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madreterra numero 1 - gennaio 2010 - Madre Terra- Palmi e Dintorni

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www.<strong>madreterra</strong>news.it Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE<br />

FREE PRESS - FREE PRES<br />

6500 COPIE<br />

gRAZIE PER AvERCI LETTO<br />

Paolo Ventrice<br />

ideo killed the radio star”,<br />

“Vgrande successo dell’epocale<br />

“Disco music” degli anni 70, sottolineava<br />

come la TV avesse offuscato<br />

la musica e le sue Star. Oggi potremmo<br />

tranquillamente riformulare il titolo<br />

e riadattarlo al mondo politico.<br />

Il tema mediatico più presente nella<br />

mondanità è, senz’altro, la politica,<br />

ovvero, la ricerca disperata del gossip<br />

politico, della diatriba personale<br />

tra questo e quel personaggio, del<br />

programma TV ove l’unico sano principio<br />

è quello di urlarsi in faccia idee<br />

sempre in totale contrapposizione<br />

–quasi mai costruttive-, del cercare<br />

di soffocare, spesso con frasi di scarso<br />

gusto, la personalità dell’avversario<br />

o addirittura di picchiarsi (vedi<br />

“battaglie” in Parlamento).<br />

I telegiornali di oggi, così come la<br />

carta stampata, vivono di questo e<br />

ringraziano i vari Ministri e Deputati<br />

di tutta questa manna. L’audience<br />

sale e i giornali vendono di più. E’<br />

vero, ma i contenuti? Cosa trasferiscono,<br />

agli italiani, tutte queste<br />

oscenità del mondo politico? L’insegnamento<br />

alle nuove leve, a coloro<br />

che dovranno sostenere il peso dirigenziale<br />

nel futuro, quale sarà?<br />

Forse è il caso di cambiare strategie<br />

e fare vere battaglie politiche<br />

in funzione di una crescita e non di<br />

una regressione. Le questioni di rancore<br />

e antipatie personali non fanno<br />

il bene di nessuno e la visibilità<br />

è gradita solo se accompagnata da<br />

giuste scelte e civiltà assoluta. Di<br />

tutto il resto, gli italiani ne hanno<br />

piene le tasche!<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

<strong>Palmi</strong> &<strong>Dintorni</strong><br />

€ 1,50 Co p i a om a g g i o<br />

FREE PRESS - FREE PRESS<br />

MADRETERRA AUGURA A<br />

TUTTI UN FAVOLOSO <strong>2010</strong><br />

Panorama di <strong>Palmi</strong><br />

l a Ch i m e r a de l<br />

n u o v o os p e d a l e<br />

a r C a n g e l o Ba d o l aT i<br />

Pagina 7<br />

g i a n C a r l o ma z z ù<br />

f r a n C e s C o B r a g a n ò<br />

Pagina 25<br />

ALL’INTERNO<br />

p o l i s T e n a<br />

-la ma r C i a de l l a pa C e -<br />

aT T i l i o se r g i o<br />

s a n T o a g r e s T a<br />

Pagina 3<br />

s e m i n a r a<br />

si riparTe da BonamiCo<br />

Andrea Ortuso<br />

Siamo giunti al termine anche<br />

di questo 2009 e, come tradizione<br />

vuole, sarebbe il momento di<br />

un piccolo bilancio di fine anno. Un<br />

2009 che più volte ci ha posto di<br />

fronte a diverse situazioni, spesso<br />

complicate, che ci hanno portato a<br />

rivedere e a mettere in discussione<br />

tutto il vissuto e tutto ciò che ci circonda.<br />

Ma si sa, “gli esami non finiscono<br />

mai”, e quindi ben vengano,se<br />

utili per un’ulteriore crescita umana<br />

e professionale. Ma è stato anche un<br />

anno di riflessione e di riscoperta di<br />

quelle piccole cose che spesso, presi<br />

da se stessi, si tendono ad ignorare<br />

o dimenticare. Quindi, tirando un pò<br />

le somme,oseremmo definire questo<br />

2009 come un anno di “transizione”,<br />

di “work in progress”, che, sebbene<br />

ci abbia messo spesso alla prova, ci<br />

ha permesso di mettere maggiormente<br />

a fuoco gli obiettivi. Quel che ci<br />

vuole è una massiccia dose di auguri.<br />

Auguri a tutti i lettori per un anno<br />

ricco di soddisfazioni, a “<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong>”<br />

perché si mantenga all’altezza<br />

delle aspettative, a quelli che lottano<br />

contro le insidie della crisi,<br />

a chi soffre e a chi sta meno bene.<br />

Sono tempi duri, è vero, e le cose<br />

non vanno come dovrebbero quasi<br />

da nessuna parte. Forse siamo arrivati<br />

al redde rationem di un’epoca,<br />

di uno stile di vita, del secolo della<br />

disuguaglianza. E forse da qui bisogna<br />

ripartire per questo <strong>2010</strong> con un<br />

affettuoso augurio a <strong>Palmi</strong> e i suoi<br />

dintorni per un felice <strong>2010</strong> in compagnia<br />

di <strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong> che vi ringrazia<br />

del sostegno fino ad ora avuto e di<br />

quello che giungerà.<br />

l e n a v e t t e de i ve l e n i<br />

n e l l a Ca n n aTa<br />

Pagina 5<br />

l a Ci T o l e n a (ur d i pi l i)<br />

s a v e r i o p e T i T T o<br />

Pagina 14 Pagina 13


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

SI DIcE chE...<br />

2<br />

…e così nacque <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong>!<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

Domenica 8 dicembre, intorno alle 19 si è realizzato un sogno a lungo desiderato, immaginato, inseguito e finalmente concretizzato. A riprova<br />

del fatto che non sempre i sogni “son desideri chiusi in fondo al cuore”, ma a volte anche questi si realizzano. Sul piccolo palco, allestito in<br />

tutta fretta, nella sede di corso Garibaldi, per l’occasione tappezzata dai titoli<br />

di vecchie testate, testimonianze di antichi e nobili trascorsi giornalistici<br />

della nostra città, ma non per questo meno allegra, luminosa e soprattutto<br />

affollata, si è dato l’avvio ad un evento che potremmo definire “storico” :<br />

la nascita del giornale “<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong> <strong>Palmi</strong> & dintorni” . Il giornale, pensato<br />

, voluto e alla fine realizzato da un gruppo di “folli” che ancora credono e<br />

sperano in questa nostra città. Un insieme di persone, le più diverse, accomunate<br />

da un’ unico obiettivo: investire nel futuro e nel riscatto sociale,<br />

culturale, politico e morale di <strong>Palmi</strong>. Calorosa è stata l’accoglienza da parte<br />

di tutte le autorità cittadine ed i partecipanti intervenuti, ma soprattutto<br />

grande è stato l’ entusiasmo di una redazione giovane, curiosa e con una gran<br />

voglia di fare che l’ha caratterizzata sin dall’inizio di questa avventura; armata<br />

quindi di tutte le buone, possibili intenzioni.<br />

AD MAIORA!<br />

Francesco M., Paolo, Andrea, Lucia,<br />

Saverio P., Giuseppe C., Nella, Claudia,<br />

Francesco B., Salvatore D., Dario,<br />

Laura, Cettina, Teresa, Walter, Giovanni,<br />

Maurizio, Arcangelo, Mimma,<br />

Osvaldo, Giuseppe P., Lilla, Rocco B.,<br />

FOTO TrAPASSO<br />

Giuseppe G., Francesco P., Saverio C.,<br />

Franca L., Pietro C., Eugenio, Enzo,<br />

Cassiopea, Mario A., Bruno, Giovanni<br />

T., Domenica, Edoardo, Achille, Nicola, Cristina, Geppino, Mario I., Carmelo, Antonio M., Pasquino, Giovanna,<br />

Franca B., Laura Giulia, Ilaria, Celestina, Valentina, Roberto, Cristoforo, Giancarlo, Marcello,<br />

Rocco C., Antonio P. … e tutti i nostri futuri collaboratori!<br />

PALMI – nASCITA DEL PErIODICO LOCALE<br />

“MADrETErrA, PALMI E DInTOrnI”<br />

Era ora! Solo da una settimana la città di <strong>Palmi</strong> , unanimamente ritenuta da sempre il vero centro<br />

culturale della Piana, ha un proprio organo di informazione a carattere mensile, collegato all’Associazione<br />

<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong>. Si deve ad una meritoria e coraggiosa iniziativa di un gruppo di persone appartenenti a<br />

varie estrazioni sociali che si propongono di affrontare i <strong>numero</strong>si problemi del territorio nel tentativo,<br />

speriamo fruttuoso,di coinvolgere l’opinione pubblica e la sensibilità operativa dell’Amministrazione<br />

Comunale nel più ampio contesto di una azione sinergica tesa a migliorare la qualità della vita dei<br />

cittadini. Conoscendo molto bene il gruppo dei volenterosi, sono fermamente convinto che gli stessi,<br />

confermando le positive e lusinghiere performances realizzate in pregresse esperienze, riusciranno a<br />

vincere anche questa nuova sfida, a riprova delle loro elevate capacità organizzative ed intellettive.<br />

Sono perciò fiero di essere Sindaco di questa nobile Città sapendo di poter pienamente contare sul fattivo<br />

contributo di onesti ed operosi cittadini che, volontariamente e senza alcuna ricaduta materiale , sono<br />

sempre pronti ad offrire i loro sacrifici per il bene della collettività. E’ un primo significativo passo<br />

per dotare la Città di un efficace servizio di informazione e di cultura a disposizione della gente che mi<br />

auguro incontri larghe fasce di consenso popolare, certamente assicurato quello dell’Amministrazione<br />

Comu-nale, indispensabile per il proseguimento nell’impegno divulgativo, possibilmente esteso ad altre<br />

e più importanti iniziative del settore che mettano al centro dell’interesse la diffusione della cultura<br />

come insostituibile mezzo di crescita civile e sociale del Paese. Nell’ottica di tali programmi si inquadra<br />

l’annunciato progetto di realizzare la Fontana Monumentale di San Rocco nell’omonima piazzetta,<br />

generoso e liberale dono del nostro prestigioso scultore Maurizio Carnevale al quale rivolgo i più sentiti<br />

e fraterni ringraziamenti anche a nome dell’Amministrazione Comunale e della intera cittadinanza.<br />

Il munifico gesto di amore del Maestro Carnevale , che non è nativo palmese, conferisce all’opera<br />

una significativa e coinvolgente valenza sentimentale perché testimonia efficacemente il suo<br />

profondo attaccamento alla Città di <strong>Palmi</strong> dove, prima di stabilirsi nella vicina Lamezia Terme, ha<br />

vissuto per tantissimi anni assieme ai suoi indimenticabili genitori ed al suo beneamato fratello Nino,<br />

prematuramente scomparsi, ma che hanno scelto di riposare per sempre nella nostra prediletta Città.<br />

Andiamo avanti all’unisono con i migliori auspici di sicuro successo.<br />

Ennio Gaudio<br />

Sindaco di <strong>Palmi</strong><br />

nOn TErrAMADrE MA MADrETErrA!<br />

FOTO TrAPASSO<br />

MADRETERRA <strong>Palmi</strong> & <strong>Dintorni</strong><br />

REg. TRIB. PALMI Nr° ............................................<br />

Anno 1 - Numero 1 - <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

Direttore respons.: Francesco Massara<br />

vice Direttore: Paolo ventrice<br />

vice Direttore: Andrea Ortuso<br />

REDAZIONE<br />

Capo Redattore Lucia Ortuso<br />

v.Capo Redattore Saverio Petitto<br />

Giuseppe Cricrì<br />

Nella Cannata<br />

Claudia Gargano<br />

Francesco Braganò<br />

Salvatore De Francia<br />

Dario Galletta<br />

Laura Giusti<br />

Cettina Angì<br />

Teresa Laganà<br />

Walter Cricrì<br />

Giovanni Bruzzese<br />

Editore: Associazione Culturale <strong>Madre</strong>terrra<br />

Via ss.18 km 485.30<br />

P.I. 02604200804 - Cod. F.91016680802<br />

Tel./Fax - 0966 1945480 - 0966 1940380<br />

Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255<br />

Mobile - Andrea Ortuso 333 4894882<br />

e-mail: redazione@<strong>madreterra</strong>news.it<br />

Progetto grafico:<br />

Paolo Ventrice<br />

Progetto web:<br />

Dario Galletta - Salvatore De Francia<br />

Stampa: Officina Grafica srl<br />

Via Matteotti, 4 - Villa S. Giovanni - RC<br />

Per la pubblicità su questo periodico,<br />

scrivere alle mail o chiamare i contatti<br />

sopra indicati<br />

Distribuzione gratuita fuori commercio<br />

ASSOCIAZIONE CULTURALE MADRETERRA<br />

La direzione non risponde del contenuto degli<br />

articoli firmati e declina ogni responsabilità per<br />

le opinioni dei singoli articolisti, degli intervistati<br />

e per le informazioni trasmesse da terzi.<br />

Il giornale si riserva di rifiutare qualsiasi<br />

inserzione.<br />

Foto e manoscritti, anche se non pubblicati,<br />

non si restituiscono.<br />

I diritti di proprietà artistica e letteraria<br />

sono riservati.<br />

Non è consentita la riproduzione, anche<br />

se parziale, di testi, documenti e fotografie<br />

senza autorizzazione.<br />

L’associazione si riserva il diritto di non<br />

pubblicare le inserzioni e le comunicazioni<br />

pubblicitarie degli inserzionisti che:<br />

1.Siano contrarie agli interessi della asso.<br />

2.Violino le disposizioni vigenti in materia di<br />

diritto d’autore<br />

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scorrette<br />

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concordati<br />

6.Siano state fornite in modo incompleto<br />

In tutti i casi l’associazione non è responsabile<br />

per il contenuto di dette inserzioni e<br />

comunicazioni.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

coerenTI con IL nosTro obIeT-<br />

TIvo dI creare confronTo e<br />

dILaeTTIca cosTruTTIva, dIaMo<br />

sPazIo aL PensIero dI PersonaG-<br />

GI auTorevoLI deL nosTro TerrITorIo.<br />

di Paolo Ventrice<br />

metà percorso della sua se-<br />

A conda consiliatura, reggio<br />

è considerata fiore all’occhiello<br />

di una calabria che tenta di riemergere<br />

e di dar risalto ai suoi<br />

territori. cosa ci si deve aspettare<br />

per il futuro di questa terra?<br />

In tutti questi anni di grande<br />

lavoro, Reggio è uscita dall’isolamento<br />

in cui la passata classe dirigente<br />

locale, con la complicità di<br />

quella romana, l’aveva relegata.<br />

Abbiamo ricostruito l’immagine<br />

cancellando tutti gli stereotipi<br />

negativi (veri e presunti) e annullando<br />

la diffidenza dei cittadini<br />

con i quali abbiamo instaurato un<br />

nuovo e proficuo rapporto di collaborazione.<br />

Oggi, la più grande<br />

polis della Calabria, grazie anche<br />

agli accordi con città italiane ed<br />

estere, è un importante punto di<br />

riferimento socio – culturale nel<br />

contesto dei Paesi che si affacciano<br />

sul Mediterraneo. La trasposizione<br />

del modello Reggio all’intero<br />

territorio calabrese, ne sono certo,<br />

provocherebbe, a conclusione<br />

di un ciclo duro ed impegnativo,<br />

gli stessi effetti positivi fatti registrare<br />

dalla città dello Stretto.<br />

L’Italia è sempre stata terra<br />

dei due poli, non mi riferisco a<br />

quelli politici che sono di fattura<br />

attuale, ma ai fronti del si e<br />

del no, troppo spesso per “presa<br />

posizione”, senza aver effettuato<br />

analisi dettagliate ed obbiettive.<br />

La stessa cosa sta accadendo<br />

–ormai da 20 anni- per il Ponte<br />

sullo stretto, denigrato dalle forze<br />

di opposizione all’attuale governo.<br />

quali saranno i rischi che<br />

ricadranno sulla provincia di reggio<br />

calabria e quali i vantaggi?<br />

La Calabria sta pagando la subalternità<br />

della classe politica<br />

locale rispetto al cosiddetto “centralismo”<br />

dei partiti. La politica<br />

verso il Mezzogiorno (e la nostra<br />

regione in particolare) dei governi<br />

che si sono succeduti dopo l’Unità<br />

d’Italia ha prodotto fratture, gran<br />

parte da ricomporre, nel tessuto<br />

sociale che sono poi una delle<br />

cause della nostra contrapposizione<br />

storica. La diffidenza è come<br />

una sorta di guerra di “tutti contro<br />

tutti” di roussoniana memoria.<br />

Ciò è dovuto, secondo la mia<br />

modesta analisi, all’arretratezza<br />

delle condizioni socio – strutturali<br />

ed alla necessità di affrancarsi<br />

dal bisogno. Detto questo mi soffermo<br />

sul Ponte: opera grandiosa<br />

che apre prospettive inimmaginabili<br />

di sviluppo socio – economico<br />

e turistico non solo dell’area dello<br />

Stretto, ma della provincia reggina<br />

e dell’intera Calabria. Dal<br />

punto di vista macroeconomico<br />

gli ingenti capitali, in prevalenza<br />

privati, utilizzati per realizzare il<br />

collegamento stabile tra Calabria<br />

e Sicilia, comporteranno una condizione<br />

di massima occupazione,<br />

in grado, direttamente o tramite<br />

l’indotto, di dare lavoro ad oltre<br />

quarantamila persone per dieci<br />

anni. Sarebbe folle, come fa la<br />

sinistra radicale, rifiutare questa<br />

possibilità ad una terra che è sta-<br />

3 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

L’INTERVISTA <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

G I U S E P P E S C O P E L L I T I<br />

ta sempre serbatoio di braccia e<br />

cervelli. Il Ponte è fattore di positività:<br />

attrattore di investimenti<br />

e strumento per ridisegnare il<br />

territorio adeguandolo alla sua<br />

vocazione turistica. Su questo<br />

fronte, però, occorre anche il protagonismo<br />

della nostra imprenditoria.<br />

dopo questa grande infrastruttura,<br />

tutte le altre opere indispensabili<br />

alla funzionalità del<br />

corridoio Palermo – Berlino non<br />

potranno non essere finanziate e<br />

realizzate.<br />

reggio e la sua provincia, hanno<br />

dovuto subire, negli ultimi 2 anni,<br />

i lavori di ristrutturazione della<br />

a3 e l’economia ne ha in qualche<br />

modo risentito. considerando la<br />

crisi attuale e la sempre maggiore<br />

difficoltà di sostentamento,<br />

soprattutto per piccole e medie<br />

imprese, il danno si amplifica.<br />

Più volte, anche nei confronti<br />

del presidente dell’Anas Pietro<br />

Ciucci, abbiamo lamentato le<br />

grandi difficoltà che la ristrutturazione<br />

della SA- RC sta provocando<br />

alla nostra economia. Sui tempi e<br />

sulle modalità di eseguire i lavori,<br />

continuiamo ad essere critici. E lo<br />

siamo ancora di più quando pensiamo<br />

che l’ammodernamento della<br />

nostra autostrada riguarda solo<br />

la costruzione della corsia d’emergenza,<br />

mentre altrove il sistema<br />

infrastrutturale viario si avvia ad<br />

avere la quarta corsia. Anche per<br />

la grande difficoltà delle persone<br />

e delle merci di raggiungere in<br />

tempi ragionevoli il nostro territorio,<br />

la crisi è stata amplificata<br />

dalle carenze infrastrutturali. Ecco<br />

perché chiediamo il rispetto del<br />

cronoprogramma.<br />

analizzando l’area della piana<br />

di Gioia Tauro, non possiamo<br />

esimerci dall’affrontare il tema<br />

“Porto”. esso è indubbiamente<br />

una grande opportunità per il<br />

nostro territorio, ma è anche<br />

una cartina di tornasole che<br />

evidenzia la potenziale vulnerabilità<br />

di esso. Il riferimento è,<br />

ovviamente, alla marea di fabbriche,<br />

industrie e aziende varie<br />

che, sulla carta, si sarebbero<br />

dovute impiantare nell’area portuale,<br />

offrendo servizi e lavoro.<br />

qual è il suo pensiero in proposito?<br />

che prospettive intravede?<br />

Sul porto di Gioia Tauro pesa la<br />

miopia dei governi nazionali e regionali<br />

di centrodestra in relazione<br />

ad alcune mancate scelte propedeutiche<br />

al mantenimento del<br />

primato mediterraneo dello scalo<br />

container, ma anche e soprattutto<br />

allo sviluppo dell’area industriale.<br />

Romano Prodi, nel contesto<br />

della sua celebre quanto retorica<br />

espressione “Calabria terra prediletta”,<br />

aveva promesso grandi<br />

interventi sul porto di Gioia. E le<br />

promesse hanno caratterizzato<br />

anche il modus operandi l’attuale<br />

governo regionale di centrosinistra.<br />

Il ricorso agli ammortizzatori<br />

sociali decisi negli ultimi<br />

giorni per i lavoratori dello scalo<br />

rappresentano i prodromi della<br />

precarietà futura. Gioia Tauro è il<br />

volano di sviluppo dell’intera Calabria,<br />

regione che può creare sviluppo<br />

ed occupazione anche attraverso<br />

il sistema portuale. La zona<br />

franca, la realizzazione di nuove e<br />

più moderne infrastrutture sono la<br />

conditio sine qua non per vincere<br />

la concorrenza con gli altri scali europei<br />

del Mediterraneo.<br />

Il futuro è dei giovani: reggio<br />

e cosenza rappresentano il termometro<br />

della crescita culturale<br />

della calabria. Le loro università<br />

esprimono potenzialità individuali<br />

che poi, per varie cause,<br />

rischiano di disperdersi in giro<br />

per il mondo. crede che si possa<br />

un giorno evitare la fuga dei cervelli<br />

dalla calabria? quale strategia<br />

potrebbe, secondo lei, essere<br />

vincente?<br />

La storia della Calabria è fatta<br />

anche di emigrazione: una volta<br />

erano le braccia a lasciare la nostra<br />

terra, oggi, invece, sono anche<br />

i cervelli che abbandonano il<br />

territorio calabrese per produrre<br />

valore aggiunto in altre realtà<br />

geografiche del Paese. Per evitare<br />

la fuga di cervelli non si può non<br />

investire sulla ricerca e sui saperi,<br />

tenendo conto che le nostre università,<br />

oltre alle lauree classiche,<br />

hanno l’obbligo di formare professionalità<br />

in grado di contribuire,<br />

in modo stabile, a creare ricchezza<br />

nella terra in cui sono nati.<br />

calabria terra di mare, sole<br />

e… vacanze. Ma dove? Lo sviluppo<br />

turistico di una terra destinata<br />

ad investire sull’offerta di<br />

bellezze naturali, è bloccato da<br />

mentalità conservatrici e poco<br />

deste, ed in parte gestito come<br />

“cosa propria” da sporadiche località<br />

sparse lungo le coste della<br />

regione, non interconnesse fra<br />

loro. eppure l’unico sviluppo naturale<br />

è quello turistico. oggi,<br />

secondo lei, si può ancora sperare<br />

che qualcosa cambi? si può<br />

sognare un “riviera di calabria”<br />

funzionale e virtuosa come quella<br />

Ligure o quella amalfitana?<br />

Ottocento chilometri di costa,<br />

la montagna, i laghi, le bellezze<br />

paesaggistiche, il patrimonio<br />

storico–culturale ed archeologico<br />

fanno parte di una ricchezza di<br />

inestimabile valore. Però non viene<br />

sfruttata per mancanza di progettualità,<br />

per la carenza infrastrutturale<br />

e, soprattutto, per l’assenza di<br />

cultura imprenditoriale in un settore,<br />

quello turistico, che altrove<br />

produce occupazione e sviluppo. In<br />

un prossimo futuro vorrei che i calabresi<br />

non chiedessero più scusa ai<br />

turisti alle prese con il mare sporco<br />

e con i depuratori che non funzionano.<br />

La virtuosità del nostro territorio<br />

dipende da tutti: innanzitutto<br />

dal governo della Regione che, fino<br />

ad oggi, non è stato all’altezza del<br />

compito affidatogli dagli elettori<br />

che sono stati traditi e, loro malgrado,<br />

hanno dovuto registrare la<br />

fine di tante aspettative.<br />

dopo l’effetto crisi, ne siamo<br />

certi, la calabria riprenderà il<br />

volo, ma la paura di rimanere in<br />

terra perché l’aeroporto di reggio<br />

non sarà in grado di unire la<br />

nostra provincia al resto del mondo<br />

in maniere adeguata, è tanta.<br />

ci dica qualcosa che faccia allontanare<br />

questa preoccupazione.<br />

Lei tocca un nervo scoperto.<br />

Doloroso, a causa di una politica<br />

di miopia che la Regione ha dimostrato<br />

nel suo impegno passato in<br />

seno alla Sogas (la società di gestione<br />

dell’aeroporto “Tito Minniti”).<br />

Per lo scalo aeroportuale reggino<br />

sono stati dilapidati miliardi<br />

di vecchie lire, fino a far diventare<br />

la società di gestione una macchina<br />

che produce soltanto perdite<br />

che i soci, periodicamente, sono<br />

chiamati a ripianare. Dopo gli anni<br />

degli sprechi in nome degli interessi<br />

di una parte della politica, il<br />

Comune di Reggio è stato l’artefice<br />

di nuovi collegamenti nazionali<br />

ed internazionali. Malta, Parigi,<br />

Madrid sono le principali rotte che<br />

abbiamo studiato assieme ad Air<br />

Malta. Il nostro impegno si è poi<br />

segnalato in alcuni collegamenti<br />

nazionali che sono serviti, in attesa<br />

dell’utilizzazione dei fondi<br />

dell’accordo di programma, ad<br />

evitare che Reggio Calabria, l’area<br />

dello Stretto e la sua provincia<br />

fossero tagliate fuori dall’Italia e<br />

dal resto del mondo.<br />

USPI<br />

UNIONE STAMPA<br />

PERIODICI<br />

ITALIANI<br />

Apprendo<br />

con vivo interesse<br />

che l’associazione<br />

<strong>Madre</strong> <strong>Terra</strong> ha in<br />

animo di editare il mensile<br />

d’informazione e cultura territoriale<br />

“<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong> – <strong>Palmi</strong> e dintorni”<br />

