterà a diventare un bellissimo<br />
cigno. Ancora c’è molto da fare:<br />
un bel giardino da valorizzare, ad<br />
esempio… ma si sa, siamo in periodo<br />
di crisi economica e dobbiamo<br />
accontentarci, senza mai, peraltro,<br />
perdere la speranza di poter<br />
procedere a nuovi interventi migliorativi!<br />
La nostra favola per il momento<br />
si interrompe qui, ma la trasformazione<br />
è ormai avviata e non lasceremo<br />
che si fermi fino a quando<br />
quel bellissimo cigno non spiccherà<br />
il volo dalla Scuola dell’Infanzia<br />
di “San Leonardo”…<br />
Grazie a tutti coloro che hanno<br />
reso possibile dare un lieto fine<br />
alla nostra spendida favola.<br />
Al Presidente americano Barak Obama<br />
Signor Obama sono un bambino di nome Claudio<br />
e ho dieci anni. Sono felice che lei sia diventato la<br />
persona più importante al mondo.<br />
Per la prima volta una persona di colore diventa<br />
Presidente degli Stati Uniti. Io mi fido di Lei e<br />
penso che farà cose straordinarie. Ha dato esempio<br />
che tutte le persone sono uguali davanti ai diritti<br />
uguali umani, senza distinzione di sesso, di razza,<br />
di nazionalità. E penso che questo sia giusto e<br />
che quello che pensa Lei e quello che penso io siano<br />
corretti. Lei ha tolto molte cose che l’uomo f ha<br />
fatto senza pensare a quello che avrebbero generato<br />
nel futuro e anche perchè hanno svergognato<br />
le nostre capacità intellettuali, come per esempio<br />
il carcere di Guantanamo. La prego pensi a quello<br />
che le ho detto, ci tengo molto, anche perchè scrivo<br />
a una persona molto importante. La ringrazio e le<br />
ripeto che per me significa molto.<br />
Da un bambino calabrese (Italia) che apprezza le<br />
sue pensate “geniali”.<br />
Claudio Cl Cambrea<br />
Scuola primaria “De Zerbi” <strong>Palmi</strong> Classe 5°B<br />
“MUSICA VIVA”<br />
Qu a n d o l a m u s i C a d i v e n Ta po e s i a<br />
di Donatella Meduri<br />
usica viva” è proprio il<br />
“Mtitolo del progetto che,<br />
da circa tre anni, viene realizzato<br />
nella nostra Scuola. nato con<br />
spirito innovativo, offre a tutti gli<br />
allievi la possibilità di completare<br />
il loro percorso culturale anche<br />
sotto l’aspetto artistico creativo,<br />
attraverso attività pomeridiane in<br />
cui la vera protagonista è la musica:<br />
la musica che trasmette emozioni,<br />
che aggrega, ma soprattutto<br />
che racconta la vita.<br />
Fortemente sostenuto dalle docenti<br />
tutors Carmela Luppino e<br />
Donatella Meduri, il progetto trova<br />
anche piena approvazione dal<br />
dirigente scolastico Dott.ssa Patrizia<br />
Costanzo, che si è mostrata<br />
particolarmente sensibile e ben<br />
disposta a promuovere questa iniziativa.<br />
L’obiettivo più ambito da<br />
parte del gruppo di progetto, è<br />
quello di formare un futuro cittadino<br />
“educato alla musica” capace<br />
di ascoltare, comprendere e scoprire<br />
il valore più profondo del linguaggio<br />
musicale ed i segreti più<br />
nascosti dei suoi messaggi. nello<br />
stesso tempo si spera di creare<br />
le condizioni ideali per poter costituire<br />
un gruppo musicale che<br />
rappresenti l’Istituto, in occasione<br />
di eventi e manifestazioni culturali<br />
nel nostro territorio.<br />
La band che si è formata, nasce<br />
da una libera adesione di 15 alunni<br />
provenienti da tutte le classi che<br />
sono seguiti da esperti esterni.<br />
Essi si incontrano a scuola, nel<br />
laboratorio di musica, attrezzato<br />
allo scopo con molteplici strumenti,<br />
in relazione a differenti livelli<br />
di preparazione, e si esibiscono in<br />
diversi generi musicali.<br />
I ragazzi, nella scelta delle modalità<br />
di esecuzione e degli effetti sonori,<br />
si propongono con semplicità,<br />
sempre spinti da un forte desiderio<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
Scrivi una lettera al Sindaco, oppure al<br />
Preside, oppure al Presidente della Repubblica,<br />
oppure ad una personalità.<br />
Egregio signor Sindaco,<br />
vorrei dirle alcune cose, ma prima mi presento:<br />
sono una bambina di 9 anni e mi chiamo Mara<br />
Ioculano.<br />
Lei è un buon Sindaco per questa città, ma qualcosa<br />
per noi bimbi non “quadra”: se in villa quasi c’è<br />
sempre fila e non si può giocare, non si può entrare<br />
con la bici ne la palla, quel posto un pò è inutile.<br />
Il campo Giuseppe Lopresti ha accanto un parco<br />
giochi, se così si può definire. Io spero che abbia<br />
capito cosa intendevo segnalarle con questa lettera:<br />
non ci sono molti posti in cui possiamo sbizzarrirci<br />
e giocare. Vorremmo più posti in cui farlo. Spero che<br />
prenda qualche piccolo provvedimento.<br />
Codiali saluti Mara<br />
Ioculano<br />
ALL’ITC EInAUDI DI PALMI<br />
di far emergere i lati più nascosti<br />
della loro personalità. Lo scorso<br />
anno scolastico il gruppo si è esibito<br />
nella piazzetta del municipio, raccogliendo<br />
l’entusiasmo del pubblico;<br />
ma è stato quando ha reso omaggio<br />
a Fabrizio de Andrè, con uno spettacolo<br />
alla Casa della Cultura che ha<br />
regalato emozioni talmente forti da<br />
incantare la platea.<br />
Sono stati momenti di grande<br />
poesia, raccontati attraverso immagini,<br />
storie e canzoni.<br />
La stessa magia si è realizzata<br />
anche in occasione della manifestazione<br />
“FIABA-Day” e quella<br />
della “Sesta Settimana regionale<br />
delle Biblioteche”, organizzate<br />
dall’Assessorato alla Cultura e P.I.<br />
del Comune di <strong>Palmi</strong>. In entrambi<br />
gli eventi la musica è stata protagonista<br />
indiscussa, proponendosi<br />
proprio come “Musica viva”, trascinante<br />
e coinvolgente.<br />
Essa offre ai ragazzi l’opportunità<br />
di credere in se stessi, di maturare<br />
idee ed emozioni da condividere<br />
con gli altri. Esperienze<br />
di questo genere li fanno, infatti,<br />
crescere in modo positivo, suggerendo<br />
e regalando qualche ideale<br />
per il quale, nella vita è importante<br />
lottare. La forza intrinseca ed il<br />
fascino della musica ha creato un<br />
gruppo di musicisti in erba… chissà<br />
se la vita riserverà loro l’opportunità<br />
di diventare famosi!<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
di Davide “Joker” Vigna<br />
Scrivere un articolo che parli<br />
del Softair, rivolgendosi in<br />
particolare a chi non conosce tale<br />
disciplina, è opera che richiede<br />
sempre delle precisazioni tese<br />
a scacciare alcuni luoghi comuni<br />
legati a questa specifica attività<br />
sportiva; spesso infatti, la gente<br />
tende a bollare i ragazzi che<br />
si appassionano a tale disciplina<br />
come militaristi, solitamente con<br />
tendenze politiche estremistiche<br />
e con un’indole particolarmente<br />
violenta... Mi consola moltissimo<br />
constatare che, soprattutto<br />
nell’ultimo anno di attività del<br />
club di cui mi onoro di far parte,<br />
molte di queste convinzioni sono<br />
crollate e l’immagine che si sta<br />
creando attorno al “softgunner”<br />
si avvicina sempre di più a quella<br />
che da sempre è stata la realtà;<br />
il merito, una volta tanto, va dato<br />
all’ondata di prodotti cinesi che<br />
ha invaso un mercato da sempre<br />
di nicchia e con cifre di accesso<br />
non alla portata di tutti: oggi, attrezzarsi<br />
per superare la barriera<br />
di curiosità che separa un semplice<br />
appassionato, da un giocatore,<br />
ha un costo decisamente inferiore,<br />
e ciò non va di certo a discapito<br />
della qualità che anzi risulta essere<br />
più che sufficiente, con alcune<br />
sorprese che non ci si aspetterebbe<br />
da prodotti inquadrati nella<br />
categoria del low cost... Proprio<br />
grazie al livellamento dei prezzi,<br />
molti ragazzi, i quali non potevano<br />
consentirsi quello che era un vero<br />
e proprio lusso, ora sono attrezzati<br />
per giocare a Softair, sono iscritti<br />
a club più o meno regolarmente<br />
