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“INTEGRAZIONE DEL PROTOCOLLO EMDR NELLA TERAPIA ...

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imparato nel corso della terapia a riconoscere, ma che a livello emotivo e della percezione<br />

di Sé, perdevano qualsiasi valore, di fronte alla minima critica o incomprensione. Da allora<br />

Alessia sempre di più mi riporta il vissuto di un clima familiare più caldo e gratificante dal<br />

quale riesce ad attingere risorse relazionali nei momenti di difficoltà.<br />

Dalla mappatura dei traumi è emersa una ricorrenza di cognizioni collocabili nelle due aree<br />

della “difettosità” e del “controllo/scelta: “io sono inadeguata”, “io non sono capace”, “io<br />

non sono all'altezza”, “io sono codarda”, “io sono debole”.<br />

Attraverso il “targeting” abbiamo concordato di lavorare prima sul ricordo più antico che<br />

Alessia associava alla cognizione negativa “Io non non ce la posso fare, non sono idonea”,<br />

Prima elaborazione:<br />

esercizi a danza classica<br />

Io non ce la posso fare, io non sono idonea<br />

Io posso riuscirci, io sono capace<br />

VOC 3<br />

SUD 8<br />

amarezza, svalutazione, rassegnazione<br />

nello stomaco<br />

Durante questa elaborazione Alessia fa delle associazioni con situazioni più recenti che le<br />

permettono di comprendere che ora in molte molte situazioni è lei che crea le condizioni di<br />

autoesclusione (all'università era talmente impegnata a fare l'allieva modello che<br />

nell'intervallo preparava il materiale copiava gli appunti etc. invece che stare con quelle<br />

superficiali delle sue compagne). Credo che il comprendere che quello che le accadeva a<br />

livello relazionale dipendeva anche da lei abbia ulteriormente aumentato il senso di<br />

controllo di Alessia e questo a mio avviso spiega l'ulteriore miglioramento a livello del<br />

sintomo. A quel punto Alessia incomincia a saltare in diverse occasioni le abbuffate.<br />

Alessia, tuttavia, ad un certo punto è arrivata in studio riferendo di giorni bruttissimi sia a<br />

livello di umore sia a livello del sintomo. Prendendo spunto dall'idea di Popky che le<br />

ricadute anziché essere considerate come delle sconfitte possono più utilmente essere<br />

utilizzate per individuare nuovi target da elaborare, le ho chiesto di individuare l'abbuffata<br />

peggiore e di individuare l'evento e l'emozione ad esso associata che poteva avere<br />

scatenato il bisogno di abbuffarsi. Anche se con fatica Alessia ci è riuscita e da allora è<br />

diventata capace, almeno in seduta, di riconoscere le situazioni e le emozioni che<br />

scatenano le abbuffate da cui abbiamo tratto nuovi target da elaborare (Per es.: 'ex<br />

ragazzo che si mette con un'altra proprio nel momento in cui si era illusa che potessero<br />

tornare insieme, la madre che le dice di avere saputo da Matteo che non aveva salutato i<br />

cugini). Questo lavoro, a cui abbiamo dedicato altre tre sedute, nelle quali elaboravamo<br />

completamente un evento) mi sembra sia servito sia ad aiutare Alessia ad imparare a<br />

discriminare e a gestire le sue emozioni, sia ad aumentare ancora di più il suo senso di<br />

autoefficacia tanto nella gestione del sintomo quanto nella gestione della sua vita familiare<br />

ed extrafamiliare.<br />

A mano a mano che procediamo nel lavoro aumentano i periodi di maggior controllo<br />

(anche più giorni senza abbuffate e senza il pensiero dell'attesa del momento in cui potersi<br />

abbuffare). Alessia, inoltre, ha iniziato a ridimensionare il suo bisogno di mostrarsi sempre<br />

perfetta e forte nelle relazioni con gli altri, riuscendo così ad trasmettere e ottenere in<br />

cambio maggior calore affettivo.<br />

Dopo le ferie estive Alessia è tornata in terapia riferendo di essere stata molto bene con gli<br />

amici e con il suo nuovo ragazzo, dimenticandosi anche per più giorni di fila delle<br />

abbuffate. L'imminente rientro dei genitori le ha provocato però un senso di malessere che<br />

lei stessa definisce “sensi di colpa bruttissimi” che non sa a cosa ricondurre. Attraverso il

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