nell’intento essenziale di far<br />

conoscere problematiche e iniziative<br />

trascurate dai quotidiani<br />

d’informa-zione dei grandi gruppi<br />

editoriali.<br />

Saluto l’iniziativa con grande<br />

considerazione nella convinzione<br />

che i periodici locali – molti dei<br />

quali fanno parte delle 3.300 testate<br />

del comparto USPI – offrono<br />

un contributo di grande valore alla<br />

vitalità del pluralismo dell’informazione<br />

del nostro paese.<br />

Se mi è dato di proporre un suggerimento,<br />

raccomanderei di tallonare<br />

il lavoro non facile degli enti<br />

locali del nostro sud, dando voce<br />

ai problemi più veri e ospitando le<br />

proposte dei leader d’informazione<br />

locale, siano esse confluenti o<br />

conflittuali.<br />

L’USPI, che organizza e rappresenta<br />

gli editori medio–piccoli,<br />

simpaticamente “malati” di carta<br />

stampata, augura le migliori fortune<br />

al vostro mensile che coraggiosamente<br />

vede la luce in un<br />

momento non facile per la carta<br />

stampata.<br />

Con i migliori saluti ed auguri<br />

credetemi, vostro<br />

IL SEGrETArIO GEnErALE<br />

Avv. Francesco Saverio Vetere


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

di Laura Giusti<br />

In molti, probabilmente, si saranno<br />

accorti che da diversi<br />

anni (il primo rondò italiano risale<br />

al 1989 a Lecco – il primo rondò<br />

europeo risale al 1819) l’uso delle<br />

rotatorie si è allargato a macchia<br />

d’olio. Sempre più comuni, ovviamente<br />

con tempistiche differenti<br />

dettate non necessariamente da<br />

“arretratezza” ma sopratutto da<br />

necessità, legate al <strong>numero</strong> di veicoli<br />

in transito e dalla conformazione<br />

del territorio, hanno realizzato<br />

queste strutture circolari per<br />

snellire il traffico – difatti i tempi<br />

di attesa per superare gli incroci<br />

sono minori – e per disciplinare i<br />

flussi nei pericolosi incroci a raso,<br />

con risultati sorprendenti: una diminuzione<br />

drastica degli incidenti<br />

mortali con percentuali esaltanti.<br />

I decessi legati ai sinistri negli incroci<br />

hanno registrato un decremento<br />

che sfiora il 90%.<br />

Bene… tutto ciò sarebbe estremamente<br />

bello e potremmo percepirlo<br />

come una vittoria civile di<br />

tutti, qualora anche qui da noi si<br />

riuscisse a regolamentare e regolare<br />

questa splendida invenzione.<br />

Partiamo dal presupposto che,<br />

ad oggi, <strong>Palmi</strong> necessiti di alcune<br />

rivisitazioni in termini di viabilità,<br />

credo sia opinione diffusa la neces-<br />

ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong><br />

4<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

AAA… CITTADINI CERCASI !!<br />

–I PALMESI SI RIAPPROPRINO DEL RUOLO DI CITTADINI-<br />

di Enzo Suraci<br />

L<br />

’altra sera, sfogliando la ristampa<br />

di un libro di un nostro<br />

concittadino del secolo scorso,<br />

Giuseppe Silvestri-Silva (“Memorie<br />

storiche della città di <strong>Palmi</strong>”), e’<br />

saltato fuori ripiegato in quattro<br />

parti, custodito nell’ultima pagina,<br />

un giornale locale di otto pagine<br />

dal titolo: “15 ottobre 1922”,<br />

pubblicato all’epoca dall’avv. Fortunato<br />

Topa e stampato dalla tipografia<br />

Zappone. Il titolo prendeva<br />

spunto dalla data stessa e diceva:<br />

“15 ottobre 1922 inaugurandosi<br />

l’Acquedotto del Vina, i cittadini<br />

di <strong>Palmi</strong> attestano a S.E. l’On.<br />

DE nAVA la loro perenne gratitudine”.<br />

All’interno: fotografie di De<br />

nava, del Sindaco dell’epoca Michele<br />

Guardata, del Sen. romano,<br />

del Direttore dei lavori. Inoltre, il<br />

disegno della Fontana della Palma,<br />

con foto del suo autore architetto<br />

Jommi. Completano le pagine del<br />

giornale: racconti sul S.Elia, brevi<br />

poesie di D.A. Cardone, Felice Battaglia,<br />

Pietro Milone; infine l’ultima<br />

pagina è un “inno all’acqua”<br />

scritto dall’avv. F. Topa.<br />

Tutti scritti che esaltavano<br />

l’evento e le bellezze di <strong>Palmi</strong>,in<br />

un clima di ritrovata fiducia e concordia<br />

cittadina dopo tanti disastri<br />

dovuti ai frequenti eventi calamitosi.<br />

Perchè ho raccontato<br />

questo fatto? non per nostalgia di<br />

quell’epoca in cui non ero nato e<br />

che, come tutti i miei coetanei,<br />

conosco attraverso le letture ed i<br />

racconti di chi mi ha preceduto.<br />

Ciò che mi ha colpito, sfogliando<br />

quel giornale, al di là dello stile<br />

LE ROTONDE DEI DESIDERI<br />

Una magnifica invenzione<br />

sità di porre alcune modifiche ai<br />

sensi unici e di pianificare una più<br />

attenta disciplina su alcuni incroci<br />

pericolosi.<br />

Paradossalmente questo problema<br />

è a valle..! A monte dobbiamo<br />

ammettere una palese indifferenza<br />

da parte nostra per il codice della<br />

strada. Forse qualcuno lo immagina<br />

abrogato da re Vittorio Emanuele<br />

II di Savoia con decreto regio<br />

ma gira voce che qualche paginetta<br />

esista e bisognerebbe leggerla, anche<br />

a tempo perso!<br />

Senza andare troppo per il sottile<br />

e, ironia a parte, dobbiamo ammettere<br />

che, senza una maggiore<br />

educazione stradale, il miglior piano<br />

di viabilità non avrebbe senso<br />

d’esistere! Dovremmo rispettare<br />

qualche stop in più ed effettuare<br />

qualche manovra irrispettosa dei<br />

sensi unici, in meno (chi di noi può<br />

dire di non averlo mai fatto?!).<br />

Il comportamento indisciplinato<br />

più diffuso, raggiunge l’apice in<br />

prossimità delle rotonde: stupirà<br />

sapere che chi è già in rotatoria<br />

ha la precedenza e pare che a<br />

nulla valgano i segnali di obbligo<br />

dipinti sull’asfalto! Il risultato è<br />

che avventurarsi in prossimità di<br />

una rotonda, qui da noi, significa<br />

prepararsi ad una battaglia all’ultima<br />

accelerata, sperando di guadagnare<br />

il proprio diritto a ruotare<br />

aulico ed enfatico dell’epoca, e’<br />

stato il fatto che uomini di tutte le<br />

estrazioni sociali uniti, inneggiavano<br />

attraverso un “comune sentire”,<br />

all’istituzione di quell’importante<br />

opera pubblica; e che:<br />

senatore, onorevole, sindaco ovvero<br />

coloro che erano stati scelti<br />

come deputati a rappresentare la<br />

cittadinanza in sede locale, regionale,<br />

nazionale, sentendosi onorati<br />

per quelle investiture, non avevano<br />

risparmiato energie, amore,<br />

passione, interpretando l’esercizio<br />

del potere, quale strumento<br />

al servizio dei cittadini,come la<br />

Politica con la “P” maiuscola esige<br />

nel suo più nobile significato.<br />

Ecco la cosa di cui ho avvertito<br />

leggendo ed avverto tuttora nostalgia<br />

“quel comune sentire” che<br />

anch’io, da giovane,ho assaporato<br />

in parte, pur se in modo meno aulico<br />

nel periodo che va dagli anni<br />

’60 sino a tutti gli anni 70: il ruolo<br />

di “civis”, cittadino, ossia colui<br />

che risiede su un territorio, che ne<br />

sente l’appartenenza, le radici, i<br />

propri usi, che riconosce piazze,<br />

edifici pubblici, luoghi come “Suoi<br />

insieme agli altri” con i quali forma<br />

una “Casa comune”, una comunità<br />

dove ci si confronta e non<br />

ci si scontra, che si da’ delle regole<br />

sociali e le osserva per convinzione,<br />

che gioisce per la creazione<br />

di opere pubbliche, che collabora<br />

per una crescita generale, che<br />

bandisca odi e rancori.<br />

Occorre allora che i Palmesi si<br />

riapproprino di tutto questo, con<br />

uno scatto di orgoglio e di fiducia<br />

nei propri mezzi, recuperando<br />

quel vuoto sociale lasciato dalle<br />

chiusure prolungate dei punti di ri-<br />

incolume fino all’uscita scelta con<br />

battaglie a suon di clacson, sguardi<br />

ostili, parole dette e non dette,<br />

frenate repentine, gesti di stizza e<br />

sterzate brusche.<br />

Detto ciò affrontiamo il problema<br />

a valle: a <strong>Palmi</strong> esiste una<br />

sola vera rotatoria all’altezza del<br />

ponte nassirya, ma il nostro paese<br />

necessiterebbe di ulteriori installazioni<br />

in altre zone. Un piccolo<br />

suggerimento sarebbe quello di<br />

regolamentare l’accesso in “zona<br />

macello”, dove ben 5 strade s’intersecano<br />

in un unico ampio piazzale.<br />

L’incrocio risulta altamente<br />

pericoloso, in condizioni di velocità<br />

sostenuta, ma anche per l’ovvia<br />

difficoltà di controllare, in una<br />

manciata di secondi, tutte le strade<br />

in entrata e in uscita.<br />

Altro punto problematico è l’incrocio<br />

in zona Trodio, tanto trafficato<br />

quanto “disordinato”. L’ar-<br />

ferimento di una cittadina dove si<br />

produce e veicola la cultura, ossia<br />

Sezioni di partito e cinema-teatri,<br />

e colmandolo con vari tipi di Associazioni<br />

che non rimangano chiuse<br />

nel loro particolare, ma interagiscano<br />

tra loro.<br />

Accogliere come sotto un’unica<br />

bandiera, coloro che abbiano idee<br />

nuove e costruttive (come si è già<br />

iniziato a fare) in modo che, da<br />

una parte, si trovino fondi attraverso<br />

i contatti con ditte private<br />

e, dall’altra, con i singoli cittadini,<br />

per la creazione di nuove opere<br />

che possano diventare simboli per<br />

la città, sicchè il cittadino potrà<br />

sentirsi anch’egli costruttore ed<br />

essere ricordato in positivo a futura<br />

memoria. E’ partecipando attivamente,<br />

e con questo spirito di<br />

amore e rispetto delle cose comuni,<br />

che potremo crescere e, con<br />

noi, la città. ripartendo dal basso<br />

e via via risalendo la china nei diversi<br />

settori della nostra comunità<br />

saremo da stimolo anche alle amministrazioni<br />

di turno, sollecitate<br />

a fare la loro<br />

parte, liberandosi<br />

dalle pastoieburocratiche<br />

nelle quali<br />

spesso s’imbriglianovolutamente<br />

o per<br />

“forma mentis”,<br />

e allontanandosi<br />

dalle<br />

tentazioni del<br />

potere inteso<br />

non come ser-<br />

vizio, bensì nel<br />

senso… lato.<br />

Un territorio e<br />

teria principale, la ss 18, viene<br />

letteralmente “tagliata” ed immaginare<br />

una rotatoria anche in quel<br />

punto, potrebbe sortire l’effetto<br />

di “addolcire” l’incrocio, evitando<br />

che questo venga letteralmente e<br />

selvaggiamente preso d’assalto.<br />

Infine, un “fantasioso rondò” è<br />

presente anche sulla Via Concordato,<br />

realizzato con 9 orribili ed inutili<br />

spartitraffico, la cui presenza fa<br />

pensare che non vi siano impedimenti<br />

burocratici alla realizzazione<br />

di una vera rotatoria, a meno che<br />

l’idea progettuale non pretenda di<br />

“innalzare 11 statue di 11 metri con<br />

annessi giardini di venerazione e<br />

inginocchiatoi”. Pertanto ci chiediamo:<br />

quanto dovremo ancora aspettare<br />

affinché vengano rimossi tali<br />

spartitraffico e vengano sostituiti<br />

da 35 mattoncini allineati in tondo,<br />

qualche manciata di terriccio e una<br />

decina di violette?<br />

la sua Comunità hanno bisogno di<br />

una “Memoria”, intesa non solo<br />

come passato, e quindi frustrante,<br />

ma come filo conduttore, punto<br />

di partenza! Come in una casa<br />

lo è la posa della prima pietra. La<br />

“Memoria” occorre saperla interpretare<br />

per capire come stiamo<br />

vivendo il presente e quali travi<br />

dobbiamo erigere insieme,per<br />

completare in futuro la nuova<br />

“Casa Comune”.<br />

Abbiamo una bellissima festa<br />

che simboleggia quanto detto,in<br />

modo eloquente: “la Varia”! Tiriamo<br />

allora le funi tutti insieme<br />

per riprenderci la nostra identità<br />

sopita. E’ Utopia? Forse! Ma anche<br />

se nessuna carovana d’uomini<br />

ha mai raggiunto l’Utopia, è Essa<br />

stessa che fa andare la carovana.<br />

Vogliamo creare per il futuro le<br />

premesse perchè almeno i nostri<br />

figli, i nostri nipoti, possano essere<br />

messi nelle condizioni di poter<br />

scegliere se restare o, invece, essere<br />

anche loro obbligati ad andar<br />

via ?<br />

La Fontana è stata costruita nel 1922 dall’architetto Jommi e dallo<br />

scultore Sutera, nella piazza De Nava, oggi Amendola,<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

5 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong> <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

Le naveTTe deI veLenI<br />

dop o u n “a u T u n n o C a l d o” T r a s C o r s o T r a p o l e m i C h e e d i s a g i a s e g u i T o d e l p r o v v e d i m e n T o d e l l’amminisTrazione C o m u n a l e d i pa l m i C h e v i e T a l’ingresso in C i T T à<br />

a i T r e n T a d u e pullman e x T r a u r B a n i, dalle o r e 09.00 alle 17.00, è a r r i v a T o il m o m e n T o d i T i r a r e le s o m m e e C o m p r e n d e r e se le deCisioni C h e h a n n o s T r a v o l T o<br />

la v i T a C i T T a d i n a s i a n o s T a T e p r o g r a m m a T e T e n e n d o n e l d e B i T o C o n T o il r a p p o r T o C o s T i-BenefiCi e p o T e r r i u s C i r e, C o s ì,ad individuare C h i C i h a rimesso e p e r C h é.<br />

di Nella Cannata<br />

fine Agosto, con un’ordinan-<br />

A za del sindaco atta a regolamentare<br />

il transito dei pullman,<br />

con l’obiettivo di decongestionare<br />

le vie cittadine, veniva affidato<br />

all’azienda PPM l’incarico di trasportare<br />

presso un terminal bus<br />

(sito fuori dal centro abitato) gli<br />

studenti pendolari che frequentano<br />

le scuole palmesi. Tale operazione<br />

ha comportato una serie di disagi<br />

che sono stati vissuti in primis dagli<br />

oltre 1500 studenti che hanno<br />

dovuto adattarsi a una situazione<br />

completamente nuova. Le scuole,<br />

a loro volta, si sono ritrovate per<br />

mesi nel caos e nel timore di essere<br />

private degli alunni, sempre più<br />

delusi e scoraggiati, che minacciavano<br />

di abbandonare il loro percorso<br />

di studi. Infine la nostra città si<br />

è ritrovata svuotata di quella linfa<br />

vitale che promanava dai giovani<br />

che si attardavano lungo le strade,<br />

L’OPInIOnE<br />

DELL’ISTITUzIOnE<br />

SCOLASTICA<br />

(tratto da un contributo a cura della<br />

prof.ssa A.Mancini, Vicaria dell’Ist.<br />

Magistrale Corrado Alvaro)<br />

Il disagio si avverte soprattutto<br />

durante le ultime ore di lezione<br />

in cui i ragazzi sono più distratti<br />

e nervosi, poiché vivono con l’angoscia<br />

di non arrivare per tempo a<br />

prendere la navetta, al punto che<br />

al suono della campanella si crea<br />

il caos e si intasano le uscite. Inoltre,<br />

siamo preoccupati per la sicurezza<br />

di coloro che si avventurano<br />

a piedi lungo la strada fortemente<br />

trafficata e ancora sprovvista di un<br />

passaggio pedonale e di coloro che<br />

spesso sostano al terminal, fuori<br />

dagli spazi protetti.<br />

Molti genitori, ex studenti delle<br />

scuole palmesi ricordano una <strong>Palmi</strong><br />

più ospitale che ha sempre visto<br />

gli alunni pendolari come una<br />

risorsa, non certo come un fastidioso<br />

problema.<br />

La situazione diventa critica perché<br />

scoraggia le famiglie che hanno<br />

minacciato di non rinnovare le<br />

iscrizioni dei loro figli nelle nostre<br />

scuole a vantaggio di altre sedi nel<br />

comprensorio. Tutto ciò potrebbe<br />

tradursi in una diminuzione della<br />

popolazione scolastica e, di conseguenza,<br />

in una possibile contrazione<br />

di posti di lavoro.<br />

Il pericolo che si profila è che <strong>Palmi</strong><br />

possa uscirne impoverita, senza<br />

più quello smalto che l’ha resa diversa<br />

dagli altri paesi della piana,<br />

senza più quella specificità culturale<br />

che l’ha sempre contraddistinta.<br />

nei bar, nei negozi per gli acquisti<br />

dell’ultimo minuto e rappresentavano,<br />

tra le altre cose, anche un<br />

sostegno all’economia già in ginocchio<br />

per i motivi ben noti.<br />

Le strade di <strong>Palmi</strong>, infatti, da<br />

qualche mese sono più desolate<br />

del solito, assistiamo inermi<br />

ad un continuo impoverimento<br />

del tessuto economico e sociale:<br />

Certo, il momento è veramente<br />

critico per tutti, a livello nazionale,<br />

ma in tutto questo, l’aver<br />

allontanato circa duemila ragazzi<br />

non ha proprio giovato all’indotto<br />

e soprattutto non potrà<br />

favorire chi volesse avviare una<br />

nuova attività imprenditoriale.<br />

I commercianti, scoraggiati, si<br />

preoccupano perchè la situazione<br />

potrebbe ulteriormente<br />

aggravarsi e si augurano che si<br />

trovino soluzioni alternative per<br />

ridare vita al circuito, creando<br />

prospettive di crescita e ricchezza<br />

sociale.<br />

IL PArErE DEL SInDACO<br />

Tralascio le argomentazioni<br />

di carattere politico e gestionale,<br />

le cui strategie competono<br />

all’Amministrazione Comunale,<br />

precisando che, tra gli obiettivi<br />

annunciati alla cittadinanza, vi<br />

era la rivalutazione dell’immobile<br />

del nuovo Mattatoio sito sulla<br />

SS.18, una struttura che era destinata<br />

al progressivo degrado e<br />

all’abbandono.<br />

Con delibera n.17 del 31.03.2008<br />

del Consiglio Comunale, detta<br />

struttura è stata concessa alla PPM<br />

in comodato d’uso a titolo gratuito<br />

come sede istituzionale allo scopo<br />

di affrancarla dall’insostenibile<br />

onere della locazione.<br />

ristrutturata e resa operativa,<br />

si è pensato di adattare la sede<br />

anche come Terminal-bus per concentrare,<br />

al di fuori del centro<br />

urbano, i <strong>numero</strong>si autobus carichi<br />

di pendolari ed eliminare così<br />

le gravi situazioni di disagio per<br />

i residenti a causa degli innegabili<br />

problemi connessi al traffico,<br />

quali l’inquinamento acustico ed<br />

atmosferico, i persistenti ingorghi,<br />

l’allungamento dei tempi di percorrenza<br />

nelle strade cittadine,<br />

lo scarso decoro e la mancanza di<br />

sicurezza delle zone di sosta dei<br />

grossi mezzi di trasporto.<br />

L’eliminazione di tali inconvenienti,<br />

ha consentito di ottenere,<br />

come pubblicamente riconosciuto<br />

dai cittadini palmesi, dalle organizzazioni<br />

sindacali interessate, dalle<br />

associazioni ecologiste e dal WWF<br />

Calabria, una migliore fluidificazione<br />

del traffico urbano con l’innegabile<br />

risparmio di consumo di carbu-<br />

... alcuni suggerimenti migliorativi<br />

che sull’impatto saranno congiuntamente<br />

valutati in occasione del<br />

prossimo incontro fissato per la fine<br />

di questo mese.<br />

rante e la consistente riduzione del<br />

tasso di inquinamento dell’area a<br />

difesa della salute pubblica.<br />

ne consegue che, fermo restando<br />

la volontà dell’Amministrazione<br />

Comunale di elevare la qualità del<br />

servizio anche attraverso i suggerimenti<br />

che possono pervenire dal<br />

mondo scolastico, le ragioni che<br />

hanno imposto l’attuazione del<br />

Terminal-bus sono oltremodo legittime<br />

e necessarie, dettate dalle<br />

indifferibili esigenze di:<br />

1. tutelare l’ambiente e la salute<br />

della gente;<br />

2. eliminare i gravi disagi specie<br />

dei Cittadini del rione Ferrobeton<br />

e Piazzale Veneto, non più disposti<br />

a tollerare le conseguenze imposte<br />

dalle lunghe soste degli autobus<br />

tanto da convincerli a presentare<br />

un esposto – denuncia all’ A.G.;<br />

3. favorire la ripresa economica<br />

della PPM, ereditata in avanzato<br />

stato di collasso fallimentare con<br />

a rischio 50 unità lavorative;<br />

4. contribuire alla crescita di<br />

prestigio di una Città che vuole<br />

svolgere un ruolo di rilievo nel<br />

contesto del territorio locale e<br />

provinciale.<br />

Voglio precisare che il 30 novembre<br />

2009 ho incontrato la delegazione<br />

degli studenti che, pur<br />

sollecitando l’Amministrazione ad<br />

un maggiore impegno, ha dato atto<br />

del miglioramento del servizio di<br />

navette, assolutamente gratuito,<br />

ed ha proposto alcuni suggerimenti<br />

migliorativi che sull’impatto saranno<br />

congiuntamente valutati in<br />

occasione del prossimo incontro<br />

fissato per la fine di questo mese.<br />

IL PUnTO DI VISTA<br />

DEGLI STUDEnTI<br />

(tratto da un contributo a cura di:<br />

A.Solano, N.Pirrottina, D.Rottura,<br />

R.Dimasi)<br />

Gli studenti pendolari, risolti i<br />

problemi iniziali,riferiti alle<br />

difficili condizioni del trasporto, migliorate<br />

grazie a turni più frequenti<br />

e autobus più capienti, lamentano<br />

di essere costretti in un’area isolata,<br />

ancorché confortevole e adeguatamente<br />

organizzata. Questa<br />

non permette loro di vivere realmente<br />

quell’aspetto socializzante<br />

della cittadina che è stato determinante<br />

nella scelta del loro indirizzo<br />

scolastico. ricordiamo che si<br />

parla di ragazzi provenienti da paesi<br />

dell’entroterra che, più di tutti,<br />

vedono la loro esperienza scolastica<br />

anche come apertura verso nuove<br />

opportunità di confronto e come<br />

occasione per vivere in un ambiente<br />

nuovo e ricco di stimoli. Per questo<br />

motivo capita spesso di vedere molti<br />

di loro che si attardano a prendere<br />

l’ultima coincidenza, pur di restare<br />

il maggior tempo possibile in città,<br />

rischiando anche di rimanere a piedi<br />

o di dover raggiungere il terminal<br />

con mezzi di fortuna.<br />

Il 30 novembre scorso i rappresentanti<br />

del Liceo Classico-Scientifico<br />

e dell’Istituto Magistrale,<br />

hanno incontrato il sindaco che<br />

ha risposto alle loro istanze e programmato<br />

un piano di intervento<br />

finalizzato al miglioramento del<br />

servizio. Entrambe le parti hanno<br />

ritenuto opportuno comunicare<br />

alle scuole, mediante un manifesto,<br />

gli impegni che il primo cittadino<br />

si è preposto di ottemperare:<br />

• Spostamento della fermata<br />

dell’Istituto Magistrale Corrado Alvaro<br />

in Via Santa Maria, al fine di<br />

rendere più sicura la fermata per<br />

gli studenti.<br />

• Coordinare, insieme alle autolinee<br />

interessate, la tempistica di partenza<br />

dei vari pullman, che impedisca<br />

agli studenti di perdere le coincidenze<br />

per le città di residenza.<br />

• Aumentare di almeno tre navette<br />

il <strong>numero</strong> dei mezzi per gli<br />

studenti da Gennaio, grazie al<br />

contributo di 165.000 euro.<br />

• Predisporre lungo la SS 18 un<br />

marciapiede, utile ai ragazzi che si<br />

incamminano a piedi al terminal bus.<br />

• Pensare ad un ampliamento<br />

delle tratte coperte dalla PPM grazie<br />

alla collaborazione degli altri<br />

comuni e delle autolinee private.<br />

Le parti hanno concordato un<br />

successivo incontro a completamento<br />

del percorso di collaborazione<br />

per una definitiva risoluzione<br />

dei problemi.


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong> e dintorni<br />

SVOLTASI A POLISTEnA LA XXII<br />

EDIzIOnE DELLA MArCIA DELLA PACE<br />

di Attilio Sergio<br />

Nonostante il maltempo, in<br />

tanti, extracomunitari, giovani,<br />

intere famiglie, lavoratori<br />

portuali, da tutta la Piana, torce<br />

in mano, hanno rischiarato, il primo<br />

Gennaio, di luce, di speranza<br />

e d’impegno per il cambiamento,<br />

le vie di Polistena, convinti che<br />

pace, giustizia e bene comune,<br />

non sono un miraggio. Sono stati<br />

i ragazzi di rizziconi con un lungo<br />

lenzuolo bianco con la scritta<br />

“05.12.2009… io non ho paura” ad<br />

aprire la tradizionale Marcia della<br />

Pace di Capodanno organizzata<br />

dall’associazione “Il Samaritano”,<br />

guidata da don Pino Demasi, giunta<br />

quest’anno alla sua ventiduesima<br />

edizione. A concluderla, il<br />

messaggio dei giovani della Piana,<br />

la testimonianza dei fratelli di<br />

colore e il concerto di nino Forestieri,<br />

anche lui di rizziconi, per<br />

dimostrare la voglia di passare dal<br />

desiderio del cambiamento al coraggio<br />

dell’impegno. La marcia è<br />

stata preceduta, alle ore 18, nel<br />

Duomo cittadino, dalla Solenne<br />

Concelebrazione Eucaristica, presieduta<br />

dal Vescovo della Diocesi,<br />

Mons. Luciano Bux, con tanti<br />

fratelli extracomunitari a cantare<br />

insieme al coro parrocchiale.<br />

In Duomo, tra gli altri, il sindaco<br />

Laruffa con l’intera giunta, il sindaco<br />

baby Emanuele Salaris con<br />

i consiglieri del Ccr, l’assessore<br />

regionale Michelangelo Tripodi, il<br />

sindaco di Scido Giuseppe zampogna,<br />

l’assessore provinciale<br />

Michele Tripodi, il vice sindaco di<br />

Anoia Alessandro Demarzo, il sen.<br />

Girolamo Tripodi, autorità militari,<br />

rappresentati di associazioni e<br />

partiti politici. Don Pino Demasi,<br />

Vicario generale della Diocesi, arciprete<br />

della città e referente di<br />

“Libera”, in un Duomo stracolmo<br />

di gente, parlando della pace, ha<br />

detto che essa “è un frutto dello<br />

Spirito dell’amore che opera nel<br />

cuore degli uomini” e ha chiesto<br />

allo Spirito del Signore di trasformare<br />

“i cuori delle nostre<br />

città perché l’odio, l’invidia, la<br />

maldicenza, la sopraffazione, il<br />

disinteresse siano allontanati e<br />

cresca la solidarietà”. Don Demasi<br />

ha poi chiesto che il nostro Paese<br />

“non sia più segnato dall’individualismo”,<br />

dalla “bramosia del<br />

potere”, da chi “gioca d’azzardo<br />

con la propria vita mettendola<br />

(MAL)SANITà po l iT iC a o sis T e m a s o Ci a l e?<br />

di Rocco D. Ceravolo<br />

90 milioni di euro, 80, 65, 59…<br />

alla fine il “gruzzolo” si azzererà<br />

ed il nuovo Ospedale della Piana<br />

non si farà. E’ un rischio serio.<br />

Aggravato dalla imminenza delle<br />

elezioni regionali, che spesso tutto<br />

diluiscono, ogni cosa rimandano. C’è<br />

da chiedersi: in un altro territorio<br />

sarebbe successo tutto questo? O<br />

piuttosto la storia del fantomatico<br />

Ospedale Nuovo non è solo il riflesso di<br />

una (non) considerazione politica del<br />

ruolo della Piana? Ed intanto la gente<br />

continua ad emigrare, alla ricerca<br />

disperata di un ospedale decente. E la<br />

gente continua ad essere sballottata<br />

da nord a sud, da est ad ovest, su<br />

improbabili ambulanze, alla ricerca<br />

di un posto letto. Ed intanto gli<br />

ospedali, quelli esistenti, si chiudono<br />

perché tanto “l’Ospedale nuovo” è<br />

dietro l’angolo. Ed intanto i Pronto<br />

Soccorso si chiudono o diventano<br />

disponibili solo 12 ore su 24 perché…<br />

una volta smantellati i servizi di<br />

urgenza–emergenza i pronto soccorsi<br />

diventano inutili e dannosi. Per la<br />

proprietà transitiva, dunque, i Pronto<br />

Soccorso si chiudono perche è in<br />

arrivo il… nuovo Ospedale. Ma tutto<br />

ciò non basta. rimanevano le guardie<br />

mediche. Avrebbero garantito un<br />

minimo di sanità alle popolazioni che<br />

vivono in territori irraggiungibili, privi<br />

di strutture sanitarie; popolazioni<br />

ricche di anziani, spessissimo soli.<br />

Ma occorre risparmiare, recuperando<br />

medici ed evitando nuove assunzioni:<br />

l’anziano può aspettare! Dal medico<br />

ci andrà l’indomani mattina. Dal<br />

medico? Quale? In molti Comuni<br />

non esiste il medico di base. Ma<br />

non importa. L’anziano, soprattutto<br />

quello del sud, è abituato a soffrire,<br />

a sopportare il dolore. L’urgenza è<br />

risparmiare. Se il manager risparmia,<br />

produce. Deve, dunque, produrre<br />

denaro. E chi pensava che dovesse<br />

produrre salute si è sbagliato. La<br />

salute (almeno quella di questo<br />

territorio) non è nei piani della<br />

politica che conta. E pensare che<br />

se si fossero risparmiati i soldi che<br />

dalla Calabria sono transitati nelle<br />

casse delle AASSLL del nord si<br />

sarebbe costruito più di un ospedale.<br />

Occorre riappropriarsi del territorio.<br />

Occorre riconsegnare la sanità ai<br />

medici strappandola alla politica che<br />

non può che dare solo indirizzi di<br />

massima, evitando la gestione diretta<br />

della (mal) sanità.<br />

6<br />

a rischio con azioni inconsulte,<br />

dall’interesse di singoli gruppi e<br />

dal crimine”. Ha quindi invocato<br />

che “gli spiriti violenti” vengano<br />

disarmati e che si “rafforzino gli<br />

operatori di pace”, che i popoli<br />

ricchi si aprano alla generosità e<br />

che i popoli poveri “abbandonino<br />

le vie della violenza e intraprendano<br />

quelle dello sviluppo”. Dopo<br />

aver affermato che non si può<br />

“cantare la pace per le nostre<br />

strade e continuare poi con atteggiamenti<br />

sconcertanti” distruggendo<br />

le famiglie, non curando la<br />

vita, bloccando l’economia con il<br />

malaffare, “facendo prevalere la<br />

legge del più forte che detta le<br />

regole del pizzo e del racket”,<br />

don Pino ha concluso facendo proprio<br />

il documento dei Vescovi là<br />

dove è detto che “abbracciare o<br />

anche solo simpatizzare con una<br />

concezione dei valori della vita<br />

quale quella mafiosa è contrario<br />

al Vangelo e al bene della società<br />

e dell’uomo”. Subito dopo,<br />

partendo dal Duomo, si è snodata<br />

la marcia, il cui tragitto, a causa<br />

del maltempo, è stato modificato<br />

ed accorciato fino a giungere<br />

nell’auditorium comunale, dove il<br />

Vescovo Mons. Luciano Bux ha invitato<br />

i giovani a mettersi in rete,<br />

per stare insieme, in quanto chi<br />

coltiva la pace non ha paura, dicendosi<br />

felice di vedere i fratelli<br />

di colore “insieme” per la pace.<br />

Sul palco dell’auditorium, questi<br />

amici giunti dalla località Spartimento,<br />

precisamente dall’ex Opera<br />

Sila, prima di intonare un loro<br />

canto, hanno gridato con forza di<br />

non essere dei ladri bensì fratelli<br />

che hanno tanta voglia di lavorare.<br />

Giuseppe, ragazzo di rizziconi<br />

di Dario Cambrea<br />

on c’è peggior sordo di<br />

“Nchi non vuol sentire”. non<br />

credo ci sia un proverbio migliore<br />

di questo per descrivere la realtà<br />

che stiamo vivendo. I cambiamenti<br />

climatici che stiamo subendo<br />

sono campanelli d’allarme che il<br />

nostro pianeta sta lanciando ma<br />

che l’uomo, accecato dalla propria<br />

cupidigia, volutamente ignora.<br />

In una società dominata dal business<br />

e dove regna sovrano il dio<br />

denaro, non c’è posto per una politica<br />

ambientalista. Ed ecco che<br />

l’immissione nell’atmosfera di un<br />

<strong>numero</strong> smisurato di tonnellate di<br />

Anidride Carbonica ed altri gas nocivi,<br />

mette in serio pericolo il già<br />

delicatissimo equilibrio ambientale,<br />

sconvolgendo in maniera irreversibile<br />

il nostro ecosistema. Alluvioni,<br />

disboscamenti, processo di<br />

desertificazione, scioglimento dei<br />

ghiacciai ai poli, innalzamento degli<br />

oceani, sono aspetti diversi dello<br />

stesso problema: riscaldamento<br />

globale o in parole più semplici<br />

Effetto Serra. Ed ecco dunque che<br />

i Grandi del Pianeta hanno deciso<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

del gruppo “5 dicembre 2009”, ha<br />

letto un messaggio da parte dei<br />

giovani della Piana i quali, facendo<br />

riferimento all’assassinio di<br />

Francesco Maria Inzitari, in sala la<br />

mamma e alcune zie, hanno ribadito<br />

di aver preso parte alla marcia<br />

della pace “con tanta rabbia<br />

dentro”. Dopo essersi detti “convinti<br />

più che mai che la presenza<br />

delle organizzazioni mafiose e dei<br />

poteri forti del nostro territorio,<br />

nonché il pensiero inquinato della<br />

cosiddetta cultura mafiosa, sono<br />

d’ostacolo proprio all’affermazione<br />

della dignità della persona<br />

umana e alla costruzione del bene<br />

comune”, i giovani hanno concluso<br />

il loro messaggio affermando di<br />

voler trasformare la loro rabbia e<br />

il loro desiderio di cambiamento<br />

“in impegno concreto”. Il sindaco<br />

Laruffa si è augurato un anno di<br />

riscatto e di rinascita per la Piana<br />

attraverso il moto di ribellione<br />

dei giovani. L’assessore regionale<br />

Michelangelo Tripodi parlando di<br />

manifestazione toccante e commovente,<br />

ha ricordato la legge<br />

regionale sul diritto all’asilo e<br />

all’accoglienza ed ha espresso la<br />

speranza in un riscatto del territorio<br />

per liberarsi dall’oppressione<br />

della ‘ndrangheta. L’assessore provinciale<br />

Michele Tripodi ha chiesto<br />

accoglienza e solidarietà per gli<br />

amici di colore, ed inoltre un impegno<br />

forte e comune nella lotta<br />

alla criminalità organizzata. Infine,<br />

nell’auditorium comunale, tutti ad<br />

applaudire nino Forestieri, che nei<br />

suoi testi affronta il significato profondo<br />

del riscatto del Sud e della<br />

denuncia della tante ingiustizie<br />

che impediscono alla Calabria la<br />

crescita sociale e culturale.<br />

CAMBIAMEnTI CLIMATICI<br />

di darsi appuntamento a Copenhagen,<br />

capitale della Danimarca,<br />

per sedersi attorno ad un tavolo<br />

e decidere delle sorti dell’umanità.<br />

Durante il summit, che si è<br />

svolto dal 7 al 18 dicembre ’09, i<br />

rappresentanti dei paesi più industrializzati<br />

del mondo, hanno<br />

avanzato le proprie tesi. L’Unione<br />

Europea ha chiesto di tagliare<br />

le emissioni di gas ad effetto serra<br />

del 20% rispetto ai livelli del<br />

1990 entro il 2020. Gli Stati Uniti,<br />

invece, hanno proposto di operare<br />

un taglio del 17% rispetto ai<br />

livelli raggiunti nel 2005 entro il<br />

2020, del 42% entro il 2030 e del<br />

83% entro il 2050. La Cina parla<br />

di una riduzione di circa 40-45%<br />

rispetto ai livelli del 2005 entro<br />

il 2020. L’India prospetta un taglio<br />

del 20-25% e il Brasile un taglio<br />

del 38%-42% rispetto sempre<br />

ai livelli del 2005 entro il 2020.<br />

L’Australia, al contrario, ha proposto<br />

un taglio del 5% rispetto ai<br />

livelli d’inquinamento raggiunti<br />

nel 2000, mentre il Sudafrica<br />

parla di un taglio del 34% rispetto<br />

ai livelli attuali. Purtroppo,<br />

da quanto appreso dai giornali<br />

e da qualsiasi altro mezzo di comunicazione,<br />

questa conferenza<br />

è servita solo a fare numeri. I<br />

rappresentanti dei vari paesi non<br />

sono riusciti a raggiungere un accordo<br />

concreto. Intanto la natura<br />

sta lanciando richieste d’aiuto e<br />

l’uomo, fino a quando commetterà<br />

l’errore di sentirsi padrone<br />

della natura e non parte di essa,<br />

non farà altro che causare male<br />

a se stesso.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

LA chIMERA DEL NUOVO OSpEDALE<br />

di Arcangelo Badolati<br />

Il nuovo<br />

ospedale<br />

della Piana<br />

sorgerà nella<br />

nostra città.<br />

La Giunta<br />

regionale ha<br />

ottenuto dal Governo<br />

lo sblocco<br />

dei fondi de- stinati alla Sanità<br />

calabrese e, dunque, l’intero piano<br />

di ristrutturazione del comparto<br />

elaborato dall’esecutivo guidato<br />

da Agazio Loiero troverà piena<br />

attuazione. Siamo felici. Ma non<br />

abbastanza. Prima che la nuova<br />

struttura entri in funzione passeranno<br />

degli anni. Anni che la gente<br />

di <strong>Palmi</strong> dovrà affrontare con<br />

pazienza e rassegnazione. Già,<br />

perché il vecchio nosocomio di via<br />

Buozzi è stato letteralmente disarticolato<br />

seguendo una miope e assurda<br />

politica di ridimensionamento<br />

voluta dall’Azienda sanitaria<br />

provinciale di reggio Calabria. Una<br />

politica che ha portato alla chiusura<br />

di tutti i reparti, alla ricollocazione<br />

dell’intero personale medico<br />

e al sostanziale trasferimento<br />

dell’intero parco dei macchinari.<br />

Per comprendere quale sia la situazione<br />

basta fare un esempio:<br />

l’estate scorsa, con le spiagge quotidianamente<br />

affollate da almeno<br />

cinquantamila persone, il Pronto<br />

soccorso di una delle località balneari<br />

più importanti del reggino<br />

era funzionante solo di notte. Dunque,<br />

per qualsiasi tipo d’incidente<br />

verificatosi nel centro cittadino,<br />

alla Marinella, a Sant’Elia oppure<br />

alla Tonnara o Pietrenere, la gente<br />

doveva spostarsi a Gioia Tauro<br />

per ottenere l’assistenza medica<br />

immediata. Un’assistenza non certo<br />

degna, peraltro, d’un grande<br />

centro clinico. Se si considera che<br />

una vita può essere salvata – come<br />

certificano ormai tutti gli studi<br />

Se vuoi dire la tua, scrivi a:<br />

redazione@<strong>madreterra</strong>news.it<br />

lettori@<strong>madreterra</strong>news.it<br />

7 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

ATTUALITA’ <strong>Palmi</strong> e dintorni <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