registrati, affollano ogni Domenica<br />
i campi di gioco e si sfidano<br />
animati da uno spirito sportivo e,<br />
nella maggior parte dei casi, leale.<br />
Sono cambiate tante cose rispetto<br />
a qualche anno fa, ovvero rispetto<br />
al periodo in cui mi avvicinavo allo<br />
sport in questione: oggi l’atmosfera<br />
che si respira non è più quella<br />
pionieristica che caratterizzava<br />
quei pochi coraggiosi avventurieri,<br />
e tende invece ad essere più agonistica<br />
e sportiva; adesso siamo in<br />
tanti, e fa un po’ specie vedere la<br />
domenica mattina quelle persone,<br />
che magari capita di incontrare al<br />
23 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
LA pAROLA AI GIOVANI<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
“nOn CHIAMATELI ESALTATI...”<br />
bar, in tribunale, in piazza o per<br />
strada, tanto diverse, ognuna calata<br />
nella sua realtà lavorativa,<br />
quanto unite nell’uniformità delle<br />
loro divise mimetiche e dei loro<br />
fregi. E’ proprio questa la caratteristica<br />
principale del Softair, ciò<br />
che sembrava impossibile concepire<br />
per chi non faceva parte di uno<br />
dei tanti club che ormai affollano<br />
anche il Belpaese: è uno sport che<br />
unisce, una sana competizione<br />
sportiva che simula un ambiente<br />
di guerra con delle armi giocattolo<br />
paurosamente simili alla realtà,<br />
ma capaci soltanto di espellere<br />
degli innocui (al massimo fastidiosi)<br />
pallini di plastica; l’autoregolamentazione<br />
caratterizza le<br />
sessioni di gioco: sono di solito i<br />
più esperti a controllare i novizi,<br />
ad imporgli l’utilizzo di occhiali<br />
protettivi (gli occhi sono l’unica<br />
parte del corpo che potrebbe subire<br />
danni gravi da un pallino se<br />
non adeguatamente protetta), a<br />
raccomandargli di dichiarare di essere<br />
stati colpiti anche nel dubbio,<br />
a costringerli ad uscire dal gioco<br />
se dubitano della loro onestà o se<br />
notano atteggiamenti antisportivi.<br />
Come ogni disciplina agonistica,<br />
anche la nostra premia la costanza,<br />
l’allenamento (quantomeno la<br />
preparazione fisica) e soprattutto<br />
l’esperienza... ricordo benissimo il<br />
pENSIERI DI UNA MAMMA<br />
SCUOLA E FAMIgLIA: COMPITI E COMPETENZE<br />
di Patrizia Misale<br />
Con il trascorrere del tempo<br />
mi rendo conto che è proprio<br />
vero quando si dice che il mestiere<br />
più faticoso è quello di essere<br />
mamma.Sono mamma di due<br />
bambini di 6 e 3 anni che incentra<br />
l’intero arco della giornata nell’occuparsi<br />
di loro, tormentata, talvolta,<br />
come credo capiti a tutte le<br />
mamme, da mille dubbi e da quel<br />
solito interrogativo: “ma sto facendo<br />
la cosa giusta, oppure, no?” La<br />
risposta è molto più facile trovarla<br />
all’interno delle mura domestiche<br />
perché il confronto di opinioni è<br />
limitato, ma quando i nostri figli<br />
indossano lo zaino per andare a<br />
scuola, la risoluzione dell’arcano<br />
risulta molto più problematica.La<br />
scuola è, infatti, il luogo in cui i<br />
nostri figli trascorrono gran parte<br />
della giornata e si trovano ad<br />
interagire con figure che, con il<br />
trascorrere del tempo diventano<br />
per loro punti di riferimento…penso<br />
che un po’ tutti ci siamo sentiti<br />
dire, almeno<br />
una volta<br />
dai nostri<br />
figli la frase:<br />
“ma la<br />
maestra mi<br />
ha detto…”<br />
E’ inutile<br />
negare che<br />
istintivamentequelle<br />
parole ci abbiano dato un certo<br />
fastidio, facendoci sentire quasi<br />
subalterni. Ma se ognuno di noi<br />
riflettesse sul fatto che i genitori<br />
sono preposti alla funzione primaria,<br />
quella educativa, mentre<br />
la scuola, luogo in cui il bambino<br />
compie la prima esperienza di vita<br />
sociale, rappresenta l’agenzia formativa<br />
che diffonde nei nostri figli<br />
il sapere e la cultura, si può comprendere<br />
facilmente che il compito<br />
di entrambi è complementare<br />
e indirizzato a far emergere le<br />
potenzialità umane e creative dei<br />
nostri figli e a comunque ad aiutarli<br />
a crescere.<br />
7A FOTO LINDA gUERRISI<br />
COMPAGNIA SOFTAIR PALMI<br />
mio primo game: esaltazione alle<br />
stelle, confusione totale, ed alla<br />
fine un comico blu su blu (in gergo<br />
tecnico, ho sparato per sbaglio<br />
addosso a due compagni di squadra!);<br />
oggi, dopo sei anni di gioco,<br />
mi sento una persona arricchita<br />
dalla mia passione, innamorata<br />
di questo sport e tutt’altro che<br />
esaltata, serena nell’affrontare le<br />
sessioni in compagnia della mia<br />
squadra, grata ad un’attività che<br />
mi consente anche di smaltire le<br />
tossine derivanti da una dura settimana<br />
lavorativa. Le cose stanno<br />
così un po’ per tutti i club più anziani,<br />
che dopo anni di selezione<br />
“naturale” tendente a scoraggiare<br />
i soggetti più rissosi ed antisportivi,<br />
si ritrovano con una scrematura<br />
di persone che dà ampie garanzie:<br />
è necessario che la tendenza resti<br />
questa, poiché bisogna considerare<br />
che in uno sport dove non<br />
esistono arbitri, dove il “kill” (ovvero<br />
il punto derivante dall’aver<br />
colpito un avversario) è certificato<br />
solo ed esclusivamente dall’onestà<br />
dell’avversario stesso che deve<br />
“dichiararsi” colpito ed uscire dal<br />
game, se si inseriscono soggetti<br />
estranei a certi schemi si rompe<br />
completamente ogni equilibrio;<br />
Highlander è il titolo di un bellissimo<br />
film con Christopher Lambert,<br />
e noi vogliamo che tale resti: un<br />
film, appunto... Se poi è davvero<br />
necessario ispirarsi a qualche<br />
pellicola, meglio qualcosa come<br />
Black Hawk Down di ridley Scott,<br />
o Salvate il Soldato ryan di Steven<br />
Spielberg, film di guerra realistici<br />
dove al primo colpo subito si va giù<br />
a terra. noi abbiamo la fortuna di<br />
non morire (!) e di non procurarci<br />
nemmeno un graffio (graffio che<br />
comunque sarebbe regolarmente<br />
coperto da assicurazione sanitaria),<br />
di provare una forte scarica<br />
di adrenalina e di concludere la<br />
nostra mattinata sportiva davanti<br />
ad un piatto di pasta fumante,<br />
dopo una bella doccia; o a volte<br />
di toglierci il corpetto tattico ed<br />
arrostire in compagnia dei nostri<br />
amici un po’ di salsicce direttamente<br />
sul campo; di queste cose<br />
si nutre il Softair: di Serietà (uso<br />
il maiuscolo non a caso) quando<br />
è il momento, di Sorrisi per tutto<br />
il resto! Se pensate che questa<br />
“doppia S” faccia parte del vostro<br />
carattere, se avete voglia di sfidare<br />
voi stessi prima che gli altri,<br />
se imbracciare un arma per gioco<br />
non vi crea problemi di coscienza,<br />
se volete divertirvi, scaricare<br />
lo stress, passare delle giornate<br />
diverse, respirare aria pulita, far<br />
parte di una squadra, fare sana<br />
attività fisica, tante volte godervi<br />
una bella mangiata in compagnia<br />
di buoni amici, se insomma vi interessa<br />
tutto ciò, trovate qualcuno<br />
che è già inserito nell’ambiente (vi<br />
assicuro che non è difficile), fatevi<br />
consigliare sulle spese iniziali da<br />
chi se ne intende (importante per<br />
non fare acquisti inutili) ed unitevi<br />
alla grande famiglia dei “Softgunner”!<br />
Vi ritroverete a condividere<br />
il testo di questo articolo...<br />
Ed a smentire chiunque continui<br />
a chiamarci “esaltati”. Concludo<br />
citando da Facebook una frase di<br />
roberto “Pareo”, il presidente del<br />
club “Diavoli Verdi SAT” di reggio<br />
Calabria (uno dei decani del SA in<br />
Calabria): “Diffidate dalle basse<br />
imitazioni... non esiste un Softair<br />
personale, ma solo quello fatto da<br />
veri sportivi (che prima di tutto<br />
sono persone sincere) legati da<br />
un’unica passione e che si confrontano<br />
lealmente su tutti i campi,<br />
sia quelli professionali che quelli<br />
agonistici... W il Softair!”
