aprIle - Nuova Evangelizzazione
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La Chiesa ha preso molto sul serio la questione dei diritti umani. Il desiderio di pace, la ricerca della giustizia, il rispetto della dignità della persona, la cooperazione e l’assistenza umanitaria esprimono le giuste aspirazioni dello spirito umano. A questo proposito, risuona ancora l’eco delle parole dirette da Papa Benedetto XVI all’Assemblea Generale dell’ONU, il 18 aprile 2008, nelle quali accentuava che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “fu il risultato di una convergenza di tradizioni religiose e culturali, tutte motivate dal comune desiderio di porre la persona umana al cuore delle istituzioni, leggi e interventi della società, e di considerare la persona umana essenziale per il mondo della cultura, della religione e della scienza. I Diritti Umani nel Magistero di Benedetto XVI 34 Salvami Regina · Aprile 2009 La ParoLa deI PastorI In una recente conferenza a Madrid, il Cardinal Tarcisio Bertone ha messo in risalto l’importanza che la Santa Sede attribuisce al riconoscimento e alla tutela dei diritti fondamentali della persona umana, ed anche l’impegno dei cattolici per la difesa e promozione di questi valori. Cardinal Tarcisio Bertone, SDB Segretario di Stato del Vaticano Contributi del Cristianesimo e della dottrina sociale della Chiesa I diritti umani sono nati dalla cultura europea-occidentale, di indubbia matrice cristiana. Non è un caso. Il Cristianesimo ereditò dal giudaismo la convinzione che l’essere umano è immagine di Dio. Perciò, “la Chiesa ha dato il proprio contributo, tanto con la riflessione sui diritti umani alla luce della Parola di Dio e della ragione umana, quanto con il suo impegno di annuncio e di denuncia che l’ha trasformata in un’infaticabile sostenitrice della dignità dell’uomo e dei suoi diritti, anche in questi 60 anni trascorsi dalla Dichiarazione del 1948. In numerose occasioni, i Sommi Pontefici hanno espresso l’apprezzamento della Chiesa per il grande valore della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. […] In una sua seconda visita all’ONU, il 5 ottobre 1995, Giovanni Paolo II ha ricordato: “Vi sono realmente dei diritti umani universali, radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le esigenze obiettive e imprescindibili di una legge morale universale. Ben lungi dall’essere affermazioni astratte, essi ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano anche che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma al contrario, vi è una logica morale che illumina l’esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli.” Ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI, nel discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: “I diritti umani sono sempre più presentati come linguaggio comune e sostrato etico delle relazioni internazionali. Allo stesso tempo, l’universalità, l’indivisibi-
lità e l’interdipendenza dei diritti umani servono quali garanzie per la salvaguardia della dignità umana. È evidente, tuttavia, che i diritti riconosciuti e delineati nella Dichiarazione si applicano ad ognuno in virtù della comune origine della persona, la quale rimane il punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia. Tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuoverli da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica, secondo la quale il significato e l’interpretazione dei diritti potrebbero variare e la loro universalità verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti”. 