condotti nel mondo – in base alla<br />

celerità con cui vengono praticati<br />

i primi soccorsi, può ben comprendersi<br />

in che razza di scandaloso<br />

quadro devono dibattersi i cittadini<br />

nati in quest’angolo dimenticato<br />

d’Italia. E allora, in attesa<br />

della realizzazione del nuovo plesso,<br />

sarebbe stato più utile, logico<br />

e conveniente mantenere in vita<br />

almeno i reparti più importanti<br />

del nosocomio palmese. E cioè: il<br />

Pronto soccorso, la rianimazione,<br />

la Chirurgia generale, la Cardiologia,<br />

la nefrologia, la Ginecologia<br />

che erano stati per un trentennio il<br />

fiore all’occhiello della sanità pianigiana.<br />

Invece, qualcuno ha deciso<br />

diversamente. Potenziando i<br />

presidi di Gioia Tauro e Polistena e<br />

abbandonando <strong>Palmi</strong> ad un destino<br />

che la sua storia certo non merita.<br />

nella nostra città – lo ricordiamo<br />

a chi finge di non saperlo – hanno<br />

operato medici di altissimo livello,<br />

animatori di scuole di chirurgia e<br />

rianimazione (citiamo fatti conclamati)<br />

alle quali si sono allevati<br />

sanitari oggi in servizio in nosocomi<br />

di tutta la nazione. E’ per questo<br />

che pur plaudendo alle scelte<br />

della Giunta regionale, invitiamo i<br />

palmesi ad avere un sussulto d’orgoglio.<br />

Diceva robespierre: “non<br />

sempre è necessario eccitare la<br />

folla in piazza per ottenere giustizia:<br />

quando, però, è indispensabile<br />

non bisogna esitare”. Ecco, forse è<br />

il momento di scendere in strada<br />

pretendendo rispetto e considerazione.<br />

noi, dopo reggio Calabria,<br />

siamo la seconda città della provincia<br />

e nessuno può immaginare<br />

di trattarci come se fossimo un<br />

branco d’ignoranti orientabile a<br />

piacimento con inutili adulazioni e<br />

false promesse. ribelliamoci, perciò,<br />

in nome della difesa d’un diritto<br />

– quello alla Salute – sancito e<br />

tutelato alla Carta Costituzionale.<br />

Il coraggio, da queste parti, non è<br />

mai mancato…<br />

AUTOSTRADA SOLARE<br />

di Andrea Ortuso<br />

Catanzaro, 29 dicembre.<br />

“L’opera di costruzione<br />

della nuova A3 va avanti con regolarità<br />

e nel rispetto dei tempi<br />

previsti, difatti, entro il 2012, al<br />

massimo nei primi mesi del 2013,<br />

questa lunghissima arteria autostradale,<br />

che misura oltre 440 km,<br />

sarà interamente ammodernata; i<br />

lotti vanno avanti e man mano che<br />

saranno terminati si aggiungeranno<br />

ai circa 200 km già a disposizione<br />

dell’utenza”. (Altero Matteoli -Ministro<br />

dei trasporti-)<br />

Dopo anni, ci si domanda perché<br />

demolire a suon di denari i viadotti<br />

che andranno in disuso.<br />

Per iniziativa dell’assessore<br />

all’urbanistica Michelangelo Tripodi,<br />

la giunta provinciale di reggio<br />

Calabria ha approvato un atto che<br />

ha come obiettivo la realizzazione,<br />

nei tratti in dismissione dell’autostrada<br />

A3 tra Scilla e Bagnara, di<br />

un parco finalizzato sia alla produzione<br />

di energia solare, sia alla<br />

sperimentazione scientifica, evitando<br />

cosi inutili e gravosi costi di<br />

demolizione.<br />

La Giunta Provinciale ha autorizzato<br />

il presidente alla firma di<br />

un protocollo d’intesa tra regione,<br />

Provincia, AnAS, Comuni interessati<br />

e Università Mediterranea, coinvolgendo<br />

tutti al sostenimento e<br />

alla promozione di questo progetto<br />

che coniuga lo sviluppo di energie<br />

alternative con la vocazione turistica<br />

della costa viola. L’intento del<br />

dipartimento Urbanistica, infatti,<br />

e’ quello di mantenere i tratti dismessi<br />

dell’A3 e di utilizzarli quale<br />

base per realizzare un pacchetto di<br />

idee innovative ed altamente qualificanti.<br />

Tutto nasce nel lontano febbraio<br />

del 2007 a reggio Calabria, durante<br />

i lavori del forum “Open Space<br />

Tecnology”: un progetto innovativo<br />

finalizzato all’utilizzo di un’importante<br />

viabilità da dimettere per<br />

riconvertirla in un polo tecnologico<br />

industriale e didattico/culturale in<br />

sintonia con il programma di valorizzazione<br />

e fruizione del paesaggio.<br />

In definitiva, la proposta progettuale,<br />

ha come obiettivo il riuso<br />

dei tratti autostradali in dismissione,<br />

per destinarli a nuove funzioni:<br />

la corsia nord ospiterà uno spazio di<br />

sperimentazione per la produzione<br />

di energia rinnovabili; il tratto autostradale<br />

sud, come richiesto dai<br />

comuni dell’area, verrà mantenuto<br />

come percorso alternativo alla ss<br />

18. L’obiettivo primario resta quello<br />

di attirare l’attenzione di soggetti<br />

pubblici e privati nazionali ed internazionali<br />

che abbiamo interesse<br />

ad investire capitali sull’idea, e più<br />

in generale, sulle fonti di energia<br />

rinnovabile e sulla ricerca scientifica<br />

che sperimenta e utilizza l’energia<br />

solare.<br />

Tale iniziativa consentirebbe la<br />

produzione di energia, la riduzione<br />

dell’inquinamento ambientale, causato<br />

da milioni di metri cubi di materiale<br />

prodotti dalla demolizione,<br />

ed infine la possibilità di utilizzo<br />

del parco solare come luogo di attività<br />

a scopi didattici e sperimentali<br />

e ludico naturalistici.<br />

Per affrontare gli eventuali ostacoli<br />

è prevista una “task force” o<br />

“Tavolo tecnico” che, secondo un<br />

programma periodico di incontri di<br />

carattere tecnico scientifico, individueranno<br />

i percorsi per valorizzare<br />

il paesaggio, vero e immenso<br />

patrimonio calabrese.<br />

Inoltre è previsto il coinvolgimento<br />

di partner qualificati, detentori<br />

del Know How necessario alla realizzazione<br />

e di partner istituzionali<br />

che hanno competenza negli ambiti<br />

di intervento; a tal fine è gia stato<br />

realizzato un sito internet di illustrazione<br />

e gestione del progetto,<br />

con ampia possibilità di interagire<br />

con una sezione di discussione. Inoltre<br />

è previsto il lancio di un concorso<br />

di idee per stimolare in parallelo<br />

soluzioni innovative ed originali sia<br />

dal punto di vista della fruibilità<br />

dell’opera che dal punto di vista architettonico<br />

e paesaggistico .<br />

La nostra speranza è che ci siano<br />

sempre iniziative di così valido<br />

spessore, a cui non tarderemo<br />

a dare risalto e appoggio; certo è<br />

che, noi calabresi, siamo ormai disincantati<br />

e riuscire ad immaginare<br />

per il 2012 la “nostra A3”, ammodernata<br />

e funzionante, ci sembra<br />

una promessa azzardata ed il<br />

progetto futuristico sopra esposto,<br />

una splendida utopia. non vogliamo<br />

però, tarpare le ali ad un’idea che<br />

oggi, sebbene ancora su carta, ci<br />

piace e ci lascia sorpresi e sognanti;<br />

magari abbiamo ancora voglia<br />

di immaginare la nostra Calabria,<br />

come una macchina da oliare bene<br />

e a cui basterà un pò di impegno e<br />

di ottimismo, per viaggiare spedita!<br />

E allora impegnamoci in questo<br />

progetto, con un unico, sincero e<br />

scaramantico augurio: non rimanere<br />

per strada, con la macchina guasta<br />

e miseramente in panne!<br />

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Proposte


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

pUNTI DI VISTA<br />

ChI TROvA UN LIBRO TROvA UN TESORO<br />

Perch é la g i o v e n t ù d i og g i l eg g e Po co?<br />

di Amabile Giusti<br />

Le statistiche puntano il dito:<br />

in Italia si legge poco e, in<br />

questa penuria di lettori, le giovani<br />

generazioni occupano un posto<br />

rilevante. I ragazzi preferiscono<br />

navigare in internet piuttosto che<br />

tra le righe di un libro. Si tratta in<br />

entrambi i casi di mondi virtuali,<br />

eppure risulta più facile perdersi<br />

nelle maglie della rete globale che<br />

nelle parole stampate. Ci si chiede<br />

il perché di questa disaffezione in<br />

una società ben più alfabetizzata<br />

di un tempo: gli esperti potrebbero<br />

addurre motivazioni complesse e<br />

scientifiche, ma a mio parere gran<br />

parte della responsabilità è da attribuire<br />

alla fretta e alla furia che<br />

caratterizzano ormai l’esistenza<br />

di tutti. La gente di oggi non vive,<br />

scappa. La foga di fare, a qualsiasi<br />

età - perfino i bambini hanno più<br />

impegni di un capo di stato – provoca<br />

un’adrenalina che scatena il<br />

bisogno di esperienze repentine e<br />

approcci mordi e fuggi.<br />

Leggere, invece, esige una pausa.<br />

Il semplice fatto di scegliere<br />

un libro, sfogliarlo e annusarne<br />

le pagine, impone un intervallo<br />

di tempo da dedicare a un gesto<br />

che diventa quasi solenne, antico<br />

come l’uso della penna d’oca rispetto<br />

alla tastiera di un pc. Entrare<br />

dentro una storia, gustarne<br />

le parole, conoscere personaggi e<br />

intrecci, abbandonarsi a dialoghi e<br />

descrizioni, richiede tempo e attenzione.<br />

Difficile che, oggi, in un<br />

mondo che corre, si trovi lo spazio<br />

per soste tanto profonde.<br />

E allora, meglio la chat e le sue<br />

frequentazioni fittizie, spesso false<br />

come banconote di stoppa, meglio<br />

le velocissime connessioni di<br />

internet in cerca di cose che si dimenticano<br />

altrettanto velocemente,<br />

meglio rapporti che non creano<br />

responsabilità e non impongono<br />

impegno. Meglio continuare a scappare<br />

lontano da sé, perché i libri,<br />

se pure fanno evadere, alla fine ci<br />

riportano all’interno di noi stessi,<br />

e guardarsi dentro non è sempre<br />

un buon affare.<br />

Spesso non c’è una precisa presa<br />

di posizione in questo atteggiamento<br />

di indifferenza: praticamente<br />

nessuno sceglie a tavolino<br />

di preferire un’ora in MSn o a di-<br />

gitare i tasti di un cellulare, piuttosto<br />

che un’ora con personaggi<br />

di carta, balene bianche, ritratti<br />

di signore, grandi speranze, e piccoli<br />

principi. Semplicemente, in<br />

mancanza di un esempio, di un<br />

coinvolgimento che non sia solo il<br />

vincolo a leggere questa o quella<br />

storia deciso dai programmi scolastici,<br />

i giovani scelgono la via<br />

più battuta e più comoda, quella<br />

che, conformandoli gli uni agli altri,<br />

li fa sentire sicuri e protetti.<br />

E’ paradossale come, in un’età in<br />

cui la ricerca della trasgressione<br />

è quasi un diktat, alla fin fine la<br />

disobbedienza si esprima attraverso<br />

gesti ormai comuni a tutti:<br />

tatuaggi, parole più o meno forti,<br />

atteggiamenti millimetricamente<br />

clonati, e quel linguaggio da sms<br />

anch’esso segno dell’impazienza<br />

che li invade. Viene da pensare<br />

che, per essere trasgressivi, occorra<br />

non esserlo.<br />

Se solo i ragazzi capissero quanto<br />

leggere li renderebbe davvero<br />

diversi! non burattini, non manichini,<br />

non plastilina nelle mani degli<br />

altri. Capaci di ragionare con le<br />

proprie cellule grigie.<br />

E poi, in fondo, i personaggi<br />

dei libri non sono amici virtuali<br />

anch’essi? Di cosa ci parlano<br />

se non di emozioni, di amore, di<br />

odio, di paura e coraggio: insomma<br />

di vita? Con la differenza che,<br />

mentre un nickname e un avatar<br />

appaiono e scompaiono e chissà<br />

cosa nascondono, i personaggi dei<br />

libri non nascondono nulla che non<br />

siamo in grado di svelare usando la<br />

sensibilità, e rimangono, ci inchiodano,<br />

ci costringono a riflettere.<br />

non vanno mai via, sono sempre<br />

lì, non solo nelle pagine bianche o<br />

ingiallite dall’uso, ma nelle nostre<br />

menti che le hanno immaginate. I<br />

libri fanno diventare consapevoli,<br />

indipendenti, forti. rallentano i<br />

nostri passi veloci, non per frenarci,<br />

ma per permetterci di guardare<br />

meglio intorno, per ammirare il<br />

panorama dell’umanità, di ciò che<br />

ha raccontato da sempre, di ciò<br />

che racconterà sempre. Ci forniscono<br />

un linguaggio potente, ricco,<br />

offrendoci l’arma più forte di<br />

tutte: la parola. Chi conosce, chi<br />

sa parlare, chi dice le cose con<br />

cognizione di causa, chi capisce<br />

il senso di ciò che dicono gli altri,<br />

non finirà mai sotto il tacco di<br />

8<br />

nessuno. I libri ci danno la libertà,<br />

la vera trasgressione, ci rendono<br />

disobbedienti, nobili lupi dinanzi a<br />

chi ci vorrebbe stupido gregge.<br />

naturalmente, con questa visione<br />

pessimista dei gusti della<br />

gioventù attuale non voglio generalizzare:<br />

peccherei di presunzione.<br />

Ci sono certamente, in questo<br />

mare di nuche chine, molte fronti<br />

alzate. Sono giovani che dicono<br />

realmente no e non belano. Menti<br />

magnifiche, anche solo in potenza,<br />

perché vogliono conoscere, capire,<br />

vogliono saperne di più e non pensano<br />

di sapere già tutto. Sarebbe<br />

splendido se questi riuscissero a<br />

contagiare tutti gli altri, se il piacere<br />

della lettura diventasse una<br />

pandemia più capillare dell’influenza.<br />

Allora, le nostre librerie,<br />

le biblioteche, traboccherebbero<br />

di giovani che non spendono tutte<br />

le loro paghette in ricariche telefoniche,<br />

e lì si conoscono, si guardano,<br />

si scambiano idee, e chissà,<br />

si innamorano magari.<br />

E’ un obiettivo possibile? Lo spero<br />

vivamente. Se l’esempio che<br />

daremo ai nostri ragazzi sarà migliore,<br />

se trasmetteremo loro entusiasmo,<br />

se smetteremo di belare<br />

anche noi, chissà che loro non<br />

scelgano di emanciparsi. Come<br />

aiutarli (e aiutare noi stessi)?<br />

Leggendo e mostrando quanto<br />

ciò ci renda migliori. Organizzando<br />

eventi senza toni pomposi,<br />

senza prolisse divagazioni, senza<br />

la noia che spesso contraddistingue<br />

il nostro voler fare cultura.<br />

Parlandone con semplicità anche<br />

se non semplicisticamente. Dando<br />

loro la possibilità, nelle scuole,<br />

oltre a studiare i testi ufficiali, di<br />

scegliere le storie che vogliono;<br />

creare club di lettura, di scrittura<br />

creativa, che siano luoghi di<br />

incontro, che siano spazi di vita.<br />

Dimostrare interesse per questi<br />

ragazzi, per le cose che dicono,<br />

per le cose che vorrebbero dire<br />

ma ancora non ce la fanno. Avere,<br />

un poco, la loro età. Credere sul<br />

serio che leggere aiuti, altrimenti<br />

sarebbe come vendere fumo.<br />

Perché è vero che chi trova – e<br />

legge - un libro trova un tesoro, un<br />

tesoro eterno, condivisibile con gli<br />

altri senza che questo lo impoverisca,<br />

più fedele dell’amore, più<br />

saldo della fede: un compagno di<br />

vita fino alla fine dei giorni.<br />

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L’IMPIEGATO<br />

PUBBLICO<br />

di Franca Luppino<br />

Siamo la rovina dell’intero<br />

sistema economico italiano!<br />

Fare il nostro dovere? Macchè!<br />

Solitamente lavoriamo poco<br />

e male, abbiamo uno stipendio da<br />

favola, superiamo i mille Euro al<br />

mese(che rubiamo), siamo assenteisti,<br />

siamo scortesi con i cittadini,<br />

siamo protetti dai sindacati(?),<br />

in una parola: SIAMO LAVOrATOrI<br />

APPArTEnEnTI AD EnTI PUBBLICI!<br />

E’ vero, prendiamo circa 1.100,00<br />

Euro al mese, ma volete leggere<br />

una busta paga di un dipendente<br />

pubblico? Eccovi accontentati:<br />

abbiamo uno stipendio iniziale lordo<br />

decurtato da mille voci: ritenute<br />

irpef per addizionale comunale,<br />

ritenute irpef per addizionale<br />

regionale, ritenute assistenziali e<br />

previdenziali, GESCAL “GESTIOnE<br />

CASE LAVOrATOrI”, (trattasi<br />

di un fondo per la costruzione<br />

e l’assegnazione di alloggi ai lavoratori<br />

ed alle loro famiglie che<br />

non esiste più ma che continua lo<br />

stesso a prelevare i nostri soldi).<br />

E che dire dell’assistenza medica,<br />

viene trattenuta all’origine<br />

sotto la voce “PrEVIDEnzA SAnITArIA”,<br />

poi paghiamo ticket in<br />

farmacia, prestazioni di laboratorio<br />

di analisi, prestazioni di<br />

diagnostica strumentale, perché<br />

il nostro reddito familiare è tal<br />

mente elevato che non sussistono<br />

condizioni di esenzione. Più di<br />

ogni altra categoria di lavoratori<br />

paghiamo le tasse e non possiamo<br />

evadere neanche un centesimo.<br />

non voglio sembrare una che<br />

sputa nel piatto in cui mangia (passatemi<br />

questo termine non molto<br />

ortodosso), tutti i giorni ringrazio<br />

per questo lavoro, mi sento molto<br />

fortunata specialmente in questo<br />

periodo di profonda crisi economica,<br />

ma non sono “una fannullonabuona<br />

a nulla-scortese” e come me<br />

ci sono tantissimi colleghi che ogni<br />

giorno si guadagnano lo stipendio<br />

meritatamente, facendo il proprio<br />

dovere in silenzio, in maniera<br />

molto seria e con tanta dignità.<br />

Avrei voluto scrivere tantissime<br />

altre cose sulla nostra condizione<br />

di lavoratori dipendenti che non<br />

riesco ad accettare, ma avrò altre<br />

occasioni per farlo.<br />

Intanto cercherò di vedere i lati<br />

positivi del mio impiego e di dare<br />

poca importanza ai giudizi negativi<br />

che ogni giorno ci piovono addosso,<br />

tanto sono convinta che<br />

sia nel pubblico che nel privato<br />

c’è chi fa il proprio dovere e chi<br />

non lo fa.<br />

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2000 – <strong>2010</strong>: IL pRIMO DEcENNIO<br />

Sar à ri c o r d at o, f o r S e , p e r il de c e n n i o ch e pi ù di og n i alt r o ha ca m b i at o la no S t r a vi ta .<br />

di Paolo Ventrice<br />

Doveva essere il decennio della<br />

riscoperta dei valori, della moralità,<br />

del cambiamento totale della<br />

vita sociale verso direzioni meno<br />

allarmistiche e più attente al futuro.<br />

Il giubileo del 2000 era la “guida<br />

spirituale”, per antonomasia, di<br />

tutto il nuovo secolo. Purtroppo,<br />

gli eventi più eclatanti che ricordiamo<br />

oggi, sono quasi tutti negativi,<br />

fatti di guerre e terrorismo, di<br />

“mucca pazza” e SArS, immagini<br />

di fame nel terzo mondo e omicidi<br />

di massa (leggi Darfur), battaglie<br />

(aspre) contro la globalizzazione<br />

e riarmi nucleari di paesi Pseudopacifisti.<br />

Il tutto condito da Televisione<br />

e carta stampata con cronache di<br />

basso livello culturale (gossip, diatribe<br />

politiche ad uso e consumo<br />

mediatico ecc…).<br />

In realtà se ci soffermassimo un<br />

po’ di più ad analizzare il decennio,<br />

forse non tutto sarebbe così<br />

nero. Forse siamo stati abituati a<br />

focalizzare sempre e solo cose negative,<br />

a realizzare che attorno a<br />

noi sia tutto un po’ offuscato da<br />

coltri di nebbia grigiastra che ci<br />

nasconde le cose positive.<br />

- Pensiamo per un attimo a cosa<br />

ci ha lasciato la morte di un Papa,<br />

di Giovanni Bruzzese<br />

Donne ridotte in schiavitù,<br />

arsenali svuotati di armi<br />

micidiali, intere valli coltivate a<br />

canapa indiana e intensi rapporti<br />

con i mammasantissima della<br />

‘ndrangheta: il libro “Banditi e<br />

schiave” di Arcangelo Badolati e<br />

Giovanni Pastore, rispettivamente<br />

caposervizio e vicecaposervizio<br />

del quotidiano Gazzetta del<br />

pensiamo al vuoto che sentiamo<br />

oggi – l’ovvio riferimento è alla<br />

sua personalità, al suo carisma<br />

– e ricordiamoci di ciò che è riuscito<br />

a darci. Senz’altro questo<br />

è positivo!<br />

- L’Europa è unita (quasi tutta),<br />

e noi siamo liberi di muoverci<br />

come fossimo tutti sotto lo stesso<br />

tetto, solo divisi da tanti dialetti.<br />

non è positivo?<br />

- In America, dopo anni di “Bushismo”,<br />

arriva il primo Presidente<br />

di colore. Il Barack Day ha cambiato<br />

il mondo! Ci ha insegnato che l’uomo<br />

sta pianificando un’evoluzione<br />

sociale pari solo alla liberazione<br />

dalla schiavitù. non è positivo?<br />

- Paesi del “Terzo mondo” stanno<br />

subendo un cambiamento,<br />

economico-politico, radicale che<br />

li sta lanciando verso un notevole<br />

sviluppo e conseguente riposizionamento<br />

nell’ambito del contesto<br />

economico mondiale (Cina, India,<br />

Brasile, alcune regioni dell’Africa<br />

ecc…). Anche questo è positivo!<br />

- L’informazione viaggia in rete<br />

a ritmi impensabili fino al secolo<br />

scorso. Internet oggi è alla portata<br />

di tutti, è un compagno di viaggio,<br />

nel lavoro e nel tempo libero.<br />

Ci serve qualcosa? Cerchiamo<br />

su Internet. Abbiamo bisogno di<br />

notizie? Cerchiamo su Internet…<br />

Sud, racconta l’infernale mondo<br />

delle cosche albanesi. Un mondo<br />

governato da un antico codice,<br />

il “Kanun”, che pone la figura<br />

maschile al centro della famiglia<br />

patriarcale relegando la donna<br />

a livello di una serva, priva<br />

di qualsiasi diritto. Persino in<br />

occasione dei funerali le femmine<br />

albanesi non possono piangere i<br />

loro morti come fanno gli uomini<br />

La famiglia diventa consorteria<br />

criminale ed esercita alcuni<br />

diritti, sanciti dal “Kanun”, che<br />

fanno paura: per esempio quello di<br />

compiere le vendette e di uccidere<br />

chi si macchia di adulterio. Il<br />

volume, edito dalla “Pellegrini” di<br />

Cosenza, svela per la prima volta,<br />

attraverso documenti giudiziari<br />

e le rivelazioni dei collaboratori<br />

di giustizia, i legami intessuti<br />

dalle gang provenienti dal Paese<br />

delle Aquile con le cosche della<br />

‘ndrangheta. Legami cimentati<br />

dalla costante fornitura di droga<br />

e kalashnikov che gli schipetari<br />

garantiscono a boss e picciotti<br />

calabresi. “Banditi e schiave”<br />

contiene pure le agghiaccianti<br />

9 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

pUNTI DI VISTA <strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

d a l g i u B i l e o a l l a C r i si m o n d i a l e pi ù p r o f o n d a d a l 1929 a d o g g i, d a l “11 se T T e m B r e 2001” a l l’e l e z i o n e d el p r i m o pr e sid en T e d i<br />

Co l o r e n e g l i s TaT i u n i T i, d a l l’i n T r o d u z i o n e d e f i n iT i va d e l l’e u r o a l l a gu er r a in m e d i o o r i e n T e, d a l l a T v a l p l a s m a a l l’i-p h o n e, d a l l a<br />

p r eo CCu pa zi o n e s e m p r e pi ù C r e s C e n T e s u l l’a m B i e n T e alle va r i e pa n d e m i e d i i n izi o millennio, d a i n T e r n e T a l l a g l o B a l iz z a z i o n e a s s o l u Ta.<br />

Ovunque ci si trovi, il mondo è a<br />

portata di mano! non è positivo?<br />

Il mondo crolla sotto la spinta<br />

(leggi evanescenza) delle “Bolle<br />

immobiliari” americane ed inglesi;<br />

tutti stanno alla finestra in attesa<br />

che la lama della ghigliottina li<br />

colpisca e… Signori, incredibile ma<br />

vero:<br />

In Italia il tasso di disoccupazione<br />

è salito, in un anno, di soli 1,2<br />

punti percentuali (dal 7% all’8,2%)<br />

mentre in Europa (media continentale)<br />

il gup si attesta intorno al<br />

2% (dal 7,9% all’9,8%) e negli Stati<br />

Uniti, nonostante aiuti giganteschi<br />

all’economia da parte del governo,<br />

del 3,6% (dal 6,6% al 10,2%)!<br />

Certamente non ci nascondiamo<br />

dietro un dito, la crisi c’è, è attuale,<br />

sta togliendo qualcosa a tutti<br />

ma l’Italia, questa piccola penisola<br />

martoriata da crisi economiche<br />

perenni, da debiti pubblici incontrollabili<br />

e dalle cui casse sono<br />

spariti (e spariscono in continuazione)<br />

fondi “eccellenti”, ha l’onore<br />

di guidare la ripresa economica<br />

mondiale –si fa per dire- dall’alto<br />

della sua posizione di Paese che<br />

meno di altri sta subendo questa<br />

“implosione” economica. Questo<br />

è straordinario! Prendiamolo ad<br />

esempio e costruiamoci attorno il<br />

futuro!<br />

u n l i b r o d i Ar c A n g e l o bA d o l A t i e gi o v A n n i PA s t o r e<br />

testimonianze di due giovani<br />

ragazze costrette a prostituirsi<br />

in varie zone d’Italia attraverso<br />

indicibili torture come, per<br />

esempio, l’immersione in una<br />

vasca da bagno piena di ghiaccio.<br />

Una delle due vittime rimane<br />

addirittura incinta e le viene<br />

proposto di vendere il bambino.<br />

Gli autori hanno ricostruito la<br />

mappa del traffico di esseri<br />

umani dall’Est europeo verso<br />

la Calabria, dimostrando come<br />

i fucili mitragliatori usati in<br />

provincia di Cosenza per compiere<br />

efferati omicidi di mafia, tra<br />

il 1999 e il 2009, siano stati<br />

forniti dagli albanesi. nel libro,<br />

inoltre, vengono rivelati i nomi<br />

dei più importanti malavitosi<br />

d’Oltreadriatico che gestiscono<br />

gli affari sporchi in combutta con<br />

malavitosi calabresi, siciliani e<br />

campani. Per sfuggire ai controlli<br />

antidroga, gli schipetari hanno<br />

fatto ricorso - come rivela il<br />

volume di Badolati e Pastore -<br />

anche a corrieri insospettabili. Si<br />

tratta di Liliana Kondakci, celebre<br />

cantante albanese, nota come<br />

la “Mina d’Albania” e tuttora<br />

ricercata in campo internazionale<br />

per traffico di cocaina; e di Patrizia<br />

Germanese, sovrintendente<br />

della polizia penitenziaria, già<br />

appartenente al reparto speciale<br />

dei Gom, arrestata lo scorso anno<br />

nel Cosentino con otto chili di<br />

eroina, e poi morta suicida nel<br />

carcere di Castrovillari.<br />

nel volume è contenuto pure<br />

un eloquente contributo del<br />

magistrato di origine albanese,<br />

Francesco Minisci, pm presso la<br />

Procura di roma. La prefazione<br />

è stata invece curata dal<br />

giornalista e scrittore Antonio<br />

nicaso che ha spiegato quanto<br />

le consorterie albanesi siano<br />

diventati potenti anche negli<br />

Usa, mentre una significativa<br />

testimonianza è stata data dal<br />

giornalista e scrittore Attilio<br />

Sabato, direttore della rete<br />

televisiva calabrese Ten.<br />

In appendice è infine pubblicata<br />

la relazione del servizio segreto<br />

civile italiano sulla criminalità<br />

albanese e la sua pericolosissima<br />

pervasività.


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

di Mario Idà<br />

Lo ricordo, con gli occhi della<br />

mente, stretto nel suo pastrano<br />

grigio in una fredda e umida<br />

giornata d’inverno, passeggiare<br />

sul corso assorto nei suoi infiniti<br />

pensieri. Mi fermai a salutarlo e<br />

con la sua proverbiale grazia mi<br />

intrattenne qualche minuto per<br />

esprimere ancora la sua riconoscenza<br />

per il convegno organizzato<br />

dall’Amministrazione Comunale<br />

nell’auditorium della Casa della<br />

Cultura sui temi della sua filosofia.<br />

Mi aveva già confidato che, in<br />

quella occasione, la partecipazione<br />

attiva ai lavori di molti studenti<br />

degli istituti superiori di <strong>Palmi</strong> lo<br />

aveva positivamente colpito, in<br />

quanto apparentemente estranea<br />

allo stereotipo di una gioventù distratta<br />

da tutt’altri interessi, tanto<br />

da sentirsi quasi ringiovanito e rinfrancato<br />

nello spirito, che sembrava<br />

anelare soltanto ad una morte<br />

liberatrice. Sarebbe stata, quella,<br />

la sua ultima apparizione ufficiale<br />

in pubblico, perché si era poi ritirato<br />

tra le pareti domestiche ad<br />

aspettare l’ineluttabile evento…<br />

non posso che ricordarlo così<br />

D.A. Cardone, perchè ho avuto la<br />

fortuna di conoscerlo soltanto in<br />

prossimità del suo limen mortis.<br />

Altri, ben più qualificati di<br />

me, che lo hanno frequentato e<br />

studiato con rigore intellettuale,<br />

potranno dire di Lui, tracciandone<br />

un profilo non solamente umano,<br />

potranno collocare la sua opera<br />

nel cerchio del pensiero moderno.<br />

Mi preme qui rilevare che Cardone<br />

ha vissuto secondo uno stile<br />

personalissimo, in piena coerenza<br />

di teoria e prassi (aspetto, questo,<br />

molto raro tra gli intellettuali del<br />

10<br />

IL pERSONAGGIO<br />

nostro tempo), lontano dalle logomachie<br />

degli ideologi e dagli schiamazzi<br />

di certi salotti, mai corrivo<br />

alle tentazioni e alle lusinghe del<br />

“carrierismo” accademico, appartato<br />

ma non emarginato, suscitatore<br />

come fu – pur da una lontana<br />

plaga della provincia italiana – di<br />

dibattiti epocali. non avrebbe potuto<br />

ottenere riconoscimenti internazionali,<br />

non sarebbe stato<br />

proposto nel 1963 per il nobel per<br />

la Pace e, nel 1972, per il Premio<br />

nehru, se non fosse stato impegnato<br />

in prima linea nel proporre<br />

la necessità di una metodologia<br />

nuova di intervento nell’ordine<br />

politico e sociale di un modello<br />

culturale aperto alle grandi speranze<br />

dell’umanità, in un’epoca<br />

che già prefigurava all’orizzonte<br />

tempi tristi e duri. Si fece, infatti,<br />

promotore di una vulgata umanitaria<br />

e pacifista, che era non solo<br />

lo sbocco di una meditata opzione<br />

culturale, ma anche la cifra di<br />

una particolare lettura dei testi<br />

evangelici. Il tutto con un bagaglio<br />

enorme di conoscenze, dove campi<br />

di ricerca diversi trovavano alla<br />

fine una loro intima unitarietà.<br />

Dopo avrebbe varcato quella<br />

“prima linea”, approdando in una<br />

sorta di “terra di nessuno” nella<br />

quale l’uomo si ritrova solo davanti<br />

a se stesso, specularmente simile<br />

agli Dei, di cui “il tempo cancella<br />

o scolora financo il nome”. I disinganni<br />

di una società avviata a ritmi<br />

crescenti verso forme di esistenza<br />

collettiva inautentica e di isteria<br />

meccanizzata, gli rafforzeranno il<br />

senso di alterità nei riguardi della<br />

civiltà moderna, di disgusto per i<br />

suoi segni e dogmi, avvertiti come<br />

una sovrastruttura ipocrita. La so-<br />

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DOMEnICO AnTOnIO CArDOnE, MAESTrO DI VITA E DI PEnSIErO<br />

di Mario Idà<br />

Poteva apparire come un<br />

burbero solitario venuto da<br />

chissà dove. Invece era un uomo<br />

dolcissimo e dai modi gentili, un<br />

grande comunicatore di sentimenti<br />

profondi e autentici, alla cui<br />

scuola si sono formati decine di<br />

ragazzi palmesi, me compreso.<br />

DOn FrAnCO<br />

rICOrDO DI FrAnCO POSCHI, UOMO DI FEDE E GrAnDE EDUCATOrE<br />

Tra la fine degli anni cinquanta<br />

e la prima metà del ’60 l’Azione<br />

Cattolica rappresentava per noi<br />

un approdo naturale di vita comunitaria,<br />

un luogo di preghiera<br />

e, al tempo stesso, di giochi innocenti<br />

vissuti all’aria aperta. Era<br />

il tempo della spensieratezza,<br />

consumato gioiosamente entro le<br />

cietà attuale non poteva<br />

che apparirgli come “una<br />

foresta pietrificata al centro<br />

della quale sta il caos”,<br />

secondo l’espressione lapidaria<br />

di Henry Miller.<br />

Si preannuncia, così, la<br />

“svolta nuova” del pensiero<br />

cardoniano, risolventesi<br />

nella visione della<br />

vita come pura esperienza<br />

ludica e afinalistica,<br />

tanto che lo stesso filosofare<br />

gli doveva apparire<br />

come un gioco, drammatico<br />

e decisivo certo, ma<br />

pur sempre un gioco del<br />

pensiero riflesso: cogito<br />

ergo ludo.<br />

Significativamente,<br />

Cardone fa dire al personaggio<br />

centrale di una sua<br />

commedia: “Ormai sentivo<br />

il vuoto di una vita<br />

mai sazia perché sempre<br />

assetata.<br />

Le idee, scambiate<br />

come palline di ping-pong<br />

fra persone colte, non mi<br />

soddisfano più. Ho voluto viverle<br />

nella trama spesso tragica della<br />

società, per contestarne le astuzie<br />

rituali, le gare di vanità, le schiavitù<br />

dinanzi ai mostri meccanici<br />

che sono stati creati per liberarci<br />

dalla schiavitù della fatica, ma<br />

che ci hanno tolto anche il piacere<br />

dell’operosità individuale. Viverle<br />

in un mondo assurdo, falso, ove<br />

anche l’arte è diventata una gara<br />

per sbalordire non per affascinare,<br />

viverle in una nuova autenticità. E<br />

ciò non per tentare l’impossibile<br />

impresa di riformare il mondo, ma<br />

per una mia personale esperienza<br />

di naturalezza, di semplicità ele-<br />

mura di una città ordinata e bella.<br />

Aspettavamo con ansia la stagione<br />

calda perché “Don Franco”,<br />

come noi lo chiamavamo, organizzava<br />

puntualmente i gr.est., i<br />

gruppi estivi, una sorta di competizione<br />

tra “bande” da lui stesso<br />

selezionate, dove ci si misurava<br />

in competizioni diverse sotto il<br />

suo sguardo vigile e attento quasi<br />

fosse il nostro secondo padre. E’<br />

stato un uomo ispirato dalla Fede,<br />

votato al sacrificio e all’insegnamento<br />

dei valori religiosi, un educatore<br />

di una umanità straordinaria.<br />

E’ stato il nostro Don Bosco<br />

senza abito talare.<br />

mentare, per vedere se almeno in<br />

uno, un solo uomo,fosse possibile<br />

la riforma: Un magnifico gioco inutile,<br />

senza fini supremi…”.<br />

Anarchismo? Individualismo di<br />

uno spirito aristocratico? Anche a<br />

questi esiti della filosofia cardoniana<br />

dovranno tentare di dare risposte,<br />

per l’oggi e per il domani,<br />

quanti – affascinati da una architettura<br />

concettuale di prim’ordine<br />

– ne intendono il divenire e il<br />

senso. Altrimenti, la lezione etica<br />

e l’opera di un grande maestro di<br />

vita e di pensiero rischiano di finire<br />

malinconicamente nel limbo<br />

oscuro del dimenticatoio.