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
di Francesco Braganò<br />
di Roberto “Axl” Teti<br />
GIANCARLO MAzzù<br />
iancarlo Mazzù inizia a calcare<br />
Gi palcoscenici negli anni ‘80<br />
suonando musica rock, il gruppo si<br />
chiamava “The Ice”; sin da subito<br />
si comprende il valore artistico e<br />
compositivo del musicista che riesce,<br />
ben coadiuvato dal resto della band,<br />
a rivoluzionare il modo di suonare<br />
il rock componendo dei brani di<br />
notevole interesse, particolarmente<br />
innovativi, utilizzando la sua chitarra<br />
elettrica in maniera splendida ed<br />
inusuale, sfruttando alla perfezione<br />
il delay e all’occorrenza il distorsore<br />
per supportare degli ottimi soli. negli<br />
anni Giancarlo Mazzù consolida la sua<br />
conoscenza musicale, inizialmente sotto<br />
la guida del maestro Martino Schipilliti,<br />
successivamente, frequentando il<br />
Conservatorio e diplomandosi in chitarra<br />
ed in composizione e arrangiamento<br />
jazz con il massimo dei voti; decidendo<br />
di non fermarsi con gli studi, consegue<br />
il diploma accademico di 2° livello in<br />
jazz, aggiungendo in questo caso oltre<br />
al massimo dei voti, anche la lode e la<br />
menzione d’onore. nel suo cammino<br />
musicale, dagli inizi con la musica rock<br />
Un uomo racchiuso nella sua<br />
preghiera. Accanto a lui solo<br />
la sua “kora” e dentro di sé tutto<br />
lo spirito della cultura “mandè”<br />
tramandato di generazione<br />
in generazione. A nord del<br />
Mediterraneo i cantastorie, o<br />
comunque i custodi di antiche<br />
tradizioni (musicali e non) la cui<br />
origine si perde nella notte dei<br />
tempi, sono figure che lentamente<br />
stanno conoscendo la loro fase<br />
crepuscolare, soppiantati dal<br />
progresso e dalla scarsa attitudine<br />
delle nuove generazioni a pescare<br />
nel passato per delineare il proprio<br />
futuro. Quello che succede in<br />
Africa, e precisamente nello stato<br />
del Mali, è l’esatto contrario: a<br />
fronte di una modernizzazione<br />
infrastrutturale frutto anche dei<br />
buoni rapporti sempre intercorsi<br />
con la Francia (di cui il Mali fu<br />
colonia fino al 1960), non è mai<br />
tramontato l’interesse verso i<br />
“Djeli” (letteralmente “coloro<br />
che trasmettono attraverso il<br />
sangue”), più comunemente<br />
24<br />
IL GIRADISchI - p u n t o d i a s c o lt o<br />
fino ad arrivare al jazz,<br />
parte davvero importante<br />
ha avuto la musica<br />
classica; in tale ambito<br />
ha svolto un’intensa<br />
attività concertistica<br />
come solista, in duo con<br />
il flauto e in duo con il<br />
pianoforte, ma è con<br />
il quartetto di chitarre<br />
“Armonie Mediterranee”,<br />
oggi trio per la prematura<br />
scomparsa del maestro<br />
Prestileo, assieme al<br />
fratello Francesco ed<br />
al maestro Martino<br />
Schipilliti, che nell’arco<br />
di venti anni ha tenuto<br />
concerti nelle maggiori<br />
città in giro per l’Italia.<br />
L’amore per la chitarra<br />
classica sarà onorato<br />
con la composizione<br />
di “Pure Landscapes”,<br />
una raccolta di visioni<br />
pure, composizioni scritte che hanno<br />
una forte radice nella pratica costante<br />
dell’improvvisazione, album uscito nel<br />
2007 per l’etichetta Dodicilune, che,<br />
come tiene a precisare Giancarlo-<br />
,“esprime gli aspetti più intimi del<br />
mio rapporto con la chitarra classica,<br />
strumento che mi accompagna<br />
dall’età di cinque anni”. In questo cd,<br />
tutto di sue composizioni, l’artista<br />
mostra di che pasta è fatto: tecnica<br />
sopraffina, gusto compositivo di<br />
altissimo livello, grande precisione<br />
e suono pulitissimo; sfruttando la<br />
libertà di un disco da solista, mette in<br />
campo tutte le sue conoscenze di più<br />
generi musicali, e con intelligenza,<br />
alterna le diverse atmosfere per non<br />
annoiare l’ascoltatore. nel cammino<br />
musicale di Giancarlo, poco prima di<br />
giungere al jazz, lo vediamo alle prese<br />
con un ambizioso e originale progetto<br />
musicale “Isologos”, coronato con<br />
l’uscita nel 2003 per l’etichetta<br />
Ethnoworld dell’omonimo disco, nel<br />
quale propone un percorso acustico<br />
a metà tra la musica orientale e<br />
quella colta europea. Grazie alla sua<br />
profonda conoscenza della musica<br />
orientale, affianca ai classici strumenti<br />
a corda anche altri strumenti quali<br />
chitarra fretless, bouzuki, sitar, cetra<br />
la k o r a d i To u m a n i di a B a T e<br />
conosciuti con il termine francese<br />
“Griot”. Da sempre essi sono stati<br />
poeti e cantori, a volte anche<br />
ambasciatori e interpreti nella<br />
fase pre-coloniale, e sono ancora<br />
visti dalla popolazione locale come<br />
autentici semidei che arricchiscono<br />
con il loro sapere chi, lontano<br />
dalle luci della capitale Bamako,<br />
ancora vive di caccia, pesca e<br />
pastorizia in posti in cui il tempo<br />
sembra essersi fermato. Toumani<br />
Diabate rappresenta il “griot” per<br />
eccellenza: figlio d’arte (suo padre<br />
Sikidi fu l’autore del primo disco<br />
per sola kora “Cordes anciennes”<br />
del 1970), appartenente all’etnia<br />
“mandinka” ritenuta la prima<br />
e unica custode della cultura e<br />
della saggezza. requisiti che già<br />
sono un ottimo biglietto da visita<br />
per chi si appresta all’ascolto di<br />
“The Mandè Variations”. In questo<br />
disco, l’artista maliano ci prende<br />
per mano e ci fa salire su un<br />
tappeto volante su cui inaliamo a<br />
pieni polmoni l’aria rarefatta ma<br />
incandescente che si respira a metà<br />
strada fra il Sahara e l’equatore.<br />
Toumani Diabate riesce a ricavare<br />
dalla sua kora ogni suono possibile<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
Giancarlo Mazzù<br />
in viaGGio dal rock al jazz<br />
a percussione, violino<br />
arabo rehab, lira greca e<br />
oud, nonché strumenti a<br />
percussione della tradizione<br />
indiana e tibetana<br />
quali tabla, mridangam,<br />
damaru, tibetan bells,<br />
tin-bhrul e l’uso del canto<br />
armonico, proprio della<br />
cultura sciamanica centroasiatica<br />
e tibetana. I<br />
tanti progetti musicali<br />
e i sempre più <strong>numero</strong>si concerti in<br />
giro per il mondo non pregiudicano<br />
il cammino relativo agli studi ed al<br />
perfezionamento, Giancarlo frequenta<br />
con ottimi risultati vari corsi con<br />
grandissimi musicisti jazz, tra i tanti<br />
Lama, Bonafede, Ottaviano, Joe<br />
Lovano ecc., e nel 1999, nell’ambito<br />
del festival “Umbria Jazz” consegue il<br />
diploma di Jazz della Berklee Scholl of<br />
Music di Boston. La sua passione, ed i<br />
tanti sacrifici che sono necessari per<br />
continuare a suonare ad alti livelli,<br />
non si rivelano vani tant’è che nel<br />
2008 la rivista “Musica Jazz” lo vota<br />
nel referendum “Top Jazz 2008” nella<br />
categoria “Strumentista dell’anno”, e,<br />
