aprIle - Nuova Evangelizzazione

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L’eroicità di un annullamento totale Frequentemente si pensa che la piena realizzazione di un uomo consista nell’avere un buon successo nella vita, fare carriera, conquistare prestigio, ottenere un’importante fortuna. Non è questo, tuttavia, ciò che insegnano i Libri Sacri, in riferimento a chi si affanna ad accumulare ricchezze, senza utilizzarle per glorificare Dio: “Non permarrà l’uomo che vive nell’opulenza, egli è simile agli animali che si abbattono” (Sal 48, 13) o “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?” (Lc 9, 25). A Dio importa, prima di tutto, che l’uomo si conformi alla Sua santa volontà. Non viene chiesto lo stesso a tutte le anime: le une saranno designate ad occupare alte cariche o a distinguersi con le opere, purché siano sempre centrate nell’amore a Dio, le altre saranno chiamate alla rinun- 30 Salvami Regina · Aprile 2009 Beato raFFaeLe arnáIz Barón Il grande successo della sua vita fu accettare l’apparente fallimento dei suoi ideali, conformandosi interamente alla volontà divina. Nulla fece agli occhi umani, ma fu santo agli occhi di Dio, che giudica secondo il cuore e non dalle apparenze. Suor Clara Isabel Morazzani Arráiz, EP cia e al sacrificio. Tanto le une che le altre saranno grandi davanti a Dio e le seconde non avranno meno merito delle prime. Il tribunale divino non giudica in base alle apparenze esteriori, ma secondo il grado di docilità alla volontà di Dio. La storia del Beato Raffaele offre un esempio di questa dedizione piena e disinteressata di una vita che avrebbe potuto raggiungere un grande splendore mondano. Un bambino privilegiato Raffaele Arnáiz Barón nacque a Burgos in Spagna, il 9 aprile 1911, da una famiglia aristocratica. I suoi genitori, ferventi cattolici, lo educarono con la massima cura alla pratica dei comandamenti e all’amore della virtù. A 10 anni, vedendosi impossibilitato ad accompagnare i suoi compagni alla messa domenicale, essendo malato, supplicò un sacerdote che gli portasse il Santissimo Sacramento. Impressionato dalla devozione di quel bambino, il prete acconsentì e, a partire da quel momento, Raffaele non rinunciò mai più alla comunione domenicale. Il futuro del giovane Raffaele appariva roseo. La sua intelligenza penetrante, la vivacità della sua conversazione ed il suo bel tratto gli facevano conquistare tutte le simpatie e aumentavano l’attrattiva naturale che esercitava su coloro che gli si avvicinavano. Una marcata propensione artistica completava l’incanto della sua persona. Raffaele, tuttavia, sembrava più propenso per la contemplazione delle cose celesti che per le banalità della vita terrena. Conduceva una vita simile a quella degli altri ragazzi della sua età, ma il suo sguardo si librava con facilità fino a Dio. Si sarebbe detto che la sua nobile anima sperimentava l’esilio di questa valle di lacrime e ardeva