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

di Edoardo Della Rovere<br />

fu così che la capra si ar-<br />

E rabbiò davvero, ed andò da<br />

Gesù a lamentarsi.<br />

Sulle prime, il Cristo non la riconobbe.<br />

“Sì, certo, sei una capra<br />

– disse dopo che lei fu entrata nel<br />

suo ufficio – però ne ho viste tante<br />

di capre, io. Dove ci siamo incontrati,<br />

in particolare?”<br />

La capra rispose ostentando sicurezza:<br />

“Ci siamo visti per la prima<br />

volta in quel racconto che parlava<br />

di un paese pieno di invidiosi, ti<br />

ricordi? Tu attraversavi l’Italia concedendo<br />

a tutti le tue benedizioni,<br />

i tuoi miracoli, fino a quando non<br />

sei arrivato in quella cittadina del<br />

sud, dove incontrasti un tizio che<br />

fissava con astio un balcone dove<br />

c’era una capra. Tu gli hai chiesto<br />

cosa avesse da guardare, e lui ti<br />

ha spiegato – livido di rabbia - che<br />

il proprietario della capra aveva<br />

tutte le fortune. Formaggio, latte,<br />

lana non mancavano mai né a lui né<br />

alla sua famiglia. A quel punto tu,<br />

nella tua suprema bontà, hai chiesto<br />

al tizio invidioso di esprimere<br />

un desiderio, pronto ad esaudirlo.<br />

Una capra? Cento capre? Uno stabilimento<br />

caseario? E lui – ricordi? – ti<br />

chiese, freddo e cattivo: voglio che<br />

quella capra muoia”.<br />

Gesù saltò sulla sedia. Adesso ricordava<br />

tutto: non aveva mai visto<br />

una manifestazione di stupidità e<br />

cattiveria umane così forti, così<br />

inutili, così brutte. “Ecco, io sono<br />

la capra che deve morire”.<br />

Gesù non ebbe nemmeno il tempo<br />

di aprir bocca che l’animale cominciò<br />

un lungo sfogo.<br />

“Divertente il racconto, no?<br />

Eppure pensa alla mia vita, alla<br />

mia grama esistenza dopo questa<br />

storiella. Sono diventata mio malgrado<br />

il simbolo dell’invidia che<br />

c’è in questo paese. Ognuno passa,<br />

mi vede sul balcone, gli viene<br />

in mente qualcuno o qualcosa<br />

da invidiare e zàcchete, eccomi<br />

stecchita. Certo, dopo cinque minuti<br />

mi rialzo – anche se con un<br />

IL RAccONTO DEL MESE<br />

12<br />

e La caPra sI rIbeLLò<br />

gran mal di testa – ma dopo poco<br />

ne passa un altro, si ferma, si<br />

guarda intorno circospetto, alza<br />

la testa e – paffete – mi fulmina<br />

con lo sguardo, ed io di nuovo giù.<br />

Insomma, Signore mio, ti sembra<br />

vita questa?”.<br />

Gesù era seriamente dispiaciuto<br />

per il povero animale, anche se<br />

sotto sotto la scena lo faceva sorridere.<br />

Tra i suoi tanti pregi, infatti,<br />

aveva anche un notevole senso<br />

dell’umorismo anche se – chissà<br />

perché – di questa cosa sulla <strong>Terra</strong><br />

non parevano parlarne volentieri.<br />

“Vabbè, dai – disse il Figlio di<br />

Dio alla capra – che sarà mai? Due,<br />

tre volte al giorno ti tocca fingerti<br />

morta, ed allora? non è mica una<br />

tragedia!”<br />

“Con tutto il rispetto,<br />

Gesù – rispose pronto<br />

l’animale – si vede che<br />

è molto tempo che<br />

non fai quattro passi<br />

in questo paese. E’una<br />

processione continua,<br />

un fluire ininterrotto e<br />

costante di invidia. Professionale,<br />

personale,<br />

sentimentale, tecnica,<br />

scolastica, sportiva,<br />

politica: di ogni genere,<br />

forma e misura. non<br />

per offendere nessuno,<br />

per carità, ma sotto il balcone dove<br />

sono legata io c’è una processione<br />

che manco il giorno del santo patrono!”.<br />

Il santo patrono ed il suo cagnolino,<br />

presenti per caso alla discussione,<br />

annuirono e si allontanarono.<br />

“Va bene, mi hai convinto – disse<br />

Gesù – credo che sia il caso di pensare<br />

ad una punizione esemplare.<br />

Allora, a cosa avevi pensato? Trasferiamo<br />

la festa più importante<br />

della città in quella cittadina confinante<br />

che ogni tanto ne rivendica<br />

la paternità? Facciamo venire a tutti<br />

l’accento veronese o bergamasco<br />

per sei mesi, così tutti gli altri meridionali<br />

d’Italia li prendono in giro?<br />

Facciamo arrivare in serie A i loro<br />

più acerrimi nemici calcistici? Dam<br />

mi un’idea, capra! – “capra” senza<br />

offesa, ovviamente, eh?”.<br />

La capra finse di non capire il<br />

gioco di parole – era pur sempre<br />

Gesù, non è che un animale può<br />

star lì a fare polemiche con il Figlio<br />

di Dio – e bisbigliò qualche parola<br />

all’orecchio del Cristo.<br />

Quand’ebbe finito, Gesù sorrise<br />

e disse: “mi sembra ben pensata.<br />

Che sia così”.<br />

Quel giorno, senza che gli abitanti<br />

della città se ne accorgessero,<br />

accaddero due novità.<br />

La prima: una cupola tras-parente,<br />

come di plastica, avvolgeva<br />

l’intero paese.<br />

La seconda: ogni volta che un<br />

abitante della città se ne usciva<br />

con un pensiero cattivo,<br />

con una maldicenza, un<br />

pettegolezzo, una falsità<br />

dettate dall’invidia<br />

queste parole non<br />

si perdevano nell’aria,<br />

no. Si raggrumavano,<br />

formando una specie<br />

di nuvoletta nera, un<br />

batuffolo scuro che sollevandosi<br />

raggiungeva<br />

la sommità della cappa<br />

trasparente e rimaneva<br />

lì, bloccata.<br />

Sulle prime gli abitanti<br />

del paese non<br />

capirono bene cosa stesse accadendo.<br />

Continuarono così ad invidiare,<br />

a sparlare, a criticare senza<br />

costrutto.<br />

Quando però la cupola cominciò<br />

a riempirsi sul serio, cominciarono<br />

i problemi.<br />

Tutti capirono che erano i cattivi<br />

pensieri ad occupare lo spazio<br />

nell’aria, e cominciarono pertanto<br />

ad accusare – con cattiveria - gli<br />

altri di essere maldicenti, pettegoli<br />

ed invidiosi.<br />

Inutile dire che ciò non ebbe altro<br />

effetto che aumentare le nuvolette<br />

e ridurre l’aria respirabile.<br />

Fu programmato un consiglio comunale<br />

per l’emergenza, ma - anche<br />

lì – maggioranza ed opposizione<br />

non seppero far altro che accusarsi<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

a vicenda, consumando una quanti<br />

tà di spazio inimmaginabile.<br />

Dall’esterno, lo spettacolo non<br />

era certo dei più belli.<br />

La cittadina era rinchiusa come<br />

in una sorta di bolla di sapone,<br />

quasi del tutto invisibile ormai a<br />

causa delle nuvolette che ballonzolavano<br />

in aria come grumi di<br />

zucchero filato di colore scuro.<br />

Fu così che la capra, preoccupata,<br />

chiamò Gesù e disse “vabbè,<br />

dai, adesso basta!”.<br />

Il Figlio di Dio rispose nella sua<br />

saggezza: “Facciamo così, mettiamoli<br />

alla prova. rimettiti sul balcone<br />

e vediamo come si comporta<br />

il primo cittadino che passa”.<br />

Detto fatto, la capra tornò sul<br />

balcone.<br />

Dopo due minuti, passò un abitante<br />

del luogo che teneva per<br />

mano un bellissimo bambino.<br />

L’istinto fu più forte della incombente<br />

presenza delle nuvolette<br />

quasi arrivate, ormai, al tetto<br />

delle abitazioni.<br />

L’uomo, quindi, alzò la testa per<br />

invidiare qualcuno quando il bambino<br />

lo strattonò forte e disse a<br />

voce alta: “basta papà, hai detto<br />

che l’avresti fatta finita! Lo vuoi<br />

capire che se continui a pensar<br />

male di tutto e di tutti per questa<br />

città, per me, non c’è futuro?”.<br />

L’uomo capì. Il suo sguardo mutò<br />

da duro e cattivo a dolce, preoccupato<br />

per il domani di suo figlio.<br />

Uno sguardo da padre, insomma.<br />

“Scusami. Scusami davvero.<br />

Adesso andiamo, che mamma ci<br />

aspetta”.<br />

Fu un attimo. L’uomo alzò la testa<br />

e notò che tutte le nuvolette<br />

erano scomparse. L’aria era tornata<br />

finalmente respirabile come<br />

prima. Un miracolo, ecco cos’era,<br />

un miracolo!! E cominciò a correre<br />

verso casa, per festeggiare.<br />

“non è un miracolo – pensò<br />

Qualcuno seduto sul balcone sorridendo<br />

e carezzando il muso di una<br />

capra finalmente soddisfatta - è<br />

solo fiducia nelle prossime generazioni.<br />

Vedremo…”<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

LA CAPANNA<br />

SEQUESTRATA...<br />

Parmisaneddhi oh sbenturati !!<br />

Nta stu paisi bellu di mari<br />

jarmammu soletti vers’a muntagna,<br />

cosi di pacci sul’a pensari,<br />

comu sumeri mandati ‘n campagna.<br />

Ficiaru i tuttu li cuvernanti<br />

Mi n’d’alluntananu d’a Tunnara<br />

Mi ndi’mpegnamu puru i mutanti<br />

M’ armamu canteri pè Siminara.<br />

Mi ndi sperdimu u culuri d’u mari<br />

Pemmi ndi spùttinu i tutta la Chjana<br />

Pecchì non volimu cchiù rricordari<br />

Ca tutti venimu di Tauriana.<br />

Parmisaneddhi oh sbenturati<br />

Cu stu cuvernu senza cchiù cori<br />

Facistu capanni mi v’apparati<br />

Però… senza pianu regolatori.<br />

Pemm’i capanni si fannu n’dustriali<br />

cu ferru e cimentu spendistu milioni<br />

vi sbindignastu e finistu o spitali, (i Gioi)<br />

e ddhi capanni ora su capannoni.<br />

Nte capannoni portastu li brandi<br />

Pemmi dormiti, pemmi campati<br />

Mi v’addubbati picciuli e grandi,<br />

cu la speranza mi su cundonati.<br />

Però finisci ca la Cumuni<br />

I requisisci e a faci lorda<br />

V’arrinduciti sutta ‘n lampiuni<br />

Perdendu u porcu cu tutt’a corda.<br />

Giuseppe Cricrì<br />

IL coMPonIMenTo dI GIGeTTo<br />

TEMA: Illustrare con un esempio il proverbio:<br />

«Tra moglie e marito non metterci il dito»<br />

SVOLGIMENTO<br />

Carluccio è un vispo ragazo buono integgente studioso ma ah!<br />

un brotto difetto appena vede una moglie ed un marito ci mette<br />

il dito in mezo una volta un maritto si sciarriò con sua moglie<br />

e Carluccio sobito ci mise il dito in mezzo e gli lo morderono allora.<br />

U chiacco dietro a quello esepio quando vide un marito e<br />

una moglia che si sciarriano e tuti gli dicevano inchiaccali<br />

inchiacali egli disse tra mogle e marito non mettere i dito e così<br />

da quel giorno Carlucio non mise piu il dito tra mogle e marito.<br />

Giggetto Farfallino<br />

(U CHIACCU, 23 GEnnAIO 1921, AnnO II, n. 4)<br />

I PULICI<br />

Amaru i mia, oh li pulici<br />

chi n’ d’haiu ‘nta sta jacina,*<br />

mi fannu dannari l’anima<br />

d’a sira a la matina.<br />

A ‘n chi mi curcu scappanu,<br />

si fannu la parrata,<br />

poi queti queti tornanu…<br />

ahia!!... ‘na muzzicata.<br />

E pari ca mi rrispettanu,<br />

ca sugnu malatizzu!<br />

Iddhi cchiù ‘ssai mi mangianu,<br />

mi fannu pizzu pizzu.<br />

A carni mi la fannu<br />

atru ca ‘na ricotta,<br />

chi pari ca piai<br />

la russania tutt’a ‘na botta.<br />

Ih focu! Se mi capita<br />

‘mi ‘mbuscu a medicina<br />

fazzu pe’ la miseria<br />

stragi, carneficina.<br />

Ca quando pe li pulici<br />

‘n amaru avi mi scatta,<br />

è bonu pemm’ u ‘mbizzanu<br />

com’ avi ‘mi si gratta.<br />

* catapecchia, tugurio.<br />

13 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

cITOLENA<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

(URDIpILI)<br />

di Saverio Petitto<br />

L<br />

’argomento trattato in questo mese riguarda “ la storia dei capannoni industriali”. Dopo tante vicende e tanto<br />

scrivere, è giusto che anche noi, sia pure nella forma satirica e non per questo meno efficace, trattassimo<br />

una questione delicata per tutti i protagonisti che sicuramente stanno vivendo momenti veramente difficili.<br />

Da una parte l’Amministrazione con le sue regole ben precise che vorrebbe si applicasse la legge in maniera<br />

letterale, dall’altra molti cittadini che hanno costruito con delle difformità che ne compromettono la piena<br />

regolarità delle costruzioni. Per cercare di sdrammatizzare, anche se è molto difficile, abbiamo immaginato la<br />

“capanna… della natività” sequestrata per abusivismo edilizio, con l’augurio che si possa trovare, nei meandri<br />

della complicata legislazione, una soluzione equa tra la giusta applicazione della legge e le istanze<br />

dei cittadini.<br />

Un tempo quando non era ancora<br />

stato inventato il DDT quasi<br />

tutte le case ospitavano speciali<br />

insettucci dispettosi,che si<br />

divertivano a molestare gli umani,<br />

questa antica poesia raccontataci<br />

dalla signora Peppina parla<br />

delle loro “gesta”impunite.<br />

...E SORvEgLIATA!!<br />

ANEDDOTI QUOTIDIANI<br />

-U CAvADDhU IN DEUTSChLAND-<br />

di Rocco Cadile<br />

Salvatore detto<br />

“u Cavaddhu”,<br />

da giovane lasciò <strong>Palmi</strong><br />

per andare a lavorare<br />

in Germania.<br />

La sua giovinezza<br />

non fu ricca di<br />

esperienze di vita.<br />

Le privazioni furono<br />

tante a causa delle<br />

modeste condizioni<br />

economiche della<br />

sua famiglia. Dopo<br />

un inizio difficile<br />

nella Volkswagen, la<br />

ditta dove lavorava,<br />

riuscì pian piano ad<br />

ambientarsi; guadagnando<br />

uno stipendio<br />

che gli consentì<br />

di comprarsi la<br />

macchina e di vivere<br />

una vita sociale più<br />

consona ad un giovane.<br />

Ma al Cavaddhu<br />

mancava la cosa<br />

più impor-tante: una<br />

donna. Quindi, non vedeva l’ora<br />

di svezzarsi e iniziare il rodaggio<br />

-così raccontò-.<br />

La tranquillità economica e la<br />

conoscenza ormai del luogo e in<br />

parte della lingua, lo invogliarono<br />

a frequentare i locali notturni. In<br />

uno di questi, conobbe una ragazza<br />

tedesca che, dopo un paio di<br />

giorni, portò a letto. In quell’oc-<br />

casione, la voglia era alle stelle,<br />

tanto che l’approccio fu bramoso<br />

dall’inizio. nel pieno dell’esaltazione,<br />

mentre Salvatore “galoppava”,<br />

la ragazza sussurrò: ”noch<br />

Pferd! Weiter Pferd!!” (ancora<br />

cavallo! Continua cavallo!). U Cavaddhu<br />

si fermò di colpo e le disse<br />

stupito: “Ma comu cazzu u sai ca<br />

mi chiamanu u cavaddhu”?<br />

CUMPARI, PIGGhIATIvILLA RRITIRATA,<br />

CA LA fIMMINA DI fORA,<br />

NO ffACI TILA E NO ffACI LENzOLA<br />

Tratta dalla raccolta privata del Prof. Vincenzo Infantino


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

14<br />

cULTURA E FOLKLORE<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

LA CERAMICA DI SEMINARA TRA MAGIA E TRADIzIONE<br />

di Filareto Cannistrà<br />

Nel panorama regionale<br />

della lavorazione della<br />

terracotta, la città di Seminara<br />

rappresenta una delle massime<br />

espressioni. La produzione della<br />

terracotta seminarese si caratterizza<br />

per le sue forme di ceramiche<br />

originali e per i suoi colori<br />

brillanti e vivaci. Gli artigiani ceramisti,<br />

cosiddetti “maestri pignatari”,<br />

esprimono ai massimi<br />

livelli l’arte dell’argilla utilizzando<br />

molto la fantasia e pochi strumenti:<br />

il tornio, l’argilla e l’acqua.<br />

L’artigianato della ceramica seminarese<br />

nasce, sia come necessità,<br />

producendo oggettistica utilizzata<br />

per uso domestico, sia come<br />

forma scaramantica con l’utilizzazione<br />

di maschere apotropaiche<br />

per respingere gli spiriti e<br />

gli influssi malefici. Antichissima<br />

è la tradizione di questa nobile<br />

arte che già negli anni cinquanta<br />

aveva, nella cittadina della piana,<br />

moltissime botteghe d’arte<br />

ove si tramandava, di padre in figlio,<br />

l’immutato ed originale me-<br />

stiere della lavorazione dell’argilla.<br />

A <strong>Palmi</strong>, nel museo dell’arte,<br />

nella sala dedicata a “Magia e superstizione”,<br />

si conserva un largo<br />

campionario di prodotti dell’arte<br />

seminarese: le maschere apotropaiche<br />

di terracotta, i “babbaluti”<br />

che avevano le stesse funzioni<br />

delle maschere, posti sulle sommità<br />

dei comignoli, i gabbacumpari,<br />

una brocca maliziosa, con<br />

più fori camuffati, che finisce col<br />

bagnare l’incauto ignaro che vuol<br />

bere, i “bumbuli” i “babbaluti” e<br />

le brocche, realizzati con molta<br />

fantasia e spesso con sembianze<br />

antropomorfe e rivestiti, poi,<br />

di colori splendenti, le fiasche,<br />

le borracce modellate a forma di<br />

tarallo, di colomba, di riccio di<br />

pesce o di paladino e ancora anfore,<br />

utensili, tegami, lumi, boccali<br />

e vasi con delle figure grottesche.<br />

Proprio perché lavorato<br />

ancora a mano, con metodi tradizionali,<br />

il prodotto artigianale<br />

ottenuto, singolare e diverso da<br />

quello in serie, con colori unici<br />

e vivaci, è unico al mondo e<br />

richiama la lussureggiante natura<br />

di questa parte della regione.<br />

Il “Maestro” Giuseppe Ligato di Seminara<br />

seMInara rIParTe da bonaMIco<br />

di Santo Agresta<br />

Seminara è sicuramente uno<br />

dei Paesi più martoriati del<br />

nostro comprensorio. non solo dal<br />

punto di vista sociale e culturale,<br />

ma soprattutto politico. L’amministrazione<br />

comunale è stata già<br />

sciolta per ben due volte, nel lontano<br />

1993 e nel più recente 2007.<br />

Anche se Seminara è una comunità<br />

di grande tradizione culturale,<br />

il passato non può far risorgere il<br />

presente; piuttosto la vivacità del<br />

presente può dar vita e anima al<br />

passato. Con le elezioni del 29 e<br />

30 novembre 2009, Seminara è<br />

tornata alla normalità politica,<br />

avendo eletto il nuovo Sindaco, A.<br />

Bonamico, dopo la parentesi commissariale<br />

che è durata per ben<br />

due anni.<br />

Una persona con esperienza,<br />

avendo già fatto parte di amministrazioni<br />

passate in qualità di Assessore.<br />

Con lui sono stati eletti<br />

diversi giovani alla prima esperienza,<br />

che sicuramente daranno<br />

linfa e vitalità al cuore spento del<br />

paese. Certo, le sfide che li aspetta<br />

sono enormi, ma le condizioni<br />

ci sono e possono essere affrontate<br />

con incisività e successo. E’<br />

stata una competizione improntata<br />

più alla collaborazione che allo<br />

scontro con l’avversario. E questo<br />

è stato percepito dalla cittadinanza<br />

come momento di distensione<br />

e condizione favorevole per dare<br />

slancio e volontà di riscatto. Bisogna<br />

dare atto all’altro contendente,<br />

il Dott. Domenico B. Buggè, che<br />

sebbene sconfitto, ha dato prova<br />

di stile e savoir faire, dimostrando<br />

disponibilità e collaborazione,<br />

consapevole che la via dello scontro<br />

non serve per uscire dal tunnel<br />

dentro cui transita la comunità. E’<br />

quasi sempre semplice presentare<br />

una nuova compagine politica,<br />

anche perché i programmi sono<br />

sempre ricchi di progetti e buoni<br />

propositi. L’entusiasmo è<br />

notevole.<br />

La partecipazione è assidua;<br />

la fiducia nell’ottenere<br />

i risultati è massima.<br />

Ancor più se gli attori<br />

sono giovani e alla prima<br />

esperienza. Ma lasciamoli<br />

lavorare. Avranno modo<br />

di misurarsi con loro stessi<br />

nell’affrontare i bisogni<br />

quotidiani dei cittadini.<br />

Le liste di cui fanno parte<br />

A. Bonamico e D. Buggè<br />

sono rispettivamente<br />

“Uniti per rinnovare”<br />

compagine di sinistra e<br />

PDL compagine di destra.<br />

Credo che nel comprensorio<br />

della Piana di Gioia<br />

Tauro, dove diversi Comuni<br />

sono in gestione Commissariale,<br />

perché sciolti<br />

per infiltrazione mafiosa,<br />

è ormai ridicolo utilizzare queste<br />

dicotomie politiche. Sappiamo<br />

perfettamente che non significano<br />

nulla. Che sono solo dei termini<br />

per indicare un gruppo anziché un<br />

altro. Oltretutto nessuno ormai sa<br />

cosa deve fare un sindaco che sia<br />

di destra o di sinistra. Smaltire i<br />

rifiuti, garantire l’acqua potabile,<br />

assicurare servizi ai cittadini… è di<br />

destra o di sinistra? no, è il dovere<br />

di un buon Sindaco.<br />

non abbiamo rinnovato il linguaggio!<br />

La realtà è cambiata.<br />

www.partesa.it<br />

Certo, a livello centrale, la differenza<br />

ancora esiste, ma anche<br />

lì si è affievolita. La speranza<br />

per i nostri Comuni è quella di<br />

avere persone che riescano a riportare<br />

un minimo di normalità<br />

nel rapporto tra Istituzioni e cittadino,<br />

garantendo quei servizi<br />

indispensabili per tutta la popolazione.<br />

nel caso di Seminara,<br />

Bonamico può essere l’uomo<br />

giusto. Purché conservi l’umiltà<br />

e le virtù che ha sempre dimostrato<br />

di possedere.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

15 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

cULTURA E FOLKLORE<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

SAN FANTINO: IL PIU’ ANTICO DI CALABRIA<br />

Continua il nostro viaggio alla riscoperta del Santo nato e vissuto a Taureana di <strong>Palmi</strong><br />