nello stesso anno, riceve il prestigioso<br />
premio internazionale “Anassilaos<br />
2008 per la Musica” come giusto<br />
riconoscimento per la sua attività<br />
artistica di musicista e compositore<br />
in Italia e all’estero. Il 2002 si rivela<br />
un anno importante per la carriera<br />
artistica di Giancarlo Mazzù; inizia la<br />
collaborazione con il pianista Luciano<br />
Troja, inizialmente con “Mahanada<br />
Quartet”, assieme a Carlo nicita e<br />
Carmelo Coglitore, in seguito in duo di<br />
chitarra e pianoforte. Questo sodalizio<br />
si basa soprattutto sulla ricerca di<br />
nuove forme sonore ed espressive,<br />
sempre con un occhio puntato alla<br />
tradizione; si esprimono, sia in ambito<br />
acustico sia elettrico, con l’obiettivo<br />
di mantenere inalterata la propria<br />
identità stilistica, facendo coesistere<br />
jazz tradizionale e composizioni<br />
popolari, forme di provenienza<br />
classica e improvvisazione radicale.<br />
Ed è così che vedono la luce “Seven<br />
Tales About Standards”, uscito nel<br />
2006, e “Seven Tales About Standards<br />
Vol. II”, aprile 2009, entrambe<br />
pubblicati dalla Splasc(h) records;<br />
e immaginabile, senza mai uno<br />
strappo o un minimo cedimento,<br />
dando sempre l’impressione di<br />
accarezzare affettuosamente<br />
le ventuno corde di cui è<br />
dotato questo particolarissimo<br />
strumento. La kora è un’arpa a<br />
liuto composta da una semizucca<br />
chiamata “calabash” ricoperta<br />
da una pelle di antilope, e da un<br />
manico che funge da tirante per<br />
le corde, a loro volta disposte in<br />
due file, una da dieci e l’altra<br />
da undici. Per l’occasione, il<br />
musicista africano ha anche<br />
apportato delle personalissime<br />
modifiche allo strumento al fine<br />
di migliorarne ulteriormente il<br />
suono in fase di registrazione.<br />
E il risultato è semplicemente<br />
sorprendente, tanto che in alcuni<br />
momenti sembra che siano più<br />
elementi a suonare, mentre dalla<br />
prima all’ultima nota a “cantare”<br />
è la kora di Toumani Diabate, il<br />
quale sciorina trame morbide e<br />
mai scontate, alternando pause<br />
che valorizzano la straordinaria<br />
cassa di risonanza della kora a<br />
cavalcate che mettono in risalto<br />
l’estrema abilità dell’interprete,<br />
quest’ultimo, presentato<br />
in anteprima in America<br />
con una serie di concerti di<br />
prestigio tra Philadelphia<br />
e new York. È un progetto<br />
dedicato ad alcune famose<br />
e pluri-eseguite canzoni<br />
dell’American Songbook,<br />
trattate non solo con<br />
il linguaggio del jazz<br />
tradizionale, ma anche<br />
attraverso altri elementi,<br />
come il contrappunto, la melodia<br />
italiana della fine dell’800, la musica<br />
per il teatro. Il primo cd è stato<br />
accolto con entusiasmo dalla stampa<br />
internazionale: la rivista americana<br />
“Cadence” l’ha considerato una<br />
rivisitazione in chiave third stream<br />
del celeberrimo “Undercurrent”<br />
di Bill Evans e Jim Hall, e la rivista<br />
argentina specializzata “El Intruso”,<br />
l’ha inserito tra i migliori dieci cd del<br />
2006. “Seven Tales About Standards<br />
Vol. II” comprende 10 tracks, tutti<br />
standard conosciutissimi, con i<br />
titoli riportati citando gli autori,<br />
le date e i musical di provenienza,<br />
che evidenzia il grande e doveroso<br />
rispetto dei musicisti verso le songs.<br />
Alla grandezza degli standard i due<br />
musicisti rispondono con altrettanta<br />
fantasia, verve e gioia di suonare, e<br />
con la giusta sintesi di esperienze,<br />
classico per Mazzù e prettamente<br />
jazz per Troja. Che dire.. grandissima<br />
interpretazione in tutte le tracks con<br />
una particolarissima menzione, dovuta<br />
soprattutto alla vena innovativa, di<br />
“Autumn Leaves” e “All The Things<br />
You Are”. Concludo riportando la<br />
recensione fatta da neri Pollastri<br />
sulla rivista “All About Jazz” che<br />
condivido totalmente: “Un lavoro di<br />
rara finezza e intelligenza, dialogico<br />
e sofisticato.. in un piacere continuo<br />
per l’orecchio e per la mente, sempre<br />
stimolata a ricercare nella memoria<br />
il tema e a rivalutarlo nelle forme di<br />
volta in volta proposte. Inutile dire<br />
di più su un lavoro che va ascoltato<br />
e riascoltato, con gusto mai sopito,<br />
perché - e non è poco! - anche il<br />
semplice ascolto è piacevolissimo,<br />
perché le invenzioni non sono mai<br />
cerebrali, ma solo, genuinamente<br />
musicali”.<br />
con scale che vanno ad attingere<br />
nei meandri più reconditi della<br />
tradizione maliana. Forse il titolo<br />
del disco deriva proprio da questo,<br />
in quanto Diabate ha messo in<br />
pratica tutti, ma proprio tutti, gli<br />
insegnamenti della cultura mandè<br />
con tutte le sue varianti che<br />
nascono spostandosi di villaggio<br />
in villaggio. Potremmo definirlo il<br />
disco griot “definitivo”. La certezza<br />
è che, se lo si ascolta dall’inizio<br />
alla fine con gli occhi chiusi,<br />
quando li riapriremo capiremo che<br />
esiste un mondo bellissimo nella<br />
sua semplicità, ma ahimè troppo<br />
lontano dall’intelligenza di molti<br />
di noi.<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
di Cristoforo Bovi<br />
Carmen Consoli, dopo “una<br />
pausa di riflessione” che<br />
ha particolarmente fatto soffrire<br />
il sottoscritto e la maggior parte<br />
dei suoi estimatori, torna poderosamente<br />
con un lavoro straordinario:<br />
“Elettra”. naturalmente Carmen<br />
non è stata ferma in questi<br />
tre anni poiché ha suonato nei più<br />
importanti teatri d’oltreoceano<br />
ricercando nuove sonorità da mescolare<br />
a quelle già ampiamente<br />
testate nei suoi precedenti lavori.<br />
Il risultato che ne viene fuori è di<br />
un pregio estremo. La più che collaudata<br />
sezione ritmica formata<br />
da Marco Siniscalco (contrabbasso)<br />
e Puccio Panettieri (batteria), è<br />
“l’anima” sulla quale ruota tutto il<br />
lavoro e denota la scelta “maniacale”<br />
dei suoni. Il mastering di Bob<br />
Ludwig al Gateway di Portland, la<br />
dice tutta sulla riuscita finale del<br />
disco, che oserei definire un capolavoro,<br />
e che diverrà di certo<br />
una pietra miliare della musica<br />
italiana. Le collaborazioni di spessore<br />
non finiscono qui: figurano,<br />
infatti, Franco Battiato e Manlio<br />
Sgalambro che firmano il particolarissimo<br />
brano “Mare Ti Amiamo”<br />
dominato da ritmi a metà fra la<br />
tradizione siciliana e quella araba,<br />
con ritornello in francese; Marina<br />
rei, che suona la batteria in “Ventunodieciduemilatrenta”;Massimo<br />
roccaforte (chitarre), Santi<br />
Pulvirenti (mandolino, chitarra<br />
elettrica, banjo), Salvo Carruggio<br />
(percussioni), l’orchestra “roma<br />
di Giuseppe “Enyal” Fiorino<br />
toria curiosa quella di France-<br />
Ssca Lago. Il suo primo lavoro,<br />
