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aprIle - Nuova Evangelizzazione

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ge in modo brillante il potere della<br />

Sua misericordia.<br />

Nel corso della Storia, osserviamo<br />

questa costante: alle colpe commesse,<br />

Dio risponde con squisita<br />

clemenza; ai grandi disastri provocati<br />

dall’infedeltà di alcuni, si succedono<br />

recuperi la cui bellezza eccede<br />

quella del piano anteriore; invariabilmente<br />

i disegni di Dio si<br />

compiono, senza che la Sua gloria<br />

ne resti macchiata o sminuita.<br />

Tale è il caso del peccato del primo<br />

uomo in Paradiso, le cui stigma<br />

tutti noi portiamo, e che ha avuto<br />

come conseguenza la privazione<br />

della grazia e del Cielo per lui e la<br />

sua discendenza. Qual è la risposta<br />

divina? Ha elevato ad altezze inimmaginabili<br />

la natura umana decaduta,<br />

inviando al mondo il Suo Unigenito,<br />

il quale, “dopo aver compiuto<br />

la purificazione dei peccati si è assiso<br />

alla destra della maestà nell’alto dei<br />

cieli” (Eb 1, 3b), conforme quanto<br />

gli era stato detto: “SiediTi alla Mia<br />

destra” (Sal 109, 1).<br />

A questo riguardo afferma San<br />

Leone Magno, in uno dei suoi sermoni<br />

sull’Ascensione: “E, in verità,<br />

doveva essere grande e ineffabile<br />

motivo di giubilo che, alla presenza<br />

di una santa moltitudine, una natura<br />

umana si elevasse al di sopra della<br />

dignità di tutte le creature celesti, oltrepassasse<br />

gli ordini angelici e salisse<br />

più in alto degli arcangeli, e neppure<br />

così potesse attingere il termine della<br />

sua ascensione se non quando, assisa<br />

presso l’eterno Padre, fosse associata<br />

al trono di gloria di Colui la cui<br />

natura era unita nel Figlio. [...] Oggi<br />

non solo siamo stati confermati come<br />

possessori del Paradiso, ma persino<br />

penetriamo con Cristo nell’alto dei<br />

Cieli, avendo ottenuto, per l’ineffabile<br />

grazia di Cristo, molto più di quanto<br />

abbiamo perduto per invidia del diavolo.<br />

Quelli che il virulento nemico ha<br />

espulso dalla felicità dell’abitazione<br />

primitiva, il Figlio di Dio, avendoci incorporato<br />

a Sé, li ha collocati alla destra<br />

del Padre”. 8<br />

22 Salvami Regina · Aprile 2009<br />

Questo è il senso più profondo<br />

delle parole che la Liturgia canta<br />

alla Vigilia Pasquale, nel celebrare<br />

la resurrezione del Signore:<br />

“Il peccato di Adamo indispensabile,<br />

poiché Cristo lo dissolve nel Suo<br />

amore; o colpa tanto felice da meritare<br />

la grazia di un così grande Redentore!”.<br />

9 Frase sconcertante a prima<br />

vista, ma la cui realtà non si può<br />

obiettare, e che si coniuga mirabilmente<br />

con l’affermazione di San<br />

Paolo: “Laddove è abbondato il peccato,<br />

ha sovrabbondato la grazia”<br />

(Rm 5, 20b).<br />

Tutti noi siamo<br />

come un figlio<br />

malato che attrae<br />

su di sé le attenzioni<br />

del Padre<br />

Intanto, il Padre non Si è limitato<br />

ad inviare, nella pienezza dei<br />

tempi, il Suo amato Figlio per riscattare<br />

gli uomini dalla vile schiavitù<br />

del peccato. “Dopo la morte di<br />

Gesù Cristo — afferma Don Garrigou-Lagrange<br />

— sarebbe bastato<br />

che le nostre anime fossero vivificate<br />

e conservate da grazie interiori,<br />

ma la divina Misericordia ci ha dato<br />

l’Eucaristia. Nel giorno di Pentecoste,<br />

rinnovato per ognuno di noi dal<br />

Sacramento della Cresima, lo Spirito<br />

Santo è venuto ad abitare in noi. Dopo<br />

le nostre reiterate cadute personali,<br />

troviamo l’assoluzione, ogni volta<br />

che la nostra anima desidera sinceramente<br />

ritornare a Dio. Tutta la Religione<br />

Cristiana è la storia della misericordia<br />

del Signore”. 10<br />

Ed ancora, negli ultimi istanti<br />

della sua Passione, volendo dissipare<br />

qualsiasi timore in relazione<br />

alla Sua eccelsa maestà, il Redentore<br />

ha voluto assegnare a tut-<br />

ti gli uomini, lì rappresentati nella<br />

persona dell’Apostolo Giovanni,<br />

una Madre che intercedesse per loro<br />

in ogni necessità, come un tempo<br />

aveva supplicato a favore degli<br />

sposi, nelle nozze di Cana: “Non<br />

hanno più vino” (Gv 2, 3b). Che lascito<br />

più prezioso avrebbe potuto<br />

darci se non lasciarci Maria, Colei<br />

che aveva scelto fin dall’eternità<br />

per essere Sua Madre?<br />

“Desidero salvare tutte le anime”<br />

Nel corso dei secoli, il Signore non<br />

ha smesso di prodigare manifestazioni<br />

della Sua misericordia. Sarebbe troppo<br />

lungo enumerarle. Sono stati messaggi<br />

con i quali la Provvidenza Divina<br />

ha voluto chiamare il mondo alla conversione,<br />

cercando di toccare i cuori<br />

per mezzo della tenerezza di un Dio<br />

ebbro d’amore per le creature.<br />

Pensiamo, per esempio, alle apparizioni<br />

di Gesù a Santa Margherita<br />

Maria Alacoque, nel secolo XVII,<br />

con la richiesta di diffondere la devozione<br />

al Suo Sacro Cuore.<br />

Molto più recentemente, nella prima<br />

metà del secolo scorso, Santa Maria<br />

Faustina Kowalska riceveva da<br />

Gesù l’appello che portò il Papa Giovanni<br />

Paolo II a istituire la festa della<br />

Divina Misericordia la prima domenica<br />

dopo Pasqua, secondo il desiderio<br />

espresso dallo stesso Signore.<br />

Egli le disse, nel febbraio del<br />

1937: “Le anime si perdono, nonostante<br />

la Mia amara Passione. Offro<br />

loro l’ultima tavola di salvezza, ossia,<br />

la Festa della Mia Misericordia.<br />

Se non adorano la Mia misericordia,<br />

moriranno per tutta l’eternità. Segretaria<br />

della Mia misericordia, scrivi,<br />

parla alle anime di questa grande misericordia,<br />

poiché è prossimo il giorno<br />

terribile, il giorno della Mia giustizia”.<br />

11<br />

In un’altra occasione, il Divino<br />

Messaggero le avrebbe rivelato<br />

chiaramente la sua speciale predilezione<br />

per i più miseri: “Figlia mia,<br />

scrivi che, quanto maggiore è la miseria<br />

di un’anima, tanto maggiore è

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