di Mario Augimeri<br />

Ci sembra anzitutto doveroso un<br />

ringraziamento alla redazione di<br />

<strong>Madre</strong>terra, per avere offerto più<br />

spazio alle notizie e alla storia di<br />

San Fantino, il Santo più antico di<br />

Calabria, vissuto qui, nella nostra<br />

terra. E’ il segno di una rinascente<br />

consapevolezza, di una rinnovata<br />

sensibilità rimasta assopita per secoli<br />

e che aveva favorito di fatto<br />

l’oblìo di questa figura straordinaria<br />

di santo laico del IV secolo,<br />

che sicuramente merita attenzione,<br />

conoscenza e riflessione.<br />

nel <strong>numero</strong> precedente abbiamo<br />

ripercorso i primissimi passi<br />

attorno alle notizie che riguardano<br />

il luogo del santo, che riversava in<br />

condizioni di assoluto e vergognoso<br />

degrado. Eppure nei primi anni<br />

’50 un gruppo di persone guidate<br />

dal prof. Luigi Lacquaniti, Ispettore<br />

onorario della Soprintendenza<br />

(padre del benemerito Assessore<br />

alla cultura, dr Annunziato), si era<br />

interessato a fare effettuare gli<br />

scavi archeologici nel sito di San<br />

Fantino. Dopo tale interessamento,<br />

nulla è stato fatto, essendo<br />

rimasta la cripta nell’assoluto abbandono<br />

per molto tempo. Abbandono,<br />

rimasto tale fino a quando<br />

un gruppo di volontari guidati da<br />

Mimmo Bagalà, che è il motore del<br />

ritrovato interesse per questo santo,<br />

ha posto in essere; come prima<br />

cosa, una pulizia dei luoghi dalle<br />

erbe infestanti e da una grande<br />

quantità di spazzatura. Successivamente,<br />

si è passati alla ricerca<br />

di notizie riguardanti il santo e il<br />

suo sepolcro, andando sui luoghi,<br />

parlando con la gente, cercando<br />

notizie e raffronti in biblioteca.<br />

Sul piano invece del recupero del<br />

complesso architettonico, cioè<br />

Cripta e chiesa, sono stati contattati<br />

esperti del settore, archeologi,<br />

storici, e sono state organizzate<br />

giornate di sensibilizzazione ed informazione.<br />

A seguito di questa at-<br />

di Giorgia Gargano<br />

“Non è vera questa storia<br />

non andasti sulle navi dai<br />

bei banchi non giungesti<br />

alla rocca di Troia”<br />

Sono i versi più celebri di<br />

Stesicoro, il lirico greco<br />

che qualcuno vuole di Imera di<br />

Sicilia e i più (e, campanilismo<br />

o no, noi siamo tra questi …) di<br />

Matauros, oggi Gioia Tauro, o di<br />

Locri Epizefiri. La nebulosità delle<br />

notizie pervenuteci dalla tradizione<br />

manoscritta sos-tiene la fatica della<br />

ricerca di nuove prove sulla sua<br />

origine, in un barcamenare tra gli<br />

scarni dati tramandatici dagli antichi<br />

e i fortunati e copiosi ritrovamenti di<br />

papiri che con-servano i suoi versi.<br />

A ricondurre Stesicoro alle nostre<br />

coste si aggiungono oggi anche i<br />

dati archeologici, che restituiscono<br />

più chiara l’idea del popolamento<br />

ICONA DI SAN fANTINO<br />

tività è nata l’esigenza di unirsi in<br />

associazione al fine di canalizzare<br />

meglio le energie verso un obiettivo<br />

fondamentale: il recupero della<br />

memoria storica del Santo, e del<br />

suo sepolcro. Dare un input, alla<br />

Città, per svegliarla dal torpore di<br />

una non-cultura, dall’abbandono,<br />

dall’indifferenza che aveva ridotto<br />

nell’oblio San Fantino. “Svegliati o<br />

uomo e contempla il mistero” la<br />

frase tratta dalla vita del Santo<br />

sembra riecheggiare anche per<br />

noi: svegliamoci e contempliamo<br />

il prodigio, lo splendore delle<br />

nostre vere radici che affondano<br />

non solo in questo straordinario<br />

angolo di Taureana di <strong>Palmi</strong>, ma<br />

che, scavano ancora più giù per<br />

ritrovarsi addirittura nelle falesie<br />

della Costa Viola, tra gli ulivi e<br />

la pece delle grotte di Trachina,<br />

risalente all’epoca del bronzo: si<br />

arriva a 5000 anni fa! Che meraviglia.<br />

Quanta storia, quante culture<br />

impresse nel nostro patrimonio<br />

genetico.<br />

Questa dedizione totale alla<br />

ricerca della verità e delle radici<br />

più antiche, portò ad una serie<br />

di scoperte sensazionali: le fonti<br />

agiografiche più antiche rivelavano<br />

che Fantino è il primo Santo<br />

storicamente certo di cui si hanno<br />

notizie; che la Cripta è il luogo di<br />

culto cristiano più antico della re-<br />

della Calabria meridionale tirrenica<br />

in età protostorica e in particolare<br />

nei secoli in cui i Micenei si spinsero<br />

fin qui, portando con sé, insieme<br />

ai prodotti del loro artigianato,<br />

i mythoi, i loro racconti. Per<br />

questo fu plausibile che Oreste si<br />

purificasse in un fiume vicino al<br />

territorio dei Taureani. Per questo<br />

le saghe fiorite intorno alla guerra<br />

di Troia poterono contaminarsi con<br />

la terra che, secoli dopo, avremmo<br />

chiamato Magna Graecia: il mare<br />

che ci bagna ospitò le navi di Ulisse<br />

e i pellegrinaggi di Eracle, il ciclo<br />

tebano di Edipo e dei Sette contro<br />

Tebe (che, guarda caso, oggi ritorna<br />

in una fascinosa identificazione<br />

dei bronzi di riace) e i faticosi,<br />

malinconici viaggi dei tanti eroi che<br />

ritornavano dalla guerra di Troia:<br />

fossero essi, co-me Ulisse, alla<br />

disperata ricerca della propria casa<br />

o, come Filottete, dopo un nòstos,<br />

un ritorno felice, nuovamente<br />

in cammino alla ricerca di terre<br />

sconosciute.<br />

Stesicoro non racconta delle<br />

vicende delle città di rhegion e<br />

di Lokroi, dove visse alla fine del<br />

VII sec. a.C. e dove si esibì, come<br />

gione; che il santo, essendo vissuto<br />

nel periodo della chiesa unita,<br />

e’ comune sia alla chiesa di roma<br />

che a quella ortodossa, dunque,<br />

un Santo ecumenico.<br />

Ma la notizia più straordinaria<br />

è che <strong>Palmi</strong> ha il Santo più antico<br />

della regione; <strong>Palmi</strong> è luogo<br />

di incontro (dal 2002) dei cristiani<br />

d’oriente e d’occidente che si ritrovano<br />

nella cripta nel nome di<br />

San Fantino e di tutto questo, forse,<br />

questa Città non ne è consapevole.<br />

Come dire: abbiamo un tesoro<br />

in casa nostra, riscopriamolo.<br />

Alla luce di queste considerazioni<br />

il gruppo dei volontari di San Fantino<br />

si è mosso ridando decoro,<br />

informando, iniziando un processo<br />

di valorizzazione e recupero coinvolgendo<br />

le Istituzioni, le Amministrazioni,<br />

gli esperti, la comunità<br />

cristiana e gli appassionati.<br />

Opera instancabile, incisiva, sostenuta<br />

da tantissima gente che<br />

ha offerto la propria collaborazione.<br />

Vorremmo elencarli tutti,<br />

volontari, insegnanti, persone di<br />

cultura, religiosi, gente comune<br />

che hanno sostenuto e continuano<br />

a sostenere questa causa, anche<br />

nei momenti più difficili.<br />

Il passo più importante di questa<br />

azione di recupero e valorizzazione<br />

della memoria è stato sicuramente<br />

il ripristino della commemorazione<br />

liturgica del Santo<br />

- Questa festa è legata ad un’altra<br />

festa assai importante, quella della<br />

Madonna dell’ALTO MArE, la cui<br />

origine, a sua volta,è legata ad un<br />

prodigio di San Fantino: argomento<br />

di particolare importanza,in<br />

quanto nel l’anno <strong>2010</strong>, e precisamente<br />

il 24 luglio, sarà incoronata<br />

la Madonna Dall’Alto mare, proprio<br />

a ricordo dell’avvenuta apparizione,<br />

nella nostra terra, sullo scoglio<br />

dell’isola, della Madonna e di San<br />

Fantino, solennizzazione fortemente<br />

voluta dal parroco di Taureana,<br />

Don Vittorio Castagna. Di<br />

questo evento ne parlerà diffusamente<br />

nei prossimi numeri Mimmo<br />

“Un POETA CHIAMATO STESICOrO”<br />

vedremo. Per spiegare l’originalità<br />

della sua ispirazione, i critici<br />

antichi evocano i canti degli aedi<br />

preomerici e lo fanno figlio di<br />

Esiodo, proiettandolo dunque nel<br />

mito e nella protostoria ellenici.<br />

Per i Greci Stesicoro fu dunque<br />

un uomo -il suo vero nome era<br />

Tisia- e fu un simbolo: verrà<br />

sempre ricordato con l’epiteto che,<br />

tradotto, significa “ordinatore di<br />

cori”, poiché unanimemente veniva<br />

ricondotta a lui l’invenzione di un<br />

nuovo genere letterario: la poesia<br />

corale. Stesicoro avrebbe tracciato<br />

la strada verso l’invenzione della<br />

tragedia, inaugurando la stagione<br />

dei poeti esecutori di canti a solo con<br />

l’accompagnamento del coro e della<br />

cetra e, forse, anche della danza.<br />

I versi dell’incipit sono quelli<br />

della palinodia, cioè del canto<br />

di ritrattazione, che Stesicoro in<br />

persona dovette comporre per<br />

farsi perdonare di aver guardato<br />

a Elena quale causa della guerra<br />

di Troia e simbolo di tutti i mali<br />

che procedono dall’eccesso<br />

della bellezza. I Dioscuri,<br />

fratelli di Elena, stigmatizzarono<br />

l’ingiustizia e la temerarietà di<br />

Bagalà che ha condotto a riguardo<br />

le ricerche che hanno portato alla<br />

valorizzazione del fatto storico attraverso<br />

la rievocazione in costume<br />

d’epoca del miracolo.<br />

Il 24 luglio del 1994, dopo secoli<br />

di assenza, è stato celebrato il<br />

primo panegirico in onore del Santo,<br />

con la solenne riproposizione<br />

dell’antico rito greco bizantino,<br />

la processione della Icona realizzata<br />

dalla palmese Loredana La<br />

Capria, su commissione di quegli<br />

appassionati che poi fonderanno il<br />

Movimento Culturale San Fantino.<br />

Successivamente veniva istituito<br />

un gruppo corale denominato<br />

Coro San Fantino, specializzato<br />

nella esecuzione delle melodie<br />

in lingua greco bizantina tipiche<br />

della liturgia del tempo. Il Coro<br />

è iscritto alla Organizzazione dei<br />

Cori Calabresi ed è diretto dal sottoscritto,<br />

appassionato di musica<br />

corale polifonica.<br />

Ma chi era Fantino? Cosa sappiamo<br />

della sua vita? Dei suoi miracoli?<br />

Come sono arrivate le notizie<br />

fino a noi? Perché questo santo è<br />

stato dimenticato? Cosa si sta facendo<br />

adesso per San Fantino e il<br />

suo sepolcro ? nei prossimi appuntamenti<br />

proveremo a rispondere<br />

a queste e altre domande, a sviluppare<br />

la miniera di argomenti su<br />

San Fantino e a riscoprire i tesori<br />

nascosti del nostro straordinario<br />

territorio.<br />

ATTUALE ChIESA DI SAN fANTINO<br />

quelle parole – la bellezza è anche<br />

maledizione per chi la porta senza<br />

volere -, punendone l’autore con<br />

la cecità; per due volte Stesicoro<br />

dovette comporre una palinodia,<br />

prima di riacquistare finalmente<br />

la vista. E questo avvenne, forse,<br />

proprio a Locri e originò un<br />

filone mitico che, da Euripide<br />

a roberto Calasso alla Malena di<br />

Giuseppe Tornatore, non cessa di<br />

essere indagato nel mondo degli<br />

artisti.<br />

Monica Bellucci -Malena-


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

di Giuseppe Cricrì<br />

n principio anche a <strong>Palmi</strong> fu-<br />

Irono i barbieri tuttofare ad<br />

esercitare l’arte odontoiatrica.<br />

La medicina ufficiale, nel seicento/settecento<br />

era condivisa<br />

fra i cerusici, medici fisici e medici<br />

chirurghi, ma il loro operato,<br />

che riguardava la cura dell’intero<br />

corpo umano, era spesso oneroso,<br />

per cui il popolino faceva ricorso<br />

all’esperienza di speziali e<br />

praticoni per la risoluzione delle<br />

più spicciole problematiche della<br />

bocca e dei denti. “Diluri di moli,<br />

diluri di cori”; la saggezza popolare<br />

nostrana avrà coniato in epoche<br />

oscure questo arguto proverbio,<br />

che sopravvive ancora oggi, rimanendo<br />

quasi ancorato a un senso<br />

di angoscia ancestrale.<br />

Molte patologie orali venivano<br />

tutte indifferentemente curate<br />

con la medesima sumpustura realizzata<br />

a base di decotti di lattuga,<br />

camomilla, salvia e semi di papavero,<br />

qualcuno suggeriva di effettuare<br />

sciacqui con aceto bollito in<br />

un tegame con dentro un pezzo di<br />

vetro. Le infezioni gengivali venivano<br />

trattate con una infusione di<br />

erba vuccàina(Veronica officina-<br />

lis). Il barbiere del tempo non mancava<br />

di annoverare nel suo “equipaggiamento<br />

professionale” anche<br />

un apposito strumento,spesso universale,<br />

chiamato chiavi o cagnolu<br />

usato per lussare, “scardinare”<br />

ed estrarre i denti.<br />

Vi era anche un piccolo armamentario<br />

artigianale, fatto di bisturi<br />

e specilli lansitti ed armiggi<br />

totalmente improvvisati, spesso<br />

arrugginiti. Il primo anestetico che<br />

consentiva improbabili interventi<br />

estrattivi fu l’alcol, somministrato<br />

in modo generoso fino a provocare<br />

ubriacature che spesso sfociavano<br />

in precoma etilico. La letteraria<br />

testimonianza ottocentesca circa<br />

l’operato di uno di questi barbieri<br />

tuttofare l’abbiamo rintracciata<br />

nella straordinaria, inedita produzione<br />

poetica di Antonio Trimboli,<br />

(poeta palmese emigrato in Argentina<br />

nel 1909) che in una esilarante<br />

poesia ci racconta di questo<br />

personaggio, tal Zzì Roccu, che<br />

svolgeva contemporaneamente le<br />

funzioni di barbiere,ombrellaio,<br />

medico, dentista e veterinario.<br />

Bisogna arrivare ai primi anni del<br />

900 per avere notizia di dentisti<br />

“propriamente detti”che operavano<br />

nella nostra Città. Vi era il<br />

sig. Ignazio Pecoraro che, fino al<br />

1908, viaggiando fra Messina, reggio<br />

e <strong>Palmi</strong>, trasportandosi tutto<br />

l’occorrente in apposite valigie<br />

16<br />

cULTURA E FOLKLORE<br />

DILURI DI MOLI, DILURI DI cORI<br />

PICCOLA STOrIA DELL’ODOnTOIATrIA PALMESE<br />

Dott. virginio Teresi 23 Giugno 1963<br />

attrezzate, esercitava l’odontoiatria<br />

ricevendo in albergo, nella<br />

nostra Città ogni lunedì.<br />

(La tragica mattina del lunedì<br />

28 dicembre 1908 si stava per<br />

l’appunto recando a lavoro in Calabria,<br />

durante le scosse si trovava<br />

in navigazione sul mare dello<br />

Stretto, li visse l’amara esperienza<br />

del maremoto).<br />

Come lui faceva anche il prof.<br />

Agostino Francesco Galasso, che,<br />

nei primi anni 20, proveniente<br />

da nicotera,(si era diplomato in<br />

Yugoslavia e aveva lavorato in<br />

Argentina) riceveva nell’albergo<br />

Campanella, (sul corso Garibaldi<br />

angolo via Mongibello, oggi via<br />

Dante), questi, conosciuta la bella<br />

paziente palmese, sig.na Soccorsa<br />

Santoro, se ne innamorava, e sposandola<br />

si stabiliva a <strong>Palmi</strong> in via<br />

Cilea. nel periodico“U Chiaccu”<br />

del marzo 1925 si ha notizia del<br />

primo studio dentistico palmese,<br />

infatti leggiamo: “Odontoiatria il<br />

Prof: Galasso si è finalmente determinato<br />

a fare inserire la sua<br />

reclame in questo giornale...quindi<br />

senza andare e venire da Reggio<br />

o Messina e pagando in <strong>Palmi</strong> relativamente<br />

poco, si potrà vedere<br />

completa la chiostra dei denti …<br />

masticare bene per<br />

digerire meglio.” Altro<br />

dentista palmese<br />

coevo era il Dott. Alfredo<br />

Migliorini, laureato<br />

all’Università di<br />

Milano, valente professionista,<br />

che esercitava<br />

in uno studio<br />

ubicato sul Corso,<br />

(ove oggi trovasi la<br />

palestra della Scuola<br />

De zerbi) la sua carriera<br />

fu purtroppo<br />

breve, stroncata a soli<br />

36 anni, da un’appendicite,<br />

era il 1937.<br />

Il progresso in quegli<br />

anni aveva fatto si che<br />

i “Gabinetti dentistici”<br />

potessero offrire<br />

un servizio più igienicamente<br />

accettabile<br />

ai propri pazienti. I<br />

denti anche se poco<br />

cariati spesso venivano<br />

estratti alle prime<br />

avvisaglie dolorose,<br />

“tolto il dente tolto<br />

il dolore” si diceva.<br />

La conservativa era<br />

ancora poco praticata<br />

e la devitalizzazione si otteneva<br />

avvelenando la polpa dentaria con<br />

paste a base di arsenico, tuttavia<br />

si iniziava a parlare di otturazioni<br />

ottenute con amalgami di stagno,<br />

cadmio e rame o con mastici ottenuti<br />

da resine alle quali venivano<br />

aggiunti calce, ossido di zinco, borace<br />

e persino vetro polverizzato.<br />

Gli anestetici avevano subito una<br />

loro evoluzione, si iniziava ad usare<br />

la canfora con l’etere solforico,<br />

il cloroformio, e la cocaina con i<br />

suoi derivati. Queste sostanze venivano<br />

spesso somministrate localmente<br />

con frizionature o “pennellazioni”,<br />

in associazione a unguenti<br />

ottenuti con cere e grasso<br />

di maiale, ma non erano prive di<br />

importanti effetti collaterali. Solo<br />

nel 1904 negli USA ed in Italia dopo<br />

il 1910 lo sviluppo della novocaina<br />

rivoluzionò la pratica dentistica<br />

eliminando del tutto il dolore da<br />

ogni intervento dentario. Per la<br />

realizzazione di dentiere attorno<br />

agli anni 20 fu introdotta la “gomma<br />

rosea” che conferì alle protesi<br />

mobili un aspetto più naturale,<br />

la protesi fissa invece era essenzialmente<br />

realizzata con semplici<br />

capsule metalliche, spesso prestampate,<br />

la sterilizzazione dello<br />

strumentario era ottenuta con<br />

particolari bollitori. I trapani più<br />

in uso erano i Doriot a pedale con<br />

trasmissione a corda, solo dopo il<br />

1958 si ottenne il trapano angolato<br />

che raggiungeva i 100.000 giri al<br />

minuto . Dopo la fine della seconda<br />

guerra mondiale si registrarono<br />

notevoli progressi nella tecnologia<br />

degli studi dentistici, tecniche e<br />

strumentario permisero di offrire<br />

ai pazienti palmesi valide soluzioni<br />

protesiche anche fisse e nella<br />

conservativa l’uso di un’amalgama<br />

più versatile consentì di ottenere<br />

otturazioni più stabili e durature.<br />

Valido dentista palmese, molto<br />

apprezzato, fu il compianto Dott.<br />

Virginio Teresi classe 1925, il suo<br />

studio si trovava in via Cilea (ancora<br />

oggi si può vederne la targa<br />

affissa,) laureatosi a Modena nel<br />

1952 e specializzatosi a Pisa, iniziò<br />

la sua carriera professionale nel<br />

1954, dopo essersi distinto per la<br />

sua bravura, perse la vita sul lavoro,<br />

nel1970, a causa di un infarto;<br />

stava infatti curando una paziente<br />

quando iniziò ad avvertire un malore<br />

che non lo fece desistere dal<br />

completare l’intervento già iniziato.<br />

nei suoi pazienti rimane vivo,<br />

ancora oggi, il ricordo di un professionista<br />

preparato, generoso,<br />

cordiale e di grande umanità.<br />

nel 1952 il Dott. Aurelio Albanese,<br />

classe 1925, originario di<br />

rizziconi, laureato a Messina nel<br />

1949 e specializzato a roma nel<br />

1951, nell’anno seguente iniziava<br />

ad esercitare la professione odontoiatrica<br />

in uno studio sito in via<br />

B.Buozzi, la sua attività condotta<br />

con dedizione per ben 56 anni si<br />

sarebbe conclusa con il pensionamento<br />

nel 2008. Il Dott. Vittorio<br />

Perelli, classe 1926 origi-nario di<br />

Cittanova fu affascinato e indotto<br />

dal nonno medico ad intraprendere<br />

la carriera odontoiatrica, laureatosi<br />

nel 1950, inaugurava il proprio<br />

studio in via Gramsci nel 1955, per<br />

traslocare successivamente, prima<br />

in via r. Pugliese e quindi in via<br />

n. Sauro. Dopo una lunga operosa<br />

carriera avrebbe cessato l’attività<br />

professionale nel 2004. L’istituzione<br />

nel 1980 del Corso di laurea<br />

in Odontoiatria e Protesi dentaria<br />

consentiva a una nuova generazione<br />

di giovani professionisti di accedere<br />

al mondo della sanità di bocca<br />

e denti. nel mondo odontoiatrico si<br />

diffondevano con forza le campagne<br />

sulla prevenzione e la filosofia<br />

del recupero conservativo.<br />

La realtà moderna è sotto i<br />

nostri occhi, <strong>Palmi</strong> oggi vanta la<br />

presenza di ben 18 studi odontoiatrici;<br />

in queste strutture vengono erogate<br />

prestazioni con apparecchiature,<br />

farmaci e tecnologie di alto<br />

livello, che assicurano la completa<br />

risoluzione di tutte le patologie<br />

orali. Oggi, per fortuna, anche<br />

grazie a discipline in continua<br />

innovazione come la gnatologia,<br />

l’endodonzia, la parodontologia,<br />

l’ortodonzia, e l’implantologia,<br />

vengono affrontate patologie e disfunzioni<br />

ieri non trattabili.<br />

Al paziente è garantita un’assistenza<br />

completa e la risoluzione<br />

di problematiche nelle quali, quasi<br />

sempre, il dolore non è che un<br />

lontano ricordo.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

ME zzI’ rOCCU<br />

Benitt’arma ‘i me zzì Roccu<br />

era ‘nsantu cristianu,<br />

veru amicu di l’amici<br />

sempri allegru e joculanu.<br />

Pe nuatri li niputi,<br />

chiù chi zziu era n’amicu<br />

e li surba chi pe iddhu<br />

‘ndi sarbàvamu no dicu.<br />

Era mastru principali<br />

di ‘nsaluni di barberi,<br />

e però era ‘mpussessu<br />

di sbariati atri misteri.<br />

Appricava li sanguetti;<br />

facìa màscari e acconzava<br />

li lumbrelli chi chiù belli<br />

di li novi li tornava<br />

Comu ‘nmèdicu faciva<br />

facilmenti nu salassu,<br />

e poi pe sciuppari denti<br />

era – pe iddhu – nveru spassu…<br />

Cu na speci di lanzitta<br />

vecchiareddha e arruggiata,<br />

operava genti e... cani<br />

cu maestria cunsumata…<br />

Cu ‘nsistema persunali<br />

a cavaddhi ed a sumeri<br />

li curava d’ogni mali:<br />

cu nu sìmprici cristeri.<br />

Ma lu malu ‘i ssu sistema<br />

era ca l’usava puru<br />

cu nuatri, quandu ‘ncunu<br />

stava cu li spaddhi ‘o muru…<br />

Jè pe chissu ancora ‘nci àju<br />

nmorsciu di engia na – pitinga –<br />

pe ddha sorta di… cannuni<br />

chi chiamavanu zziringa…<br />

M’arricordu lu spaventu<br />

quandu ncunu ‘i nui vidia<br />

o zzì Roccu cu lu mburmu<br />

sutt’a giacca chi venia...<br />

U CAGnOLU<br />

TECnICA ESTrATTIVA COn “A CHIAVI”<br />

Antonio Trimboli<br />

A CHIAVI<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

di Enzo Maio<br />

Il 4 dicembre 2009 è stata una<br />

giornata importante per Pellegrina,<br />

frazione del comune di<br />

Bagnara Calabra. La ricorrenza di<br />

Santa Barbara, onorata dai tradizionali<br />

festeggiamenti religiosi, è<br />

stata nobilitata dalla presenza del<br />

generale di Brigata, Pasquale Martinello,<br />

Comandante del Comando<br />

Militare Esercito “Calabria”, al<br />

quale, in apprezzamento delle sue<br />

doti di protagonista saggio e sensibile<br />

delle Istituzioni e per il sostegno<br />

e la partecipazione dimostrate<br />

in occasione delle passate<br />

celebrazioni, è stato conferito il<br />

titolo di Priore Onorario della Venerabile<br />

Congrega di Santa Barbara<br />

V.M., onorificenza da lui accettata<br />

con orgoglio e commozione,<br />

nella solenne cerimonia di investitura<br />

officiata da Don Antonio Marrapodi<br />

Padre Spirituale della Congrega<br />

e Parroco della Parrocchia<br />

di Pellegrina. nel momento del-<br />

17 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

cULTURA E FOLKLORE<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

NATALE 2009: IL PRESEPE DELLA CITTà DI PALMI<br />

LA NATIvITA’ NEL BORgO ANTICO DELLA MARINELLA<br />

di Rocco Militano<br />

Anche quest’anno, con intenti<br />

innovativi ma nel rispetto<br />

della tradizione, l’Associazione<br />

PEr PALMI, con la collaborazione<br />

dell’Amministrazione comunale<br />

-Assessorati al Turismo ed alla Pubblica<br />

Istruzione e Cultura– ha ricreato<br />

per la Città, attorno alla natività,<br />

quella magica atmosfera che<br />

sensibilizza tutti verso sentimenti<br />

di solidarietà, fratellanza, rispetto<br />

e unità familiare e sociale.<br />

Lo ha fatto questa volta realizzando<br />

nell’angar dell’ex AMA, provvisoriamente<br />

concesso dal Presidente<br />

della PPM s.p.a., un artistico e particolareggiato<br />

Presepe, interamente<br />

costruito e rifinito a mano, grandioso<br />

nelle dimensioni che superano i<br />

95 mq, storico nella ricostruzione,<br />

commovente per i sentimenti che<br />

ha suscitato negli anziani, sicuramente<br />

meritevole di essere definito<br />

ed apprezzato dai Palmesi come il<br />

Presepe della Città.<br />

L’ambientazione infatti è nella<br />

ricostruzione fedele del borgo<br />

antico della Marinella di <strong>Palmi</strong><br />

degli anni di fine 800 ed inizio<br />

900, allorquando era la spiaggia<br />

dei bagni dei palmesi ma an-<br />

che degli approdi per gli scambi<br />

commerciali con la Sicilia: sono<br />

stati riprodotti così i fabbricati<br />

di allora, compreso l’albergo a<br />

tre piani diroccato, la scalinata<br />

interna tra le case, la fontanina,<br />

il ricovero delle barche, la<br />

strada a serpentone, il vallone<br />

dell’acqua e il selvaggio costone<br />

della Motta con i fichi d’india, e<br />

poi i sassi, la sabbia, le alghe e<br />

a cacina.<br />

Vi sono rappresentati i palmesi<br />

intenti ai lavori, e vi è anche il comune<br />

sentimento di accoglienza e<br />

solidarietà che di fronte al Cristo<br />

che si fa uomo senza alcun colore,<br />

non respinge ma accetta ed integra<br />

i migranti ( un nero, un marocchino<br />

ed un mongolo ) arrivati<br />

con un vecchio barcone.<br />

In più il Presepe è arricchito da<br />

una collezione di piccoli pastori<br />

antichi con l’anima in ferro, raccolti<br />

dal maestro Inturri più di<br />

mezzo secolo fa ed oggi donati dal<br />

figlio avv. Luigi all’Associazione<br />

PEr PALMI perché sia ricordato<br />

e proseguito il messaggio pedagogico<br />

che il padre annualmente<br />

rivolgeva agli scolari in occasione<br />

delle festività natalizie.<br />

Vi sono inoltre, tirate a secco<br />

fesTa dI s. barbara a PeLLeGrIna<br />

la celebrazione Eucaristica tutti i<br />

presenti hanno innalzato, con l’intercessione<br />

della Santa, i pensieri<br />

e le volontà più nobili nei riguardi<br />

di tutti coloro che si trovano<br />

nella sofferenza, nella difficoltà,<br />

nel pericolo. Come tutti sappiamo<br />

Santa Barbara è la Patrona degli<br />

Artificieri, Artiglieri, Vigili del<br />

Fuoco, Marina Militare, delle Forze<br />

Armate e dei minatori, invocata<br />

come protettrice contro i fulmini<br />

e la morte improvvisa.<br />

È proprio perché la Santa rappresenta<br />

la capacità di affrontare<br />

il pericolo e le sofferenze con<br />

fede, coraggio, e serenità, sono<br />

stati invitati, in segno di solidarietà<br />

fraterna, il sindaco de L’Aquila,<br />

colpita dal disastroso terremoto<br />

del 6 aprile e i sindaci di Messina,<br />

Scaletta zanclea e Itala, duramen-<br />

tra i sassi, 4 modelli di antiche<br />

barche da pesca tipiche della costa<br />

viola, concesse in esposizione<br />

dal modellista navale Franco Labozzetta<br />

di Scilla.<br />

nel complesso è una grande e<br />

pregevolissima opera di artigianato<br />

artistico che l’Associazione PEr<br />

PALMI, dopo un impressionante<br />

impegno creativo di tanti suoi<br />

soci, vorrebbe fosse conservata<br />

in una sede stabile, dove poterla<br />

te provate dagli eventi alluvionali<br />

del mese di ottobre. A loro, sono<br />

stati assegnati i premi “S. Barbara<br />

V.M. 2009”, come simbolico gesto<br />

di vicinanza e di sincera partecipazione<br />

ai lutti e alle sofferenze<br />

delle popolazioni da loro rappresentate.<br />

Sempre nel segno dei sentimenti<br />

di solidarietà sociale ed umana,<br />

la Congrega (per volontà di tutti<br />

i Confratelli) ha fatto dono alla<br />

Croce rossa di Bagnara di un’automobile<br />

per il soccorso di malati<br />

ed anziani bisognosi di cure.<br />

Sono state inoltre consegnate le<br />

statue di S. Barbara al sindaco di<br />

Bagnara Cal., Dott. Santi zappalà,<br />

per il suo sostegno all’evento, e al<br />

Presidente del Tribunale di sorveglianza<br />

di Messina, Dott. Marcello<br />

Scordo, in ricordo del padre, Sig.<br />

maggiormente rifinire ed ampliare<br />

con l’Acqualive, la Cittadella<br />

e l’affaccio della Villa, e dove<br />

recuperare ed archiviare anche<br />

quel grande patrimonio culturale<br />

immateriale, fatto di saperi, storie<br />

e leggende di allora, finora<br />

tramandato oralmente da chi non<br />

c’è più, ma che tanto può servire<br />

ai giovani per vivere il presente<br />

e preparare il futuro della nostra<br />

comunità cittadina.<br />

Tommaso, primo storico Priore<br />

Onorario della Congrega.<br />

Pellegrina è stata onorata dalla<br />

presenza delle Autorità Civili Provinciali<br />

e della rappresentanza Militare<br />

schierata in Piazza.<br />

La Brigata Meccanizzata “Aosta”<br />

di Messina ha consentito l’esposizione<br />

di un cannone “d’epoca”<br />

usato dall’Esercito nella battaglia<br />

di Adua, piantonato da due artiglieri<br />

che indossavano la storica<br />

uniforme del XXIV reggimento Militare<br />

“Aosta” di Messina.<br />

Gli artiglieri hanno, altresì, portato<br />

a spalla il Santo Simulacro<br />

all’uscita dalla Chiesa, salutati<br />

dallo sparo di 21 colpi di mortaio.<br />

Il rituale spettacolo di fuochi<br />

d’artificio è stato il suggello di una<br />

giornata in cui la devozione popolare<br />

e le consuete pratiche liturgiche<br />

e di culto sono state arricchite<br />

da attestati di solidarietà e<br />

da opere di concreto aiuto sociale<br />

nei confronti di persone sfortunate<br />

o bisognose.


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

ITINERARI<br />

IL MonTe sanT’eLIa<br />

TraTTo dalla Tesi d i l a u r e a in sC i e n z e fo r e s T a l i e am B i e nT a l i –universiTà d i pa d o v a-<br />

“va l u T a z i o n i a m B i e n T a l i, s T o r iC h e e C u l T u r a l i nella p r o g e T T a z i o n e d i u n perCorso<br />

Turis TiCo-r i Cr e aT i v o s u l mo n T e sa n T’elia d i pa l m i (rC)” - a C u r a d i se r g i o sg r ò<br />

di Rocco Sgrò<br />

Se il Monte Sant’Elia<br />

potesse esprimersi<br />

con lingua umana, probabilmente<br />

urlerebbe tutta<br />

la sua sofferente decadenza.<br />

non con astio o<br />

risentimento nei confronti<br />

dei suoi cittadini, o della<br />

maggior parte dei suoi<br />

frequenti visitatori, che<br />

lo amano e lo tengono in<br />

gran considerazione, ma con la<br />

rassegnazione comprensiva di un<br />

padre che, invecchiando inascoltato,<br />

percepisce ineso-rabilmente<br />

che le principali attenzioni e le<br />

migliori energie dei suoi figli sono<br />

rivolte altrove. I Palmesi e i tanti<br />

viandanti che il Sant’Elia quotidianamente<br />

continuano in gran<br />

<strong>numero</strong> a viverlo, forse perché<br />

ormai assuefatti all’imperante patina<br />

d’incuria, non riescono più a<br />

percepirne il muto lamento: sanno<br />

che il loro Monte, seppur malandato,<br />

è costantemente lì, augusto<br />

e apparentemente impassibile,<br />

con le sue pinete, le sue rupi, il<br />

suo incommensurabile panorama:<br />

è sempre un sublime porto di cielo<br />

disposto ad accoglierli… quando<br />

ci si vuole raccogliere in se stessi,<br />

riconciliandosi con la natura,<br />

quando si desidera lui come solo<br />

testimone di momenti unici della<br />

propria esistenza, momenti in cui<br />

ci si allena per la prossima sfida,<br />

si gioca con gli amici a qualunque<br />

età, ci si riunisce nei giorni di festa<br />

con tutta la famiglia, s’impara<br />

a guidare quell’automobile che ci<br />

porterà lontano e che, prima o<br />

poi, ci ricondurrà lì, dove tutto è<br />

iniziato, quando ci si innamora per<br />

la prima volta e chissà per quante<br />

altre volte ancora… Così non si colgono,<br />

non si vogliono e non si possono<br />

cogliere i suoi segnali di degrado,<br />

di disfacimento, come, nel<br />

susseguirsi quotidiano dei giorni,<br />

non si nota l’inesorabile ispessirsi<br />

delle rughe su un volto familiare.<br />

non per irriconoscenza o deliberato<br />

abbandono, ma per fatalismo<br />

il Sant’Elia langue, vittima di<br />

quella trascuratezza largamente<br />

diffusa nel nostro Paese, e quasi<br />

endemica nel nostro Mezzogiorno.<br />

La consapevolezza e il rammarico<br />

per lo stato di fatto di questi<br />

luoghi è il filo conduttore di ogni<br />

discorso che ad essi anche solo<br />

accenni, accompagnato però da<br />

uno sterile vaniloquio, da infinite<br />

recriminazioni, da varie forme di<br />

scontato qualunquismo, dalla triste,<br />

immancabile quanto inutile<br />

constatazione –quanto poi fino in<br />

fondo sincera e autocritica?– circa<br />

l’incapacità e l’ignavia nel rivalutarli<br />

e valorizzarli. Forse è davvero<br />

tutto frutto di incomunicabilità<br />

fra il Monte e le persone che lo<br />

frequentano: l’ambiente naturale,<br />

sfregiato, si spegne lentamente,<br />

mentre gli uomini, trascinati dalle<br />

loro velleità, sono spesso convinti<br />

a lui servano nuove, moderne e<br />

stravolgenti soluzioni, di esosa e<br />

complessa realizzazione (e quindi<br />

inevitabilmente destinate a non<br />

realizzarsi mai): quasi come se dei<br />

medici credessero di poter guarire<br />

la malattia di un loro paziente<br />

semplicemente auspicandone il<br />

ricovero in una camera arredata<br />

all’ultimo grido. Quando la natura<br />

deperisce, la soluzione va invece<br />

trovata in lei stessa, nell’essenza<br />

stessa dei materiali e degli elementi<br />

costituenti che la compongono;<br />

quando un luogo è ferito,<br />

bisogna saperlo ascoltare, perché<br />

non parla con lingua umana e le<br />

sue reali esigenze non sempre<br />

coincidono con le nostre di più recente<br />

concezione. Bisogna avere<br />

piuttosto la competenza scientifica,<br />

com’è ovvio, e soprattutto<br />

la sensibilità di percepire come la<br />

natura vorrebbe lei stessa poter<br />

essere, cosa vorrebbe che l’uomo<br />

facesse e, per lo più, non facesse<br />

nei suoi riguardi; quando tutto ciò<br />

si fonde in un consapevole quadro<br />

d’insieme nella mente e – perché<br />

no – nel cuore di un’unica persona,<br />

con l’affetto filiale che ella nutre<br />

per quel luogo, come nel caso<br />

del Sant’Elia per il giovane e già<br />

esperto Sergio Sgrò, ecco che, prima<br />

in un lucido piano progettuale,<br />

poi un domani, si spera, anche<br />

nella concreta realtà, quel sito<br />

rinasce a nuova vita, ma non in<br />

forza di transitori e improvvisati<br />

interventi e abbellimenti, bensì in<br />

seguito ad un ritorno alle origini,<br />

ad un’immagine che tuttora i più<br />

maturi frequentatori del Sant’Elia<br />

serbano gelosamente di esso nella<br />

memoria, risalente ad epoche in<br />

cui l’uomo era forse meno “moderno”,<br />

ma riusciva ancora a capire il<br />

linguaggio della natura ed era certo<br />

più deferente verso l’ambiente<br />

che lo circondava; quell’immagine<br />

del Sant’Elia, troppo spesso evocata<br />

invano, perché le buone intenzioni<br />

per troppo tempo non sono<br />

state accompagnate dalla lungimiranza<br />

e dalla capacità di ascoltare<br />

la voce del Monte, innerva il<br />

profondo messaggio che questo<br />

lodevole lavoro vuole comunicare.<br />

L’obiettivo non è irraggiungibile,<br />

non serve molto, se non la ferma<br />

volontà da parte di tutti di comprendere<br />

la necessità di attuare<br />

comportamenti rispettosi della<br />

natura, com’era e come dovrebbe<br />

e potrebbe essere: perché il Monte<br />

Sant’Elia non è soltanto, per<br />

posizione, storia, caratteristiche<br />

naturali, leggenda, una felice finestra<br />

sull’azzurro dell’orizzonte,<br />

non è soltanto un paesaggio unico,<br />

sia che lo si ammiri da lontano,<br />

sia che dalla sua sommità si goda<br />

dell’immenso e impareggiabile panorama<br />

che tutto l’avvolge: agli<br />

occhi di chiunque abbia la ventura<br />

di visitarlo, il Monte Sant’Elia incarna,<br />

da subito, l’archetipo tanto<br />

vagheggiato del concetto stesso di<br />

paesaggio, il suo paradigma, e il<br />

suo nome diventa la più breve e<br />

immediata definizione possibile di<br />

tale concetto in lingua umana.<br />

18<br />

di Rocco Barbaro<br />

almi ha un dio dalla sua,<br />

“Pil monte sant’Elia, dalla<br />

cui cima folta di pini si gode uno<br />

dei panorami più affascinanti del<br />

mondo.”<br />

Così Leonida rèpaci definiva il<br />

colle che domina la città che gli<br />

diede i natali, e che continua ad<br />

incantare ogni anno molti visitatori<br />

con la sua rigogliosa vegetazione<br />

e la splendida veduta sullo<br />

Stretto di Messina.<br />

Tutti i nomi dei luoghi, si sa, raccontano<br />

una storia. Qual è dunque<br />

quella del santo che dà il nome a<br />

questo monte e qual è il suo legame<br />

con esso?<br />

Quando Elia nacque ad Enna<br />

nell’829, con il nome di Giovanni<br />

(questo era infatti il suo nome secolare),<br />

il monte veniva chiamato “Aulinas”,<br />

termine greco che indicava<br />

le grotte destinate alle greggi.<br />

In quel tempo, la Calabria faceva<br />

parte dell’impero bizantino e i<br />

paesi mediterranei erano minacciati<br />

costantemente dalle continue<br />

incursioni dei saraceni sulle coste,<br />

causa di immani devastazioni.<br />

non venne risparmiata neppure<br />

la città di Elia, l’antica Henna, distrutta<br />

nell’859 dai musulmani.<br />

Il santo venne da questi catturato<br />

e venduto in Africa come<br />

schiavo. Liberatosi, si recò in Palestina,<br />

dal patriarca di Gerusalemme<br />

e, seguendo la sua vocazione,<br />

divenne monaco assumendo il<br />

nome “Elia”. Dopo aver trascorso<br />

tre anni in un monastero del Sinai,<br />

diede inizio ad una straordinaria<br />

attività missionaria con una lunga<br />

serie di viaggi in Oriente e in Italia,<br />

predicando il Vangelo e dando vita<br />

a <strong>numero</strong>se comunità monastiche.<br />

Una di queste fu quella di Aulinas,<br />

il monte che sovrasta <strong>Palmi</strong>, fondata<br />

nel 900. Qui il monaco decise<br />

di stabilirsi definitivamente, dopo<br />

molte peregrinazioni e peripezie,<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