chiamato “Mosca Bianca”, risale al<br />
1997. L’album fu pubblicato dalla<br />
casa discografica Edel, e vantava<br />
<strong>numero</strong>se collaborazioni eccellenti,<br />
fra questi: Morgan (Bluvertigo),<br />
Carmen Consoli, Eugenio Finardi,<br />
25 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
IL GIRADISchI - p u n t o d i a s c o lt o<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
sinfonietta” diretta<br />
dal Maestro Paolo<br />
Buonvino.<br />
È una Carmen<br />
diversa dal solito<br />
(bellissima!!) già<br />
dalla copertina e<br />
dalle immagini interne,<br />
si capi-sce<br />
il segnale differente<br />
che vuole<br />
trasmettere rispetto<br />
al passato.<br />
“È un disco che ho<br />
realizzato dopo la<br />
scomparsa di mio<br />
padre”, dice l’artista nel giorno<br />
della presentazione dell’album,<br />
ed a lui dedica “Mandaci Una Cartolina”,<br />
brano delicatissimo e di<br />
estrema sensibilità emotiva sia<br />
nel testo che nella musica. Altra<br />
annotazione positiva va al brano<br />
“La Finestra”, ove Carmen, in un<br />
comprensibile dialetto, offre un<br />
“affresco” della società siciliana<br />
che sta cambiando (molto vicina<br />
alla nostra, ahimè!!!), soffermandosi,<br />
con vena comica, particolarmente<br />
su coloro che hanno fatto i<br />
soldi e credono di poter rinnegare<br />
le proprie origini.<br />
Facendo un “sincero” esame di<br />
coscienza, potrebbe essere ciò<br />
che pensiamo (senza offesa alcuna)<br />
ogni qualvolta ci affacciamo<br />
dalle nostre dimore ...Ascoltare<br />
attentamente per credere!!!<br />
“non Molto Lontano Da Qui”, è la<br />
traccia scelta come singolo per<br />
il lancio dell’album, pertanto la<br />
sua struttura è molto adatta alla<br />
trasmissione radiofonica e “facile”<br />
da ricordare; da segnalare gli<br />
incastri tra le chitarre che fanno<br />
apprezzare tutto magicamente.<br />
Arriva dritto allo stomaco, perché<br />
raccontata in prima persona dalla<br />
vittima, la storia di abusi su una<br />
minore nell’ambito familiare del<br />
brano “Mio zio”.<br />
Soffermandosi sul testo si rimane<br />
di stucco per la crudezza e l’ironia<br />
con la quale viene descritta tale<br />
situazione. Il brano che dà il titolo<br />
all’ intero lavoro “Elettra”, parla<br />
di una prostituta che si innamora<br />
con grande dignità di un cliente,<br />
Pardo e Patrick Benifei<br />
(Casinò Royale), ed infine<br />
Marc ribot (ha collaborato<br />
con Tom Waits, Vinicio<br />
Capossela, Elvis Costello<br />
e tanti altri). nonostante<br />
il disco abbia ottenuto un<br />
buon successo sia a livello<br />
commerciale che di critica,<br />
Francesca Lago decide di<br />
allontanarsi dalle scene.<br />
Ora ricompare, a distanza<br />
di dodici anni, con questo<br />
nuovo progetto, chiamato<br />
“The Unicorn”. non è un<br />
disco vero e proprio, ma un Ep di<br />
sette tracce (di cui una non suonata).<br />
Per questo lavoro l’artista dimostra<br />
un grande coraggio, in quanto<br />
decide di autoprodurre il disco e di<br />
affrontare un genere molto distante<br />
dai tempi di “Mosca Bianca”.<br />
Infatti, se “Mosca Bianca” è un<br />
disco centrato su generi come il pop<br />
bENTORNATA,<br />
“CANTATESSA”!!<br />
per essere “salvata” dalla situazione<br />
in cui si trova; dinamiche e<br />
pulizie dei suoni, anche qui lasciano<br />
il segno. «Comunque questo<br />
album è soprattutto un disco che<br />
canta l’amore, ogni tipo d’amore:<br />
quello paterno e quello filiale,<br />
quello mercenario e quello incestuoso,<br />
quello passionale e quello<br />
romantico», sottolinea Carmen.<br />
Effettivamente, dedicandosi<br />
all’ascolto e facendosi trasportare<br />
dalla sua originalissima, dolce<br />
e inimitabile voce, ci si accorge di<br />
ciò con un notevole alternarsi di<br />
stati d’animo. Buon ascolto.<br />
Nel non troppo lontano 2002,<br />
dalle ceneri di una tra le<br />
più celebri band del panorama<br />
rock italiano, i Timoria, nascono i<br />
Miura, sotto la volontà e la dedizione<br />
di Diego Galeri, batterista,<br />
e Illorca (al secolo Carlo Alberto<br />
Pellegrini), bassista. Si rivela subito<br />
azzeccata e preziosa la scelta<br />
di collaborazione con il chitarrista<br />
Killa, con il quale il lavoro<br />
musicale ben presto diventa una<br />
realtà intitolata ”In testa”. L’album<br />
viene pubblicato nel 2005,<br />
con alla voce un ragazzo bresciano<br />
che verrà quasi subito sostituito<br />
da chi, poi, si confermerà voce<br />
ufficiale della band: Max Tordini.<br />
nel 2008 viene pubblicato il secondo<br />
album, ”Croci”, che no-<br />
francesca LaGo<br />
3<br />
miura<br />
di Valentina Caratozzolo<br />
e l’elettronica, “The Unicorn” punta<br />
decisamente al genere cantautorale.<br />
Questo Ep si contraddistingue perché<br />
mette in mostra una musicalità a<br />
trecentosessanta gradi, nonostante<br />
la strumentazione è ridotta all’osso.<br />
I testi sono molto belli e per nulla<br />
scontati. I pezzi sono suonati con<br />
chitarra e voce, ad esclusione<br />
della traccia “number 24” dove c’è<br />
anche una batteria programmata.<br />
Francesca Lago riesce a dimostrare<br />
una vocalità unica che si combina<br />
perfettamente con la musica e i<br />
testi scritti in inglese. Ciascun brano<br />
è molto curato sia da un punto<br />
di vista compositivo che vocale.<br />
La voce di Francesca mostra un<br />
livello interpretativo molto elevato,<br />
anche la musica non è per nulla<br />
ripetitiva. nel pezzo omonimo cura<br />
molto i toni bassi, mentre il brano<br />
“Black Thoughts” merita un ascolto<br />
molto più approfondito, visto che è<br />
nostante il suono ruvido e quasi<br />
acerbo, vanta la collaborazione di<br />
vari artisti italiani come Moltheni,<br />
Lubjan, Mirko Venturelli (Giardini<br />
di Mirò), Pietro Canali, Steve Dal<br />
Col (Frigidaire Tango) e lo stesso<br />
produttore artistico Giorgio Canali.<br />
Degni di nota sono certamente<br />
i due pezzi duettati con Lubjan<br />
(M.A.I.A.) e Moltheni (Scompaio).<br />
nella scorsa primavera, i Miura<br />
tornano in sala d’incisione.<br />
Il nuovo disco, intitolato non<br />
casualmente ”3”, è stato registrato<br />
con la produzione artistica<br />
di Giacomo Fiorenza tra le colline<br />
della Lunigiana, al Borgo Studio<br />
di Cattognano (MS), un affascinante<br />
borgo del ‘500 che conta<br />
pochissimi abitanti ed un’atmosfera<br />
molto intima ed introspettiva.<br />
Elementi, quest’ultimi, che<br />
si possono trovare sia nei testi di<br />
”3”, sia nella ricerca di un suono<br />
più intenso e originale, rispetto<br />
ai precedenti lavori. L’innovazione<br />
c’è tutta e il disco non<br />
risulta banale, ma anzi, piacevole<br />
all’ascolto anche dell’orecchio<br />
meno esperto. Le linee vocali<br />
sono parlate, gli arrangiamenti e<br />
il suono diventano ricercati e caratterizzati<br />
da nuove componenti<br />
che sembrano essere sempre appartenute<br />