nel desiderio di orizzonti sublimi. La risposta della Provvidenza a tali brame, da lei stessa innestate in quell’innocente giovane, non si sarebbe fatta aspettare. In gioventù, le prime avvisaglie della vocazione A 19 anni, mentre era in casa di suo zio ad Avila, gli fu chiesto di portare una certa lettera all’abate del monastero cistercense di San Isidro di Dueñas. Questa visita sarebbe stata per lui il richiamo rivelatore della sua vocazione. “Quello che ho visto e passato nella Trappa, avrebbe scritto più tardi, le impressioni che ho avuto in questo santo monastero, non possono essere spiegate; per lo meno, io non riesco a spiegarle, solamente Dio lo sa. […] Ciò che più mi ha impressionato è stato il canto della Salve Regina, all’imbrunire, prima di andare a letto. […] Quello fu qualcosa di sublime .” 1 Infatti, fin dall’epoca di San Bernardo, era costume nei monasteri cistercensi cantare la Salve Regina in gregoriano subito dopo la Compieta, in omaggio alla Santissima Vergine. Impressionato dalla sacralità di quell’inno intonato da più di 50 religiosi vestiti di abiti bianchi, Raffaele si sentì invitato ad imitarli. Quel giorno, il progetto di darsi alla vita monacale cominciò a germinare nella sua mente. Egli continuò a condurre la sua vita comune. Date le sue doti per il disegno, studiò per due anni nella scuola di architettura, a Madrid. Intanto, la grazia operava nel suo intimo una vera trasformazione, come egli stesso descrive: “Lì [nella Trappa] a tu per tu con Dio e la propria coscienza, si muta il modo di pensare, il modo di sentire e, cosa più importante, il modo di agire negli atti del mondo .” 2 Rafael Arnáiz Barón prima del suo ingresso nella Trappa La decisione di abbracciare la vita religiosa Nel 1933, trovandosi di nuovo ad Avila, Raffaele sorprese suo zio con una notizia: aveva deciso di abbandonare il mondo e di entrare nell’Ordine Cistercense, senza neppure avvisare i suoi genitori, residenti nel nord del paese, nella città di Oviedo. Lo zio descrive così l’impressione che gli causò la decisione del nipote: Raffaele “era fragile fisicamente, ma la forza che mancava al suo corpo l’aveva nella sua anima in una misura completa e traboccante. […] La sua volontà era d’acciaio; io avevo la ferma convinzione che quella determinazione era di Dio; non era un capriccio, né un’impressione, né un inganno; era il frutto divino di una corrispondenza alla grazia, che lo Spirito Santo Si degnava di sostenere con uno dei suoi più preziosi doni: quello della forza.” 3 Per dissuaderlo dalla sua decisione di non andare prima ad Oviedo, suo zio ricorse al Nunzio Apostolico, che si trovava ad Avila. Davanti all’or- Divulgazione dine dell’autorità religiosa, Raffaele si piegò, per amore d’obbedienza, riconoscendo in quell’ordine il primo passo verso la croce, che desiderava abbracciare. Partì per Oviedo e là, dopo aver commemorato il Natale in una apparente gioia, comunicò ai suoi genitori la decisione presa. Costoro, da buoni cristiani, la accolsero con vera emozione, ringraziando il dono che il Signore aveva loro concesso. Una nuova tappa nella vita di Raffaele Per il giovane Raffaele cominciava una nuova tappa: lasciava alle spalle le comodità, l’affetto familiare, i passatempi mondani, le promesse di un brillante avvenire. Rinunciava soprattutto, a quello che la creatura umana possiede di più radicato: la volontà propria. Da quel momento questa si sarebbe trovata interamente conformata alla volontà divina. Il 15 gennaio 1934, le porte della Trappa si aprivano al giovane postulante. Il suo cuore era pieno di buoni propositi, che egli riassunse con queste parole scritte pochi giorni prima: “Voglio esser santo, davanti a Dio, e non davanti agli uomini; una santità che si sviluppi nel coro, nel lavoro, soprattutto, nel silenzio; una santità nota soltanto a Dio e di cui nemmeno io mi debbo rendere conto, perché, in tal caso, non sarebbe più vera santità.” 4 Questa santità doveva essere raggiunta per mezzo di indicibili sofferenze e disgrazie, nell’apparente inutilità, senza manifestarsi in nulla di esteriore. Il primo periodo di vita religiosa fu per Raffaele un vero paradiso. Se i digiuni e le mortificazioni alle volte gli strappavano delle lacrime, la sua anima si sentiva inondata di consolazioni. L’umiltà dimostrata nell’accu- Aprile 2009 · Salvami Regina 31