SAnT’ELIA SI FErMò AD AULInAS<br />

per consacrarsi ad una vita di<br />

preghiera e di penitenza piuttosto<br />

severa; conduceva, infatti, uno<br />

stile di vita molto austero, vivendo<br />

in una cella tratta dalle rocce<br />

e nutrendosi solo di erbe, bacche<br />

e acqua. Pur essendo provato nel<br />

fisico, era un uomo assolutamente<br />

sereno, felice della povertà<br />

evangelica e della solitudine cenobitica.<br />

Ma, come ogni grande<br />

eremita, venne anche afflitto da<br />

tentazioni mondane. Sono noti, a<br />

questo proposito, i racconti delle<br />

sue lotte contro il demonio, che<br />

affrontò diverse volte con successo.<br />

Sant’Elia morì a Tessalonica<br />

nel 904, mentre si recava (seppur<br />

riluttante) a Costantinopoli, su<br />

invito dell’imperatore bizantino<br />

Leone VI.<br />

La fama della sua santità si era<br />

infatti diffusa in tutto il Mediterraneo,<br />

per via dei suoi miracoli e<br />

dell’instancabile predicazione.<br />

Il frate Daniele, suo fedelissimo<br />

compagno di innumerevoli viaggi,<br />

ne fece tumulare la salma nella<br />

chiesa del monastero di Aulinas,<br />

secondo il desiderio del santo. Ciò<br />

testimonia, senza alcun dubbio,<br />

la predilezione del monaco per il<br />

luogo ameno calabrese.<br />

Si può affermare che la straordinaria<br />

peculiarità di Sant’Elia fu<br />

quella di unire, ad una rigida spiritualità<br />

ascetica di ispirazione bizantina,<br />

un attivismo missionario<br />

senza precedenti nella storia del<br />

Cristianesimo italo-greco. L’azione<br />

e la contemplazione si fusero in lui<br />

mirabilmente.<br />

Il monastero di Aulinas, purtroppo,<br />

venne distrutto nel XVIII secolo,<br />

ma sulle sue rovine sorge oggi<br />

una chiesetta dedicata a Sant’Elia,<br />

nella quale il santo è venerato con<br />

grande devozione e orgoglio dal<br />

popolo palmese, popolo al quale<br />

rimarrà legato per sempre da un<br />

vincolo, non solo storico, ma soprattutto<br />

spirituale.<br />

AnTICO MOnASTErO DELLE SALInE SUL SAn’ELIA A FInE 800<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

di Cettina Angì<br />

Voleva, repaci, che la Pietrosa<br />

fosse, soprattutto per i giovani,<br />

il libro da “…leggere/dalla prima<br />

all’ultima pagina/per capire<br />

come e perché/Leonida e Albertina<br />

Repaci/non si sono dati tregua/<br />

negli anni/per dare alla Pietrosa/<br />

in una dimensione di cultura/una<br />

lezione di vita e di speranza”.<br />

Prima di scrivere della Pietrosa,<br />

non posso fare a meno di tornare<br />

indietro nel tempo, ai miei ricordi<br />

di ragazzina, quando per la prima<br />

volta incontrai Leonida e Albertina<br />

repaci. ricordo l’emozione di allora:<br />

un incontro “ speciale”, avvenuto<br />

per una serie di circostanze<br />

fortuite che mi pose di fronte a<br />

due persone assolutamente “uniche”,<br />

ormai avanti con gli anni,<br />

quasi fuori dal tempo. Leonida,<br />

vestito tutto di bianco, con un<br />

gran cappello ed una lunga barba<br />

anch’essa bianca; Albertina,<br />

minuta, all’apparenza fragile e<br />

delicata come una vecchia signora<br />

inglese. Una coppia di incomparabile<br />

classe ed eleganza. Oltre<br />

l’aspetto fisico, mi colpì soprattutto<br />

la grande tenerezza e complicità<br />

tra i due, il modo come si<br />

guardavano “con gli occhi di eterni<br />

fanciulli”, la quasi totale dipendenza<br />

di Leonida da Albertina che,<br />

al contempo, lasciava intravedere<br />

l’uomo sanguigno e battagliero<br />

che era stato. Quell’amore, mai<br />

mutato negli anni, conservava<br />

intatta la sua freschezza; amore<br />

per Albertina che repaci descrive<br />

19 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

ITINERARI<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

LA PIETROSA DI LEONIDA ED ALBERTINA REPACI<br />

“UN PARADISO TERRESTRE”<br />

Leonida e Albertina<br />

(tratta dal libro “La Pietrosa racconta”)<br />

nelle pagine del libro La Pietrosa<br />

racconta. Già, la Pietrosa, non<br />

soltanto il buen retiro, come è<br />

stata definita, ma soprattutto testimone<br />

di tante memorie, di tanti<br />

ricordi, incontri, immagini di persone<br />

e cose. Un luogo che da paesaggio<br />

aspro, selvaggio, malato,<br />

Albertina trasforma in terra fertile,<br />

magica, ricca di commovente<br />

bellezza, divenendo, nella metà<br />

del novecento, pian piano, una<br />

cittadella della cultura nazionale.<br />

La Pietrosa, nei cui pressi, Cilea<br />

sognò e scrisse alcuni brani dell’<br />

Adriana, poiché - come diceva<br />

repaci - “…La musica, qui, gli<br />

uccelli la insegnano direttamente<br />

agli uomini, i quali la trascrivono<br />

fedelmente, sorgivamente,<br />

nei loro spartiti”. La Calabria,<br />

dunque, massima ispiratrice di<br />

repaci: “Sono convinto - amava<br />

dire - che se non fossi nato in Calabria<br />

non sarei diventato scrittore.<br />

Sono gli avvenimenti a farmi<br />

diventare tale”. Le pagine dei suoi<br />

scritti hanno esaltato la bellezza<br />

selvaggia della Pietrosa facendo<br />

di essa quasi un luogo mitico. Qui<br />

è la sua casa, costruita dal padre,<br />

il suo rifugio di riflessione che ha<br />

vissuto negli anni alterne vicende.<br />

Dapprima, paesaggio aspro,<br />

incolto che l’amore di Albertina<br />

riportò a nuovi fasti e pose in<br />

giusta luce, successivamente, ancora<br />

lunghi anni di decadimento,<br />

silenzio, indifferenza, in attesa di<br />

un tanto sospirato recupero. Poi,<br />

finalmente il miracolo, la rinascita<br />

grazie all’intervento di due amministrazioni<br />

che ne hanno<br />

compreso il valore, patrimonio<br />

non solo dei palmesi<br />

ma di una più ampia<br />

collettività. Pietrosa,<br />

quindi, ritornata agli antichi<br />

splendori sebbene lo<br />

spettro dell’antico oblìo<br />

sia sempre agguato… Timori<br />

e speranze espresse<br />

anche dallo stesso repaci;<br />

gli uni, ormai, superati<br />

con il suo recupero; le altre,<br />

manifestate nei versi<br />

finali dei Poemetti civili:<br />

“Pietrosa mia Pietrosa/tu<br />

esisterai nel tempo/quando<br />

io sarò solo memoria.<br />

Muteranno le piante e i<br />

fiori/che abbracciano le<br />

tue fiancate/di roccia,<br />

muteranno gli uccelli/<br />

che allieteranno le tue<br />

stagioni/Solo il mare sarà<br />

sempre lo stesso/solo il<br />

cielo sarà sempre lo stesso.<br />

Anch’io sarò sempre lo<br />

stesso/da uomo trasfor-<br />

mato in ricordo/e forse in<br />

lare domestico”.<br />

Trasparenze marine alla Pietrosa<br />

Olio su tela - Autore F. Camillò - Collezione privata G. Cricrì -<br />

avIa ‘na PIanTa d’aGavI<br />

Cu fu m’arrobbau l’agavi<br />

ddhassutta a la Petrusa.<br />

(L’avìa chiantatu ieu, vicinu ‘a casa).<br />

Ancora era propia picciriddha,<br />

ma già ‘a vidiva randi,<br />

a strisci virdi e gialli…<br />

Ieu quand’era figghiola, m’arricordu,<br />

e ivamu ‘e Tri Ari,<br />

ia cercandu ddha pianta<br />

a strisci virdi e gialli,<br />

dura, ch’’i fogghi a punti,<br />

randi e spinusa, e voliva m’ ’a toccu,<br />

cu’ tuttu chi pungìa.<br />

Mi parìa ca mi parra<br />

di forza, di coraggiu.<br />

Apposta mi piacìa.<br />

Chiantata nta la roccia,<br />

ferma all’acqua e a lu ventu,<br />

non era com’ ’a canna chi si movi<br />

ogni mumentu.<br />

…Avia ‘na pianta d’agavi<br />

chi tantu mi piacìa.<br />

Ieu nci ‘a pigghiai a Leonida,<br />

cù fu m’ ‘a pigghiau a mia…<br />

AVEVO UnA PIAnTA D’AGAVE.<br />

Maria de Maria<br />

Qualcuno mi ha rubato l’agave, laggiù alla Pietrosa. (L’avevo piantata io, vicino<br />

alla casa). Ancora era proprio piccina, ma già la vedevo grande, a strisce verdi<br />

e gialle…Io quand’ero bambina, ricordo, e andavamo alle Tre Are, andavo a cercare<br />

quella pianta a strisce verdi e gialle, dura, con le foglie a punta, grande e<br />

spinosa, e volevo toccarla, sebbene pungesse.mi sembrava mi parlasse di forza,<br />

di coraggio.Apposta mi piaceva. Piantata nella roccia, ferma all’acqua e al vento,<br />

non era come la canna che si muove ogni momento…avevo una pianta di agave<br />

che tanto mi piaceva. Io l’ho rubata a Leonida, qualcuno l’ha rubata a me…<br />

(tratte da “scogghiu sulu” di Maria de Maria ed. Dell’Arco, roma 1958)<br />

www.sicurpiana.com


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

I seGreTI deLLa carne<br />

che cos’È La carne? ha chIesTo un bIMbo aLLa sua MaMMa.<br />

di Walter Cricrì<br />

parte l’argomento della ma-<br />

A cellazione di un animale,<br />

alquanto macabro e delicato da<br />

trattare con i più piccoli, sembrerebbe<br />

una domanda ovvia per un<br />

adulto (non sempre!), ma non del<br />

tutto scontata per un bambino.<br />

Spesso, domande di questo tenore,<br />

mi vengono rivolte da scolari,<br />

durante approfondimenti tematici<br />

extracurriculari. Cercando di<br />

affrontare il tema come se interessasse<br />

solo ai più piccoli potrei<br />

rispondere che la carne è un muscolo<br />

che ha subito il fenomeno di<br />

trasformazione (biochimi ca) detto<br />

di maturazione, durante il quale<br />

si formano particolari legami<br />

chimi ci che esaltano la sapidità e<br />

conferiscono la dovuta tenerezza<br />

al prodot to commestibile. Ma andiamo<br />

con ordine ed approfondiamo<br />

il discorso, per semplicità, con<br />

una tipologia ben precisa: la carne<br />

bovina. Questa, generalmente,<br />

si divide in due grandi categorie:<br />

rossa e bianca.<br />

Per carne rossa si intende quella<br />

di animali adulti: vitellone, manza,<br />

vacca e toro.<br />

Per carne bianca si intende quella<br />

di vitello, alimentato esclusivamente<br />

con latte.<br />

Il vitellone possiede la carne<br />

più succulenta, fortificante e nutriente.<br />

La carne migliore del vitellone<br />

si riconosce dal colore rosso vivo,<br />

dalla struttura (grana) serrata,<br />

consistente, contemporaneamente<br />

soda ed elastica al tocco,<br />

dai piccoli filetti di grasso,<br />

che solcano la massa muscolare,<br />

e dallo spessore esteriore del<br />

grasso, di colore bianco o giallo<br />

chiaro, che ricopre la superficie<br />

della schiena e dei lombi. Queste<br />

sono qualità che derivano dalla<br />

razza dell’animale e dal tipo di<br />

alimentazione effettuata, soprattutto<br />

durante il finissaggio.<br />

La carne di vacca ha la “grana”<br />

più fine di quella di vitellone e il<br />

colore meno vivo; se proviene da<br />

una bestia ingrassata ad arte e<br />

di età media, la qualità è simile<br />

a quella del vitellone.<br />

La carne di toro giovane è uguale<br />

a quella della vacca. Il toro vecchio<br />

ha carne di qualità inferiore,<br />

di colore rosso cupo.<br />

Le carni rosse, subito dopo la<br />

macellazione, risultano acidule e<br />

dure alla cottura, per cui necessitano<br />

di un periodo di riposo attraverso<br />

cui si ottiene un prodotto<br />

più tenero.<br />

Dopo l’abbattimento dell’animale<br />

la carne risulta coriacea (rigor<br />

20<br />

SApERI & SApORI<br />

mortis) e con gusto insipido. Col<br />

passare dei giorni, poiché nei muscoli<br />

avvengono alcune trasformazioni<br />

bio-chimiche, la carne perde<br />

la rigidità diventando più morbida<br />

e saporita. Questo processo prende<br />

il nome di frollatura.<br />

La frollatura va eseguita con<br />

molta attenzione (tempi e temperature)<br />

e la carne deve essere<br />

consumata al punto giusto del suo<br />

riposo, quando cioè ha acquisito la<br />

pie nezza delle sue qualità nutritive<br />

e caratteristiche organolettiche.<br />

Il periodo ottimale di frollatura,<br />

per ottenere carni di elevato pregio<br />

gustativo, è di 10/14 giorni.<br />

La frollatura va fatta sui quarti<br />

interi, in ambiente refrigerato.<br />

A questo punto un bimbo (o un<br />

genitore) attento chiederebbe:<br />

“come si riconosce un buon pezzo<br />

di carne di qualità?”<br />

Ad iniziare dal taglio, dalla<br />

consistenza, dal colore ed infine<br />

dall’assaggio (sapori-odori); il<br />

primo deve essere eseguito perpendicolarmente<br />

alle fibre, le<br />

fette devono essere estese il più<br />

possibile e lo spessore regolare,<br />

tranne che per pezzi particolari.<br />

La tenerezza, il colore ed il sapore<br />

della carne sono determinate da<br />

un complesso di fattori che dipendono<br />

sia dall’aspetto genetico che<br />

nutrizionale del bovino: l’animale<br />

deve aver ricevuto una razione di<br />

alimenti naturali, con componenti<br />

equilibrati in apporto proteico,<br />

glucidico, vita minico, ecc., in rapporto<br />

con l’età e lo stato di sviluppo,<br />

cercando di far evitare stress<br />

alimentari all’animale.<br />

La tenerezza della carne è molto<br />

legata alla selezione genetica,<br />

all’età dell’animale ed alla maturazione<br />

delle carni.<br />

Il colore è influenzato dall’età,<br />

dall’alimentazione, dalle condizioni<br />

di macellazione e dalla frollatura.<br />

Il sapore è dato dalla combinazione<br />

dei fattori genetici ed<br />

alimentare dell’animale; ma<br />

comunque, una buona frollatura<br />

contribuisce in modo preponderante<br />

sulla succulenza e<br />

sapidità.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

SUA MAESTà CICOrIA<br />

LA PrInCIPESSA DELLA SALUTE<br />

di Walter Cricrì<br />

La gastronomia del nostro territorio,<br />

nel tempo, ha valorizzato i<br />

prodotti della terra, caratterizzandosi<br />

nella cucina mediterranea. In<br />

particolare si ha una predilezione<br />

per le verdure, selvatiche o coltivate,<br />

come la cicoria e per i legumi<br />

cotti nella “pignata”, vicino al fuoco<br />

vivo. Ovviamente tutto condito<br />

con l’olio extravergine di oliva.<br />

L’etimologia del nome generico di<br />

questa pianta (Cichorium) è difficile<br />

da stabilire. Probabilmente si<br />

tratta di un antico nome arabo che<br />

potrebbe suonare come Chikouryeh.<br />

Altri testi invece ipotizzano<br />

che derivi da un nome egizio Kichorion,<br />

o forse anche dall’accostamento<br />

di due termini Kio (= io) e<br />

chorion (= campo); gli antichi greci<br />

ad esempio chiamavano questa<br />

pianta kichora; ma anche kichòria<br />

oppure kichòreia. Potrebbe essere<br />

quindi che gli arabi abbiano preso<br />

dai greci il nome, ma non è certo.<br />

La difficoltà nel trovare l’origine<br />

del nome della pianta sta nel fatto<br />

che è conosciuta fin dai primissimi<br />

tempi della storia umana. Viene citata<br />

ad esempio nel Papiro di Ebers<br />

(ca. 1550 a. C.) il medico greco<br />

Galeno la consigliava contro le<br />

malattie del fegato; senza contare<br />

tutti i riferimenti in epoca romana.<br />

Plinio il Vecchio grande naturalista<br />

latino, infatti, nella sua ‘Storia naturale’<br />

ne decanta le virtù antinevralgiche<br />

e diuretiche.<br />

Il nome specifico (intybus) deriva<br />

dal latino a sua volta derivato<br />

dal greco entybion col<br />

quale si indicava un’erba simile<br />

alla cicoria (ora chiamata genericamente<br />

“erba scariola”).<br />

Il binomio scientifico è stato definitivamente<br />

fissato dal botanico e<br />

naturalista svedese Carl von Linné<br />

(1707 – 1778) nella pubblicazione<br />

Species Plantarum del 1753; prima<br />

ancora però, questa pianta veniva<br />

chiamata variamente : Intubum syl-<br />

Di seguito un esempio di valorizzazione di una verdura spesso dimenticata<br />

ma alla base di ricette che hanno seguito le nostre tradizioni.<br />

Minestra di cicoria<br />

Ingredienti:<br />

-250 gr. di Fagioli “pappaluni”<br />

-500 gr. di Cicoria<br />

-500 gr. di Pane “stagionato”<br />

qualche giorno<br />

-un pezzo di guanciale di maiale<br />

-olio extravergine d’oliva<br />

-Peperoncino, aglio, sale q.b.<br />

Preparazione<br />

Le quantità sono da intendersi per<br />

4 persone.<br />

Cuocete a fiamma bassissima i fagioli,<br />

che avrete messo a mollo la<br />

sera precedente (ideale la pignata<br />

nel caminetto) con il guanciale.<br />

Pulite e lavate benissimo la cicoria,<br />

lessatela in abbondante acqua<br />

e scolatela in una ciotola di acqua<br />

fredda. Scolate di nuovo la cicoria,<br />

strizzatela fatela soffriggere<br />

nell’olio con due spicchi di aglio<br />

e peperoncino, salate e fate insa-<br />

vestre oppure Intubum sylvestris;<br />

solo poco prima di Linneo s’incominciò<br />

ad usare costantemente il<br />

nome proprio di Cichorium.<br />

Gli inglesi chiamano questa pianta<br />

Chicory, i francesi la chiamano Endive<br />

witloof ma anche Chicorée e i<br />

tedeschi Wurzelzichorie oppure Cichoriensalat<br />

ma anche Wegwarte.<br />

Di tutte le erbe spontanee dei nostri<br />

campi la cicoria può vantare<br />

diversi primati: in primo luogo è<br />

quella che ha più contribuito al sostentamento<br />

dei nostri avi in ogni<br />

epoca, pane e cicoria ripassata era<br />

uno dei pasti più diffusi. La cicoria<br />

selvatica è progenitrice di molte<br />

varietà coltivate, come il radicchio,<br />

la catalogna, il cicorione da<br />

cui si ricavano le famose “puntarelle<br />

romane”.<br />

Come si è visto sin dall’antichità le<br />

sue proprietà mediche erano conosciute.<br />

Le sostanze attive nella cicoria<br />

sono il glicoside, l’arginina, la<br />

colina, l’inutina, la cicorina, l’inulina,<br />

l’acido cicorico e il levulosio.<br />

Molte di queste sostanze sono contenute<br />

nel lattice bianco, rintracciabile<br />

all’interno della pianta, è<br />

amaro, tonico, depurativo, stomachico,<br />

lassativo, antinfiammatorio,<br />

antiossidante, colagogo, diuretico<br />

e ipoglicemizzante; va bene quindi<br />

per chi ha la digestione lenta e<br />

difficile, stitichezza, per abbassare<br />

la glicemia del sangue nel diabete,<br />

per depurare e disintossicare l’intero<br />

organismo ed in particolare il<br />

fegato, per contrastare i radicali<br />

liberi responsabili dell’invecchiamento<br />

e di molte malattie, per<br />

aiutare i reni a svolgere al meglio il<br />

loro compito, in quanto stimola la<br />

diuresi e l’eliminazione dell’acido<br />

urico, quindi è adatto per la gotta,<br />

stimola la produzione di bile, regolarizza<br />

la frequenza del battico<br />

cardiaco, è utile in caso di anemia,<br />

anoressia, è espettorante e carminativa,<br />

quindi in caso di tosse, congestione<br />

nasale, asma e bronchite<br />

va benissimo.<br />

porire il tutto per circa mezz’ora.<br />

Aggiungete i fagioli. Mescolate delicatamente<br />

per non schiacciare i<br />

fagioli, aggiustate di sale, se del<br />

caso, coprite e lasciate insaporire<br />

ancora per 5-10 minuti. nel frattempo<br />

affettate il pane (magari<br />

“stagionato”) a fettine sottili, disponete<br />

a strati in un piatto, versateci<br />

sopra i fagioli con la cicoria,<br />

lasciate riposare per qualche<br />

minuto e poi servite.<br />

La principessa è servita.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

21 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

SALUTE E BENESSERE<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

PROLASSO DELL’UTERO E INCONTINENZA URINARIA, DUE PROBLEMI SOMMERSI<br />

Dott. Carmelo Infantino<br />

i capita sempre più spesso,<br />

Mnel mio lavoro di ginecologo,<br />

di fare emergere, dopo un paziente e<br />

attento colloquio con le donne, specie<br />

con quelle meno giovani, un problema,<br />

anzi spesso due, di cui tutte<br />

le donne, parlano mal volentieri.Mi<br />

riferisco all’incontinenza urinaria e al<br />

prolasso degli organi pelvici (utero,<br />

vagina, vescica, uretra, retto). Le alterazioni<br />

del pavimento pelvico stanno<br />

diventando sempre più frequenti<br />

in tutte quelle popolazioni in cui si sta<br />

registrando un prolungamento della<br />

vita media delle donne, tanto che,<br />

queste patologie, stanno diventando<br />

un problema sanitario, ginecologico<br />

sempre più importante. Sollecitato,<br />

peraltro, da qualche richiesta avuta<br />

via e-mail da parte di qualche lettrice,<br />

e incoraggiato dalla soddisfazione<br />

che mi hanno manifestato le stesse<br />

donne da me trattate, vedremo in seguito,<br />

come ho deciso di parlarne in<br />

questa rubrica. Spero, pertanto, che<br />

l’argomento possa essere di aiuto a<br />

tutte quelle donne che, come spesso<br />

accade, soffrono in silenzio, nascondendo<br />

il problema per una sorta<br />

di timore o di pudore che comunque<br />

limita, e non poco, la loro qualità di<br />

vita. Chi soffre di prolasso degli organi<br />

pelvici (POP) e/o d’incontinenza urinaria<br />

(IU) sa quanto tali patologie siano<br />

invalidanti. Infatti, spesso, queste<br />

donne, sono:<br />

- costrette a limitare le loro azioni<br />

quotidiane di lavoro;<br />

- evitare i rapporti sociali; (dottore<br />

non posso uscire di casa perché<br />

devo andare continuamente in bagno)<br />

- soffrire di alterazioni funzionali<br />

a carico sia dell’apparato urinario<br />

(IU) sia della regione ano-rettale,<br />

(defecazione difficoltosa);<br />

- hanno compromessa talvolta anche<br />

la loro vita sessuale; scivolano<br />

verso un’alterazione del loro stato<br />

psichico fino alla depressione.<br />

Spiego pertanto prima che cosa è<br />

il prolasso dell’utero e degli organi<br />

pelvici, per poi dare una definizione<br />

dell’I.U. e infine, dare un cenno alla<br />

terapia che è sempre personalizzata<br />

al singolo caso e non potrà mai essere<br />

uguale per tutti. In condizioni<br />

di normalità l’utero e tutti gli organi<br />

(vescica, vagina, uretra, retto) che si<br />

trovano nella pelvi (la parte più bassa<br />

della cavità addominale) occupano una<br />

Dott. Francesco Cardone<br />

Colgo l’occasione per ringraziare<br />

questa redazione,<br />

che mi ha concesso l’opportunità<br />

di trattare temi riguardanti le<br />

malattie digestive che da qualche<br />

anno rappresentano in Italia<br />

una delle prime cause di morbidità<br />

e mortalità.<br />

ne consegue: aumento di richieste<br />

di visite ai medici di medicina<br />

generale, agli specialisti ed<br />

aumento di prestazioni diagnostiche<br />

(ecografie, endoscopie). Sono<br />

aumentati i ricoveri in emergenza<br />

e quelli in regime ordinario e Day<br />

Hospital.<br />

La federazione italiana Società<br />

malattie apparato digerente ha<br />

iniziato una collaborazione con il<br />

Ministero della salute allo scopo<br />

di pesare la gastroenterologia.<br />

Il progetto ha mostrato finora<br />

come siano diminuiti i ricove-<br />

determinata posizione che è mantenuta<br />

da tutto un sistema di legamenti<br />

e di fasce così come un’amaca sostiene<br />

chi si sdraia sopra. Anatomicamente<br />

parlando, questo sistema di fasce,<br />

legamenti e muscoli, costituiscono il<br />

pavimento pelvico che chiude in basso<br />

il bacino e nella cui funzionalità il<br />

“il tutto è maggiore della semplice<br />

somma delle singole parti” (moderna<br />

teoria di Papa Petros). E’ pertanto<br />

evidente che, se il telo (le fasce<br />

endo-pelviche) o le corde (i legamenti<br />

utero sacrali, e cardinali) che formano<br />

l’amaca sono lacerati, con il peso di<br />

chi si sdraia sopra, possono rompersi e<br />

conseguentemente si rischia di cadere<br />

a terra. nel prolasso dell’utero e degli<br />

altri organi pelvici in parte accade la<br />

stessa cosa, cioè le alterazioni dell’apparato<br />

di sostegno (del piano muscolo<br />

fasciale che costituisce il pavimento<br />

pelvico) e/o il rilasciamento del sistema<br />

di sospensione (costituito dai legamenti<br />

cardinali e utero-sacrali) determinano<br />

il conseguente spostamento<br />

dell’utero e/o degli organi vicini, vagina,<br />

uretra, vescica e retto dalla loro<br />

sede naturale a una nuova sede, più<br />

bassa per ovvi motivi di forza di gravità.<br />

Tale spostamento verso il basso<br />

è la causa dei disturbi quali: senso di<br />

peso o di corpo estraneo nella regione<br />

genitale, che potranno aggravarsi fino<br />

all’incontinenza urinaria o a difficoltà<br />

nella defecazione.<br />

Tralasciamo quest’ultimo disturbo,<br />

che è una patologia di pertinenza più<br />

chirurgica che ginecologica, oltre ad<br />

essere assai meno frequente dell’I.U.,<br />

e soffermiamoci un attimo a dare una<br />

giusta definizione dell’I.U. Essa è descritta<br />

come la perdita involontaria di<br />

urina, tale da determinare problemi<br />

igienici, economici e sociali. Anche se<br />

qualsiasi donna può essere affetta da<br />

IU, dalla donna che ha appena partorito,<br />

a quella in menopausa o a quella<br />

anziana, la sua incidenza aumenta<br />

con l’età. Clinicamente distinguiamo<br />

tre tipi di I.U., e tale distinzione è di<br />

fondamentale importanza, poiché la<br />

terapia è completamente diversa, e<br />

per di più opposta, tra un tipo e l’altro.<br />

Vediamo quindi la classificazione.<br />

Parliamo di InCOnTInEnzA DA STrESS<br />

quando la perdita di urina si verifica in<br />

conseguenza di aumenti della pressione<br />

addominale come succede durante<br />

i colpi di tosse, uno starnuto, ecc.<br />

Questo tipo di I.U. riconosce le sue<br />

cause nell’alterazione di quel sistema<br />

di fasce, legamenti e muscoli che<br />

costituiscono il pavimento<br />

pelvico (p.p.) o a deficit<br />

intrinseco dello sfintere<br />

urinario. Tali alterazioni<br />

del p.p. sono molto più<br />

frequenti nelle donne che<br />

hanno partorito, in quelle<br />

che soffrono di bronchite<br />

cronica con tosse, in quelle<br />

che soffrono di stipsi, nelle<br />

fumatrici e nelle obese.<br />

Il secondo tipo di I.U. è la<br />

così detta InCOnTInEnzA<br />

DA UrGEnzA. In essa le<br />

perdite di urina che si verificano,<br />

sono la conseguenza<br />

di uno stimolo impellente<br />

di urinare. Questo secondo<br />

tipo di I.U. è causato da<br />

un’iperattività del muscolo<br />

detrusore, che è il muscolo<br />

che fa contrarre la vescica<br />

nell’atto della minzione, il<br />

quale si attiva in modo del<br />

tutto spontaneo e non volontario<br />

o in conseguenza<br />

di infezioni urinarie, litiasi<br />

vescicale, neoplasie vescicali. Infine<br />

abbiamo l’InCOnTInEnzA MISTA che<br />

riconosce ambedue i fattori causali.<br />

Appare pertanto evidente, a questo<br />

punto, che è fondamentale fare una<br />

corretta diagnosi per applicare la giusta<br />

terapia. È pertanto necessario ed<br />

indispensabile, un attento colloquio<br />

con la paziente, come dicevo all’inizio.<br />

Segue un altrettanto accurato<br />

esame clinico uro-ginecologico, per<br />

stabilire un corretto inquadramento<br />

del problema sia per quanto riguarda<br />

il prolasso degli organi pelvici sia per<br />

quanto riguarda l’I.U.<br />

L’importanza dell’esame ginecologico,<br />

è fondamentale per evidenziare<br />

il grado del prolasso, la parte dell’organo<br />

pelvico prolassato (utero, vagina,<br />

vescica, uretra, retto), ma è altrettanto<br />

indispensabile per orientarci<br />

verso quale tipo di I.U. la paziente<br />

è affetta. Per quanto concerne l’I.U.<br />

alla visita ginecologica farà seguito<br />

tutta una serie di accertamenti quali:<br />

l’esame delle urine, l’urinocoltura,<br />

l’ecografia renale e vescicale, il diario<br />

minzionale, un’eventuale cistoscopia,<br />

e l’esame urodinamico (specialmente<br />

indicato nel caso di una correzione<br />

chirurgica) che permetterà di comprendere<br />

la dinamica minzionale,<br />

la funzionalità sfinterica e infine di<br />

classificare definitivamente le perdite<br />

urinarie.<br />

Alla fine del percorso diagnostico,<br />

LE MALATTIE DIGESTIVE<br />

i pr o b l e m i de l l a ga s t r o e n t e r o l o g i a<br />

ri per patologie tradizionali come<br />

appendicite ed ulcera e siano aumentati<br />

quelli per malattie croniche<br />

del fegato, intestino, colon e<br />

pancreas così come quelli per patologie<br />

oncologiche digestive: tumori<br />

del colon, fegato, pancreas,<br />

stomaco ed esofago.<br />

Il progetto ha anche rilevato<br />

come l’organizzazione sanitaria<br />

per questo settore non sembra<br />

adeguata a rispondere oggi a<br />

queste nuove esigenze.<br />

In Italia, ma soprattutto in Calabria,<br />

infatti, un paziente con<br />

patologie digestive ha meno del<br />

10% di possibilità di essere curato<br />

dallo specialista gastroenterologo:<br />

pochi centri, pochi di<br />

questi con posti letto. Ma soprattutto<br />

risulta un’assenza quasi<br />

totale di specialisti sul territorio.<br />

Il contrario, per esempio,<br />

di quanto accade per le malattie<br />

cardiovascolari dove le possibilità<br />

di cura specialistica sono<br />

di circa il 50% ed è elevata la<br />

presenza di specialisti sul territorio.<br />

La conseguenza per i malati con<br />

malattie digestive è un aumento<br />

dei rischi di inappropriatezza: nel<br />

prescrivere percorsi diagnostici e<br />

terapeutici, liste di attesa inaccettabili,<br />

degenze più lunghe,<br />

programmi di screening inadeguati<br />

o assenti e gestione esclusivamente<br />

ospedaliera di queste<br />

malattie.<br />

ritengo che alla gastroenterologia<br />

debba essere riservata pari<br />

dignità ed uguale considerazione<br />

rispetto alle altre discipline perché<br />

l’endoscopia digestiva riveste<br />

un ruolo fondamentale nella<br />

prevenzione, nella diagnosi precoce<br />

e nella terapia curativa delle<br />

neoplasie iniziali, delle emorragie<br />

digestive e delle patologie<br />

bilio-pancreatiche per le quali<br />

applica tecniche miniinvasive<br />

e conservative della funzionali-<br />

le z o n e TraTTeggiaTe d e s C r i v o n o la n o r m a l e s e d e<br />

d e l l’o r g a n o p e l v i C o p r o l a s s a T o<br />

potrà essere definito un piano terapeutico<br />

adeguato, che ovviamente,<br />

sarà chirurgico, mirato e modulato<br />

allo specifico organo (utero, vagina,<br />

vescica, uretra, retto) nel caso di<br />

prolasso e I.U. da stress (è il caso<br />

di cui vi parlavo all’inizio della<br />

trattazione); mentre dovrà essere<br />

esclusivamente farmacologico,<br />

in caso d’incontinenza da urgenza<br />

minzionale. Oggi, inoltre, la chirurgia<br />

protesica, che è più indicata<br />

nelle giovani donne per il problema<br />

I.U. da sforzo, ci consente di praticare<br />

interventi non più demolitivi<br />

come un tempo. Questa nuova e<br />

moderna chirurgia sta fornendo ottimi<br />

risultati, oltre ad essere di relativa<br />

facile esecuzione (T.O.T.). Le<br />

forme miste di I.U., se vi è un prolasso<br />

come spesso accade, possono<br />

giovarsi della correzione chirurgica<br />

dello stesso, anche se potrà rendersi<br />

necessaria una successiva terapia<br />

medica. In conclusione, possiamo<br />

dire che oggi, sia la chirurgia uroginecologica,<br />

sia la farmacoterapia<br />

ci offrono innumerevoli soluzioni ai<br />

problemi affrontati (POP e UI). Per<br />

quanto concerne la terapia chirurgica,<br />

per la particolarità della sede<br />

anatomica, spetta allo specialista<br />

ginecologo esperto, informare, consigliare<br />

e indirizzare coscientemente<br />

la paziente verso il tipo d’intervento<br />

chirurgico più idoneo.<br />

tà digestiva; è altresì importante<br />

nel trattamento delle neoplasie<br />

non operabili con l’intento di<br />

migliorare la qualità di vita dei<br />

pazienti.<br />

Sono felice di iniziare questa<br />

collaborazione e sarà mia cura<br />

nei prossimi numeri affrontare<br />

argomenti specifici riguardanti le<br />

varie patologie, di interesse clinico,<br />

dell’apparato digerente.<br />

Dott. francesco Cardone<br />

Specialista in Gastroenterologia ed<br />

Endoscopia Digestiva<br />

Dirigente Medico U.O. Gastroenterologia<br />

ed Endoscopia Digestiva P.O.<br />

POLISTENA<br />

I lettori interessati possono inviare al<br />

giornale dei quesiti specifici; risponderò<br />

appena possibile.