alla band: psichedelia,<br />
fuzz e synth che miscelati a nuovi<br />
stili di chitarra e una batteria più<br />
lineari, risultano azzeccati e per<br />
nulla deludenti.<br />
La band dimostra di non rinnegare<br />
le proprie radici ed il passato,<br />
ma anzi, di trarne insegnamento<br />
per la propria crescita musicale.<br />
E da qui, infatti, nasce il ripescare<br />
ambientazioni vintage e strumentazioni<br />
d’eccezione (synth,<br />
soprattutto) che riescono a coniugare<br />
perfettamente un sound lontano<br />
da qualsiasi formale cliché,<br />
adeguatamente miscelato alla voglia<br />
di psichedelia e di grunge.<br />
”3” regala all’ascoltatore undici<br />
tracce, quasi tutte di notevole<br />
rilievo, tra le quali mi sento di<br />
evidenziare: “Io”, “nella Capsula<br />
del Tempo”, “Il Solista”, “nulla E’<br />
Inutile”. L’album , pubblicato lo<br />
scorso 7 novembre con il singolo<br />
”normale”, esce per Prismopaco<br />
records, l’etichetta di Diego Galeri<br />
nata a fine 2007. Credo di non<br />
azzardare una gaffe affermando<br />
che ”3” rappresenta la nascita di<br />
una nuova vita per i Miura, indirizzata<br />
sempre più verso la ricercatezza<br />
e la sostanza.<br />
Ed è quello che gli auguro.<br />
arrivato in semifinale nel prestigioso<br />
“UK Songwriting Contest 2009”.<br />
Anche in questa traccia l’autrice<br />
si muove con grande disinvoltura,<br />
fornendo una prestazione vocale<br />
molto appassionata. “The workings<br />
of a dubious life” è un pezzo molto<br />
ritmato sia nei suoni chitarristici<br />
sia nell’interpretazione della voce.<br />
In conclusione “The Unicorn” si<br />
presenta come un lavoro molto<br />
elegante e raffinato, che contiene<br />
dei veri e propri gioielli compositivi<br />
ricchi di poesia e fascino. In una<br />
parola: capolavoro. Il disco è<br />
consigliato a tutti quelli che hanno<br />
comprato - tanto tempo fa – “Mosca<br />
Bianca”, ma anche agli appassionati<br />
di musica cantautorale. Se qualcuno<br />
volesse saperne di più sull’artista,<br />
consiglio di fare un giro sulla sua<br />
pagina di Myspace, dove potrete<br />
trovare qualunque tipo di notizia<br />
che coinvolge l’artista (tour, storia<br />
della sua carriera, ecc.).<br />
VOTAzIOnE:*****
Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
FRANcO TIGANO<br />
m a e s T r o d i v i T a e d i s p o r T<br />
di Rocco Cadile<br />
Parlare del Professore Franco<br />
Tigano è un dovere morale.<br />
Chi ha la fortuna di conoscerlo<br />
lo ama e lo stima profondamente.<br />
E’ colui il quale riesce attraverso<br />
un gesto, una parola, un sorriso ad<br />
entrare nel cuore della gente. La<br />
sua vita l’ha dedicata al servizio<br />
della comunità palmese, tra insegnamento<br />
e sport. negli anni ’50 è<br />
stato uno degli atleti più apprezzati,<br />
grazie anche alle sue capacità<br />
fisiche che gli consentirono di<br />
praticare molti sport, tra l’altro è<br />
stato anche portiere della Palmese<br />
in serie C. Ma la sua specialità<br />
preferita è stata il salto in alto,<br />
una disciplina che gli regalò tante<br />
soddisfazioni ma che, nello stesso<br />
tempo, gli<br />
lasciò un segnoindelebile;<br />
infatti un<br />
salto mal riuscito<br />
gli causò<br />
la perdita<br />
di un rene. E’<br />
lui stesso a raccontarel’accaduto<br />
senza<br />
pietismi o rammarico,quasi<br />
a non voler<br />
essere irriconoscente<br />
verso<br />
quello sport al<br />
quale si sentivaindissolubilmentelegato.<br />
Per Tigano lo sport non è stato<br />
una metafora della vita ma la vita<br />
stessa. Costituì una società di pallavolo<br />
che lui stesso allenò per oltre<br />
venticinque anni, portando la<br />
squadre, sia quella femminile che<br />
quella maschile, in serie C, sfiorando<br />
addirittura la promozione<br />
per la qualificazione in serie B. I<br />
26<br />
INTORNO ALLO SpORT<br />
molti ragazzi che ha allenato e che<br />
rappresentano la memoria storica<br />
da nando Marincola, Elio Maisano,<br />
nunzio Sprizzi, Enzo Celi, Antonello<br />
Fotia, Enzo Barbaro, Giorgio<br />
Ascioti, Antonio rondanini, Franco<br />
Viola, Pino Gelardi, Pino Carbone,<br />
nino Surace, Pasquale Barone,<br />
Pino Caracciolo, Gianni Sturniolo,<br />
Francesco Loria, Vincenzo zappone,<br />
le ragazze rosaria Violi, Anna<br />
e Maria Celi, Enza Bagalà, M. Teresa<br />
Cerbino, Enrichetta Scolaro,<br />
Francesca Bagalà, Paola De Salvo,<br />
Ester Mura, Annamaria Ordile,<br />
Daniela Scalfari, Liliana zappone,<br />
oggi tutti affermati professionisti,<br />
lo consideravano il loro “ doping<br />
naturale “. riusciva a trasmettere<br />
entusiasmo, carica, fiducia, elementi<br />
necessari per far supera-<br />
re agli atleti le difficoltà, la fatica<br />
degli allenamenti, la delusione<br />
della sconfitta. Faceva vivere la<br />
pallavolo come momento di autoaccrescimento<br />
e di gioia, per migliorare<br />
la qualità della vita e non<br />
semplicemente una sterile attività<br />
sportiva. Quella sua abilità nel<br />
coinvolgere tutti e nel cogliere i<br />
caMPIonaTo ProvIncIaLe dI cIcLIsMo<br />
-sPecIaLITà MounTaIn bIKe-<br />
di Sergio Panetta<br />
Si è da poco concluso il Campionato<br />
Provinciale di ciclismo specialità<br />
Mountain Bike, che ha visto, ancora<br />
una volta, un club palmese, la Pegasus,<br />
primeggiare sui campi sterrati<br />
della Provincia.<br />
La manifestazione ha laureato<br />
Campioni Provinciali MTB proprio<br />
due Atleti appartenenti alla prestigiosa<br />
società Pegasus <strong>Palmi</strong>: Antonio<br />
Mazzullo per la categoria Senior e<br />
Arturo Sofia per la categoria Veterani.<br />
Al campionato hanno preso parte oltre<br />
60 atleti provenienti anche da fuori<br />
regione, che si sono dati battaglia su<br />
vari tracciati della nostra provincia.<br />
Due sono state le tappe fissate a<br />
<strong>Palmi</strong>, entrambe sul monte S. Elia,<br />
scelto proprio per la posizione strategica.<br />
La tappa finale proprio sul S. Elia,<br />
dove si è ricavato un tracciato molto<br />
suggestivo per il panorama mozzafiato,<br />
ha lasciato tutti gli atleti<br />
provenienti anche da altre regione,<br />
senza fiato per la sua maestosa bellezza<br />
naturale.<br />
I nostri campioni, per l'occasione<br />
hanno sbaragliato la concorrenza battendo<br />
per distacco i diretti inseguitori,<br />
laureandosi così entrambi Campioni<br />
Provinciali delle rispettive categorie.<br />
Ai nostri campioni va il plauso di<br />
tutta la dirigenza, il Presidente ed il<br />
Consiglio Direttivo della ASD Pegasus.<br />
diversi stati d’animo, gli consentivano<br />
di gestire la squadra come<br />
fosse una grande famiglia. Era apprezzato<br />
e accolto con grande affetto<br />
e ospitalità da tutti i dirigenti<br />
sportivi delle altre società.<br />
Ancora oggi è amato e rispettato<br />
dai suoi “ ragazzi “, ai quali ha<br />
lasciato in eredità un immenso patrimonio<br />
