aprIle - Nuova Evangelizzazione
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Èun fatto naturale che ogni società o gruppo umano cerchi di manifestare la propria identità attraverso l’abbigliamento che in qualche modo lo definisce e lo diversifica. Pensiamo, per esempio, agli abiti tipici delle diverse regioni europee, la cui varietà ancor oggi ci sorprende. Ricordiamo anche l’abbigliamento di certe professio- Amitto 48 Salvami Regina · Aprile 2009 Le vesti e i colori liturgici I paramenti utilizzati dal sacerdote durante la celebrazione della Santa Messa hanno lo scopo di illustrare ciò che significa “rivestirsi di Cristo”, parlare ed agire “in persona Christi”. Diac. Mauro Sergio da Silva Isabel, EP ni, come la toga del magistrato o il copricapo del cuoco, che pur sembrando poco pratici, caratterizzano perfettamente chi li usa. I vestiti hanno, dunque, una dimensione simbolica che oltrepassa la semplice utilità pratica. Più che coprire e proteggere il corpo, essi rivelano la situazione, lo stile e la mentalità di chi li veste. Così, il bianco del vestito nuziale rappresenta la verginità della giovane, la ricchezza dei suoi ornamenti vuol far risaltare l’importanza dell’impegno matrimoniale,benedetto da Dio con un Sacramento. Il saio e il rozzo cordone del francescano ricordano il suo matrimonio mistico con “Madonna Povertà”, mentre il rosso vivo della veste cardinalizia indica l’alta dignità del Sacro Collegio ed evoca il proposito dei suoi esponenti, di spargere il proprio sangue per il Sommo Pontefice, qualora fosse necessario. I paramenti sacerdotali: “Rivestirsi di Cristo” Questo simbolismo, che possiamo apprezzare nella vita, si verifica con maggior intensità nella Liturgia, specialmente nella Celebrazione Eucaristica. Nel momento in cui è ordinato, il sacerdote si riveste di Cristo, ciò è costantemente rappresentato ad ogni Santa Messa. Come ha sottolineato Benedetto XVI nella Messa Crismale del 5 aprile 2007, vestire i paramenti liturgici è entrare sempre di nuovo “in quel ‘non più io’ del battesimo che l’Ordinazione sacerdotale ci dona in modo nuovo e al contempo ci chiede. Il fatto che stiamo all’altare, vestiti con i paramenti liturgici, deve rendere chiaramente visibile ai presenti e a noi stessi che stiamo lì ‘in persona di un Altro’”. Dopo aver affermato che le vesti sacerdotali sono una profonda
Fotos: Gustavo Kralj espressione simbolica di ciò che significa il sacerdozio, il Papa ha aggiunto: “Vorrei pertanto, cari confratelli, spiegare in questo Giovedì Santo l’essenza del ministero sacerdotale interpretando i paramenti liturgici che, appunto, da parte loro vogliono illustrare cosa significhi “rivestirsi di Cristo”, parlare ed agire in persona Christi”. Attraverso le spiegazioni del Papa, cerchiamo di conoscere meglio ognuno dei paramenti utilizzati dal sacerdote durante la Messa. Lo sguardo del cuore deve dirigersi al Signore Camice Dopo essersi lavato le mani, chiedendo a Dio di “pulirle da ogni macchia”, il sacerdote colloca l’amitto intorno al collo e sulle spalle, pregando: “Imponi, o Signore, sul mio capo l’elmo della salvezza, per difendermi da tutti gli assalti del demonio”. Il nome di questo paramento proviene dal latino amittus (copertura, velo) e la sua origine risale al secolo VIII. Sul suo simbolismo, Benedetto XVI, nella menzionata, omelia così afferma: “In passato — e negli ordini monastici ancora oggi — esso veniva posto prima sulla testa, come una specie di cappuccio, diventando così un simbolo della disciplina dei sensi e del pensiero necessaria per una giusta celebrazione della Santa Messa. I pensieri non devono vagare qua e là dietro le preoccupazioni e le attese del mio quotidiano; i sensi non devono essere attirati da ciò che lì, all’interno della chiesa, casualmente vorrebbe sequestrare gli occhi e gli orecchi. Il mio cuore deve docilmente aprirsi alla parola di Dio ed essere raccolto nella preghiera della Chiesa, affinché il mio pensiero riceva il suo orientamento dalle parole dell’annuncio e della preghiera. E lo sguardo del mio cuore deve essere rivolto verso il Signore che è in mezzo a noi”. Il camice: ricordo della veste di luce ricevuta nel Battesimo Durante i primi secoli del Cristianesimo, l’abbigliamento degli ecclesiastici era identico a quello dei laici. In piena persecuzione religiosa, la prudenza consigliava di evitare qualsiasi segno che denunciasse il loro “delitto” di appartenere alla Chiesa e di adorare l’unico Dio vero, infrazione punita, a quell’epoca, con la morte. Nel secolo VI, però, si verificò nell’abbigliamento dei laici una trasformazione completa. Mentre i roma- Stola