aprIle - Nuova Evangelizzazione

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17.12.2012 Views

a tutti gli uomini e a tutti i popoli; è una guida universale che tutti possono conoscere e sulla base della quale tutti possono intendersi”. […] Al di sopra della politica e dello “Stato-nazione” Si assiste ai nostri giorni ad un processo continuo e radicale di ridefinizione dei diritti umani in temi molto sensibili ed essenziali, come la famiglia, i diritti del bambino e della donna, ecc. Abbiamo bisogno di insistere che i Diritti Umani sono “al di sopra” della politica ed anche dello “Statonazione”; essi sono veramente sovranazionali. Nessuna minoranza o maggioranza politica può mutare i diritti di coloro che sono più vulnerabili nella nostra società o i diritti inerenti ad ogni persona umana. Come insegna il Concilio Vaticano II, “la verità non si impone in nessun altro modo se non con la forza della stessa verità”. 3 La protezione giuridica dei diritti umani deve essere, così, una priorità per ogni Stato. Dice Benedetto XVI: “La giustizia è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica. La politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti: la sua origine e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia, e questa è di natura etica”. 4 In questo modo il Papa ci ricorda che senza il rispetto della giustizia non può esistere un ordine sociale e statale giusto, quindi non si ottiene la giustizia senza un previo rispetto dei diritti umani e della dignità naturale di ogni persona umana, indipendentemente dalla fase della vita in cui si trova. Diritto alla vita La dignità dell’essere umano — il tema chiave di tutta la dottrina sociale della Chiesa — implica fra l’altro il rispetto dell’essere umano dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Il cristiano deve amare e desiderare la vita, come un cammino verso Dio. In occasione della Giornata per la Vita Benedetto XVI ci ricordava: 36 Salvami Regina · Aprile 2009 “la vita che è opera di Dio non deve negarsi a nessuno, nemmeno al più piccolo e indifeso, ancor meno se presenta gravi incapacità”. Per lo stesso motivo, “non possiamo cadere nell’inganno di pensare che si possa disporre della vita fino a legittimare la sua interruzione, mascherandola al limite con un velo di pietà umana. Pertanto è necessario difenderla, tutelarla e darle valore nel suo carattere unico e irripetibile”. 5 [...] Famiglia ed educazione La famiglia è un’istituzione che deve essere protetta dallo Stato. Nella maggior parte dei trattati e convenzioni internazionali, si riconosce il diritto della famiglia, di essere protetta dalla società e dallo Stato (Dichiarazione Universale, art. 16.3). […] La Chiesa proclama che la vita familiare si fonda sul matrimonio di un uomo e di una donna, uniti da un vincolo indissolubile, liberamente contratto, aperto alla vita umana in tutte le sue tappe, luogo d’incontro tra le generazioni e di progresso in saggezza umana. Nella famiglia — ha affermato il Papa, commemorando il XX anniversario della Lettera Apostolica Mulieris dignitatem —, “la donna e l’uomo, grazie al dono della maternità e della paternità, svolgono insieme un ruolo insostituibile nei confronti della vita. Sin dal loro concepimento i figli hanno il diritto di poter contare sul padre e sulla madre che si prendano cura di loro e li accompagnino nella loro crescita. Lo Stato, da parte sua, deve appoggiare con adeguate politiche sociali tutto ciò che promuove la stabilità e l’unità del matrimonio, la dignità e la responsabilità dei coniugi, il loro diritto e compito insostituibile di educatori dei figli”. 6 Si devono anche prendere delle misure legislative e amministrative che sostengano le famiglie nei loro diritti inalienabili, necessari per compiere la loro straordinaria missione. […] La famiglia è la vera scuola di umanità e di valori perenni, luo- go primordiale nell’educazione della persona. In tal senso, si nota che è la famiglia — e più concretamente i genitori — a cui compete, per diritto naturale, il primo compito educativo, e si deve rispettare il loro diritto di scegliere per i loro figli un’educazione in accordo con le loro idee e, specialmente, con le loro convinzioni religiose. […] Libertà religiosa L’indispensabile rispetto per la dignità umana implica la difesa e promozione dei diritti dell’uomo ed esige il riconoscimento della dimensione religiosa di questi diritti. La libertà religiosa (Dichiarazione, art. 18), come diritto primario e inalienabile della persona, è il sostegno delle altre libertà, la sua ragione di essere. […] Lo stato democratico è neutrale in relazione alla libertà religiosa ma, come relativamente alle altre libertà pubbliche, deve riconoscerla e creare le condizioni per il suo pieno ed effettivo esercizio da parte di tutti i cittadini. Proprio in virtù di questo rispetto e scommessa positiva per la libertà religiosa, deve essere anche assolutamente neutrale in relazione a tutte le opzioni particolari che, nell’uso di questa libertà, i cittadini adottano di fronte alla religione. Voler imporre — come pretende il laicismo — una Fede o una religiosità strettamente privata è fare una caricatura di quello che è il fatto religioso. E’ sicuramente un’ingerenza nel diritto delle persone, di vivere le proprie convinzioni religiose come desiderano o come queste gli impongono. Benedetto XVI ricordava ai partecipanti al 56º Congresso Nazionale di Giuristi Italiani che “non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche”. Neppure è segno di sana laicità “il rifiuto alla comunità cristiana, e a co-