di valori umani e sportivi<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
LA PREPARAZIONE MENTALE NELLO SPORT<br />
La Prestazione Eccellente (Flow)<br />
di Marcello Surace<br />
Il flow, quale prestazione eccellente<br />
(peak performance), rappresenta<br />
il flusso di coscienza, l’esperienza<br />
ottimale, il massimo coinvolgimento<br />
cognitivo ed emotivo, lo<br />
stato di benessere psicologico che<br />
fa riferimento ad una condizione<br />
psicofisica sopra ogni aspettativa,<br />
delineata da uno stato psicologico<br />
ottimale: utilizzo superiore delle<br />
potenzialità umane.<br />
Il primo ad occuparsi del flow fu<br />
lo psicologo americano Csikszentmihalyi<br />
negli anni 70.<br />
In riferimento al verificarsi di<br />
questa condizione, Il campione<br />
olimpico di decathlon alle Olimpiadi<br />
di Montreal (1976) Bruce Jenner<br />
disse: “Cominciai ad avere la sensazione<br />
che non c’era niente che<br />
io non potessi fare, era come se<br />
fossi in possesso di una potenza<br />
senza limiti; mi faceva quasi paura<br />
la facilità con cui battevo ogni record<br />
personale; non ero sulla terra<br />
come tutti gli altri”.<br />
Atleti di alto livello ribadiscono:<br />
• di avere, in tali situazioni, una<br />
percezione del compito come una<br />
sfida stimolante, con la convinzione<br />
di affrontarlo con estremo<br />
successo, il che permette di estraniarsi<br />
da tutto il resto, risparmiare<br />
l’energia psicofisica per analizzare<br />
altre informazioni, svolgere il<br />
compito in maniera automatizzata<br />
e spontanea;<br />
• la concentrazione diventa massima<br />
non lasciando spazio ad altre<br />
informazioni irrilevanti;<br />
• vi è assenza di paura, forte<br />
motivazione, determinazione,<br />
percezione di controllo della situazione,<br />
sensazione di gioia e<br />
carica fisica;<br />
• ci si sente padroni dei propri<br />
movimenti e capaci di superare<br />
qualsiasi ostacolo, si ha fiducia<br />
nelle capacità personali;<br />
• si avverte un disorientamento<br />
spazio temporale (il campo sembra<br />
più grande, la palla muoversi<br />
più lentamente);<br />
• si ha un rilassamento fisico e<br />
mentale (scioltezza, fluidità, sicurezza<br />
dei movimenti, calma, concentrazione).<br />
che sono alla base anche del recente<br />
successo di rocco Barone, il<br />
pallavolista palmese della Tonno<br />
Callipo, convocato in nazionale.<br />
Caro Professore Franco, un grazie<br />
di cuore per quello che ha fatto e<br />
continua ancora a fare per la nostra<br />
città. Una persona speciale<br />
come Lei è un orgoglio e una ricchezza<br />
per <strong>Palmi</strong>.<br />
Durante questo momento, che<br />
può durare pochi minuti, uno o<br />
qualche giorno, si avverte questo<br />
stato soggettivo positivo e gratificante<br />
che è reso possibile dalla<br />
completa funzione tra azione e<br />
coscienza, stato di equilibrio e ordine<br />
psichico.<br />
L’equilibrio fra le richieste della<br />
situazione e le capacità personali<br />
percepite, favoriscono l’insorgenza<br />
del flow.<br />
Qualche studioso (Hall 1982)<br />
suppone che questa condizione<br />
possa essere favorita da un intervento<br />
sinergico dei due emisferi<br />
cerebrali, considerato che in genere<br />
funzionano in maniera asimmetrica<br />
svolgendo compiti diversi.<br />
È importante altresì l’ambiente in<br />
cui si vive, l’eredità culturale, il livello<br />
di istruzione, lo status socio<br />
economico, l’educazione familiare.<br />
Il fatto di provenire da situazioni<br />
disagiate molto spesso può<br />
essere un vantaggio, poiché favorisce<br />
l’utilizzo di attività fisiche<br />
che richiedono energie individuali<br />
e poche risorse materiali. Alcuni<br />
sperimentano in maggior misura<br />
vissuti di flow rispetto ad altri<br />
(personalità autotelica), essendo<br />
predisposti per diversi motivi:<br />
capacità di mantenere la concentrazione<br />
più a lungo; capacità di<br />
vedere gli ostacoli come sfide; capacità<br />
di sentirsi responsabili del<br />
controllo delle proprie azioni con<br />
uno stimolo maggiore della motivazione<br />
interna.<br />
non è possibile allenare il flow,<br />
ma è realizzabile occuparsi delle<br />
condizioni che lo favoriscono; infatti,<br />
l’intensità e la frequenza del<br />
flow sono strettamente correlate<br />
ad abilità ed a componenti psicologiche<br />
quali: fiducia pre-gara,<br />
pensiero positivo, motivazione,<br />
focalizzazione attentiva, reattività<br />
fisica, livello di attivazione<br />
psicofisiologica, definizione degli<br />
obiettivi, feedback. Il flow non<br />
può essere sperimentato in una<br />
situazione di ansia o di scarsa autostima.<br />
non vi è nessuna differenza tra<br />
maschi e femmine nella percezione<br />
del flow.<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />
N on<br />
27 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />
cULTURA E FOLKLORE<br />
<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />
<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />
GRAZIE!<br />
è solo il dovere, la ragione di questo nostro articolo di ringraziamento, ma è la grande soddisfazione<br />
di aver sentito, sin da subito, a fianco di questa affascinante iniziativa, tantissime persone appartenenti<br />
ai più diversi ceti sociali che hanno compreso e condiviso le ragioni del nostro progetto con una partecipazione<br />
commovente e generosa. Questa grande e sentita adesione popolare , dimostra in maniera inconfutabile<br />
che, quando occorre rafforzare il legame con la fede, le radici, le tradizioni e la cultura del proprio paese,<br />
il palmese c’è e ci sarà sempre, a dimostrazione del grande amore che nutre verso la propria terra; affetto<br />
che ha solo bisogno di essere alimentato da progetti, idee ed iniziative serie e soprattutto disinteressate.<br />
Un ringraziamento immenso va ai palmesi sparsi in tutto il mondo che, grazie alla loro generosità ci danno la<br />
giusta carica per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Per un principio di trasparenza, ma soprattutto<br />
per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al progetto con i propri mezzi e con le proprie possibilità<br />
finanziarie, pubblichiamo un elenco, in rigoroso ordine alfabetico, che sarà aggiornato di volta in volta, ad<br />
ogni uscita del nostro giornale.<br />
Angì Cettina<br />
Arcuri Antonino<br />
Arcuri Massimiliano<br />
Arcuri Santo<br />
Assoc. Città Di <strong>Palmi</strong><br />
Assoc. Fisiofit <strong>Palmi</strong><br />
Assoc. <strong>Madre</strong>terra<br />
Assoc. Pitagora<br />
Assoc. Presenza<br />
Assoc.e Prometeus<br />
Badolati Anna<br />
Badolati Felice<br />
Balzamà Concetta<br />
Barbaro Oscar<br />
Barbaro rocco<br />
Barbera Carmela<br />
Barbera Matteo<br />
Barone Francesco<br />
Barone Giovanni<br />
Barone Sissi<br />
Braganò Francesco<br />
Bruzzese Giovanni<br />
Caccamo Cecè<br />
Cambrea rocco<br />
Cannata nella<br />
Catalano Maria rosaria<br />