ni, influenzati dai barbari, che invasero l’Impero, adottarono l’abbigliamento corto dei germani, la Chiesa mantenne l’uso latino degli abiti lunghi, che divennero il vestito distintivo dei chierici e poco a poco rimasero riservati alle azioni sacre. Da qui proviene, tra gli altri, il camice, una tunica talare bianca. Essa è la veste liturgica propria del sacerdote e del diacono, ma possono indossarla anche i ministri inferiori, quando debitamente autorizzati dall’autorità ecclesiastica. Mentre la indossa, il sacerdote prega: “Purificami, o Signore, e pulisci il mio cuore affinché, purificato dal sangue dell’Agnello, possa io godere della felicità eterna”. Questa orazione si riferisce al passo dell’Apocalisse: i 144mila eletti “hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14). Evoca anche il vestito festivo che Cingolo Aprile 2009 · Salvami Regina 49
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Fotos: Gustavo Kralj<br />
espressione simbolica di ciò che significa<br />
il sacerdozio, il Papa ha aggiunto:<br />
“Vorrei pertanto, cari confratelli,<br />
spiegare in questo Giovedì Santo<br />
l’essenza del ministero sacerdotale interpretando<br />
i paramenti liturgici che,<br />
appunto, da parte loro vogliono illustrare<br />
cosa significhi “rivestirsi di Cristo”,<br />
parlare ed agire in persona Christi”.<br />
Attraverso le spiegazioni del Papa,<br />
cerchiamo di conoscere meglio ognuno<br />
dei paramenti utilizzati dal sacerdote<br />
durante la Messa.<br />
Lo sguardo del cuore deve<br />
dirigersi al Signore<br />
Camice<br />
Dopo essersi lavato le mani,<br />
chiedendo a Dio di “pulirle da<br />
ogni macchia”, il sacerdote colloca<br />
l’amitto intorno al collo e sulle spalle,<br />
pregando: “Imponi, o Signore, sul<br />
mio capo l’elmo della salvezza, per<br />
difendermi da tutti gli assalti del demonio”.<br />
Il nome di questo paramento proviene<br />
dal latino amittus (copertura,<br />
velo) e la sua origine risale al secolo<br />
VIII. Sul suo simbolismo, Benedetto<br />
XVI, nella menzionata, omelia così<br />
afferma: “In passato — e negli ordini<br />
monastici ancora oggi — esso veniva<br />
posto prima sulla testa, come una<br />
specie di cappuccio, diventando così un<br />
simbolo della disciplina dei sensi e del<br />
pensiero necessaria per una giusta celebrazione<br />
della Santa Messa. I pensieri<br />
non devono vagare qua e là dietro le<br />
preoccupazioni e le attese del mio quotidiano;<br />
i sensi non devono essere attirati<br />
da ciò che lì, all’interno della chiesa,<br />
casualmente vorrebbe sequestrare gli<br />
occhi e gli orecchi. Il mio cuore deve docilmente<br />
aprirsi alla parola di Dio ed essere<br />
raccolto nella preghiera della Chiesa,<br />
affinché il mio pensiero riceva il suo<br />
orientamento dalle parole dell’annuncio<br />
e della preghiera. E lo sguardo del<br />
mio cuore deve essere rivolto verso il Signore<br />
che è in mezzo a noi”.<br />
Il camice: ricordo della veste di<br />
luce ricevuta nel Battesimo<br />
Durante i primi secoli del Cristianesimo,<br />
l’abbigliamento degli ecclesiastici<br />
era identico a quello dei laici.<br />
In piena persecuzione religiosa,<br />
la prudenza consigliava di evitare<br />
qualsiasi segno che denunciasse<br />
il loro “delitto” di appartenere alla<br />
Chiesa e di adorare l’unico Dio vero,<br />
infrazione punita, a quell’epoca,<br />
con la morte.<br />
Nel secolo VI, però, si verificò<br />
nell’abbigliamento dei laici una trasformazione<br />
completa. Mentre i roma-<br />
Stola<br />
ni, influenzati dai barbari, che invasero<br />
l’Impero, adottarono l’abbigliamento<br />
corto dei germani, la Chiesa mantenne<br />
l’uso latino degli abiti lunghi, che divennero<br />
il vestito distintivo dei chierici<br />
e poco a poco rimasero riservati alle<br />
azioni sacre.<br />
Da qui proviene, tra gli altri, il camice,<br />
una tunica talare bianca. Essa è<br />
la veste liturgica propria del sacerdote<br />
e del diacono, ma possono indossarla<br />
anche i ministri inferiori, quando<br />
debitamente autorizzati dall’autorità<br />
ecclesiastica. Mentre la indossa,<br />
il sacerdote prega: “Purificami, o Signore,<br />
e pulisci il mio cuore affinché,<br />
purificato dal sangue dell’Agnello, possa<br />
io godere della felicità eterna”.<br />
Questa orazione si riferisce al passo<br />
dell’Apocalisse: i 144mila eletti “hanno<br />
lavato le loro vesti rendendole candide<br />
col sangue dell’Agnello” (Ap 7,<br />
14). Evoca anche il vestito festivo che<br />
Cingolo<br />
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