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

di Antonella Mazza<br />

e Rosa Parrello<br />

C’era una volta…<br />

Iniziano così tutte le belle favole<br />

di una volta ma noi oggi vorremmo<br />

raccontarvene una moderna. E’<br />

la storia di una scuola, una piccola<br />

scuola di periferia della nostra<br />

bellissima <strong>Palmi</strong>.<br />

La storia ci ricorda molto da vicino<br />

la favola del “Brutto Anatroccolo”,<br />

quel pulcino un po’ goffo e,<br />

per l’appunto bruttino che tutti,<br />

o quasi, umiliavano. Un bel giorno,<br />

però, dopo tante vicissitudini,<br />

quel buffo pulcino cominciò a trasformarsi<br />

e alla fine, diventò un<br />

bellissimo cigno…<br />

non vorremmo sembrare presuntuose,<br />

ma anche la nostra<br />

scuola ad un certo punto cominciò<br />

a… trasformarsi. non vogliamo<br />

raccontarvi di trasformazioni di<br />

bambini, no, grazie a Dio i bambini<br />

sono sempre uguali, un meraviglioso<br />

universo in continua crescita.<br />

Quella piccola scuola cominciò a<br />

trasformarsi grazie all’attenzione<br />

delle insegnanti, in primis, della<br />

dirigenza scolastica e dell’amministrazione<br />

comunale, poi. Le insegnanti<br />

pensarono che fosse giunto<br />

il momento di darsi da fare: quella<br />

bella struttura così grande poteva<br />

senz’altro essere meglio valorizzata.<br />

Con l’intervento del Dirigente<br />

scolastico e dell’Amministrazione<br />

comunale, si riuscì a far sistemare<br />

il tetto dal quale filtrava acqua,<br />

furono tinteggiate le aule ed il<br />

grande salone con bei colori caldi<br />

e allegri, mentre le insegnanti si<br />

occuparono personalmente di riverniciare<br />

il cancello esterno di un<br />

bel verde “speranza” e abbellire<br />

le pareti con i volti dei personaggi<br />

più amati dai bambini: Minnie<br />

e Topolino, Paperina e Paperino,<br />

nonna Papera, Winnie The Pooh,<br />

Biancaneve e i sette nani, Hello<br />

Kitty e tanti altri loro beniamini.<br />

I primi ad accorgersi che le cose<br />

cominciavano a cambiare furono<br />

22<br />

MONDO ScUOLA<br />

IL BrUTTO AnATrOCCOLO<br />

i genitori dei bambini di quella<br />

scuola, i quali, avendola anch’essi<br />

frequentata negli anni passati,<br />

capivano che quelle trasformazioni<br />

erano dovute all’entusiasmo e<br />

alla forte volontà delle insegnanti<br />

che, giorno dopo giorno, realizzavano<br />

spazi, angoli e arredi con<br />

idee sempre nuove. Si trattava di<br />

piccole cose certo, ma che rendevano<br />

la struttura più accogliente<br />

e certamente più adatta alle nuove<br />

generazioni e, dunque, ai loro<br />

bambini. Una bella scuola da con-<br />

sigliare ad amici e conoscenti!…<br />

E così, da quel momento, quella<br />

piccola scuola ha iniziato una trasformazione<br />

che sicuramente la<br />

porterà a diventare un bellissimo<br />

cigno. Ancora c’è molto da fare:<br />

un bel giardino da valorizzare, ad<br />

esempio… ma si sa, siamo in periodo<br />

di crisi economica e dobbiamo<br />

accontentarci, senza mai, peraltro,<br />

perdere la speranza di poter<br />

procedere a nuovi interventi migliorativi!<br />

La nostra favola per il momento<br />

si interrompe qui, ma la trasformazione<br />

è ormai avviata e non lasceremo<br />

che si fermi fino a quando<br />

quel bellissimo cigno non spiccherà<br />

il volo dalla Scuola dell’Infanzia<br />

di “San Leonardo”…<br />

Grazie a tutti coloro che hanno<br />

reso possibile dare un lieto fine<br />

alla nostra spendida favola.<br />

Al Presidente americano Barak Obama<br />

Signor Obama sono un bambino di nome Claudio<br />

e ho dieci anni. Sono felice che lei sia diventato la<br />

persona più importante al mondo.<br />

Per la prima volta una persona di colore diventa<br />

Presidente degli Stati Uniti. Io mi fido di Lei e<br />

penso che farà cose straordinarie. Ha dato esempio<br />

che tutte le persone sono uguali davanti ai diritti<br />

uguali umani, senza distinzione di sesso, di razza,<br />

di nazionalità. E penso che questo sia giusto e<br />

che quello che pensa Lei e quello che penso io siano<br />

corretti. Lei ha tolto molte cose che l’uomo f ha<br />

fatto senza pensare a quello che avrebbero generato<br />

nel futuro e anche perchè hanno svergognato<br />

le nostre capacità intellettuali, come per esempio<br />

il carcere di Guantanamo. La prego pensi a quello<br />

che le ho detto, ci tengo molto, anche perchè scrivo<br />

a una persona molto importante. La ringrazio e le<br />

ripeto che per me significa molto.<br />

Da un bambino calabrese (Italia) che apprezza le<br />

sue pensate “geniali”.<br />

Claudio Cl Cambrea<br />

Scuola primaria “De Zerbi” <strong>Palmi</strong> Classe 5°B<br />

“MUSICA VIVA”<br />

Qu a n d o l a m u s i C a d i v e n Ta po e s i a<br />

di Donatella Meduri<br />

usica viva” è proprio il<br />

“Mtitolo del progetto che,<br />

da circa tre anni, viene realizzato<br />

nella nostra Scuola. nato con<br />

spirito innovativo, offre a tutti gli<br />

allievi la possibilità di completare<br />

il loro percorso culturale anche<br />

sotto l’aspetto artistico creativo,<br />

attraverso attività pomeridiane in<br />

cui la vera protagonista è la musica:<br />

la musica che trasmette emozioni,<br />

che aggrega, ma soprattutto<br />

che racconta la vita.<br />

Fortemente sostenuto dalle docenti<br />

tutors Carmela Luppino e<br />

Donatella Meduri, il progetto trova<br />

anche piena approvazione dal<br />

dirigente scolastico Dott.ssa Patrizia<br />

Costanzo, che si è mostrata<br />

particolarmente sensibile e ben<br />

disposta a promuovere questa iniziativa.<br />

L’obiettivo più ambito da<br />

parte del gruppo di progetto, è<br />

quello di formare un futuro cittadino<br />

“educato alla musica” capace<br />

di ascoltare, comprendere e scoprire<br />

il valore più profondo del linguaggio<br />

musicale ed i segreti più<br />

nascosti dei suoi messaggi. nello<br />

stesso tempo si spera di creare<br />

le condizioni ideali per poter costituire<br />

un gruppo musicale che<br />

rappresenti l’Istituto, in occasione<br />

di eventi e manifestazioni culturali<br />

nel nostro territorio.<br />

La band che si è formata, nasce<br />

da una libera adesione di 15 alunni<br />

provenienti da tutte le classi che<br />

sono seguiti da esperti esterni.<br />

Essi si incontrano a scuola, nel<br />

laboratorio di musica, attrezzato<br />

allo scopo con molteplici strumenti,<br />

in relazione a differenti livelli<br />

di preparazione, e si esibiscono in<br />

diversi generi musicali.<br />

I ragazzi, nella scelta delle modalità<br />

di esecuzione e degli effetti sonori,<br />

si propongono con semplicità,<br />

sempre spinti da un forte desiderio<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

Scrivi una lettera al Sindaco, oppure al<br />

Preside, oppure al Presidente della Repubblica,<br />

oppure ad una personalità.<br />

Egregio signor Sindaco,<br />

vorrei dirle alcune cose, ma prima mi presento:<br />

sono una bambina di 9 anni e mi chiamo Mara<br />

Ioculano.<br />

Lei è un buon Sindaco per questa città, ma qualcosa<br />

per noi bimbi non “quadra”: se in villa quasi c’è<br />

sempre fila e non si può giocare, non si può entrare<br />

con la bici ne la palla, quel posto un pò è inutile.<br />

Il campo Giuseppe Lopresti ha accanto un parco<br />

giochi, se così si può definire. Io spero che abbia<br />

capito cosa intendevo segnalarle con questa lettera:<br />

non ci sono molti posti in cui possiamo sbizzarrirci<br />

e giocare. Vorremmo più posti in cui farlo. Spero che<br />

prenda qualche piccolo provvedimento.<br />

Codiali saluti Mara<br />

Ioculano<br />

ALL’ITC EInAUDI DI PALMI<br />

di far emergere i lati più nascosti<br />

della loro personalità. Lo scorso<br />

anno scolastico il gruppo si è esibito<br />

nella piazzetta del municipio, raccogliendo<br />

l’entusiasmo del pubblico;<br />

ma è stato quando ha reso omaggio<br />

a Fabrizio de Andrè, con uno spettacolo<br />

alla Casa della Cultura che ha<br />

regalato emozioni talmente forti da<br />

incantare la platea.<br />

Sono stati momenti di grande<br />

poesia, raccontati attraverso immagini,<br />

storie e canzoni.<br />

La stessa magia si è realizzata<br />

anche in occasione della manifestazione<br />

“FIABA-Day” e quella<br />

della “Sesta Settimana regionale<br />

delle Biblioteche”, organizzate<br />

dall’Assessorato alla Cultura e P.I.<br />

del Comune di <strong>Palmi</strong>. In entrambi<br />

gli eventi la musica è stata protagonista<br />

indiscussa, proponendosi<br />

proprio come “Musica viva”, trascinante<br />

e coinvolgente.<br />

Essa offre ai ragazzi l’opportunità<br />

di credere in se stessi, di maturare<br />

idee ed emozioni da condividere<br />

con gli altri. Esperienze<br />

di questo genere li fanno, infatti,<br />

crescere in modo positivo, suggerendo<br />

e regalando qualche ideale<br />

per il quale, nella vita è importante<br />

lottare. La forza intrinseca ed il<br />

fascino della musica ha creato un<br />

gruppo di musicisti in erba… chissà<br />

se la vita riserverà loro l’opportunità<br />

di diventare famosi!<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

di Davide “Joker” Vigna<br />

Scrivere un articolo che parli<br />

del Softair, rivolgendosi in<br />

particolare a chi non conosce tale<br />

disciplina, è opera che richiede<br />

sempre delle precisazioni tese<br />

a scacciare alcuni luoghi comuni<br />

legati a questa specifica attività<br />

sportiva; spesso infatti, la gente<br />

tende a bollare i ragazzi che<br />

si appassionano a tale disciplina<br />

come militaristi, solitamente con<br />

tendenze politiche estremistiche<br />

e con un’indole particolarmente<br />

violenta... Mi consola moltissimo<br />

constatare che, soprattutto<br />

nell’ultimo anno di attività del<br />

club di cui mi onoro di far parte,<br />

molte di queste convinzioni sono<br />

crollate e l’immagine che si sta<br />

creando attorno al “softgunner”<br />

si avvicina sempre di più a quella<br />

che da sempre è stata la realtà;<br />

il merito, una volta tanto, va dato<br />

all’ondata di prodotti cinesi che<br />

ha invaso un mercato da sempre<br />

di nicchia e con cifre di accesso<br />

non alla portata di tutti: oggi, attrezzarsi<br />

per superare la barriera<br />

di curiosità che separa un semplice<br />

appassionato, da un giocatore,<br />

ha un costo decisamente inferiore,<br />

e ciò non va di certo a discapito<br />

della qualità che anzi risulta essere<br />

più che sufficiente, con alcune<br />

sorprese che non ci si aspetterebbe<br />

da prodotti inquadrati nella<br />

categoria del low cost... Proprio<br />

grazie al livellamento dei prezzi,<br />

molti ragazzi, i quali non potevano<br />

consentirsi quello che era un vero<br />

e proprio lusso, ora sono attrezzati<br />

per giocare a Softair, sono iscritti<br />

a club più o meno regolarmente<br />

registrati, affollano ogni Domenica<br />

i campi di gioco e si sfidano<br />

animati da uno spirito sportivo e,<br />

nella maggior parte dei casi, leale.<br />

Sono cambiate tante cose rispetto<br />

a qualche anno fa, ovvero rispetto<br />

al periodo in cui mi avvicinavo allo<br />

sport in questione: oggi l’atmosfera<br />

che si respira non è più quella<br />

pionieristica che caratterizzava<br />

quei pochi coraggiosi avventurieri,<br />

e tende invece ad essere più agonistica<br />

e sportiva; adesso siamo in<br />

tanti, e fa un po’ specie vedere la<br />

domenica mattina quelle persone,<br />

che magari capita di incontrare al<br />

23 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

LA pAROLA AI GIOVANI<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

“nOn CHIAMATELI ESALTATI...”<br />

bar, in tribunale, in piazza o per<br />

strada, tanto diverse, ognuna calata<br />

nella sua realtà lavorativa,<br />

quanto unite nell’uniformità delle<br />

loro divise mimetiche e dei loro<br />

fregi. E’ proprio questa la caratteristica<br />

principale del Softair, ciò<br />

che sembrava impossibile concepire<br />

per chi non faceva parte di uno<br />

dei tanti club che ormai affollano<br />

anche il Belpaese: è uno sport che<br />

unisce, una sana competizione<br />

sportiva che simula un ambiente<br />

di guerra con delle armi giocattolo<br />

paurosamente simili alla realtà,<br />

ma capaci soltanto di espellere<br />

degli innocui (al massimo fastidiosi)<br />

pallini di plastica; l’autoregolamentazione<br />

caratterizza le<br />

sessioni di gioco: sono di solito i<br />

più esperti a controllare i novizi,<br />

ad imporgli l’utilizzo di occhiali<br />

protettivi (gli occhi sono l’unica<br />

parte del corpo che potrebbe subire<br />

danni gravi da un pallino se<br />

non adeguatamente protetta), a<br />

raccomandargli di dichiarare di essere<br />

stati colpiti anche nel dubbio,<br />

a costringerli ad uscire dal gioco<br />

se dubitano della loro onestà o se<br />

notano atteggiamenti antisportivi.<br />

Come ogni disciplina agonistica,<br />

anche la nostra premia la costanza,<br />

l’allenamento (quantomeno la<br />

preparazione fisica) e soprattutto<br />

l’esperienza... ricordo benissimo il<br />

pENSIERI DI UNA MAMMA<br />

SCUOLA E FAMIgLIA: COMPITI E COMPETENZE<br />

di Patrizia Misale<br />

Con il trascorrere del tempo<br />

mi rendo conto che è proprio<br />

vero quando si dice che il mestiere<br />

più faticoso è quello di essere<br />

mamma.Sono mamma di due<br />

bambini di 6 e 3 anni che incentra<br />

l’intero arco della giornata nell’occuparsi<br />

di loro, tormentata, talvolta,<br />

come credo capiti a tutte le<br />

mamme, da mille dubbi e da quel<br />

solito interrogativo: “ma sto facendo<br />

la cosa giusta, oppure, no?” La<br />

risposta è molto più facile trovarla<br />

all’interno delle mura domestiche<br />

perché il confronto di opinioni è<br />

limitato, ma quando i nostri figli<br />

indossano lo zaino per andare a<br />

scuola, la risoluzione dell’arcano<br />

risulta molto più problematica.La<br />

scuola è, infatti, il luogo in cui i<br />

nostri figli trascorrono gran parte<br />

della giornata e si trovano ad<br />

interagire con figure che, con il<br />

trascorrere del tempo diventano<br />

per loro punti di riferimento…penso<br />

che un po’ tutti ci siamo sentiti<br />

dire, almeno<br />

una volta<br />

dai nostri<br />

figli la frase:<br />

“ma la<br />

maestra mi<br />

ha detto…”<br />

E’ inutile<br />

negare che<br />

istintivamentequelle<br />

parole ci abbiano dato un certo<br />

fastidio, facendoci sentire quasi<br />

subalterni. Ma se ognuno di noi<br />

riflettesse sul fatto che i genitori<br />

sono preposti alla funzione primaria,<br />

quella educativa, mentre<br />

la scuola, luogo in cui il bambino<br />

compie la prima esperienza di vita<br />

sociale, rappresenta l’agenzia formativa<br />

che diffonde nei nostri figli<br />

il sapere e la cultura, si può comprendere<br />

facilmente che il compito<br />

di entrambi è complementare<br />

e indirizzato a far emergere le<br />

potenzialità umane e creative dei<br />

nostri figli e a comunque ad aiutarli<br />

a crescere.<br />

7A FOTO LINDA gUERRISI<br />

COMPAGNIA SOFTAIR PALMI<br />

mio primo game: esaltazione alle<br />

stelle, confusione totale, ed alla<br />

fine un comico blu su blu (in gergo<br />

tecnico, ho sparato per sbaglio<br />

addosso a due compagni di squadra!);<br />

oggi, dopo sei anni di gioco,<br />

mi sento una persona arricchita<br />

dalla mia passione, innamorata<br />

di questo sport e tutt’altro che<br />

esaltata, serena nell’affrontare le<br />

sessioni in compagnia della mia<br />

squadra, grata ad un’attività che<br />

mi consente anche di smaltire le<br />

tossine derivanti da una dura settimana<br />

lavorativa. Le cose stanno<br />

così un po’ per tutti i club più anziani,<br />

che dopo anni di selezione<br />

“naturale” tendente a scoraggiare<br />

i soggetti più rissosi ed antisportivi,<br />

si ritrovano con una scrematura<br />

di persone che dà ampie garanzie:<br />

è necessario che la tendenza resti<br />

questa, poiché bisogna considerare<br />

che in uno sport dove non<br />

esistono arbitri, dove il “kill” (ovvero<br />

il punto derivante dall’aver<br />

colpito un avversario) è certificato<br />

solo ed esclusivamente dall’onestà<br />

dell’avversario stesso che deve<br />

“dichiararsi” colpito ed uscire dal<br />

game, se si inseriscono soggetti<br />

estranei a certi schemi si rompe<br />

completamente ogni equilibrio;<br />

Highlander è il titolo di un bellissimo<br />

film con Christopher Lambert,<br />

e noi vogliamo che tale resti: un<br />

film, appunto... Se poi è davvero<br />

necessario ispirarsi a qualche<br />

pellicola, meglio qualcosa come<br />

Black Hawk Down di ridley Scott,<br />

o Salvate il Soldato ryan di Steven<br />

Spielberg, film di guerra realistici<br />

dove al primo colpo subito si va giù<br />

a terra. noi abbiamo la fortuna di<br />

non morire (!) e di non procurarci<br />

nemmeno un graffio (graffio che<br />

comunque sarebbe regolarmente<br />

coperto da assicurazione sanitaria),<br />

di provare una forte scarica<br />

di adrenalina e di concludere la<br />

nostra mattinata sportiva davanti<br />

ad un piatto di pasta fumante,<br />

dopo una bella doccia; o a volte<br />

di toglierci il corpetto tattico ed<br />

arrostire in compagnia dei nostri<br />

amici un po’ di salsicce direttamente<br />

sul campo; di queste cose<br />

si nutre il Softair: di Serietà (uso<br />

il maiuscolo non a caso) quando<br />

è il momento, di Sorrisi per tutto<br />

il resto! Se pensate che questa<br />

“doppia S” faccia parte del vostro<br />

carattere, se avete voglia di sfidare<br />

voi stessi prima che gli altri,<br />

se imbracciare un arma per gioco<br />

non vi crea problemi di coscienza,<br />

se volete divertirvi, scaricare<br />

lo stress, passare delle giornate<br />

diverse, respirare aria pulita, far<br />

parte di una squadra, fare sana<br />

attività fisica, tante volte godervi<br />

una bella mangiata in compagnia<br />

di buoni amici, se insomma vi interessa<br />

tutto ciò, trovate qualcuno<br />

che è già inserito nell’ambiente (vi<br />

assicuro che non è difficile), fatevi<br />

consigliare sulle spese iniziali da<br />

chi se ne intende (importante per<br />

non fare acquisti inutili) ed unitevi<br />

alla grande famiglia dei “Softgunner”!<br />

Vi ritroverete a condividere<br />

il testo di questo articolo...<br />

Ed a smentire chiunque continui<br />

a chiamarci “esaltati”. Concludo<br />

citando da Facebook una frase di<br />

roberto “Pareo”, il presidente del<br />

club “Diavoli Verdi SAT” di reggio<br />

Calabria (uno dei decani del SA in<br />

Calabria): “Diffidate dalle basse<br />

imitazioni... non esiste un Softair<br />

personale, ma solo quello fatto da<br />

veri sportivi (che prima di tutto<br />

sono persone sincere) legati da<br />

un’unica passione e che si confrontano<br />

lealmente su tutti i campi,<br />

sia quelli professionali che quelli<br />

agonistici... W il Softair!”


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

di Francesco Braganò<br />

di Roberto “Axl” Teti<br />

GIANCARLO MAzzù<br />

iancarlo Mazzù inizia a calcare<br />

Gi palcoscenici negli anni ‘80<br />

suonando musica rock, il gruppo si<br />

chiamava “The Ice”; sin da subito<br />

si comprende il valore artistico e<br />

compositivo del musicista che riesce,<br />

ben coadiuvato dal resto della band,<br />

a rivoluzionare il modo di suonare<br />

il rock componendo dei brani di<br />

notevole interesse, particolarmente<br />

innovativi, utilizzando la sua chitarra<br />

elettrica in maniera splendida ed<br />

inusuale, sfruttando alla perfezione<br />

il delay e all’occorrenza il distorsore<br />

per supportare degli ottimi soli. negli<br />

anni Giancarlo Mazzù consolida la sua<br />

conoscenza musicale, inizialmente sotto<br />

la guida del maestro Martino Schipilliti,<br />

successivamente, frequentando il<br />

Conservatorio e diplomandosi in chitarra<br />

ed in composizione e arrangiamento<br />

jazz con il massimo dei voti; decidendo<br />

di non fermarsi con gli studi, consegue<br />

il diploma accademico di 2° livello in<br />

jazz, aggiungendo in questo caso oltre<br />

al massimo dei voti, anche la lode e la<br />

menzione d’onore. nel suo cammino<br />

musicale, dagli inizi con la musica rock<br />

Un uomo racchiuso nella sua<br />

preghiera. Accanto a lui solo<br />

la sua “kora” e dentro di sé tutto<br />

lo spirito della cultura “mandè”<br />

tramandato di generazione<br />

in generazione. A nord del<br />

Mediterraneo i cantastorie, o<br />

comunque i custodi di antiche<br />

tradizioni (musicali e non) la cui<br />

origine si perde nella notte dei<br />

tempi, sono figure che lentamente<br />

stanno conoscendo la loro fase<br />

crepuscolare, soppiantati dal<br />

progresso e dalla scarsa attitudine<br />

delle nuove generazioni a pescare<br />

nel passato per delineare il proprio<br />

futuro. Quello che succede in<br />

Africa, e precisamente nello stato<br />

del Mali, è l’esatto contrario: a<br />

fronte di una modernizzazione<br />

infrastrutturale frutto anche dei<br />

buoni rapporti sempre intercorsi<br />

con la Francia (di cui il Mali fu<br />

colonia fino al 1960), non è mai<br />

tramontato l’interesse verso i<br />

“Djeli” (letteralmente “coloro<br />

che trasmettono attraverso il<br />

sangue”), più comunemente<br />

24<br />

IL GIRADISchI - p u n t o d i a s c o lt o<br />

fino ad arrivare al jazz,<br />

parte davvero importante<br />

ha avuto la musica<br />

classica; in tale ambito<br />

ha svolto un’intensa<br />

attività concertistica<br />

come solista, in duo con<br />

il flauto e in duo con il<br />

pianoforte, ma è con<br />

il quartetto di chitarre<br />

“Armonie Mediterranee”,<br />

oggi trio per la prematura<br />

scomparsa del maestro<br />

Prestileo, assieme al<br />

fratello Francesco ed<br />

al maestro Martino<br />

Schipilliti, che nell’arco<br />

di venti anni ha tenuto<br />

concerti nelle maggiori<br />

città in giro per l’Italia.<br />

L’amore per la chitarra<br />

classica sarà onorato<br />

con la composizione<br />

di “Pure Landscapes”,<br />

una raccolta di visioni<br />

pure, composizioni scritte che hanno<br />

una forte radice nella pratica costante<br />

dell’improvvisazione, album uscito nel<br />

2007 per l’etichetta Dodicilune, che,<br />

come tiene a precisare Giancarlo-<br />

,“esprime gli aspetti più intimi del<br />

mio rapporto con la chitarra classica,<br />

strumento che mi accompagna<br />

dall’età di cinque anni”. In questo cd,<br />

tutto di sue composizioni, l’artista<br />

mostra di che pasta è fatto: tecnica<br />

sopraffina, gusto compositivo di<br />

altissimo livello, grande precisione<br />

e suono pulitissimo; sfruttando la<br />

libertà di un disco da solista, mette in<br />

campo tutte le sue conoscenze di più<br />

generi musicali, e con intelligenza,<br />

alterna le diverse atmosfere per non<br />

annoiare l’ascoltatore. nel cammino<br />

musicale di Giancarlo, poco prima di<br />

giungere al jazz, lo vediamo alle prese<br />

con un ambizioso e originale progetto<br />

musicale “Isologos”, coronato con<br />

l’uscita nel 2003 per l’etichetta<br />

Ethnoworld dell’omonimo disco, nel<br />

quale propone un percorso acustico<br />

a metà tra la musica orientale e<br />

quella colta europea. Grazie alla sua<br />

profonda conoscenza della musica<br />

orientale, affianca ai classici strumenti<br />

a corda anche altri strumenti quali<br />

chitarra fretless, bouzuki, sitar, cetra<br />

la k o r a d i To u m a n i di a B a T e<br />

conosciuti con il termine francese<br />

“Griot”. Da sempre essi sono stati<br />

poeti e cantori, a volte anche<br />

ambasciatori e interpreti nella<br />

fase pre-coloniale, e sono ancora<br />

visti dalla popolazione locale come<br />

autentici semidei che arricchiscono<br />

con il loro sapere chi, lontano<br />

dalle luci della capitale Bamako,<br />

ancora vive di caccia, pesca e<br />

pastorizia in posti in cui il tempo<br />

sembra essersi fermato. Toumani<br />

Diabate rappresenta il “griot” per<br />

eccellenza: figlio d’arte (suo padre<br />

Sikidi fu l’autore del primo disco<br />

per sola kora “Cordes anciennes”<br />

del 1970), appartenente all’etnia<br />

“mandinka” ritenuta la prima<br />

e unica custode della cultura e<br />

della saggezza. requisiti che già<br />

sono un ottimo biglietto da visita<br />

per chi si appresta all’ascolto di<br />

“The Mandè Variations”. In questo<br />

disco, l’artista maliano ci prende<br />

per mano e ci fa salire su un<br />

tappeto volante su cui inaliamo a<br />

pieni polmoni l’aria rarefatta ma<br />

incandescente che si respira a metà<br />

strada fra il Sahara e l’equatore.<br />

Toumani Diabate riesce a ricavare<br />

dalla sua kora ogni suono possibile<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

Giancarlo Mazzù<br />

in viaGGio dal rock al jazz<br />

a percussione, violino<br />

arabo rehab, lira greca e<br />

oud, nonché strumenti a<br />

percussione della tradizione<br />

indiana e tibetana<br />

quali tabla, mridangam,<br />

damaru, tibetan bells,<br />

tin-bhrul e l’uso del canto<br />

armonico, proprio della<br />

cultura sciamanica centroasiatica<br />

e tibetana. I<br />

tanti progetti musicali<br />

e i sempre più <strong>numero</strong>si concerti in<br />

giro per il mondo non pregiudicano<br />

il cammino relativo agli studi ed al<br />

perfezionamento, Giancarlo frequenta<br />

con ottimi risultati vari corsi con<br />

grandissimi musicisti jazz, tra i tanti<br />

Lama, Bonafede, Ottaviano, Joe<br />

Lovano ecc., e nel 1999, nell’ambito<br />

del festival “Umbria Jazz” consegue il<br />

diploma di Jazz della Berklee Scholl of<br />

Music di Boston. La sua passione, ed i<br />

tanti sacrifici che sono necessari per<br />

continuare a suonare ad alti livelli,<br />

non si rivelano vani tant’è che nel<br />

2008 la rivista “Musica Jazz” lo vota<br />

nel referendum “Top Jazz 2008” nella<br />

categoria “Strumentista dell’anno”, e,<br />

nello stesso anno, riceve il prestigioso<br />

premio internazionale “Anassilaos<br />

2008 per la Musica” come giusto<br />

riconoscimento per la sua attività<br />

artistica di musicista e compositore<br />

in Italia e all’estero. Il 2002 si rivela<br />

un anno importante per la carriera<br />

artistica di Giancarlo Mazzù; inizia la<br />

collaborazione con il pianista Luciano<br />

Troja, inizialmente con “Mahanada<br />

Quartet”, assieme a Carlo nicita e<br />

Carmelo Coglitore, in seguito in duo di<br />

chitarra e pianoforte. Questo sodalizio<br />

si basa soprattutto sulla ricerca di<br />

nuove forme sonore ed espressive,<br />

sempre con un occhio puntato alla<br />

tradizione; si esprimono, sia in ambito<br />

acustico sia elettrico, con l’obiettivo<br />

di mantenere inalterata la propria<br />

identità stilistica, facendo coesistere<br />

jazz tradizionale e composizioni<br />

popolari, forme di provenienza<br />

classica e improvvisazione radicale.<br />

Ed è così che vedono la luce “Seven<br />

Tales About Standards”, uscito nel<br />

2006, e “Seven Tales About Standards<br />

Vol. II”, aprile 2009, entrambe<br />

pubblicati dalla Splasc(h) records;<br />

e immaginabile, senza mai uno<br />

strappo o un minimo cedimento,<br />

dando sempre l’impressione di<br />

accarezzare affettuosamente<br />

le ventuno corde di cui è<br />

dotato questo particolarissimo<br />

strumento. La kora è un’arpa a<br />

liuto composta da una semizucca<br />

chiamata “calabash” ricoperta<br />

da una pelle di antilope, e da un<br />

manico che funge da tirante per<br />

le corde, a loro volta disposte in<br />

due file, una da dieci e l’altra<br />

da undici. Per l’occasione, il<br />

musicista africano ha anche<br />

apportato delle personalissime<br />

modifiche allo strumento al fine<br />

di migliorarne ulteriormente il<br />

suono in fase di registrazione.<br />

E il risultato è semplicemente<br />

sorprendente, tanto che in alcuni<br />

momenti sembra che siano più<br />

elementi a suonare, mentre dalla<br />

prima all’ultima nota a “cantare”<br />

è la kora di Toumani Diabate, il<br />

quale sciorina trame morbide e<br />

mai scontate, alternando pause<br />

che valorizzano la straordinaria<br />

cassa di risonanza della kora a<br />

cavalcate che mettono in risalto<br />

l’estrema abilità dell’interprete,<br />

quest’ultimo, presentato<br />

in anteprima in America<br />

con una serie di concerti di<br />

prestigio tra Philadelphia<br />

e new York. È un progetto<br />

dedicato ad alcune famose<br />

e pluri-eseguite canzoni<br />

dell’American Songbook,<br />

trattate non solo con<br />

il linguaggio del jazz<br />

tradizionale, ma anche<br />

attraverso altri elementi,<br />

come il contrappunto, la melodia<br />

italiana della fine dell’800, la musica<br />

per il teatro. Il primo cd è stato<br />

accolto con entusiasmo dalla stampa<br />

internazionale: la rivista americana<br />

“Cadence” l’ha considerato una<br />

rivisitazione in chiave third stream<br />

del celeberrimo “Undercurrent”<br />

di Bill Evans e Jim Hall, e la rivista<br />

argentina specializzata “El Intruso”,<br />

l’ha inserito tra i migliori dieci cd del<br />

2006. “Seven Tales About Standards<br />

Vol. II” comprende 10 tracks, tutti<br />

standard conosciutissimi, con i<br />

titoli riportati citando gli autori,<br />

le date e i musical di provenienza,<br />

che evidenzia il grande e doveroso<br />

rispetto dei musicisti verso le songs.<br />

Alla grandezza degli standard i due<br />

musicisti rispondono con altrettanta<br />

fantasia, verve e gioia di suonare, e<br />

con la giusta sintesi di esperienze,<br />

classico per Mazzù e prettamente<br />

jazz per Troja. Che dire.. grandissima<br />

interpretazione in tutte le tracks con<br />

una particolarissima menzione, dovuta<br />

soprattutto alla vena innovativa, di<br />

“Autumn Leaves” e “All The Things<br />

You Are”. Concludo riportando la<br />

recensione fatta da neri Pollastri<br />

sulla rivista “All About Jazz” che<br />

condivido totalmente: “Un lavoro di<br />

rara finezza e intelligenza, dialogico<br />

e sofisticato.. in un piacere continuo<br />

per l’orecchio e per la mente, sempre<br />

stimolata a ricercare nella memoria<br />

il tema e a rivalutarlo nelle forme di<br />

volta in volta proposte. Inutile dire<br />

di più su un lavoro che va ascoltato<br />

e riascoltato, con gusto mai sopito,<br />

perché - e non è poco! - anche il<br />

semplice ascolto è piacevolissimo,<br />

perché le invenzioni non sono mai<br />

cerebrali, ma solo, genuinamente<br />

musicali”.<br />

con scale che vanno ad attingere<br />

nei meandri più reconditi della<br />

tradizione maliana. Forse il titolo<br />

del disco deriva proprio da questo,<br />

in quanto Diabate ha messo in<br />

pratica tutti, ma proprio tutti, gli<br />

insegnamenti della cultura mandè<br />

con tutte le sue varianti che<br />

nascono spostandosi di villaggio<br />

in villaggio. Potremmo definirlo il<br />

disco griot “definitivo”. La certezza<br />

è che, se lo si ascolta dall’inizio<br />

alla fine con gli occhi chiusi,<br />

quando li riapriremo capiremo che<br />

esiste un mondo bellissimo nella<br />

sua semplicità, ma ahimè troppo<br />

lontano dall’intelligenza di molti<br />

di noi.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

di Cristoforo Bovi<br />

Carmen Consoli, dopo “una<br />

pausa di riflessione” che<br />

ha particolarmente fatto soffrire<br />

il sottoscritto e la maggior parte<br />

dei suoi estimatori, torna poderosamente<br />

con un lavoro straordinario:<br />

“Elettra”. naturalmente Carmen<br />

non è stata ferma in questi<br />

tre anni poiché ha suonato nei più<br />

importanti teatri d’oltreoceano<br />

ricercando nuove sonorità da mescolare<br />

a quelle già ampiamente<br />

testate nei suoi precedenti lavori.<br />

Il risultato che ne viene fuori è di<br />

un pregio estremo. La più che collaudata<br />

sezione ritmica formata<br />

da Marco Siniscalco (contrabbasso)<br />

e Puccio Panettieri (batteria), è<br />

“l’anima” sulla quale ruota tutto il<br />

lavoro e denota la scelta “maniacale”<br />

dei suoni. Il mastering di Bob<br />

Ludwig al Gateway di Portland, la<br />

dice tutta sulla riuscita finale del<br />

disco, che oserei definire un capolavoro,<br />

e che diverrà di certo<br />

una pietra miliare della musica<br />

italiana. Le collaborazioni di spessore<br />

non finiscono qui: figurano,<br />

infatti, Franco Battiato e Manlio<br />

Sgalambro che firmano il particolarissimo<br />

brano “Mare Ti Amiamo”<br />

dominato da ritmi a metà fra la<br />

tradizione siciliana e quella araba,<br />

con ritornello in francese; Marina<br />

rei, che suona la batteria in “Ventunodieciduemilatrenta”;Massimo<br />

roccaforte (chitarre), Santi<br />

Pulvirenti (mandolino, chitarra<br />

elettrica, banjo), Salvo Carruggio<br />

(percussioni), l’orchestra “roma<br />

di Giuseppe “Enyal” Fiorino<br />

toria curiosa quella di France-<br />

Ssca Lago. Il suo primo lavoro,<br />

chiamato “Mosca Bianca”, risale al<br />

1997. L’album fu pubblicato dalla<br />

casa discografica Edel, e vantava<br />

<strong>numero</strong>se collaborazioni eccellenti,<br />

fra questi: Morgan (Bluvertigo),<br />

Carmen Consoli, Eugenio Finardi,<br />

25 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

IL GIRADISchI - p u n t o d i a s c o lt o<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