Catalano rachele<br />
Chizzoniti Cristina<br />
Choteau Pascale<br />
Cofano Achille<br />
Costa Concetta Maria<br />
Costa Giovanni<br />
Costantino Lucia D.<br />
Cricrì Giuseppe<br />
Cricrì Walter<br />
D’agostino Francesco<br />
Davì Giuseppe<br />
De Francia Salvatore<br />
De Maio Laura<br />
De Maio Armando<br />
De Maio Filippo<br />
De Santis Vincenzo<br />
Ficarra nicolo’<br />
Ficarra nicolò<br />
Fontana Pasquale<br />
Franconeri Pasquale<br />
Gagliostro Cetto<br />
Gagliostro Caterina<br />
Galletta Antonino<br />
Gargano Ernesto<br />
Gargano Ernesto<br />
Gaudio Ennio<br />
Gentile Francesco<br />
Hyrace Franca<br />
Iannelli Antonino<br />
Isola Giuseppe<br />
Lacquaniti nunzio<br />
Leonardis Anna Maria<br />
Loiercio Teresa<br />
Lo Previte Teresa<br />
Longo Pippo<br />
Luppino Carmela<br />
Magazzù Antonio<br />
Magazzù Giuseppe<br />
Managò Andrea<br />
Managò Vincenzo<br />
Non è possibile scrivere la vita di un uomo in poche righe. E’ ancor più difficile farlo nel momento in cui trattasi di un personaggio storico, ma è quasi<br />
impossibile se l’onere è quello di riportare il Bios di uno dei santi più venerati dalla Chiesa e dal popolo cristiano.<br />
La vita di san rocco è talmente intensa da custodire e rivelare una quantità incredibile di contenuti e messaggi, che attraversano le tematiche fondamentali<br />
e più importanti dell’Umanità. Ma non solo. Ad aumentarne il valore, si associa la presenza del secolo che gli fu Suo, considerato a ragione dagli storici tra i più<br />
interessanti della Storia. In questa sede non mi sarà possibile affrontare i contenuti ed i messaggi del Bios del nostro santo e tanto meno un rapporto scientifico<br />
sul XIV secolo; dovendomi concentrare comunque sulla biografia, mi limiterò a riportarne i connotati scientifici più affidabili.<br />
Tralascerò, inoltre, di relazionare sulle antiche fonti scritte e sulle logiche di composizione che hanno reso possibile la realizzazione<br />
del Bios, a cura dei più grandi studiosi mondiali su questa prestigiosa figura: un esercito di ricercatori riuniti sotto un’unica bandiera<br />
(Associazione San rocco Italia – Comitato Internazionale Storico Scientifico per gli studi su san rocco e la Storia Medievale – presieduto<br />
da Gianpaolo Vigo) di cui il Paolo Ascagni è il direttore e Pierre Bolle il massimo esponente e di cui mio onoro essere unico<br />
membro per la regione Calabria.<br />
Tuttavia, sarà possibile un accenno ad alcuni aspetti fondamentali che il lettore potrà<br />
scorgere, facendosene una ragione a priori e potendo, successivamente, affacciarsi ad<br />
ammirare il resto dell’universo di san rocco in pubblicazioni già esistenti. Secondo le ricostruzioni<br />
storiche più recenti e attendibili, rocco nacque verso il 1345/50 a Montpellier,<br />
una ricca città francese in Linguadoca, e morì verso il 1376/79 a Voghera, in Italia.<br />
Tesi molto accreditate identificano il roch/roche non come un nome bensì un cognome.<br />
Le antiche agiografie dicono che i genitori, forse nobili e certamente benestanti, si chiamavano<br />
Libera e Giovanni. Dio concesse la grazie ai due sfortunati coniugi di avere un figlio solo dopo<br />
molti anni di intense preghiere; il neonato nacque con una croce vermiglia incisa nel petto.<br />
Massara Francesco<br />
Matarese Giovanni<br />
Matina Francesco<br />
Melara Carmine<br />
Mesiti Silvio<br />
Muratore Piero<br />
nicotra Ferruccio<br />
nizzari Domenico<br />
noto Vincenzo<br />
Oliva Carlo<br />
Ortuso Andrea<br />
Ortuso Giovanna<br />
Ortuso Lucia<br />
Ortuso rocco<br />
Pardeo Francesco<br />
Pardeo Gaetano<br />
Parisi Antonino<br />
Parisi Enzo<br />
Petitto Concetta<br />
Petitto Saverio<br />
Pipino roberto<br />
Pirrottina rocco<br />
Pizzuto Dino<br />
Previtera Marianna<br />
r.L. Pitagora 29 agosto<br />
reni Marcella Clara<br />
rizzitano Carmelo<br />
romeo Giuseppe<br />
Saccà natale<br />
Sainato Marcella<br />
Sainato roiberto<br />
Scidone rocco<br />
Seminara Eugenio<br />
Silvestri Salvatore<br />
Solano Domenico<br />
Tigano Franco<br />
Trapasso Maria rosaria<br />
Trentinella Caterina<br />
Trentinella Francesco<br />
Tripodi Carmelo<br />
Veneto Armando<br />
Veneto Mara<br />
Ventrice Alberto<br />
Ventrice Loredana<br />
Ventrice Paolo<br />
zagari Cosimo<br />
zappone Franco<br />
zirino Pasquale<br />
Oreste Kessel Pace<br />
Membro de:<br />
Associazione San rocco Italia<br />
Comitato Internazionale Storico<br />
Scientifico per gli Studi su san<br />
rocco e la Storia Medievale.<br />
www.sanroccodimontepellier.it<br />
www.kessel.it<br />
rocco crebbe, sicuramente, in un clima di profonda religiosità e, infatti, dimostrò una precoce vocazione alla carità cristiana. nato in<br />
un periodo in cui imperversava la peste, probabilmente ebbe subito un profondo rispetto verso gli ammalati. Persi i genitori a circa 20 anni<br />
ed essendo l’unico erede, decise di donare ogni cosa in beneficenza e di indossare l’abito del pellegrino. Fu in moltissimi luoghi d’Italia per<br />
assistere gli appestati e produrre addirittura guarigioni, non solo negli ospedali, divenendo immediatamente famoso nonostante viaggiasse nel completo anonimato.<br />
Probabilmente giunse ad Acquapendente nel 1367, quindi girovagò per l’Italia centrale inseguendo la peste. Fu a roma nel 1368 dove guarì anche un cardinale<br />
il quale lo presentò al Papa, che secondo questa cronologia non poteva che essere Urbano V. Viaggiò quindi fino a Cesena, rimini, la «Marca Trevigiana» e Piacenza<br />
(anno 1371) dove una notte, all’interno di un ospedale, si accorse di essersi a sua volta ammalato. Un terribile bubbone all’inguine cominciò a tormentarlo.<br />
Decise immediatamente di lasciare la città e si rifugiò in una grotta, tradizionalmente identificata in Sarmato. Qui fu trovato agonizzante da un cagnolino che si<br />
prese cura di lui, portandogli del pane e aiutandolo a guarire (legenda). Fu proprio il cane ad accompagnare nella grotta il suo padrone, un ricco uomo del luogo<br />
di nome Gottardo (considerato, da alcuni storici, della famiglia Pallastrelli); egli si prese cura di rocco e, nonostante non ne conoscesse il nome e la fama, fu<br />
da lui indotto a lasciare tutte le ricchezze, vestire un ruvido sacco e darsi alla carità cristiana. Guarito, rocco cercò di tornare in patria, ma lungo la strada fu<br />
scambiato per una spia politica, arrestato e condotto in carcere a Voghera (fra il 1371/2 ed il 1374), dove mori circa cinque anni dopo.<br />
Le agiografie dicono che il suo corpo, grazie alla croce incisa sul petto, permise l’identificazione con san rocco di Montpellier solo qualche giorno dopo la morte,<br />
da parte di una importante personalità del luogo: forse la madre del governatore, oppure addirittura lo zio del santo. Quel che è certo è che soprattutto dal<br />
Quattrocento in poi il culto di san rocco conobbe un’espansione impressionante, che ancor oggi fa di lui il santo forse più popolare della storia della Chiesa.<br />
Oreste Kessel Pace