loro che legittimamente la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi. Non si tratta, infatti, di indebita ingerenza della Chiesa nell’attività legislativa, propria ed esclusiva dello Stato, ma dell’affermazione e della difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. Questi valori, prima di essere cristiani, sono umani, tali perciò da non lasciare indifferente e silenziosa la Chiesa, la quale ha il dovere di proclamare con fermezza la verità sull’uomo e sul suo destino”. 7 Si tratta, definitivamente, di dimostrare che, senza Dio, l’uomo è perduto, che escludere la religione dalla vita sociale, soprattutto marginalizzare il cristianesimo, mina le stesse basi della convivenza uma- na, poiché queste, più che di ordine sociale e politico, sono di ordine morale. La Chiesa si mostra rispettosa della giusta autonomia delle realtà temporali, ma chiede un atteggiamento identico per quanto riguarda la sua missione nel mondo e le varie manifestazioni personali e sociali dei suoi fedeli, artefici, in gran misura, della solidarietà comunitaria e di un’ordinata convivenza. Lo Stato non può rivendicare competenze, dirette o indirette, sulle convinzioni intime delle persone, e nemmeno imporre o impedire la pratica pubblica della religione, soprattutto quando la libertà religiosa contribuisce in forma decisiva alla formazione di cittadini autenticamente liberi. […] Il Santo Padre – nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al quale ci siamo già riferiti varie volte – ha sottolineato: “I di- ritti umani debbono includere il diritto di libertà religiosa, intesa come espressione di una dimensione che è al tempo stesso individuale e comunitaria, una visione che manifesta l’unità della persona, pur distinguendo chiaramente fra la dimensione di cittadino e quella di credente.[…] È inconcepibi- “I Diritti Umani sono ‘al di sopra’ della politica ed anche dello ‘Stato-nazione’. Nessuna minoranza o maggioranza politica può mutarli’’ le che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi — la loro fede — per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti”. Rispetto ed autonomia tra l’ordine temporale e quello spirituale La Chiesa si felicita nel notare la crescente preoccupazione del mondo attuale per la protezione dei Diritti Umani, che spettano ad ogni persona per la propria dignità naturale dal momento del concepimento nel seno materno fino alla sua morte naturale. Per questo è necessario salvaguardare la dignità della persona umana, difendendo una visione ampia delle relazioni sociali che includa il dialogo Stato-Chiesa, che rafforzi la collaborazione con le istituzioni civili, per lo sviluppo integrale della persona, ed il diritto alla libertà religiosa, che faciliti il libero esercizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e che affermi il dovere della società e dello Stato di garantire spazi dove i credenti possano vivere e celebrare le loro credenze. In questo contesto, la Chiesa chiede per la sua missione nel mondo, manifestata in varie forme individuali e comunitarie, il medesimo atteggiamento di rispetto e autonomia che essa dimostra in relazione alle realtà temporali. Quanto all’impegno della Chiesa per i diritti umani, si può verificare un malinteso: quello di concepire la stessa Chiesa come una specie di istituzione umanitaria. In verità, questo impegno non è un segnale di secolarizzazione. Questo è già stato ben chiarito nei discorsi pronunciati all’ONU da Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’impegno della Chiesa per i diritti umani ha ragioni precise e inerenti alla sua stessa missione, si inserisce nella sollecitudine della Chiesa per l’uomo nella sua dimensione integrale. � (Passi della conferenza pronunciata a Madrid, il 5/2/2009. Traduzione degli Araldi del Vangelo. Testo integrale in www.conferenciaepiscopal.es/bertone/Bertone.pdf) 1 Discorso, 18/4/2008. 2 Discorso, 10/12/2008. 3 Dichiarazione Dignitatis humanæ, n. 1. 4 Enciclica Deus caritas est, 28. 5 Angelus, 4/2/2007. 6 Discorso, 9/2/2008. 7 Discorso, 9/12/2006. Aprile 2009 · Salvami Regina 37