sinfonietta” diretta<br />

dal Maestro Paolo<br />

Buonvino.<br />

È una Carmen<br />

diversa dal solito<br />

(bellissima!!) già<br />

dalla copertina e<br />

dalle immagini interne,<br />

si capi-sce<br />

il segnale differente<br />

che vuole<br />

trasmettere rispetto<br />

al passato.<br />

“È un disco che ho<br />

realizzato dopo la<br />

scomparsa di mio<br />

padre”, dice l’artista nel giorno<br />

della presentazione dell’album,<br />

ed a lui dedica “Mandaci Una Cartolina”,<br />

brano delicatissimo e di<br />

estrema sensibilità emotiva sia<br />

nel testo che nella musica. Altra<br />

annotazione positiva va al brano<br />

“La Finestra”, ove Carmen, in un<br />

comprensibile dialetto, offre un<br />

“affresco” della società siciliana<br />

che sta cambiando (molto vicina<br />

alla nostra, ahimè!!!), soffermandosi,<br />

con vena comica, particolarmente<br />

su coloro che hanno fatto i<br />

soldi e credono di poter rinnegare<br />

le proprie origini.<br />

Facendo un “sincero” esame di<br />

coscienza, potrebbe essere ciò<br />

che pensiamo (senza offesa alcuna)<br />

ogni qualvolta ci affacciamo<br />

dalle nostre dimore ...Ascoltare<br />

attentamente per credere!!!<br />

“non Molto Lontano Da Qui”, è la<br />

traccia scelta come singolo per<br />

il lancio dell’album, pertanto la<br />

sua struttura è molto adatta alla<br />

trasmissione radiofonica e “facile”<br />

da ricordare; da segnalare gli<br />

incastri tra le chitarre che fanno<br />

apprezzare tutto magicamente.<br />

Arriva dritto allo stomaco, perché<br />

raccontata in prima persona dalla<br />

vittima, la storia di abusi su una<br />

minore nell’ambito familiare del<br />

brano “Mio zio”.<br />

Soffermandosi sul testo si rimane<br />

di stucco per la crudezza e l’ironia<br />

con la quale viene descritta tale<br />

situazione. Il brano che dà il titolo<br />

all’ intero lavoro “Elettra”, parla<br />

di una prostituta che si innamora<br />

con grande dignità di un cliente,<br />

Pardo e Patrick Benifei<br />

(Casinò Royale), ed infine<br />

Marc ribot (ha collaborato<br />

con Tom Waits, Vinicio<br />

Capossela, Elvis Costello<br />

e tanti altri). nonostante<br />

il disco abbia ottenuto un<br />

buon successo sia a livello<br />

commerciale che di critica,<br />

Francesca Lago decide di<br />

allontanarsi dalle scene.<br />

Ora ricompare, a distanza<br />

di dodici anni, con questo<br />

nuovo progetto, chiamato<br />

“The Unicorn”. non è un<br />

disco vero e proprio, ma un Ep di<br />

sette tracce (di cui una non suonata).<br />

Per questo lavoro l’artista dimostra<br />

un grande coraggio, in quanto<br />

decide di autoprodurre il disco e di<br />

affrontare un genere molto distante<br />

dai tempi di “Mosca Bianca”.<br />

Infatti, se “Mosca Bianca” è un<br />

disco centrato su generi come il pop<br />

bENTORNATA,<br />

“CANTATESSA”!!<br />

per essere “salvata” dalla situazione<br />

in cui si trova; dinamiche e<br />

pulizie dei suoni, anche qui lasciano<br />

il segno. «Comunque questo<br />

album è soprattutto un disco che<br />

canta l’amore, ogni tipo d’amore:<br />

quello paterno e quello filiale,<br />

quello mercenario e quello incestuoso,<br />

quello passionale e quello<br />

romantico», sottolinea Carmen.<br />

Effettivamente, dedicandosi<br />

all’ascolto e facendosi trasportare<br />

dalla sua originalissima, dolce<br />

e inimitabile voce, ci si accorge di<br />

ciò con un notevole alternarsi di<br />

stati d’animo. Buon ascolto.<br />

Nel non troppo lontano 2002,<br />

dalle ceneri di una tra le<br />

più celebri band del panorama<br />

rock italiano, i Timoria, nascono i<br />

Miura, sotto la volontà e la dedizione<br />

di Diego Galeri, batterista,<br />

e Illorca (al secolo Carlo Alberto<br />

Pellegrini), bassista. Si rivela subito<br />

azzeccata e preziosa la scelta<br />

di collaborazione con il chitarrista<br />

Killa, con il quale il lavoro<br />

musicale ben presto diventa una<br />

realtà intitolata ”In testa”. L’album<br />

viene pubblicato nel 2005,<br />

con alla voce un ragazzo bresciano<br />

che verrà quasi subito sostituito<br />

da chi, poi, si confermerà voce<br />

ufficiale della band: Max Tordini.<br />

nel 2008 viene pubblicato il secondo<br />

album, ”Croci”, che no-<br />

francesca LaGo<br />

3<br />

miura<br />

di Valentina Caratozzolo<br />

e l’elettronica, “The Unicorn” punta<br />

decisamente al genere cantautorale.<br />

Questo Ep si contraddistingue perché<br />

mette in mostra una musicalità a<br />

trecentosessanta gradi, nonostante<br />

la strumentazione è ridotta all’osso.<br />

I testi sono molto belli e per nulla<br />

scontati. I pezzi sono suonati con<br />

chitarra e voce, ad esclusione<br />

della traccia “number 24” dove c’è<br />

anche una batteria programmata.<br />

Francesca Lago riesce a dimostrare<br />

una vocalità unica che si combina<br />

perfettamente con la musica e i<br />

testi scritti in inglese. Ciascun brano<br />

è molto curato sia da un punto<br />

di vista compositivo che vocale.<br />

La voce di Francesca mostra un<br />

livello interpretativo molto elevato,<br />

anche la musica non è per nulla<br />

ripetitiva. nel pezzo omonimo cura<br />

molto i toni bassi, mentre il brano<br />

“Black Thoughts” merita un ascolto<br />

molto più approfondito, visto che è<br />

nostante il suono ruvido e quasi<br />

acerbo, vanta la collaborazione di<br />

vari artisti italiani come Moltheni,<br />

Lubjan, Mirko Venturelli (Giardini<br />

di Mirò), Pietro Canali, Steve Dal<br />

Col (Frigidaire Tango) e lo stesso<br />

produttore artistico Giorgio Canali.<br />

Degni di nota sono certamente<br />

i due pezzi duettati con Lubjan<br />

(M.A.I.A.) e Moltheni (Scompaio).<br />

nella scorsa primavera, i Miura<br />

tornano in sala d’incisione.<br />

Il nuovo disco, intitolato non<br />

casualmente ”3”, è stato registrato<br />

con la produzione artistica<br />

di Giacomo Fiorenza tra le colline<br />

della Lunigiana, al Borgo Studio<br />

di Cattognano (MS), un affascinante<br />

borgo del ‘500 che conta<br />

pochissimi abitanti ed un’atmosfera<br />

molto intima ed introspettiva.<br />

Elementi, quest’ultimi, che<br />

si possono trovare sia nei testi di<br />

”3”, sia nella ricerca di un suono<br />

più intenso e originale, rispetto<br />

ai precedenti lavori. L’innovazione<br />

c’è tutta e il disco non<br />

risulta banale, ma anzi, piacevole<br />

all’ascolto anche dell’orecchio<br />

meno esperto. Le linee vocali<br />

sono parlate, gli arrangiamenti e<br />

il suono diventano ricercati e caratterizzati<br />

da nuove componenti<br />

che sembrano essere sempre appartenute<br />

alla band: psichedelia,<br />

fuzz e synth che miscelati a nuovi<br />

stili di chitarra e una batteria più<br />

lineari, risultano azzeccati e per<br />

nulla deludenti.<br />

La band dimostra di non rinnegare<br />

le proprie radici ed il passato,<br />

ma anzi, di trarne insegnamento<br />

per la propria crescita musicale.<br />

E da qui, infatti, nasce il ripescare<br />

ambientazioni vintage e strumentazioni<br />

d’eccezione (synth,<br />

soprattutto) che riescono a coniugare<br />

perfettamente un sound lontano<br />

da qualsiasi formale cliché,<br />

adeguatamente miscelato alla voglia<br />

di psichedelia e di grunge.<br />

”3” regala all’ascoltatore undici<br />

tracce, quasi tutte di notevole<br />

rilievo, tra le quali mi sento di<br />

evidenziare: “Io”, “nella Capsula<br />

del Tempo”, “Il Solista”, “nulla E’<br />

Inutile”. L’album , pubblicato lo<br />

scorso 7 novembre con il singolo<br />

”normale”, esce per Prismopaco<br />

records, l’etichetta di Diego Galeri<br />

nata a fine 2007. Credo di non<br />

azzardare una gaffe affermando<br />

che ”3” rappresenta la nascita di<br />

una nuova vita per i Miura, indirizzata<br />

sempre più verso la ricercatezza<br />

e la sostanza.<br />

Ed è quello che gli auguro.<br />

arrivato in semifinale nel prestigioso<br />

“UK Songwriting Contest 2009”.<br />

Anche in questa traccia l’autrice<br />

si muove con grande disinvoltura,<br />

fornendo una prestazione vocale<br />

molto appassionata. “The workings<br />

of a dubious life” è un pezzo molto<br />

ritmato sia nei suoni chitarristici<br />

sia nell’interpretazione della voce.<br />

In conclusione “The Unicorn” si<br />

presenta come un lavoro molto<br />

elegante e raffinato, che contiene<br />

dei veri e propri gioielli compositivi<br />

ricchi di poesia e fascino. In una<br />

parola: capolavoro. Il disco è<br />

consigliato a tutti quelli che hanno<br />

comprato - tanto tempo fa – “Mosca<br />

Bianca”, ma anche agli appassionati<br />

di musica cantautorale. Se qualcuno<br />

volesse saperne di più sull’artista,<br />

consiglio di fare un giro sulla sua<br />

pagina di Myspace, dove potrete<br />

trovare qualunque tipo di notizia<br />

che coinvolge l’artista (tour, storia<br />

della sua carriera, ecc.).<br />

VOTAzIOnE:*****


Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

FRANcO TIGANO<br />

m a e s T r o d i v i T a e d i s p o r T<br />

di Rocco Cadile<br />

Parlare del Professore Franco<br />

Tigano è un dovere morale.<br />

Chi ha la fortuna di conoscerlo<br />

lo ama e lo stima profondamente.<br />

E’ colui il quale riesce attraverso<br />

un gesto, una parola, un sorriso ad<br />

entrare nel cuore della gente. La<br />

sua vita l’ha dedicata al servizio<br />

della comunità palmese, tra insegnamento<br />

e sport. negli anni ’50 è<br />

stato uno degli atleti più apprezzati,<br />

grazie anche alle sue capacità<br />

fisiche che gli consentirono di<br />

praticare molti sport, tra l’altro è<br />

stato anche portiere della Palmese<br />

in serie C. Ma la sua specialità<br />

preferita è stata il salto in alto,<br />

una disciplina che gli regalò tante<br />

soddisfazioni ma che, nello stesso<br />

tempo, gli<br />

lasciò un segnoindelebile;<br />

infatti un<br />

salto mal riuscito<br />

gli causò<br />

la perdita<br />

di un rene. E’<br />

lui stesso a raccontarel’accaduto<br />

senza<br />

pietismi o rammarico,quasi<br />

a non voler<br />

essere irriconoscente<br />

verso<br />

quello sport al<br />

quale si sentivaindissolubilmentelegato.<br />

Per Tigano lo sport non è stato<br />

una metafora della vita ma la vita<br />

stessa. Costituì una società di pallavolo<br />

che lui stesso allenò per oltre<br />

venticinque anni, portando la<br />

squadre, sia quella femminile che<br />

quella maschile, in serie C, sfiorando<br />

addirittura la promozione<br />

per la qualificazione in serie B. I<br />

26<br />

INTORNO ALLO SpORT<br />

molti ragazzi che ha allenato e che<br />

rappresentano la memoria storica<br />

da nando Marincola, Elio Maisano,<br />

nunzio Sprizzi, Enzo Celi, Antonello<br />

Fotia, Enzo Barbaro, Giorgio<br />

Ascioti, Antonio rondanini, Franco<br />

Viola, Pino Gelardi, Pino Carbone,<br />

nino Surace, Pasquale Barone,<br />

Pino Caracciolo, Gianni Sturniolo,<br />

Francesco Loria, Vincenzo zappone,<br />

le ragazze rosaria Violi, Anna<br />

e Maria Celi, Enza Bagalà, M. Teresa<br />

Cerbino, Enrichetta Scolaro,<br />

Francesca Bagalà, Paola De Salvo,<br />

Ester Mura, Annamaria Ordile,<br />

Daniela Scalfari, Liliana zappone,<br />

oggi tutti affermati professionisti,<br />

lo consideravano il loro “ doping<br />

naturale “. riusciva a trasmettere<br />

entusiasmo, carica, fiducia, elementi<br />

necessari per far supera-<br />

re agli atleti le difficoltà, la fatica<br />

degli allenamenti, la delusione<br />

della sconfitta. Faceva vivere la<br />

pallavolo come momento di autoaccrescimento<br />

e di gioia, per migliorare<br />

la qualità della vita e non<br />

semplicemente una sterile attività<br />

sportiva. Quella sua abilità nel<br />

coinvolgere tutti e nel cogliere i<br />

caMPIonaTo ProvIncIaLe dI cIcLIsMo<br />

-sPecIaLITà MounTaIn bIKe-<br />

di Sergio Panetta<br />

Si è da poco concluso il Campionato<br />

Provinciale di ciclismo specialità<br />

Mountain Bike, che ha visto, ancora<br />

una volta, un club palmese, la Pegasus,<br />

primeggiare sui campi sterrati<br />

della Provincia.<br />

La manifestazione ha laureato<br />

Campioni Provinciali MTB proprio<br />

due Atleti appartenenti alla prestigiosa<br />

società Pegasus <strong>Palmi</strong>: Antonio<br />

Mazzullo per la categoria Senior e<br />

Arturo Sofia per la categoria Veterani.<br />

Al campionato hanno preso parte oltre<br />

60 atleti provenienti anche da fuori<br />

regione, che si sono dati battaglia su<br />

vari tracciati della nostra provincia.<br />

Due sono state le tappe fissate a<br />

<strong>Palmi</strong>, entrambe sul monte S. Elia,<br />

scelto proprio per la posizione strategica.<br />

La tappa finale proprio sul S. Elia,<br />

dove si è ricavato un tracciato molto<br />

suggestivo per il panorama mozzafiato,<br />

ha lasciato tutti gli atleti<br />

provenienti anche da altre regione,<br />

senza fiato per la sua maestosa bellezza<br />

naturale.<br />

I nostri campioni, per l'occasione<br />

hanno sbaragliato la concorrenza battendo<br />

per distacco i diretti inseguitori,<br />

laureandosi così entrambi Campioni<br />

Provinciali delle rispettive categorie.<br />

Ai nostri campioni va il plauso di<br />

tutta la dirigenza, il Presidente ed il<br />

Consiglio Direttivo della ASD Pegasus.<br />

diversi stati d’animo, gli consentivano<br />

di gestire la squadra come<br />

fosse una grande famiglia. Era apprezzato<br />

e accolto con grande affetto<br />

e ospitalità da tutti i dirigenti<br />

sportivi delle altre società.<br />

Ancora oggi è amato e rispettato<br />

dai suoi “ ragazzi “, ai quali ha<br />

lasciato in eredità un immenso patrimonio<br />

di valori umani e sportivi<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

LA PREPARAZIONE MENTALE NELLO SPORT<br />

La Prestazione Eccellente (Flow)<br />

di Marcello Surace<br />

Il flow, quale prestazione eccellente<br />

(peak performance), rappresenta<br />

il flusso di coscienza, l’esperienza<br />

ottimale, il massimo coinvolgimento<br />

cognitivo ed emotivo, lo<br />

stato di benessere psicologico che<br />

fa riferimento ad una condizione<br />

psicofisica sopra ogni aspettativa,<br />

delineata da uno stato psicologico<br />

ottimale: utilizzo superiore delle<br />

potenzialità umane.<br />

Il primo ad occuparsi del flow fu<br />

lo psicologo americano Csikszentmihalyi<br />

negli anni 70.<br />

In riferimento al verificarsi di<br />

questa condizione, Il campione<br />

olimpico di decathlon alle Olimpiadi<br />

di Montreal (1976) Bruce Jenner<br />

disse: “Cominciai ad avere la sensazione<br />

che non c’era niente che<br />

io non potessi fare, era come se<br />

fossi in possesso di una potenza<br />

senza limiti; mi faceva quasi paura<br />

la facilità con cui battevo ogni record<br />

personale; non ero sulla terra<br />

come tutti gli altri”.<br />

Atleti di alto livello ribadiscono:<br />

• di avere, in tali situazioni, una<br />

percezione del compito come una<br />

sfida stimolante, con la convinzione<br />

di affrontarlo con estremo<br />

successo, il che permette di estraniarsi<br />

da tutto il resto, risparmiare<br />

l’energia psicofisica per analizzare<br />

altre informazioni, svolgere il<br />

compito in maniera automatizzata<br />

e spontanea;<br />

• la concentrazione diventa massima<br />

non lasciando spazio ad altre<br />

informazioni irrilevanti;<br />

• vi è assenza di paura, forte<br />

motivazione, determinazione,<br />

percezione di controllo della situazione,<br />

sensazione di gioia e<br />

carica fisica;<br />

• ci si sente padroni dei propri<br />

movimenti e capaci di superare<br />

qualsiasi ostacolo, si ha fiducia<br />

nelle capacità personali;<br />

• si avverte un disorientamento<br />

spazio temporale (il campo sembra<br />

più grande, la palla muoversi<br />

più lentamente);<br />

• si ha un rilassamento fisico e<br />

mentale (scioltezza, fluidità, sicurezza<br />

dei movimenti, calma, concentrazione).<br />

che sono alla base anche del recente<br />

successo di rocco Barone, il<br />

pallavolista palmese della Tonno<br />

Callipo, convocato in nazionale.<br />

Caro Professore Franco, un grazie<br />

di cuore per quello che ha fatto e<br />

continua ancora a fare per la nostra<br />

città. Una persona speciale<br />

come Lei è un orgoglio e una ricchezza<br />

per <strong>Palmi</strong>.<br />

Durante questo momento, che<br />

può durare pochi minuti, uno o<br />

qualche giorno, si avverte questo<br />

stato soggettivo positivo e gratificante<br />

che è reso possibile dalla<br />

completa funzione tra azione e<br />

coscienza, stato di equilibrio e ordine<br />

psichico.<br />

L’equilibrio fra le richieste della<br />

situazione e le capacità personali<br />

percepite, favoriscono l’insorgenza<br />

del flow.<br />

Qualche studioso (Hall 1982)<br />

suppone che questa condizione<br />

possa essere favorita da un intervento<br />

sinergico dei due emisferi<br />

cerebrali, considerato che in genere<br />

funzionano in maniera asimmetrica<br />

svolgendo compiti diversi.<br />

È importante altresì l’ambiente in<br />

cui si vive, l’eredità culturale, il livello<br />

di istruzione, lo status socio<br />

economico, l’educazione familiare.<br />

Il fatto di provenire da situazioni<br />

disagiate molto spesso può<br />

essere un vantaggio, poiché favorisce<br />

l’utilizzo di attività fisiche<br />

che richiedono energie individuali<br />

e poche risorse materiali. Alcuni<br />

sperimentano in maggior misura<br />

vissuti di flow rispetto ad altri<br />

(personalità autotelica), essendo<br />

predisposti per diversi motivi:<br />

capacità di mantenere la concentrazione<br />

più a lungo; capacità di<br />

vedere gli ostacoli come sfide; capacità<br />

di sentirsi responsabili del<br />

controllo delle proprie azioni con<br />

uno stimolo maggiore della motivazione<br />

interna.<br />

non è possibile allenare il flow,<br />

ma è realizzabile occuparsi delle<br />

condizioni che lo favoriscono; infatti,<br />

l’intensità e la frequenza del<br />

flow sono strettamente correlate<br />

ad abilità ed a componenti psicologiche<br />

quali: fiducia pre-gara,<br />

pensiero positivo, motivazione,<br />

focalizzazione attentiva, reattività<br />

fisica, livello di attivazione<br />

psicofisiologica, definizione degli<br />

obiettivi, feedback. Il flow non<br />

può essere sperimentato in una<br />

situazione di ansia o di scarsa autostima.<br />

non vi è nessuna differenza tra<br />

maschi e femmine nella percezione<br />

del flow.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.it<br />

N on<br />

27 Anno 1 Nr. 1 Gennaio <strong>2010</strong><br />

cULTURA E FOLKLORE<br />

<strong>Palmi</strong>&<strong>Dintorni</strong><br />

<strong>Madre</strong><strong>Terra</strong><br />

GRAZIE!<br />

è solo il dovere, la ragione di questo nostro articolo di ringraziamento, ma è la grande soddisfazione<br />

di aver sentito, sin da subito, a fianco di questa affascinante iniziativa, tantissime persone appartenenti<br />

ai più diversi ceti sociali che hanno compreso e condiviso le ragioni del nostro progetto con una partecipazione<br />

commovente e generosa. Questa grande e sentita adesione popolare , dimostra in maniera inconfutabile<br />

che, quando occorre rafforzare il legame con la fede, le radici, le tradizioni e la cultura del proprio paese,<br />

il palmese c’è e ci sarà sempre, a dimostrazione del grande amore che nutre verso la propria terra; affetto<br />

che ha solo bisogno di essere alimentato da progetti, idee ed iniziative serie e soprattutto disinteressate.<br />

Un ringraziamento immenso va ai palmesi sparsi in tutto il mondo che, grazie alla loro generosità ci danno la<br />

giusta carica per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Per un principio di trasparenza, ma soprattutto<br />

per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al progetto con i propri mezzi e con le proprie possibilità<br />

finanziarie, pubblichiamo un elenco, in rigoroso ordine alfabetico, che sarà aggiornato di volta in volta, ad<br />

ogni uscita del nostro giornale.<br />

Angì Cettina<br />

Arcuri Antonino<br />

Arcuri Massimiliano<br />

Arcuri Santo<br />

Assoc. Città Di <strong>Palmi</strong><br />

Assoc. Fisiofit <strong>Palmi</strong><br />

Assoc. <strong>Madre</strong>terra<br />

Assoc. Pitagora<br />

Assoc. Presenza<br />

Assoc.e Prometeus<br />

Badolati Anna<br />

Badolati Felice<br />

Balzamà Concetta<br />

Barbaro Oscar<br />

Barbaro rocco<br />

Barbera Carmela<br />

Barbera Matteo<br />

Barone Francesco<br />

Barone Giovanni<br />

Barone Sissi<br />

Braganò Francesco<br />

Bruzzese Giovanni<br />

Caccamo Cecè<br />

Cambrea rocco<br />

Cannata nella<br />

Catalano Maria rosaria<br />

Catalano rachele<br />

Chizzoniti Cristina<br />

Choteau Pascale<br />

Cofano Achille<br />

Costa Concetta Maria<br />

Costa Giovanni<br />

Costantino Lucia D.<br />

Cricrì Giuseppe<br />

Cricrì Walter<br />

D’agostino Francesco<br />

Davì Giuseppe<br />

De Francia Salvatore<br />

De Maio Laura<br />

De Maio Armando<br />

De Maio Filippo<br />

De Santis Vincenzo<br />

Ficarra nicolo’<br />

Ficarra nicolò<br />

Fontana Pasquale<br />

Franconeri Pasquale<br />

Gagliostro Cetto<br />

Gagliostro Caterina<br />

Galletta Antonino<br />

Gargano Ernesto<br />

Gargano Ernesto<br />

Gaudio Ennio<br />

Gentile Francesco<br />

Hyrace Franca<br />

Iannelli Antonino<br />

Isola Giuseppe<br />

Lacquaniti nunzio<br />

Leonardis Anna Maria<br />

Loiercio Teresa<br />

Lo Previte Teresa<br />

Longo Pippo<br />

Luppino Carmela<br />

Magazzù Antonio<br />

Magazzù Giuseppe<br />

Managò Andrea<br />

Managò Vincenzo<br />

Non è possibile scrivere la vita di un uomo in poche righe. E’ ancor più difficile farlo nel momento in cui trattasi di un personaggio storico, ma è quasi<br />

impossibile se l’onere è quello di riportare il Bios di uno dei santi più venerati dalla Chiesa e dal popolo cristiano.<br />

La vita di san rocco è talmente intensa da custodire e rivelare una quantità incredibile di contenuti e messaggi, che attraversano le tematiche fondamentali<br />

e più importanti dell’Umanità. Ma non solo. Ad aumentarne il valore, si associa la presenza del secolo che gli fu Suo, considerato a ragione dagli storici tra i più<br />

interessanti della Storia. In questa sede non mi sarà possibile affrontare i contenuti ed i messaggi del Bios del nostro santo e tanto meno un rapporto scientifico<br />

sul XIV secolo; dovendomi concentrare comunque sulla biografia, mi limiterò a riportarne i connotati scientifici più affidabili.<br />

Tralascerò, inoltre, di relazionare sulle antiche fonti scritte e sulle logiche di composizione che hanno reso possibile la realizzazione<br />

del Bios, a cura dei più grandi studiosi mondiali su questa prestigiosa figura: un esercito di ricercatori riuniti sotto un’unica bandiera<br />

(Associazione San rocco Italia – Comitato Internazionale Storico Scientifico per gli studi su san rocco e la Storia Medievale – presieduto<br />

da Gianpaolo Vigo) di cui il Paolo Ascagni è il direttore e Pierre Bolle il massimo esponente e di cui mio onoro essere unico<br />

membro per la regione Calabria.<br />

Tuttavia, sarà possibile un accenno ad alcuni aspetti fondamentali che il lettore potrà<br />

scorgere, facendosene una ragione a priori e potendo, successivamente, affacciarsi ad<br />

ammirare il resto dell’universo di san rocco in pubblicazioni già esistenti. Secondo le ricostruzioni<br />

storiche più recenti e attendibili, rocco nacque verso il 1345/50 a Montpellier,<br />

una ricca città francese in Linguadoca, e morì verso il 1376/79 a Voghera, in Italia.<br />

Tesi molto accreditate identificano il roch/roche non come un nome bensì un cognome.<br />

Le antiche agiografie dicono che i genitori, forse nobili e certamente benestanti, si chiamavano<br />

Libera e Giovanni. Dio concesse la grazie ai due sfortunati coniugi di avere un figlio solo dopo<br />

molti anni di intense preghiere; il neonato nacque con una croce vermiglia incisa nel petto.<br />

Massara Francesco<br />

Matarese Giovanni<br />

Matina Francesco<br />

Melara Carmine<br />

Mesiti Silvio<br />

Muratore Piero<br />

nicotra Ferruccio<br />

nizzari Domenico<br />

noto Vincenzo<br />

Oliva Carlo<br />

Ortuso Andrea<br />

Ortuso Giovanna<br />

Ortuso Lucia<br />

Ortuso rocco<br />

Pardeo Francesco<br />

Pardeo Gaetano<br />

Parisi Antonino<br />

Parisi Enzo<br />

Petitto Concetta<br />

Petitto Saverio<br />

Pipino roberto<br />

Pirrottina rocco<br />

Pizzuto Dino<br />

Previtera Marianna<br />

r.L. Pitagora 29 agosto<br />

reni Marcella Clara<br />

rizzitano Carmelo<br />

romeo Giuseppe<br />

Saccà natale<br />

Sainato Marcella<br />

Sainato roiberto<br />

Scidone rocco<br />

Seminara Eugenio<br />

Silvestri Salvatore<br />

Solano Domenico<br />

Tigano Franco<br />

Trapasso Maria rosaria<br />

Trentinella Caterina<br />

Trentinella Francesco<br />

Tripodi Carmelo<br />

Veneto Armando<br />

Veneto Mara<br />

Ventrice Alberto<br />

Ventrice Loredana<br />

Ventrice Paolo<br />

zagari Cosimo<br />

zappone Franco<br />

zirino Pasquale<br />

Oreste Kessel Pace<br />

Membro de:<br />

Associazione San rocco Italia<br />

Comitato Internazionale Storico<br />

Scientifico per gli Studi su san<br />

rocco e la Storia Medievale.<br />

www.sanroccodimontepellier.it<br />

www.kessel.it<br />

rocco crebbe, sicuramente, in un clima di profonda religiosità e, infatti, dimostrò una precoce vocazione alla carità cristiana. nato in<br />

un periodo in cui imperversava la peste, probabilmente ebbe subito un profondo rispetto verso gli ammalati. Persi i genitori a circa 20 anni<br />

ed essendo l’unico erede, decise di donare ogni cosa in beneficenza e di indossare l’abito del pellegrino. Fu in moltissimi luoghi d’Italia per<br />

assistere gli appestati e produrre addirittura guarigioni, non solo negli ospedali, divenendo immediatamente famoso nonostante viaggiasse nel completo anonimato.<br />

Probabilmente giunse ad Acquapendente nel 1367, quindi girovagò per l’Italia centrale inseguendo la peste. Fu a roma nel 1368 dove guarì anche un cardinale<br />

il quale lo presentò al Papa, che secondo questa cronologia non poteva che essere Urbano V. Viaggiò quindi fino a Cesena, rimini, la «Marca Trevigiana» e Piacenza<br />

(anno 1371) dove una notte, all’interno di un ospedale, si accorse di essersi a sua volta ammalato. Un terribile bubbone all’inguine cominciò a tormentarlo.<br />

Decise immediatamente di lasciare la città e si rifugiò in una grotta, tradizionalmente identificata in Sarmato. Qui fu trovato agonizzante da un cagnolino che si<br />

prese cura di lui, portandogli del pane e aiutandolo a guarire (legenda). Fu proprio il cane ad accompagnare nella grotta il suo padrone, un ricco uomo del luogo<br />

di nome Gottardo (considerato, da alcuni storici, della famiglia Pallastrelli); egli si prese cura di rocco e, nonostante non ne conoscesse il nome e la fama, fu<br />

da lui indotto a lasciare tutte le ricchezze, vestire un ruvido sacco e darsi alla carità cristiana. Guarito, rocco cercò di tornare in patria, ma lungo la strada fu<br />

scambiato per una spia politica, arrestato e condotto in carcere a Voghera (fra il 1371/2 ed il 1374), dove mori circa cinque anni dopo.<br />

Le agiografie dicono che il suo corpo, grazie alla croce incisa sul petto, permise l’identificazione con san rocco di Montpellier solo qualche giorno dopo la morte,<br />

da parte di una importante personalità del luogo: forse la madre del governatore, oppure addirittura lo zio del santo. Quel che è certo è che soprattutto dal<br />

Quattrocento in poi il culto di san rocco conobbe un’espansione impressionante, che ancor oggi fa di lui il santo forse più popolare della storia della Chiesa.<br />

Oreste Kessel Pace

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