1 Diritti anteriori e posteriori a tutti i diritti positivi Dopo un intenso lavoro, propiziato dalle circostanze e dai disastri a cui la guerra aveva portato i popoli europei del XX secolo, fu approvata la Dichiarazione Universale, con l’appoggio della grande maggioranza dei 58 paesi che allora costituivano l’ONU. Ogni uomo vive in un intreccio di sogni e realtà; tutti aspirano a vivere nel regno della pace e della giustizia. Quando difendono un diritto, non mendicano un favore, reclamano quello che è loro dovuto per il semplice fatto di essere uomini. Ecco perché si chiamano diritti naturali, innati, inviolabili e inalienabili, valori insiti nell’essere umano. Per questo significato profondo e per il suo radicamento nell’essere umano, i diritti umani sono anteriori e superiori a tutti i diritti positivi. Pertanto, il potere pubblico deve, a sua volta, sottomettersi all’ordine morale, nel quale si inseriscono i diritti dell’uomo. Questa Dichiarazione rappresenta l’espressione scritta delle basi su cui si fonda il Diritto delle nazioni, le leggi dell’umanità e i dettami della coscienza pubblica adattati allo spirito del Terzo Millennio. Dal momento che i problemi hanno smesso di essere nazionali, le giuste soluzioni devono essere trovate in ambito internazionale. Tutto questo presuppone un progresso dell’umanità e, in questo senso, la Dichiarazione si è convertita in un punto di riferimento universale di giustizia in scala planetaria. La Legge Naturale, denominatore comune per tutti gli uomini e popoli Nell’atto organizzato dal Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, nel 60º anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato che questo documento “costituisce ancora oggi un altissimo punto di riferimento del dialogo interculturale sulla libertà e sui diritti dell’uomo”, insistendo sul fatto che “i diritti dell’uomo sono ultimamente fondati in Dio creatore, il quale ha dato ad ognuno l’intelligenza e la libertà. Se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fra- gili perché privi di solido fondamento. 2 [...] Quando il Magistero della Chiesa parla dei diritti umani, non si dimentica di fondarli in Dio, fonte e garanzia di tutti i diritti, né di radicarli nella Legge Naturale. La fonte dei diritti non è mai un consenso umano, per quanto importante esso sia. Benedetto XVI insegna, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2007: “Il riconoscimento e il rispetto della legge naturale pertanto costituiscono anche oggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti”. La Legge Naturale interpella la nostra ragione e la nostra libertà, perché essa stessa è frutto di verità e di libertà: la verità e la libertà di Dio. La società necessita di regole armoniche con la natura umana, ma anche di relazioni fraterne. Non basta un’interpretazione positivista che riduce la giustizia alla legalità e, così, intenda i diritti umani come il risultato esclusivo di misure legislative. Benedetto XVI ha insistito su quest’idea, nell’atto organizzato dal Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, al quale ci siamo sopra riferiti, accentuando: “La legge naturale, scritta dal Creatore nella coscienza umana, è un denominatore comune Vista generale della conferenza del Cardinale Tarcisio Bertone nella sede Conferenza Episcopale Spagnola Aprile 2009 · Salvami Regina 35 Fotos: Carlos Moya / Flashes de la Iglesia
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lità e l’interdipendenza dei diritti umani<br />
servono quali garanzie per la salvaguardia<br />
della dignità umana. È evidente,<br />
tuttavia, che i diritti riconosciuti<br />
e delineati nella Dichiarazione si applicano<br />
ad ognuno in virtù della comune<br />
origine della persona, la quale rimane<br />
il punto più alto del disegno creatore<br />
di Dio per il mondo e per la storia.<br />
Tali diritti sono basati sulla legge naturale<br />
iscritta nel cuore dell’uomo e presente<br />
nelle diverse culture e civiltà. Rimuoverli<br />
da questo contesto significherebbe<br />
restringere il loro ambito e cedere<br />
ad una concezione relativistica, secondo<br />
la quale il significato e l’interpretazione<br />
dei diritti potrebbero variare e la<br />
loro universalità verrebbe negata in nome<br />
di contesti culturali, politici, sociali<br />
e persino religiosi differenti”. 1<br />
Diritti anteriori e posteriori<br />
a tutti i diritti positivi<br />