loro che legittimamente la rappresentano,<br />

del diritto di pronunziarsi sui problemi<br />

morali che oggi interpellano la<br />

coscienza di tutti gli esseri umani, in<br />

particolare dei legislatori e dei giuristi.<br />

Non si tratta, infatti, di indebita ingerenza<br />

della Chiesa nell’attività legislativa,<br />

propria ed esclusiva dello Stato,<br />

ma dell’affermazione e della<br />

difesa dei grandi valori che<br />

danno senso alla vita della<br />

persona e ne salvaguardano<br />

la dignità. Questi valori,<br />

prima di essere cristiani, sono<br />

umani, tali perciò da non<br />

lasciare indifferente e silenziosa<br />

la Chiesa, la quale ha<br />

il dovere di proclamare con<br />

fermezza la verità sull’uomo<br />

e sul suo destino”. 7<br />

Si tratta, definitivamente,<br />

di dimostrare che, senza<br />

Dio, l’uomo è perduto,<br />

che escludere la religione<br />

dalla vita sociale, soprattutto<br />

marginalizzare il cristianesimo,<br />

mina le stesse<br />

basi della convivenza uma-<br />

na, poiché queste, più che<br />

di ordine sociale e politico,<br />

sono di ordine morale.<br />

La Chiesa si mostra rispettosa<br />

della giusta autonomia delle<br />

realtà temporali, ma chiede un atteggiamento<br />

identico per quanto riguarda<br />

la sua missione nel mondo<br />

e le varie manifestazioni personali<br />

e sociali dei suoi fedeli, artefici,<br />

in gran misura, della solidarietà<br />

comunitaria e di un’ordinata convivenza.<br />

Lo Stato non può rivendicare<br />

competenze, dirette o indirette, sulle<br />

convinzioni intime delle persone,<br />

e nemmeno imporre o impedire la<br />

pratica pubblica della religione, soprattutto<br />

quando la libertà religiosa<br />

contribuisce in forma decisiva alla<br />

formazione di cittadini autenticamente<br />

liberi. […]<br />

Il Santo Padre – nel suo discorso<br />

all’Assemblea Generale delle Nazioni<br />

Unite, al quale ci siamo già riferiti<br />

varie volte – ha sottolineato: “I di-<br />

ritti umani debbono includere il diritto<br />

di libertà religiosa, intesa come espressione<br />

di una dimensione che è al tempo<br />

stesso individuale e comunitaria,<br />

una visione che manifesta l’unità della<br />

persona, pur distinguendo chiaramente<br />

fra la dimensione di cittadino e<br />

quella di credente.[…] È inconcepibi-<br />

“I Diritti Umani sono ‘al di sopra’ della politica ed<br />

anche dello ‘Stato-nazione’. Nessuna minoranza o<br />

maggioranza politica può mutarli’’<br />

le che dei credenti debbano sopprimere<br />

una parte di se stessi — la loro fede —<br />

per essere cittadini attivi; non dovrebbe<br />

mai essere necessario rinnegare Dio<br />

per poter godere dei propri diritti”.<br />

Rispetto ed autonomia tra l’ordine<br />

temporale e quello spirituale<br />

La Chiesa si felicita nel notare la<br />

crescente preoccupazione del mondo<br />

attuale per la protezione dei Diritti<br />

Umani, che spettano ad ogni persona<br />

per la propria dignità naturale dal<br />

momento del concepimento nel seno<br />

materno fino alla sua morte naturale.<br />

Per questo è necessario salvaguardare<br />

la dignità della persona umana,<br />

difendendo una visione ampia delle<br />

relazioni sociali che includa il dialogo<br />

Stato-Chiesa, che rafforzi la collaborazione<br />

con le istituzioni civili, per<br />

lo sviluppo integrale della persona,<br />

ed il diritto alla libertà religiosa, che<br />

faciliti il libero esercizio della missione<br />

evangelizzatrice della Chiesa e<br />

che affermi il dovere della società e<br />

dello Stato di garantire spazi dove i<br />

credenti possano vivere e celebrare le<br />

loro credenze.<br />

In questo contesto, la<br />

Chiesa chiede per la sua<br />

missione nel mondo, manifestata<br />

in varie forme individuali<br />

e comunitarie, il medesimo<br />

atteggiamento di rispetto<br />

e autonomia che essa<br />

dimostra in relazione alle<br />

realtà temporali.<br />

Quanto all’impegno della<br />

Chiesa per i diritti umani,<br />

si può verificare un malinteso:<br />

quello di concepire<br />

la stessa Chiesa come una<br />

specie di istituzione umanitaria.<br />

In verità, questo<br />

impegno non è un segnale<br />

di secolarizzazione. Questo<br />

è già stato ben chiarito<br />

nei discorsi pronunciati<br />

all’ONU da Paolo VI, Giovanni<br />

Paolo II e Benedetto<br />

XVI. L’impegno della Chiesa<br />

per i diritti umani ha ragioni<br />

precise e inerenti alla sua stessa<br />

missione, si inserisce nella sollecitudine<br />

della Chiesa per l’uomo nella sua<br />

dimensione integrale. �<br />

(Passi della conferenza pronunciata<br />

a Madrid, il 5/2/2009. Traduzione degli<br />

Araldi del Vangelo. Testo integrale<br />

in www.conferenciaepiscopal.es/bertone/Bertone.pdf)<br />

1 Discorso, 18/4/2008.<br />

2 Discorso, 10/12/2008.<br />

3 Dichiarazione Dignitatis humanæ, n.<br />

1.<br />

4 Enciclica Deus caritas est, 28.<br />

5 Angelus, 4/2/2007.<br />

6 Discorso, 9/2/2008.<br />

7 Discorso, 9/12/2006.<br />

Aprile 2009 · Salvami Regina 37

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