nel desiderio di orizzonti sublimi.<br />

La risposta della Provvidenza<br />

a tali brame, da lei<br />

stessa innestate in quell’innocente<br />

giovane, non si sarebbe<br />

fatta aspettare.<br />

In gioventù, le prime<br />

avvisaglie della vocazione<br />

A 19 anni, mentre era<br />

in casa di suo zio ad Avila,<br />

gli fu chiesto di portare<br />

una certa lettera all’abate<br />

del monastero cistercense<br />

di San Isidro di Dueñas.<br />

Questa visita sarebbe stata<br />

per lui il richiamo rivelatore<br />

della sua vocazione.<br />

“Quello che ho visto e<br />

passato nella Trappa, avrebbe<br />

scritto più tardi, le impressioni<br />

che ho avuto in<br />

questo santo monastero, non<br />

possono essere spiegate; per<br />

lo meno, io non riesco a spiegarle,<br />

solamente Dio lo sa.<br />

[…] Ciò che più mi ha impressionato<br />

è stato il canto della Salve Regina,<br />

all’imbrunire, prima di andare a letto.<br />

[…] Quello fu qualcosa di sublime .” 1<br />

Infatti, fin dall’epoca di San Bernardo,<br />

era costume nei monasteri cistercensi<br />

cantare la Salve Regina in<br />

gregoriano subito dopo la Compieta,<br />

in omaggio alla Santissima Vergine.<br />

Impressionato dalla sacralità di<br />

quell’inno intonato da più di 50 religiosi<br />

vestiti di abiti bianchi, Raffaele<br />

si sentì invitato ad imitarli. Quel giorno,<br />

il progetto di darsi alla vita monacale<br />

cominciò a germinare nella sua<br />

mente.<br />

Egli continuò a condurre la sua vita<br />

comune. Date le sue doti per il disegno,<br />

studiò per due anni nella scuola<br />

di architettura, a Madrid. Intanto,<br />

la grazia operava nel suo intimo una<br />

vera trasformazione, come egli stesso<br />

descrive: “Lì [nella Trappa] a tu per tu<br />

con Dio e la propria coscienza, si muta<br />

il modo di pensare, il modo di sentire<br />

e, cosa più importante, il modo di agire<br />

negli atti del mondo .” 2<br />

Rafael Arnáiz Barón prima del suo<br />

ingresso nella Trappa<br />

La decisione di abbracciare<br />

la vita religiosa<br />

Nel 1933, trovandosi di nuovo ad<br />

Avila, Raffaele sorprese suo zio con<br />

una notizia: aveva deciso di abbandonare<br />

il mondo e di entrare nell’Ordine<br />

Cistercense, senza neppure avvisare<br />

i suoi genitori, residenti nel nord<br />

del paese, nella città di Oviedo. Lo<br />

zio descrive così l’impressione che gli<br />

causò la decisione del nipote:<br />

Raffaele “era fragile fisicamente,<br />

ma la forza che mancava al suo corpo<br />

l’aveva nella sua anima in una misura<br />

completa e traboccante. […] La sua<br />

volontà era d’acciaio; io avevo la ferma<br />

convinzione che quella determinazione<br />

era di Dio; non era un capriccio,<br />

né un’impressione, né un inganno; era<br />

il frutto divino di una corrispondenza<br />

alla grazia, che lo Spirito Santo Si degnava<br />

di sostenere con uno dei suoi più<br />

preziosi doni: quello della forza.” 3<br />

Per dissuaderlo dalla sua decisione<br />

di non andare prima ad Oviedo,<br />

suo zio ricorse al Nunzio Apostolico,<br />

che si trovava ad Avila. Davanti all’or-<br />

Divulgazione<br />

dine dell’autorità religiosa,<br />

Raffaele si piegò, per amore<br />

d’obbedienza, riconoscendo<br />

in quell’ordine il primo passo<br />

verso la croce, che desiderava<br />

abbracciare.<br />

Partì per Oviedo e là, dopo<br />

aver commemorato il<br />

Natale in una apparente gioia,<br />

comunicò ai suoi genitori<br />

la decisione presa. Costoro,<br />

da buoni cristiani, la accolsero<br />

con vera emozione,<br />

ringraziando il dono che il<br />

Signore aveva loro concesso.<br />

Una nuova tappa<br />

nella vita di Raffaele<br />

Per il giovane Raffaele<br />

cominciava una nuova tappa:<br />

lasciava alle spalle le comodità,<br />

l’affetto familiare,<br />

i passatempi mondani, le<br />

promesse di un brillante avvenire.<br />

Rinunciava soprattutto,<br />

a quello che la creatura<br />

umana possiede di più radicato:<br />

la volontà propria. Da quel momento<br />

questa si sarebbe trovata interamente<br />

conformata alla volontà divina.<br />

Il 15 gennaio 1934, le porte della<br />

Trappa si aprivano al giovane postulante.<br />

Il suo cuore era pieno di buoni<br />

propositi, che egli riassunse con<br />

queste parole scritte pochi giorni prima:<br />

“Voglio esser santo, davanti a Dio,<br />

e non davanti agli uomini; una santità<br />

che si sviluppi nel coro, nel lavoro, soprattutto,<br />

nel silenzio; una santità nota<br />

soltanto a Dio e di cui nemmeno io mi<br />

debbo rendere conto, perché, in tal caso,<br />

non sarebbe più vera santità.” 4<br />

Questa santità doveva essere raggiunta<br />

per mezzo di indicibili sofferenze<br />

e disgrazie, nell’apparente inutilità,<br />

senza manifestarsi in nulla di<br />

esteriore.<br />

Il primo periodo di vita religiosa<br />

fu per Raffaele un vero paradiso. Se<br />

i digiuni e le mortificazioni alle volte<br />

gli strappavano delle lacrime, la sua<br />

anima si sentiva inondata di consolazioni.<br />

L’umiltà dimostrata nell’accu-<br />

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