Dopo un intenso lavoro, propiziato<br />
dalle circostanze e dai disastri<br />
a cui la guerra aveva portato i popoli<br />
europei del XX secolo, fu approvata<br />
la Dichiarazione Universale, con<br />
l’appoggio della grande maggioranza<br />
dei 58 paesi che allora costituivano<br />
l’ONU.<br />
Ogni uomo vive in un intreccio di<br />
sogni e realtà; tutti aspirano a vivere<br />
nel regno della pace e della<br />
giustizia. Quando difendono<br />
un diritto, non mendicano<br />
un favore, reclamano<br />
quello che è loro dovuto<br />
per il semplice fatto di essere<br />
uomini. Ecco perché si<br />
chiamano diritti naturali, innati,<br />
inviolabili e inalienabili,<br />
valori insiti nell’essere<br />
umano. Per questo significato<br />
profondo e per il suo radicamento<br />
nell’essere umano,<br />
i diritti umani sono anteriori<br />
e superiori a tutti i diritti<br />
positivi. Pertanto, il potere<br />
pubblico deve, a sua volta,<br />
sottomettersi all’ordine morale,<br />
nel quale si inseriscono<br />
i diritti dell’uomo.<br />
Questa Dichiarazione rappresenta<br />
l’espressione scritta delle basi su cui<br />
si fonda il Diritto delle nazioni, le leggi<br />
dell’umanità e i dettami della coscienza<br />
pubblica adattati allo spirito<br />
del Terzo Millennio. Dal momento<br />
che i problemi hanno smesso di essere<br />
nazionali, le giuste soluzioni devono<br />
essere trovate in ambito internazionale.<br />
Tutto questo presuppone un<br />
progresso dell’umanità e, in questo<br />
senso, la Dichiarazione si è convertita<br />
in un punto di riferimento universale<br />
di giustizia in scala planetaria.<br />
La Legge Naturale,<br />
denominatore comune per<br />
tutti gli uomini e popoli<br />
Nell’atto organizzato dal Pontificio<br />
Consiglio “Giustizia e Pace”, nel<br />
60º anniversario della Dichiarazione<br />
Universale dei Diritti Umani, il Santo<br />
Padre Benedetto XVI ha ricordato<br />
che questo documento “costituisce<br />
ancora oggi un altissimo punto<br />
di riferimento del dialogo interculturale<br />
sulla libertà e sui diritti dell’uomo”,<br />
insistendo sul fatto che “i diritti<br />
dell’uomo sono ultimamente fondati<br />
in Dio creatore, il quale ha dato<br />
ad ognuno l’intelligenza e la libertà.<br />
Se si prescinde da questa solida base<br />
etica, i diritti umani rimangono fra-<br />
gili perché privi di solido fondamento.<br />
2 [...]<br />
Quando il Magistero della Chiesa<br />
parla dei diritti umani, non si dimentica<br />
di fondarli in Dio, fonte e garanzia<br />
di tutti i diritti, né di radicarli nella<br />
Legge Naturale. La fonte dei diritti<br />
non è mai un consenso umano,<br />
per quanto importante esso sia. Benedetto<br />
XVI insegna, nel Messaggio<br />
per la Giornata Mondiale della Pace<br />
del 2007: “Il riconoscimento e il rispetto<br />
della legge naturale pertanto costituiscono<br />
anche oggi la grande base per il<br />
dialogo tra i credenti delle diverse religioni<br />
e tra i credenti e gli stessi non credenti”.<br />
La Legge Naturale interpella<br />
la nostra ragione e la nostra libertà,<br />
perché essa stessa è frutto di verità e<br />
di libertà: la verità e la libertà di Dio.<br />
La società necessita di regole armoniche<br />
con la natura umana, ma anche<br />
di relazioni fraterne. Non basta un’interpretazione<br />
positivista che riduce la<br />
giustizia alla legalità e, così, intenda<br />
i diritti umani come il risultato esclusivo<br />
di misure legislative. Benedetto<br />
XVI ha insistito su quest’idea, nell’atto<br />
organizzato dal Pontificio Consiglio<br />
“Giustizia e Pace”, al quale ci siamo sopra<br />
riferiti, accentuando: “La legge naturale,<br />
scritta dal Creatore nella coscienza<br />
umana, è un denominatore comune<br />
Vista generale della conferenza del Cardinale Tarcisio<br />
Bertone nella sede Conferenza Episcopale Spagnola<br />
Aprile 2009 · Salvami Regina 35<br />
Fotos: Carlos Moya / Flashes de la Iglesia